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Rapporto tra sacro e profano nel Cristianesimo contemporaneo

Come è stato descritto in precedenza il profano viene inteso come sacro


privatizzato e in tal senso soggettivizzato. In questo periodo storico stiamo
assistendo a un processo di sostituzione sempre maggiore dell’oggettività della
verità cristiana fino al suo annullamento. Questo è l’elemento caratterizzante il
pensiero della modernità che influenza profondamente la relazione fra sacro e
profano nel cristianesimo. È ciò che caratterizza, nell’essenza, il pensiero
moderno. Vi è così un ribaltamento della prospettiva donata dalla tradizione.
Non più l’uomo strumento di Dio per diffondere il Verbum ma al contrario
è Dio che diventa strumento dell’uomo e del suo pensiero. Così, secondo la
prospettiva promossa da Feuerbach, è il pensiero dell’uomo a creare Dio a
propria immagine e somiglianza. Certo, questa prospettiva sembra riportarci al
racconto del vitello d’oro raccontato nell’Esodo 1. Si capovolge totalmente la
Creazione e il risultato è che compiendo il medesimo atto di superbia di quel
popolo eletto, la creatura diventa il Creatore e il Creatore la creatura 2.
Non è più quindi la verità che fonda l’uomo secondo i dettami della Sacra
Scrittura indagata, dalla patristica prima e dalla scolastica poi, ma è l’uomo che
crea la propria verità. Come nel luteranesimo, il sacro - verità viene ridotto alla
dimensione privata, individualistica: dalla prospettiva teologica si è passati a
quella filosofica, ma lo spostamento dell’asse rimane lo stesso: dall’oggettività
alla soggettività, dalla verità assoluta alla relativizzazione della stessa. L’uomo
risulta mancante di una fondazione e di un significato valoriale arrivando così ad
autogiustificarsi. Il senso vuole così essere scovato nell’immanenza dell’io
dell’uomo.

1
“Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette
dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero:
«Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!»”. Es 32, 4.
2
“Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile
Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li
h abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore”. Rm 1, 22 – 23.

1
Il pensiero moderno ha voluto rendersi autonomo dalla verità oggettiva:
l’ha attaccata, diffamata e offesa in ogni modo sostituendola alla fine con una
verità à la carte, più comoda e quindi soggettiva, a immagine e somiglianza
dell’uomo. Basti pensare all’osceno manifesto affisso sotto natale al Museo di
arte contemporanea della Capitale raffigurante “Gesù Cristo in preda a
un’erezione davanti a un bimbo inginocchiato […] affisso in bella mostra su una
delle vetrate esterne”3, e che non inseriamo in questa dissertazione per sensus
fidei e senso della vergogna.
Il soggetto della storia si trasforma così anche nel suo destinatario: l’uomo
sembra credere non in Dio ma nella sua autosufficienza in questa relazione
autoreferenziale dai chiari tratti autistici nel senso spirituale del termine. Così, la
storia dell’uomo ricerca in se stessa il proprio senso perdendolo, come affermato
da Nietzsche.
A seguito della riforma luterana e in particolare dopo Cartesio alla fede si
inizia a opporre la ragione come se fra le due non vi fosse più alcuna possibilità
di relazione e scordando che i quesiti della fede e della scienza non sono
contrastanti, ma anzi complementari.
La realtà, santificata dall’Incarnazione, viene così sottoposta a un processo
di profanazione nel senso del sacro soggettivizzato. La verità della ricerca e della
morale, diventa una dimensione privata e del tutto individuale. Come in una sorta
di cerchio il pensiero moderno torna all’inizio, a quanto già denunciato ovvero il
relativismo e il soggettivismo. Si giunge così alla primitività del pensiero
filosofico e dell’azione morale, quella prospettiva appartenente ai Sofisti. E come
non fare menzione dello scettico Carneade e “la sua teoria della plausibilità
delle opinioni dei più affermati, dei più accreditati, dei più potenti, per uscire dal
disorientamento caotico della massa di opinioni che ogni giorno ci fa
annegare?”4. Così dicendo Carneade sembra una sorta di precursore degli odierni
influencer che dall’alto della loro verità, evidentemente più vera rispetto a quella

3
www.ilgiornale.it
4
Rossi R., Fondamento e storia, iniziazione alla filosofia della religione, op. cit., p. 129.

2
degli altri in veste della loro notorietà, condizionano il pensiero della massa
attraverso il sapiente uso delle nuove tecnologie per il proprio egoistico interesse.
Così, dal sacro privatizzato siamo ormai giunti ad un’ulteriore passaggio
rappresentato, secondo un percorso inverso, al profano universalizzato che si
traduce nell’espressione del profano in ciò che dovrebbe testimoniare
l’universalità “cristiana”, laddove “universale” come sappiamo è sinonimo di
“cattolico”. Basti pensare alla stessa architettura dei luoghi sacri che non fanno
altro che dare prova della suddetta tendenza.

Figura 3 – Duomo di Milano e Chiesa di San Paolo a Sciarè.

Fonte: www.flickr.com

Come si può evincere dall’immagine sopra riportata, a sinistra vi è la


fotografia della Basilica monumentale di Milano appartenente al periodo tardo
gotico che con la sua maestosità voleva rappresentare la grandezza del divino. La
pianta dell’edificio è a croce latina, secondo la tradizione, mentre le alte guglie
simboleggiano l’elevazione del fedele alle cose celesti e quindi a Dio 5.
A destra invece è possibile vedere una chiesa di nuova costruzione presente
vicino a Gallarate. In questo caso il riferimento utilizzato è stata l’architettura di
Le Corbusier che nulla centra con l’iconografia cristiana al punto che se venisse
tolta dalla fotografia la croce, risulterebbe in pratica impossibile comprendere la
funzione dell’edificio inquadrato. Il medesimo discorso può essere fatto con gli
5
Pizzuto P., La teologia della rivelazione di Jean Daniélou. Influsso su Dei Verbum e valore attuale,
Pontificia Università Gregoriana, Roma, 2003.

3
interni dei moderni luoghi di culto, a partire per esempio dal luogo della Parola
ovvero l’ambone. Si tratta del luogo in cui si incontrano lo Sposo inteso come
Cristo e la Sposa considerata la sua Chiesa 6. È in pratica il luogo in cui avviene la
celebrazione della nuova alleanza fra Dio e l’uomo grazie al sacrificio di Cristo.
Per tale ragione l’ambone, anche sul piano architettonico, è posto dalla tradizione
fra il popolo dei fedeli, ovvero l’umanità, e l’altare, ovvero il divino.

Figura 5 – Ambone classico e moderno a confronto.

Fonte: www.espoarte.net

In questa figura vengono messi a paragone alcuni amboni per sottolineare lo


sviluppo del profano nei luoghi tradizionalmente destinati al sacro con il risultato
di un suo svuotamento di senso. Il primo è l’ambone della Chiesa di Santa Maria
del lago a Moscufo. Lo stile utilizzato è quello romanico.
Come si può vedere il sacerdote viene posto ben in alto non solo per essere
visibile da tutti i fedeli ma anche e soprattutto per sottolineare la sua funzione
ovvero quella di colui che, imago dei, porta “il pane vivo disceso dal cielo”7
attraverso la liturgia della parola. Il secondo ambone è invece quello della
Basilica di San Domenico Soriano a Napoli. Lo stile usato è il barocco. In questo

6
“E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa
adorna per il suo sposo”. Ap 21, 2.
7
Gv 6, 51.

4
caso l’ambone è allo stesso livello dell’altare ma in posizione elevata rispetto ai
fedeli.
Incominciano a ravvisarsi le influenze rinascimentali ma ci sono tre aspetti
che in qualche modo raccontano la risurrezione di Cristo: la nicchia che richiama
al sepolcro vuoto, la conchiglia, simbolo paleocristiano di rinascita, e i motivi
floreali che evocano l’Eden riconquistato in Cristo. Il terzo ambone è invece
quello della Chiesa di San Nicola da Tolentino a Venezia fatto nel 2016 dallo
scultore Alberto Gianfreda. L’attuale crisi della Chiesa si fa immagine in tale
scultura totalmente priva di ogni simbologia legata alla tradizione cristiana e in
cui quella sorta di vello bianco appoggiato dovrebbe rappresentare una visione
post moderna del sudario di Cristo. Allo stesso modo dell’architettura della
Chiesa di San Paolo a Sciarè, se quest’ambone venisse tolto dal contesto della
Chiesa risulterebbe molto difficile capirne la funzione e questo dà prova della
perdita di senso di ciò che era sacro è che viene profanato.
Così la verità viene soggettivizzata e utilizzata esclusivamente per
accrescere il proprio io come descritto da Fichte. Non a caso il filosofo tedesco fu
accusato di ateismo, ma questi non aveva fatto altro che dare attuazione al
Luteranesimo secondo il quale sarebbe l’io ad affermare cosa trasmette l’alterità
sacra della Scrittura; è l’io a realizzare ed esaurire il senso dell’alterità
sacramentale del sacerdozio; è l’io che si sostituisce all’alterità della Tradizione.
L’io diventa così Dio di se stesso8.
Il compimento, il termine più chiaro di tale processo venne operato da
Hegel. Il suo impegno titanico, il suo grande sistema, chiude, determina quello
che, per propria natura, dovrebbe essere l’Assoluto: questo diventa, così l’intero
processo di progressiva conquista di autoconsapevolezza dello Spirito che scorge
nell’altro da sé solo l’io diviso da sé. L’Assoluto non è più altro, ma è
determinabile dall’uomo che, nel suo spirito può raggiungere lo Spirito Assoluto
come ritorno a sé del processo storico di cui è esso stesso artefice.

8
Rossi R., Fondamento e storia, iniziazione alla filosofia della religione, op. cit.

5
La verità ovvero Dio, si tramuta in effettualità consapevole del soggetto
conoscente tramite una prospettiva monista che avrebbe fatto affermare a
Feuerbach che quella di Hegel era una teologia mascherata. Ciò in quanto Hegel
continuava a parlare di Assoluto e quindi di Dio. Sia Feuerbach che Marx, come
figli del pensiero hegeliano, non fecero altro che svelare quell’antropocentrismo
che il sistema hegeliano ancora celava, ma che l’intero pensiero moderno ed
Hegel come termine di tutto, avevano posto: Kant aveva definito l’illuminismo
secondo lo spirito luterano e cartesiano. Si tratta dell’uomo che è in grado di fare
da solo e questo portò allo sviluppo del processo soggettivizzante che oggi
sembra aver raggiunto il proprio apice con il Dio mercato perfetto sostituto del
Dio cristiano in quanto espressione dell’Io collettivo in veste del quale ognuno
tenta di perseguire il proprio interesse a discapito dell’altro in una dimensione di
competizione che prende il posto di quella solidarietà fra gli uomini espressa dal
comandamento cristiano: ama il prossimo tuo come te stesso9.
Così lo spirito diventa un accidente mentre l’oltreuomo nietzscheiano è un
uomo che, morto Dio, la Verità va oltre il bene e il male approdando a un
nichilismo attivo. Secondo Nietzsche inoltre sarebbe ridicolo sostituire Dio con
sue brutte copie, ovvero con valori storici assolutizzati, resi in tal senso
trascendenti. Così la morte di Dio di nietzscheiana memoria vuol dire che
l’oggettività del Vero e del Bene non sono più, né possono venire sostituiti con le
scimmie di Zarathustra, ovvero con elementi che scimmiottano la verità perduta.
La parabola del soggettivismo del sacro, attualmente, non ancora totalmente
esaurita, si definisce nei fattori epigonali della modernità, in quella post -
modernità che Lyotard ha chiamato “incredulità nella meta narrazione”, ovvero
incredulità nel fondamento, nell’oggettività e nella verità. Vi è più soltanto “la
suprema maestà del vuoto” come ha affermato il pittore Kazimir Malevic.

9
Rossi R., Fondamento e storia, iniziazione alla filosofia della religione, op. cit.

6
La sola alternativa residua, è l’incondizionato accoglimento della finitezza,
non più problematica e così, al soggetto, dopo Nietzsche, si è sostituita la stessa
“morte del soggetto”.
Il presbitero, teologo e filosofo Antonio Rosmini in tempi non sospetti
aveva profetizzato che quando nello spirito fosse morto Dio, di conseguenza
anche l’uomo sarebbe morto in senso spirituale. Si trattava di un insegnamento
derivante dalla patristica agostiniana che aveva considerato l’uomo come uomo,
soltanto in quanto essere inquieto e squilibrato in quanto in lui, la presenza di
Dio, della Verità, gli consentiva di giudicare la sua limitatezza e caducità come
problema, come una risposta non sufficiente ai suoi interrogativi prodotti dalla
sua interiorità.
Ma questo era stato anche il patrimonio prima della filosofia platonica, in
seguito classica e poi cristiana. Il pensiero moderno, dopo le illusioni prodotte
dall’illuminismo, dal positivismo e dallo scientismo, dall’attuale consumismo
tecnologico, attualmente è al suo termine e non fa altro che decretare la
debolezza del suo pensiero e l’assenza di fondamento del proprio essere. Quello
che risulta più grave, è che ciò viene fatto passare per una conquista matura.
Appare per questo semplice, per questa ragione, comprendere allora perché si è
sviluppata, in Occidente, la spiritualità nichilista del Buddhismo ben
rappresentata dalla pratica dello yoga, come le numerose sette prodotte dalla New
Age.
“Così come risulta chiaro, in questo panorama dove, in linea con la
denuncia di Jonas, si è nuovamente perduto il centro, che la vita di animali ed
uomini sia messa sullo stesso piano, anzi, paradossalmente, le coscienze si
tranquillizzino più in lotte animaliste che in difesa dell’uomo”10. È l’effetto del
caos, del disorientamento, del tutto che è posta sul medesimo piano
dell’indifferenza considerata pluralismo e tolleranza.
Nelle vesti dell’Induismo e del Buddhismo hanno costituito una coerente,
paradigmatica prospettiva del mondo principalmente atea in una visione ciclica,

10
Rossi R., Fondamento e storia, iniziazione alla filosofia della religione, op. cit., p. 133.

7
autoreferenziale e naturalistica del mondo, il Luteranesimo offre l’opportunità di
essere atei nel Cristianesimo.
La tesi di base è quindi che essendo il sacro un sentimento innato
nell’essere umano e risultando quindi l’ateismo una risposta che si assume solo
dopo, la risposta atea è già presente nel messaggio religioso, che, in qualità di
fondamento della storia, è manifestazione anche di quell’alternativa.
Chi ha effettivamente afferrato il sacro senza alcun equivoco e che ha reso
possibile la risposta dell’incarnazione, è l’Ebraismo, la prima reale religione, la
prima vera alleanza con Dio, nella Sua trascendenza e ben distinto dalla natura o
dall’io11. Oltre la successione cronologica, induismo e buddhismo hanno
manifestato il primitivo sentimento di sgomento del sacro, l’identificazione del
sacerdote con colui che amministra il divino; l’equivalenza acritica di divino e
natura, la consapevolezza che, in pratica, la storia e la natura rappresentano
l’unica alternativa al nulla. Allo stesso modo secondo la concezione occidentale
il pensiero riformato è la manifestazione più completa del titanismo religioso che,
non rifiutando mai l’alterità, la chiude nell’egoità.

11
“Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è
con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me
e la terra”. Gn 9, 11 – 12.

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