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I cinque poteri

Il Bodhisavtta Che- non –disprezza-mai non poteva provare inimicizia per nessuno perché sapeva
che ognuno di noi ha la capacità di diventare un Buddha. Si inchinava a ogni bambino e a ogni
adulto dicendo:” Non mi prendo la libertà di sottovalutarti : tu sei un futuro Buddha “ Questa frase
rendeva alcuni così felici che in loro si accendeva la fede. Altri, pensando che si prendesse gioco di
loro, gridavano e lo prendevano a sassate. Egli continuò la sua pratica per tutta la vita, ricordando
agli altri la loro capacità di risveglio.
Perché girare tutto il mondo in cerca di qualcosa che è già tuo? Sei già la persona più ricca della
terra.
Come aiutare chi sente di non poter amare se stesso? Come aiutarlo a mettersi in contatto con i semi
dell’amore che ha già in se così che possano sbocciare come un fiore ridandogli il sorriso? Da
buoni amici dobbiamo imparare a guardare in profondità nella nostra coscienza e in quella degli
altri. Possiamo aiutare gli amici a coltivare quel seme e a realizzare la loro capacità di amare.

C’è un sesto potere detto capacità o inclusività (ksanti).


La capacità di esser felice è molto preziosa. Chi è capace di essere felice anche quando deve
affrontare delle difficoltà è in grado di offrire luce e un senso di gioia a se stesso e a coloro che gli
stanno intorno. Quando siamo accanto a qualcuno del genere la sua gioia ci contagia. Dovesse
anche entrare all’inferno lo alleggerirebbe con il suono della sua risata.
C’è un Bodhisattva di nome Ksitibagbha la cui pratica è quella di recarsi in luoghi dove si soffre
terribilmente e portare luce e buonumore alla gente. Se nel tuo Sangha c’è una persona del genere
sii felice e stai tranquillo in ogni circostanza: è un buon Sangha.

Chiediti : “Sono così io?” A prima vista diresti di no. Forse ha un complesso di inferiorità, che poi è
orgoglio di secondo tipo (*) Per favore segui i consigli del Bodhisattva Che-non-disprezza-mai e
osserva nel fondo della tua coscienza – deposito per renderti conto se vi si

Trova il seme della felicità, cioè la capacità di amare e di esser felici, e per accettarlo. Pratica la
gioia. Forse pensavi che lavare i piatti sia un lavoro da servi, ma quando ti arrotoli le maniche, apri
il rubinetto e versi il sapone nell’acqua, puoi essere molto felice. Lavando i piatti in consapevolezza
capirai quanto è meravigliosa la vita. Ogni momento è una occasione per innaffiare i semi della
felicità che hai dentro. Se sviluppi la capacità di essere felice in ogni circostanza sarai in grado di
condividere la tua felicità con altri.

Potresti pensare: “Questa è una situazione infelice. Devo andarmene altrove.” Così passeresti da un
posto all’altro, peregrinando come il figliol prodigo. Quando realizzi la capacità di essere felice
dovunque, puoi radicarti nel momento presente. Puoi prendere le condizioni del momento, quali che
siano, e metterle a fondamento della tua vita e della tua felicità. Quando splende il sole sei
contento. Quando piove sei ancora contento.
Non devi andare da nessuna parte; non devi viaggiare nel futuro o tornare nel passato.Tutto quello
che c’è al momento appartiene alla tua vera dimora.

Tutte le condizioni della felicità sono già presenti : devi solo entrare in contatto con i semi delle
felicità che hai già in te.
Quando entri in un giardino ben tenuto e vedi una splendida rosa appena sbocciata, ti viene voglia
di coglierla, ma così facendo devi toccare qualche spina. La rosa è là ma la sua pianta è un rovo
spinoso. Se vuoi cogliere la rosa devi trovare il modo di fare i conti con le spine. Lo stesso vale per
la nostra pratica. Non dire che non puoi essere felice perché ci sono le spine. Non dire che non puoi
goderti proprio niente perché nel tuo cuore c’è ancora della rabbia o della tristezza. Devi sapere
come trattare la tua rabbia e la tua tristezza, così non ti perderai i fiori della gioia.

Quando le formazioni interne (samyojana) e la tua sofferenza sono quiescenti nella coscienza-
deposito, è il momento giusto per praticare l’irrigazione dei semi positivi. Quando si presenta nella
mente conscia una sensazione dolorosa per poter trattare con essa dobbiamo respirare in
consapevolezza e praticare la meditazione camminata. Non perdere l’opportunità di innaffiare i
semi della felicità, così che nella tua coscienza–deposito entrino ulteriori semi di felicità.

Quando il Buddha stava per morire il suo aiutante Ananda piangeva a dirotto; il Buddha lo consolò
dicendogli: "Anche i Buddha del passato hanno avuto assistenti, ma nessuno è stato bravo come te
Ananda "Irrorava in Ananda i semi della felicità perché era vero che Ananda lo aveva accudito con
tutto il cuore. E aggiunse il Buddha: "Ananda, hai visto quelle spendide risaie dorate che si
estendono fino all’orizzonte?" Erano davvero bellissime. Ananda rispose: "Si, Signore sono
davvero spendide."
Il Buddha ricordava sempre ad Ananda di notare le cose belle: Ananda si preoccupava di accudire al
meglio il Buddha e non riusciva a “cogliere la rosa” della sua vita quotidiana.
Quando vedi una nuvola nel cielo chiedi al tuo amico: "Vedi quella nuvola Non la trovi splendida?"
Come vivere in modo che i semi della felicità in noi vengano innaffiati ogni giorno? Questa è l’arte
di coltivare la gioia, la pratica dell’amore. Possiamo praticare queste cose senza difficoltà quando
abbiamo l’energia della presenza mentale. Ma senza di essa come potremmo vedere le bellissime
risaie? Come potremmo sentire la pioggia che scende deliziosa?
Inspirando so che cade la pioggia. Espirando le sorrido. Inspirando so che questa pioggia è
indispensabile alla vita.

Espirando sorrido di nuovo. La consapevolezza ci aiuta a riguadagnare il paradiso che pensavamo


di avere perduto.
Tutti desideriamo tornare alla nostra vera casa, ma abbiamo l’abitudine di scappare via. Vorremmo
sedere sul fiore di loto, invece siamo seduti sui carboni ardenti e vorremmo saltare via di là. Se
sediamo, stabili , nel momento presente è come se sedessimo su un fiore di loto. Il Buddha viene
sempre rappresentato seduto in pace su un fiore di loto, perché è sempre a casa propria. Non deve
scappare da nessuna altra parte. Godere di stare seduti nel momento presente è detto “solo seduti” o
“non-azione”. Il Venerabile Thich Quang Duc riuscì a rimanere seduto in pace anche quando il
fuoco gli fiammeggiava attorno: stava bruciando, ma era sempre seduto su un loto. Questa è la
suprema capacità di restare in pace in ogni circostanza sapendo che nulla va perso.

La capacità di sentirsi in pace dovunque è un seme positivo. La spinta che ti spinge a scappare via
non lo è. Se pratichiamo la presenza mentale possiamo sorridere all’eventuale impulso di fuga e
dirgli: "Ciao, vecchio amico, ti riconosco". Ogni volta che riconosciamo un abitudine questa perde
un po’ del suo potere. Ogni volta che gli appariva Mara il Buddha diceva: "Ti riconosco, vecchio
amico mio". E Mara se ne andava.

Nel Samiddhi Sutra ci viene insegnato a praticare in modo da sviluppare gioia, qui e ora. Non
occorre scappare o abbandonare la nostra casa di adesso e cercarne una illusoria, un cosiddetto
paradiso che della felicità è solo l’ombra sbiadita. Quando nelle nostre centrali generiamo fede,
energia, consapevolezza, concentrazione e comprensione risvegliata, ci rendiamo conto che la
nostra casa è già piena di luce ed energia.

(*) I tre tipi di orgoglio sono: 1) pensare di essere migliori degli altri - 2) pensare di essere peggiori degli altri - 3)
pensare di essere buoni come gli altri

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