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L`analisi. Dalla cessione delle attività in Sud America con un utile di 300 milioni alle
strozzature della rete in Italia. La scommessa (proibita) di Tema che imbarazza Eni ed
Enel.Ritorno per i soci pari al 116% in 5 anni. L`affare Terra Firma Nell’arcipelago delle
grandi imprese a partecipazione statale, agitato dalle nomine di primavera, l`isola della
tranquillità dovrebbe essere Terna. Il presidente Luigi Roth e l`amministratore delegato,
Flavio Cattaneo, vantano un titolo che aumenta del 65% dall`inizio del mandato,
il 2 novembre 2005, e un margine operativo lordo che sale dal 66 al 74% dei ricavi,
anch`essi in crescita di oltre il 50%. Eppure, Terna è un segno di contraddizione. Dal
punto di vista manageriale, il 47enne Cattaneo, che a Terna era stato nominato a parziale
risarcimento per aver «perso» la direzione generale della Rai, finisce con l`essere o con
il sentirsi candidabile ad poltrone di rango superiore, ancorché ieri abbia negato qualsiasi
interesse per altri incarichi. Dal punto di vista politico, Terna fa emergere il limite delle
liberalizzazioni, forti nell`elettricità e deboli nel gas. Povera di grandi imprese, l`Italia
potrebbe primeggiare nella gestione delle infrastrutture energetiche, ove si realizzasse
un campione nazionale delle reti con piena autonomia imprenditoriale, imperniato su
Terna. Ma l`Eni non vuole privarsi di Snam Rete Gas, e il governo subisce. Il tandem Roth-
Cattaneo va dunque riletto alla luce sia della performance di Terna che dei suoi sogni
proibiti.
La performance. Sul piano finanziario, il total return (dividendi più rivalutazione del
titolo) è stato del 116% nel periodo contro il 28% medio delle utilities, molte delle
quali hanno tuttavia una crescente esposizione alla concorrenza che Terna non ha. Sul
piano industriale, la questione è più complessa. Terna possiede ormai il 98% della rete
elettrica italiana ad alta e altissima tensione. Gestirla è il suo primo mestiere che implica
investimenti corposi per eliminare le strozzature di rete. Queste rendono scarsa in alcune
zone l`offerta di elettricità che tale non dovrebbe mai essere data la potenza installata
in Italia. Il secondo mestiere è assicurare l`adeguatezza del flusso di energia elettrica
alla domanda del paese ridistribuendo i carichi fra le centrali in riserva duranti i picchi del
consumo. Sembrano questioni tecniche. In realtà, si tratta di azioni che incidono parecchio
sui conti dell`Enel e degli altri produttori. Le strozzature consentono di tenere alto il
prezzo marginale al quale felicemente si adeguano tutti, ma l`Enel soprattutto.
In origine, anche Snam Rete Gas avrebbe dovuto essere ceduta dalla casa madre, ma
l`Eni è riuscita a convincere centrodestra e centrosinistra a non dare attuazione alla
norma, e ora il governo Berlusconi si prepara, con il decreto di recepimento della direttiva
europea all`ordine del giorno del consiglio dei ministri di domani, a varare la separazione
funzionale e societaria ma non proprietaria tra Snam ed Eni, ovvero a sancire lo status
quo. Sembra così rinviata a data da destinarsi l`integrazione Terna-Snam che darebbe
luogo a una società con un valore di Borsa di 20 miliardi e una forte expertise nelle reti,
seconda solo all`inglese National Grid che tuttavia, per inseguire le logiche speculative
della City, ha comprato centrali in America trascurando il proprio mestiere e procurandosi
guai. Un campione nazionale delle reti potrebbe aumentare la concorrenza in Italia,
costringendo l`Enel e, soprattutto, l`Eni a fecalizzarsi sui business di mercato trascurando
quelli regolati. E potrebbe pure esercitare un`influenza crescente sulla formazione del
mercato unico europeo dell`energia e del gas. Ma questi sono tempi di re-alpoîitilc, e non
di sogni: di frustate liberiste proclamate, ma non consumate.