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LETTURE DANTESCHE

APPUNTI

A. ANTINFERNO

All’inizio dell’Inferno c’è un ANTINFERNO, un’anticamera dove


scorre il fiume ACHERONTE.
Qui i dannati si radunano per essere condotti dalla barca del demonio
CARONTE nell’Inferno.
Nell’antinferno troviamo anche gli ignavi, coloro che in vita non
seguirono ideali e non seppero scegliere né il male né il bene: ora
corrono nudi dietro a un’insegna puniti da vespe e mosconi.

B. PRIMO CERCHIO

Il primo cerchio, il LIMBO, è un luogo di attesa, dove non c’è né pena


né gioia, qui dimorano i grandi uomini della storia antica che non
conobbero Cristo e i bambini non battezzati.

C. CERCHIO II, III, IV, V

Siamo nell’Inferno vero e proprio.


Dante incontra personaggi morti da tempo o appena defunti;
Qui scontano la pena gli incontinenti, cioè coloro che non seppero
dominare i propri vizi:
•Lussuriosi (Paolo e Francesca);
•Golosi (Ciacco);
•Avari (Filippo Argenti) e prodighi;
•Iracondi e accidiosi.

D. CERCHIO VI, VII

Oltre le mura di Dite, la città del demonio, si entra in un abisso profondo


da cui proviene una puzza insopportabile.
Qui si trovano:
• gli eretici, ovvero coloro che non credettero a Dio (es.
Farinata degli Uberti);
• i violenti (contro il prossimo – assassini -, contro sé stessi –
suicidi -, contro Dio - bestemmiatori)

E. CERCHIO VIII

È il cerchio dei FRAUDOLENTI ed è diviso in dieci bolge dove sono


puniti tutti i colpevoli di frode contro chi non si fida: seduttori,
lusingatori, simoniaci (chi faceva compravendita di cariche
ecclesiastiche), maghi e indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri
fraudolenti (Ulisse e Diomede), seminatori di discordia, falsari.

F. CERCHIO IX

L’ultimo cerchio è occupato da un grande lago ghiacciato, diviso in


quattro zone, dove sono immersi i fraudolenti contro chi si fida:
•I traditori dei parenti (CAINA);
•I traditori della patria (ANTENORA);
•I traditori degli ospiti (TOLOMEA);
•I traditori dei benefattori. (GIUDECCA) – Giuda, Bruto e
Cassio.

Al centro del lago, immobilizzato nel ghiaccio, si trova Lucifero o


Satana che con le sue tre bocche dilania i tre grandi traditori dell’umanità:
GIUDA (traditore di Gesù), BRUTO E CASSIO (traditori di Giulio
Cesare).

1. DANTE NELLA SELVA OSCURA

Dante inizia il viaggio «nel mezzo del cammin» della vita, cioè intorno ai
35 anni, più precisamente nella notte tra il giovedì e il venerdì santo
dell’anno 1300. È a quell’età che si accorge di essersi perduto in una
foresta. La «selva oscura» in cui Dante dice di essersi perduto rappresenta
allegoricamente lo smarrimento morale e la condizione di peccato in
cui si trovano Dante e l’umanità intera. Perso in questa condizione il
poeta non riesce a trovare la «diritta via» cioè il sentiero che lo avrebbe
condotto alla salvezza spirituale.
Smarrito nella selva dei suoi peccati, d’improvviso Dante scorge un
«colle» illuminato dai raggi del Sole: il colle rappresenta la vita virtuosa
mentre il Sole rappresenta la luce della grazia di Dio.
Dante allora inizia a dirigersi verso il colle ma all’inizio della salita tre
animali feroci (fiere) gli sbarrano il passo. Le tre fiere rappresentano i
tre peccati di Dante: lince: lussuria; leone: superbia; lupa: avarizia.
Nel raccontare queste prime vicende Dante utilizza spesso nelle prime
terzine la prima persona plurale (es. «nostra vita») per indicare che il
percorso che farà deve coinvolgere anche il lettore: la sua opera vuole
essere allora portatrice di un messaggio universale diretto a tutti gli
uomini.

2. LA PORTA DELL’INFERNO

Dopo aver incontrato Virgilio (poeta latino, simbolo della ragione,


autore dell’Eneide) che lo rassicura e gli comunica il viaggio nell’aldilà
che dovrà intraprendere, Dante giunge alla porta dell’Inferno che con le
sue parole: «lasciate ogne speranza, voi ch’intrate» terrorizza il poeta.
L’«alto fattore» che realizzò l’Inferno è Dio.

3. CARONTE

Dopo aver oltrepassato la porta dell’Inferno, Dante giunge al fiume


Acheronte. Qui una schiera di anime dannate aspetta di essere
traghettate sull’altra sponda dove Minosse, il giudice infernale,
valuterà le loro pene e li condannerà alla pena corrispondente in base alla
legge del Contrappasso (la coda del demone si attorciglia sul demone
stesso compiendo un numero di giri corrispondenti al girone in cui
i dannati vanno mandati).
Il traghettatore delle anime è Caronte, un demonio dall’aspetto
spaventoso che si accorge che Dante è ancora vivo e non vuole farlo
salire.
Virgilio spiega a Caronte che la presenza di Dante all’inferno è voluta
da Dio («vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare») e il
demone è costretto a portarli all’altra riva.
Caronte non è un’invenzione dantesca ma esisteva già nella
religione greca e in quella romana dove era il traghettatore dell’Ade.
Nella sua barca potevano salire solo coloro che avevano ricevuto i rituali
funebri oppure coloro che avevano pagato l’obolo per il viaggio.
Nel presentare questo personaggio mitologico Dante trae spunto
dal libro VI dell’Eneide di Virgilio dove Caronte appare come un
vecchio barbuto dagli occhi infuocati («occhi di bragia»).
I dannati nudi vengono percorsi da Caronte affinché entrino nella
barca.

4. PAOLO E FRANCESCA

Dante e Virgilio giungono al secondo cerchio.


Qui una bufera incessante trascina le anime dei lussuriosi, cioè di
coloro che in vita furono travolti dalla passione amorosa. Come in
vita si fecero trascinare dai desideri terreni, così ora sono travolti da una
bufera infernale che li percuote e li sferza, trascinandoli in tutta la sua
violenza.
Fra essi Dante scorge Didone, Cleopatra, Elena e Paride e due spiriti
che, diversamente dagli altri, procedono uniti.
Dante, incuriosito, chiede a Viriglio di parlare con loro: per la prima
volta Dante parla con un dannato all’inferno.
Gli risponde Francesca da Polenta, figlia dei signori di Ravenna e
sposata per volere della famiglia allo zoppo Gianciotto da Rimini che
in seguito la uccise insieme all’amante e cognato Paolo.
Il racconto straziante del loro amore fa svenire Dante.

5. IL CONTE UGOLINO

Dante giunge poi nel nono cerchio e nel canto XXXIII della Divina
Commedia incontra il conte Ugolino
Nel nono cerchio sono punite le anime dei traditori: dei parenti,
della patria, dell’autorità, della Chiesa, dell’impero.
I dannati sono immersi in un lago ghiacciato, il Cocito.
Il contrappasso dei traditori è il seguente: come in vita ebbero un
cuore ghiacciato così devono sopportare il gelo per l’eternità.
Dante vede Ugolino in una buca mentre rode/morsica la testa di un
altro dannato, l’Arcivescovo Ruggieri che lo aveva murato vivo a morir
di fame insieme ai suoi due figli e nipoti sulla torre della Muda a Pisa.

6. LUCIFERO

Ormai il viaggio di Dante è giunto alla sua meta.


Conficcato nel centro di Cocito c’è Lucifero che appare a Dante
come un mostruoso mulino a vento: il moto vorticoso delle sue sei ali
genera il vento che mantiene ghiacciato il lago.
La testa ha tre facce: una rossa per l’odio, una giallastra per
l’invidia, una nera per l’ignoranza.
Con le sue tre bocche maciulla Giuda, traditore di Cristo e Bruto
e Cassio traditori di Cesare e dell’impero.
Dante abbraccia Virgilio e quando le ali di Lucifero raggiungono la
massima estensione, i due si calano lungo l’immenso corpo sino
all’altezza delle anche; a quel punto Virgilio si capovolge (Lucifero è al
centro della terra) e inizia a risalire per una stretta galleria che gli
condurrà fuori dall’inferno: E quindi uscirmmo a riveder le stelle.

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