108
INCORRUPTA MONUMENTA
ECCLESIAM DEFENDUNT
Studi offerti a mons. Sergio Pagano,
prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano
III
Inquisizione romana,
Indice, Diplomazia pontificia
a cura di
Andreas Gottsmann – Pierantonio Piatti – Andreas E. Rehberg
ESTRATTO
Tomo 2
Alexey A. Komarov – Eugenia S. Tokareva, I problemi dell’unione tra le
Chiese cattolica e ortodossa nell’Estonia indipendente (1918-1940) . . . . . . . . 859
Marek Daniel Kowalski, The Balista. A Forgotten Fifteenth-Century Tax
Paid to the Holy See . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 877
Tamás Kruppa, Franciscans or Jesuits: Attempts to Resurrect Catholicism in
Transylvania (1589-1592). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 889
Angela Lanconelli, Comunità e allevamento ovino nel Patrimonio di San
Pietro in Tuscia: Acquapendente (secolo XIV) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 903
VIII sommario
* Nel corso del lavoro verranno utilizzate le seguenti abbreviazioni: ILI: Index des livres in-
terdits, a cura di Jesús Martínez de Bujanda, 10 voll., Sherbrooke – Genève 1984-1996; Index: Ar-
chivio della Congregazione dell’Indice (i numeri romani indicano le serie e quelli arabi i volumi);
ACAFi: Archivio della Curia Arcivescovile di Firenze; ASMo: Archivio di Stato Modena; BAM:
Biblioteca Ambrosiana Milano; BCABo: Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio Bologna.
1
Cfr. Friedrich Lauchert, Die italienischen literarischen Gegner Luthers, Nieuwkoop 1972
(rist. anast. dell’ed. 1912); Silvano Cavazza, «Luthero fidelissimo inimico de messer Jesu Christo».
La polemica contro Lutero nella letteratura religiosa in volgare della prima metà del Cinquecento,
in Lutero in Italia. Studi storici nel V centenario della nascita, a cura di Lorenzo Perrone e Gio-
vanni Miccoli, Casale Monferrato 1983, pp. 65-94, e Adriano Prosperi, Intellettuali e Chiesa
all’inizio dell’età moderna, in Storia d’Italia. Annali 4. Intellettuali e potere, a cura di Corrado
Vivanti, Torino 1981, pp. 198-205. Per l’avversione delle autorità ecclesiastiche nei confronti del
volgare nella polemica religiosa cfr. Massimo Firpo, Riforma protestante ed eresie nell’Italia del
Cinquecento, Roma – Bari 1993, pp. 8-10.
2
Sull’uso del francese e sull’influenza dello stile di Calvino cfr. François Higman, Lire et
découvrir. La circulation des idées au temps de la Réforme, Genève 1998, pp. 337-351 e 353-370;
Id., «Il serait trop plus decent respondre en latin»: les controversistes catholiques du XVIe siècle
face aux écrits réformés, in Langues et nations au temps de la Renaissance, par Marie Thérèse
Jones-Davies, Paris 1991, pp. 189-221, e Luc R acaut, Nicolas Chesneau, Catholic Printer in
Paris during the French Wars of Religion, in «The Historical Journal», 52 (2009), pp. 23-41.
236 gigliola fragnito
polemica contro Lutero aveva adoperato il latino per non rivelare al «vulgo
carnale instabile et illiterato» le dottrine confutate, solo nei primi anni ’40, di
fronte alla diffusione delle Prediche pubblicate da Bernardino Ochino dopo
la fuga a Ginevra, del Sommario della sacra Scrittura e del Beneficio di Cristo il
polemista si rassegnò all’uso del volgare nel Trattato della giustificatione (1543),
nel Compendio d’errori et inganni luterani e nella Resolutione sommaria contra
le conclusioni luterane estratte d’un simil libretto senza autore intitolato il Som-
mario de la sacra Scrittura (1544). 3 L’intensificarsi della propaganda ereticale
e la sua crescente penetrazione tra strati della società per solito estranei al di-
battito dottrinale furono certamente un incentivo all’uso del volgare da parte
dei controversisti i quali, d’altro canto, divulgando le dottrine degli avversari,
non mancarono di allarmare la Chiesa. La confutazione in volgare veniva,
infatti, giudicata pericolosa in quanto occasione di confronto tra posizioni
antagoniste e fonte di informazioni sulle posizioni dei protestanti. Occorreva,
quindi, controllarla.
Un primo intervento si ebbe nell’Indice promulgato da Pio IV nel 1564,
redatto da una commissione di vescovi al Concilio di Trento. Delle dieci rego-
le premesse alla lista delle opere e degli autori vietati o sospesi, la VI regola,
infatti, prescriveva che i «libri che trattano di controversie tra cattolici ed
eretici del nostro tempo scritti in lingua volgare non siano permessi a chiun-
que, ma si osservi quanto stabilito per le Bibbie scritte in lingua volgare». 4 La
regola IV, cui la VI rinviava, conferiva ai vescovi o agli inquisitori la facoltà di
concedere, dietro parere del parroco o del confessore, la licenza di lettura di
traduzioni bibliche. La disciplina che regolava le due categorie non vietava la
stampa, previa approvazione delle autorità ecclesiastiche, di traduzioni bibli-
che e di libri di controversia nelle lingue materne. Da quel momento vi fu una
stretta associazione tra le due regole, in quanto la conoscenza della teologia
protestante e dei fondamenti scritturali su cui poggiava veniva ritenuta danno-
sa quanto le traduzioni vernacolari della Bibbia.
3
Cfr. Giorgio Caravale, Sulle tracce dell’eresia. Ambrogio Catarino Politi (1484-1553), Fi-
renze 2007, in particolare pp. 152-202, cit. a p. 158 (ora in trad. ingl. Beyond the Inquisition.
Ambrogio Politi and the Origins of the Counter-Reformation, Notre Dame 2017) e per la campa-
gna di segno valdesiano degli «spirituali», centrata sul Beneficio di Cristo, cfr. l’introduzione
di Massimo Firpo a Juan de Valdés, Alfabeto cristiano. Domande e risposte. Della predestina-
zione. Catechismo, a cura di Massimo Firpo, Torino 1994, pp. viii-cl.
4
«Libri vulgari idiomate, de controversijs inter catholicos, & haereticos nostri temporis,
disserentes, non passim permittantur, sed idem de ijs servetur, quod de Biblijs vulgari lingua
scriptis, statutum est. Qui vero de ratione bene vivendi, contemplandi, confitendi, ac simili-
bus argumentis vulgari sermone conscripti sunt, si sanam doctrinam contineant, non est cur
prohibeantur, sicut nec sermones populares, vulgari lingua habiti. Quod si hactenus, in aliquo
regno, vel provincia, aliqui libri sunt prohibiti, quod nonnulla continerent quae sine delectu
ab omnibus legi non expediat, si eorum autores catholici sunt, postquam emendati fuerint,
permitti ab Episcopo, & Inquisitore poterunt» (ILI, IX, p. 922).
le lingue della controvertistica religiosa 237
5
Cfr. Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della
Scrittura (1471-1605), Bologna 1997; Ead., Proibito capire. La Chiesa e il volgare nella prima età
moderna, Bologna 2005.
6
Riunioni del 17 luglio e 27 novembre 1571, in cui venne stabilito che i libri di controver-
sia in volgare «reijciantur» (ACDF, Indice, I/1, f. 3r e II/1, ff. 29-30, 32-36 e 51-52). Cfr. Gigliola
Fragnito, Guglielmo Sirleto prefetto della Congregazione dell’Indice (1571-1585), in Il cardinale
Guglielmo Sirleto (1514-1585). «Il sapientissimo Calabro» e la Roma del XVI secolo, in corso di
stampa. Viene notato che i libri di controversia in volgare, come Panigarola, Alvise Lippoma-
no e Gabriele Fiamma, circolano ovunque (ACDF, Index, II/1, ff. 26v-36r, passim).
7
«Decretum circa sextam idem iudicium faciendum de libris controversiarum vulgaribus
concedendis quod de bibliis in quarta factum est» (riunione 16 aprile 1587, ibid., I/1, f. 19r).
8
Nella riunione dell’11 giugno 1587 viene fatta un’interessante precisazione, forse dovuta
alla presenza del cardinale inglese William Allen, sulla regola VI: ribadito che vale lo stesso
regime delle traduzioni bibliche, ma «habita ratione regionum, ac personarum in eis degen-
tium» (ibid., II/2, f. 13r).
238 gigliola fragnito
gli eretici o dove per la vicinanza hanno un qualche commercio con loro». 9
Tuttavia, a dimostrazione dell’agire ondivago della Congregazione, tale di-
stinzione cadde nell’Indice sisto-clementino del 1593, anch’esso stampato ma
non promulgato, in cui veniva riprodotta fedelmente la VI regola tridentina.
Infine nella redazione definitiva dell’Indice del 1596 la regola VI venne fedel-
mente riprodotta e rimarrà immutata in tutti i successivi Indici, 10 nonostante
il Sant’Ufficio avesse imposto la sospensione del clementino dopo la promul-
gazione per abrogare nell’aggiunta Observatio circa quartam regulam la facoltà
concessa a vescovi e inquisitori di rilasciare permessi di lettura per le traduzio-
ni bibliche e per i libri di contenuto biblico nelle lingue materne. 11
Ma se la normativa tridentina non subì mutazioni nei successivi indici ro-
mani, diversa fu la sua applicazione. In effetti sarebbe fuorviante affidarsi a
norme, divieti, sospensioni enunciati negli indici “ufficiali” senza tener conto
degli interventi più o meno sotterranei volti a svuotarli di contenuto degli
uffici deputati alla censura – Congregazioni dell’Indice e dell’Inquisizione e
Maestro del Sacro Palazzo – e delle loro ripercussioni esterne. 12
Dalla documentazione superstite risulterebbe che la regola VI tridentina
trovasse applicazione nell’immediato, come si può evincere da un regolamen-
to per i librai dell’inquisitore di Pavia della fine del 1567, che prescriveva
che le traduzioni volgari della Scrittura e i libri di controversia non potes-
sero essere venduti «se non a quelli che haran fede et testimonio d’integrità
et bontà in scritto dal loro curato o confessore, quale fede si mostri a noi o
al nostro vicario et sia sottoscritta». 13 Ma con la progressiva estinzione dei
focolai d’eresia nella penisola, l’atteggiamento di Roma cominciò a mutare
e fin dal 1573 il Maestro del Sacro Palazzo, Paolo Costabili, ordinava all’in-
quisitore di Bologna di vietare nelle pubbliche dispute nelle chiese durante i
capitoli degli Ordini religiosi di discutere di materie controverse tra cattolici
9
«Libri catholici de controversijs fidei, vulgariter editi, permittuntur in ijs tantum locis,
ubi catholici cum haereticis permixti habitant, vel ob propinquitatem aliquod commercium
habent, in caeteris vero locis vetantur» (ILI, IX, p. 796).
10
Nel Syllabus (Bologna, Sebastiano Bonomi 1618), che teoricamente raccoglieva le proi-
bizioni emanate dopo il clementino in editti pubblicati tra il 14 dicembre 1600 e il 18 maggio
1618, figurano «Libri omnes vulgari lingua conscripti disserentes de Controversijs inter catho-
licos, & haereticis nostri temporis» (cfr. Elisa Rebellato, La fabbrica dei divieti. Gli Indici dei
libri proibiti da Clemente VIII a Benedetto XIV, Milano 2008, pp. 61-78, e a p. 257, n. 433),
divieto che non compare in alcuno di quegli editti e neppure in quelli pubblicati tra il 1624 e
il 1632 dal Capiferro.
11
Fragnito, Proibito capire, pp. 27-81.
12
Cfr. Gigliola Fragnito, La censura libraria tra Congregazione dell’Indice, Congregazione
dell’Inquisizione e Maestro del Sacro Palazzo (1571-1596), in La censura libraria nell’Europa del
secolo XVI, a cura di Ugo Rozzo, Udine 1997, pp. l63-175.
13
Renato Soriga, Un regolamento del Santo Ufficio per i librai pavesi, in «La Bibliofilia»,
15 (1913-1914), pp. 51-53.
le lingue della controvertistica religiosa 239
14
Lettera del 20 giugno 1573 in BCABo, B 1860, n. 140.
15
Lettioni sopra i dogmi fatte da f. Francesco Panigarola minore osserv. alla presenza, e per
comandamento del sereniss.mo Carlo Emanuele Duca di Savoia. L’anno 1582. in Turino. Nelle
quali da lui dette Calviniche; come si confonda la maggior parte della dottrina di Gio. Calvino,
e con che ordine si faccia, doppo la lettura si dimostrerà, in Milano, appresso Paolo Gottardo
Pontio, 1582. Nel 1584 vennero ristampate a Venezia da Pietro Dusinelli e nel 1585 a Ferrara
da Giulio Vasalini e Giulio Cesare Cagnacini. Un’edizione torinese del 1582 non risulta dai
repertori. Sulle Lettioni cfr. Guido Laurenti, Tra retorica e letteratura. L’oratoria dell’«argo-
mentare ornato» nelle ‘Calviniche’ di Francesco Panigarola, Torino 2012; Id., Da Panigarola a
Botero: “Apparecchiare l’armi” della retorica e della scrittura per “difendere” la fede e “mantene-
re” lo stato, in Predicazione, eserciti e violenza nell’Europa delle guerre di religione (1560-1715),
a cura di Gianclaudio Civale, Torino 2014, pp. 315-336. Ma si veda anche l’editto generale
per Milano, Lodi, Bobbio e Vigevano dell’inquisitore Giovanni Battista Borgo Bolognese del
1582 (ASMo, Inquisizione, b. 270, fasc. IV): «et perché da varij, e diversi successi che corrono,
è necessario alle volte fare nove provigioni, havendo noi veduto il molto danno che indifferen-
temente porta il lasciar leggere le Bibbie volgari, & tutti questi libri, che trattano nella lingua
vulgare, le controversie che oggidì sono tra Catholici, & heretici nelle materie della Fede:
Però comandiamo a tutti quelli dello sudetto Stato, e Dominio …» sotto pena di scomunica
di presentarli all’inquisitore o all’arcivescovo.
16
Paolo Maria Sevesi, S. Carlo Borromeo ed il p. Francesco Panigarola O.F.M, in «Archi-
vum Franciscanum Historicum», 40 (1947), pp. 144-207, a pp. 176-177, questa aggiunta non
viene riportata nell’editto riprodotto in Acta Ecclesiae Mediolanensis a Carolo Cardinali S. Pra-
xedis Archiepiscopo condita Federici Card. Borromaei archiepiscopi Mediolani iussu, Mediolani,
ex officina Typographica quon. Pacifici Pontii, 1609, p. 90. In proposito cfr. Fragnito, La
Bibbia al rogo, pp. 134-137, e Ead., Proibito capire, pp. 179-181. Attribuiscono erroneamente a
Carlo Borromeo il divieto delle Lettioni, Sevesi, S. Carlo Borromeo, pp. 156-158, e Vincenzo
Lavenia, Panigarola Girolamo (in religione Francesco), in DBI, 80, 2014, p. 774. Da notare che
già due anni prima durante la sua visita a Roma Montaigne si era visto sequestrare, in ossequio
a «règles» che gli parvero «extraordinaires», «les livres d’aucuns docteurs d’Allemagne contre
les hérétiques, parce qu’en les combattant ils faisaient mention de leurs erreurs» (Michel de
Montaigne, Journal de voyage, par Fausta Garavini, Paris 1983, p. 190).
17
Disceptationes Calvinicae. A Ioanne Tonso Mediolan. Patritio in Latinum conversae,
Mediolani, ex typographia Pacifici Pontij Impressoris archiepisc., 1594. Nella raccolta di de-
terminazioni Anima del Sant’Officio spirata dal Sopremo Tribunale della Sacra Congregatione
240 gigliola fragnito
raccolta dal Padre Predicatore F. Giacomo Angarano da Vicenza l’anno del Signore MDCXLIV, il
2 febbraio 1585 si chiariva che le Lettioni erano state sospese in quanto trattavano in volgare
di controversie. Era vietato ristamparle e quelle stampate dovevano essere sequestrate (BAV,
Vat. lat. 10945, f. 115v).
18
Lettera del Panigarola al cardinale Carlo Borromeo, Milano 2 dicembre 1582, in Sevesi,
S. Carlo Borromeo, pp. 178-181. Per quanto riguarda Alvise Lippomano il riferimento è alla
Confirmatione et stabilimento di tutti i dogmi catholici, con la subversione di tutti i fondamenti,
motivi et ragioni delli moderni heretici fino al numero 482 e alle Sanctorum priscorum patrum
vitae, anche queste tradotte in italiano, su cui si veda Sofia Boesch Gajano, La raccolta di vite
di santi di Luigi Lippomano. Storia, struttura, finalità di una costruzione agiografica, in Raccolte
di vite di santi dal XIII al XVIII secolo. Strutture, messaggi, fruizioni, a cura di Sofia Boesch
Gajano, Fasano di Brindisi 1990, pp. 111-130. Il contenuto controversistico veniva esplicitato
fin dal titolo da Gabriele Fiamma, Le vite de’ santi … fra’ quali sono sparsi piu discorsi intorno
alla vita di Christo, con le annotazioni sopra ciascuna d’esse, che espugnano, & convincono le he-
resie, e’ rei costumi de’ moderni tempi, di cui i due primi volumi uscirono a Venezia, Francesco
de’ Franceschi, nel 1582-1583. Per le molteplici opere controversistiche di Girolamo Muzio
cfr. Valentina Grohovaz, Girolamo Muzio e la sua “battaglia” contro Pier Paolo Vergerio, in
Pier Paolo Vergerio il Giovane, un polemista attraverso l’Europa del Cinquecento, a cura di Ugo
Rozzo, Udine 2000, pp. 179-206; Marco Faini, Muzio Girolamo, in DBI, 77, 2012, pp. 614-618
e l’introduzione di Riccardo Fubini a Girolamo Muzio, La Capponiera, a cura di Beatrice
Paolozzi Strozzi e Riccardo Fubini, Firenze 2017, pp. 1-41.
19
Leçons catholiques sur les doctrines de l’Eglise prononcées à Turin en 1582 par le P. Franç.
Panigarole traduites de l’Italien en franç. par G. C. T. [Guil. Chappuis, Tourageau], Lyon 1585,
e Antipanigarole, ou Response à la Première Partie des Leçons de François Panigarole, Niort,
Thomas Portau, 1597.
20
Vedi lettera scritta su richiesta dell’arciprete di Sondrio da Carlo Borromeo al cardinale
inquisitore Jacopo Savelli, Milano 14 luglio 1583, e la risposta positiva di questi del 23 luglio
le lingue della controvertistica religiosa 241
1583, in Sevesi, S. Carlo Borromeo, pp. 187-188. Sui catechismi di controversia cfr. Gigliola
Fragnito, «Ogni semplice Chierico, o secolare, anche idiota è habile ad insegnarlo»: la circola-
zione del catechismo negli stati cattolici europei nella seconda metà del Cinquecento, in «Rivista
storica italiana», 129/1 (2017), pp. 77-97.
21
Scriniolum Sanctae Inquisitionis Astensis, Astae, Apud Virgilium de Zangrandis, 1610
[1612], p. 379. Asti, 13 luglio 1606.
22
Ibid., p. 385. Editto del 18 agosto 1606. A dimostrazione delle competenze arrogatesi
dall’Inquisizione sui libri di controversia si veda anche la lettera del card. Garcia Millini
all’inquisitore di Firenze, Roma 18 dicembre 1621: «Circa i libri scritti in volgare che trattano
delle controversie tra Cattolici et Heretici di questi tempi, si desidera che, essendosene fatta
instanza, s’avvisi qua il Titolo del libro che si domanda, e la qualità et conditione della persona
che la (sic!) desidera» (ACAFi, Miscellanea Santo Uffizio Inquisizione, fasc. 7, doc. 50).
23
ACDF, Index II/15, f. 77r. Quesito sottoposto dall’inquisitore di Perugia Vincenzo Ca-
strucci al cardinal Agostino Valier, Perugia 8 agosto 1596, il quale non era certo del proprio
comportamento: «Per che nella VI regola si fa il medesimo giudicio delle Controversie volgari
in materia di fede, che della detta bibbia, noi qua […] habbiamo dato ordine che i libri di detta
Controversia volgari non si vendino. Ma per questo non gli togliamo né a librari né a chi con
antica licenza gli leggesse o ritenesse» (ibid., ff. 80rv e 90r).
24
Sulla Risposta di donn’ Ippolito Chizzuola bresciano, canonico regolare lateranense. Alle be-
stemmie et maledicenze contenute in tre scritti di Paolo Vergerio …, in Venetia, appresso Andrea
Arrivabene, 1562, cfr. Giorgio Caravale, Predicazione e Inquisizione nell’Italia del Cinquecento.
Ippolito Chizzola tra eresia e controversia antiprotestante, Bologna 2012, pp. 167-179. Tra i libri
sequestrati figura il Modello di Martin Luthero, opera sconosciuta sulla quale getta luce Simona
Negruzzo, Il modello Lutero. A proposito di Giacomo Moronessa (1555), in corso di stampa in
«Rivista Teologica di Lugano», 2 (2017). La ringrazio per avermene anticipato la lettura.
25
ACDF, Index, XVIII/1, f. 165r (Cremona). Per le liste cfr. BAV, Vat. lat. 11266-11236, su
cui vedi Marie-Madeleine Lebreton – Luigi Fiorani, Codices Vaticani Latini. Codices 11266-
242 gigliola fragnito
essendo le propositioni heretiche scritte in volgare, io stimo che non sia utile che
siano lette dalla gente plebea, per che se nelle prediche è vietato il trattar queste
materie, che sono parole che passano, maggior danno possono fare quando sono
in stampa. 26
Persino il trattato Del cardinale di Fabio Albergati venne bloccato per alcu-
ne pagine che confutavano le dottrine di Lutero e Calvino e l’autore esortato a
pubblicarlo in latino. Solo per le alte protezioni di cui godeva i censori dovet-
tero accontentarsi di una riscrittura del testo italiano che sintetizzasse i brani
incriminati. 27 Ormai i tutori della fede, sentendosi assediati da nuovi nemici,
diversi dagli eretici stricto sensu, si vedevano costretti ad affilare le armi adat-
tandole a nuovi bersagli.
L’inquisitore di Genova, Giovanni Battista Lanci, ad esempio, non volle
rilasciare licenza per la stampa della traduzione italiana del Tratado de la Re-
ligion y Virtudes que debe tener el Principe Christiano, para governar y conser-
var sus Estados. Contra lo que Nicolas Machiavelo y los Politicos deste tiempo
enseñan (Madrid, 1595) del gesuita spagnolo Pedro de Ribadeneira, pur se
«molto cattolico e pio», «in quanto a la Regola VI dell’Indice del Concilio di
Trento qual statuisse che i libri vulgari idiomate de controversiis inter catho-
licos et haereticos nostri temporis disserentes passim permitti non debeant».
Sebbene non trattasse «haereticorum argumenta, nondimeno va pur raccon-
tando la pestifera heresia de Macchiavelisti […], quali insegnano ch’il prenci-
pe in tanto deve tenere conto della Religione in quanto allo stato suo convenga
11326: Inventari di biblioteche religiose italiane alla fine del Cinquecento, Città del Vaticano
1985. Molte delle liste sono conservate in ACDF, Index, XVIII/1.
26
Lettera a Paolo Pico, segretario della Congregazione, Zagarolo 30 luglio 1591 (ACDF,
Index, II/8, f. 472r). La Congregazione, cui venne sottoposta la questione, si pronunciò per il
rispetto della regola VI (ibid., I/1, f. 46r).
27
Vedi Fragnito, Proibito capire, pp. 181-182, e la supplica non datata indirizzata dall’Al-
bergati a Paolo Pico in cui chiedeva che «restino serviti di determinare se i capitoli del suo
libro segnati, sono compresi sotto il sesto canone dell’Indice, conforme al memoriale, che die-
de al nostro signor. Et perché gli pare d’intendere, che ’l titolo aggradirebbe forse più alle loro
signorie illustrissime in altra forma, le supplica similmente a dichiararlo, che sarà prontissimo
in ogni cosa ad ubbidire et a servire» (ACDF, Index, XIX/1, ff. 169r e 172v). Le censure del
benedettino-cassinese Anastasio da Brescia ibid., II/13, ff. 175r-198v.
le lingue della controvertistica religiosa 243
et a lui torni bene per interesse e ragione di stato etc.». Giudicava, quindi, più
prudente che il trattato circolasse in latino tra «persone intelligenti e pruden-
ti, ch’in vulgare in mano d’ogni persona». 28
Significativo anche il caso Delle malitie de gli hebrei et de remedii loro del
minore osservante mantovano Sigismondo Maisio, il quale aveva fatto una
raccolta
non solamente delle malitie, ma etiamdio delle indegnità, delle impietà, et delle
diaboliche inventioni degli hebrei sparse nelli loro Talmudi, et in altri libri citati
dall’autore contra di Christo N. Signore, contra la Vergine S.ma, contra gli Santi
Apostoli, et contra tutto il Christianesimo.
28
ACDF, Index, III/3, f. 157rv: lettera al cardinal Valier, Genova 12 aprile 1597. Vedi Fra-
gnito, Proibito capire, pp. 182-183.
29
ACDF, Index, III/6, f. 209r: lettera al cardinal Valier, Treviso 26 novembre 1601. Vedi
Fragnito, Proibito capire, pp. 183-184. Interessante notare come in Spagna i conversos, per
recuperare le loro dottrine, riti e cerimonie facessero ricorso alla controversistica di autori
cattolici. Cfr. Manuel Peña Díaz, Escribir y prohibir. Inquisición y censura en los Siglos de Oro,
Madrid 2015, pp. 98-104.
30
Giovanni Domenico Vignuzzo da Ravenna a Paolo Pico, Venezia 2 marzo 1602 (ACDF,
Index, III/6, f. 275rv).
31
Vedi in proposito Fragnito, Proibito capire, pp. 184-185. L’opera dovette attendere set-
te anni prima di essere pubblicata a Venezia, presso Evangelista Deuchino, & Gio Battista
Pulciani, 1609.
244 gigliola fragnito
nel timore che «dall’esposizione della Sacra Bibbia in volgare potessero de-
rivare molte incongruenze» e che dischiudendo «fidei misteria mulieribus et
simplicioribus» potesse arrecare «offendiculum et scandalum contra S. Scrip-
turae dignitatem». Divieto che fu accompagnato dall’invito a tradurre l’opera
in latino, cui il Trissino, dopo una reazione stizzita, finì coll’obbedire. 32
Sul fronte delle opere teologiche sono illuminanti le difficoltà in cui si
imbatté Alessandro della Torre, canonico lateranense e vescovo di Hierapetra
e Sythia nell’area egea, per aver pubblicato a Venezia presso i Giunti nel 1611
il Trionfo della rivelata teologia tolta dalle durezze, & oscurità loicali, & tra-
sportata alle dolcezze, & risplendenze oratorie. Dopo un esame dell’opera, che
affrontava i principali misteri della fede, la Congregazione dell’Indice ordinò
all’inquisitore di Venezia di sequestrare gli esemplari invenduti e al prelato
di tradurre in latino i preannunciati successivi volumi e di attenersi «come
si conviene a un vescovo in materia tanto grave» alle regole dell’Indice e alla
consuetudine secondo cui scritti teologici in volgare «minime permittantur».
Ricorrendo all’assimilazione, ormai consolidata, di qualsiasi opera di carattere
teologico agli scritti controversistici, Bellarmino richiamò, nel caso del Trion-
fo, il divieto delle Lettioni del Panigarola. 33 Non deve stupire l’intervento del
gesuita il quale, avendo fatto ricorso al volgare nella Risposta al trattato dei set-
te teologi di Venezia durante l’Interdetto, aveva avvertito il bisogno di giustifi-
carsi, adducendo la «necessità della Chiesa» di difendersi dalla panflettistica
degli avversari usando il loro idioma. 34
L’ostracismo nei confronti del volgare non risparmiò neppure la letteratura
per la confessione, caratterizzata dal «prevalere progressivo della casistica di
coscienza sulla manualistica, della manualistica più complessa su quella più
semplice, del latino sul volgare». 35 D’altro canto, quantomeno sotto il profilo
linguistico, erano posizioni sostenute in seno alla Congregazione dell’Indice,
ostile fin dalle prime riunioni ai manuali per confessori in volgare con la sola
eccezione del Manuale de’ confessori et penitenti del Navarro ritenuto talmente
complesso dal punto di vista dottrinale da non costituire un pericolo essendo
incomprensibile al volgo. 36
32
ACDF, Index, I/2, f. 17r (riunione 20 marzo 1610). Vedi Fragnito, Proibito capire, pp.
185-186.
33
ACDF, Index, I/2, f. 29v (riunione 13 agosto 1611). Cfr. Fragnito, Proibito capire, pp.
186-187.
34
Cfr. Peter Godman, The Saint as Censor. Robert Bellarmine between Inquisition and
Index, Leiden – London – Köln 2000, p. 191.
35
Miriam Turrini, La coscienza e le leggi. Morale e diritto nei testi per la confessione della
prima Età moderna, Bologna 1991, p. 127. Sull’evoluzione dei manuali per confessori tra Quat-
trocento e metà Seicento vedi pp. 65-139.
36
Sull’opera di Martín Azpilcueta cfr. Vincenzo Lavenia, L’infamia e il perdono. Tributi,
pene e confessione nella teologia morale della prima età moderna, Bologna 2004, pp. 219-264.
le lingue della controvertistica religiosa 245
37
Cfr. Michela Catto, Un panopticon catechistico. L’arciconfraternita della dottrina cristia-
na a Roma in età moderna, Roma 2003.
38
Silvio Antoniano, Tre libri dell’educatione christiana dei figliuoli, in Verona, appresso
Sebastiano dalle Donne, & Girolamo Stringari, Compagni, 1584, f. 39rv.
246 gigliola fragnito
39
Federico Borromeo, I sacri ragionamenti sinodali, Milano, Stamperia del Collegio Am-
brosiano, 1632, p. 402, cit. da Samuele Giombi, L’oratoria sacra di Federico Borromeo e il suo
trattato «De sacris nostrorum temporum oratoribus» (1632), in Letteratura in forma di sermone.
I rapporti tra predicazione e letteratura nei secoli XIII-XVI, a cura di Ginetta Auzzas, Giovanni
Baffetti e Carlo Delcorno, Firenze 2003, p. 174; vedi in proposito pp. 173-176.
40
Sui Comentarios del Reverendissimo Señor Frai Batholome Carrança de Miranda […]
sobre el Catecismo Christiano (Anvers, Martinus Nutius, 1558) cfr. José Ignacio Tellechea
Idigoras, La aprobación del Catecismo de Carranza en Trento con noticias sobre la Comisión del
Index (1563), in «Scriptorium Victoriense», 33 (1987), pp. 348-402; Id., Bible et théologie en
«langue vulgaire». Discussion à propos du «Catéchisme» de Carranza, in L’humanisme dans les
lettres espagnoles, éd. par Augustin Redondo, Paris 1979, pp. 219-231, e Fragnito, La Bibbia
al rogo, pp. 103-105.
41
Cfr. María José Vega, Escandaloso, ofensivo y malsonante. Censura y vigilancia de la
prosa espiritual en la España del Siglo de Oro, in «Criticón», 120-121 (2014), pp. 137-159.
42
Cfr. Pedro Rodríguez, El Catecismo Romano ante Felipe II y la Inquisición Española.
Los problemas de la introducción en España del Catecismo del Concilio de Trento, Madrid 1998,
p. 138, e Giorgio Caravale, Forbidding Prayer in Italy and Spain: Censorship and Devotional
Literature in the Sixteenth Century. Current Issues and Future Research, in Reading and Censor-
ship in Early Modern Europe, ed. by María José Vega, Julian Weiss and Cesc Esteve, Bellaterra
2010, pp. 68-70.
le lingue della controvertistica religiosa 247
43
Cfr. Gigliola Fragnito, Per una geografia delle traduzioni bibliche nell’Europa cattolica
(sedicesimo e diciassettesimo secolo), in Papes, princes et savants dans l’Europe moderne. Mé-
langes à la mémoire de Bruno Neveu, réunis par Jean-Louis Quantin et Jean-Claude Waquet,
Genève 2007, pp. 51-77.
44
ACDF, Index, II/14, f. 160v.
45
Sulla convivenza o la contiguità tra cattolici e protestanti e la regola VI vedi supra, n. 9.
46
Giovanni della Torre, nunzio presso gli svizzeri, al card. Agostino Valier, Lucerna 2
aprile 1602, chiedeva una soluzione: «Resta solo […] di haver […] la rissolutione, quando
paresse opportuno, circa alli libri di controversia et della sacra scrittura tradotti in questa
lingua» (ACDF, Index, III/7, f. 42rv). Evidentemente la decisione presa dall’Indice l’8 mar-
zo 1597: «Nuntio apud Helbetios scriptum ut executioni Indicis intendat, Bibliaque vulgari
lingua iustis de causis eisdem populis a sanctissimo domino nostro una cum libris controver-
siarum concessa est» (ibid., I/1, f. 97bv), dovette essere respinta dall’Inquisizione che aveva
competenze in materia biblica, se a cinque anni di distanza il nunzio tornava a sottoporre la
questione all’Indice.
47
Lettera del nunzio a Colonia al cardinal Simone Tagliavia, Colonia 20 ottobre 1603:
«la Biblia volgare è qui tanto necessaria che […] saria gran scandalo il levarla» (ibid., II/21, f.
161r). Anche nelle Fiandre si ritenne impossibile proibire le traduzioni bibliche secondo quan-
to verrà riferito nella riunione del 25 aprile 1608 dell’Inquisizione, che decretò che «l’abuso»
dovesse essere tollerato in quanto già diffuso e stante la presenza di eretici (ACDF, S.O.,
Decreta 1608, f. 180).
48
Ciò si ricava dalla copia della lettera del cardinal Giulio Antonio Santoro a Cesare
Speciano, nunzio presso Rodolfo II, Roma 27 febbraio 1597, conservata fra le carte dell’Indice
e letta nella riunione del 19 aprile 1597 (ACDF, Index, I/1, f. 100r). Cfr. Fragnito, Per una
geografia delle traduzioni bibliche, p. 67.
248 gigliola fragnito
Si trattò di una resa di fronte a situazioni che Roma capì di non poter
né controllare, né tanto meno modificare. Dopo protratte tergiversazioni, fu
costretta a fare concessioni ai cattolici d’oltralpe dalla necessità di attrezzarli
di strumenti adeguati per difendere la fede e la dottrina dagli attacchi dei
protestanti. In questa ottica si spiega che la rimozione del divieto non si ap-
plicasse ai cattolici italiani: eliminati fin dagli anni Settanta del Cinquecento
gli ultimi focolai d’eresia, non vi era motivo che giustificasse il mantenimento
49
Lo Speciano nella lettera al cardinal Santoro aveva osservato: «dicono che una infinità
di libri heretici volgari restaranno senza essere confutati. Et che gli impressori catholici intenti
al guadagno, non vorranno imprimere libri, che liberamente non possono essere distratti et
venduti a tutti, et all’incontro non restaranno li predicanti heretici di stampare continuamente
li pestiferi trattati et venendo quelli in mano di molti curiosi, anco cattolici, causaranno tanto
maggior danno quanto men saranno confutate le falsità et errori che contengono, et per ciò
dicono che converrebbe che si lasciasse […] li libri d’autori catholici anco volgari che trattano
simili controversie scritte et risposte contra heretici». Il Santoro replicava che: «Sua Santità si
è contentata che per hora, attenta la mala conditione di questi tempi et il bisogno che si causa
dalla calamità e miseria di quelle parti, ove le heresie fanno progresso et hanno così libero
corso, si possa permettere e tolerare che i detti libri possano essere impressi et venduti senza
che cadono sotto le restrittioni et regole del detto Indice» (ACDF, Index, II/15, ff. 12r-13v).
50
Ibid., I/1, f. 171rv.
51
Ibid., II/17, f. 447v (replica ai quesiti dell’Inquisizione portoghese).
le lingue della controvertistica religiosa 249
52
Paola Vismara, Cattolicesimi: itinerari sei-settecenteschi, Milano 2002, e Hétérodoxies
croisées. Catholicismes pluriels entre France et Italie, XVIe-XVIIe siècles, études réunies par
Alain Tallon et Gigliola Fragnito, Rome 2017.