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Regolamento

di
igiene

APPROVATO IN DATA 15 SETTEMBRE 1931

MODIFICATO CON ATTO C.C. N. 37 DEL


10/04/1964

MODIFICATO CON ATTO C.C. N. 108 DEL


12/10/1965
TITOLO I°

UFFICIO D’IGIENE
VIGILANZA IGENICO-SANITARIA

Capitolo 1°
Ufficio d’igiene

ART. 1
AUTORITA’ SANITARIA

Il podestà, quale autorità sanitaria, provvede, nel territorio del Comune, e secondo la propria
competenza, alla tutela della sanità pubblica ed alla osservanza delle leggi e dei regolamenti di
polizia sanitaria.
Il podestà dell’esercizio delle sue attribuzioni in materia sanitaria, si vale dell’Ufficiale
Sanitario, col concorso degli altri uffici municipali, da richiedersi secondo le rispettive competenze.

ART. 2

Quando nel territorio comunale si manifesta un fatto capace di pregiudicare o minacciare la


salute pubblica, o si verifica qualche causa di infezione o di insalubrità, il Podestà, previa le
contestazioni del caso, dà provvedimenti necessari a togliere o diminuire il danno od il pericolo.

ART. 3
ISPEZIONI

Oltre alla facoltà riservatagli dagli art. 152 e 153 della legge comunale e provinciale 4 febbraio
1915, n° 148, art. 32 R.D. 30 dicembre 1923 n° 2839 e R.D. 30 dicembre 1923, n° 2840, per i quali
il Podestà è autorizzato ad emettere provvedimenti contingibili ed urgenti in materia di igiene e
polizia sanitaria senza distinzione tra luoghi pubblici e privati, egli si vale dell’ufficiale sanitario e
del personale di polizia, per eseguire tutte le ispezioni e visite che possono occorrere nei locali
soggetti a vigilanza igienica sanitaria.
E così per mezzo del personale di cui sopra potrà far procedere a visite ed ispezioni nei cortili,
negli anditi, nelle sale, nelle botteghe, nei depositi e simili.
Sulla proposta dell’ufficiale Sanitario, indipendentemente dai verbali contravvenzionali, cui sia
il caso di procedere a termine e per gli effetti della legge, il Podestà provvederà a togliere le cause
di insalubrità e potrà ordinare il sequestro e la distribuzione delle derrate alimentari alterate o
guaste o di qualunque altra materia, la cui conservazione sia ritenuta pericolosa, previ gli
accertamenti necessari o per testimoni o coll’opera di periti.
ART. 4
UFFICIALE SANITARIO

L’Ufficiale Sanitario comunale:


a) vigila sulle condizioni igieniche e sanitarie del Comune e tiene costantemente informato il
Medico Provinciale;
b) vigila sull’igiene delle scuole e degli istituti di educazione ed istruzione, riferendone al
Podestà ed al Medico Provinciale;
c) denuncia sollecitamente a quest’ultimo e contemporaneamente al Podestà, tutto ciò che,
nell’interesse della sanità pubblica, possa reclamare speciali e straordinari provvedimenti
nonché le trasgressioni alle leggi e ai regolamenti sanitari;
d) assiste il Podestà nella vigilanza igienica e nell’esecuzione di tutti i provvedimenti sanitari
ordinari sia dall’Autorità Comunale sia dall’Autorità Superiore;
e) raccoglie tutti gli elementi per la relazione annuale sullo stato sanitario del Comune,
uniformandosi alle istruzioni che riceverà dal Medico Provinciale;
f) denuncia, ove sia il caso, al Podestà o all’Autorità Giudiziaria, le contravvenzioni alle
leggi e ai regolamenti sanitari;
g) eseguisce tutto quanto gli è imposto da leggi o regolamenti speciali.

Capitolo 2°
Assistenza medica chirurgica ed ostetrica

ART. 5

Il Comune provvede all’assistenza sanitaria media chirurgica ed ostetrica per i soli poveri
valendosi del personale sanitario assunto alle sue dipendenze in conformità di speciali capitolati
medici ostetrici in vigore.

ART. 6

I medici condotti, le levatrici condotte, hanno l’obbligo di cooperare all’esecuzione dei


provvedimenti d’igiene e profilassi che siano ordinati dall’Autorità Comunale e dalle Autorità
Superiori.

ART. 7

Agli effetti dell’assistenza sanitaria gratuita si provvederà alla formazione di un elenco di


coloro che hanno diritto all’assistenza gratuita medico-chirurgica-ostetrica ed alla somministrazione
dei medicinali, secondo le norme stabilite da apposito regolamento.
Capitolo 3°
Vigilanza zooiatrica

ART. 8
PERSONALE VETERINARIO

Alla vigilanza zooiatrica il Podestà provvede con apposito personale veterinario.


Le attribuzioni dell’ufficiale municipale veterinario sono quelle prescritte dallo speciale
regolamento del mattatoio comunale deliberato dall’Autorità Comunale, nonché quelle prescritte
dall’art. 63 del regolamento 3 febbraio 1901, n° 45.

TITOLO II°

Capitolo 4°
Vigilanza sull’esercizio delle professioni sanitarie ed affini

ART. 9
PROFESSIONI SANITARIE

A norma degli artt. 52 e 53 della legge sanitaria 1° agosto 1907 i medici, i chirurghi, i
veterinari, le lavatrici, i dentisti che intendono esercitare abitualmente nel Comune la loro
professione, devono fare registrare il loro diploma originale presso l’ufficio d’igiene entro un mese
dal giorno in cui avranno preso residenza.
Allo stesso obbligo è tenuto il medico, il chirurgo, il veterinario, la levatrice, il dentista che da
fuori del territorio si reca nel Comune non per casi speciali e contingenti, ma per esercitarvi
normalmente la sua professione.
I sanitari che intendono esercitare anche temporaneamente nel Comune, ed i medici ed i
chirurghi che esercitano la loro professione presso i soli stranieri, devono ad ogni richiesta
dell’Autorità Comunale presentare i titoli della loro abilitazione prescritta dalla legge.
Nell’ufficio d’igiene sarà tenuto uno schedario, colla firma dei singoli sanitari, ostensibile al
pubblico ad ogni richiesta.
Sottostanno agli stessi obblighi della registrazione del certificato di licenza gli esercenti, le arti
ausiliarie delle professioni sanitarie giusto il R.D. 23 giugno 1927, n° 1264, e relativo regolamento
31 maggio 1928, n° 1334.

ART. 10

Gli esercenti arti sanitarie che intendono esporre in pubblico targhe con iscrizioni, devono,
previa osservanza del disposto relativo alla registrazione del diploma presso l’ufficio, farne
domanda al Podestà, indicando le dimensioni della targa ed il luogo dove intendono che essa sia
esposta.
L’iscrizione deve contenere per esteso il cognome, nome, titolo accademico del richiedente e
l’indicazione di “ specialista “ sempre che la relativa specialità esista e la cattedra universitaria sia
legalmente costituita, esclusa ogni indicazione di cure particolari.
I farmacisti possono anteporre il titolo “ chimico “ soltanto se posseggono la laurea in chimica
farmacia da presentarsi all’ufficio di igiene.
Sulle insegne e targhe delle farmacie deve essere esposto, oltre il titolo commerciale, il
cognome, il nome, il titolo accademico del direttore, l’orario dell’esercizio diurno e il turno
domenicale e notturno.
Sui fanali o richiami luminosi delle farmacie non dovrà leggersi che la parola “ farmacia “
seguita o non dal titolo commerciale.
Sulle tabelle dei preparati farmaceutici esposti al pubblico potrà essere pubblicato il nome delle
rispettive ditte produttrici, esclusa ogni manifestazione terapeutica.
Le levatrici devono fare uso del solo titolo “ levatrice “.
Gli esercenti arte dentaria, se non sono medici, ma furono autorizzati all’esercizio dalla legge
22 marzo 1912, n° 298, non possono aggiungere alla qualifica di “ dentista “ che la parola
“autorizzato“.
I meccanici non potranno far uso della qualifica di dentista se questa non sarà preceduta dalla
parola “ meccanico “.

ART. 11
PROFESSIONI VIGILATE

I droghieri, i profumieri, i coloranti, gli erbaioli, i semplicisti, i liquoristi, i confettieri, i


fabbricanti o negozianti di prodotti chimici o preparati farmaceutici, di acque distillate, di oli
essenziali, di acque e fanghi minerali e di ogni specie di sostanze alimentari o di bevande artificiali,
o di oggetti di uso domestico, che intendono di esercitare la loro industria ed il loro commercio nel
Comune, devono darne il preventivo avviso di quindici giorni all’ufficio di igiene.

ART. 12
ERBE MEDICINALI

Le erbe e le piante indigene, i fiori, i semi, e le radici loro, quando siano di natura pericolosa o
venefica ed atte a produrre perniciosi effetti, non possono essere vendute o comunque cedute che ai
soli farmacisti od ai direttori di laboratori chimici o di stabilimenti farmaceutici.

ART. 13
ARTE SALUTARE ESERCITATA IN PUBBLICO

E’ proibita l’occupazione e non sarà concessa licenza di occupazione delle vie, delle piazze o
di qualsiasi altro spazio pubblico per seguire operazioni relative all’arte salutare, né per vendere
sostanze annunziate come farmaci di uso interno od esterno.
TITOLO III°

IGIENE DEL SUOLO E DELL’ABITATO

Capitolo 5°
Opere sul suolo interessanti il naturale deflusso dell’acqua

ART. 14
ACQUE SOTTERRANEE E SUPERFICIALI

Ferme le prescrizioni riguardanti le acque pubbliche e gli scoli, contenute nella legge dei lavori
pubblici, a termini ed agli effetti dell’art. 66 della legge sanitaria 1° agosto 1907, sono proibite
quelle opere le quali modifichino il livello delle acque sotterranee o il naturale deflusso di quelle
superficiali nei luoghi nei quali tali modificazioni siano riconosciute nocive dal presente
regolamento.

ART. 15
OPERE

Per il disposto dell’articolo precedente, chiunque intende intraprendere opere sul suolo che
possono interessare il naturale deflusso dell’acqua fuori dal fondo privato, deve prima ottenere
l’autorizzazione dal Podestà.

ART. 16

E’ proibito di manomettere gli argini dei fiumi, fossi o canali, di otturarli in tutto od in parte o
comunque di impedire o difficoltare il libero deflusso delle acque; nonché di elevarle con ordigni,
travi, assi ed altro il livello ordinario delle acque oltre i limiti legalmente acquistati per l’irrigazione
dei fondi.

ART. 17

I proprietari ed i frontisti dovranno tenere sempre spurgati i fossi ed eseguire tutte le opere
necessarie per impedire che l’acqua si fermi in fosse di smaltimento che non devono esistere e
facilitarne il libero deflusso sui campi alla distanza non inferiore di metri 200 dalle case.

ART. 18
E’ vietato gettare immondizie, animali morti o quanto altro è suscettibile di putrefazione nei
fiumi, fossi o canali, che esistono nel Comune.

INDUSTRIE AGRICOLE INTERESSANTI LE CONDIZIONI IGIENICHE


DEL SUOLO

ART. 19
MACERAZIONI

Ferme le disposizioni degli art. 67 e 68 della legge sanitaria e degli art. 92 e 102 del regolamento 3
febbraio 1901, nonché il relativo elenco ministeriale delle industrie insalubri in vigore, la
macerazione del lino, della canapa, ed in genere delle piante tessili, non è permessa che in vasche a
pareti e fondo fatti in modo che sia impedito qualunque loro impaludimento e costruite
preferibilmente in muratura. Le pareti delle vasche dovranno essere raccordate col fondo per evitare
l’accumularsi dei residui negli angoli e per rendere più agevole la ripulitura.
Non è permessa tale macerazione nelle correnti e nei bacini di acqua di uso pubblico.

ART. 20
SCARICHI

I canali di scarico delle acque impiegate per la macerazione dovranno essere costruiti con pareti
e con fondo impermeabile fino al loro sbocco; questo dovrà farsi in località ed in maniera da essere
impedito alle acque di macerazione di produrre effetti dannosi per la salute pubblica.

ART. 21
VASCHE

Le vasche destinate alla macerazione dovranno essere collocate alla distanza di almeno 200
metri da ogni aggregato di abitazioni, con un assieme di popolazione superiore a 100 individui, da
scuole, da convitti, da caserme, da manifatture industriali o da sorgenti e pozzi situati a valle, ed
alla distanza di almeno 50 metri da qualunque casa isolata, pozzo, serbatoio d’acqua potabile o
acquedotto.

ART. 22
RIPRISTINI

Durante la macerazione l’acqua deve ricoprire costantemente nelle vasche i materiali e


ricambiarsi il più frequentemente possibile.
Finita la macerazione la vasca deve essere accuratamente ripulita ed i residui che si estrarranno
dal fondo della vasca stessa dovranno essere interrati o sparsi sul terreno circostante all’asciutto od
altrimenti distrutti.
ACQUE SUPERFICIALI

ART. 23
ACQUE IMMONDE

E’ vietato di fare sboccare fogne od altri canali in cui vengono immessi i materiali delle latrine,
le acque domestiche di rifiuto od altre acque immonde (fatta eccezione per quelle residue delle
industrie se convenientemente depurate e per le acque meteoriche) nei corsi d’acqua attraversante la
città e gli altri aggregati d’abitazione per tutto il tratto del corso d’acqua compreso nella città o
aggregati stessi.

ART. 24

E’ vietata l’immissione dei residui industriali ingombranti o pericolosi nei corsi o nei canali di
acqua, come pure è vietato il loro disperdimento e quello delle acque immonde o di rifiuto di
qualsiasi specie di natura industriale, nelle falde acque sotterranee, sia per mezzo di pozzi
assorbenti, sia con deposito sulla superficie del suolo, sia ancora mediante spargimenti agricoli che
non siano eseguiti per modo da essere quei materiali resi innocui.

ART. 25
DEPURAZIONE

La depurazione delle acque industriali dovrà essere eseguita secondo metodi appropriati a
ciascuna industria.
La scelta di tali metodi sarà rimessa agli industriali stessi, salvo l’ufficio di igiene municipale il
diritto di accertare l’efficacia del metodo proposto e quello di invigilare che la depurazione venga
costantemente ed efficacemente effettuata.

Capitolo 6°
Igiene del suolo pubblico

ART. 26
OPERE EDILIZIE

A termini della legge sulle espropriazioni per utilità pubblica 25 giugno 1865 n° 2359 (Titolo
II, Cap. VI e VII) e degli art. 69 e 70 della legge sanitaria 1° agosto 1907, le opere di demolizione e
di riattamento di edifici nell’aggregato urbano e quelle per ampliamento dei medesimi non saranno
permesse se non in conformità del piano regolatore del Comune, nel quale sono stabilite la
direzione e l’ampiezza delle strade, la situazione delle piazze e dei giardini e la delimitazione della
aree da fabbricarsi, in armonia colle disposizioni del presente regolamento e del regolamento
edilizio.
ART. 27

E’ vietato di fare immondizie lungo le vie pubbliche, di ordinare negli angoli ed in luoghi
diversi da pubblici smaltitori.

Capitolo 7°
Igiene delle case di abitazione
Concessioni di costruire e vigilanza sanitaria relativa

ART. 28
PERMESSO DI COSTRUZIONE

In tutto il territorio del Comune deve essere richiesto al Podestà il consenso per costruzioni
nuove, ricostruzioni, riattamenti di edifici, o per eseguire qualunque opera di edilizia, anche se di
carattere provvisorio e per qualunque lavoro interessante la fognatura domestica o la provvigione
d’acqua, affinché si possa accertare che si osservino tutte le prescrizioni imposte dal presente
regolamento e dal regolamento edilizio, per garantire la salubrità della progettata fabbrica, di quelle
limitrofe e del sottosuolo; altresì è proibito d’intraprendere ogni opera al riguardo prima di avere
ottenuto il consenso del Podestà così come è anche prescritto dal regolamento edilizio.

ART. 29

La domanda di cui all’articolo precedente dovrà contenere una sommaria descrizione delle
opere che si vogliono intraprendere coll’indicazione dello scopo a cui sono destinate, e dovrà essere
accompagnata da disegni dai quali risultino i particolari della costruzione e specialmente
l’ampiezza dei singoli locali e delle superfici illuminati, la ubicazione delle latrine, dei pozzi neri,
dei letamai ed immondezzai, i sistemi dell’approvvigionamento dell’acqua potabile, di
allontanamento delle acque di rifiuto e delle spazzature.

ART. 30
ALTEZZA DELLE CASE

L’altezza delle case da erigere, da ricostruire o rialzare, è determinata dalla larghezza della vie,
colli quali confrontano e dalle dimensioni dei cortili sulle quali prospettano e come è indicato nel
regolamento edilizio locale.

ART. 31
CORTILI

Riguardo ai cortili, l’altezza dei fabbricati dev’essere limitata in modo che l’area libera di
quelli sia almeno uguale alla quinta parte delle facce dei muri che verticalmente li recingono,
escludendo nella misura i fianchi degli avancorpi delle scale sporgenti non oltre un metro e
centimetri cinquanta.
ART. 32
ECCEZIONI

Potrà essere consentita la deroga della limitazione d’altezza, di cui al primo alinea dell’articolo
precedente, nel caso di cortili o giardini aperti, ossia separati dalla via a mezzo di semplice
cancellata o di muro di cinta, per una larghezza non inferiore a metri nove.

ART. 33
INTERCAPEDINI

Gli spazi concessi dalla legge per separazioni tra casa e casa dovranno essere chiusi e saranno
soggetti alle stesse regole riguardo alla pavimentazione, agli scoli ed alla pulizia, stabiliti negli
articoli seguenti per i cortili.
Il distacco, però, fra corpi di fabbrica, muri di cinta, cancellate foderate, ecc... anche quando
appartengono ad uno stesso proprietario, non dovrà essere inferiore a metri tre, per evitare
intercapedini di minore larghezza.

ART. 34
ACQUE CORTILI

I proprietari di stabili non possono dare sfogo alle acque dei loro cortili o siti interni sul suolo
pubblico; potranno però imetterle nelle chiaviche col mezzo di cunicoli sotterranei.
I giardini, gli orti, e i prati annessi alle abitazioni e le aree fabbricabili devono essere
provveduti di canali per lo smaltimento delle acque, ed in ogni caso i loro piani di scolo dovranno
essere disposti in modo che le acque possano essere dirette contro muri di fabbrica.

ART. 35
PULIZIA CORTILI, SCALE, ECC...

Nei cortili, nei pozzi di luce, anditi alle porte, sulle scale e corridoi e su qualunque altra
superficie di suolo privato nell’area fabbricabile, è vietato il deposito delle immondizie. I
proprietari o chi per essi dovranno curare la periodica spazzatura.
La battitura dei tappeti, degli oggetti letterecci e personali, ecc... dovrà farsi sempre verso
l’interno dei cortili, osservando l’orario stabilito dal regolamento di polizia.

ART. 36
COSTRUZIONI SU TERRENI UMIDI

Se il suolo sul quale si deve fondare un edificio è abitualmente umido ed esposto all’invasione
delle acque per i movimenti della falda sotterranea, si munirà di sufficienti drenaggi ed in ogni caso,
di impiegheranno, tra i muri di fondazione, materiali idrofughi, difendendo i muri sotterranei dal
terreno circostante per mezzo di materiali impermeabili o di opportune intercapedini.

ART. 37
VESPAI VENTILATI
Le fondazioni dei fabbricati saranno separate dai muri che sopportano per mezzo di strati di
materiali impermeabili frapposti (asfalto, cartone incatramato, lastre metalliche o di pietra, ecc...)
possibilmente in ogni costruzione, ma tassativamente nelle costruzioni in luoghi umidi e non
cantinati.
Il pavimento del piano terreno dovrà essere assicurato con materiali idrofughi contro il
passaggio dell’umidità del suolo e munito di vespai ventilati.

ART. 38
MATERIALE DI DEMOLIZIONE

Salvo il disposto del regolamento edilizio e del presente regolamento, è vietato il deposito nei
cortili di terreni e materiali provenienti dalla esecuzione o demolizione di opere, per più di cinque
giorni: prima che spiri tale tempo dovrà il proprietario o il costruttore avere provvisto al completo
sgombro ed al trasporto di essi a convenienti scarichi.
Ove però i terrami o i materiali fossero impregnati di elementi sudici che li rendessero
puzzolenti, dovranno essere trasportati immediatamente.

Locali di abitazione

ART. 39
MURI

I fabbricati che si vogliono erigere o riformare dovranno avere per le fondazioni, per la
grossezza e la qualità dei muri, e per le altre parti accessorie, tutti i requisiti necessari per riuscire
igienici, solidi ed atti alla loro rispettiva destinazione.
I tetti piani ricoprenti locali di abitazione dovranno essere eseguiti con doppi solai e cioè con
interposta camera d’aria.
I pavimenti dei locali di abitazione devono presentare la superficie unita, vale a dire senza
fessure e a giunte ben connesse e sigillati e mantenuti tali, per modo che non vi si formano
interruzioni di continuità e depressioni nelle quali si possano accumulare immondizie o dovranno
essere rinnovati quando perdono la necessaria coesione e resistenza.
E tali dovranno pure essere i pavimenti degli anditi, degli androni e delle scale, dei corridoi e
simili. Anche le soffitte utilizzate per deposito dovranno essere pavimentate.
I locali di abitazione dovranno essere conservati puliti ed almeno imbiancati.
Gli infissi delle finestre e delle porte debbono essere conservati in modo da difendere
efficacemente gli abitanti dal vento e dalle intemperie.

ART. 40
ALTEZZA PIANI

L’altezza degli ambienti nei piani terreni dovrà essere almeno di metri 3,20 tra il pavimento ed
il limite inferiore del soffitto e di metri tre almeno per qualunque altro piano abitabile.
Per gli ambienti coperti a volta si assumerà come altezza la media tra quella del piano di
imposta e quella del culmine all’intradosso. Sarà solo permessa un’altezza di metri 2 per sottotetti
stabili misurata tra il pavimento ed il soffitto sulla parete del lato dell’impostatura del tetto se
questo sia a falde inclinate.
Per le coperture a tetto piano l’altezza dei sottotetti dovrà essere almeno di m. 2,50.
Le soffitte dovranno essere costruite con tali modalità da difendere convenientemente che
debba abitarvi dai rigori della temperatura esterna.
Epperciò il solaio non dovrà essere costruito dalle sole falde del tetto ma anche da un
rivestimento interno, e contro soffitto da eseguirsi secondo le modalità dell’art. 39 e con spazio
d’aria interposto per impedire la diretta influenza delle variazioni di temperatura.
Tale spazio d’aria deve sempre essere ottenuto, qualunque sia il sistema di copertura della casa.
I corridoi delle soffitte saranno dotati ampiamente di finestre aperte verso l’esterno e munite di
vetrate apribili.

ART. 41
FINESTRE

Ogni ambiente che debba servire per abitazione deve avere una finestra che si apra
immediatamente all’aria libera quindi non sono ammesse in corrispondenza delle finestre o delle
porte, balconi, buzzole o altre chiusure con o senza vetri.
Le finestre provviste di doppia vetrata saranno tuttavia ritenute come aprentesi
immediatamente all’aria libera purchè la vetrata esterna sia applicata a raso muro.
Nelle nuove costruzioni e nelle riforme dei fabbricati la superficie illuminante delle finestre
non dovrà essere inferiore ad 1/10 della superficie della stanza e quando vi sai una sola apertura di
finestra questa non avrà in ogni caso una superficie minore di mq. 1,50.
Per le soffitte sarà tollerata una ampiezza di luce delle finestre uguale almeno ad un
quindicesimo della superficie del pavimento con un minimo di mq. 1,50.
Tutti i locali a qualunque specie di fabbricato appartengano, devono ricevere abbondantemente
aria e luce direttamente dalle strade e dai cortili, ad eccezione delle entrate e dei tratti di corridoi
necessari al disimpegno dei locali medesimi per i quali si potrà derogare a tale prescrizione a
giudizio dell’Autorità Comunale, sentito l’Ufficio Sanitario.
Sono tollerati i ripostigli con finestre aperte verso le scale e verso l’interno, nonchè i relativi
locali non abbiano lati maggiori di m. 1,70 ivi comprese le rientranze di vani per porte ed armadi.
I locali per bagno dovranno avere pavimento impermeabile e le pareti coperte da intonaci pure
impermeabili fino all’altezza di m. 1,50, dovrà essere inoltre provvisto per il completo
allontanamento dell’acqua nonchè dei prodotti della combustione dello scaldabagno, mediante
apposita canna.

ART. 42
TAPPEZZERIE

E’ vietato di tappezzare la camera con carte e stoffa tinte con colori contemplati nell’elenco
ministeriale dei colori nocivi in vigore, a termini dell’art. 105 della legge sanitaria 1° agosto 1907

ART. 43
AMPIEZZA LOCALI
E’ vietato costruire locali ad uso abitazione, ossia di dimora permanente ed abituale diurna o
notturna, ivi compresi i soppalchi e le soffitte, i quali non siano larghi almeno m.2, non misurino in
pianta almeno mq. 8, con tolleranza fino a mq. 4 per i locali destinati esclusivamente a dispensa,
cucina e camerino da bagno ed abbiano una cubatura inferiore a mc. 25.
E così pure in relazione al disposto precedente è vietata in qualsiasi locale di abitazione, anche
nelle case precedenti all’andata in vigore del presente regolamento, la dimore permanente abituale,
diurna o notturna di un numero di persone sproporzionato alle condizioni di capacità e di areazione
dell’ambiente a giudizio dell’Ufficiale Sanitario.

Particolari ed annessi delle case di abitazione

ART. 44
MATERIALI VIETATI

Nella costruzione dei muri e nei rinterri o riempimenti di pavimenti o di coperture, è proibito
l’impiego di materiale di costruzione di vecchie pareti o di vecchi pavimenti salnitrati o inquinati,
come pure l’uso di terra proveniente da luoghi malsani o di altro materiale non bene pulito.
E’ pure proibito l’uso di materiale troppo igroscopico.

ART. 45
SCALE, ANDITI, ECC...

Gli anditi, i vestiboli, i corridoi ed i vani delle scale debbono essere mantenuti puliti, essere
ben illuminati ed aerati ed avere le pareti fino all’altezza di m. 1,50 almeno, con rivestimento di
facile pulitura. Non è permessa la completa e permanente chiusura a vetri degli androni.

ART. 46
LATRINE, ACQUAI

Ogni fabbricato destinato a servire ad abitazione deve essere munito su ogni piano di latrine e
di acquai convenientemente disposti ed in numero sufficiente in rapporto alla quantità degli alloggi
e degli inquilini cui deve dare ricetto.
Ogni alloggio deve avere la propria cucina con camino, una speciale latrina ed uno speciale
acquaio interno, il quale non dovrà essere costrutto nel locale della latrina; per gli alloggi costituiti
di tre sole camere, sarà consentita una latrina ogni due alloggi; ciascun alloggio però, dovrà avere il
proprio acquaio interno; le camere affittate isolatamente dovranno disporre di almeno una latrina
ogni quattro camere ed avere ciascuna un acquaio interno.
Nei cantieri in genere e nei fabbricati in costruzione vi dovrà sempre essere a disposizione del
personale almeno una latrina regolamentare che immetta in bottini mobili pure regolamentari
qualora non si voglia addivenire subito alla costruzione di un regolare pozzo nero o all’ammissione
della fognatura stradale.
Per i locali destinati a dormitori per più persone, convitti, educandati, locande, od a laboratori,
opifici, ecc..., vi sarà una latrina almeno ogni 30 persone, e le medesime dovranno essere separate
qualora vi siano i due sessi.
Le latrine saranno situate o nell’interno delle case o verso i cortili in modo da non sporgere dai
bracci di fabbrica e non visibile dalle vie o dalle piazze. Così pure non potranno mai aprirsi
direttamente nella cucina o in altra camera di abitazione o in locali di lavoro, di fabbricazione, di
deposito o di vendita di sostanze alimentari o nelle scale.
Le medesime devono essere sempre tenute rigorosamente pulite e quelle in comune lo saranno
sotto la responsabilità del proprietario dello stabile.

ART. 47
MODALITA’ COSTRUZIONE LATRINE

Le latrine devono avere il pavimento e il rivestimento delle pareti fino all’altezza di metri 1,50
di materiale impermeabile e facilmente lavabile. Devono inoltre ricevere aria direttamente
dall’esterno in modo che sia continuo il ricambio d’aria; in ogni caso ciascuna latrina dovrà
disporre di una finestra munita di vetrata apribile.
Negli stabilimenti industriali nelle scuole, le latrine, quando non siano isolate, dovranno avere
una antilatrina bene illuminata e ventilata direttamente dall’esterno.

ART. 48
FUNZIONAMENTO

Le latrine di tutti gli stabili provvisti di regolare fognatura, debbono essere costruite con
sistema a chiusura idraulica ad azione continua e munite di tubo di ventilazione. Per il buon
esercizio e per la lavatura completa e di tubi di scarico, ciascuna latrina dovrà essere dotata di una
quantità di acqua sufficiente da fornirsi per mezzo di apparecchio meccanico a cacciata, alimentato
direttamente da una condotta interna, colle norme che verranno stabilite dall’Amministrazione
Civica.
Non sono escluse dalla detta disposzione le latrine esterne non aventi alcuna comunicazione
con gli ambienti.
E’ fatto obbligo ai proprietari di casa di provvedere, entro il termine di anni tre, affinchè le
latrine siano costruite come al disposto del primo comma del presente articolo.
Le latrine degli stabili posti nelle zone ove non è ancora eseguita la fognatura, dovranno però
corrispondere al disposto del primo comma del presente articolo a mano mano che andranno
compiendosi le opere di fognatura.
Il proprietario dello stabile dovrà provvedere sotto la propria responsabilità alla rigorosa pulizia
della latrina.

ART. 49
LA RACCOLTA DELLE SPAZZATURE

Deve farsi unicamente con recipienti chiusi, costruiti secondo il modello tipo da approvarsi
dall’Autorità Municipale, in robusta lamiera zincata, a chiusura ermetica e della capacità cadauno li
litri 100 circa.
Il trasporto delle spazzature deve effettuarsi su adatti veicoli chiudibili ermeticamente e fatti in
modo da evitare esalazioni e disperdimenti durante il percorso; il tipo da adottarsi dalle ditte
assuntrici del servizio deve essere previamente approvato dall’Autorità Municipale.
Il materiale suddetto deve essere posto in servizio sempre in buono stato, verniciato, pulito,
funzionante regolarmente, e deve essere con la necessaria frequenza sottoposto ad una accurata
lavatura.
L’Autorità Municipale esercita la sua vigilanza sui recipienti e sui mezzi di trasporto delle
spazzature, e può ordinare agli esercenti il servizio di presentare alla verifica dei competenti uffici
del Comune i suddetti mezzi.
Le spazzature domestiche devono essere raccolte e trasportate fuori dall’abitato almeno a giorni
alterni ed il trasporto deve effettuarsi prima delle ore 14, in modo che dopo tale ora nessun carro
trasportante immondizia potrà circolare entro l’abitato.
Per gli ospedali, le case di cura, gli alberghi, i ristoranti, i luoghi di mercato, i negozi che
trattano materie soggette a facile putrefazione, o comunque ad esalazioni incomode, l’Autorità
Comunale può in qualunque momento, ove ne riconosca la necessità, prescrivere mediante
ordinanza che lo sgombro delle immondizie sia effettuata con maggiore frequenza ed anche
giornalmente.
Gli ospedali o gli Istituti di cura che ne facciano domanda, potranno essere autorizzati a
distruggere totalmente, mediante incenerimento, spazzature, oggetti di medicazione, ecc..., purchè i
relativi impianti, a giudizio dei competenti uffici, si dimostrino atti allo scopo.

ART. 50
FOCOLARI

Ogni focolare dovrà avere una canna propria e prolungata fino oltre il tetto e sempre mantenuta
in perfetto stato di funzionamento.
Il focolare della cucina e quelli destinati ad altri usi domestici devono essere muniti di apposita
cappa con foro e tubo di aspirazione di almeno 20 centimetri di diametro.

ART. 51
CANNE CAMINO

Le bocche, canne e tubi di camino, di stufa o di forno, non potranno essere addossate contro
pareti di legno, salvo che siano separati da una distanza di almeno 15 centimetri.

ART. 52
CALORIFERI

I caloriferi ad aria calda devono essere alimentati da aria presa direttamente dall’esterno, non
però dalla via pubblica. La bocca di presa dovrà essere munita di reticella metallica. Deve essere
assicurata l’ermetica chiusura fra i pezzi metallici del calorifero, allo scopo di impedire qualsiasi
mescolanza dei prodotti della combustione con l’aria della camera di riscaldamento. Il locale in cui
viene collocato il calorifero deve essere ampio, bene illuminato naturalmente, di facile accesso e
separato dal deposito del combustibile.
Gli impianti di riscaldamento a nafta e simili combustibili, saranno autorizzati di volta in volta
e dovranno essere adottate tutte le misure tecniche necessarie per impedire il prodursi eccessivo del
fumo e il suo spandersi sul vicinato.
Sono proibiti tutti gli apparecchi e sistemi di riscaldamento che abbiano per effetto di produrre
cattive esalazioni.

ART. 54
CAMINI

Non si potrà fare esalare il fumo interiormente al tetto o stabilire condotti di fumo con tubi
esterni ai muri prospettanti sul suolo pubblico.
I camini della case private, dei caloriferi e simili, nei quali si bruci combustibile che sviluppi
quantità di fumo, di fuliggine, di cenere, di odore ecc... recanti danno o molestia al vicinato
dovranno essere modificati secondo le prescrizioni che ordinerà il Podestà, sentito l’Ufficiale
Sanitario, caso per caso.
Nell’interno della case e nei cortili, corridoi, anditi, ecc... qualsiasi operazione (tostatura del
caffè, verniciatura a caldo, lavorazione della gomma, ecc...) che dia luogo a sviluppo di odore acre
o comunque incomodo, od a fumo, deve essere praticata sotto cappe di aspirazione idonee munite di
tubi che si prolungano sopra i tetti.
Senza pregiudizio delle disposizioni dell’art. 574 del Codice Civile, i camini per uso industriale
dovranno elevarsi almeno sei metri oltre la massima altezza di cui sono suscettibili i fabbricati
destinati meno di 50 m. dai camini stessi.

ART. 55
CANALI DI GRONDA

Ogni fabbricato deve avere la gronda del tetto, sia verso la via pubblica che verso i cortili ed i
recinti, muniti di doccia metallica di ampiezza sufficiente a ricevere e convogliare le acque pluviali
al tubo di sfogo.
Nelle docce e nei tubi di sfogo è assolutamente vietato di immettere acque lorde o di lavatura
domestica provenienti da cessi, acquai, bagni, ecc...
Le acque pluviali dei tetti verso piazze, vie, veicoli, ed altri siti di uso pubblico e verso i cortili,
per mezzo dei tubi dovranno sfogare per appositi cunicoli nelle chiaviche, dove queste esistono, e, a
suo tempo, in quelle che verranno costruite, colle modalità fissate dall’Amministrazione Comunale.
I proprietari delle case debbono mantenere in perfetto stato le docce quanto i tubi di sfogo.

ART. 56
RIPULITURA CASE

Salvo le eccezioni riportate nel regolamento edilizio, tutte le fronti dei muri rivolti a pubbliche
vie, vicoli, piazze e corsi, o da questi luoghi visibili, le pareti dei muri che circondano cortili e
giardini, le pareti dei pilastri, le volte ed i soffitti dei portici e delle gallerie, le cancellate, le pareti
degli anditi, degli atri, delle scale, dei corridoi, delle soffitte debbono essere intonacate, imbiancate
, colorate o verniciate e tenute costantemente pulite e in buono stato. I restauri e le ripuliture delle
detti parti delle fabbriche dovranno essere fatte tutte le volte che il Podestà ne riconosca la
necessità.

ART. 57
RIMESSE
Le rimesse che servono non soltanto al semplice deposito di vetture o veicoli, ma anche alla
nettezza di questi, devono essere provviste di scolo per le acque di lavatura, ciò rispettivi chiusini
inodori.

ART. 58

Nelle case e nelle loro adiacenze è vietato di tenere animali domestici o da cortile quando, per
il loro numero, per i rapporti col vicinato, per deficiente ampiezza degli ambienti dove si tengono,
od anche per la difettosa manutenzione, costituiscano una causa di insalubrità ovvero possono
recare danno od incomodo ai vicini.
Il Podestà potrà concedere di tenere depositi e commercio di polli od altri volatili, quando sia
accertato, dopo visita dell’Ufficiale Sanitario, che la località è addetta a tale uso, si trovi nelle
condizioni richieste della pubblica igiene e non potrà arrecare danno o molestie agli abitanti della
casa e delle case vicine.

ART. 59
CASI SPECIALI

È vietato di tenere case di cure zooiatriche o stazioni di allevamento di cani, gatti, conigli, cavie od
altri animali, senza il permesso del Podestà, che potrà concederlo previa ispezione tecnico-igienica,
la quale accerti che tali esercizi od industrie possono funzionare nelle condizioni volute dall’igiene
e senza danno e molestia degli abitanti della casa o di quelli delle case vicine.

Capitolo 8°
Approvvigionamento e distribuzione dell’acqua,
per uso potabile e domestico

ART. 60
VIGILANZA

L’Ufficiale Municipale d’igiene deve, con le modalità che verranno formulate dal Podestà e
notificata agli eventuali interessati mantenere una continua e rigorosa vigilanza:
a) sulla località di presa delle acque condotte in Città;
b) sulla loro conduttura;
c) e soprattutto sulle condizioni delle acque stesse e facendo praticare dai laboratori
provinciali periodicamente l’esame batteriologico e fisico-chimico.
Ogni sospetto o accertamento di alterazione nelle buone condizioni delle acque devono essere
denunziate al Podestà dall’Ufficiale Sanitario, il quale unirà proposte per gli opportuni schiarimenti.

ART. 61
FONTANE PUBBLICHE
Le fontane pubbliche devono essere costruite in modo che non sia possibile l’inquinamento
dell’acqua nell’atto dell’attingimento.

ART. 62
APPROVVIGIONAMENTO CASE

Nessuna casa sarà dichiarata abitabile o potrà essere data in tutto od in parte in affitto, se non
sia fornita di acqua di pozzo, riconosciuta salubre dall’Ufficiale Sanitario, per le parti del territorio
prive di condutture, o di acqua dell’acquedotto municipale.
Nel raggio di distribuzione dell’acqua condotta, tutte le case dovranno essere provviste dalla
detta acqua mediante apposita conduttura, nella quantità sufficiente per l’abitazione di ciascuna
famiglia.
Salvo per le cause di guasti accidentali o di riparazione ecc... nella tubatura di distribuzione, è
vietato ai proprietari ed ai loro rappresentanti di togliere o di menomare in qualsiasi modo il libero
afflusso dell’acqua agli inquilini, sai di giorno che di notte.
Gli esercizi pubblici, i laboratori, le officine, gli stabilimenti industriali, gli stallaggi, le rimesse
per le automobili, ecc... annessi a case di abitazione, devono avere uno speciale dotazione di acqua
propria, per modo che non venga da essi diminuita la quantità prescritta per i casigliani.
Nei detti stabilimenti anche gli orinatoi devono essere provvisti di acqua a cacciata.
Il quantitativo d’acqua sarà in litri 50 giornalieri per persona.
Le prese dell’acqua delle condotte pubbliche devono essere fatte direttamente dal tubo stradale
ad afflusso libero e continuo (diurno e notturno) misurato e contrassegnato automaticamente da
apparecchio contatore, escluso l’impiego dei serbatoi o vasche di qualsiasi dimensione che potranno
essere ammessi solo quando l’acqua debba servire ad uso industriale per bagni, per latrine, ecc...

ART. 63
ACQUE INSALUBRI

Per il combinato disposto dagli art. 69 (comma e) e 114 della legge sanitaria ( T.U. 1° agosto
1907) e dell’art. 85 delle istruzioni ministeriali sull’igiene del suolo e dell’abitato in dipendenza
degli art. 97 e 123 del Regolamento Generale sanitario 3 febbraio 1901, è proibito di vendere,
distribuire, fornire o mettere altrimenti in commercio per uso alimentare, acqua di condotta o di
sottosuolo, e quindi anche di pozzo, contaminata od insalubre.

ART. 64
CHIUSURA DEI POZZI

Sempre quando l’Ufficiale Sanitario riconosca non salubre o non potabile l’acqua di un pozzo
destinata ad uso alimentare, il Podestà, su rapporto dell’Ufficiale Sanitario, farà chiudere il pozzo
stesso e farà provvedere la casa di acqua salubre e potabile, e come tale riconosciuta dall’Ufficiale
Sanitario.
Quando la casa sarà provvista di acqua salubre e potabile, il Podestà potrà permettere che il
pozzo sia riaperto, purchè sopra il medesimo sai scritto direttamente sul muro e con caratteri ben
leggibili “ Acqua non bevibile “.
Tale scritta dovrà essere rinnovata tutte le volte che, per qualsiasi ragione, fosse diventata
illeggibile.
ART. 65
POTENZIALITA’ DEL CONTATORE E DELLE CONDOTTE

Il contatore e le condutture di presa ed interne dovranno essere del diametro atto a permettere la
somministrazione dell’acqua in quantità sufficiente per tutti i servizi di uno stesso stabile.

ART. 66
MODALITA’ SCARICO

I pozzi di acqua per uso di bevanda o domestico devono essere scavati, per quanto possibile,
lontani da qualunque causa di inquinazione da parte del terreno circostante, tenuto conto soprattutto
della direzione del movimento della falda liquida sotterranea.

ART. 67
POZZI ACQUA VIVA

I pozzi d’acqua potabile devono distare almeno quindici metri dai pozzi neri o dai depositi di
letame o di immondizie: la loro apertura deve essere contornata da uno spazio di suolo libero ed
impermeabile con pendenza verso l’esterno.

ART. 68
ATTINGIMENTO ACQUA

I pozzi devono sempre essere muniti di pompa per il sollevamento dell’acqua o di altro elevatore
meccanico equivalente; i pozzi devono essere frequentemente ripuliti. Qualora si tratti di una casa
abitata dalla sola famiglia del proprietario, l’attingimento potrà farsi anche mediante il secchio, ma
questo dovrà essere fisso alla catena.

ART. 69
SALUBRITA’ ACQUA

I proprietari di condotti di acqua e dei pozzi sono tenuti a fare eseguire i lavori necessari, per
assicurare la salubrità dell’acqua, che ad essi fossero indicati dall’Autorità Municipale.

ART. 70
POZZI ABBANDONATI

Qualunque volta un pozzo venga abbandonato dovrà essere demolito.

ART. 71
LAVATOI PUBBLICI

E’ proibito lavare biancheria od altri indumenti in acque luride o comunque inquinate.

ART. 72
Durante le epidemie ed in qualsiasi caso di malattia contagiosa, è severamente vietato il lavare
biancheria o indumenti di ammalati di queste forme o sospetto d’esserlo, nei pubblici lavatoi o
fontane, ma invece lo si dovrà fare in particolari recipienti nelle singole abitazioni. In questo caso si
disperderanno i detriti in apposite fosse previ disinfezione da farsi secondo le istruzioni
dell’Ufficiale Sanitario.

Capitolo 9°
Allontanamento dalle case e dall’aggregato urbano
dei rifiuti domestici e delle acque immonde

ART. 73
POZZI NERI

Riservata al Municipio la facoltà di imporre ai proprietari l’obbligo dello sfogo delle acque
domestiche di rifiuto e delle materie immonde dalle case nei canali a ciò destinati le materie e le
acque immonde delle latrine, delle case, dei laboratori, dei magazzini, degli uffici, delle stalle, delle
scuderie, degli orinatoi interni, dei lavandini, dei bagni, ecc... agli effetti del presente regolamento,
per intanto, e per seguito nella località dove non è possibile e non può essere permesso valersi di
canali municipali, debbono essere scaricati in appositi pozzi neri.

ART. 74
MODALITA’ COSTRUZIONI

I pozzi neri da costruirsi saranno di capacità proporzionata alla loro destinazione; i medesimi
saranno costruiti con canna in muratura di mattoni di prima qualità, dello spessore non minore di
centimetri 38 con massicciata sul fondo di muratura greggia, di spessore di centimetri 45 e con
volto superiore dello spessore di centimetri 25, con intonaco di cemento su tutta la superficie
interna che ne assicuri la completa impermeabilità.
La forma dei nuovi pozzi sarà di pianta rettangolare con incurvatura nei risvolti o circolari
oppure ellittica: in ogni caso dovrà avere il fondo a bacino.
I pozzi neri dovranno avere la profondità non maggiore di metri 3 dal suolo variabile. Quelli
che risulteranno avere profondità maggiore dovranno essere modificati in guisa da soddisfare a tale
prescrizione. Le bocche dei pozzi dovranno essere munite di telaio in pietra a doppio chiusino con
interposto strato di creta che impedisca le esalazioni e non renda difficile la vuotatura.
I pozzi neri saranno situati in modo che la minima distanza tra le loro pareti esterne e quelle
parimenti esterne dei pozzi d’acqua potabile non sia inferiore a metri quindici.

ART. 75
UBICAZIONE
Non si potranno aprire pozzi destinati a ricevere materie immonde fuorché in cortili, giardini,
ed in altri luoghi privati non coperti nei quali sia sempre possibile eseguire lo spurgo con sistema
inodoro.
Anche solo nei casi eccezionali e sentito il parere dell’Ufficiale Sanitario si potrà concedere
l’impianto di fosse per la depurazione biologica del liquame dei pozzi neri e successivo scarico del
liquido così depurato nelle acque correnti superficiali ( canali lavabili, torrenti, canali di irrigazione
o industriali, ecc...) purché dopo breve percorso si scarichino in un fiume e si osservino le seguenti
prescrizioni:
1° ) la concessione, salvo il diritto dei terzi, sia precario o revocabile in qualsiasi tempo e per
qualsiasi causa ad esclusivo giudizio della civica Amministrazione mediante semplice
preavviso di tre mesi e senza diritto ai concessionari di chiedere compensi di sorta.
2° ) appena sarà eseguita la fognatura nera nelle località e nelle adiacenze sia fatto obbligo ai
concessionari di immettere direttamente le materie luride provenienti dalle loro case e di
demolire le fosse ed il filtro per la depurazione biologica ed il tratto di canale che scarica
il liquido depurato nei canali bianchi.
3° ) l’impianto depuratore sia costruito secondo i sistemi più in uso cioè: Matter, Platt, Scott,
Monorieff o simili e preferibilmente deve constare di tre fosse murate impermeabili,
comunicanti tra loro, la prima delle quali funzioni da pozzo di raccoglimento delle acque
di fogna ed abbia la capacità almeno del doppio del volume giornaliero delle acque di
rifiuto; la seconda sia costruita in guisa che vi si possa compiere la fermentazione
anaerobica e la terza sia una camera aerobica provvista di condotto di ventilazione e
munita di filtro il quale dovrà essere costruito con lastre bucherellate su cui si disporrà
uno strato di scoria di carbone ( maciafer ridotto in piccoli pezzi dell’altezza di almeno
un metro, affinchè possa effettuarsi perfettamente la sua azione di filtro aerobico).
4° ) il canaletto di scarico del liquido depurato sia costruito con tubi di grés del diametro non
maggiore di metri 0,20 e munito di regolare pozzetto in muratura con sifone e facilmente
ispezionabile.
5° ) il mantenimento del suddetto canale e delle fosse settiche in buono stato di
funzionamento con frequenti lavature ed al caso la parziale o totale sostituzione del
materiale filtrante siano sempre a carico totale dei concessionari.
6° ) sia inoltre fatto obbligo ai concessionari di mettere in atto tutti gli ulteriori provvedimenti
che possono essere ritenuti necessari e vengano suggeriti dall’Amministrazione Civica
per ottenere una più efficace depurazione e per evitare nocive e moleste emanazioni.

ART. 76
POZZI NERI GIA’ ESISTENTI

Le norme prescritte pei pozzi neri dall’art. 74 dovranno essere adottate per quanto possibile
anche per quelli esistenti, occorrendone la riforma o riparazione: ove ciò non fosse possibile si
eseguiranno le norme che secondo il caso verrano prescritte dal Podestà sentito l’Ufficiale
Sanitario.

ART. 77
ORINATOI

Gli orinatoi, dove esistono canali neri, dovranno con appositi cunicoli avere in esso regolare
sfogo con l’interpolazione di adatto sifone.
In difetto le orine raccolte nei medesimi, dovranno essere condotte in appositi pozzetti di
sufficiente capacità costrutti in modo impermeabile ed alla distanza dai pozzi d’acqua potabile
prescritto dall’art. 74 per i pozzi neri.
Non potranno gli orinatoi avere scarico diretto nei pozzi neri, salvo che il canale di
trasmissione sia munito di sifone. Inoltre potranno risultare in nicchie profonde almeno 40
centimetri, nella grossezza del muro con fondo a vaschetta rialzata rispetto al piano del marciapiede
foggiato a becco che si avanzi tra i due soppedanei e munito di alette metalliche di riparo sporgenti
15 centimetri.
Gli orinatoi interni devono essere tenuti in buono stato di conservazione di funzionamento e di
nettezza per parte dei proprietari.

ART. 78
VUOTATURE POZZI NERI

I proprietari di case della città e sobborghi devono fare vuotare i pozzi neri prima che siano
completamente pieni, con le norme di cui nel regolamento di polizia.

ART. 79
MODALITA’

La vuotatura dei pozzi neri, salvo casi speciali, deve praticarsi da vuotacessi autorizzati e con
sistema atmosferico. Tale vuotatura potrà essere effettuata anche durante il giorno, purché il sistema
atmosferico adoperato sia completamente inodoro e capace di neutralizzare e distruggere tutti i gas
puzzolenti e nocivi; sia fatta con apparecchio di aspirazione automatica che garantisca l’assoluta
impermeabilità del sistema, tanto durante lo spurgo, quanto durante il trasporto, nonché il facile
controllo del completo riempimento della botte.
Nei casi speciali, nei quali sia assolutamente impossibile la vuotatura dei pozzi neri col sistema
atmosferico, da constatarsi dagli uffici municipali competenti, la medesima potrà essere praticata
con mastelli e verricelli; però solo dalle ore 24 alle 5 nei mesi di maggio a ottobre e dalle 23 alle 6
negli altri mesi.

ART. 80
TRASPORTO MATERIA FECALI

Le materie estratte dai pozzi neri si devono trasportare fuori dall’abitato in modo che non ne
esali fetore e non ne avvenga spandimento e si devono subito utilizzare in luoghi distanti non meno
di 50 metri da case abitate, ovvero immettersi dei depositi a ciò destinati.
E’ però vietato di servirsi di tale materia per concimare e innaffiare le ortaglie.
Per il trasporto delle materia fecali, sia dai pozzi neri, che dai depositi, si deve fare uso di carri-
botte perfettamente chiusi, provvisti possibilmente di sistema pneumatico e, in ogni caso, capaci di
servire allo scopo senza dare luogo a spargimenti e a fetide esalazioni.

ART. 81

Non possono esercitarsi ameno di 400 metri dall’abitato e da meno di metri 50 dalla strade
pubbliche industriali, comprese nella prima categoria dell’elenco delle industrie insalubri, depositi
insalubri o molesti senza il permesso del Podestà previo parere dell’Ufficiale Sanitario, che dovrà
accertarsi della validità ed efficacia dei mezzi per la tutela della sanità pubblica. Le cautele
richieste saranno quelle indicate dalla legge sanitaria.
Per le industrie che emanano odori nauseanti si dovranno applicare opportuni mezzi per
neutralizzare gli odori.

ART. 82

Spetta al Podestà, su conforme parere dell’Ufficiale Sanitario, permettere che sia mantenuta
nell’abitato un’industria classificata nella prima categoria quando l’Ufficiale Sanitario stesso abbia
accertato che per l’introduzione di nuovi metodi o speciali cautele l’esercizio di essa non possa
nuocere alla salute del vicinato.

ART. 83

I depositi di materiali fecali a scopo agricolo o commerciale sono considerati quali industrie
insalubri e potranno essere autorizzati sotto le seguenti condizioni:
1° ) il deposito dovrà essere chiuso con muro di cinta;
2° ) il muro dovrà distare almeno metri 400 dell’abitato e metri 50 dalle strade pubbliche;
3° ) le materie fecali dovranno essere raccolte in serbatoi coperti e costruiti a fondo e da pareti
impermeabili;
4° ) l’immissione e l’estrazione delle materie del serbatoio dovrà farsi con mezzi atti ad
evitare lo sperdimento;
5° ) i relativi attrezzi e carri dovranno rimanere nel deposito stesso.

ART. 84
FOGNATURA DOMESTICA

E’ vietata la immissione nei tubi delle lastrine degli acquai e simili, dei corpi solidi, dei residui
di cucina, dei rottami, ecc... che possono ingombrarne la circolazione.
Ogni guasto delle latrine, dei lavandini e degli immondezzai, da cui possono derivare
trasudamenti di materie putride, esalazioni moleste o inquinamento dell’acqua, umidità o
sudiciume, deve essere immediatamente riparato dal proprietario; e se ciò non verrà eseguito nel
termine prescritto dal Podestà, questi, salvo le penalità comminate per le contravvenzioni al
presente regolamento, provvederà d’ufficio all’esecuzione dei lavori necessari, a tutte spese del
proprietario renitente.

ART. 85
ESECUZIONE OPERE

Nessuno può riparare o costruire qualsivoglia canale di scolo, ne di acque pluviali, ne di acque
cloacali o di lavatura o comunque luride, senza che ne sia stato concesso speciale permesso al
Podestà.
Le opere riferentesi specialmente alle immissione nelle fognature pubbliche non possono
eseguirsi fuorché previa visita e sotto la sorveglianza del Municipio, anche quando devono farsi
nell’interno di un edifizio, ed una volta iniziati devono senza sospensione essere integralmente
condotte a termine.
Il permesso dovrà essere chiesto al Podestà dal proprietario o dai proprietari o dal condominio
maggiore interessato dello stabile nel quale, od a vantaggio del quale, le opere debbono essere
eseguite, e la domanda dovrà essere corredata dalle seguenti indicazioni e documenti:
a) designazione delle vie, corsi o piazze verso le quali fronteggia lo stabile o verso cui,
comunque, debbono avere luogo gli scarichi;
b) nome e cognome del proprietario o dei condomini e indicazioni delle rispettive proprietà;
c) indicazione dell’uso a cui sono destinati i fognoli od i condotti se ciò, per materie fecali,
per acque di lavandini, per acque di rifiuto di industrie, per acque pluviali provenenti da
tetti, da cortili, da terrazzi, ecc... per scarico di acque potabili e simili;
d) se lo stabile è fornito d’acqua potabile di condotta ed in quale quantità; se vi esistano pozzi
d’acqua potabile od altre acque qualsiasi;
e) relazione spiegativa dei lavori da eseguire.
Anche dopo terminate le opere di fognatura di cui è stato concesso il permesso, sia che si tratti
di fognatura generale o parziale di uno stabile o sia anche di semplice riforma o restauro, dovrà
essere tosto fatta richiesta al Podestà della visita di ricognizione.

ART. 86
FOGNATURA NELLE VECCHIE E NUOVE COSTRUZIONI

Negli stabili laterali e vicini alle vie, alle piazze, ai corsi ed alle strade, od ai siti di uso
pubblico provvisti di regolare fognatura non è permesso di costruire alcun nuovo pozzo nero o
pozzo perdente per smaltire acque piovane, od impiantare altri sistemi di servizio di latrine o di
scarico di acque qualsiasi, che non siano in correlazione col sistema di fognatura adottato dal
Municipio.
I pozzi neri, i pozzi perdenti, i canali relativi agli uni e agli altri, i siti di deposito di materie
immonde e simili, dopo eseguite le immissioni nelle pubbliche fogne all’uopo destinate, dovranno
essere completamente vuotati, disinfettati e riempiti di materie non infette a cura e spese dei
proprietari, sotto l’immediata sorveglianza del Municipio.
Potrà il Podestà concedere la conservazione dei pozzi neri che già esistano in piani sotterranei e
per i quali, a causa della differenza di livello colle fogne stradali, non sia possibile la diretta
immissione nelle medesime, sempre che però non si possa provvedere diversamente e nonché i
pozzi siano affatto impermeabili ed isolati e siano muniti di apparecchio per la vuotatura
automatica.

ART. 87
FOGNATURA INDUSTRIALE

Non potranno scaricarsi direttamente in nessun canale stradale le materie liquide di scolo
provenienti da esercizi di industrie in genere, quando contengano sostanze melmose, ingombranti,
acide o soverchiamente alcaline, se prima non saranno per cura e per spese degli interessati e
coll’assistenza di un incaricato municipale neutralizzate o leggermente alcalinizzate o praticanti
quegli altri trattamenti ed adempiute quelle altre prescrizioni che il Municipio, avuto riguardo alle
esigenze dall’igiene ed alla conservazione delle opere di fognatura, si riserva di stabilire caso per
caso, in relazione alle disposizioni della legge sulla sanità pubblica e del presente regolamento.
Per conseguenza gli interessati, nel chiedere la licenza di immissione dei liquidi dei canali della
fognatura, devono indicare la reazione che tali liquidi hanno e, se hanno reazione acida o alcalina
caustica, gli interessati stessi dovranno costruire nel loro stabilimento uno o più vasche
impermeabili di adeguata capacità, nelle quali siano raccolte le dette acque per procedere alla loro
neutralizzazione prima della immissione nella fognatura.
Queste operazioni di neutralizzazione non esonerano gli interessati dalle filtrazioni dei liquidi
di scolo, ove queste venissero ritenute necessarie dall’ufficio di igiene.

ART. 88
TUBI DI SCARICO ACQUE DI RIFIUTO

Gli scarichi degli acquei o lavandini o di qualsiasi acqua di rifiuto, potranno avere tubi distinti
oppure essere uniti ai condotti verticali dei cessi. In entrambi i casi però, dovranno essere provvisti
di chiusura idraulica a doppia ispezione e ad azione continua, da collocarsi almeno 20 centimetri al
di sotto degli acquai o lavandini e simili e prima dell’innesto col tubo discendente di scarico.
I tubi di scarico delle latrine, degli acquai o lavandini, delle tinozze per bagno, degli orinatoi e
di ogni smaltitoio di acqua domestica devono essere muniti di chiusura idraulica dotata di tubo di
ventilazione ispezionabile, oppure di altra chiusura equivalente, atta ad evitare qualsiasi esalazione.
I tubi di scarico delle latrine, degli orinatoi, degli acquai, dei lavandini, delle tinozze per bagno,
ed ogni altro smaltitoio d’acqua domestica nei pozzi o canali neri, devono essere impermeabili, di
ghisa, di piombo, di grés o di eternit, ben connessi nei giunti da impedire qualsiasi infiltrazione od
esalazione e così disposti e mantenuti da assicurare sempre il libero deflusso; i tubi di eternit
devono essere usati limitatamente alle case di abitazione e simili, esclusi i fabbricati ad uso
industriale.

ART. 89
MODALITA’ DI COSTRUZIONE

I condotti per gli scarichi liquidi di ogni natura, tanto interni quando esterni alle proprietà,
dovranno essere fatti con tubi impermeabili di grés o di ghisa incatramati, oppure di altro materiale
approvato dall’Amministrazione Comunale.
Per i soli condotti pluviali potranno essere ammessi i tubi di cemento a lenta presa di ottima
qualità.
Le unioni dei diversi pezzi dovranno essere fatte colla maggiore cura in modo che le
connessure riescano a perfetta tenuta d’acqua, e non presentino scabrosità o sporgenze all’interno.
I tubi delle latrine, dei lavandini e di qualunque scarico quando non siano nell’interno dei muri,
dovranno essere collocati entro canne o vani bene intonacati e distaccati dalle pareti di esse.

ART. 90
AFFLUSSO DELLE FOGNE

Prima dell’innesto della condotta lurida privata nella fogna pubblica, sarà collocato un
intercettatore idraulico e tubo a sifone facile ad essere ispezionato ed accessibile da apposito pozzo
di ispezione munito di chiusino, costruito nel sotterraneo, nel cortile dell’ingresso, secondo il tipo
stabilito dal municipio.

ART. 91
RIPARAZIONI D’URGENZA
Qualora si verificasse, per qualsiasi causa, qualche inconveniente nella conduttura stradale che
richiedesse temporanea sospensione di immissioni private ed altri provvedimenti, il Municipio
addiverrà il più sollecitamente possibile alle necessarie riparazioni, ma in ogni caso, non potrà mai
essere molestato per nessun motivo o pretesto per risarcimento di danni.

ART. 92
DEPOSITI IMMONDIZIE

Nessun deposito di immondizie e nessun stabilimento destinato alla distruzione od alla


utilizzazione di esse, può essere istituito nel territorio del Comune se non a distanza di 500 metri
dalle abitazioni agglomerate ed a metri 100 almeno da ogni abitato isolato e da ogni strada
frequentata.
L’apertura di tali depositi e stabilimenti deve essere autorizzata ai fini della tutela dell’igiene
pubblica, dell’Autorità Municipale a cui gli interessati devono presentare a tal fine, domanda
formale corredata dalla planimetria indicante la località, del progetto di costruzione degli edifici, e
di una relazione particolareggiata sugli impianti, sui funzionamenti dei servizi, sui procedimenti di
utilizzazione e di distruzione delle immondizie e sui mezzi adottati per la tutela sanitaria del
personale addetto all’azienda.
Durante ed ai fini dell’istruttoria per rilascio del permesso di aprire il deposito e lo stabilimento
l’Autorità Municipale può richiedere quelle maggiori informazioni e prove per accertare che lo
stabilimento sarà in grado di funzionare regolarmente, con la pronta elaborazione delle spazzature
ed eliminazione dei residui senza alcun pericolo per l’igiene e la sanità pubblica.
L’Autorità Municipale, esaurita l’istruttoria ed ove intenda concedere l’autorizzazione
trasmetterà la domanda con i documenti al circolo di ispettorato del lavoro per le prescrizioni di sua
competenza ai sensi del regolamento generale sull’igiene del lavoro ( R.D. 14 aprile 1927 n° 530).
Le immondizie devono rimanere il minor tempo possibile nei depositi; i rifiuti non suscettibili
di utilizzazione industriale devono essere immediatamente distrutti e ciò senza pregiudizio di
quanto dispone l’art. 26 del regolamento generale sull’igiene del lavoro.
Ogni stabilimento autorizzato alla raccolta delle spazzature deve essere munito di un forno di
adeguate proporzioni, nel quale si possono distruggere le medesime, quando, a giudizio
dell’Ufficiale Sanitario, esse provengano da alloggi, ospedali ed istituti nei quali si siano
manifestati casi di malattie infettive a carattere contagioso.
Tali immondizie dovranno essere raccolte in cassette coperte e incenerite direttamente senza
cernite nè mescolanze con altre spazzature; le cassette e i carri che le trasportano verranno
disinfettati dal personale municipale addetto al servizio delle disinfezioni.
I depositi e gli stabilimenti suddetti sono soggetti agli effetti delle tutela dell’igiene pubblica,
alla continua vigilanza dell’Autorità Comunale, la quale può in qualunque modo fare per mezzo dei
funzionari tecnici ed agenti addetti ai servizi di igiene e di polizia, ispezioni e verifiche.
Ove nelle ispezioni eseguite vengano rilevate irregolarità pregiudichevoli all’igiene, il Podestà
ordinerà al titolare dell’azienda i provvedimenti necessari a tutela dell’igiene pubblica, con
fissazione di termine perentorio per l’adempimento, scaduto il quale, senza che sia stato
ottemperato all’ordine, sarà elevata formale contravvenzione, senza pregiudizio del procedimento
contravvenzionale, cui possa dar luogo la stessa irregolarità rilevata.

Capitolo 10°
Edifici e stabilimenti pubblici e privati

ART. 93
COLLEGI, CONVITTI, ECC...

Chiunque intende aprire scuole private, convitti, educandati, asili infantili, orfanotrofi e simili,
deve darne avviso almeno 15 giorni prima al Podestà affinché egli possa far praticare dall’Ufficiale
Sanitario le visite necessarie per redigere le attestazioni, di cui nel regolamento governativo per
l’istruzione elementare in vigore, per far risultare se le condizioni interne ed esterne del locale
destinato ad uno degli usi suddetti, soddisfino o non a tutte le esigenze dell’igiene ed alle
disposizioni contenute nel regolamento in vigore sugli edifici scolastici per l’esecuzione della legge
15 luglio 1906 n° 383, e a tutte le altre che venissero emanate in proposito; pertanto gli edifici
destinati alla convivenza, di molte persone (collegi, istituti, opifici, asili e simili ) dovranno avere
tutte le condizioni richieste dal presente regolamento per le case adibite ad uso di abitazione.
Avranno inoltre:
a) locali di ampiezza proporzionata al numero degli individui che vi sono accolti;
b) dovranno altresì essere forniti di acqua sufficiente, di cessi, di lavandini e di locali per
bagni, rispondenti alle norme di igiene e saranno tenuti con la più scrupolosa nettezza,
provvedendo, ove occorra, a restauri, imbiancature, disinfezioni e a tutte le opere che
fossero reclamate dall’igiene.
Quando i proprietari, conduttori, direttori, ecc... dei suddetti istituti non ottemperassero alle
disposizioni accennate entro un termine prefisso, oltre alle pene sancite per i contravventori al
presente regolamento, il Podestà, potrà ordinare l’esecuzione dei lavori ex officio ed in casi gravi
anche la chiusura dell’istituto.

ART. 94
SERVIZIO SANITARIO

Per ciascuna collettività in genere, sia essa istituto di educazione o di beneficenza,


l’Amministrazione deve provvedere alla nomina di un medico responsabile dei servizi sanitari,
igienici e profilattici, e di un sanitario che deve sostituire il dirigente in caso di assenza.
E’ fatto obbligo di dare conoscenza di quanto sopra all’ufficio d’igiene comunale.

ART. 95
INFERMERIA

I collegi, convitti, educandati, case di lavoro, di ritiro, di asilo e simili, dovranno essere
provveduti di infermeria ben aerata, salubre e opportunamente disposta perchè sia evitato il contatto
degli ammalati con i sani, nonchè di camere di isolamento per gli ammalati contagiosi.
Annessi all’infermeria, od in altro locale apposito, vi saranno bagni in numero sufficiente.

ART. 96
SCUOLE
Nella costruzione di edifici scolastici si osservano le disposizioni di legge e regolamenti
speciali.

ART. 97
ALBERGHI - LOCANDE

Indipendentemente dalle prescrizioni di sicurezza pubblica vigenti a riguardo, chiunque intenda


assumere esercizio di alberghi, dormitori, di locande, d’affittacamere, d’affittaletti, o qualsiasi altro
luogo per dare alloggio o ricovero, anche temporaneo, a persone, deve ottenere l’autorizzazione del
Podestà che la concederà, su parere favorevole dell’Ufficiale Sanitario, mediante domanda nella
quale devono essere indicate la via e la casa dove intende impiantare l’esercizio. Alla domanda
deve essere unito il consenso del proprietario dello stabile.
La licenza per l’esercizio stesso, dovrà essere rinnovata ogni anno al termine della scadenza;
ogni cambiamento di locale o di proprietario dovrà essere immediatamente denunciato al Podestà, il
quale, per mezzo del personale tecnico municipale dell’Ufficio d’Igiene provvederà per la visita
igienico sanitaria dei locali.

ART. 98
CONDIZIONI ESERCIZIO

Il Podestà prima di rilasciare l’autorizzazione farà verificare le condizioni dei locali che, oltre
alle norme generali di questo regolamento ed oltre a quelle date dal R.D. 24 maggio 1925 n° 1102,
per migliorie igieniche negli alberghi, devono rispondere alle seguenti:
a) la capacità delle camere da letto sarà tale da assicurare ad ogni persona almeno 30 mc. di
aria;
b) ogni camera sarà munita di una o più finestre proporzionate alla sua ampiezza ed al numero
dei letti che contiene;
c) tutte indistintamente le pareti del locale dovranno essere immuni di umidità e mantenute
pulite od almeno imbiancate;
d) i pavimenti saranno formati e mantenuti in modo che riesca facile curarne la nettezza;
e) i letti dovranno essere decenti, con biancheria pulita;
f) le latrine saranno munite di chiusura idraulica ad azione continua, di tubo di ventilazione,
con serbatoio di acqua a scarico automatico in sufficiente quantità; il numero delle latrine
in ciascun locale sarà in proporzione del numero delle persone che potrà alloggiare e sarà
determinato dal Podestà; ad ogni modo, in ogni locale, vi dovrà essere almeno una latrina,
due ove vi siano fino a 20 letti, tre per più di 20, e così di seguito;
g) non potranno collocarsi letti nella cucina e nei locali in cui si apra direttamente qualche
latrina;
h) dovranno questi locali essere dotati di una quantità d’acqua per uso potabile e per pulizia
corporale, corrispondenti ai bisogni delle persone, d alloggiarsi e vi dovranno essere in
appositi cofani i recipienti necessari alla pulizia corporale degli alloggiati;
i) i locali destinati ad alloggio temporaneo (fatta eccezione per le camere degli alberghi) le
scale, i corridoi, le latrine, dovranno durante la notte essere costantemente e
sufficientemente illuminati.
Indipendentemente dalle latrine prescritte per gli alberghi, trattorie, locande, ecc... tutti gli
esercizi di caffè, liquoristi, birrerie, trattorie, cantine e simili luoghi di pubblico ritrovo (teatri,
cinematografi, ecc...) dovranno avere nel cortile o nell’interno della case uno o più orinatoi ad
acqua continua, convenientemente riparati o comodi per i frequentatori.

ART. 99
NUMERI LETTI

Il numero dei letti da collocarsi nelle camere degli alberghi risulterà da apposito cartelli o
scritta applicata in modo indelebile sui muri o sulle porte. Cartello o scritta non potranno essere
asportati, cancellati o alterati e saranno collocati a cura del Municipio a spese del conduttore.
Nei dormitori in comune ciascun letto non potrà servire che per una sola persona.

ART. 100
STANZE AMMOBILIATE

Non sarà permesso di abitare locali per uso stanza ammobiliata, se non previa ispezione
sanitaria che accerti la salubrità dei locali, la loro ampiezza in relazione al numero delle persone da
alloggiare e l’esistenza delle altre condizioni reclamate dall’igiene.

ART. 101
DENUNZIA MALATI

Se qualcuno degli alloggiati nei locali contemplati dagli articoli precedenti viene colpito da
malattia, il conduttore deve fare richiesta del medico per i primi e più urgenti soccorsi e darne
immediato avviso all’ufficio d’igiene, anche a mezzo d’Ufficio di polizia municipale.

ART. 102
TRATTORIE - CAFFE’ - BAR

I locali che si vogliono destinare a trattoria o comunque a spaccio di vino o liquori al dettaglio,
dovranno avere i seguenti requisiti da accertarsi preventivamente dall’Ufficio Sanitario.
1. cubatura, aerazione e ventilazione abbondante e sufficiente;
2. pavimenti lisci ed impermeabili che possono facilmente essere lavati e disinfettati;
3. pareti lisce e lavabili fino all’altezza di metri due dal suolo. Quando le pareti siano rivestiti
di legno o di altro materiale, non laterizio, dovranno ugualmente prestarsi alla detta pulizia.
4. cessi ed orinatoi a chiusura idraulica e lavaggio automatico, in rapporto alla capacità del
locale, ventilati ed illuminati direttamente dall’esterno ed avente pareti e pavimenti
impermeabili con fognoli di scolo; i cessi e gli orinatoi dovranno essere di facile accesso
per gli avventori.
Non sarà concesso che i cessi e gli orinatoi siano situati in locali per accedere ai quali si
debba attraversare gli ambienti adibiti a cucina o a deposito di sostanze alimentari;
5. camino con cappa e tirafumo;
6. acqua potabile a presa diretta per bevanda e lavandino con acqua abbondante per lavaggio
del vasellame da tavola e da cucina.

ART. 103
CUCINE
Nelle locande, alberghi, trattorie e negli altri esercizi pubblici come pure nelle abitazioni
collettive, tutti i locali dove si conservano o si preparano cibarie, dovranno avere i vani di apertura
esterna muniti di reticelle metalliche protettive degli insetti.

ART. 104
PULIZIA LOCALI

Negli esercizi e in tutti quegli altri nei quali si consumano e si somministrano cibarie, dovrà
essere curata, oltre la massima pulizia dei pavimenti e delle pareti di tutti i locali, anche quella della
mobilia, della biancheria, delle stoviglie del vasellame da cucina e da tavola.
Le bottiglie, i bicchieri, i piatti e gli accessori da tavola devono inoltre essere risciacquati con
acqua corrente e conservati in modo da essere difesi dalle mosche e dalla polvere. E’ vietato esporre
cibarie se non racchiuse in vetrine o coperte da reticelle.

ART. 105
VIGILANZA IGIENICA

Sarà obbligo del conduttore di mantenere sempre i locali, le suppellettili, ecc... nelle
condizioni stabilite negli articoli precedenti e di permettere tanto di giorno quanto di notte il
personale delegato dal Podestà, possa penetrare nei suoi locali per accertarsi della salubrità e
regolarità dell’esercizio.
Per quanto non è contemplato nei precedenti articoli, di applicheranno le disposizioni del R.D.
24 maggio 1925, n° 1102 in omaggio all’art. 10 del decreto legge 12 ottobre 1919 n° 2099, nonché
le disposizioni per la lotta contro le mosche di cui al decreto del Capo del Governo 20 maggio 1928
in esecuzione della legge 23 marzo 1918 n° 858.

ART. 106
LABORATORI

Indipendentemente da tutte le altre condizioni che saranno imposte dal Podestà nell’esercizio
delle industrie insalubri, agli effetti dell’art. 68 della legge sanitaria (T.U.) e degli art. 93, 102, 104
e 105 del regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901 e del regolamento generale sanitario
sull’igiene del lavoro 14 aprile 1927, n° 530, i locali da lavoro nei quali si esercita un’industria,
dovranno avere superficie e cubatura proporzionate al numero degli operai che vi sono impiegati, e
in ogni caso mai inferiore a 10 mc ed a due Mq. per individuo, avere assicurate conveniente
ventilazione ed illuminazione, essere dotate di latrine proprie, di acqua potabile in quantità
abbondante (di condotta ove esista) e di tutto l’occorrente per i primi soccorsi d’urgenza in caso di
infortunio, di lavabi con erogazione in serie, di spogliatoi ed all’occorrenza di refettori e dormitori
proporzionati al numero degli operai ed in doppio reparto quando vi sia maestranza mista.
Negli stabilimenti in cui lavorino più di 50 operaie, vi sarà la camera di allattamento.
Nell’interno dei locali di lavoro dovrà esservi erogazione di acqua potabile mediante rubinetti a
zampillo saliente ed inclinato con relativa vaschetta di scarico regolamentare.
Negli stabilimenti con più di 200 operai dovrà esservi una camera per il pronto soccorso, con
letto a barella e con i medicinali necessari per i soccorsi d’urgenza e per il servizio medico.
ART. 107
LABORATORI

Senza pregiudizio delle norme stabilite per le industrie insalubri e per altre industrie speciali,
non è permesso esercitare nel territorio del Comune opifici, laboratori ed industrie di qualsiasi
genere senza la licenza del Podestà, che la rilascerà solo quando l’Ufficiale Sanitario abbia
accertato che siano osservate tutte le norme igieniche prescritte dalle leggi e regolamenti.

ART. 108
TEATRI, LUOGHI PUBBLICI, ECC...

Oltre alle speciali prescrizioni che possono essere imposte dall’Autorità tutoria, per il parere
che l’Amministrazione Comunale è chiamata a dare a sensi della legge sulla pubblica sicurezza, i
teatri e gli altri luoghi destinati a pubblici spettacoli e divertimenti, compresi i caffè e le birrerie, le
osterie e simili, ed in genere tutti i locali dove può notarsi notevole affluenza di persone, devono
essere ben aerati anche, occorrendo, con apparecchi di ventilazione e provvisti di latrine, di orinatoi
e lavabi in numero sufficiente, così disposti ed ubicati da non mancare ne di luce ne di aria diretta.

ART. 109

I teatri, i cinematografi, caffè concerto ed latri locali destinati a pubblici spettacoli, ovvero a
riunioni, conferenze, feste e divertimenti, dovranno ( senza pregiudizio delle funzioni attribuite
dalle vigenti lei e regolamenti all’Autorità di Pubblica Sicurezza ) rispondere alle seguenti
condizioni igieniche, da constatarsi prima dell’apertura e durante l’esercizio dall’Ufficiale
Sanitario, al quale si dovrà, per le dovute constatazioni, dare in ogni tempo libero accesso:
a) essere i locali ben aerati anche in ambiente chiuso e, qualora occorra, essere forniti di
apparecchi per ventilazione artificiale;
b) avere cessi e orinatoi inodori in numero sufficiente, in relazione alla capacità di ciascun
locale, distinti per sesso, convenientemente distribuiti ed ubicati in luogo appartato,
direttamente aerati ed illuminati dall’esterno e forniti di occlusione idraulica con cacciate
automatiche di acqua per il lavaggio. Essi dovranno essere giornalmente disinfettati con
sostanze insetticide e deodoranti;
c) avere nelle sale di trattenimento, nei corridoi ed annessi, le prescritte sputacchiere ed i
cartelli indicatori del divieto di sputare sul pavimento;
d) avere nelle sale per fumare ventilatori speciali.
Nei periodi di riposo ed almeno una volta all’anno, dovrà operarsi una generale pulizia dei
locali e dell’arredamento.
L’ufficio d’Igiene potrà obbligare i proprietari ad eseguire speciali disinfezioni ogni qualvolta
lo ritenga necessario.

ART. 110
PUBBLICI SPETTACOLI

I luoghi recinti scoperti, destinati a pubblici spettacoli, dovranno avere cessi ed orinatoi
rispondenti per numero e per sistemazione alle prescrizioni dell’articolo precedente.
Tutti i fabbricati e locali nei quali per la loro destinazione immediata od eventuale possono
avvenire numerosi assembramenti, devono essere dotati di spogliatoi, lavabi, della camera o quanto
meno della cassetta per pronto soccorso; inoltre devono avere molte porte di uscita e tanto queste
quanto le scale devono essere così disposte da evitare gli incontri della folla uscente.

ART. 111
STABILIMENTI DI BAGNI

Gli stabilimenti di bagni e di nuoto, tanto aperti con acque correnti, quanto chiusi e serviti con
acqua semplice, debbono essere disposti in modo che, oltre alle condizioni generali di salubrità si
trovino soddisfatte le esigenze della sicurezza delle persone, della decenza e della nettezza, tanto
nel servizio nelle vasche, quanto delle acque, e della biancheria, a Giudizio dell’Autorità Comunale
sentito il parere dell’Ufficiale Sanitario.
Le vasche, i pavimenti, le pareti dei camerini fino a due metri di altezza, dovranno essere fatti
con materiale di superficie perfettamente liscia in modo che siano facilmente lavabili e
disinfettabili; e dovranno essere forniti di acqua sufficiente ai bisogni ed essere tenuti con la
massima nettezza per quanto riguarda i locali, le biancherie ed i servizi in genere.

Capitolo 11°
Igiene dell’abitato rurale
della vigilanza sulla costruzione e abitabilita’ delle case rurali

ART. 112
REQUISITI CASE RURALI

Le case rurali di nuova costruzione dovranno rispondere ai seguenti requisiti:


a) essere situate possibilmente in posizione elevata ed in ogni modo non addossate a ripe,
terrapieni e simili; essere premunite contro il ristagno e infiltrazioni di umidità negli
ambienti e avere il piano terreno sopraelevato al piano del cortile o della compagna;
b) i muri interni devono essere in sasso o laterizi e intonacati; i solai fatti in mattoni o in legno
e ferro o promiscuamente con tali materiali e con coperte a volta;
c) i pavimenti devono essere in pietra o in cotto e calcestruzzo e cemento e avere una
pendenza sufficiente per impedire il ristagno dei liquidi; le finestre devono essere munite
di imposte ben connesse e telai a vetri;
d) ogni stanza da letto deve avere una capacità non inferiore a 30 mc. e un’altezza minima di
m. 2,80 ed essere fornita di una o più finestre la cui luce complessiva non sia minore di un
decimo della superficie del pavimento;
e) ogni famiglia colonica deve avere una cucina propria provvista di camino, cappa e
fumaiolo e possibilmente anche di un lavandino in pietra munito di tubo di scarico per le
acque di rifiuto, fornito di tappo o di sifone;
f) ogni famiglia colonica deve avere una latrina propria. Sono tassativamente escluse le latrine
promiscue. Ogni latrina deve essere costruita in modo da ricevere arie e luce dell’esterno,
essere munita di porta chiudibile e di finestrino e coperta da un tetto, non essere in
comunicazione con le stanze di abitazione e prestare sufficienti garanzie di solidità.
Il pozzo deve essere esterno alla casa, a perfetta tenuta, con chiusura in pietra e munito di
canna a ventilazione.

ART. 113
EDIFICI RURALI

Saranno soggette alle prescrizioni di questo capitolo esclusivamente le costruzioni alle quali sia
riconosciuto il carattere di rurale.

ART. 114
PERMESSO DI COSTRUZIONE

Chiunque intende costruire una casa del contado, o costruire le attuali, deve ottenere prima
l’autorizzazione del Podestà prestando all’uopo un progetto regolare nel quale siano pure
rappresentati i modi di provvista dell’acqua per uso potabile e di allontanamento dei rifiuti
domestici.
Al progetto della casa devono pure andare unite le indicazioni più importanti circa il terreno
scelto per la costruzione.

ART. 115
COSTRUZIONI SOTTOSUOLO
Qualunque nuova abitazione rurale deve essere possibilmente costruita sopra un terreno bene
asciutto e con falda acquea profonda. Ove non sai possibile un tale condizione, il sottosuolo della
casa dovrà essere munito di un buon drenaggio.

ART. 116
VESPAI

L’elevazione del pavimento del piano terreno dovrà essere di almeno 15 centimetri dal piano di
campagna circostante e di m. 0,50 almeno sul più alto livello cui possono giungere i corsi d’acqua
che si trovano nelle varie adiacenze delle case per i locali d’abitazione anche soltanto diurna, il
vespaio sottoposto al pavimento dovrà misurare almeno 30 cm. di altezza ed essere ventilato da
bocche d’areazione protette da griglia.

ART. 117
SCOLO ACQUE CORTILI, AIE, ORTI, GIARDINI

I cortili, le aie, gli orti, ed i giardini annessi alla case rurale devono sempre essere provveduti di
sufficiente scolo, cosicché non si verifichino mai impaludamenti.

ART. 118
SOPRAELEVAZIONE PAVIMENTO

In qualunque nuova abitazione rurale il pavimento dei locali destinati all’abitazione e quello
delle stalle deve essere posto più in alto del livello massimo delle acque del suolo, e nei luoghi
sottoposti ad inondazioni deve almeno superare di m. 0,50 il livello delle piane ordinarie.
ART. 119
PROTEZIONE - FONDAZIONI

I pavimenti e le fondazioni di tutti i locali destinati all’abitazione e alle stalle devono essere
protetti dalle umidità del suolo, con materiali idrofughi ed altri mezzi opportuni, così come è
prescritto agli articoli precedenti per le altre abitazioni.

ART. 120
MATERIALE DA COSTRUZIONE

I muri, le coperture e i pavimenti devono essere costruiti con materiali poco igroscopici. Per il
rinterro dei pavimenti è proibito di servirsi di materiale inquinato o sudicio che possa riuscire
pericoloso in caso di incendio.
Devono essere attuati tutti i provvedimenti che saranno riconosciuti necessari affinché le acque
meteoriche possano essere regolarmente allontanate dalle adiacenze della casa.

ART. 121
FINESTRE

Tutti gli ambienti destinati all’abitazione devono avere finestre che si aprono immediatamente
all’aria libera.
Per ogni camera la superficie illuminante delle finestre deve raggiungere almeno 1/10 della
superficie del pavimento.
Qualora in una stanza abitabile vi sia una sola finestra questa non deve avere una superficie
minore di mq. 1,20.
Ogni stanza di abitazione situata immediatamente sotto il tetto deve avere un contro soffitto.

ART. 122
FOCOLARE

Ogni focolare deve avere un’apposita canna per il fumo protratta di almeno un metro fino al di
sopra del tetto terminata con fumaiolo. Il focolare della cucina e quelli destinati ad altre operazioni
domestiche o agricole devono essere muniti di apposita cappa con foro e tubo di aspirazione di
almeno 20 cm. di diametro.

ART. 123
ISPEZIONI - PROVVEDIMENTI

A termini dell’art. 105 del regolamento governativo 19 luglio 1906 n° 466 e per gli effetti
dell’art. 71 del T.U. leggi sanitarie 1° agosto 1907; l’Ufficiale Sanitario, per mezzo del personale
dell’Ufficio d’Igiene, nel corso di ciascun triennio accerterà, mediante apposita ispezione, le
condizioni; le condizioni di abitabilità, in rapporto alle prescrizioni dettate dal presente capitolo,
delle abitazioni rurali esistenti nel territorio del Comune e di ogni visita stenderà relazione con le
necessarie proposte, rimettendone un esemplare al Podestà ed un altro esemplare al Prefetto,
Presidente del Consiglio Provinciale di Sanità, affichè la Autorità stesse provvedano a norma dei
casi, a sensi dell’art. 105 del citato regolamento.

ART. 124
ACQUA POTABILE

Ogni casa per abitazione deve essere provvista di acqua potabile in quantità sufficiente al
numero delle persone che la abitano a giudizio dell’Amministrazione Comunale.

ART. 125
POZZI D’ACQUA

I pozzi d’acqua per usa di bevanda e domestico debbono essere costruiti a norma degli art. 67
e 68 tenendo conto che la distanza dai pozzi neri, dalle letamaie deve essere di m. 15.
L’attingimento dall’acqua deve farsi mediante pompa idraulica.

ART. 126
STALLE - OVILI - PORCILI

Per le stalle, gli ovili o porcili preesistenti, il Podestà, sentito l’Ufficiale Sanitario, ordinerà
quelle opere di risanamenti del caso in difetto di aerazione e polizia o qualora si verificassero casi
di malattie infettive.
E’ vietato tenere o sostituire porcili nelle corti destinate ad abitazione civile, da uso promiscuo
di abitazione civile o corte rurale.
I porcili dovranno tenersi o fuori dall’abitazione od in corti esclusivamente adibite ad uso
regolare, e ciò per le fetide e nocive esalazioni a cui danno luogo.
Quando facciano con la causa un col corpo non devono essere posti in comunicazione diretta
con essa, ma essere separati dal resto della casa con muri divisori.
I pavimenti dei porcili devono essere impermeabili e muniti di scaricatore per le acque.

ART. 127
PULIZIA STALLE

Tanto le stalle, quanto il bestiame dovranno essere tenute nello stato di maggiore pulizia.
Il letame non può essere ammassato nella stalla ma deve essere raccolto in apposite letamaie
che abbiano requisiti voluti dal regolamento d’igiene del lavoro 14 aprile 1927 n° 530 e dell’art.
128.
Le lettiere delle stalle dovranno essere fatte con paglia, foglie o altro strame asciutto e
rinnovato di frequente; saranno rigorosamente esclusi i materiali provenienti da pagliericci.

ART. 128
FOSSE LETAME

Le immondizie domestiche ed il letame devono essere raccolte in fosse costruite secondo il


disposto della legge 13 agosto 1926 numero 1605, D.L. 23 giugno 1927 n° 1155, e 1° dicembre
1930, n° 1682, e legge 25 giugno 1931 n° 935. Le concimaie devono distare 35 m. dalla casa di
abitazione, dal dormitorio, nonché dai depositi e conduttore di acqua potabile.
E’ vietato ammassare il letame all’interno dei cortili rurali, le aziende agrarie di ogni genere
che sono situate in aperta campagna, quando non sono tenute, a giudizio dell’Ufficiale Sanitario,
alla costruzione delle suddette fosse per il letame; devono essere fornite di concimai in giacitura,
tali da evitare il pericolo di inquinamento dei pozzi neri, degli acquedotti dei serbatoi di acqua
potabile. Le concimaie devono essere costruite in muratura, con platea impermeabile, della
superficie di mq. 4 per ogni posta della stalla e inoltre devono essere forniti di recipienti o bottino
per i liquidi pure in muratura e in perfetta tenuta e devono essere poste alla distanza sopraddetto
delle case di abitazione, dei dormitori, dal pozzo di acqua viva.
Tutti i conduttori di stalla sono tenuti a servirsi della concimaia esistente presso la stalla e a
conservare l concimaia stessa e il bottino dei liquidi in perfetto stato di funzionamento.
Le fosse per il letame devono essere costruite in modo da non recare pregiudizio alla salute
degli abitanti e da non esalare miasmi puzzolenti.
I mucchi di concime devono essere coperti con pagliate, e cosparsi di polvere di gesso e simili.

ART. 129
NETTEZZA CORTILI

I cortili, le vie, le porte, le scale, i pianerottoli, i corridoi della casa e simili, massimo se
utilizzati da più famiglie, debbono sempre essere mantenuti in perfetto stato di nettezza.
E’ proibito di ammucchiare e di tenere sul suolopubblico ed anche in luoghi privati di
proprietà, depositi di concimi, di spazzature e di materie facili a fermentare e a putrefarsi, se non
alla distanza di almeno m. 500 dalle abitazioni agglomerate e di m. 100 almeno da ogni strada
frequentata.

Capitolo 12°
Permesso di abitabilita’ delle case di nuova costruzione e dichiarazione di
inabitalita’ e di chiusura per quelle, sai di vecchia che di nuova costruzione,
pericolose nei riguardi igienici e sanitari.

ART. 130
CONDIZIONI DI ABITABILITA’

In esecuzione degli articoli 69 e 70 della legge sulla tutela dell’igiene e della sanità pubblica
(T.U.) nessun edificio destinato ad abitazione privata e collettiva, diurno e notturno, ed anche
soltanto diurno, per ufficio, laboratorio, esercizio pubblico, scuola, istituto, ecc..., e per qualsiasi
altra dimora, di nuova costruzione oppure modificato e riparato con nuove murature, può essere
integralmente o parzialmente abitato, prima che il Podestà ne abbia accordata l’autorizzazione,
previa ispezione dell’Ufficio Sanitario, la quale dimostri che il medesimo risponde alle prescrizioni
dei sopracitati articoli e dell’art. 89 del regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901 ed a quelli
del regolamento edilizio del presente regolamento.
Questa disposizione vale anche per i locali destinati ad uso di laboratori, uffici, botteghe,
esercizi pubblici, caffè, trattorie, ristoranti, alberghi, e luoghi di riunione di pubblico spettacolo e
simili, nonchè per le stalle e scuderie.
L’eventuale rifiuto del Podestà di autorizzare che una casa di nuova costruzione od in parte
rifatta, sia abitata, sarà a cura del medesimo notificato agli interessati.
Contro il rifiuto del Podestà si potrà ricorrere a termini dell’art. 99 del regolamento generale
sanitario.
E’ in facoltà del Podestà di ordinare a fare eseguire lo sgombro delle case che venissero abitate
contro il precedente disposto ed assoggettare a procedimento, per violazione delle regole sanitarie,
chiunque dia facoltà di abitare od abiti i locali costruiti o riparati prima che i medesimi siano stati
autorizzati alla abitabilità.

ART. 131
ISPEZIONE SANITARIA

Agli effetti dell’articolo precedente una casa di nuova costruzione od in parte rifatta non sarà
autorizzata all’abitazione se prima non sarà visitata dall’Ufficiale Sanitario, sempre dietro domanda
del proprietario.
La visita non deve farsi in alcun caso che sei mesi dopo l’ultimazione dei lavori per riconoscere
le condizioni di perfetto asciugamento della casa. Sul risultato favorevole della visita, il Podestà
concederà l’abitabilità.
Non risultando sufficiente il prosciugamento dell’edificio, la visita sarà ripetuta dopo non meno
di un mese, dietro domanda del proprietario.

ART. 132
PULIZIA DELLE CASE

Tutte le parti di un fabbricato d’abitazione debbono essere tenute costantemente pulite ed in


buono stato.
I restauri e le ripuliture di dette parti saranno fatti tutte le volte che il Podestà ne riconosca la
necessità.

ART. 133
SOSPENSIONE DI LAVORI

Nel caso di esecuzione di opere, le quali non corrispondano appieno alle prescrizioni del
presente regolamento e alle condizioni dell’autorizzazione, il Podestà potrà ordinare l’immediata
sospensione dei lavori ed impedire, con riserva degli ulteriori provvedimenti, la continuazione delle
opere quando non si facciano concordare con le precise prescrizioni del presente regolamento e
dell’autorizzazione.
Avrà in ogni caso il Podestà la facoltà di provocare dalle competenti Autorità la demolizione e
la riforma delle opere costruite in contravvenzione del presente regolamento ed all’autorizzazione
rilasciata, e ciò salvo sempre le disposizioni dell’art. 153 del T.U. della legge comunale e
provinciale 4 febbraio 1915 n° 148 e l’applicazione dell’art. 140 della legge di pubblica sicurezza.

ART. 134
VIGILANZA IGIENICO-SANITARIA DELLE CASE

Il Podestà farà eseguire regolari ispezioni dal personale tecnico sanitario. Alle case di qualsiasi
specie e destinazione per conoscere se rispondono alle prescrizioni della legge sanitaria, del
regolamento generale sanitario, del regolamento edilizio e del presente regolamento, ed a quelle che
venissero deliberate in seguito ovvero se furono introdotte abusivamente varianti al progetto
approvato ed in base al quale il Podestà ha concesso il permesso di abitare. Tali visite devono
essere fatte d’urgenza, semprechè in una casa di abitazione si verificano malattie infettive a causa di
nocumento generali o parziali.
Tuttavolta che nelle case costruite ed abitate anche anteriormente all’applicazione del presente
regolamento, l’Ufficiale Sanitario ed il Medico Provinciale riconoscano che le condizioni di
un’abitazione non siano in armonia con le disposizioni sanitarie vigenti e col presente regolamento,
ovvero vi sia pericolo nella salute di chi l’abita e di chi abita quelle vicine, del pari, nel caso in cui
risulti pericolo di rovina in una costruzione abitata o destinata a raccogliere persone, oppure vicina
ad un luogo pubblico, il Podestà sentito il parere dell’Ufficio Tecnico, promuoverà presso il
proprietario gli opportuni provvedimenti, perchè l’abitazione stessa sia risanata le cause di
insalubrità o di pericolo di rovina siano eliminate.
Ove non siano attuabili sufficienti miglioramenti in dette abitazioni, o i proprietari si rifiutino
di introdurli nei loro stabili, il Podestà dichiarerà, la casa in tutto od in parte inabitabile e ne
ordinerà la chiusura a termini dell’art. 71 della legge sanitaria (T.U.).
A termini dell’art. 100 del regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901, le norme indicate
nell’art. 130 di questo regolamento per la facoltà ed il termine di ricorso al Prefetto, si applicano
alla dichiarazione di inabilità ed all’ordine di chiusura predetto.
Però in questo caso il ricorso avrà effetto sospensivo, eccetto quando sia fatta facoltà al Podestà
di provvedere d’urgenza a termine dell’art. 153 del T.U. della legge comunale e provinciale.

ART. 135
VIGILANZA SANITARIA SUGLI OSPEDALI, CONVITTI, TEATRI, LABORATORI,
ALBERGHI, CAFFE’, OSTERIE, ECC...

L’Ufficiale Sanitario eseguirà frequenti ispezione agli ospedali, ai convitti, agli asili, alle
scuole pubbliche e private, agli stabilimenti di beneficenza, ai teatri, ai luoghi di pubblica
divertimento e ritrovo, agli stabilimenti industriali, ai laboratori, agli alberghi, locande dormitori,
caffè, osterie, trattorie, fabbriche, depositi insalubri e pericolosi e simili.
E qualora i proprietari, i conduttori o direttori non ottemperassero per gli istituti, stabilimenti,
esercizi preindicati, alle disposizioni del presente regolamento che rispettivamente li riguardano,
entro il termine stabilito nelle relative disposizioni transitorie per casi in esse contemplate, oppure
entro il termine che, per gli altri casi sarà loro prefisso: e, quando per le fabbriche e depositi
insalubri, non attuassero, nel termine loro ingiunto, le migliori cautele di cui all’art. 138, il Podestà
oltre alle pene sancite per i contravventori del presente regolamento, potrà ordinare l’immediata
chiusura degli istituti, stabilimenti, ed esercizi, l’ordine di chiusura e l’allontanamento delle
fabbriche e depositi insalubri e pericolosi, e ciò sempre senza pregiudizio delle altre facoltà
accordate dal Podestà dall’art. 153 del T.U. della legge comunale e provinciale.

Capitolo 13°
Industrie in genere
Industrie insalubri e pericolose

ART. 136
VIGILANZA INDUSTRIE

Sono sottoposti alla vigilanza sanitaria municipale tutte le industrie e tutti i laboratori,
considerando come tali ogni luogo ove si compiano lavori manuali di natura industriale col mezzo
di macchine non mosse dall’operaio che la usa, qualunque sia il numero degli operai, e quando non
vi siano macchine, ogni luogo ove lavorino normalmente riunite più di cinque operai di ogni sesso
ed età.
Non ne sono esclusi gli Istituti, i luoghi di ricovero, di istruzione e di educazione che occupano
fanciulli e fanciulle in lavori manuali a carattere industriale e commerciale, sempre che non siano
amministrati dallo stato e sottoposti alla sua vigilanza o tutela.
Epperciò gli esercenti industrie, opifici, laboratori, sono tenuti a denunciare 15 giorni prima
l’apertura del loro esercizio al Podestà, il quale per mezzo del personale tecnico dell’Ufficio di
Igiene, provvederà per la visita dei locali. Qualora questi si trovino nelle condizioni volute dal
regolamento, siano dotati di acqua di condotta e di latrine regolamentari, gli impianti siano fatti a
regola d’arte e vi esistano tutte le installazioni interne di fabbriche (spogliatoi, lavabi, refettori,
dormitori, docce, cassette di pronto soccorso) sempre salvi i diritti dei terzi, si rilascerà la licenza
d’esercizio.
La licenza dovrà essere rinnovata ogni anno al termine di sua scadenza: ogni cambiamento di
lavorazione, ogni variazione di impianti nuovi dovranno essere denunciati.
E’ concesso il termine di anni uno dall’entrata in vigore del presente regolamento, perchè tutti
gli esercenti industrie, opifici, laboratori già esistenti precedentemente, dietro presentazione di
regolare domanda, si muniscano del regolare permesso d’esercizio.

ART. 137
CLASSIFICAZIONE INDUSTRIE

Per gli effetti dell’art. 68 della legge sanitaria ( T.U.) e dell’art. 102 del regolamento generale
sanitario 3 febbraio 1901, ed in base all’elenco delle industrie insalubri, approvato dal Ministero
dell’Interno con decreto 21 aprile 1895, modificato ed ampliato con decreto Ministeriale 12 luglio
1912, e compilato in T.U., il Podestà, a richiesta dell’Ufficiale Sanitario, procederà alla
classificazione degli stabilimenti industriali e depositi compresi in detto elenco che trovandosi in
attività di esercizio nel territorio comunale.
Gli stabilimenti e depositi che per detta classificazione risulteranno scritti alla prima classe,
dovranno essere sufficientemente isolate nelle campagne e lontani dalle abitazioni. In difetto di
isolamento, l’industriale sarà tenuto ad introdurre nel suo esercizio i metodi e le cautele che saranno
riconosciute necessarie per tutelare l’incolumità del vicinato, quali verranno determinate dallo
speciale regolamento e di cui all’art. 141.
Nelle manifatture, fabbriche e depositi che essendo assegnati alla seconda classe, possono
esercitarsi nell’interno dell’abitato, devono adottarsi tutte le cautele necessarie ad evitare
nocumento alla salute pubblica. Anche queste saranno determinate dal regolamento speciale
anzidetto.
L’accertamento fatto dall’Amministrazione Comunale della classe a cui furono assegnati gli
stabilimenti, di cui al disposto precedente, deve essere notificato al proprietario per cura del
Podestà.
Contro tale accertamento è ammesso il ricorso da parte di qualsiasi interessato al Prefetto, il
quale deciderà, sentito il Consiglio Provinciale Sanitario.

ART. 138
INDUSTRIE INSALUBRI

Per gli effetti dell’art. 68 della legge sanitaria 5° capoverso, e dell’art. 104 del regolamento
generale sanitario 3 febbraio 1901, non potranno esercitarsi nell’abitato industrie, manifatture e
depositi inscritti nella prima classe, senza permessi del Podestà, subordinato a conforme parere
dell’Ufficiale Sanitario, e previo accertamento dell’Ufficiale stesso, intorno alla validità dei metodi
e all’efficacia delle cautele introdotte dagli industriali per tutelare la salute del vicinato.
Qualora i metodi e le cautele adottate dall’industriale di propria iniziativa non risultano
sufficienti, il Podestà su proposta dell’Ufficiale Sanitario, potrà stabilire le maggiori cautele
necessarie perchè l’esercizio di tali industrie non rechi nocumento alla salute del vicinato.

ART. 139
INDUSTRIE PERICOLOSE

Gli stabilimenti e i depositi pericolosi, di cui all’art. 32 della legge di P.S. 30 giugno 1889
modificata con legge 19 luglio 1894 e 8 luglio 1897, sono assimilati all’industria di prima classe e
non potranno esercitarsi nell’abitato che quando vi siano adottate tutte le cautele atte a prevenire o
rimuovere in modo assoluto ogni causa in pericolo a giudizio dell’Autorità Comunale.

ART. 140
MODALITA’ D’ESERCIZIO

Per il disposto dell’art. 68, comma 6° della legge sanitaria e dell’art. 105 del regolamento
generale sanitario, 3 febbraio 1901 chiunque voglia attivare una fabbrica o manifattura od istituire
depositi compresi nell’elenco delle industrie insalubri, deve entro 15 giorni, darne avviso per
iscritto al prefetto, stabilirà, su rapporto motivato dell’Ufficiale Sanitario o di un ingiungere a ciò
delegato, a quale classe debba appartenere il nuovo stabilimento ( adottando per la relativa
classificazione le stesse norme indicate per gli stabilimenti già in attività di servizio ) e ne sono
state osservate le disposizioni dell’art. 68 precisato; ed a cura del Podestà notificherà all’interessato
l’accertamento fatto.
Il decreto di modificazione, oltre a stabilire la classe a cui venne assegnata l’industria, farà
constatare se questa trovasi nelle condizioni richieste per la rispettiva classe, sia riguardo al grado
di isolamento, che in rapporto alle cautele per la salute e l’incolumità del vicinato; e stabilirà, ove
all’uopo, le maggiori cautele necessarie a rendere l’esercizio innocuo per la salute degli abitanti.

ART. 141
CAUTELE SPECIALI
Le cautele da doversi osservare negli stabilimenti di manifatture, fabbriche e depositi insalubri,
od in altro modo pericolosi, sono determinate d apposito regolamento a termine degli art. 199 della
legge sanitaria, 93 e 187 del regolamento generale sanitario.

ART. 142
DEPOSITI FORMAGGI

I depositi di formaggi ed i locali destinati alla salagione di questi e alle successive operazioni
dirette allo scopo della loro conservazione, debbono essere situati o al di fuori della città, ovvero
nelle parti meno abitate o più lontano dal centro e distanti almeno cento metri da qualunque
abitazione.
Qualora per il sorgere di nuove costruzioni, il rapporto della distanza sia venuto a modificarsi,
tali licenze saranno rinnovate solo dopo che l’Ufficio di Igiene avrà accertato che le mutate
condizioni saranno compatibili con il permanere dell’industria.
Per i depositi attualmente esistenti nel centro abitato, l’Ufficiale Sanitario potrà prescrivere le
norme ed opere atte a impedire esalazioni incomode e a viziare l’aria.

TITOLO III°

IGIENE DEGLI ALIMENTI, DELLE BEVANDE E DEGLI OGGETTI DI


USO DOMESTICO

Capitolo 14°
Disposizioni generali

ART. 143
SPACCI ALIMENTARI

A termine dell’art. 52 del T.U. delle leggi sanitarie 1° agosto 1907 n° 636, sono sottoposti alla
vigilanza dell’Autorità Municipale tutti gli spacci pubblici, gli stabilimenti, gli esercizi nei quali si
compiono atti che hanno attinenza con l’alimentazione pubblica.
A tale scopo i droghieri, i liquoristi, i caffettieri, i fabbricanti e negozianti di ogni specie di
sostanze alimentari o di bevande, 15 giorni prima sono tenuti a denunciare l’apertura del loro
esercizio al Podestà, il quale per mezzo dell’Ufficiale Sanitario provvederà per la visita dei locali e
per l’accertamento dell’osservanza delle disposizioni di cui all’ordinanza del Capo del Governo per
la lotta contro le mosche in data 20 maggio 1928, e, qualora questi si trovino nelle condizioni volute
dal presente regolamento, rilascerà la licenza dell’esercizio.
Nessun esercizio può essere aperto senza averne ottenuta la licenza coi riguardi sanitari. Gli
esercizi attivati senza la prescritta licenza verranno chiusi d’ordine del Podestà.
Gli esercenti devono inoltre mettere le derrate alimentari, gli oggetti di uso domestico e tutti gli
attrezzi e utensili inerenti al loro esercizio, in condizioni di potere essere esaminati dai vigili
sanitari e coadiuvarli in tutto quanto possa essere necessario perchè la loro ispezione riesca efficace.
La vigilanza sugli alimenti, sulle bevande e sugli oggetti di uso domestico dovrà estendersi anche
nelle stazioni, scali ferroviari e tramviari, nonchè sopra i veicoli di transito od in qualsiasi altro
mezzo di trasporto.
E’ concesso in termine di anni uno dall’entrata in vigore del presente regolamento perchè tutti
gli esercenti di spacci, ecc... elencati nel primo capoverso del presente articolo, già esistente
precedentemente, dietro presentazione di regolare domanda, si muniscano di regolare permesso di
esercizio.

ART. 144
VENDITORI AMBULANTI

I venditori di generi alimentari sia ambulanti sia a posto fisso, in chiodi, carrettini, banchetti e
simili, debbono denunciare il luogo dove ripongono e confezionano le merci. Non si darà corso alla
licenza di vendita dei locali indicati non risponderanno alle norme prescritte del presente
regolamento e dalle norme previste dall’art. 10 legge 23 marzo 1918, n° 848.
Per ragioni di sanità pubblica il commercio per mezzo dei detti venditori ambulanti, può essere
revocato dal Podestà, mediante ordinanza.

ART. 145
FABBRICHE, ESERCIZI PUBBLICI, NEGOZI

Salvo le disposizioni speciali volute per determinati locali ed esercizi, le fabbriche, gli esercizi
pubblici e tutti i locali in genere di vendita o di deposito di derrate alimentari e di bevande
dovranno essere ben aerati ed illuminati, dovranno avere pareti rivestire di intonaco liscio,
pavimenti non porosi, ed essere tenuti sempre ed in ogni parte con la medesima nettezza.
Quelli adibiti a manipolazione, di genere alimentare dovranno essere altresì, per ubicazione e
sistemazione, tali da escludere ogni pericolo di inquinamento od imbrattamento dell’esterno. Le
finestre dei laboratori, dei magazzini e dei depositi dovranno essere munite di fitta rete atta ad
impedire l’accesso alle mosche ed agli altri insetti.
In nessun caso i locali di cui sopra debbono servire ad uso abitazione ne per deposito di
mobilio domestico.
Ogni bottega deve aprirsi a preferenza verso vie o piazze.
Se il proprietario o titolare delle fabbriche od esercizi pubblici, fornisce ai propri dipendenti
anche locali per dormire, questi locali devono essere bene aereati e illuminati e tenuti con la
massima nettezza.
In detti locali è proibito di tenere in vicinanza di derrate alimentari o bevande, sostanze che
possono servire per adulterarle od inquinarle o renderle in qualsiasi modo insalubri o nocive alla
salute, a senso della legge e dei regolamenti sanitari, o comunque alternarne il sapore o l’odore.
La frutta, la verdura, i preparati di carne, il pane, le paste dolci ed in genere le conservanze di
ogni natura, di facile inquinamento e che si mangiano senza sottoporli a cottura, lavaggio,
depellamento, ecc... posti in mostra negli spacci, dovranno essere protetti a mezzo di vetrine, di reti
metalliche, di campane di vetro, di apparecchi meccanici di allontanare mosche e di ripararli
dall’inquinamento. La vendita ambulante di preparati di zucchero, confetti, cioccolata, ecc... potrà
essere autorizzata con speciali permessi. In ogni caso la merce esposta in vendita non potrà essere
soggetta agli agenti esterni inquinatori; le cassette contenenti dette sostanze alimentari, dovranno
possibilmente essere metalliche, mantenute costantemente pulite e dovranno essere dotate di
coperchio di vetro a chiusura perfetta, apribile a cerniera.
Le carrettelle per la vendita ambulante di frutta, verdura, agrumi, ecc.. dovranno essere
costruite e mantenute nei modi prescritti dal regolamento di polizia.
La frutta e la verdura che vengono esposte sui mercati non potranno essere sciorinate al suolo,
ma dovranno essere contenute entro casse o castoni che non siano usati per altro scopo.
A tutti coloro che attendano alla preparazione, alla vendita ed a qualsiasi manipolazione di
derrate alimentari, è vietato inumidirsi le dita con la saliva per facilitare le operazioni del peso,
vendita e consegna. Il compratore accertata tale operazione, potrà rifiutare in tal caso la merce.
La constatazione da parte dell’Autorità Sanitaria di deficiente pulizia e di inosservanza di
qualsiasi disposizione in materia di igiene, può costituire motivo di e revoca di licenza e chiusura di
esercizio salvo ogni altro provvedimento contravvenzionale e penale.

ART. 146
INSUDICIAMENTO E DETERIORAMENTO DERRATE ALIMENTARI

Salvo autorizzazione speciale, che sarà concessa solo per peculiari condizioni di luogo e di
esercizio e indipendentemente da ogni altra norma relativa ai singoli generi alimentari, è vietato
vendere e ritenere, in uno stesso esercizio insieme a sostanze alimentari, generi che per la loro
natura e per le loro esigenze dello smercio possono essere causa diretta od indiretta di
insudiciamento o di deterioramento, oppure possono comunicare sapore od odore sgradevole ai
generi alimentari stessi.

ART. 147
MATERIE ALIMENTARI GUASTE OD ALTERATE

A norma dell’art. 114 della legge sanitaria 1° agosto 1907, n° 636, e dell’art. 107 del
regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901 n° 45, sono proibiti il deposito e la vendita o la
somministrazione come compenso ai propri dipendenti, di qualsiasi materia alimentare, di cibo o
materia adulterata con sostanze eterogenee, guasta, anche con segni di decomposizione solo
incipienti, corrotta, infetta, la quale per alterazione spontanea o procurata, possa riuscire comunque
insalubre o nociva, sia immediatamente, sia per l’uso continuato.
In dipendenza di quanto sopra, è proibito pure l’uso dell’acqua contaminata o corrotta nella
preparazione dei generi alimentari e delle bevande.

ART. 148
SOSTANZE ADULTERATE

A termini dell’art. 108 del regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901 si considerano
adulterati, anche se giudicati non nocivi, i prodotti alimentari e le bevande non rispondenti per
natura, sostanza e qualità, alla denominazione con la quale sono designati e richiesti; come pure i
prodotti alimentari e le bevande che siano stati, o spogliati in parte delle proprie materie nutrienti e
mescolate a materie di qualità inferiore, o comunque trattati in modo da variarne la composizione
naturale.
La vendita degli alimenti e delle bevande, così modificati sarà solamente permessa quando
portino scritta in modo evidente l’indicazione delle modificazioni subite e le segnalino al
compratore.
Questa disposizione deve essere applicata a tutti gli alimenti e bevande contemplati nel
regolamento, anche quando non se ne faccia menzione nei rispettivi capitoli.
ART. 149
COMMERCIO DERRATE ALIMENTARI

A termini dell’art. 107 e dell’art. 108 del citato regolamento generale sanitario è pure proibito:
a) di vendere, senza prevenirne il compratore, un prodotto alimentare od una bevanda trattata
con sostanze di qualità inferiore o più a buon mercato, o da cui sia sottratto in tutto od in
parte un costituente di qualche valore alimentare;
b) di fabbricare, vendere o ritenere per vendere sostanze ed oggetti, che servano
esclusivamente a scopo di adulterazione, o di imitazione, come pure di annunciare a voce o
mediante pubblicazioni scritte o di stampa o di qualsiasi genere, la vendita delle sostanze
od oggetti suddetti e ciò anche a termini dell’art. 2 della Legge sui Vini;
c) di vendere o ritenere per vendere sostanze alimentari o bevande colorite, imballate, pulite,
o polverizzate in modo da celarne la cattiva qualità e farle apparire migliori e di maggiore
valore di quanto siano realmente;
d) di vendere o ritenere per vendere sostanze alimentari ripugnanti per natura, aspetto, odore o
sapore;
e) di vendere o ritenere per vendere sostanze alimentari trattate a scopo di conservazione, o
per altro scopo, con sostanze tossiche, anche quanto la dose di tali sostanze sia così piccola
da non pregiudicare la salute nei casi ordinari, ovvero trattati con sostanze medicinali in
dose da conferire loro una azione medicamentosa; è fatta eccezione per l’aggiunta di
cloruro di sodio in linea generale e del borato di sodio per la conservazione del burro, nei
limiti stabiliti dall’art. 191.

ART. 150
CONVITTI, COOPERATIVE

A norma dell’art. 60 del Codice Penale le disposizione contenute negli articoli precedenti sono
applicabili, per ciò che riguarda il deposito, la somministrazione, la distribuzione e l’uso di sostanze
destinate a cibo o bevanda, ad ogni capo, direttore, amministratore di società di case ove si tiene a
dozzina, convitti e consimili istituti e di stabilimenti industriali.

ART. 151
PERSONALE AFFETTO DA MALATTIE INFETTIVE

Nei locali di fabbricazione, di deposito, di vendita o comunque di somministrazione di sostanze


alimentari e di bevande, non possono essere impiegati, neppure temporaneamente, persone affette
da malattie infettive e diffusive. Questa disposizione si intende applicata anche alle persone di
famiglia dei proprietari, direttori o gestori di detti locali, nonchè ai venditori ambulanti di alimenti e
di bevande.
Gli addetti all’industria alimentare e agli esercizi di alimenti e bevande compresi i venditori
ambulanti, potranno essere sottoposti, a visite mediche periodiche, da parte dell’Ufficiale Sanitario,
per gli accertamenti di cui al capoverso precedente.
Al risultato di tale visita è subordinata la concessione dei libretti di lavoro o della licenza di
esercizio.

ART. 152
MEZZI DI PROTEZIONE

Il pane, le pasticcerie ed i dolciumi, i formaggi ed in genere tutte le sostanze alimentari che si


consumano senza cottura o lavaggio non debbono essere toccati dal pubblico per la scelta, ma
distribuiti direttamente dall’esercente.
In ogni esercizio dovranno essere esposti in modo ben visibile uno o più cartelli indicanti tale
divieto.
In nessun caso potranno essere nuovamente messi in vendita i generi suddetti, per qualsiasi
ragione riportati, da precedenti acquirenti.
Il trasporto dei generi alimentari fuori dai luoghi di vendita, o comunque effettuato, deve essere
sempre fatto in recipienti chiusi, atti a proteggere i generi stessi da qualsiasi contaminazione.
In caso di inosservanza si potrà procedere anche al sequestro della merce.

ART. 153
VELI DI PROTEZIONE

L’uso dei veli per la protezione, che è obbligatoria, dovrà farsi in modo da non venire il velo in
alcun punto in contatto con le derrate.
La constatazione da parte dell’Autorità Sanitaria di deficiente pulizia o di inosservanza a
qualsiasi disposizione in materia di igiene, può costituire motivo a revoca di licenza e a chiusura
dell’esercizio, salvo ogni altro provvedimento contravvenzionale o penale.

Carni di animali da macello

ART. 154

Le norme e le disposizioni che regolano la macellazione, la visita sanitaria, la classificazione e


la bollatura delle carni, la vendita delle carni fresche e congelate, il deposito, il trasporto, la bassa
macelleria, i frigoriferi ecc... sono quelle stabilite dal R.D. 28.12.1928 n° 3298, nonchè il
regolamento per il pubblico macello, le cui disposizioni faranno parte integrale del presente
regolamento.
Sono inoltre rigorosamente vietate le manipolazioni ed i prelevamenti di sangue nei macelli per
diretta preparazione di prodotti medicinali ( R.D. 24 novembre 1928).

Laboratorio di carni

ART. 155
Gli stabilimenti industriali di lavorazione delle carni non debbono essere ubicati ad una
distanza maggiore di Km. uno dal capoluogo e di m. 500 dall’aggregato di case delle frazioni.

ART. 156

La macellazione e la introduzione di carni nei laboratori di carne autorizzati, deve avvenire in


appositi giorni e secondo apposito orario fissato dal Comune d’accordo con il Veterinario
Comunale.
Per le macellazioni fuori orario il veterinario sarà preavvisato un giorno innanzi.
Le carni saranno bollate con i prescritti bolli e sarà rilasciato il certificato di macellazione.
I laboratori di carne saranno sottoposti a frequenti controlli ed ispezioni da parte del
Veterinario municipale.

ART. 157

Sarà curata la massima pulizia dei tavoli di lavorazione, dei macchinari di triturazione carni,
dei mezzi di trasporto di queste da un locale all’altro, degli abiti degli operai, dei magazzini di
stagionatura, dei prodotti insaccati, prosciutti, delle celle frigorifere, nonchè di tutti gli attrezzi.
E’ assolutamente vietato fumare nei locali destinati alla lavorazione degli insaccati.

Spacci di carne

ART. 158

Gli spacci di carne debbono essere subordinati oltreché all’osservanza delle disposizioni già
accennate, per la lotta contro le mosche, anche alle disposizioni degli art. 29 e seguenti del
regolamento 20.12.1928, n° 3298.
Negli spacci e nei locali annessi ai medesimi non si possono tenere pelli, sego, peli, corna,
unghioni, quadri specchi, ed altre sostanze od oggetti estranei.

ART. 159

Il banco e i tavoli devono essere aperti e ricoperti di lastre di marmo o di altro materiale che
non possa nuocere alla salubrità delle carni.
Le uncinaie e gli attrezzi che vengono a contatto della carne non debbono essere verniciate con
sostanze nocive. Il Ceppo dovrà essere munito di riparo per impedire la caduta dei ritagli.

ART. 160

Le coppe delle bilance e delle stadere saranno collocate nel centro ad una altezza dal
pavimento non superiore ai m. 1,25, il braccio della stadera non deve distare dal suolo oltre i metri
due. Negli esercizi in cui le coppe delle stadere o delle bilance supera l’altezza di m. 1,25 dal
pavimento, sarà collocata altra bilancia di facile controllo, alla portata di tutti, per la verifica del
peso che i compratori credessero fare, ovvero sarà collocata dinanzi al banco un gradino di legno
che metta la bilancia al livello prescritto.

ART. 161

Gli accessi agli spacci dovranno essere provvisti di cancellate, e prospettanti su pubbliche vie e
piazze.
I locali eventualmente annessi allo spaccio ad uso deposito o laboratorio dovranno avere le
stesse condizioni di salubrità e di accesso degli spacci.

ART. 162

Nella stagione estiva le carni negli spacci e nei depositi saranno coperte da tessuti nettissimi, al
fine di impedire contatto con gli insetti.
L’esposizione delle carni non deve oltrepassare il filo interno del muro dello spaccio e
dovranno essere riparate dalla polvere con adatte vetrine.

ART. 163

Sulla insegna esterna dello spaccio deve essere indicato il nome dell’esercente, nonchè la
qualità e specie della carne messa in vendita.

Capitolo 15°
Carni di animali da cortile e di selvaggina

ART. 164
MERCATI E SPACCI

Sono soggette a vigilanza le carni degli animali da cortile (polli, tacchini, galline, faraone,
anitre, oche, colombi, conigli, cavie e simili) e dalla selvaggina in genere.
L’uccisione di tali animali non deve essere fatta in visita al pubblico.
E’ vietata la vendita dei suddetti animali morti per malattia, o trovati affetti da malattia, o che
non portino evidenti traccia dell’avvenuta uccisione.

ART. 165
CONIGLI

E’ proibito di esporre in vendita conigli magri, vecchi od affetti da psorospermosi o da altre


malattie e così pure le loro carni (nelle stesse condizioni) destinate al consumo.

ART. 166
VIGILANZA SANITARIA
Tanto il pollame in genere, quanto la selvaggina a pelo ed a piuma, esposti in vendita o nei
locali di deposito, devono sempre portare evidenti le tracce dell’avvenuta uccisione.
Il pollame e la selvaggina conservati in frigoriferi dovranno essere esposti e venduti con
apposito cartello indicatore,

ART. 167
BOTTEGHE E DEPOSITI

Le botteghe e i depositi di pollame vivo devono essere bene arieggiati e illuminati e tenuti
sempre rigorosamente puliti, e provvisti d’acqua in quantità sufficiente. L’Autorità Municipale
potrà imporre quelle migliorie che ravvivasse necessarie a tutela dell’igiene
I tavoli ed i banchi su cui posa il pollame morto debbono essere ricoperti di lastre di marmo o
di metallo che non comunichi qualità nocive alle carni.
Il pollame sposto in vendita deve essere tenuto coperto, dal 1° aprile a tutto ottobre, con veli e
con reticolati metallici a maglie fitte, sollevati per modo che non tocchino il pollame stesso.
Le gabbie di custodia del pollame devono essere di griglia metallica, ed il piano di esse disterà
dal pavimento non meno di trenta centimetri.

ART. 168
MALATTIE INFETTIVE

Nel caso di sviluppo epizootico di malattie infettive tra gli animali da cortile, il Podestà può
sospendere l’introduzione e lo smercio delle carni o assoggettare a queste speciali disposizioni che
ne assicurino la salubrità.

Capitolo 16°
Pesci, crostacei e molluschi

ART. 169
MERCATI E RIVENDITE

Agli effetti dell’art. 114 del T.U. delle leggi sanitarie, tanto i mercati, che le rivendite di pesci,
autorizzate dal Podestà con speciali norme e cautele suggerite dall’ Ufficiale Sanitario, sono
soggetti a vigilanza sanitaria.
La vendita dei molluschi e di crostacei a mezzo di girovaghi è soggetta a licenza del Podestà.

ART. 170
BOTTEGHE

Le botteghe dove si vendono e i locali dove si depositano pesci freschi devono essere ben
ventilati, con il pavimento e le pareti fatte di materiale impermeabile e di facile lavatura, e provvisti
dell’acqua corrente per la più scrupolosa pulizia delle pareti, tavole e pavimenti.
I pavimenti saranno in declivio, e forniti di canali per lo scolo dell’acqua.
I pesci poggeranno su tavoli di marmo.
I residui di pulitura del pesce devono essere raccolti entro recipienti adatti, muniti di coperchio,
ed asportati in giornata, senza che si possa però vuotarli negli immondezzai delle case.
Le botteghe da friggitori debbono avere il focolare provvisto di camino con adatto tiraggio.

ART. 171
PESCI ALTERATI - SEQUESTRO

Debbono essere sequestrati e distrutti i pesci che presenteranno segni di decomposizione anche
solo incipiente, quelli uccisi con sostanze narcotiche od altrimenti nocive, o pescati in acque
pantanose o di macerazione del lino e della canapa, o che comunque abbiano acquistato cattivo
odore e sapore, e siano ripugnati al consumo per essere affetti da parassiti; quelli che hanno
lunghezza inferiore alla prescritta dalle leggi e dai regolamenti sulla pesca, ed infine quelle specie
notoriamente nocive in particolare durante l’estate o nell’epoca delle fragole, come il “ barbo “.

ART. 172
CONSERVE DI PESCI

E’ proibito l’impiego delle sostanze coloranti, anche non nocive, allo scopo di far apparire
come freschi crostacei, pesci o molluschi in stato di incipiente alterazione.
E’ vietata la fabbricazione dei salami e delle salsicce di pesci con carni guaste.
I pesci conservati con la salagione e con l’affumicamento ed i così detti “ marinati “ od all’olio,
che si presentano alterati o comunque deteriorati, devono essere sequestrati e distrutti.

ART. 173
VASCHE AMMOLLIMENTO MERLUZZO

Le vasche, dove si ammolla o si mette in guazzo il merluzzo, il baccalà, lo stoccafisso, devono


essere di marmo, di porcellana, di vetro, o di altro materiale impermeabile, che soddisfi alle
disposizioni dell’art. 165 del R.D. 3 agosto 1890.
L’acqua da servire per tale uso deve essere salubre, e continuamente rinnovantesi; e, quando
ciò non sia possibile, deve essere di frequente rinnovata.

ART. 174
PESCA

E’ vietata la pesca in fossi di scolo, canali o terreni fortemente inquinati da materie luride, e
dovunque in vicinanza degli sbocchi delle fogne cittadine.
Tale divieto dovrà essere reso noto al pubblico mediante un conveniente numero di palline da
disporsi lungo le sponde dei corsi di acqua con la scritta: “ E’ vietata la pesca. Art. 174 del
Regolamento d’Igiene “.

Capitolo 17°
Latte, burro e surrogati, formaggi ed altri latticini

ART. 175
VACCHERIE

Chiunque residente nel Comune, intenda far commercio di latte ed esercitare una latteria
propria deve darne avviso quindici giorni prima al Podestà, il quale ricevuta la domanda invierà sul
posto il veterinario comunale il quale rileverà le condizioni sanitarie delle vacche lattifere e quelle
igieniche delle stalle e adiacenze ecc.... Inoltre invierà l’ Ufficiale Sanitario per la visita del
personale addetto alla vaccheria per accertarne lo stato di salute. Dopo che il Veterinario comunale
e l’ Ufficiale Sanitario avranno fatto al Podestà il loro referto favorevole, il Podestà, concederà
l’autorizzazione per il funzionamento della vaccheria.

ART. 176
COMMERCIO DEL LATTE

L’Amministrazione Comunale si riserva di disciplinare il commercio del latte mediante


apposito regolamento, le cui disposizioni fanno parte integrale del presente regolamento.

ART. 177
CONDIZIONE STALLE

Le stalle delle vaccherie lattifere devono soddisfare alle prescrizioni di cui all’art. 126 del
presente regolamento.
Tanto le pareti che il soffitto devono essere tenuti costantemente puliti e colorati con tinta
azzurra oltremare.
Nello stesso locale non si potrà tenere che quel numero di vacche determinate dall’Autorità
Comunale in rapporto alla tubatura, coi criteri della più severa igiene, per modo che ad ogni vacca
siano assegnati almeno 25 mc. di ambiente.
Attigua alla stalla deve esservi un locale per la filtrazione e refrigerazione del latte. Tali locali
devono essere tenuti in perfetto stato di pulizia, con pavimenti e pareti impermeabili e di facile
lavatura.

ART. 178
VIGILANZA SANITARIA

Il Veterinario comunale dopo aver constatato il perfetto stato di salute delle vacche da latte,
apporrà ad esse un marchio per la identificazione.
Nella stalla non potranno essere ricoverati che le sole vacche riconosciute sane dal Veterinario
Comunale e fornite di marchio.
Qualora il proprietario intendesse introdurre nuove vacche lattifere deve preventivamente
avvisarne il Podestà, il quale a mezzo del Veterinario Comunale provvederà per la detta visita.
Il Podestà, su proposta dell’Ufficiale Sanitario e del Veterinario Comunale, potrà ordinare
l’isolamento delle bestie ammalate, e vietare l’uso del loro latte a scopo alimentare.
In casi speciali ( come ad esempio in caso di afta ) potrà concedersi l’uso del latte degli animali
non colpiti a scopo alimentare purchè questo venga bollito prima della vendita in presenza di agenti
municipali.
Tale divieto dovrà sempre disporsi per il latte proveniente da vaccherie dove sono si siano
sviluppati casi di malattie infettive degli animali o dell’uomo per le quali si applicano le
disposizioni dell’art. 151.

ART. 179
VISITE SANITARIE

Tanto l’Ufficiale Sanitario quanto il Veterinario comunale praticheranno frequenti ispezioni


alle vaccherie autorizzate per constatare se sono rispettate tutte le prescrizioni igieniche. Qualora
questi osservassero infrazioni al presente regolamento, ne riferiranno al Podestà, il quale per la
prima volta diffiderà il proprietario, per la seconda volta potrà revocare l’autorizzazione alla
gestione della vaccheria.
Per il latte da operarsi crudo occorre una speciale osservanza da parte del Veterinario
comunale, il quale dovrà procedere alla tubercolinizzazione delle vacche, e ad una rigorosa visita
sanitaria mensile. Tale sorveglianza è a carico del proprietario della latteria.

ART. 180
NUTRIZIONE ANIMALI

Gli animali da latte devono essere nutriti con foraggi di buona qualità e tenuti con la massima
nettezza. E’ proibito abbeverare gli animali in corsi d’acqua soggetti ad inquinamento.

ART. 181
OBBLIGHI

Il proprietario delle vaccherie lattifere deve denunziare all’Ufficio d’Igiene qualunque caso di
malattia che si manifestasse tra il personale addetto alle vaccherie.

ART. 182
MUNGITURA, MISCELA LATTE

E’ vietata a persona ammalata e da poco convalescente per malattia contagiosa, od aventi


piaghe o lesioni qualsiasi alle mani, di fare la mungitura. Verificandosi questo caso si applicheranno
le disposizioni dell’art. 151.
Deve osservarsi la massima pulizia in tutte le operazioni di mungitura, e pertanto il mungitore
indosserà una pulita vestaglia, si laverà accuratamente le mani e le braccia, e all’animale dovranno
essere lavate le mammelle con acqua pulita tiepida in modo da togliere ogni sudiciume, la coda sarà
tenuta ferma da una apposita cordicella. Deve inoltre usarsi pari massima pulizia per i secchi e per
gli altri recipienti od utensili destinati a venire a contatto con il latte, i quali devono inoltre essere di
materia adatta secondo le disposizioni legislative sanitarie in vigore, e spesso disinfettate; per
lavarli è proibito di adoperare, per qualsiasi ragione, acque impure o sospette di essere, come quelle
dei fossi, canali, correnti e simili.
E’ fatto obbligo di eseguire la miscela, in un’unica caldaia o recipiente, di tutto il latte
proveniente da tutte le vacche di una stalla, prima di riempire i bidoni. E’ vietato introdurre nella
miscela il latte di vacche fresche da parto (colostro), il latte di vacche malate, convalescenti,
denutrite e mal foraggiate e che allevano vitelli.
ART. 183
RECIPIENTI PER IL LATTE

I recipienti per il trasporto del latte dal contado in città devono essere a perfetta chiusura e
portare una scritta fissa o impressa ben chiara, indicante il cognome, nome e paternità del
proprietario o dei proprietari e il Comune di provenienza del latte.
Trattandosi di ditte, società, cooperative, ecc... importatrici di latte la scritta porterà il titolo
commerciale della ditta e il Comune di provenienza.
Tutti i recipienti devono essere tenuti costantemente puliti e spesso lavati con acqua bollente, è
vietato per lavarli, di adoperare acqua per qualsiasi ragione non potabile, come si è detto
nell’articolo precedente, è pure vietato di adoperare, per la loro chiusura, paglia, stracci, ed altri
materiali sudici.
La vendita del latte al minuto deve essere fatta come stabilirà apposito regolamento che agli
effetti di legge farà parte del regolamento di igiene.
Finchè non sarà applicato lo speciale regolamento i recipienti contenenti il latte negli spacci per
la vendita al minuto dovranno essere metallici o di vetro, coperti e muniti di agitatori metallici
interni, nonchè in base di rubinetto per l’estrazione del latte, la quale deve essere preceduta volta
per volta, da conveniente agitazione.
Finchè sarà tollerata la vendita ambulante del latte, i recipienti usati per il trasporto nell’abitato,
per la vendita e la consegna a domicilio, dovranno pur essi portare applicata sul corpo e mai sul
coperchio la scritta fissa indicante il nome, cognome e paternità del lattivendolo e l’indirizzo della
latteria.
E’ proibito ai rivenditori di portare acqua nei recipianti, durante la distribuzione e la vendita del
latte a domicilio.

ART. 184
LOCALI DI DEPOSITO E DI VENDITA

I locali di deposito e di vendita del latte devono essere freschi, aereati e puliti, affatto separati
dalla satlla e debbono presentare tuttele condizioni opportune per la buona conservazione del latte. I
detti locali non debbono essere adoperati per camere da letto acnhe se provvisti di soppalco, nè per
depositi di oggetti sudici, nè vi si possono tenere sostanze capaci di alterare il sapore e l’odore del
latte.
Le disposizioni stesse sono applicabili anche per i locali di deposito e di vendita dei derivati del
latte, crema, burro, formaggi ed altri latticini.

ART. 185
REQUISITI DEL LATTE

Il latte venduto intero deve dare un risultato di almeno 3% di grasso e 9% di residuo margo.
Sarà tollerato un residuo di 8,90 % di magro quando il grasso sia di 3,50 %.
Il latte venduto come scremato deve contenere almeno l’1% di grasso e il 9% di residuo magro.
Il latte che conterrà meno del 9 % o dell’8,90 % come sopra di residuo magro, sarà dichiarato
annacquato.

ART. 186
LATTE NON COMMESTIBILE

E’ vietato di vendere, ritenere per vendere e somministrare per compenso ai dipendenti:


a) il colostro;
b) il latte di animali affetti da malattia alle mammelle;
c) il latte degli animali colpiti da febbre aftosa, tubercolosi, vaiolo, carbonchio, pleuro-
polmonite essudativa, infezione setticemica, idrofobia, itterizia, dissenteria, o da altra
malattia capace di alterare la natura del latte;
d) il latte degli animali alimentati con foraggi velenosi, come veratro, belladonna, colchico,
ecc... alterati e capaci di dare al latte cattivo odore o sapore, comunque trattati con sostanze
tossiche di azione generale;
e) il latte azzurro, rosso, giallo, amaro, vischioso, sabbioso, putrido o comunque di colore,
odore, sapore, e altrimenti anormale, il latte che contenga tracce evidenti di materie
escrementizie, di sudiciume o di altri corpi estranei in sospensione;
f) il latte inacidito o che coaguli con l’acido carbonico o con l’ebollizione;
g) il latte al quale si siano aggiunte sostanze estranee, come amido, destrina, ecc... o sostanze
per conservarlo e per corregerne i difetti, come acido salicilico, acido borico, carbonati
alcalini, saccarina, dulcina e prodotti simili. E’ fatta eccezione per il latte condensato o cui
è permesso aggiungere zucchero, sarà però ritenuto adulterato il latte “ rigenerato “ per
diluizione di quello condensato il quale contenga meno del 3% di sostanza grassa, a
termini del R.D. 30 dicembre 1923, n° 2889;
h) il latte annacquato, scremato o comunque sofisticato, cioè non conforme al disposto
dell’articolo precedete. Il latte che venga trovato in una qualunque delle situazioni
suindicate sarà sequestrato a disposizione dell’Autorità Municipale;.
E’ proibita la vendita del caffelatte con non meno del’1,25 % di materia grassa.

ART. 187
CONTRAVVENZIONI - PROVA DI STALLA

Se, nel caso di contravvenzione al disposto della lettera h) dell’articolo precedente, avvenisse
contestazione, si procederà a spese del contravventore, all’esame del così detto campione di stalla,
ossia del liquido ottenuto dalla mescolanza del latte munto completamente da tutti i capezzoli di
tutte le vacche che formano la mandria, da cui è derivato il latte di composizione sospetta.
Il prelevamento di detto campione deve essere fatto non più tardi di tre giorni dalla fatta
contravvenzione, si baderà che il regime delle mungane non sia stato nel frattempo cambiato. La
prova di stalla si considererà favorevole al produttore o al venditore del latte nel solo caso che la
differenza tra il campione prelevato ed il latte sospetto non sia maggiore di 0,3 % per la materia
grassa, e di 0 di residuo magro.
Nel caso che la prova di stalla fosse favorevole al produttore e rivenditore del latte non si farà
contravvenzione. Ma il produttore deve essere diffidato che seguitando a portare nel comune per la
vendita, il latte non corrispondente al disposto dell’Art. 185 quando ciò dipendesse da
alimentazione incongrua delle vacche e da qualunque altro motivo, sarà senz’altro contravvenuto ed
il latte disperso.

ART. 188
VIGILANZA SANITARIA
Il latte deve essere assoggettato a frequenti visite, non solo negli spacci presso chi lo ritiene per
vendere e lo vende ambulando, ma anche all’atto stesso della vendita.
I lattivendoli e i conduttori di latte in città devono prestarsi a queste visite a semplice invito
degli agenti municipali ed attendersi a tutte le istruzioni che dai medesimi per questo scopo, siano
loro impartite.

ART. 189
CREMA-VENDITA

E’ vietato vendere e ritenere per vendere crema con una quantità di grasso minore del 15% del
peso.
E’ proibita la vendita della crema inacidita, rancida o proveniente da latte che trovasi nelle
condizioni dell’Art. 186, della crema a cui gli sia aggiunto albumina, sostanze amidacee, carbonati
alcalini, metrie grasse non derivate dal latte, sostanze conservatrici o altre sostanze estranee.

ART. 190
BURRO-DEFINIZIONE

Chiamasi burro la materia grassa estratta esclusivamente dal latte genuino o dalla crema
genuina del latte di vacca.
La materia grassa ricavata dal latte di pecora può essere venduta e comunque essere messa in
commercio soltanto colla denominazione di “ burro di pecora “.

ART. 191
BURRO NON COMMESTIBILE

E’ proibito vendere e ritenere per vendere burro:


a) irrancidito, amaro e con altro sapore ed odore anormale, ammuffito, azzurro o sudicio. Si
ritiene irrancidito il burro che avendo odore o sapore forte abbia contemporaneamente un
grado di acidità maggiore di 6;
b) di quello fatto con latte o crema nelle condizioni indicanti agli articoli 186 r 189;
c) contenenti metalli tossici;
d) colorato con materie coloranti vietate;
e) misto o grassi non provenienti da latte di vacca o ad altre sostanze estranee, come farina,
fecola, sciroppi creta, gesso, vetro solubile e simili;
f) con materie conservatrici, ad eccezione del sale comune ( in proporzione non superiore al
2% in peso ), o del borato di soda (in proporzioni non superiori al 2 per mille ),
g) con meno di 82 % in peso di materia grassa.

ART. 192
BURRO DI SIERO

Il burro ottenuto dal siero o dalla ricotta deve essere venduto con la denominazione “ burro di
siero “.

ART. 193
FABBRICAZIONE - VENDITA

La fabbricazione e la vendita della margarina e degli altri surrogati del burro sono disciplinati
dagli art. 117,118,119,120,121 e 122 del T.U. Leggi Sanitarie 1° agosto 1907 e dai relativi
regolamenti nonchè del R.D. 15 ottobre 1925, n° 2033 e legge 19 maggio 1930 n° 777 che
stabiliscono le norme dirette ad impedire le frodi nel commercio del burro artificiale.
A norma dell’art. 109 del Regolamento Governativo 3 agosto 1890, nei negozi ove si vende
burro è proibito e ritenere per vendere margarina od altri surrogati. E’ pure proibito tenere o
vendere margarina con meno dell’82% in peso di materie grasse.

Formaggi

ART. 194
CASI DI DIVIETO DI VENDITA

E’ vietato vendere e ritenere per vendere formaggi:


a) ottenuti da latte coi caratteri designati dall’art. 186 lett. a, b, c, d, e, f, g;
b) in stato di eccessiva maturazione o di putrefazione molto avanzata;
Si considerano eccessivamente maturi (putrefatti) i formaggi a reazione alcalina e quelli
nei quali la metà dell’azoto totale non è più in forma di sostanza proteica o peptone;
c) eccessivamente bacato o invasi da acari;
d) colorati all’interno o all’esterno con colori nocivi;
e) con la crosta formata artificialmente con creta, gesso, o altre sostanza estranee al
formaggio;
f) iniettati con oltremare ed altre sostanze o trattati con essenze allo scopo di conferire a
formaggi immaturi l’apparenza, il sapore e l’odore di quelli maturati;
g) coperti da stagnole e vernici piombifere;
h) nocivi per qualsiasi altra causa.

ART. 195
FORMAGGI NON PREPARATI CON IL LATTE

I formaggi preparati con erbe, farine, patate, ecc.. si possono solo vendere con la designazione
ben visibile delle sostanze che contengono, designazione che dovrà pure essere fatta dal
compratore.
La fabbricazione, la vendita e la detenzione per vendere formaggi margarinati e di formaggi
contenenti altre sostanze grasse estranee al latte, sono disciplinate dalle leggi 17 luglio 1910 n° 522
e del relativo regolamento 4 giugno 1911, nonchè del R.D.L. 15 ottobre 1925, n° 2033 contenenti
disposizioni per combattere le frodi nel commercio dei formaggi.

ART. 196
DEPOSITI
A norma dell’art. 91 del regolamento generale sanitario è vietato nei negozi, nelle cantine o in
qualsiasi altro locale nell’interno della città il deposito di grandi quantità di formaggi, atti a
produrre esalazioni incomode od a viziare l’aria respirabile.
Negli spacci al minuto, i formaggi molli debbono essere chiusi in armadi con invetriate e sotto
campane di vetro in guisa da impedire qualsiasi esalazione incomoda.

ART. 197
LATTICINI

E’ proibito vendere e ritenere per vendere i rimanenti latticini come latte di burro, sieri, ricotta,
ecc...preparati con latte nelle condizioni dell’art. 186 o comunque alterati contenenti sostanze
estranee e nocive.

Capitolo 18°
Uova

ART. 198

E’ proibito di vendere o ritenere per vendere uova con contenuto non completamente chiaro o
traslucido a luce trasmessa, uova guaste e colorate con sostanze nocive o che galleggiano
parzialmente in soluzione di sale comune al 7% (densità = 1,047). Le uova portate sul mercato per
la vendita dovranno essere contrassegnate da apposito cartellino: “uova fresche“ o “uova
conservate“.

Capitolo 19°
Grassi animali e vegetali

ART. 199
STRUTTO, SEGO E LARDO

E’ proibito vendere o ritenere per vendere a scopo alimentare, strutto, sego e lardo:
a) irrancidito o altrimenti alterato, o di consistenza, colore, odore o sapore anormale;
d) proveniente rispettivamente da animali da morbi infettivi;
c) mescolati con grassi animali o vegetali estranei, o contenenti acqua, allume, carbone
calcico, gesso, carbonato sodico, farina, amido, od altre sostanze estranee.

ART. 200
OLI VEGETALI

La fabbricazione e la vendita degli oli commestibili, sono disciplinate dalla legge speciale 5
aprile 1908, n° 136 e dal relativo regolamento 7 settembre 1908, n° 620 e dal R.D.L. 15 ottobre
1925, n° 2033 e relativo regolamento 1° luglio 1920, n° 1361, che contengono disposizioni per
combattere le frodi nella preparazione e nel commercio dell’olio nonchè del R.D.L. 30.12.1929, n°
2316.
E’ proibito di vendere o ritenere per vendere a scopo alimentare olii alimentari alterati o
rancidi, (con sapore forte e un grado di acidità maggiore di 6) od inquinati con acido solforico,
carbonati alcalini, allume, acido oleico, acidi grassi solidi, sapone ed altre sostanze estranee che
diminuiscono il valore alimentare o che siano di per se stesse nocive.

ART. 201
SPECIFICAZIONE DI PROVENIENZA

Non è permesso di mettere in commercio col nome di olio seguito dalla designazione di
derivazione o di provenienza del prodotto diverso da quello indicato con tale denominazione.

ART. 202

Soppresso.

Capitolo 20°
Cereali e legumi secchi

ART. 203
DIVIETO DI VENDITA

A termini dell’art. 114 del T.U. delle leggi sanitarie e dell’art. 107 comma d) del regolamento
sanitario 3 febbraio 1901, è proibito vendere e ritenere per vendere cereali e legumi:
a) immaturi, oliati, umidi, sudici, contenenti lolla o forti quantità di modiglie o sostanze
minerali estranee;
b) imbrattati da semi di specie che rendono le farine nocive, e che danno prodotti di sapore o
di odore cattivo, come il lolio (Lolium temulentium) il niello o gittaione (Agrostemma
Githago), il rafano selvatico, (Raphansus raphanistrum), il rinanto (Rhinantus major et
minor), il melampiro (Melampirum pratense seu arvense), il latiro (Lahtyrus cicera, L.
clymenum e L. sativus) ecc...;
c) invasi da funghi come la segale cornuta od altri parassiti;
d) guasti da parassiti animali o alterati per processi fermentativi o comunque avariati;
e) artificialmente colorati. Il riso colorato artificilmente con colori consentiti dalla Legge
Sanitaria dovrà esere esposto in vendita con la indicazione, su cartellini ben visibili di “riso
colorato artificilmente “.

ART. 204
IMPURITA’

I grani impuri od avariati secondo gli articoli precedenti che si vogliono vendere per
alimentazione degli animali domestici o per uso industriale, debbono essere annunziati come tali,
cioè essere muniti di un cartellino che indichi a chiare lettere la loro vera natura la quale inoltre
dovrà essere segnalata al compratore.

ART. 205
MACINE

I pezzi delle macine (francesi) di pietra e di altri ordigni impiegati per tritatura cereali, legumi
ed altre sostanze alimenatri, non devono essere uniti o riparati con piombo né con lega o mastice
piombifero.

Capitolo 21
Farine, pane, paste alimentari

ART. 206
FARINE

E’ proibito vendere o ritenere per vendere farine:


a) ottenute da cereali che si trovano nelle condizioni enumerate negli articoli precedenti, ad
eccezione di quelle ottenute da grani carbonati che non siano stati completamente puliti
prima della macinazione;
b) con una quantità d’acqua maggiore del 14%;
c) mescolate con allume, gesso, carbonato di calcio, composti di metalli e con qualunque altra
sostanza minerale o comunque falsificati con polveri e trance ovvero mescolate con farine
state sottoposte a speciale trattamento con sostanze chimiche, nello scopo di decolorare le
particelle di crusca che vi sono naturalmente commiste;
d) di alterare per fermentazione, o comunque acide, alcaline, rancide di odore o sapore
anormale o invasi da parassiti animali o vegetali.
Si considerano alterate le farine di frumento, nonché le farine di mais, dove contengono una
acidità solubile nell’acqua maggiore di quella corrispondente a gr. 0,250 di acido lattico per 100
grammi di farina.

Pane

ART. 207
PANIFICI

I locali per panificio devono essere giudicati idonei per solidità, per salubrità e per sicurezza,
giusto il R.D.L. 26 luglio 1928, n° 1843 e la licenza deve essere rilasciata dal Prefetto.
I locali di deposito delle farine e degli attrezzi e suppellettili del panificio e quelli per la
preparazione del pane e delle patate e dei confetti e preparati di zucchero e delle paste dolci, devono
essere non umidi e tenuti sempre puliti. Non debbono servire ad uso di abitazione o di dormitorio,
né contenere oggetti sudici, o corpi con odori comunicabili al pane, né avere comunicazione diretta
con camere di abitazione, con latrine od orinatoi.
I detti locali devono essere situati a piano terreno e non potrà essere autorizzata la costruzione
di forni nuovi in locali sotterranei che non siano regolamentari.
Gli operai che attendono alla preparazione del pane devono tenersi sempre puliti. A tale scopo
dovrà essere messo a disposizione degli operai del panificio un lavabo ad alimentazione continua
d’acqua, in posizione comoda, provvisto di sapone e di asciugamano, a spese del proprietario o del
conduttore. L’impasto dovrà essere fatto con mezzi meccanici.
Gli apparecchi e suppellettili del panificio e quelli per contenere e trasportare il pane debbono
pure mantenersi in stato di scrupolosa nettezza.
Il trasporto del pane, delle paste, dei confetti e preparati di zucchero e delle paste dolci, ai
locali di deposito o di vendita, ed al domicilio dell’acquirente, deve essere fatto in casse o ceste
coperte, anche con tela purché pulita.
Così pure il pane destinato ad essere servito agli avventori negli alberghi, ristoranti, trattorie e
simili, deve sempre essere tenuto, tanto nei cesti, quanto sui tavoli apparecchiati all’aperto, al riparo
da ogni inquinamento.

ART. 208
LOCALI

I forni per la confezione del pane nel concentrico abitato del Comune, dovranno essere costruiti
in modo da non recare danno o molestia qualsiasi agli inquilini delle case dove sono impiantati od
al vicinato. L’eccessivo calore dovrà essere eliminato mediante opportune canne di isolamento o
mediante apparecchi, a seconda delle diverse località abitate. I camini, oltre che sopra elevati sui
tetti ad altezza sufficiente, dovranno, lungo tutto il loro percorso, garantire i circostanti ambienti
abitati, dai pericoli di incendio e dall’irradiazione di eccessivo calore. I forni Werber, Casali e
simili, già costruiti o da costruirsi, dovranno uniformarsi alle disposizioni del presente articolo e
riportare l’approvazione dell’Autorità Comunale.

ART. 209
FABBRICAZIONE

Nella fabbricazione del pane si deve fare uso esclusivo di farine di puro frumento di buona
qualità, ben macinate ed abburatate: l’acqua deve essere di condotta e serbata in recipienti chiusi; il
lievito di qualunque natura deve essere ben conservato e non alterato per fermentazione troppo
spinta; la preparazione devesi fare senza aggiunta di albume, solfato di rame, bicarbonati alcalini,
od altre sostanze estranee.
La lievitazione della pasta deve essere fatta in appositi locali od apparecchi chiusi, debitamente
ventilati, e non suscettibili di inquinamenti, e non mai in locali scoperti, nei cortili, atrii di scale,
corridoi di cartine, ecc...

ART. 211
VENDITA
E’ vietato di vendere o ritenere per vendere pane fabbricato con le farine di cui all’art. 206, mal
lievitato o mal cotto, fermentato, ammuffito, inacidito o comunque alterato o sudicio, o con odore o
sapore ingrato o ripugnante.
Si considera inacidito il pane la cui acidità solubile, espressa in acido solforico, è superiore a
grammi 0,400 per ogni 100 grammi di pane secco.

ART. 212
LOCALI DI VENDITA

I fabbricanti ed i venditori di pane dovranno provvedere a che i locali di vendita siano divisi d
cancello o banco, in guisa che il compratore non possa toccare la merce posta in vendita.
Nei locali stessi dovranno essere esposti in modo visibile uno o più cartelli con l’indicazione
del divieto di fare cernita manuale del pane.
Le panetterie con forno non potranno vendere che pane, pasta, farine, cereali in genere.
La vendita del pane si può ammettere nei negozi di generi alimentari promiscui, in apposito
reparto separato, e sentito il parere dell’Ufficiale Sanitario.
E’ vietata la vendita del pane ambulante e sui pubblici mercati.

ART. 213
PANE DI FRUMENTO

Il pane confezionato con farine di frumento non deve contenere una quantità di acqua maggiore
del 30% per le forme di peso non superiore ai 200 grammi, del 31% per le forme di peso non
superiore ai 500 grammi e del 35% per il pane di munizione ( 1 chilogrammo ).

ART. 214
PANE MISTO

Chiunque venda, ritenga per vendere o somministri sotto qualsiasi forma a chicchessia pane
preparato con farine di frumento commisti con farina di granoturco, di segale, di dura, di ceci, di
castagne, o di altri semi, deve renderlo noto al pubblico mediante cartelli scritti in caratteri
appariscenti ed appositi, in luogo evidente sulla merce.

ART. 215
LAVORO NOTTURNO

E’ vietato lavorare o fare lavorare nelle aziende industriali per la produzione del pane e della
pasticceria nelle ore comprese fra le 21 e le 4, ad eccezione del sabato, in cui il lavoro potrà
protrarsi fino alle ventitré, giusta il disposto della legge speciale 22 marzo 1908, n° 105 e del
relativo regolamento 28 giugno 1908.

Paste alimentari

ART. 216
DIVIETO DI VENDITA

E’ vietato vendere o ritenere per vendere paste alimentari (lasagne, tagliatelle, vermicelli,
maccheroni e simili):
a) preparate con farine di cui all’Art. 206;
b) con farine sottoposte a trattamenti chimici per imbiancarle o farle apparire migliori di
quanto siano realmente;
c) con farine di frumento miste con quelle di cerali inferiori (segale, orzo, granoturco) o con
amidi o destrine, a meno che sia dichiarata con cartellini ai compratori la natura delle paste
così preparate;
d) alterate per ammuffimento e per colorazioni anormali dovute a vegetazioni batteriche
(bacillo prodigioso, ecc...) per irrancidimento, inacidimento, alcanilizzazione, o contenenti
parassiti animali (acari, uova d’insetto, larve) o comunque alterate o sudicie;
e) colorate con le sostanze nocive enumerate negli elenchi pubblicati dal Ministero
dell’Interno a termini dell’Art. 115 della legge sanitaria 1° agosto 1907. E’ permesso la
colorazione con sostanze innocue diverse dal rosso d’uova, a condizione che vengano
dichiarate con cartellini con scritte ben chiare e ben visibili al compratore.

ART. 217
ADULTERAZIONI

E’ vietato ai mugnai, negozianti di farina, fabbricanti di paste alimentari e panettieri, di tenere


nelle proprie officine, botteghe, magazzini e loro dipendenze, qualsiasi sostanza che possa servire
ad adulterare le farine, le paste alimentari: come corozzo in polvere, allume, solfato di rame, solfato
di zinco, creta, gesso e simili.

Capitolo 22°
Frutta, legumi, freschi e simili

ART. 218
DIVIETO DI VENDITA DI FRUTTA

Non si potrà vendere o ritenere per vendere frutta:


a) immatura;
b) ammuffita o comunque guasta;
c) artificialmente colorata;
Non fanno eccezione a questo articolo nè l’uva da tavola, nè quella da vino, quando siano
ammuffite o comunque guaste.

ART. 219
DIVIETO DI VENDITA DEI LEGUMI

E’ vietato di vendere o ritenere per vendere erbaggi troppo maturi, germogliati od appassiti, ed
i legumi freschi e gli erbaggi:
a) sudici;
b) ammuffiti o comunque guasti;
c) commisti con piante o parti di piante nocive;
d) coltivati con concimi infetti, o lavati in acque impure;
e) conservate in ambienti dove hanno soggiorno persone ammalate.
E’ vietato in modo assoluto l’innaffiamento degli ortaggi con feci umane e con liquidi di fogna.
E in conseguenza del precedente disposto è vietata l’introduzione e la vendita nel Comune
degli ortaggi provenienti da località dove risulti che gli orti vengono irrigati e concimati con liquidi
e materie escrementizie umane, non sottoposte previamente a completa depurazione parassitaria e
batterica.
E’ vietata in ogni tempo, la lavatura degli erbaggi e delle verdure e in acque esposte ad
inquinamento o comunque sospette da contenere materiali luridi, inquinate da materiale lurido, o
dovunque in vicinanza degli sbocchi delle fogne cittadine.
I legumi, gli erbaggi e le verdure in genere devono essere trasportate in città o nei luoghi, o
locali di vendita, entro carri puliti o protetti da involucri non destinati anche ad avvolgere o coprire
sostanze sudice, fermentanti o putrefatte.

ART. 220
PATATE - TUBERI

E’ pure proibito vendere o ritenere per vendere patate o altri tuberi germoglianti, o che
subirono la congelazione, o affetti da malattia parassitaria.

Capitolo 13°
Funghi

ART. 221
DIVIETO DI VENDITA

E’ vietato di vendere o tenere per vendere funghi:


a) vecchi coriacei, molto corrosi, guasti, rammolliti da pioggia o altrimenti velenosi o sospetti
di esserlo;
b) secchi, quando non siano costituiti esclusivamente dal porcino (Boletus edulis). Le
mescolanze di funghi secchi di diverse specie, anche se contenenti il porcino devono essere
sequestrati e distrutti;
c) di quelli non indicati nel presente elenco di funghi mangerecci:
1. Boletus edulis (italiano - porcino, ceppatello buono di selva)
2. Boletus scaber (italiano - albanello, albatrello, porcinello)
3. Amanita caesar (italiano - uovolo, coccolo)
4. Agaricus campestris (italiano - prataiolo)
5. Agaricus Moucheron (italiano - prugnolo)
6. Armillaria melleua (italiano - famigliuole buone)
7. Lactarius deliciousus (italiano - lapacendro buono)
8. Chantarellus cibarius (italiano - gallinaccio, cresta di gallo)
9. Morchella esclulenta (italiano - spugnola, trippetta, bucherella)
10. Kelvella esclulenta (italiano - spugnole)
11. Tuber magnatum (italiano - tartufo bianco di Piemonte)
12. Tuber melanosporum (italiano - tartufo nero comune)
13. Tuber brumale (italiano - tartufo nero di Norcia)
14. Tuber aestivum (italiano - tartufo nostrale meggengo)

ART. 222
LUOGHI DI VENDITA

La vendita dei funghi non può farsi che nei luoghi dei mercati che verranno, con apposita
ordinanza, indicati o negli spacci di commestibili, frutta, verdura, ecc... epperciò i funghi trovati in
vendita per mezzo dei girovaghi, od in luoghi diversi da quelli stabiliti dal Podestà, dovranno essere
sequestrati o distrutti.

Capitolo 14°
Conserve e salse commerciali

ART. 223
Divieto di vendita

E’ proibito vendere o ritenere per vendere conserve di carne e suoi preparati ed estratti, di
pesci, di uova, di latte, di farine e loro preparati, di legumi ed ortaggi, di frutta, come pure di
conserve miste di prodotti animali e vegetali di salse commerciali:
a) preparate con sostanze animali o vegetali avariate o infette;
b) che abbiano subito successivamente un processo di alterazione o che si trovino in liquidi
alterati o corrotti;
c) addizionate con sostanze di valore alimentare o commerciale minore di quello delle
sostanze di cui la conserva porta il nome, quando la miscela non sia chiaramente indicata
per mezzo di cartellini, e al compratore;
d) addizionate con acidi minerali liberi, con glucosio impuro, con glicerina, con saccarina,
dulcina, e prodotti simili, con essenze nocive e con altre sostanze pure nocive;
e) contenenti composti tossici, quelli di piombo, stagno zincone;
f) contenenti sostanze conservatrici, quali acido borico, acido salicilico, acido benzoico,
solfiti, fenoli e loro derivati (abrasol, ecc...) allume e simili, ovvero glicerina, acido acetico
impuro, alcoli superiori ecc...;
g) contenute in scatole che non rechino le indicazioni seguenti: (R.D. 30 novembre 1924, n°
2035)
1. Natura della conserva;
2. Composizione qualitativa e quantitativa di tutti gli elementi essenziali che lo
costituiscono;
3. Peso netto;
4. Denominazione e sede della ditta fabbricante;
5. Dichiarazione di essere confezionata secondo le norme di legge.

ART. 224
DIVIETI SPECIALI

In modo speciale è vietato vendere e ritenere per vendere conserve di carne, comprese le carni
insaccate (salami, salsicce, mortadelle, zampini, ecc...);
a) preparate con carne di animali malati, o carni immature, alterate o carni di animali non
adoperati comunemente a scopo commestibile, o con intestini non sani, convenientemente
lavati e disinfettati;
b) alterate, anche leggermente, nella consistenza, nel colore, nell’odore, nel sapore e
contenente vermi (cisticerchi, trichine, ecc..) acari, germi patogeni per l’uomo, o sostanze
tossiche;
c) colorate artificialmente;
d) contenenti sostanze amidacee, quando la miscela non sia chiaramente indicata per mezzo di
cartelli e al compratore;
e) con una quantità di acqua maggiore del 65 %.

ART. 225
COLORAZIONE ARTIFICIALE CONSERVE

Le conserve preparate con prodotti naturalmente colorativi non devono contenere materie
coloranti nocive; sarà ammesso nelle conserve l’uso dei sali di rame nella proporzione di un
decigrammo di rame metallico in peso si sostanza sgocciolata.
Di tali aggiunte si dovrà far risultare su ogni scatola, a senso dell’art. 108 del regolamento
generale sanitario.

ART. 226
RECIPIENTI

I recipienti per le conserve devono essere di legno, di porcellana o di vetro non piombifero o di
metallo secondo le prescrizioni dell’art. 277.
Si ritengono alterate e guaste le conserve in scatole metalliche chiuse, quando le scatole siano
rigonfie, o che, forate, lasciano uscire sostanze liquide con violenza.

Capitolo 25°
Miele

ART. 227
VENDITA MIELE
E’ proibito vendere o ritenere per vendere miele alterato, naturalmente nocivo, e sofisticato con
acqua, glucosio, melasse, destrina, saccarina, dulcina, e prodotti simili, sostanze conservatrici o con
altre sostanze organiche o minerali.

Capitolo 26°
Zucchero e glucosio

ART. 228
COMPOSIZIONE

Sotto il nome di zucchero è propriamente denominato il saccarosio che non contenga più del
3% di zucchero riduttore, più del 2% di acqua, e più del 0,3 % di sostanze minerali.

ART. 229
SOFISTICAZIONI

E’ proibito vendere o ritenere per vendere zucchero sofisticato con glucosio, farina, amido,
saccarina, dulcina e prodotti simili, od altre sostanze organiche, con creta, spato pesante ed altre
sostanze minerali, e colorate artificialmente.
E’ solo permesso vendere e adoperare nella pasticceria (offelleria, confetteria) glucosio
depurato, ossia con almeno l’88% di glucosio puro, non più del 12 % di acqua e 0,50 % di sostanze
minerali e scevro di sostanze non fermentescibili, di sostane conservatrici, o di altri corpi estranei.

Capitolo 27°
Confetti e preparati di zucchero

ART. 230
LOCALI E SPACCI

I locali dove si preparano, si manipolano e si vendono confetti e lavori di zucchero devono


avere i requisiti prescritti per i laboratori all’art. 145 del presente regolamento. I detti locali e gli
strumenti impiegati in questa preparazione devono essere tenuti con la massima nettezza.
E’ vietata la confezione a domicilio dei confetti, preparati zuccherini e simili.
I confetti, le paste dolci, i preparati zuccherini, quando siano tenuti negli spacci fuori dalle
vetrine, devono essere coperti con campana di vetro o protetti con veli o con apparecchi meccanici,
atti ad allontanare le mosche.

ART. 231
DIVIETO DI VENDITA
E’ proibito vendere o ritenere per vendere confetti, paste dolci e preparati zuccherini:
a) colorati con sostanze nocive;
b) dolcificati con saccarina o con sostanze dolci diverse dal saccarosio, ad eccezione del
glucosio depurato, di cui all’art. 229;
c) profumati con essenze nocive;
d) contenenti materie minerali, sostanze vegetali alterate, gelatina impura o altre impurità;
e) alterati o contenenti composti tossici;
f) che imitino la forma di oggetti di uso comune pericolosi alla salute.
La vendita ambulante dovrà essere fatta con regolare permesso e sotto l’osservanza delle norme
del presente regolamento.

Capitolo 28°
Sciroppi, canditi, marmellate, succhi vegetali, ecc...

ART. 232
DIVIETO DI VENDITA

E’ proibito vendere o ritenere per vendere sciroppi, canditi, polpe, marmellate, succhi vegetali,
gelatine non corrispondenti alle disposizioni date dal R.D. 15 ottobre 1925, n° 2033 e cioè:
a) alterati;
b) colorati con sostanze diverse da quelle naturali del frutto col quale sono preparati;
c) contenenti composti tossici, saccarina, dulcina, e prodotti simili, glicerina, acido ossalico e
sostanze conservatrici, quali l’acido borico, salicilico, fluoruro di sodio, ecc...
d) falsificati per sostituzione di polpa, della sostanza gelatinosa, della materia colorante o
dell’essenza del frutto stesso o del frutto vegetale sotto la cui denominazione si vende il
prodotto.

ART. 233
SCIROPPI ARTIFICIALI

E’ permessa la vendita di sciroppi artificiali, purchè non contengano saccarina, dulcina e


prodotti simili, sostanze tossiche, glucosio impuro, o colori nocivi e siano venduti sotto la
denominazione di sciroppi artificiali.

Capitolo 29°
Vino

ART. 234
PREPARAZIONE E COMMERCIO
La preparazione a scopo di vendita ed il commercio dei vini e vinelli sono disciplinati dal
D.LL. 15 ottobre 1925, n° 2033 e relativo regolamento 12 luglio 1926, n° 1361, della legge
sanitaria e dei relativi regolamenti.

ART. 235
DIVIETO DI VENDITA

E’ proibito introdurre nel territorio del Comune di vendere, ritenere per vendere, o
somministrare ai propri dipendenti vino o vinello di graspi;
a) sensibilmente alterato per malattia (incerconimento, inacidimento, amarezza, vischiosità e
simili);
b) avariati notevolmente per sapori di muffa o simili, o preparati con uve ammuffite;
c) contenenti sostanze nocive.

ART. 236
VINO INACIDITO

S’intenderà sensibilmente inacidito il vino, quando la sua acidità volatile superi:


a) grammi 2,5 per litro (espresso in acido acetico), se il grado alcolico è superiore al 10% e la
materia estrattiva è superiore al 2%;
b) grammi 2 per litro (espresso in acido acetico) se il grado alcolico è compreso fra 8 e 10% e
la materia estrattiva fra l’1,6 e 2%;
c) grammi 1,5 per litro (espresso in acido acetico) se il grado alcolico è inferiore a 8% e la
materia estrattiva inferiore a 1,6 % e non presenti nel sapore e nei caratteri generali alcuna
altra anormalità.
In questo caso il vino può essere fatto convertire in aceto.

ART. 237
VINI ALTERATI

Se, oltre all’elevata acidità volatile concorrono gli altri caratteri specifici di qualche malattia
(sapore rancido, amaro agrodolce, annerimento o filaggio della massa liquida con o senza la
contemporanea presenza dei germi specifici), il vino si riterrà sensibilmente alterato dalle malattie
in cui, rispettivamente, si riferiscono i caratteri sopra notati, e non potrà più essere utilizzato che per
il recupero dell’alcool previa denaturazione e distillazione.

ART. 238
VINELLI ALTERATI

I vinelli riconosciuti sensibilmente alterati dalle malattie sopra enunciate non potranno più
essere utilizzati salvo che l’analisi chimica dimostri nei medesimi la pura acescenza non
accompagnata da altre alterazioni, nonchè un titolo di alcool tale con quest’ultimo, convertito in
acido acetico, si trovi in proporzione non inferiore al 4%. In questo solo caso, sarà permessa la
conversione del vinello in aceto, ma questo aceto dovrà essere venduto solo con la denominazione
di aceto di vinello.
ART. 239
VINI COLORATI ARTIFICIALMENTE

Per il disposto degli art. 114 della Legge Sanitaria, 107 e comma e) del regolamento generale
sanitario e 140 del R.D. 3 agosto 1890, nel vino è proibita l’aggiunta di qualunque materia
colorante.
Si riterrà adulterato con materie coloranti (se questa è derivata dal catrame) quando, operando
con 100 cmc. di vino e procedendo con il metodo ufficiale la lana di seconda fissazione presenti
ancora tinta apprezzabile.

ART. 240
RECUPERO DELL’ALCOOL

Il vino riconosciuto adulterato con materie coloranti non potrà essere utilizzato che per il
recupero dell’alcool previa denaturazione e distillazione.

ART. 241
VINI GESSATI

A termini dell’art. 122 del regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901, è proibito di
vendere e ritenere per vendere con la qualifica di vini naturali quei vini che contengono una
quantità di solfati, calcolati come solfati neutri di potassa, maggiore del 2‰ quando non siano vini
di lusso che contengono non meno del 15% in volume di alcool.
I vini comuni, i quali contengono una quantità di solfati calcolata come sopra, superi al 2‰
potranno essere posti in vendita soltanto quando portano scritta in modo evidente la indicazione di
“vini gessati”.

Capitolo 30°
Birra

ART. 243
FABBRICAZIONE

A termini dell’art. 121 del regolamento generale sanitario 3 febbraio 1901 nessuno può
vendere, ritenere per vendere o somministrare come compenso ai propri dipendenti birra fabbricata
con altra materia prima che non sia il malto d’orzo o di altri cereali, il luppolo, il lievito o fermenti
selezionati e l’acqua.

ART. 244
CHIARIFICAZIONE
Per la chiarificazione della birra debbono impiegarsi soltanto mezzi meccanici o sostanze
innocue, some trucioli di faggio o di quercia, in legno di noce avellana, la colla di pesce, la gelosa
(agar-agar), l’allumina, il fosfato di calcio, ecc...
Per la colorazione della birra non deve impiegarsi altro che la materia colorante proveniente dal
malto torrefatto.

ART. 245
DIVIETO DI VENDITA

E’ vietata la vendita della birra:


a) con una concentrazione ordinaria del mosto minore di 11% un grado al coolimetrico
minore di 3% e un grado di fermentazione minore di 48%;
b) torbida per eccesso di lievito o di batteri od affetti dalle malattie dell’inacidamento, della
vischiosità, e comunque avariata e di sapore cattivo;
c) con una acidità maggiore di quella corrispondente a 3 cmc. alcali normali (= 0,27 grammi
di acido lattico) dedotto l’acido carbonico o con una dose di acido acetico maggiore di
quella corrispondente a 1 cmc. di alcali deci-normale o con una quantità di principi
minerali, maggiore di grammi 0,3 per 100 di gr. di birra;
d) addizionato di sostanze estranee (come solfiti, acido salicilico, acido borico, acido ossalico,
bicarbonato sodico, saccarina, dulcina e prodotti simili, acido picrico, quassina,
picrotossina, od altri amari vegetali o minerali, qualunque sia lo scopo per cui queste
sostanze vengono aggiunte;
e) contenente una quantità di glicerina maggiore di grammi 0,4 per litro.

ART. 246
RECIPIENTI

Per il trasporto della birra si devono impiegare solo recipienti di legno, di vetro oscuro, non
piombifero o di altro materiale opaco ed inattaccabile dalla birra stessa.

ART. 247
VENDITA AL MINUTO

Per lo smercio o la distribuzione al minuto della birra dalle botti che la contengono, quando
invece dei tubi di acido carbonico liquido e puro, si fa uso di pompe o di altri apparecchi a
pressione, i tubi a contatto del liquido devono essere di stagno puro o di vetro non piombifero,
escluso qualsiasi altro materiale alterabile e specialmente piombo. L’aria che serve alla pressione
non devesi prendere da ambienti abitati o dalle cantine, ma dall’atmosfera libera.

Capitolo 31°
Spiriti e bevande alcoliche

ART. 248
FABBRICAZIONE E VENDITE
A termini dell’art. 107 del regolamento Generale Sanitario, la fabbricazione e la vendita degli
spiriti e delle bevande alcoliche sono disciplinate dalle norme contenute nel regolamento approvato
con R.D. 26 febbraio 1890, n° 6652, per l’applicazione delle disposizioni di carattere igienico
contenute nella legge sugli spiriti (T.U. approvato con R.D. agosto 1889, n° 6538 serie 3^) e dalle
altre relative disposizioni legislative.

ART. 249
DIVIETO DI VENDITA

E’ vietato vendere e ritenere per vendere rhum, cognac, kirsch, arrac, liquori, tinture od
essenze, contenenti acido cianidrico in dosi nocive, alcooli superiori, propilico, amilico, oppure
alcool metilico o spiriti impuri, acido citrico, gomma gutta, basi piridiniche, nitrobenzolo e droghe
medicinali a base di medicamento.

ART. 250
TINTURE ED ESSENZE

E’ proibito vendere e ritenere per vendere con il nome di “ tintura od essenza di ... e simili ”
seguiti dal nome specifico, una sostanze diversa o che non sia costituita interamente da quella
designata con il nome specifico stesso.

Capitolo 32°
Aceto

ART. 251
FABBRICAZIONE

Il nome di aceto e di aceto di vino è riservato al prodotto ottenuto con la fermentazione acetica
del vino o del vinello sano e che contenga almeno il 4% in peso di acido acetico, senza alcuna
aggiunta di materie coloranti ed altre sostanze.

ART. 252
ACETO DI BIRRA, SIDRO, SPIRITO

E’ permessa la fabbricazione dell’aceto con la fermentazione della birra, del sidro o per
ossidazione dell’alcool così che tali materie prime siano genuine non alterate, ne inquinate da
impurità. Tali aceti si devono però vendere con il nome di aceto di birra, aceto di sidro, aceto di
spirito. Queste stesse denominazioni devono essere segnate sopra il recipiente che li contengono e
adottati nei libri, fatture, polizze di carico e di spedizione e dichiarati al compratore.
Gli aceti di birra, di sidro, di spirito, ecc..., non possono essere mescolati con aceti di vino, non
possono essere colorati artificialmente.

ART. 253
Soppresso.

ART. 254
ACETO CORROTTO E GUASTO

E’ proibito di vendere e ritenere per vendere aceto ottenuto con vino corrotto oppure aceto
guasto invaso da unguillule (Anguillula aceti) o contenente:
a) acidi liberi come acido solforico, cloridrico, nitrico, ossalico, tartarico oppure bisolfati;
b) sostanze vegetali di sapore forte, come pepe di Spagna, zenzero e timo, ecc...;
c) aldeidi, sostanze empireumatiche, sale comune in proporzione a grammi 1 per mille;
composti metallici tossici, quali quelli derivati dal piombo, dal rame dall’arsenico o dal
bario, o sostanze coloranti nocive.

Capitolo 33°
Caffe’ e suoi succedanei

ART. 255
CONDIZIONI DI VENDITA

E’ proibito di dare il nome di caffè o di vendere con questa designazione una sostanza in grano
od in polpa non costituita esclusivamente dai semi mondati dall’albero del caffè (coffea arabica).

ART. 256
DIVIETO DI VENDITA

E’ proibito vendere o ritenere per vendere:


a) caffè crudo in grana avariato solo o commisto a caffè sano o colorato con sostanze nocive;
b) caffè che ha subito la bagnatura con acqua di mare a segno che le ceneri accusino oltre il
6% di cloro;
c) caffè torrefatto con zucchero, melasse, sostanze vernicianti, ecc.., del caffè torrefatto e
successivamente bagnato, sicché abbia più del 4% di acqua, ecc... del caffè macinato,
avariato o misto con polvere di caffè, esaurito o con polveri estranee salvo il disposto
dell’art. 259;
d) caffè in bevanda con meno di grammi 21,10 per litro di estratto secco.
E’ fatto obbligo ai rivenditori di allontanare tutti i frammenti e pezzetti di legno e le pietruzze
eventualmente frammiste ai grani di caffè.
E’ consentito nella torrefazione del caffè l’impiego di olio di vasellina aventi i requisiti
prescritti dalla farmacopea ufficiale del Regno in misura che il caffè torrefatto non contenga in peso
più del 0,5 % dell’olio predetto.

ART. 257
CAFFE’ CRUDO AVARIATO
Si considera avariato il caffè crudo quando i grani esalino odori di muffa o di rancido o
presentino una tinta chiazzata e siano bacati o rosi dal tarlo od abbiano sapore salmastro oppure
contenga una proporzione superiore al 5% di grani neri.

ART. 258
CAFFE’ ESAURITO

Si ritiene esaurito il caffè tostato quando l’estratto che si ottiene operando con il metodo di
Trillich è inferiore al 24 %.
Si ritiene adulterato il caffè tostato intero o macinato contenenti oltre 4% di acqua, od altre
sostanze estranee, addizionate per qualsiasi scopo.

ART. 259
SUCCEDANEI DEL CAFFE’

I cosiddetti succedanei del caffè e le miscele di questi col caffè non devono contenere sostanze
nocive nè una quantità si sostanze minerali maggiori dell’8%. Essi potranno essere messi in vendita
solo con scritte indicanti la natura degli ingredienti adoperati per la loro operazione e non mai con
la forma di semi di caffè.
Tali indicazioni dovranno essere ripetute sui libri, fatture, polizze di carico ecc... dichiarati al
compratore.
Il caffè in bevanda preparato con surrogati dovrà essere venduto con il nome di “ caffè
preparato con surrogati “.

ART. 260
CAFFE’ ADULTERATO

Si considera adulterato con surrogati di caffè, il caffè in polvere quando indipendentemente


dalla constatazione degli elementi microscopici di sostanze estranee, la sua materia estrattiva
operando con il metodo di Trillich ricordato è superiore al 27%.

Capitolo 34°
The

ART. 261
CONDIZIONI DI VENDITA

E’ proibito vendere o ritenere per vendere the (foglie di Thea Chinensis) colorato
artificialmente, sofisticato con foglie estranee e con materiali minerali; di the anche parzialmente
esaurito o avariato, e la vendita con il nome di the di foglie di altre piante.
La quantità di cenere del the non deve essere minore del 3% né maggiore del 7% e la quota
insolubile negli acidi non deve superare l’1%.

Capitolo 35°
Cacao e cioccolata

ART. 262
PREPARAZIONE

Il nome di cacao è riservato ai semi naturali dell’albero Theobroma cacao, ed al prodotto


ottenuto dalla torrefazione, mondatura e macinatura dei semi stessi. La confezione delle tavolette di
cioccolato, dei cioccolatini e preparati consimili, deve eseguirsi esclusivamente nelle fabbriche nei
laboratori appositi. E’ vietata fare la lavorazione a domicilio.

ART. 263
DIVIETO DI VENDITA

E’ proibito vendere o ritenere per vendere sotto il nome di cacao sgrassato polvere di cacao,
cacao solubile del cacao che contenga meno del 23 % di materia grassa. E’ permessa la vendita di
cacao trattato con alcali (cacao olandese, Van Houten e simili) sempre quando non contenga più di
grammi 10,5 di cenere su 100 grammi di polvere di cacao secco e sgrassato e che questa cenere non
contenga più di 3 grammi di carbonato potassico e che finalmente questo cacao sia venduto non
sotto il nome di cacao solubile, ma sotto quello di “ cacao solubilizzato “. Il cacao solubilizzato,
non deve inoltre contenere sostanze conservatrici quali acido borico, borace, acido salicilico, ecc..

ART. 264
CIOCCOLATO

Il nome di cioccolato, (senza altra specifica) è riservata al prodotto ottenuto con la polvere di
seme di Theabroma Cacao, zucchero (saccarosio) ed aromi.

ART. 265
CIOCCOLATO CONTENENTE ACIDI

E’ vietata la vendita di cioccolati contenenti acido borico e borace.

ART. 266
CIOCCOLATO FECOLATO

I preparati contenenti cacao e zucchero ai quali sia stata aggiunta farina di castagne o fecola di
patate, devono essere posti in vendita con la indicazione di “ cioccolato fecolato “ e disposto in
modo ben chiaro ed evidente sugli involucri esterni o sulle forme di altri detti preparati quando
siano senza involucro.
Quando ai preparati predetti siano aggiunte altre farine, fecole o sostanze non nocive,
indigeribili, le indicazioni dovranno essere le seguenti: “ cioccolato contenete ... “ (specificazione
della qualità e della sostanza aggiunta).
Dette disposizioni sono obbligatorie anche per il cioccolato distribuito in bevanda nei pubblici
esercizi.
I cosiddetti “ cioccolatini “ venduti o ritenuti per vendere come tali non potranno essere
fabbricati e venduti se non composti da puro cacao, zucchero ed aromi, sarà permessa la
fabbricazione e la vendita di preparati fecolati anche simili per forma esterna, ai cioccolatini sempre
quando siano stampati sugli involucri di ciascuno le indicazioni di cui sopra.

ART. 267
DIVIETO DI USO BUCCIA DI CACAO

E’ proibita la vendita tanto del cacao, quanto del cioccolato contenenti la buccia del cacao
torrefatto, ancorché tale materia venga dichiarata.

ART. 268
SOFISTICAZIONI

E’ proibito vendere e ritenere per vendere del cioccolato sofisticato con calce, ocra o con altri
materiali vegetali o minerali indigeribili o nocivi.

Capitolo 36°
Droghe e spezie

ART. 269
DIVIETO DI VENDITA

E’ vietato vendere e ritenere per vendere droghe e spezie, la cui qualità non corrisponda al
nome sotto cui sono vendute, o che siano avariate, esaurite od in qualunque modo alterate,
falsificate o sofisticate, ancorché quest’ultima condizione sia espressa sui recipienti.

Capitolo 37°
Acque gazzose e limonate

ART. 270
FABBRICAZIONE

A termini dell’art. 115 del regolamento generale sanitario e per gli effetti dell’art. 114 della
Legge Sanitaria, nonchè della legge 19 luglio 1916, n° 947, del regolamento relativo 28 settembre
1919, n° 1924 e del decreto ministeriale 15 luglio 1924, chiunque intenda aprire una fabbrica di
acque gazzose (compresa l’acqua di seltz) o di acque minerali artificiali ad uso bevanda deve darne
comunicazione al Podestà, attenendosi alle prescrizioni delle citate leggi e regolamenti, nonchè
istruzioni ministeriali.
Le acque stesse dovranno essere preparate con acqua di condotta.
ART. 271
DIVIETO DI VENDITA

E’ proibito vendere e ritenere per vendere acque gazzose che, per difettosa preparazione o per
altra ragione, contengano acidi minerali (acido solforico, acido cloridrico, ecc...) rame, piombo,
saccarina, dulcina e prodotti simili, sciroppi di glucosio, materie coloranti nocive, miele, glicerina
ed altre materie edulcoranti diverse dallo zucchero di canna e di barbabietola.

ART. 272
GELATI E LIMONATE

E’ proibito di preparare, vendere e ritenere per vendere acque gazzose mescolate con sciroppi
naturali, artificiali o limonate:
a) ottenute con acque gazzose che non soddisfino alle precedenti disposizioni;
b) con sciroppi di zucchero non ottenuti con lo zucchero raffinato;
c) guaste o torbide per inoltrata fermentazione od alterazione;
d) contenenti in sospensione del sudiciume od altri materiali eterogenei.
Le disposizioni di questo articolo sono applicabili alle bevande gazzose, ai gelati ed alle
limonate poste in vendita nei pubblici esercizi, nei chioschi o per le strade.

ART. 273
ACQUE MINERALI NATURALI

A termini dell’art. 124 del regolamento generale sanitario è vietato lo smercio delle acque
naturali e minerali, le cui fonti non siano sistemate in modo da tenersi ricoperti da accidentali
inquinamenti o che comunque si riscontrino alterate o guaste.
Queste acque non devono essere messe in commercio se non preparate in maniera atta a
conservare la proprietà e la purezza originaria, giusto il disposto della legge 19 luglio 1916, n° 947
del relativo regolamento 28 settembre 1919, n° 1924 e del decreto ministeriale 15 luglio 1924.

Capitolo 38°
Ghiaccio

ART. 274
QUALITA’

Per gli scopi della vigilanza igienica, si ammettono due qualità di ghiaccio: il ghiaccio
alimentare e il ghiaccio industriale.

ART. 275
GHIACCIO ALIMENTARE E INDUSTRIALE

Il ghiaccio alimentare è quello destinato per uso interno ed è considerato come bevanda agli
effetti dell’art. 114 della legge sanitaria.
Il ghiaccio alimentare deve essere preparato o con acqua distillata o con acqua di condotta.
Chi intende impiantare una fabbrica di ghiaccio alimentare deve farne domanda al Podestà,
corredata di tutti i necessari documenti relativi all’edificio, al macchinario, all’acqua, ecc...
L’Ufficio di igiene procederà, a spese dell’interessato, all’analisi che verrà fatta dal
Laboratorio Provinciale e periodicamente ripetuta a scopo di vigilanza.
Il ghiaccio industriale è quello fabbricato naturalmente con acqua scorrente sulla superficie del
suolo o anche artificialmente con acqua di qualsiasi provenienza.
Chi intende costruire od attivare bacini o fabbriche per la preparazione del ghiaccio industriale
deve farne domanda al Podestà unendo al piano del bacino, l’indicazione della località, la
descrizione del macchinario, la provenienza dell’acqua e dichiarare che il ghiaccio così fabbricato è
destinato esclusivamente ad uso industriale.
Il Podestà sentito l’Ufficiale Sanitario, potrà adottare tutti quei provvedimenti che riterrà del
caso per assicurare la destinazione del ghiaccio stesso ad uso industriale.

ART. 276
CONSERVAZIONE E TRASPORTO

I fabbricanti, gli introduttori, i depositari, i ritentori ed i venditori in qualunque modo di


ghiaccio alimentare od industriale devono conservare queste due specie di prodotto in locali, o in
serbatoi, o in recipienti separati, muniti di scritte ben chiare che indichino la vera natura del
ghiaccio e devono denunciarla al compratore anche sulle note di commercio.
Eguale indicazione deve essere fatta, a caratteri ben visibili, sui carri che introducono o
trasportano il ghiaccio industriale o alimentare. E’ vietato il trasporto sullo stesso carro delle due
qualità di ghiaccio.
Il trasporto del ghiaccio alimentare deve essere fatto su carri perfettamente puliti e sempre
mantenuti tali, e dove l’Ufficiale Sanitario lo ritenga opportuno anche disinfettati nelle varie parti
che vengono a contatto con il ghiaccio ed in seguito lavati a grande acqua salubre.
I fabbricanti, i depositari ed i venditori di ghiaccio e di bevande sono obbligati di ritenere e di
vendere per uso alimentare unicamente il ghiaccio che presenti i caratteri del ghiaccio alimentare.

Capitolo 39°
Suppellettili da cucina ed involucri metallici

ART. 277
CONDIZIONI DI VENDITA

A termini degli articoli 114 della legge sanitaria e 125 del regolamento generale sanitario,
modificato con legge 23 giugno 1904, n° 369 è proibito di vendere o ritenere per vendere:
1° suppellettili da cucina o da tavola e qualsiasi altro oggetto destinato a porsi a contatto
diretto con sostanze alimentari e bevande che siano:
a) fatti di piombo o zinco o con leghe contenenti più del 10% di piombo, ad eccezione dei
tubi per l’acqua potabile;
b) stagnati internamente con stagno contenente piombo ad di sopra dell’1 %;
c) rivestiti internamente di uno strato vetrificato o smaltato che, messo a contatto per 24
ore con una soluzione dell’1 % di acido acetico alla temperatura ordinaria, ceda
piombo al liquido;
d) fatti di rame ed ottone e non rivestiti internamente di stagnatura integra o saldati di
stagno o piombo contenente di questo ultimo più del 10%.
2° Gli oggetti di gomma e cauchouc, per uso di giocattoli, poppatoi anelli per dentizione,
tiralatte e simili, contenenti piombo o zinco o antimonio od arsenico ad altri materiali
nocivi.
3° Stagnole o fogli metallici contenenti piombo al di sopra del limite dell’1% e destinati a
porsi in diretto contatto con sostanze alimentari.
4° Pompe per la birra e sifoni per la acque gazzose contenenti piombo o vetro piombifero
nelle parti a contatto del liquido.
5° Gli oggetti sopra enumerati nella cui composizione si trovi più di un decimillesimo di
arsenico (1 centigrammo per cento grammi); fermo restando il divieto di cui al n° 2 del
presente articolo.

Capitolo 40°
Materie coloranti per sostanze alimentari e per carte e recipienti per sostanze
alimentari

ART. 278
MATERIE COLORANTI NOCIVE

E’ vietato preparare, conservare vendere o ritenere per vendere sostanze alimentari contenenti
materie coloranti nocive.
A termini dell’art. 115 del T.U. delle Leggi Sanitarie e del R.D. 30 ottobre 1924, n° 1938 si
ritengono nocivi:
a) i colori minerali costituiti o contenenti composti di antimonio, arsenico, bario, cadmio,
cromo, mercurio, uranio, zinco, piombo, rame, stagno, uranio e derivati dal cianogeno od
altre sostanze tossiche;
b) i colori organici contenenti gomma gutta, come pure tutte le materie coloranti derivate dal
catrame ad eccezione di quelli contemplati dall’art. 1 del citato R.D. 30 ottobre 1924, n°
1928;
c) tutti i coloranti naturali organici eccetto quelli contemplati dal citato art. 1 del R.D. 30
ottobre 1924, n° 1938.

ART. 279
DIVIETI SPECIALI

Sono proibiti anche i colori sia organici che inorganici, non previsti nel sopracitato elenco, i
quali contengono le stesse sostanze nocive (composti di antimonio, di arsenico, bario, ad eccezione
del solfato-cadmio, cromo, mercurio, piombo, rame, stagno zinco, sotto qualunque forma si trovino
detti metalli) ed altre sostanze tossiche.

ART. 280
LACCHE COLORATE

In base all’articolo precedete sono proibite per uso alimentare tute le lacche colorate vegeto-
mineralI a base dei metalli sopra descritti.

ART. 281
INVOLUCRI, RECIPIENTI

Per preparare, avvolgere, contenere, travasare, misurare, pesare o porre a contatto con sostanze
alimentari non si possono adoperare: foglie imbrattate di preparati cuprici, carta stampata o
manoscritta, o comunque già usata, carte, tele od altri involucri o recipienti che contengono le
materie coloranti indicate agli articoli precedenti, o che cedono facilmente il colore; questo divieto
non colpisce l’uso delle materie coloranti incorporate per fusione nella massa del vetro o degli
smalti (in modo da non poter essere ceduti alle sostanze alimentari colle quali vengono a contatto) o
nella superficie esterna dei recipienti fatti di materia impermeabile all’acqua.
E’ pure vietato l’uso della carta preparata con gesso, allume, bario, od altra materia che si presti
a frode nel peso.
1° Quando il venditore adoperi carta propria per avvolgere derrate a peso, deve adoperare:
- un foglio unico di carta per avvolgere lo zucchero, la pasta, il riso, la frutta, la verdura e tutte le
derrate non untuose;
- due fogli (di cui uno di tipo pergamena) per avvolgere le carni, i salumi, il burro, i formaggi e le
altre derrate untuose.
2° Il peso dei vari tipi di carta: morella per lo zucchero, greggia per il riso, la pasta, il baccalà, la
frutta e la verdura, paglia per le carni in genere, bianca per i salumi, il caffè, le droghe e le derrate
untuose, non dovrà superare grammi uno per decimetro quadrato. – Con la carta bianca per le
derrate untuose può essere usata anche la carta tipo pergamena, il cui peso per decimetro quadrato
non dovrà superare i gr. 0,4.
3° I sacchetti che venissero usati invece dei fogli sciolti, non potranno superare il peso del foglio di
carta tipo e del formato corrispondente alla categoria e della quantità di merce venduta.
L’ampiezza del foglio unico di carta da usarsi nella pesatura delle merci destinate alla minuta
vendita, non dovrà superare i seguenti formati:
PER I MACELLAI (carta paglia per qualunque merce del genere):
- pesatura da gr. 100 a 200, carta del formato di cm. 20 x 30
- pesatura da gr. 201 a 500, carta del formato di cm. 25 x 35
- pesatura da gr. 501 a 1000, carta del formato di cm. 30 x 40
- pesatura da gr. 1001 a 2000, carta del formato di cm. 35 x 50.
PER I SALUMIERI (carta bianca comune):
- pesatura da gr. 10 a 100, carta del formato di cm. 18 x 25
- pesatura da gr. 101 a 200, carta del formato di cm. 24 x 25
- pesatura da gr. 201 a 500, carta del formato di cm. 25 x 35
(carta pergamena per derrate untuose)
- pesatura da gr. 10 a 100, carta del formato di cm. 17 x 25
- pesatura da gr. 101 a 200, carta del formato di cm. 23 x 25
- pesatura da gr. 201 a 500, carta del formato di cm. 25 x 35
PER I DROGHIERI (carta morella per lo zucchero):
- pesatura da gr. 10 a 50, carta del formato di cm. 18 x 22
- pesatura da gr. 51 a 100, carta del formato di cm. 18 x 27
- pesatura da gr. 101 a 300, carta del formato di cm. 22 x 32
- pesatura da gr. 301 a 500, carta del formato di cm. 27 x 43
- pesatura da gr. 501 a 1000, carta del formato di cm. 33 x 43
- pesatura da gr. 1001 a 2000, carta del formato di cm. 43 x 52
(carta bianca per il caffè)
- pesatura fino a gr. 10, carta del formato di cm. 15 x 18
- pesatura da gr. 10 a 25, carta del formato di cm. 16 x 22
- pesatura da gr. 26 a 50, carta del formato di cm. 18,5 x 27
- pesatura da gr. 51 a 100, carta del formato di cm. 22 x 32
- pesatura da gr. 101 a 200, carta del formato di cm. 27 x 37.
La carta greggia per pasta, riso, baccalà, frutta e verdura, avrà la grammatura ed il formato come per
la carta paglia per i macellai.
Resta permesso di tenere carta colorata superiore di peso a quello indicato , per uso esclusivo di
imballaggio.
4° I piattelli di cartone dovranno essere usati per merci che si vendono a numero. Per la pasticceria
fresca od altre derrate particolari la cui sistemazione richiede una certa, cura, potranno essere usati
tali piattelli purchè il formato corrisponda alle misure più sopra stabilite ed il peso per decimetro
quadrato non superi i gr. 1,4.
Qualora per avvolgere lo zucchero od i dolciumi si faccia uso di sacchetti prefabbricati, il loro peso
non dovrà superare quello stabilito per la carta bianca in relazione al formato prescritto..
Il deposito della carta nei locali di vendita deve effettuarsi con tutte le garanzie igieniche
specialmente per quanto riguarda la pulizia, la difesa contro le mosche, le cautele per proteggere la
carta dalla polvere e dal sudiciume.

Capitolo 41°
Profumerie, cosmetici, dentifrici, liscivie, ed altre materie destinate all’uso
personale o domestico

ART. 282
COSMETICI, TINTURE, LISCIVIE

E’ proibito vendere e ritenere per vendere cosmetici e tinture usati per la colorazione della
pelle, dei capelli e della barba, preparati con composti metallici velenosi, quali il mercurio, il
piombo, il rame, l’argento, l’arsenico o con composti organici velenosi, quali la parafenilendiamina
(diamidobenzina, amidofenilamina), il paramidofenol; l’acido pirogallico ecc..., quando sulle
boccette e sulle carte che contengono detti cosmetici e tinture, e negli annunzi al pubblico non sia
indicata la qualità e la quantità delle sostanze velenose che entrano nella loro composizione e che
non abbiano apposta la scritta ben evidente “ può essere nocivo “ stampato su striscia gialla in
modo chiaro con carattere alto almeno 4 millimetri giusta le disposizioneidel R.D. 30 ottobre 1924,
n° 1938.
Le stesse disposizioni debbono essere osservate per la preparazione, la vendita ed il commercio
delle liscivie contenenti sostanze velenose come l’ipoclorito di sodio ecc...., e di qualsiasi materia
destinata all’uso personale e domestico quando contenga sostanze velenose.
ART. 283
OBBLIGHI PER I VENDITORI

E’ fatto obbligo ai venditori di materie velenose di cui agli articoli precedenti di uniformarsi
alle disposizioni dell’articolo 62 della vigente legge sanitaria: essi non devono cioè venderli che a
persone ben cognite o che, non essendo da loro conosciute siano munite di attestato dell’Autorità di
P.S. indicante il nome e il cognome, l’arte e la professione del richiedente e dopo constatato che le
dette persone ne abbisognino per l’esercizio della loro arte o professione.
In ogni caso devono notare in registro speciale da presentarsi all’Autorità ad ogni richiesta, la
quantità e la qualità del veleno venduto, il giorno della vendita, con il nome e cognome, domicilio,
arte e professione dell’acquirente.

ART. 284
CIPRIA

E’ permessa la libera vendita di polvere di Cipria formata a base di solfuro di cadmio, ossido di
zinco, solfuro di zinco, come pure di rame, di stagno, di zinco e delle loro leghe.

Capitolo 32°
Giocattoli

ART. 285
FABBRICAZIONE

Nella fabbricazione dei giocattoli (comprese le immagini e le illustrazioni colorate, le scatole di


colori all’acquerello per ragazzi, ecc...) è vietato l’impiego del piombo nelle condizioni vietate dal
regolamento generale sanitario e delle materie coloranti proibite per le sostanze alimentari.
Sono però tollerate:
a) il cinabro ed il cromato neutro di piombo, purchè adoperato come colore all’olio o applicati
mediante vernici aderenti insolubili;
b) i solfuri di antimonio di cadmio incorporati nella massa del cautchouc;
c) il solfato di bario;
d) l’ossido di stagno;
e) i composti insolubili di zinco e di stagno incorporati nelle masse di cautchouc o applicati
con vernice aderente e insolubile.

ART. 286
GIOCATTOLI COLORATI

I giocattoli colorati con il cinabro, cromato neutro di piombo, ossido di piombo, non potranno
tuttavia essere venduti se non soddisfano alle condizioni di non reagire con l’idrogeno solforato, né
dopo 3 ore di contatto a freddo, l’acqua acidulata con il 2% di acido cloridrico dovrà dare con
l’idrogeno solforato le reazioni del mercurio e del piombo.
ART. 287
IMPIEGO SOSTANZE INFIAMMABILI

Nella preparazione dei giocattoli è vietato l’impiego si sostanze infiammabili od esplosive, o


che nella combustione producono gas o vapori nocivi.

Capitolo 43°
Oggetti ad uso domestico

ART. 288
STOFFE, TAPPEZZERIE, VERNICI

Sono proibiti i colori arsenicali nella colorazione:


a) delle stoffe per indumenti, per mobili, tende, arazzi, tappezzerie e dalla carta per
tappezzerie, delle foglie, dei fiori e dei frutti artificiali, delle candele, degli oggetti di
cartoleria, dei paralumi, degli schermi da fuoco, delle stampe e litografie destinati agli
oggetti menzionati all’art. 285;
b) delle vernici o pattine per pavimenti, soffitti, pareti, porte, finestre, persiane, imposte, dei
vani di abitazione o di soggiorno per mobili od altri oggetti di uso domestico.

ART. 289
FILATI, TESSUTI

I filati e tessuti trattati con mordenti arsenicali a scopo di stampa o di tintura non debbono
contenere arsenico in forma solubile nell’acqua ovvero in quantità maggiore di 2 milligrammi per
100 centimetri quadrati degli oggetti menzionati all’art. 288.

Capitolo 44°
Petroli e gas per la illuminazione

ART. 290
PETROLIO

Con la denominazione di petroli si intendono il petrolio greggio ed i suoi prodotti di


distillazione.
Il petrolio del commercio che sviluppa vapori infiammabili alla temperatura del 21 ° e
pressione di 760 mm. (dimostrato con l’apparecchio di Abel) può solo essere tenuto in recipienti
muniti di un cartello sito in un punto ben visibile, con scritta sopra fondo rosso, in modo ben chiaro
ed indelebile l’indicazione “infiammabile”.

ART. 291
RECIPIENTI, DEPOSITI

La vendita al minuto di tale petrolio per usi industriali e terapeutici deve farsi pure con
recipienti su cui sia indicato “ pericoloso per uso domestico ”.
Qualora la vendita od il deposito del petrolio si facciano negli spacci di sostanze alimentari
anche a termini dell’art. 145, il medesimo dovrà essere tenuto isolato con tutte le cautele necessarie
affinchè non possa adulterare o comunque comunicare cattivo odore o sapore alle sostanze
alimentari.

ART. 292
GAS

Il gas della tubatura stradale non deve contenere acido solfirico, nè solfuro di carbonio, nè
prodotti arsenicali.
Le dosi di solfo e di ammoniaca non devono superare, rispettivamente, grammi 0,3 e gr. 0,005
per mc. di gas, quelle di ossigeno o di azoto gr.l e quelle di anidride carbonica gr. 0,5 per cento
grammi di gas.

TITOLO IV°

MISURE CONTRO LA DIFFUSIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE


DELL’UOMO E DEGLI ANIMALI DOMESTICI

Capitolo 45°
Profilassi delle malattie infettive

ART. 293
PRESTAZIONE D’OPERA E DENUNCIE

A termini dell’art. 66 del R.D. 30 dicembre 1923, n° 2889 in caso di manifestazione di malattia
infettiva di carattere epidemico, ogni cittadino è tenuto a dare le prestazioni conformi alla sua
condizione, arte o professione, delle quali venga richiesto dal Podestà sentito l’Ufficiale Sanitario.
Per il disposto dell’articolo 123 del Testo Unico della vigente Legge Sanitaria dell’art. 63 del
R.D. 30 dicembre 1923, n° 2889 e del R.D. 9 ottobre 1921, n° 1981, e del Decreto Ministeriale 15
ottobre 1923, relativo alla denuncia delle malattie infettive, qualunque medico abbia osservato, nel
territorio comunale, in caso di malattia infettiva e diffusiva, o semplicemente sospettata di esserlo,
deve farne immediatamente denuncia al Podestà e per esso all’Ufficiale Sanitario o coadiuvarli, ove
concorra, nell’esecuzione delle prime urgenti disposizioni ordinate per impedire la diffusione della
malattia e, di regola, nelle cautele igieniche necessarie durante la malattia.
Per il disposto precedente, qualora più medici abbiano visitato una stessa persona affetta da
malattia infettiva e diffusiva, o semplicemente sospetta di esserlo, sono tutti egualmente tenuti
all’obbligo della immediata denuncia al Podestà e per esso all’Ufficiale Sanitario.
ART. 294
MALATTIE INFETTIVE

Agli effetti dell’art. 123 della Legge Sanitaria, obbligatoria per i medici la denuncia delle
seguenti malattie:
a) il morbillo, la scarlattina, il vaiuolo e vaioloidi, la varicella, tifo addominale, le infezioni
paratifiche, la febbre mediterranea, la eishmaniosi, la dissenteria bacillare ed amebica,la
poliomelite anteriore acuta, l’encefalite letargica, l’influenza epidemia, la lebbra, il tifo
ricorrente, il tifo petecchiale, la difterite e crup, la febbre puerperale, la tigna, gli
orecchioni, la tosse convulsiva, il colera e le infezioni coleriformi, la febbre gialla, la peste
bubbonica, la meningite cerebro-spinale, la gastro interite acuta, il tracoma, la
congiuntivite infettiva o sospetto di esserlo, e tutte le altre malattie che venissero indicate
all’Autorità sanitaria con speciale ordinanza;
b) la tubercolosi polmonare:
1. negli ospizi di medicità e di invalidi, negli orfanotrofi, nelle carceri, negli alberghi, nei
convitti, scuole e conventi e in genere nelle collettività;
2. nei brefotrofi, ospedali e case di salute;
3. nelle latterie e vaccherie;
4. dovunque, in seguito alla morte o a cambiamento d’alloggio dell’infermo;
c) la malaria e la pellagra;
d) la sifilide trasmessa per baliatico, e nei casi di sifilide con manifestazioni contagiose
riscontrate negli opifici industriali, negli istituti di cura e di educazione ed in genere in
tutte le collettività sia civili che militari;
e) i casi di rabbia o anche di semplice morsicatura di animali rabbici o sospetti di esserlo, e i
casi di carbonchio, morva e farcino dell’uomo;
f) l’anchilostomiasi, la trichinosi, le tigne e la scabbia.
La levatrice che, assistendo una puerpera, rilevasse che in essa la temperatura superi i 38°
centigradi (ascellare) e manchi il medico, ha l’obbligo di denunciare la puerpera all’Ufficiale
Sanitario.
L’Autorità sanitaria, potrà, con speciale ordinanza, rendere obbligatoria, anche per gli
albergatori ed affittacamere, la denuncia di uno o più delle suindicate malattie.
Agli effetti della vigilanza sanitaria scolastica è anche obbligatoria la denuncia della
tubercolosi cutanea ulcerosa, quella ossea e ghiandolare con segni fistolosi aperti all’esterno, gli
stati impetiginosi della pelle, la pediculosi, le forme contagiose della sifilide, il catarro
congiuntivale acuto e subacuto, congiuntivite angolare e ogni congiuntivite contagiosa.

ART. 295
MODALITA’ DELLA DENUNCIA

Nella denuncia, il sanitario, servendosi di apposito modulo fornito dall’Ufficio di Igiene, dovrà
indicare:
a) il nome, il cognome, il luogo di nascita, l’abitazione e la provenienza dell’infermo e
possibilmente anche il giorno in cui incominciò la malattia. Qualora nell’abitazione
dell’infermo si faccia lavorazione a domicilio, il sanitario dovrà pure denunciare il nome e
il cognome delle persone conviventi e che lavorano in detta abitazione ed il genere del
lavoro eseguito;
b) la diagnosi della malattia. Se si tratta di vaiolo, se fu già vaccinato e rivaccinato, e con
quale esito, e se fu altre volte colpito dalla stessa malattia, se di persone che frequentano la
scuole, si indichi il nome di detta scuola, la via ed il numero;
c) tutte le osservazioni che il medico crederà di fare per norma dell’Ufficio d’Igiene;
d) le misure del medico adottate per prevenire la diffusione della malattia, e specialmente se
l’ammalato, oppure la famiglia, ha i mezzi per la cura conveniente, o se sia necessario il
suo trasporto all’ospedale ed in questo caso se vi è l’adesione dell’ammalato e della
famiglia, oppure se sia stato ricoverato in un ospedale ed in quale, e se si provvede, sotto la
sua responsabilità, all’isolamento del malato e alle successive disinfezioni e cautele,
oppure se vi si deve provvedere dall’Ufficio d’Igiene.
Tali denuncie devono, con la massima sollecitudine, essere inviate direttamente all’Ufficio di
Igiene, oppure si potranno consegnare per le frazioni ai vigili rurali od agli agenti municipali in
servizio per la città.
Nello stesso modo il sanitario ha l’obbligo di avvisare l’Ufficio di Igiene del giorno in cui si
ritiene che l’individuo sia guarito oppure quando l’ammalato fosse in seguito ricoverato in un
ospedale, o quando, durante la malattia, il malato cambiasse d’abitazione, e ciò perchè l’Ufficio
stesso possa far praticare le necessarie disinfezioni.
Della denuncia sarà rilasciata ricevuta al medico dall’Ufficio d’Igiene, quando ne sia fatta
richiesta.

ART. 296
OBBLIGO DI DENUNCIA

Oltre al medico curante, i direttori di collegi, di educatori, di istituti di ricovero, di case di


lavoro o di pena, gli albergatori (compresi coloro che tengono pensioni, locali pubblici, dormitori e
simili), i direttori di opifici, di scuole e simili, hanno pure l’obbligo di denunciare al Podestà i casi
di malattia infettiva di cui sopra, quando i colpiti fossero convittori, ricoverati o persone che
avessero dimora in detti stabilimenti, o vi fossero impiegati, o vi alloggiassero, o li frequentassero.

ISOLAMENTO E DISINFEZIONI

ART. 297

In tutti i casi di malattie infettive e diffusive, il medico curante dovrà dare alle persone che
assistono e avvicinano l’infermo le istruzioni necessarie e prendere egli stesso tutte le precauzioni
consigliate dalla scienza per evitare la propagazione del contagio.
Nei casi indicati dalla lettera a) dell’art. 294 dovrà, inoltre, suggerire il conveniente isolamento
dell’infermo e delle persone che l’assistono e, all’occorrenza, richiedere dal comune il trasporto del
malato in locali di isolamento. L’Ufficio di igiene metterà a disposizione del medico e della
famiglia apposite norme di profilassi contro le malattie infettive.

ART. 298
INCHIESTA SANITARIA
A norma dell’art. 123 della Legge Sanitaria e dell’art. 141 del regolamento generale sanitario,
ricevuta la denuncia in caso di malattia infettiva, l’Ufficiale Sanitario deve eseguire una immediata
indagine sulle origini della malattia, sulle condizioni dell’abitazione e accertarsi, anche con
frequenti visite, che il medico curante, abbia dato, e la famiglia esegua le istruzioni di cui
all’articolo 297.
Tanto il medico curante, come ai membri della famiglia dell’infermo contagioso, ed a coloro
che lo assistono è fatto obbligo di coadiuvare ed ubbidire e seguire l’Ufficiale Sanitario nella
esecuzione di quei provvedimenti che egli crederà di ordinare nell’interesse dell’igiene pubblica.
Fra le precauzioni e i provvedimenti necessari per impedire la diffusione di queste malattie si
intendono sempre obbligatori l’isolamento dell’ammalato e la distruzione e la disinfezione efficace
delle secrezioni delle materie di espettorazioni, di deiezione e di vomito, delle biancherie, panni,
oggetti letterecci ed altri oggetti di uso personale e domestico esposti ad essere dalle stesse materie
contaminate, e degli ambienti in cui sono stati gli ammalati.

ART. 299
OSPEDALIZZAZIONE

A termini dell’art. 146 del Regolamento Generale Sanitario 3 febbraio 1901, il Comune
provvede all’isolamento dei colpiti delle malattie infettive di cui all’art. 294 del presente
regolamento o ricoverandoli nell’apposito ospedale o in locali adatti per la cura e provvisto di sale
separate per tenere in osservazione i sospetti, oppure lasciandoli nella propria abitazione,
allontanando dalla loro camera, il più che sia possibile, tutte le persone sane, non strettamente
necessarie alla loro assistenza e prendendo le precauzioni necessarie perchè le persone che li
assistono non abbiano a contrarre esse stesse o diffondere ad altri la malattia.

ART. 300
DISINFEZIONE

E’ obbligatoria la disinfezione della biancheria, degli oggetti letterecci e personali, appartenenti


agli infermi delle malattie infettive e diffusive indicate dall’art. 294 comma a) e b).
Potrà essere resa obbligatoria nei casi di cui al comma d) ed e) dell’articolo stesso.
L’obbligo della disinfezione si estende anche agli oggetti di vestiario ed oggetti delle persone
che ebbero contatto con il malato contagioso.
E’ pure obbligatoria la disinfezione delle abitazioni dei malati di malattie infettive indicate
nell’art. 294 comma a) e b), secondo che l’autorità sanitaria sarà per prescrivere.
La disinfezione sarà praticata al termine della malattia e nel caso in cui il malato sia mandato
all’ospedale o altrove, e dopo che dalla camera siansi asportati tutti gli oggetti che devono essere
disinfettati.
Le disinfezioni saranno sempre ordinate in base agli articoli 151,152 n° 3 e 153 del T.U. della
Legge Comunale e Provinciale, agli articoli 1 e 129 della Legge Sanitaria, agli articoli 129,136,137,
138 e 139 del Regolamento Generale per l’applicazione di detta legge 3 febbraio 1901 n° 45 e degli
articoli 1575 e 1605 del Codice Civile e 434 del Codice Penale.
Tali disinfezioni saranno sempre fatte o direttamente o sotto la sorveglianza dell’Ufficiale
Sanitario.

ART. 301
Le disinfezioni e sterilizzazioni saranno fatte dal Comune per i poveri gratuitamente, e così
pure gratuitamente sarà loro provvisto il materiale disinfettante.
Per tutti gli altri il Comune fatturerà il materiale disinfettante, ed i servizi prestati a prezzo di
costo.

ART. 302
BIANCHERIA INFETTA

E’ proibito dare ai lavandai privati per bucato la biancheria od altri effetti che siano venuti a
contatto con individui colpiti da malattia per le quali sia ordinata la disinfezione.
E’ pure proibito di asportare dalla camera del malato biancheria od oggetti prima che siano
disinfettati, nonchè di battere tappeti, scopare a secco ed in qualsiasi modo sollevare polvere nelle
abitazioni di malati contagiosi, prima che sia stata praticata la disinfezione.

ART. 303
ISOLAMENTO DI RIGORE

Quando risulti che l’isolamento di domicilio non venga osservato il Podestà ove l’autorità
superiore non disponga diversamente provvederà perchè l’isolamento sia assicurato, per mezzo di
agenti speciali a spese del malato e della propria famiglia e tale isolamento non cesserà se non
dietro autorizzazione scritta dall’Ufficiale Sanitario.

ART. 304
DISINFEZIONI PERIODICHE

Il Podestà può ordinare la generale pulitura preceduta, occorrendo la disinfezione almeno una
volta all’anno negli alberghi, locande e simili.
Sono obbligatorie le generali disinfezioni o ripuliture almeno una volta all’anno per gli
ospedali, opifici e istituti in genere di cura o di ricovero, pubblici e privati.

ART. 305
DISINFEZIONE ABITI E STRUMENTI LEVATRICI

Visto il disposto dell’art. 3 del regolamento governativo per l’esercizio ostetrico 6 dicembre
1928, n° 3318, l’Ufficiale Sanitario provvederà d’ufficio a far disinfettare gli abiti usati dalla
levatrice nell’assistere donne colpite da processo infettivo puerperale, e si accerterà in questi casi
che siano stati efficacemente disinfettati tutti gli strumenti contenuti nella sua busta ostetrica.
Tali disinfezioni saranno fatte gratuitamente.

ART. 306
DISINFEZIONI FATTE DA PRIVATI

In via eccezionale il Podestà potrà concedere che le disinfezioni della abitazione sia fatta dalla
famiglia o da chi assiste il malato, a proprie spese, ma sotto la direzione e vigilanza dell’Ufficiale
Sanitario.
ART. 307
PROFILASSI OBBLIGATORIA MALATTIE ESOTICHE

Fermi stando i provvedimenti di cui all’art. 297 e seguenti, è sempre in facoltà del Podestà su
proposta dell’Ufficiale Sanitario di provvedere d’ufficio all’esecuzione delle norme profilattiche
indicate nel presente regolamento e di tutte quelle altre che riterrà necessarie per impedire la
diffusione di singole malattie infettive.
Quando si tratti di una malattia esotica e diffusiva (colera, peste, febbre gialla) e in ogni vaso in
cui sia riconosciuta la necessità il Podestà deve provvedere d’ufficio valendosi della facoltà
concessagli dagli articoli 152 e 153 della legge comunale, all’isolamento del malato e delle persone
che hanno avuto contatto con esse nel modo che crederà più opportuno e finchè non sia scomparso
il pericolo di contagio.

ART. 308
DIVIETO DI SPUTARE

Nei veicoli per trasporto di passeggeri è vietato di sputare nell’interno della vettura.
Questo divieto sarà fatto risultare da uno o più cartellini collocati nel veicolo, in cui sarà citato il
presente articolo con caratteri ben visibili.

Vigilanza igienica sanitaria nelle scuole, convitti, asili ed istituti di educazione e


di istruzione in genere

ART. 309

Le scuole pubbliche o private, gli asili, i convitti, i dormitori, ecc... sono direttamente soggetti
alla vigilanza igienica dell’Ufficiale Sanitario, il quale potrà farsi coadiuvare dai medici degli stessi
istituti privati.

ART. 310

L’Ufficiale Sanitario visiterà frequentemente le scuole e sempre senza preavviso; la direzione


delle scuole potrà richiedere il parere suo tutte le volte che ne sentirà il bisogno.
L’Ufficiale Sanitario oltrechè alla pulizia degli ambienti e degli alunni curerà di allontanare
coloro che eventualmente fossero affetti da qualche malattia contagiosa, o supposta tale, o da
parassiti e porrà speciale attenzione sulle facoltà visive degli allievi e sulla loro conformazione
scheletrica prendendo opportuni provvedimenti.

ART. 311

E’ fatto obbligo ai parenti di denunciare la malattia per cui è assente lo scolaro.

ART. 312
Per lo svilupparsi di malattie contagiose il Podestà (dietro parere dell’Ufficiale Sanitario) può
ordinare la chiusura temporanea della scuola o di una classe.

ART. 313

I convitti, asili e suole private dovranno essere disinfettate almeno una volta all’anno. Nei
convitti e negli Istituti di educazione le persone affette da malattie trasmissibili dovranno essere
allontanate.

Vaccinazione

ART. 314
VACCINAZIONE OBBLIGATORIA

A termini degli art. 129,130, 131 della Legge Sanitaria e degli articoli 10 e 11 del Regolamento
Speciale sulla vaccinazione obbligatoria 29 marzo 1892 nochè degli articoli 67 e 68 del R.D. 30
dicembre 1923, n° 2889 il Municipio provvede in ogni contingenza per mezzo dell’Ufficio di Igiene
facendo eseguire dai medici condotti la vaccinazione di tutti gli abitanti del territorio del Comune e
cura che l’obbligatorietà per tale pratica profilattica dalla stessa sancita, sia da tutti rispettata
secondo quanto viene esplicata dal presente regolamento.

ART. 315
VACCINAZIONI

L’obbligo della vaccinazione è fatto primieramente per tutti i neonati entro il primo semestre
solare successivo alla nascita. Sono esclusi da tale obbligo:
1° i bambini che abbiano nel frattempo sofferto il vaiolo;
2° quelli che da certificato medico per iscritto risultino in condizioni speciali di malattia da
non poter subire senza pericolo tale operazione, entro detto pericolo di età.

ART. 316
BAMBINI INFERMI

I bambini che per constata infermità furono dispensati dalla inoculazione nel primo anno di vita
debbono però essere assoggettati entro il secondo anno.
In caso di dubbio sul pericolo che possa essere per la vaccinazione di un bambino tanto per il
disposto del presente, quanto nel precedente articolo sarà esso risolto dall’Ufficiale Sanitario su
esame del bambino stesso.

ART. 317
ESITO NEGATIVO

I bambini vaccinati per la prima volta con risultato negativo devono essere vaccinati per cura
dei medici condotti.
ART. 318
RIVACCINAZIONE

All’infuori del periodo dell’età accennata, la vaccinazione deve ripetersi all’ottavo anno di età
ed ogni qualvolta per condizioni speciali di pericolo di diffusione di vaiolo sia ritenuta necessaria
dall’Autorità Sanitaria.

ART. 319
CASI DI VAIOLO

Per il disposto degli articoli 129 e 130 della Legge Sanitaria a norma dell’articolo precedente e
dell’articolo 11 del citato Regolamento Speciale sulla vaccinazione obbligatoria e degli articoli 129
e 135 del Regolamento Generale Sanitario tutte le persone che abitano in una casa o in un corpo di
fabbricato nel quale siasi verificato un caso di pericolo di vaiolo, sono obbligati a sottoporsi alla
vaccinazione (che verrà praticata dai medici condotti i quali si recheranno appositamente sul
luogo), indipendentemente dall’essere già stati altra volta vaccinate, fatto solo eccezione per quello
che predetti medici vaccinatori riconoscano doversi, per ragioni speciali, dispensare.
Le persone le quali abitano in detta casa o corpo di fabbricato e che per qualsiasi motivo si
trovassero assenti nel momento in cui i medici condotti praticano le vaccinazioni come sopra, e per
gli effetti di cui al precedente disposto hanno l’obbligo di presentarsi al medico condotto a farsi
vaccinare nei giorni e nelle ore nelle quali fossero stati chiamati, con apposito invito o con diffida
verbale fatta ai membri delle loro famiglie, dall’Ufficio di Igiene.

ART. 320
CERTIFICATI DI VACCINAZIONE

Nessuno potrà essere ammesso alle scuole pubbliche o private o agli esami ufficiali o in istituti
di educazione e di beneficenza qualunque carattere essi abbiano, pubblico o privato, o in fabbriche,
officine od opifici industriali di qualunque natura che, avendo oltrepassato l’ottavo anno di età non
presenti un certificato autentico dell’Autorità Comunale di avere subito una vaccinazione in data
non anteriore a tale anno di età.
I direttori delle scuole, di istituti, di fabbriche, di officine o chiunque sia il capo di una
collettività di persone in cui siano accolti fanciulli al di sopra degli 8 anni, sono tenuti
all’osservanza di questa disposizione.
Essi dovranno ad ogni richiesta dell’Autorità rendere ostensibile i certificati delle rinnovate
vaccinazioni dei fanciulli a loro affidati.

ART. 321
VERIFICA DELLE VACCINAZIONI

Tutti i vaccinati devono essere presentati o devono presentarsi al medico vaccinatore entro il 7˚
ed il 10˚ giorno della vaccinazione per essere visitati. Ove l’operazione abbia avuto buon esito si
rilascerà gratuitamente apposito certificato. In difetto di questa verifica, non potrà essere rilasciato
certificato alcuno. Tale divieto per gli effetti della Legge Sanitaria e del presente regolamento è
imposto non solo ai medici condotti ma eziandio ai medici privati.
Tutti i certificati delle vaccinazioni e rivaccinazioni prescritte dalla legge, fatte dai medici
privati devono però essere presentati all’Ufficio di Igiene per la dovuta vidimazione.

ART. 322
RESPONSABILITA’ DELLA VACCINAZIONE

Dell’adempimento delle disposizioni prescritte dagli articoli precedenti per il disposto dell’art.
130 della Legge Sanitaria e degli articoli 10 e 11 del citato regolamento sulla vaccinazione
obbligatoria per i nati nel Comune che non hanno raggiunto ancora la maggiore età sono
responsabili i genitori o le persone che li rappresentano.

ART. 323
SESSIONI DI VACCINAZIONE

Si terranno annualmente due pubbliche sessioni gratuite di vaccinazioni, l’una in primavera e


l’altra in autunno, nei locali e nelle ore che il Podestà sarà per indicare con apposito manifesto, per
facilitare l’affluenza dei vaccinandi.
Si terranno inoltre sessioni straordinarie ogni qualvolta si ritenga opportuno per la più esatta
esecuzione della legge, o per il manifestarsi di qualche caso di vaiolo nel Comune, vi sia pericolo di
diffusione della malattia.

ART. 324
REGISTRAZIONE DELLE VACCINAZIONI

Di tutte le vaccinazioni eseguite, e del loro esito, sia nelle sessioni pubbliche che dai medici
privati, devono i medici vaccinatori stessi darne dichiarazione all’Ufficio di Igiene per la dovuta
registrazione.
In questa dichiarazione del medico vaccinatore deve essere indicato il nome e cognome del
vaccinato, l’anno e il giorno di nascita, e deve essere constatato se per l’avvenuta vaccinazione fu
soddisfatto l’obbligo legale ci cui all’articolo 321, o se la vaccinazione deve essere ripetuta. Deve
inoltre indicare quale allattamento viene fatto al bambino.

ART. 325
VERIFICHE DELL’UFFICIALE SANITARIO

L’Ufficiale Sanitario verificherà semestralmente, con opportuni confronti tra il registro di stato
civile e la nota dei medici vaccinatori se tutti i nati siano annotati come vaccinati con successo, nel
periodo prescritto dalla legge, e promuoverà, nel caso contrario, dal Podestà i provvedimenti di sua
competenza.
Dovrà lo stesso Ufficiale Sanitario assicurarsi sul principio di ogni anno scolastico, che siano
osservate tutte le disposizioni di cui all’art. 320.

ART. 326
RELAZIONE AL PREFETTO
L’Ufficiale Sanitario comunicherà alla prefettura entro il mese di gennaio di ogni anno,
l’elenco di tutte le vaccinazioni eseguite, segnando particolarmente quelle di prima e di ripetuta
vaccinazione con il risultato di esse.

ART. 327
ATTESTATI DI VACCINAZIONI

Gli attestati di subita vaccinazione dovranno essere rilasciati gratuitamente e sopra carta libera
dell’Ufficiale Sanitario, in base alle annotazioni fatte nei registri dell’Ufficio di Igiene.

ART. 328
VACCINAZIONE ANTITIFICA

E’ resa obbligatoria la vaccinazione antitifica con le modalità e con le norme contemplate nel
Decreto del Capo del Governo 2 dicembre 1926.
Tale vaccinazione sarà eseguita dai medici condotti secondo le istruzioni dell’Ufficiale
Sanitario.

Misure speciali contro le malattie celtiche, la sifilide da baliatico mercenario, la


febbre puerperale, la tubercolosi ed altre malattie trasmissibili

ART. 329
MALATTIE CELTICHE

Per le misure contro la diffusione delle malattie celtiche provvedono il regolamento speciale 25
marzo 1923, n° 846 e le istruzioni Ministeriali 15 agosto 1923, n° 23500 A.G.; per la profilassi
della sifilide trasmessa per baliatico mercenario provvedono il regolamento generale sanitario 3
febbraio 1901, dall’art. 168 all’art. 186, nonchè il regolamento legislativo 4 luglio 1918, n° 1395 e
l’ordinanza Ministeriale 6 gennaio 1919.

ART. 330
LEVATRICI

Le levatrici sono tenute all’osservanza del regolamento speciale per servizio ostetrico 6
dicembre 1928, n° 3318 e delle relative istruzioni.

ART. 331
FEBBRE PUERPERALE

A termini dell’art. 165 del regolamento generale sanitario, i Direttori o amministratori degli
Istituti destinati al ricovero delle gravide o partorienti devono denunziare ogni caso di malattia
infettiva, ed in specie di febbre puerperale che avvenga negli istituti medesimi.

ART. 332
INCHIESTA

Ricevuta la denuncia di un caso di febbre puerperale l’Ufficiale Sanitario oltre a prendere i


provvedimenti per impedire la diffusione della malattia, indagherà quale abbia potuto essere la
causa occasionale della infezione e, ove ne sia il caso, farà la denuncia all’Autorità Giudiziaria.

ART. 333
TUBERCOLOSI POLMONARE

Gli ospizi di mendicità e di invalidi, gli orfanotrofi, le carceri, gli alberghi, i convitti, gli istituti
di istruzione ed educazione ed i conventi non possono ricevere e trattenere in cura infermi
denunziati per tubercolosi polmonare se, a giudizio dell’Autorità Sanitaria non dispongano di locali
e di servizi adatti.

ART. 334
SPUTACCHIERE

Nelle abitazioni collettive, negli stabilimenti industriali e laboratori, nelle scuole, nei luoghi
chiusi di pubblico convegno e di passaggio, nei teatri, nelle chiese, negli uffici e negli esercizi
aperti al pubblico, devono tenersi recipienti speciali per raccogliere gli sputi e sarà scritto in modo
evidente il divieto di sputare fuori dai medesimi a tenore del presente regolamento.

ART. 335
ABITI USATI - STRACCI

E’ proibito vendere o ritenere per vendere abiti, scarpe ed oggetti usati, di vestiario e letterecci
che non siano stati disinfettati e puliti.
Ogni oggetto in prova della subita disinfezione dovrà portare un marchio o contrassegno
speciale dell’autorità sanitaria.
La cernita ed il deposito degli stracci usati devono essere fatti in luoghi destinati
esclusivamente a tale uso: ben ventilati, puliti e quando occorra disinfettati.
Prima della cernita gli stracci devono essere sottoposti ad un’energica e protratta spolveratura
mediante battitoi ermeticamente chiusi, provvisti di ventilatorie.
La polvere che fuori esce da tali locali deve essere comunque resa innocua per il vicinato
conducendola ad esempio mediante canali ben chiusi a lambire superfici acquee, abbruciandola
entro il focolaio delle macchine o in altro modo adatto.
Gli operai addetti al maneggio, allo spolveramento, alla cernita e ad ogni altra operazione degli
stracci non lavati:
a) devono essere dichiarati idonei dall’Ufficiale Sanitario che escluderà in modo assoluto
quelli che presentano affezione di qualunque natura dell’apparato respiratorio.;
b) indosseranno una sopravveste chiusa al collo ed ai polsi e proteggere la capigliatura con
una cuffia;
c) cessata la lavorazione si ripuliranno lavandosi accuratamente le mani e le bracci prima con
acqua saponata calda e poi, occorrendo, con una soluzione disinfettante;
A richiesta, gli industriali daranno all’Autorità Sanitaria, per l’opportuna vigilanza sanitaria,
l’elenco di questi operai con l’indicazione del luogo di loro abitazione.
ART. 336
BARBIERI E PARRUCCHIERI

I barbieri e i parrucchieri devono tenere la loro persona, gli strumenti, le suppellettili e la


biancheria del loro esercizio con la più scrupolosa nettezza, curando la sterilizzazione degli
strumenti suddetti con prolungate immersioni in acqua bollente in soluzione antisettica, ogni volta
abbiano servizio.
E’ permesso l’uso dell’allume previo sciacquamento in acqua corrente.
E’ vietato servirsi di piumacciolo per spargere la cipria sulla pelle rasata.
Per spargere la cipria si adopereranno rispettivamente solo polverizzatore a secco o batuffoli di
cotone, da distruggersi, questi ultimi, dopo averne usato anche una sola volta.
Presso ciascun posto di avventore deve essere tenuta una sputacchiera, ed in ogni prestazione
deve adoperasi biancheria pulita.

ART. 337

La bottega dovrà essere provvista di lavabo con acqua potabile per la pulizia del cliente,
nonchè di cotone e garza e materiale disinfettante, da tenersi con speciale cura per le eventuali
ferite.

Vigilanza sulle malattie contagiose del bestiame

ART. 338

Agli effetti dell’articolo 193 del Testo Unico dell’art. 193 del Testo Unico della legge sanitaria
1° agosto 1907 n° 366, si richiamano in vigore a tutti gli effetti di questo regolamento le
disposizioni contenute nel regolamento di polizia veterinaria 10 maggio 1914, n° 533.
I veterinari, i proprietari, i conduttori, gli allevatori e negozianti di bestiame, e capi stazione
delle ferrovie dello Stato e delle tramvie, le Autorità militari di passaggio, i RR.CC. sono obbligati
a denunciare al Podestà qualunque caso di malattia infettiva diffusiva del bestiame accertata o
sospetta e qualunque caso di morte improvvisa di animale non riferibile a malattia comune già
accertata.

ART. 339

Appena ricevuta la denuncia il veterinario comunale provvederà per l’isolamento della bestia
infetta e ne darà avviso alla Prefettura.
Se nella stalla vi sono altre bestie queste verranno sequestrate e condotte in altra stalla.
La cura di questi animali dovrà essere affidata a persona che non abbia contatto con personale
di altra stalla. E sarà assolutamente proibito a chiunque di entrare nella stalla salvo che per la cura.

ART. 340
Le stalle che furono occupate da animali ammalati, per potere ancora servire,dovranno essere
disinfettate. Il letame, la lettiera, la paglia, i foraggi che furono in condizione di essere infettati
saranno passati in apposito carro chiuso lontano dall’abitato e interamente bruciato.
Gli utensili e la greppia saranno accuratamente disinfettati.
Gli animali morti di malattie contagiose verranno trasportati con carro chiuso fornito dal
Comune nella sardigna e distrutti.
Quando il sequestro e l’isolamento ordinato in caso di malattia epizootica venga violato per
opera del proprietario del bestiame o delle persone addette al servizio, il Podestà dietro rapporto del
Veterinario Comunale, disporrà per una speciale sorveglianza con personale municipale a spese del
proprietario.

ART. 341

Il proprietario di animali nelle cui stalle si sia sviluppato una malattia contagiosa e comunque
trasmissibile non potranno condurli al mercato nè al pascolo nè liberamente lasciarli vagare se non
dopo trascorso il tempo del sequestro.

ART. 342

Il veterinario comunale ha l’obbligo di impartire all’atto della diagnosi di qualsiasi malattia


contagiosa tutti i necessari suggerimenti perchè sia provvisto ad un diligente sequestro.
Tutte le persone che ebbero sequestro con le bestie infette dovranno assoggettarsi a diligenti
disinfezioni.

ART. 343

Il latte proveniente da bestie che sono infette da afta epizootica potrà essere utilizzato a scopo
alimentare previa bollitura.
Il latte di animali colpiti (o semplicemente sospetti) da tubercolosi, vaiolo, da carbonchio, da
morva, da pneumo-polmonite essudativa, da idrofobia, da infezione setticemida, da dissenteria, da
itterizia, o da altre malattie capaci da alterare la natura del latte, sarà trattato caso per caso secondo
gli ordini del veterinario comunale.

ART. 344

Nel caso di morva sospetta degli equini, si procederà alle prove sperimentali per accertare la
diagnosi, e l’animale riconosciuto morboso sarà abbattuto con tutte le precauzioni ed il cadavere
sarà distrutto sotto la diretta sorveglianza del veterinario comunale.
Il personale destinato al governo degli equini sospetti di morva o di altre malattie contagiose
non deve avere contatto con altri equini e deve essere avvertito del pericolo che corre, avendo
escoriazioni o ferite, in parte scoperta del corpo.

ART. 345

Tanto gli animali già sospetti quanto il personale addetto al loro governo non potranno essere
ammessi a libera pratica se non dietro licenza del veterinario comunale, previo accordi con
l’Ufficiale Sanitario, per ciò che riguarda le persone.
ART. 346

Per le malattie previste dal regolamento di polizia veterinaria 10 maggio 1914, n° 533 e, in altre
che venissero emanate in seguito nonchè in apposti regolamenti generali o provinciali di vigilanza
zooiatrica, si intendono applicabili le disposizioni e sanzioni penali in tali ordinanze e regolamenti
contenuti.

ART. 347
DENUNCIA DEI CANI

Chiunque nel territorio del Comune diventi proprietario, possessore o detentore di uno o più
cani, deve farne denuncia all’Ufficio Municipale di Polizia entro 15 giorni da quello del possesso e
della detenzione.
La denuncia è obbligatoria anche per i possessori di cani che hanno diritto all’esenzione della
tassa.
E’ sempre in facoltà, dell’ Ufficiale Sanitario, di vietare di tenere cani nelle abitazioni o
limitarne il numero a suo giudizio insindacabile, quando si ritiene che la loro presenza possa
pregiudicare la salute pubblica o recare danno o molestia agli abitanti della cassa o delle case
vicine.
Il denunciante riceverà gratuitamente dall’Ufficio Municipale all’atto della denuncia una
piastrina metallica sulla quale sarà impresso un numero progressivo corrispondente a quello della
fatta denuncia.
La detta piastrina numerata dovrà essere apposta in modo duraturo e fissa sulla parte frontale
della museruola o sul collare.
In caso di smarrimento della piastrina o quando questa si fosse logorata in modo da non essere
distinguibile, i segni sopra di essi impressi, ne verrà rilasciata un’altra mediante il pagamento di
Cent. 50.
La sostituzione di un cane denunciato con un altro cane deve pure essere a cura del possessore
notificato all’Ufficio di Polizia nel modo e nei termini sopra indicati.
Coloro che per qualsiasi causa cessino di possedere cani devono fare dichiarazione entro 15
giorni dalla cessazione e restituire la piastrina all’Ufficio di Polizia.

ART. 348
OBBLIGO DELLA MUSERUOLA E COLLARE

Tutti i cani, siano o no tenuti al guinzaglio dovranno essere continuamente muniti di museruola
nelle strade, nelle botteghe e in qualunque altro posto aperto al pubblico.
I cani di guardia degli armenti, delle ville e dei terreni coltivati tanto in città quanto nel contado
debbono essere o saldamente legati o muniti di museruola durante le ore del giorno.
La museruola deve essere costruita in modo che il cane non possa mordere.
I cani da caccia sono esclusi dall’obbligo della museruola durante la battuta e lungo il tragitto
di andata e ritorno fuori della cinta daziaria, purchè siano condotti al guinzaglio.
I cani di guardia ai greggi in moto devono essere condotti al guinzaglio con museruola per tutto
il tragitto.
Quando la museruola non potesse essere tollerata per condizioni fisiche o patologiche speciali
dell’animale e purchè questo si incapace di mordere, il proprietario, dovrà munirsi di permesso di
esonero temporaneo che sarà rilasciato dietro visita di un veterinario municipale.
Per altro il cane senza museruola non potrà essere lasciato libero neppure momentaneamente
nelle vie e nei locali accessibili al pubblico, ma dovrà sempre essere tenuto al guinzaglio.

ART. 349
RABBIA

Tutti i casi di morsicature inferte da animali rabbici o sospetti di esserlo devono essere
denunziati al Podestà e per esso all’Ufficio di Igiene.
E così pure proprietari detentori o custodi, oltre i medici veterinari, hanno l’obbligo di
denunciare immediatamente al Podestà tutti i casi manifesti ed anche soltanto sospetti di rabbia nel
cane, od in qualunque altro animale domestico od agricolo.
Ricevuta la denuncia l’ Ufficiale Sanitario provvederà perchè l’animale morsicato e il
morsicatore, semprechè non si riscontra necessario di doverlo uccidere, siano isolati a spese del
proprietario o detentori per il tempo occorrente per dare modo al veterinario di accertare se siano o
no affetti di rabbia.
Il periodo di osservazione dei sospetti non deve essere minore di mesi 6 per i cani ed i gatti, di
mesi 3 per i bovini, equini, suini, ovini e caprini.
Durante questo periodo gli equini ed i bovini possono adoperarsi per il lavoro, però devono
essere posti in condizione di non nuocere eventualmente alle persone.
Gli animali bovini, equini, suini, ovini e caprini in osservazione, non potranno essere spostati
senza il permesso dal Podestà da concedersi per imperiose esigenze di pascoli o per lavori agricoli o
per macellazione, quando questa sia consentita, giuste le disposizioni vigenti.
Il Podestà per mezzo del personale di polizia invigilerà perchè venga compiuto il prescritto
periodo di osservazione.

ART. 350
ACCERTAMENTI CASI SOSPETTI

Nei casi in cui l’animale sospetto di infezione rabbica, muore od è ucciso, il Podestà curerà che
sia eseguito l’accertamento necroscopico ed eventualmente quello sperimentale della rabbia.

ART. 351
VISITA DI CANI MORSICATORI

Quando un cane avesse morsicato qualche persona o qualche animale, il proprietario o


detentore del medesimo, hanno l’obbligo di condurlo all’Ufficio Veterinario per l’accertamento
dello stato di sanità, semprechè ciò si possa fare senza pericolo, e qualora questo pericolo vi fosse,
devono presentare un certificato rilasciato dal Veterinario Comunale nel quale sia stato dichiarato lo
stato di sanità di detto animale.
Qualora l’ Ufficiale Sanitario od il Veterinario ritenessero necessarie altre visite successive,
oppure il sequestro, il proprietario o il detentore dell’animale è tenuto ad ottemperarvi.
In quest’ultimo caso sono a loro carico le spese di mantenimento e di custodia.

ART. 352
ANIMALI RABBICI

Ogni animale riconosciuto dal veterinario comunale affetto da rabbia, deve essere
immediatamente ucciso ed il cadavere reso innocuo secondo le disposizioni del regolamento
governativo di polizia veterinaria.
La località dove trovasi l’animale, gli attrezzi e gli arnesi per esso adoperati saranno
disinfettati. La paglia ed il letame saranno bruciati.
E’ assolutamente proibito, senza lo stato di inderogabile necessità, di uccidere i cani
morsicatori prima che abbiano subito la visita di un veterinario comunale.

ART. 353
ANIMALI MORSICATI

Tutti gli animali morsicati da altro animale riconosciuto rabbioso o sospettato di esserlo o
rimasto ignoto, con provvedimento del Podestà, devono essere uccisi od isolati nel canile
municipale.
Trattandosi di animali da macello il Podestà potrà permettere su parere del Veterinario
comunale, tosto la macellazione per utilizzarne le carni previa asportazione del pezzo ferito.
Questa autorizzazione non sarà concessa se sono trascorsi oltre cinque giorni dall’avvenuta
morsicatura.

TITOLO V°

POLIZIA MORTUARIA

Capitolo 46°
Denuncie dei decessi

ART. 354

In caso di morte di qualunque persona, è dovere dei capi famiglia, dei direttori di istituti e di
qualsiasi altra persona vivente in collettività, di denunciarla all’Ufficio dello Stato Civile al più
presto possibile, ed in ogni caso, non più tardi di ventiquattro ore dal presunto decesso, per ottenere
il trasferimento del cadavere alla sala di osservazione o al cimitero.
All’atto delle denuncia si devono indicare esattamente l’ora in cui avvenne il decesso e fornire
tutte le notizie inerenti l’età, il sesso, lo stato civile, il domicilio del defunto.
I medici e le levatrici oltreché all’Ufficio di Stato Civile dovranno denunciare all’ Ufficiale
Sanitario tutti gli espulsi morti ed i prodotti del concepimento a qualunque epoca della gestazione,
indicando l’età endo-uterina, il sesso e le cause certe o probabili dell’aborto o della morte del feto.
A termine dell’art. 55 del Testo Unico delle leggi sanitarie tutti gli esercenti medici sono tenuti
a denunciare alle autorità comunali i decessi degli ammalati in loro cura segnando sull’apposito
modulo rilasciato dal Comune oltre i dati si stato civile, la malattia e le cause della morte stessa,
l’ora ed il giorno in cui è avvenuta.
La denuncia dovrà essere fatta nel più breve tempo dopo la morte ed in ogni caso non mai dopo
24 ore del decesso stesso.
Il Podestà avuta le denuncia di morte farà constatare dal medico necroscopo.
Nel caso che vi sia in dubbio di reato, tanto il medico denunciante, quanto il necroscopo
dovranno farne denuncia all’Autorità di P.S. oltrechè il Podestà.
In tutti i casi di morte per malattia contagiosa il medico dovrà farne subito avviso all’ Ufficiale
Sanitario per i relativi provvedimenti e disinfezioni.

ART. 355

Nel caso di morte improvvisa, avvenuta sia sul luogo pubblico che privato, è dovere di
qualsiasi cittadino che ne faccia scoperta di darne notizia all’autorità municipale.

ART. 356

Per quanto si riferisce alla polizia mortuaria dovranno essere osservate le norme stabilite dal
R.D. 25 luglio 1892, n° 448 e quelle contenute nell’apposito regolamento locale, le cui disposizioni
faranno parte integrale del presente regolamento.

TITOLO VI°

Capitolo 47°
Disposizioni penali e generali

ART. 356
CONTRAVVENZIONI

Per l’accertamento delle contravvenzioni alle prescrizioni del presente regolamento, per le
conciliazioni, e per il procedimento, si osservano le norme di cui agli articoli 227 e 228 della Legge
Comunale e Provinciale, nuovo Testo Unico 4 febbraio 1915, n° 148.

ART. 358
PENALITA’

Le contravvenzioni alle prescrizioni del presente regolamento per le quali non siano dalla legge
sanitaria o da altra legge stabilite pene speciali, sono punite con pene pecuniarie da L. 50 a L. 500.
Esse sono annesse alla conciliazione nei termini prescritti dalla Legge Comunale e Provinciale.

ART. 359
PUBBLICAZIONE
Il Podestà potrà ordinare in caso di recidività, la pubblicazione dei nomi dei contravventori alle
disposizioni riguardanti l’igiene degli alimenti e delle bevande, quando le sentenze di condanna
siano passate in giudicato, ed anche dei nomi di coloro che abbiano conciliato la contravvenzione in
via amministrativa.

ART. 360
PENALITA’

Quando, nello spazio di un anno, allo stesso esercente vengano constatate due contravvenzioni
per smercio di bevande e cibi che siano stati trovati alterati, guasti, infetti, adulterati od altrimenti
nocivi e non rispondenti per natura e qualità a quelli richiesti od indicati, tanto nel caso che le
contravvenzioni siano state conciliate, quanto se le sentenze di condanna siano passate in giudicato,
il Podestà, su proposta dell’Ufficiale Sanitario, potrà revocare o provocare la revoca della licenza
d’esercizio.

ART. 361
ABROGAZIONI

E’ abrogata qualunque disposizione anteriore contraria al presente regolamento.

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