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CLEM

Corso di Economia Industriale

A.A. 2016-2017

Marta Marson
Esercitazioni di Economia Industriale

In preparazione della prova d’esame intermedia

10 Marzo 2017

Lezione 1 – introduzione e modello SCR

1.1) Cosa si intende per criterio tecnologico nel


definire un’industria?

a) Le imprese producono prodotti ad elevata tecnologia


b) Le imprese si confrontano su un mercato caratterizzato da
elevata tecnologia
c) Le imprese usano la stessa tecnologia
d) Tutte le risposte precedenti sono vere

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Lezione 1 – introduzione e modello SCR

Come possiamo definire un’industria?

 Un’industria è un insieme di imprese che producono


prodotti e servizi simili
 Industria è ogni combinazione di attività indipendenti
 un’industria consiste in un insieme di imprese che
utilizzano tecnologie di processo sufficientemente simili
e che possiedono un background di esperienza e
conoscenza sufficientemente simile da far sì che
ognuna di esse possa produrre un particolare prodotto,
qualora ciò risulti conveniente”.
 Il termine industria si riferisce ai venditori.

Lezione 1 – introduzione e modello SCR

1.1) Cosa si intende per criterio tecnologico nel


definire un’industria?
a) Le imprese producono prodotti ad elevata tecnologia
b) Le imprese si confrontano su un mercato caratterizzato da
elevata tecnologia
c) Le imprese usano la stessa tecnologia
d) Tutte le risposte precedenti sono vere

Un’industria è un insieme di imprese che producono prodotti


(merci o servizi) simili. I criteri per individuare un’industria sono:
 Criterio tecnologico: le imprese devono usare la stessa tecnica
di produzione per produrre beni con caratteristiche analoghe;
 Criterio di mercato: i diversi beni prodotti dalle imprese
dell’industria sono tra loro sostituibili (elasticità incrociata della
domanda > 0)

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Lezione 1 – introduzione e modello SCR
1.2) La scuola di Harvard si differenzia dalla scuola di Chicago
perché:

a) si basa su modelli di concorrenza imperfetta e nega


l’importanza dell’intervento pubblico
b) si basa su modelli di concorrenza perfetta e ritiene utile
l’intervento pubblico in presenza di distorsioni
c) si basa su modelli di concorrenza perfetta e nega l’importanza
dell’intervento pubblico
d) si basa su modelli di concorrenza imperfetta e ritiene utile
l’intervento pubblico in presenza di distorsioni

Lezione 1 – introduzione e modello SCR


Le scuole di pensiero dell’economia industriale si
distinguono per il modo di guardare alle dinamiche
dei mercati e la valutazione circa il risultato di tali
dinamiche sull’equilibrio iniziale.
Le diverse interpretazioni dipendono
dall’approccio e dagli obiettivi degli economisti
che se ne sono occupati.

• Scuola di Chicago
• Scuola di Harvard
• Schumpeter e scuola di Vienna
• Nuovi sviluppi (dagli anni 1990)

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Lezione 1 – introduzione e modello SCR
1.2) La scuola di Harvard si differenzia dalla scuola di Chicago
perché:

a) si basa su modelli di concorrenza imperfetta e nega l’importanza


dell’intervento pubblico
b) si basa su modelli di concorrenza perfetta e ritiene utile
l’intervento pubblico in presenza di distorsioni
c) si basa su modelli di concorrenza perfetta e nega l’importanza
dell’intervento pubblico
d) si basa su modelli di concorrenza imperfetta e ritiene utile
l’intervento pubblico in presenza di distorsioni
La scuola di Harvard basa il suo approccio sul fatto che
l’economia industriale deve principalmente studiare il ruolo e gli
effetti del potere monopolistico nelle strutture industriali e che
un’elevata concentrazione costituisce un danno potenziale per i
consumatori e mette le basi per una maggiore regolazione e
legislazione antitrust

Lezione 1 – introduzione e modello SCR

1.3) In base al paradigma SCR, quali dei seguenti elementi fa parte


della struttura?
a) barriere innocenti all’entrata
b) costi di produzione
c) politica di prezzo
d) investimenti in ricerca e sviluppo

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Lezione 1 – introduzione e modello SCR
Modello STRUTTURA –COMPORTAMENTI-RISULTATI:

• la struttura di mercato influenza i comportamenti


delle imprese operanti nel mercato, che a loro
volta influenzano la performance
• si enfatizzano i legami tra la struttura ed il
comportamento di mercato nel determinare i
risultati economici (performance) che si realizzano
nelle varie industrie
• I legami principali nella rappresentazione del
paradigma SCR procedono dalla struttura,
attraverso i comportamenti, verso la performance.
Tuttavia, sono possibili svariati effetti di retroazione
(feedback)

Lezione 1 – introduzione e modello SCR

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Lezione 1 – introduzione e modello SCR
1.3) In base al paradigma SCR, quali dei seguenti elementi fa
parte della struttura?
a) barriere innocenti all’entrata
b) costi di produzione
c) politica di prezzo
d) investimenti in ricerca e sviluppo

I costi di produzione fanno parte delle condizioni di offerta. La


politica di prezzo e gli investimenti in ricerca e sviluppo fanno
parte dei comportamenti. Le barriere all’entrata non strategiche
(innocenti) sono invece parte della struttura

Lezione 2 – Teoria dell’impresa e strutture di


mercato
2.1) Da quali parametri sono distinte le forme di mercato?
Compilare la tabella
a) Controllo sul prezzo, Numero di imprese, Differenziazione
del prodotto, Barriere all’entrata
b) Controllo sul prezzo, Numero di imprese, Differenziazione
del prodotto, Ricerca e Sviluppo
c) Economie esterne, Numero di imprese, Differenziazione
del prodotto, Barriere all’entrata
d) Numero di imprese, Differenziazione del prodotto,
Ricerca e Sviluppo, Innovazione

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Lezione 2 – strutture di mercato

Concorrenza nessuno alto nessuna nessuna


perfetta
Concorrenza alto
monopolistica
Oligopolio basso
Monopolio una

Lezione 2 –Strutture di mercato

Controllo Numero di Differenziazione Barriere


sul prezzo imprese del prodotto all’entrata

Concorrenza nessuno alto nessuna nessuna


perfetta
Concorrenza parziale alto Alta poche
monopolistica
Oligopolio Parziale basso variabile Alte
/alto
Monopolio alto una variabile Alte

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Lezione 2 – strutture di mercato

2.1) Da quali parametri sono distinte le forme di mercato?


Compilare la tabella
•Controllo sul prezzo, Numero di imprese, Differenziazione
del prodotto, Barriere all’entrata
•Controllo sul prezzo, Numero di imprese, Differenziazione
del prodotto, Ricerca e Sviluppo
•Economie esterne, Numero di imprese, Differenziazione del
prodotto, Barriere all’entrata
•Numero di imprese, Differenziazione del prodotto, Ricerca e
Sviluppo, Innovazione
Ricerca e Sviluppo, Innovazione e Economie esterne non
sono parametri che distinguono le forme di mercato. Può
esserci innovazione in tutte le forme e, anche se
l’investimento in ricerca e sviluppo è più ingente nelle grandi
imprese non è associato a una specifica forma. Anche le
economie esterne possono essere presenti in diverse forme
di mercato.

Lezione 2 – Teoria dell’impresa e strutture di


mercato
2.2) In concorrenza perfetta, l’extraprofitto (illustrare
dettagliatamente e con grafico)
a) è possibile solo nel lungo periodo perché nel breve
periodo viene annullato dall’entrata di altre imprese
nel mercato
b) non è mai possibile
c) è sempre possibile
d) è possibile solo nel brevissimo periodo perché nel
medio e lungo periodo viene annullato dall’entrata di
altre imprese nel mercato

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Lezione 2 – Teoria dell’impresa e strutture di
mercato

Impresa produce solo se P > CMeBP; quantità che max Ԓ è q1

Nel breve periodo l’impresa guadagna un extra-profitto

Lezione 2 – strutture di mercato


Altre imprese attirate
dall’extra-profitto
entrano nel mercato
(da N1 salgono a N2)

Spostamento della
curva di offerta
verso destra, con
diminuzione di P e
aumento di Q

In corrispondenza
del nuovo P,
l’impresa
rappresentativa ha
extraprofitto nullo e
produce una
quantità inferiore

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Lezione 2 – Teoria dell’impresa e strutture di
mercato
2.2) In concorrenza perfetta, l’extraprofitto
a) è possibile solo nel lungo periodo perché nel breve periodo viene
annullato dall’entrata di altre imprese nel mercato
b) non è mai possibile
c) è sempre possibile
d) è possibile solo nel brevissimo periodo perché nel medio e lungo
periodo viene annullato dall’entrata di altre imprese nel mercato

L’equilibrio in concorrenza perfetta è caratterizzato da un elevato


numero di imprese tutte con le stesse caratteristiche e con un
prodotto omogeneo. Le imprese posso avere extraprofitti nel breve
periodo ma queste saranno poi imitate rapidamente dalle altre
imprese sul mercato, riportando il sistema in equilibrio, anche se su
un punto diverso dal precedente.
Nell’equilibrio in concorrenza perfetta non ci sono extraprofitti perché
la loro esistenza implica dinamiche di entrata di altre imprese sul
mercato, a causa della mancanza di barriere significative.
Quindi l’extraprofitto è possibile solo nel brevissimo periodo.

Lezione 2 – strutture di mercato

Rispetto alla concorrenza perfetta il monopolio (mostrare con un


grafico e illustrare):

a) Determina un aumento di surplus


b) Determina una perdita di surplus
c) Determina una perdita di surplus del produttore
d) Può determinare una perdita o un aumento di surplus a seconda
della perdita secca

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Lezione 2 – strutture di mercato

 Efficienza allocativa raggiunta solo in concorrenza perfetta


 In concorrenza perfetta Pc = CMaLP,
 In monopolio P1 > CMaLP corrispondente a Q1 (CMa=RMa)
 Q1<QC
In Concorrenza perfetta
 SC=A+B+C,
 SP=0
In Monopolio:
 SC=A,
 SP=B
 Perdita secca = C

Lezione 2 – strutture di mercato

Rispetto alla concorrenza perfetta il monopolio (mostrare con un


grafico e illustrare):

a) Determina un aumento di surplus

b) Determina una perdita di surplus

c) Determina una perdita di surplus del produttore

d) Può determinare una perdita o un aumento di surplus a seconda


della perdita secca

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Lezione 2 –strutture di mercato

2.3) In caso di monopolio l’inefficienza produttiva o tecnica (quale


delle seguenti non è vera + illustrare con un grafico)…

a) può sommarsi alla inefficienza allocativa aumentando la perdita secca

b) è dovuta alla mancanza di pressioni competitive che spingano il


monopolista a cercare di ridurre i costi di produzione

c) è difficilmente verificabile

d) riduce anche il surplus del produttore

Lezione 2 – strutture di mercato

•dal punto di vista tecnico: un’impresa è tecnicamente efficiente se


produce la quantità massima di output che è tecnologicamente
possibile, data la quantità di fattori di produzione che sta
impiegando
•dal punto di vista economico: un’impresa è economicamente
efficiente se ha selezionato la combinazione di fattori che le
permette di produrre al minor costo possibile, dati i prezzi prevalenti
dei fattori disponibili
•Mentre in concorrenza perfetta si produce al min costo, in
monopolio, non essendoci la pressione dei concorrenti, l’efficienza
produttiva sia in senso tecnico che economico può venire a
mancare

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Lezione 2 – Teoria dell’impresa e strutture di
mercato

Se non ha scelto la combinazione di fattori che consente di produrre al minor


costo o produce al di sotto della capacità produttiva, il monopolista
potrebbe produrre a un costo più alto:
CLP2>CLP1

Si ha in questo caso un incremento della perdita secca

Lezione 2 – strutture di mercato

2.3) In caso di monopolio l’inefficienza produttiva o tecnica (quale


delle seguenti non è vera + illustrare con un grafico)…

• può sommarsi alla inefficienza allocativa aumentando la perdita secca

• è dovuta alla mancanza di pressioni competitive che spingano il


monopolista a cercare di ridurre i costi di produzione

• è difficilmente verificabile

• riduce anche il surplus del produttore

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Lezione 2 – Strutture di mercato

Può un’impresa in regime di concorrenza


monopolistica guadagnare extra profitti nel breve
periodo (illustrare dettagliatamente e con un
grafico)?

• Sì, se è efficiente
• Sì, ma non nel medio e lungo periodo
• No, a causa della mancanza di differenziazione
del prodotto
• No

Lezione 2 – Strutture di mercato


Curva domanda inclinata
negativamente
•Extra profitto breve periodo
•Entrata sposta a sx la curva
di domanda (e RMa)
•Nuova q2<q1 e nuovo
p2<p1
•Entrate e spostamenti a sx
finchè sparisce extra
profitto: CMe=RMe =P
(soluzione di tangenza)
•P2>min Cme: rimane
inefficienza produttiva

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Lezione 2 – Strutture di mercato

•Grazie alla differenziazione del prodotto, un’impresa può


esercitare un qualche tipo di potere di mercato.
•A differenza delle imprese in concorrenza perfetta, un’impresa in
concorrenza monopolistica che aumenta i prezzi non perde
subito i suoi acquirenti e una che riduce i prezzi non acquisisce
immediatamente gli acquirenti delle altre. Questo perché i
prodotti non sono identici. Ogni impresa presenta quindi una
funzione di domanda inclinata ma più elastica di quella di
monopolio.
•In ogni caso, la discrezionalità sul prezzo è limitata perché il
prodotto è molto simile a quello delle competitrici e può essere
quasi perfettamente sostituito e non ci sono barriere all’entrata.
Nel medio e lungo termine, quindi, l’impresa deve uniformarsi al
prezzo delle altre per non perdere acquirenti. Nel medio e lungo
periodo non si possono quindi formare extra profitti.

Lezione 2 – Strutture di mercato


Può un’impresa in regime di concorrenza monopolistica
guadagnare extra profitti nel breve periodo?

• Sì, se è efficiente
• Sì, ma non nel medio e lungo periodo
• No, a causa della mancanza di differenziazione del
prodotto
• No,

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Lezione 2 – strutture di mercato

2.4) Quale delle seguenti caratteristiche NON appartiene


alla concorrenza perfetta?
a) alto numero di imprese
b) nessuna barriera all’ingresso
c) nessun controllo sul prezzo
d) prodotti differenziati

Lezione 2 – Strutture di mercato

Teoria dei mercati. La teoria neoclassica considera


quattro strutture di mercato:

Controllo Numero di Differenziazio Barriere


sul prezzo imprese ne del all’entrata
prodotto
Concorrenza nessuno alto bassa nessuna
perfetta
Concorrenza parziale alto Alta basse
monopolistica
Oligopolio Alto basso Dipende Alte
Monopolio alto una … Alte

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Lezione 2 – strutture di mercato

2.4) Quale delle seguenti caratteristiche NON appartiene


alla concorrenza perfetta?
a) alto numero di imprese
b) nessuna barriera all’ingresso
c) nessun controllo sul prezzo
d) prodotti differenziati

La presenza di prodotti differenziati caratterizza la


concorrenza monopolistica

Lezione 2-3 –strutture di mercato

La presenza (o assenza) di economie di scala interne


all’impresa è importante perché (individuare la risposta
FALSA)?

• Perché determina di barriere all’entrata


• Perché può determinare concentrazione dell’industria
• Perché è una caratteristiche che definisce la forma di
mercato
• Perché determina economie esterne

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Lezione 2-3 – strutture di mercato

Cosa sono le economie di scala? Il riferimento è alla


dinamica della produzione e dei costi di lungo periodo che
possono portare a raggiungere la scala efficiente minima
tale per cui i costi medi di lungo periodo sono minimizzati e,
di conseguenza, il costo di produzione che si riflette sui
prezzi di mercato è il minimo possibile e non può essere
conseguito da numerose imprese che producono piccole
quantità. Questo pone gli entranti in una posizione di
svantaggio competitivo.

La presenza di economie di scala determina una barriera


all’entrata e concentrazione, entrambe determinanti delle
diverse forme di mercato.

Lezione 2-3 – strutture di mercato

Cosa determina le economie di scala:


 Indivisibilità del processo produttivo
 Specializzazione del lavoro
 Vantaggi derivanti da elevata capacità economica,
organizzativa e tecnica/tecnologica :
 Economie tecniche: realizzazione impiego e
gestione degli impianti
 Economie finanziarie: disponibilità di capitali tale da
sostenere diverse opzioni strategiche possibili
 Vantaggi derivanti da economie di acquisto o di
commercializzazione

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Lezione 2-3 – Teoria dell’impresa e strutture
di mercato
La presenza (o assenza) di economie di scala interne
all’impresa è importante perché (individuare la risposta
FALSA)?
a) Perché determina di barriere all’entrata
b) Perché determina concentrazione dell’industria
c) Perché è una caratteristiche che definisce la forma di
mercato
d) Perché determina economie esterne
Le economie di scala fanno si che i costi medi di lungo
periodo siano minimizzati a partire da una certa dimensione
della produzione. Questo pone gli entranti in una posizione di
svantaggio competitivo, determinando una barriera all’entrata
e concentrazione del mercato. Il numero di imprese e la
presenza di barriere all’entrata sono determinanti della forme
di mercato. Le economie esterne non c’entrano.

Lezione 3 – Barriere all’entrata


Come possono essere definite, in termini generali, le
barriere all’entrata?
condizioni che permettono alle imprese già
presenti nel mercato di ottenere extraprofitti senza
attrarre nuovi entranti (Bain)
un costo di produzione che deve essere sostenuto
da un’impresa che cerca di entrare in un mercato,
ma non grava sulle imprese già presenti
nell’industria (Stigler)
un vantaggio competitivo che le imprese
consolidate hanno sui potenziali entranti
(Spulber)

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
 economico-finanziarie
 Investimenti elevati per l’avvio delle attività
 Esistenza di economie di scala significative
 controllo dei fattori produttivi – soprattutto se scarsi – da
parte delle imprese già presenti sul mercato (es.: petrolio o
altre risorse primarie, risorse umane specializzate)
 costi di cambiamento ed esternalità di rete
 legali: brevetti, marchi, diritti di autore, licenze e
concessioni, restrizioni alle importazioni, ecc.
 geografiche
 altre barriere strategiche create direttamente dall’industria
a fini competitivi: (es. accordi di cartello nell’oligopolio,
creazione di albi o ordini professionali, strategie di prezzo,
strategie di prodotto)

Lezione 3 – barriere all’entrata

3.1) La SEM, scala di efficienza minima, è garantita quando


a) i rendimenti di scala sono costanti
b) i rendimenti di scala sono decrescenti
c) i rendimenti di scala sono crescenti
d) i rendimenti di scala sono prima crescenti e poi decrescenti

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Lezione 3 – barriere all’entrata

Lezione 3 – barriere all’entrata

3.1) La SEM, scala di efficienza minima, è garantita quando (motivare


e mostrare anche con un grafico)
a) i rendimenti di scala sono costanti
b) i rendimenti di scala sono decrescenti
c) i rendimenti di scala sono crescenti
d) i rendimenti di scala sono prima crescenti e poi decrescenti

Scala di efficienza minima: punto di minimo della curva di costo


medio di lungo periodo
Rendimenti costanti di scala: un aumento percentuale degli input
produce lo stesso incremento percentuale di output, quindi si è
raggiunta la scala efficiente minima e non c’è più “spazio” per
ridurre ulteriormente il costo medio di produzione.
Rendimenti crescenti di scala: un aumento percentuale degli
input produce un incremento più che proporzionale dell’output
Rendimenti decrescenti di scala: un aumento percentuale degli
input produce un aumento meno che proporzionale dell’output

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
3.2) Un’impresa dominante può avere un vantaggio
assoluto di costo su un potenziale entrante se
a) la sua funzione di CMeLP si colloca sotto quella
dell’impresa entrante per ogni livello produttivo
b) la sua funzione di RMeLP si colloca sotto quella
dell’impresa entrante per ogni livello produttivo
c) la sua funzione di CMeLP si colloca sopra quella
dell’impresa entrante per ogni livello produttivo
d) Nessuna delle risposte precedenti è vera

Lezione 3 – Barriere all’entrata


3.2) Un’impresa dominante può avere un vantaggio
assoluto di costo su un potenziale entrante se
a) la sua funzione di CMeLP si colloca sotto quella
dell’impresa entrante per ogni livello produttivo
b) la sua funzione di RMeLP si colloca sotto quella
dell’impresa entrante per ogni livello produttivo
c) la sua funzione di CMeLP si colloca sopra quella
dell’impresa entrante per ogni livello produttivo
d) Nessuna delle risposte precedenti è vera
Il vantaggio può essere dovuto a un processo
produttivo più efficiente, alla proprietà esclusiva o
controllo di fattori di produzione scarsi, all’accesso a
fonti di finanziamento a costi più bassi, all’integrazione
verticale. Per qualsiasi quantità riesce a produrre a un
costo più basso di quello dei potenziali entranti. Può
praticare prezzo limite.

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
La strategia del prezzo limite… (quale delle seguenti non è
vera? Illustrare con grafici)

a) Serve a scoraggiare i potenziali entranti

b) Può essere basata su un vantaggio assoluto di costo

c) Può essere basata su economie di scala

d) Può essere basata sulla scelta di subire perdite


temporanee

Lezione 3 – Barriere all’entrata – prezzo limite

In che cosa consiste la strategia del prezzo limite?

L’incumbent può tentare di impedire l’entrata imponendo un


prezzo limite che sia al di sotto del prezzo di monopolio ma al
di sopra del suo costo medio, garantendosi comunque un
extraprofitto
Tale strategia è perseguibile se tra l’incumbent e i potenziali
entranti vi è un differenziale di costo basato sul vantaggio di
costo assoluto o sulle economie di scala

Ipotesi di base: l’incumbent, dopo l’ingresso di nuove imprese,


non modifica il proprio livello produttivo pre-entrata,
“permettendo” la caduta del prezzo

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
PREZZO LIMITE basato su VANTAGGIO DI COSTO
ASSOLUTO
l’incumbent e il potential entrant hanno funzioni
di costo diverse, più basso l’incumbent (1 solo)
Se incumbent si comporta da monopolista e fissa
P e Q di monopolio però il potetial entrant può
entrare perchè Pm > CMElp potential entrant
Pm
CMElp potential entrant

CMElp incumbent

QM Quantità

Lezione 3 – Barriere all’entrata


PREZZO LIMITE basato su VANTAGGIO DI COSTO
ASSOLUTO
se l’incumbent fissa P al costo medio del
potential entrant e aumenta la quantità rispetto
a quella di monopolio, si riducono i suoi extra-
profitti, ma spariscono extra-profitti per PE
(domanda residuale al di sotto del CMElp del
potential entrant)
CMElp potential entrant

CMElp incumbent

QM Q2 Quantità

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
PREZZO LIMITE basato su ECONOMIE DI SCALA

l’incumbent e il potential entrant


hanno la stessa funzione di CMe
(decrescente economie di scala)

CMElp potential entrant


e incumbent

Lezione 3 – Barriere all’entrata


PREZZO LIMITE basato su ECONOMIE DI SCALA

se l’incumbent e il potential
entrant hanno la stessa funzione
di CMe (decrescente
PM economie di scala)
il prezzo è fissato valutando se la
domanda residuale consenta al
PE un profitto normale (giace al di
sopra CME)
Nel caso mostrato qui c’è
possibilità di entrata

CMElp potential entrant e


incumbent

QM

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
PREZZO LIMITE basato su ECONOMIE DI SCALA

Incumbent deve fissare P in modo


che la domanda residuale non
consenta al PE un profitto normale
(giace al di sotto del CME)

CMElp potential entrant


e incumbent

Lezione 3 – Barriere all’entrata


PREZZO LIMITE basato su ECONOMIE DI SCALA

il prezzo limite è fissato in


corrispondenza del valore per il
quale la domanda residuale è
zero

se l’incumbent e il potential
entrant hanno la stessa funzione
P limite di CMe (decrescente
economie di scala) il prezzo
limite è fissato in modo che la
domanda residuale non consenta
al PE un profitto normale (giace al
di sopra CME)

CMElp potential entrant


e incumbent

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Lezione 3 – Barriere all’entrata

L’incumbent può impedire l’entrata imponendo un prezzo


limite che sia al di sotto del prezzo di monopolio ma al di
sopra del suo costo medio, garantendo comunque un
extraprofitto
 Tale strategia è perseguibile se tra l’incumbent e i
potenziali entranti vi è un differenziale di costo basato
sul vantaggio di costo assoluto o sulle economie di
scala
 Ipotesi di base: l’incumbent, dopo l’ingresso di nuove
imprese, non modifica il proprio livello produttivo pre-
entrata, “permettendo” la caduta del prezzo (postulato
di Sylos Labini)

Lezione 3 – Barriere all’entrata


La strategia del prezzo limite (quale delle seguenti non è
vera? Illustrare con grafici)

a) Serve a scoraggiare i potenziali entranti

b) Può essere basata su un vantaggio assoluto di costo

c) Può essere basata su economie di scala

d) Può essere basata sulla scelta di subire perdite


temporanee

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
3.3) La teoria dei mercati contendibili:
a) Si riferisce a settori in cui la concorrenza è molto
elevata
b) Prevede la presenza di costi irrecuperabili
c) Si riferisce a settori in cui gli incumbent sono
minacciati dall’entrata di nuovi competitori
d) Tutte le risposte precedenti sono vere

Lezione 3 – Barriere all’entrata


3.3) La teoria dei mercati contendibili:
a) Si riferisce a settori in cui la concorrenza è molto
elevata
b) Prevede la presenza di costi irrecuperabili
c) Si riferisce a settori in cui gli incumbent sono
minacciati dall’entrata di nuovi competitori
d) Tutte le risposte precedenti sono vere
La teoria dei mercati contendibili (Baumol et al., 1982)
afferma che, anche in mercati in cui sono presenti poche
imprese o un’unica impresa (mercati concentrati), il
potere di mercato è limitato dalla minaccia di un’entrata
potenziale e questo limita extra-profitto. E’ possibile
un’entrata “mordi e fuggi”: l’entrante identifica i
consumatori che acquisteranno la sua produzione
all’attuale prezzo di mercato o inferiore e riesce a coprire
costi fissi e variabili prima che l’incumbent possa reagire

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Lezione 3 – Barriere all’entrata PREZZI PREDATORI
3.4) La strategia dei prezzi predatori (identificare quale
non è vera e illustrare con grafico)

a) È dissuasiva o per spingere fuori dal mercato gli entranti

b) È temporanea

c) Non implica perdite per l’impresa entrante

d) Non implica perdite per l’impresa dominante

Lezione 3 – Barriere all’entrata PREZZI PREDATORI

dissuasiva o per spingere fuori da mercato, temporanea

ipotesi: stesse funzioni costo

D (impresa dominante) abbassa (temporaneamente) il


prezzo a P*

Pc

P*

Qpc

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
PREZZI PREDATORI

per questo
prezzo E può
scegliere di
produrre in
perdita una
quantità Qe
(P*=Cma)
CMe
Pc

P*

Qe Qpc

Lezione 3 – Barriere all’entrata


PREZZI PREDATORI

per mantenere il prezzo P*, D deve


aumentare la produzione a Qd

Cd

Ce
Pc

P*

Qe Qpc Qd=Q*-Qe Q*

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Lezione 3 – Barriere all’entrata
PREZZI PREDATORI
con uguali funzioni di costo, D deve sostenere
perdite maggiori di E, ma quando E si ritira può
rialzare il prezzo

perché funzioni deve essere credibile

Cd

Ce
Pc

P*

Qe Qpc Qd=Q*-Qe Q*

Lezione 3 – Barriere all’entrata PREZZI PREDATORI


3.4) La strategia dei prezzi predatori (identificare quale
non è vera e illustrare con grafico)

a) È dissuasiva o per spingere fuori dal mercato gli entranti

b) È temporanea

c) Non implica perdite per l’impresa entrante

d) Non implica perdite per l’impresa dominante

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Lezione 4 – Concentrazione del mercato

4.1) Il livello di concentrazione dei venditori dipende


a) dal numero di imprese e dalla loro distribuzione dimensionale: min è n
imprese, min è concentrazione; mag è dimensione media, min è
concentrazione; mag è differenza di quote di mercato tra imprese, min è
concentrazione.
b) dal numero di imprese e dalla loro distribuzione dimensionale: mag è n
imprese, mag è concentrazione; min è dimensione media, mag è
concentrazione; min è differenza di quote di mercato tra imprese, mag è
concentrazione.
c) dal numero di imprese e dalla loro distribuzione dimensionale: min è n
imprese, mag è concentrazione; mag è dimensione media, mag è
concentrazione; mag è differenza di quote di mercato tra imprese, mag
è concentrazione.
d) Dalla grado di tecnologia del settore e dalla presenza di cooperazione
tra imprese: mag è il grado di tecnologia, mag è concentrazione; min è
la cooperazione tra imprese, mag è concentrazione.

Lezione 4 – Concentrazione del mercato


Alta concentrazione significa elevato potere da parte di poche imprese
sull’intero mercato. Alto potere di mercato comporta capacità di
elevare barriere all’entrata , capacità di influenzare l’andamento di
molti altri settori e le decisioni del governo e degli organismi di
regolamentazione.

Il livello di concentrazione dipende dal numero di imprese presenti sul


mercato e dalla loro distribuzione dimensionale
Tanto minore è il numero di imprese presenti su un mercato tanto
maggiore è la concentrazione
Tanto maggiore è la dimensione media delle imprese del settore e
basso il loro numero, tanto maggiore è la concentrazione
Tanto maggiore è la differenza di quote di mercato tra imprese più
grandi e imprese minori, tanto maggiore è la concentrazione del settore
e tanto maggiore è il relativo potere di mercato delle imprese maggiori

32
Lezione 4 – Concentrazione del mercato
4.1) Il livello di concentrazione dei venditori dipende
a) dal numero di imprese e dalla loro distribuzione dimensionale: min è n
imprese, min è concentrazione; mag è dimensione media, min è
concentrazione; mag è differenza di quote di mercato tra imprese, min è
concentrazione.
b) dal numero di imprese e dalla loro distribuzione dimensionale: mag è n
imprese, mag è concentrazione; min è dimensione media, mag è
concentrazione; min è differenza di quote di mercato tra imprese, mag è
concentrazione.
c) dal numero di imprese e dalla loro distribuzione dimensionale: min è n
imprese, mag è concentrazione; mag è dimensione media, mag è
concentrazione; mag è differenza di quote di mercato tra imprese, mag è
concentrazione.
d) Dalla grado di tecnologia del settore e dalla presenza di cooperazione tra
imprese: mag è il grado di tecnologia, mag è concentrazione; min è la
cooperazione tra imprese, mag è concentrazione.

Per esclusione: nella prima e nella seconda risposta la direzione delle


relazioni è invertita, la ultima invece fa riferimento a variabili che non
c’entrano

Lezione 4 – Concentrazione del mercato


4.2) Data la seguente tabella, l’indice di
concentrazione con 3 imprese, l’indice HH e il
coefficiente di Gini sono pari a:
Cn 3 HH G
a) 1 12 0.73
b) 0.75 0.24 0.29
Imprese fatturato
c) 0.8 0.56 0
d) 0.6 0.32 1.3
1 100
2 25
3 75
4 50
5 50

33
Lezione 4 – Concentrazione del mercato
Rapporto di concentrazione delle prime n imprese
n
Cn=∑si n=3, 4, 5, 8 di solito s = quote di mercato
i=1
N
si= xi/∑xi N=numero totale imprese settore
i=1

0<Cn≤1

Non tiene conto della distribuzione dimensionale delle n


imprese e né del numero e della distribuzione delle
imprese più piccole di n

Impre fattura
se to qi C3
1 100 0.33
2 75 0.25
3 50 0.17 0.75
4 50 0.17
5 25 0.08
tot 300 1.00

34
Lezione 4 – Concentrazione del mercato
indice di Herfindhal-Hirschman (HH)
N
HH=∑si 2 s = quote di mercato
i=1

1/n ≤ HH ≤1
1 ≤1/HH ≤N

in monopolio HH=1
in mercato con N imprese della stessa dimensione HH= 1/N

Mette in evidenza le asimmetrie dimensionali (il quadrato


enfatizza la presenza di quote particolarmente alte
aumentando il valore di HH), ma sono necessari più dati
rispetto a Cn

Impre fattura HH
se to qi C3 qi^2
1 100 0.33 0.11
2 75 0.25 0.06
3 50 0.17 0.75 0.03
4 50 0.17 0.03
5 25 0.08 0.01
tot 300 1.00 0.24

35
Coefficiente di GINI

•Devo ordinare le imprese per dimensione


•pi sono le quote teoriche cumulate in caso di uguaglianza dimensionale
•qi sono le quote reali cumulate
•Lavoro su N-1 perchè sull’ultima cumulata viene meno, per definizione
ogni differenza: è sempre 100%
•Misura la disuguaglianza della distribuzione dimensionale
•Ha valore che tende a 1 in caso di massima disuguaglianza e 0 in caso di
imprese tutte della medesima dimensione

Impre fattura HH
se to qi C3 qi^2 pi Σpi Σqi Σpi-Σqi G
1 100 0.33 0.11 0.20 0.00
2 75 0.25 0.06 0.20 0.80 0.67 0.13
3 50 0.17 0.75 0.03 0.20 0.60 0.42 0.18
4 50 0.17 0.03 0.20 0.40 0.25 0.15
5 25 0.08 0.01 0.20 0.20 0.08 0.12
tot 300 1.00 0.24 1.00 2.00 1.42 0.58 0.29

36
Lezione 4 – Concentrazione del mercato
4.2) Data la seguente tabella, l’indice di
concentrazione con 3 imprese, l’indice HH e il
coefficiente di Gini sono pari a:
Cn 3 HH G
a) 1 12 0.73
b) 0.75 0.24 0.29
Imprese fatturato
c) 0.8 0.56 0
d) 0.6 0.32 1.3
1 100
2 25
3 75
4 50
5 50

Lezione 4 – Concentrazione del mercato

4.3) Il coefficiente di entropia di un’industria è


0,152. L’industria ha una struttura di mercato…:

a) vicino alla Concorrenza perfetta

b) vicino alla Concorrenza monopolistica

c) vicino all’Oligopolio

d) vicino al Monopolio

37
Lezione 4 – Concentrazione del mercato
4.3) Il coefficiente di entropia di un’industria è 0,152. L’industria
ha una struttura di mercato…:
a) vicino alla Concorrenza perfetta
b) vicino alla Concorrenza monopolistica
c) vicino all’Oligopolio
d) vicino al Monopolio

Il coeff. di entropia E è dato dalla somma ponderata delle quote


di mercato, in cui i pesi sono i logaritmi naturali dei reciproci
delle quote di mercato stesse
N
∑si ln(1/si )
i=1
E’ una misura di concentrazione inversa: bassi valori di E
indicano alta concentrazione e viceversa.
E=0 1 sola impresa monopolista;
E=ln(N) le imprese sono di uguali dimensioni

Sintesi indici di concentrazione e distribuzione dimensionale


indice formula minimo massimo
Cn n Vicino a 0 1
∑si Bassa Monopolio o oligopolio con n
i=1 concentrazione imprese
HH N 1/N 1
∑si 2 tutte uguali monopolio
i=1

1/HH Reciproco HH N tutte uguali 1 monopolio

E N 0 ln(N)
∑si ln(1/si ) monopolio tutte uguali
i=1

ER E/ln(N) 0 monopolio 1 tutte uguali


VL 0 nd
tutte uguali

G N-1 N-1 0 1 quando una impresa dominante


∑pi -qi/∑pi tutte uguali ha una quota di mercato tendente
i=1 i=1 a 1 e N − 1 imprese molto piccole si
dividono il resto

38
Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

5.1) Nel modello di oligopolio di Cournot


a) i costi di trasporto sono crescenti e la variazione congetturale
positiva
b) i costi di trasporto sono crescenti e la variazione congetturale
nulla
c) i costi di trasporto sono nulli e la variazione congetturale nulla
d) i costi di trasporto sono nulli e la variazione congetturale
positiva

Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

Nel modello di oligopolio di Cournot


 Numero di imprese nel mercato = n (o 2 nel caso di un
duopolio)
 Tipo di bene prodotto= omogeneo
 Variabile strategica: quantità
 Curve di domanda lineare
 Non c’è asimmetria informativa (sulle funzioni di costo)
 Localizzazione e distanza dai consumatori simile o nulla
 Strategie non cooperative
 Variazione congetturale nulla: ciascuna impresa formula una
previsione circa la quantità prodotta dall’altra impresa e
assume che tale quantità non dipenda da quanto essa decide
di produrre. Le decisioni sono quindi indipendenti e si assume
che possano avvenire contemporaneamente. In presenza di
contemporaneità non si può parlare di reazione di una alla
scelta dell’altra.

39
Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

5.1) Nel modello di oligopolio di Cournot


a) i costi di trasporto sono crescenti e la variazione congetturale
positiva
b) i costi di trasporto sono crescenti e la variazione congetturale
nulla
c) i costi di trasporto sono nulli e la variazione congetturale nulla
d) i costi di trasporto sono nulli e la variazione congetturale positiva

In presenza di contemporaneità della decisione non si può


parlare di reazione di una alla scelta dell’altra, quindi c’è
variazione congetturale nella. Inoltre se la localizzazione e la
distanza dai consumatori sono simili i costi di trasporto non sono
rilevanti e questo elemento non pesa sulla decisione.

Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

5.2) Cosa NON sono le curve di isoprofitto?

a) Curve che rappresentano la ripartizione del mercato tra due


imprese per cui le due imprese hanno lo stesso profitto.

b) Curve che rappresentano la ripartizione del mercato tra due


imprese per cui un’impresa ha il medesimo profitto ;

c) Curve inizialmente crescenti e poi decrescenti;

d) Curve i cui punti di massimo sono uniti dalla funzione di


reazione dell’impresa

40
Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

 Modello di Cournot
 Partiamo dal punto F; se impr. A aumenta la produzione fino a G, aumenta  (cala P,
ma D è elastica e CMa basso per bassi livelli di QA); se impr. B aumenta la
produzione fino a H, il prezzo cala e  di A, a output e costi invariati, diminuisce;
viceversa, partendo dal punto X ed aumentando QA fino a Y, A decresce (D
anelastica). Se B diminuisce la produzione a Z, A aumenta.

Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

Per ogni valore di qB (che


si assume fisso), il valore di
qA che massimizza il
profitto è la linea che
connette i punti di
massimo delle diverse
curve di isoprofitto

41
Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo
5.2) Cosa NON sono le curve di isoprofitto?
a) Curve che rappresentano la ripartizione del mercato tra due
imprese per cui le due imprese hanno lo stesso profitto;

b) Curve che rappresentano la ripartizione del mercato tra due


imprese per cui un’impresa ha il medesimo profitto;

c) Curve inizialmente crescenti e poi decrescenti;

d) Curve i cui punti di massimo sono uniti dalla funzione di


reazione dell’impresa.
Nel modello del’oligopolio di Cournot, ogni impresa ha le sue curve
di isoprofitto e sono da intendersi come medesimo livello di profitto
che l’impresa può conseguire con diversi livelli di produzione, sua e
dell’altra impresa e a prescindere dai profitti dell’altra impresa. Le
curve di isoprofitto consentono anche di tracciare la f. di reazione,
che indica la risposta ottima per ciascuna quantità prodotta dall’altra
impresa. Le curve sono crescenti e poi decrescenti a causa della
elasticità della domanda e dell’andamento dei costi marginali.

Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

5.3) Nel modello di duopolio di Stackelberg, un punto esterno alle


(alla destra delle) funzioni di reazione delle due imprese è
(supportare con grafico e spiegazione)

a) una soluzione di equilibrio in cui un’impresa si comporta da leader


e l’altra da follower
b) una soluzione di disequilibrio in cui un’impresa si comporta da
leader e l’altra da follower
c) una soluzione di disequilibrio in cui entrambe le imprese si
comportano da leader
d) una soluzione di equilibrio in cui entrambe le imprese si
comportano da follower

42
Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo
Stackelberg (1934): Come Cournot ma il gioco è sequenziale e
l’potesi di variazione congetturale nulla è mantenuta solo per una
impresa, il follower. A, il leader, è consapevole che, per ogni sua
q, B sceglierà sempre la q corrispondente sulla sua funzione di
reazione. Nell’equilibrio di Stackelberg, l’impresa A ottiene un
profitto più alto che in equilibrio di Cournot-Nash e B più basso.

Lezione 5 – Oligopolio non cooperativo

5.3) Nel modello di duopolio di Stackelberg, un punto esterno alle


(alla destra delle) funzioni di reazione delle due imprese supportare
con grafico e spiegazione

• a) una soluzione di equilibrio in cui un’impresa si comporta da


leader e l’altra da follower
• b) una soluzione di disequilibrio in cui un’impresa si comporta da
leader e l’altra da follower
• c) una soluzione di disequilibrio in cui entrambe le imprese si
comportano da leader
• d) una soluzione di equilibrio in cui entrambe le imprese si
comportano da follower

43
Lezion Doma Doma Doma Doma Quali
e nde tot nde nde da nde da sono le
palesi 3 6 doman
de da
6
1 3 3 3 0
2 6 4 1 3 1, 2, 3
3 6 4 2 2 1, 4
4 3 3 2 1 2
5 3 3 2 1 3
tot 21 17 10 7
Tempo 5.5 14
per
dom
Tempo 55 98 153
tot

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