Allo stesso tempo, per quell’essere che abbia acquisito tale consapevolezza, si
ha, come immediata conseguenza, il distacco nei confronti di tutte le creature
manifeste, poiché diviene consapevole, di qui in avanti, che tali oggetti, come
lui stesso, sono nulla e non hanno alcun valore in confronto alla Realtà
Assoluta. Questo distacco implica essenzialmente e soprattutto, nel caso
dell’essere umano, indifferenza verso il frutto delle azioni, come è insegnato
in particolare nella Bhagavad Gita, atteggiamento che permette all’essere di
sfuggire l’infinita catena di conseguenze che derivano dalle azioni; si tratta
dell’”agire senza desiderio” (nishkaama karma) , mentre l’“agire con
desiderio” (sakaama karma) è l’azione svolta in vista dei suoi frutti. “La vera
causa delle cose è invisibile e non può essere catturata, definita o determinata.
Si può coglierla nella profonda contemplazione da colui che si sia ri-stabilito
nella stato di perfetta semplicità, e da nessun altro.” (Lie-Tseu. ch.IV.)
Quel punto centrale che è per l'essere umano la comunicazione con gli stati
più elevati o "celesti", è la "porta stretta" del simbolismo evangelico e che per
le ragioni esposte sopra risulterà chiaro chi siano quei "ricchi" che non
possono oltrepassarla; sono gli esseri attaccati alla molteplicità, che sono
perciò incapaci sollevarsi dalla conoscenza distintiva; di unificare la
conoscenza. L'attaccamento infatti, è l'esatto opposto del distacco indicato in
precedenza, così come la ricchezza è l'opposto della povertà, e coinvolge
l'essere in una infinita serie di cicli di manifestazione.