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Dipartimento di Ingegneria

Strutturale e Geotecnica

Corso di Costruzioni in zona sismica


Prof. Franco Braga

LEZIONE N. 5

STIMA DELLA PERICOLOSITÀ


SISMICA ITALIANA – 1° PARTE
METODO DI CORNELL (1968)
Scopo di una Normativa antisismica è garantire per ogni zona del territorio un livello di
sicurezza minimo nei confronti dei possibili eventi sismici, cioè della pericolosità
sismica.
sismica

La definizione della pericolosità è necessariamente probabilistica, considerata


l'incertezza associata alla previsione degli eventi sismici:
La pericolosità sismica PTd [ I ] è la probabilità che si verifichi almeno un terremoto di
intensità non inferiore ad I in un p
periodo di osservazione Td.

Per descrivere l’intensità del terremoto si possono usare diversi parametri (intensità
macrosismica massima accelerazione del terreno,
macrosismica, terreno valori spettrali,
spettrali ecc.).
ecc )

La pericolosità sismica di una zona qualunque si stima usualmente con la


procedura proposta da C. Allin Cornell nel 1968 che è articolata in 4 FASI.
(Cornell, C.A., “Engineering Seismic Risk Analysis”, Bull. Seism. Soc. Am., 58, pp. 1583-
1606))

2
METODO DI CORNELL (1968)
Stima probabilistica della pericolosità sismica - “Metodo di Cornell”:

1 Sismicità
1. • Ricostruzione della sismicità storica nazionale
(scelta di un “catalogo sismico” e identificazione
della zone sismogenetiche).

2. Ricorrenza • Definizione, per ciascuna di tali zone della


opportuna
t “legge
“l di ricorrenza”.
i ”

3. Attenuazione • Definizione, per ciascuna zona del territorio


considerato, della opportuna “legge di
attenuazione”.
i ”

4 Pericolosità
4. • Valutazione
Valutazione, per ciascuna zona del territorio
considerato, della “pericolosità sismica”.
3
1 - SISMICITÀ

4
SISMICITÀ
1. Sismicità
Ricostruzione della sismicità storica nazionale (scelta di un “catalogo sismico” e
catalogo sismico
identificazione della “zone sismogenetiche”).

La sismicità di un territorio deve,


deve per sua natura,
natura essere descritta in termini
assolutamente statistici e probabilistici, considerata l’impossibilità di ricostruire, allo
stato attuale, modelli meccanici che consentano di ridurre considerevolmente
ll’incertezza
incertezza associata ai fenomeni sismici.
L’aver accettato di considerare il fenomeno come aleatorio implica necessariamente
l’aver accettato una incertezza intrinseca (irriducibile) legata a questa aleatorietà.
All’i
All’incertezza
t i ti
intrinseca sii aggiunge
i un’incertezza
’i t di tipo
ti epistemico
i t i (riducibile),
( id ibil ) dovuta
d t
essenzialmente alla incompletezza delle informazioni sulla sismicità storica e alle
interpretazioni che sono state fatte delle informazioni disponibili.

Le informazioni sono organizzate in un CATALOGO SISMICO.

5
RICOSTRUZIONE SISMICITÀ STORICA NAZIONALE
Un catalogo parametrico di terremoti è una sequenza di stringhe (record), una per
terremoto, di parametri scelti dal compilatore per rappresentare alcune caratteristiche di
ciascun terremoto.
terremoto Per arrivare a definire un catalogo sismico per ll’Italia
Italia sono state
interpretate e correlate tra loro informazioni di diversa natura:

Tabella Descrizione
Contiene l'elenco di tutti i terremoti, dall'anno 1000 al 1984, da cui si sono
TERREMOTI
desunte le informazioni di effetti sul terreno sismoindotti.
LOCALITÀ È una lista delle località dove si sono verificati gli effetti sul terreno.
terreno
Riporta le frasi storiche dalle quali sono state estratte le informazioni sugli effetti
FRASI
sul terreno.
Contiene ll'elenco
elenco delle fonti bibliografiche utilizzate a cui si riferiscono le frasi
BIBLIO
storiche.
Riporta gli effetti sul terreno avvenuti per uno specifico terremoto in una
EFFETTI
determinata località

Prima di essere usato, il catalogo sismico deve essere FILTRATO, in modo da eliminare
FORESHOCKS (scosse di intensità minore rispetto al terremoto che le segue) e
AFTERSHOCKS (scosse
( che
h seguono il terremoto,
t t aventiti minore
i i t
intensità,
ità dovute
d t a
movimento di assestamento della faglia) al fine di garantire l’indipendenza degli eventi
osservati. 6
RICOSTRUZIONE SISMICITÀ STORICA NAZIONALE
STORIA SISMICA DEL COMUNE DI Bonefro (CB)

Data Effetti Terremoto


Ye Mo Da Ho Mi Is (MCS) Area epicentrale Ix Ms
1688 06 05 16 15 100 MATESE 110 73
1805 07 26 21 01 100 MATESE 110 67
1456 12 05 95 MOLISE 110 67
1913 10 04 18 26 60 MATESE 80 52
1980 11 23 18 34 50 IRPINIA-LUCANIA 100 69

Legenda:
Ye Year Terremoti il cui epicentro è
Mo Month prossimo al comune di
Da Day riferimento.
Ho Hour
Mi Minute
Terremoti il cui epicentro è
Is Intensità MCS (Mercalli Cancani Sieberg)
Area epicentrale Localizzazione dell’epicentro (es. Matese)
lontano dal comune di
Ix Intensità massima osservata (x 10) riferimento.
Ms Magnitudo calcolata sulle onde superficiali (x 10)

Per essere utilizzato nel metodo di Cornell, il catalogo della sismicità italiana deve
essere suddiviso ed ordinato per zone sismogenetiche.
7
ZONE SISMOGENETICHE
Per la definizione delle zone sismogenetiche si opera contemporaneamente sul catalogo
sismico e sulla geologia del territorio. La sismicità di una zona, e quindi il suo tasso di
sismicità non è dunque solo conseguenza dalla scelta dei confini della zona ma è
sismicità,
anche alla base della scelta di confini stessi.

Zona sismogenetica
Ciascuna zona rappresenta la proiezione in
superficie, più o meno ampia, di un sistema di
faglie attive (piani) capaci di generare terremoti.
Essa contiene quindi parti di una o più faglie
Sito maggiori,
i i responsabilibili degli
d li eventiti di più
iù alta
lt
energia, e parti di numerose faglie minori
responsabili degli eventi di più bassa energia,
Faglie attive associate
i t alle
ll maggiorii i ini un’unica
’ i zona
sismogenetica.

Il tasso di sismicità di una zona rappresenta un valore che spesso media fra
caratteristiche di rilascio di energia molto diverse tra loro.
Questa incertezza si ripercuote sull sull’incertezza
incertezza legata alle leggi di ricorrenza.
ricorrenza

8
MAPPA DELLE SORGENTI SISMICHE
Combinando dati geologici, geofisici e meccanismi focali desunti si ottiene una
mappa delle probabili sorgenti sismiche.
L’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia) ha prodotto una mappa con
le sorgenti potenziali per terremoti di
magnitudo
it d M ≥ 5,5.
55
http://www.ingv.it/~wwwpaleo/catalogosorgenti/pag
es/samples/samples5/intera.html

proiezione superficiale di una traccia dello scorrimento lungo


sorgente sismogenetica una faglia

sorgente sismogenetica da dati sorgente sismogenetica da dati


storici di intensità (ben confinata) storici di intensità (ben confinata)
con base geologica

sorgente
g sismogenetica
g da dati sorgente sismogenetica da dati storici
storici di intensità (mal confinata) di intensità
i t ità ((mall confinata)
fi t ) con b
base
geologica

sorgente sismogenetica allineamenti tettonici


profonda da dati storici
9
IDENTIFICAZIONE ZONE SISMOGENETICHE
ZONAZIONE SISMOGENETICA ZS4 (aprile 1996)

Le zone sismogenetiche vengono


individuate sulla base di criteri di
omogeneità delle caratteristiche
geologiche
g g eggeofisiche oltre che
della sismicità storica.

Sebbene non si individuino le


singole faglie presenti sul territorio,
ad ogni zona è associato un unico
tipo di movimento tellurico
( i
(cinematismo)
ti ) e, per quantot
possibile, un unico meccanismo di
faglia. I diversi colori individuano il
tipo di comportamento cinematico
atteso nelle diverse strutture
sismogenetiche. http://emidius.mi.ingv.it/GNDT/P511/NoteWorkshop.html

ZS4 identifica 80 zone sismogenetiche indipendenti e alcune zone di background


(zone di confine che contribuiscono alla sismicità del paese). 10
IDENTIFICAZIONE ZONE SISMOGENETICHE
Comportamento cinematico atteso delle strutture sismogenetiche nelle varie zone
del territorio nazionale:
a) Zone legate alla convergenza Adria-Europa.
Meccanismi attesi: thrusts prevalenti con assi P paralleli ai vettori di spostamento dell'Adria (zone 4, 6, 8 16-21); transpressione destra lungo faglie NW-SE (zone 1
3); strike-slip destro (zone 10, 15) e sinistro (zona 22) lungo faglie orientate da W-E a WNW-ESE; strike-slip sinistro lungo faglie N-S (zona 5); meccanismi misti di
thrust e strike-slip (zona 9).
b) Zone di trasferimento Alpi-Appennino e Mar Ligure.
Ligure
Meccanismi attesi: strike-slip sinistro in strutture crostali superficiali e dip-slip in strutture più profonde (zone 23, 25, 26); compressione (thrust e strike-slip sinistro
con assi P W-E e WNW-ESE) sovrapposti a vecchie strutture estensionali (zona 24).
c) Zone legate allo sprofondamento passivo della litosfera adriatica sotto il sistema di catena nell'Arco Appenninico
Settentrionale.
Meccanismi attesi: thrust e strike-slip
strike slip con assi SW
SW-NE
NE nella fascia adriatica (zone 30
30, 35
35, 38
38, 48
48, 53); prevalente dip
dip-slip
slip con assi T SW-NE
SW NE nella fascia assiale
(zone 28, 29, 32-34, 36-37, 44-47, 50-52); prevalente strike-slip destro lungo faglie NNE-SSW e subordinato dip-slip (strutture crostali più profonde) lungo faglie di
strappo (zone 40, 55); dip-slip con assi T SW-NE nella fascia tirrenica (zone 27, 31, 41-42, 49, 54) con possibile strike-slip destro lungo faglie NNE-SSW.
d) Zone legate alla disattivazione del sistema catena-avanfossa nell'Appennino meridionale e alla rotazione antioraria
dell'Adria.
Meccanismi attesi: dip
dip-slip
slip con assi T SW
SW-NE
NE (zone 57
57-58,
58 62
62-64).
64)
e) Zone dell'Arco Calabro, verosimilmente legate alla subduzione passiva della litosfera ionica, e Sicilia Settentrionale.
Meccanismi attesi: dip-slip con assi T W-E e WNW-ESE nelle strutture longitudinali (zone 66-67, 69-72); strike-slip sinistro lungo faglie W-E (zone 65, 68);
transpressione destra lungo faglie WNW-ESE (zone 75-76); strike-slip destro lungo faglie NW-SE (zona 74).
f) Zone legate alla divergenza Africa-Adria.
Meccanismi
M i i attesi:i di
dip-slip
li lungo
l la
l SScarpata Ibl
Ibleo-Maltese
M l e strike-slip
ik li lungo
l ffaglie
li di trasferimento
f i minori
i i orientate
i all'incirca
ll'i i a 90d
90deg. rispetto
i alla
ll di
direzione
i d
della
ll
scarpata (zona 79).
g) Zone di avampaese, con diversi comportamenti cinematici.
Meccanismi attesi: dip-slip legato a faglie NE-SW connesse alla flessione della piastra di avampaese (zona 78); strike-slip destro, e possibile dip-slip in strutture pi
profonde, lungo faglie di trasferimento N-S (zona 77); thrust e strike-slip con assi P paralleli ai vettori di spostamento dell'Adria (zone 7 e 59-61); dip-slip legato a
faglie NE-SW
NE SW (zona 80)
80).
h) Zone in aree vulcaniche attive.
Meccanismi attesi: dip-slip (Ischia-Campi Flegrei e Vesuvio, zona 56); dip-slip e strike-slip destro lungo faglie NW-SE (Etna, zona 73).
i) Zone con comportamento cinematico indefinito. 11
RICOSTRUZIONE SISMICITÀ STORICA NAZIONALE
IL CATALOGO NT4.1.1 (Luglio 1997)

Il catalogo NT4.1 nasce dalla


suddivisione del catalogo sismico
nazionale in funzione della
zonazione sismogenetica
g ZS4.

I singoli eventi sismici sono


relazionati mediante un parametro
(Sz) alla zona sismogenetica di
appartenenza.

In pratica, NT4.1 può essere visto


come la somma di 82 sub-cataloghi
indipendenti, relativi alle 80 zone
sismogenetiche
i ti h e allell 2 zone di
background (‘background’ e
‘background esterno’ nella mappa) .

12
RICOSTRUZIONE SISMICITÀ STORICA NAZIONALE
Stralcio dal Catalogo NT4.1.1 http://emidius.mi.ingv.it/NT/CONSNT.html

Legenda:
N - Tr N° ordine del record e Tipo di record
Ye – Mo – Da – Ho – Mi – Se Tempop origine
g ((anno,, mese,, g
giorno,, ora,, minuto e secondo))
Ax Area epicentrale
Rt – Os Informazioni sul dataset da cui sono stati determinati i parametri
Nmo – Nip Numero di osservazioni macrosismiche – Numero di punti di intensità
Ix - Io Intensità massima osservata (x 10) - Intensità epicentrale (x10)
Lat – Long Coordinate epicentrali
Pa Modalità di determinazione dei parametri
Sz Zona sismogenetica cui appartiene l’evento
Ta Modalità di assegnazione dell'evento alla zona sismogenetica
Agm Agenzia che fornisce il valore originale di Ms
M - Td
Ms M
Magnitudo
it d calcolata
l l t sullell onde
d superficiali
fi i li ((x 10) – Modalità
M d lità di d
determinazione
t i i di M
Ms
Nio Numero di osservazioni utilizzate per la determinazione di Ms
Sd Deviazione standard del valore di Ms
Mm Magnitudo macrosismica (x 10) 13
H Profondità
RICOSTRUZIONE SISMICITÀ STORICA NAZIONALE
L’INGV (Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia) ha
prodotto una mappa con tutti i
terremoti riportati nel catalogo
parametrico italiano NT4.1.

http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/Fig1.html 14
RICOSTRUZIONE SISMICITÀ STORICA NAZIONALE
COMPLETEZZA DEL CATALOGO
Per fare una statistica dei terremoti che si verificano nelle diverse zone sismogenetiche
occorre stabilire delle “finestre completezza” del catalogo.
finestre temporali di completezza catalogo Minore è
l’intensità del terremoto, minore è la probabilità che il catalogo sia completo andando
indietro nel tempo.
Per ogni classe di intensità o magnitudo va quindi stabilito ll’anno
anno a partire dal quale il
catalogo si ritiene completo, ovvero riportante tutti gli eventi avvenuti.
12
A
Anno I
Io 10
1000 >9.5 8
1610 >8 5
>8.5
Io

6
Finestra di
1760 >7.5 4 completezza
1780 >6.5 2
1860 >5.5 0
1980 <5.5 1000 1200 1400 1600 1800 2000
Anno

15
SISMICITÀ
Le zone sismogenetiche si individuano grazie all’omogeneità di caratteristiche
geologiche e geofisiche e sismicità storica

Sismicità storica Sorgenti sismiche

Sismicità
Si i ità
delle zone

Zonazione sismogenetica 16
2 - RICORRENZA

17
RELAZIONI DI RICORRENZA
FASE 2. Leggi di ricorrenza
Per ogni zona sismogenetica va definita una relazione di ricorrenza tra il numero di
eventi osservati e la Magnitudo che consente di attribuire a ciascuna Magnitudo la sua
frequenza annua di osservazione o il suo inverso (periodo di ritorno).
La legge di ricorrenza descrive la
frequenza media annua (N) con cui
Eventi alll'anno

una zona sismogenetica “produce” i


Legge di ricorrenza della zona terremoti, come se la sorgente
fosse unica e grande come tutta la
zona (sismicità diffusa della zona).
La legge si trova per regressione
og N - E

sui dati del catalogo relativi alla


zona sismogenetica in esame.
Ad essa è sempre associabile un
Lo

“intervallo di confidenza” che


M - Magnitudo rappresenta l’incertezza associata
alla legge.
Questa incertezza è sia epistemica (riducibile perché legata a come è stata scelta la
zona sismogenetica e alla carenza di dati) che intrinseca (irriducibile perché legata
all’aleatorietà intrinseca associata al verificarsi del terremoto). 18
RELAZIONI DI RICORRENZA
Le leggi di ricorrenza utilizzate in Italia sono del tipo GUTENBERG-RICHTER.
L’espressione della legge di ricorrenza è la seguente:

no
log( N ) = a − bM N = αe −ββM

venti all'ann
Legge di ricorrenza della zona
α è la frequenza annua di ricorrenza di tutti i terremoti (cioè
con M≥0) nella zona;

Log N - Ev
β è il parametro che indica come l’attività sismica totale si
ripartisce tra le diverse magnitudo.
Questa legge non è in grado di tener conto
delle limitazioni fisiche del fenomeno. La M - Magnitudo
Magnitudo massima possibile nella zona è
condizionata
co d o ata da dalla
a massima
ass a supe
superficie
ce ddi rottura
ottu a

no
venti all'ann
delle faglie presenti nella zona. Di questa
Legge di ricorrenza della zona
limitazione si può tener conto troncando la legge.
In presenza di troncamento la legge di

Log N - Ev
ricorrenza è la seguente:
Mu
− β (M −M 0 ) − β (M u −M 0 )
−e
N = N (M 0 )
e
M0 ≤ M ≤ Mu
1 − e−β (M u −M 0 ) Mo M - Magnitudo
Mo (minima magnitudo considerata)
19
Mu (massima magnitudo credibile)
RELAZIONI DI RICORRENZA
Alla N si può associare una deviazione standard σ calcolata su tutto il campo di valori su
cui è stata effettuata la regressione: con essa si definisce un intervallo di confidenza.

Poiché la legge di ricorrenza è trovata per regressione, essa è valida all’interno del
campo dei valori sui quali è stata effettuata la regressione. All’esterno di questo
campo ll’intervallo
intervallo di confidenza aumenta notevolmente e di conseguenza essa perde di
significato (l’errore che si può commettere è più significativo del valore fornito dalla
legge)
si = N (mi ) − N i
2
Eventi alll'anno

m
si
σ =∑
2
Legge di ricorrenza della zona i =1 m − 1

Ni è la frequenza annua osservata di


eventi con magnitudo maggiore o uguale
alla i-esima
i esima Magnitudo mi
og N - E

N(mi) è la frequenza annua stimata di


eventi con magnitudo maggiore o uguale
alla ii-esima
esima Magnitudo mi
Lo

m numero di livelli di magnitudo


M - Magnitudo considerati
20
RELAZIONI DI RICORRENZA
3 4 5 6 7 MS 8
0,00
Legge
gg di ricorrenza
-0,50 Intervallo di confidenza (95%)
della legge di ricorrenza
-1,00
y = -0,7594x + 2,2131
Per la zona sismogenetica 2
R = 0,9773
0 9773
-1,50
51 è stata calcolata la

Log (N)
legge di ricorrenza (non -2,00

troncata)) per
p regressione
g
-2,50
sui dati del catalogo NT4.1.
-3,00

log( N ) = 2,2131 − 0,7594 M -3,50


3 50

N = 163,34 ⋅ e −1,7486 M

NM è la frequenza annua di eventi


con magnitudo uguale ad M
N è la frequenza annua di eventi con
magnitudo maggiore o uguale ad M 21
RELAZIONI DI RICORRENZA
3 4 5 6 7 MS 8
0,00

Legge
gg di ricorrenza
-0,50
Legge di ricorrenza
troncata
-1,00

Per la zona sismogenetica 1 0


-1,50

Log (N)
51 è stata calcolata la
legge di ricorrenza -2,00

troncata pper regressione


g 2 50
-2,50
sui dati del catalogo NT4.1.
-3,00

-3 50
-3,50

NM è la frequenza annua di eventi


con magnitudo uguale ad M
N è la frequenza annua di eventi con
magnitudo maggiore o uguale ad M 22
DISTRIBUZ. SISMICITÀ IN ZONE SISMOGENETICHE
Come si distribuisce la sismicità all’interno delle zone sismogenetiche?
Il metodo di Cornell prevede una sismicità diffusa in maniera omogenea su tutta la
zona sismogenetica. La zona sismogenetica viene di fatto suddivisa in n areole di area
Aj e ad ognuna delle areole si attribuisce una quota parte Aj/Atot della sismicità totale
(essendo Atot l’area di tutta la zona sismogenetica)
n
N tot = ∑ N j
Areola j Aj
N j = αe −βM

all'anno
Atot j =1
Legge di ricorrenza della zona

Log N - Eventi a
N

Legge di ricorrenza di ogni areola


Nj

M - Magnitudo

Se le n areole hanno area uguale,


g , si assume che la frequenza
q annua di ricorrenza di un
terremoto di Magnitudo M sia la stessa in ogni areola e pari a N/n.
23
DISTRIBUZ. SISMICITÀ IN ZONE SISMOGENETICHE
Ogni areola è caratterizzata, dunque, da una legge di ricorrenza e da una distanza d
dal generico sito per il quale si vuole stimare la pericolosità sismica.
Areola j

di Sito
dj
dk

In questo modo è possibile individuare con quale frequenza annua di ricorrenza si


verifica un terremoto di Magnitudo M ad una certa distanza d dal sito in esame.

L’incertezza associata a questa operazione è legata all’avere associato a tutte le areole


una caratteristica media fra caratteristiche di rilascio di energia molto diverse tra loro e
legate alle reali posizioni delle faglie.

A questa operazione deve quindi essere associata una incertezza di tipo epistemico di
cui tener conto nella valutazione della pericolosità.
24
FINE

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