POVERTA'
17 ottobre
......Non chiedermi cosa è la povertà perché l'hai incontrata nella mia casa.
Guarda il tetto e conta il numero dei buchi.
Guarda i miei utensili e gli abiti che indosso.
Guarda dappertutto e scrivi cosa vedi.
Quello che vedi è la povertà.
Kenya, 1997
Africa e Mediterraneo
Ma cosa è la povertà?
La visione del filosofo ed economista Amartya Sen sarebbe forse condivisa dai poveri
stessi.
Sen considera l'esperienza della povertà nel suo contesto sociale, e vede la povertà in
termini di impossibilità a svolgere alcune fondamentali attività dell'uomo (Sen 1984,
1993): "la povertà deve essere intesa come la privazione delle capabilities fondamentali
dell'uomo" (Sen 1999).
L'idea di fondo del suo human poverty approach al concetto di povertà è che la povertà
dovrebbe includere sia ciò che potremmo o non potremmo fare (capabilities), sia ciò che
ci è effettivamente concesso di fare (functions).
Quest'idea ha svolto un ruolo fondamentale nell'allargamento della lotta alla povertà
che, non più legata alla sola dimensione del reddito, viene ad includere il diritto ad una
vita lunga, creativa, tutelata da malattie e violenze - e il diritto ad un buon tenore di vita,
alla dignità, all'autostima e al rispetto altrui.
Se il benessere permette di contrastare un futuro di incertezza e di vulnerabilità,
l'incapacità a decidere la propria vita diviene un aspetto del concetto di povertà.
È per questo che anche la vulnerabilità, l'incapacità a far udire la propria voce e
l'impotenza politica sono dimensioni della povertà.
Perciò anche l'arbitrio, la sottomissione e l'insicurezza sono divenute dimensioni della
povertà, al pari di un reddito insufficiente.
È necessario un più ampio approccio al concetto di povertà, non più limitato alla
constatazione di bassi redditi, che è il criterio comune col quale si misurava la
povertà................
1. Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o cause ad essa correlate. I dati
sono migliorati rispetto alle 35.000 persone di dieci anni fa o le 41.000 di venti anni fa.
Tre quarti dei decessi interessano bambini al di sotto dei cinque anni d'età.
2. Oggi, il 10% dei bambini che vivono in paesi in via di sviluppo muoiono prima di aver
compiuto cinque anni. Anche in questo caso, il dato è migliorato rispetto al 28% di
cinquanta anni fa.
3. Carestia e guerre causano solo il 10% dei decessi per fame, benchè queste siano le
cause di cui si sente più spesso parlare. La maggior parte dei decessi per fame sono
causati da malnutrizione cronica. I nuclei familiari semplicemente non riescono ad
ottenere cibo sufficiente. Questo a sua volta è dovuto all'estrema povertà.
4. Oltre alla morte, la malnutrizione cronica causa indebolimento della vista, uno stato
permanente di affaticamento che causa una bassa capacità di concentrarsi e lavorare,
una crescita stentata ed un'estrema suscettibilità alle malattie. Le persone
estremamente malnutrite non riescono a mantenere neanche le funzioni vitali basilari.
5. Si calcola che circa 800 milioni di persone nel mondo soffrano per fame e
malnutrizione, circa 100 volte il numero di persone che effettivamente ne muoiono ogni
anno.
6. Spesso, le popolazioni più povere necessitano di minime risorse per riuscire a
coltivare sufficienti prodotti commestibili e diventare autosufficienti. Queste risorse
possono essere: semi di buona qualità, attrezzi agricoli appropriati e l'accesso all'acqua.
Minimi miglioramenti delle tecniche agricole e dei sistemi di conservazione dei cibi
apportano ulteriore aiuto.
7. Numerosi esperti in questo campo, sono convinti che il modo migliore per alleviare la
fame nel mondo sia l'istruzione. Le persone istruite riescono più facilmente ad uscire dal
ciclo di povertà che causa la fame.
Fonti (divise in paragrafi):
1) Il Progetto contro la Fame nel Mondo, Nazioni Unite;
2) CARE;
3) Istituto per la promozione dello sviluppo e dell'alimentazione;
4) Programma mondiale per il cibo delle Nazioni Unite (WFP);
5) Organizzazione delle Nazione Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO);
6) Oxfam;
7) Fondo per l'infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF)
Infine, esso approva la celebrazione del 17 ottobre come giornata mondiale per
l'eliminazione della povertà e rende omaggio alle persone che si impegnano
quotidianamente in questa lotta.[ GU C 347 del 18.11.1996 ]
Kofi Annan avverte che milioni di persone in più saranno soggette alla povertà, a causa
degli effetti economici a seguito degli eventi dell’ 11 settembre. Egli richiede un rinnovato
impegno per il miglioramento delle condizioni dei diseredati, come sancito nella
Dichiarazione del Millennio.
Poco più di un anno fa, gli Stati Membri delle Nazioni Unite si riunirono a New York, in
occasione del Vertice del Millennio, per definire l’agenda del ventunesimo secolo, cioè
un piano volto a raggiungere la libertà dalla paura, la libertà dal bisogno, la
preservazione delle risorse del nostro pianeta e la riforma delle Nazioni Unite. Essi si
impegnarono a liberare i propri popoli da "le abiette e disumane condizioni di estrema
povertà, a cui sono attualmente soggetti oltre un miliardo di persone" e si imposero "di
dimezzare, entro il 2015, la percentuale della popolazione mondiale il cui reddito è
inferiore a un dollaro al giorno".
Poco più di un mese fa, i tragici eventi che sconvolsero l’umanità ci indussero a
comprendere la necessità per la comunità internazionale di lavorare insieme, ancor più
strettamente, allo scopo di far fronte alle complesse sfide del nostro tempo. Da allora, la
nostra missione volta a combattere la povertà, migliorare le condizioni di vita degli
essere umani ovunque e ridurre la loro vulnerabilità, è divenuta più importante ed
urgente che mai. L’impatto della strage dell’11 settembre minaccia di riverberarsi sul
mondo intero in modalità tali da rendere più vulnerabili alla povertà tanti altri milioni di
esseri umani, rispetto a prima.
Oggi, oltre 1,2 miliardo di persone vive in estrema povertà. Come conseguenza degli
attacchi dell’11 settembre, si prevede un significativo rallentamento dell’economia
mondiale, rischiando di dipanare i progressi raggiunti così difficilmente nell’ambito dello
sviluppo. La Banca Mondiale stima che, come risultato, 15 milioni di persone in più
potrebbero trovarsi, l’anno prossimo, in condizioni di miseria. Gli effetti della caduta dei
prezzi dei beni primari, la tensione politica, l’abbassamento dei prezzi del petrolio, la
diminuzione degli investimenti, il calo degli introiti provenienti dal settore turistico,
l’ascesa dei costi del commercio e i movimenti dei rifugiati incideranno sui meno
abbienti.
Risulta evidente che sforzi addizionali saranno fondamentali se vogliamo raggiungere gli
obiettivi preposti dalla Dichiarazione del Millennio. I Paesi devono avviare strategie più
efficaci di riduzione della povertà, incentrate sugli Obiettivi dello Sviluppo del Millennio,
con il sostegno della stessa comunità internazionale. La crescita deve essere
incoraggiata ed i suoi benefici devono essere distribuiti più equamente. I Governi
devono assicurarsi che le spese per l’istruzione e la salute giungano ai ceti più deboli.
Deve essere anche migliorato l’accesso alla microfinanza. Le strategie di sviluppo
devono focalizzarsi sulle aree rurali, in cui dimorano tre quarti dei poveri del mondo.
I partner della comunità internazionale devono agevolare un ambiente propizio allo
sviluppo. Dobbiamo noi stessi garantire l’avvio, il prossimo mese, di nuovi negoziati in
materia di commercio internazionale, incentrati sullo sviluppo. I flussi ufficiali di capitale
devono incrementarsi, per compensare i più modesti flussi privati. Altresì, é necessaria
una riduzione più significativa, più veloce e più incisiva del debito estero. Pertanto
dobbiamo mobilitare la volontà politica necessaria per rendere la Conferenza
Internazionale sul Finanziamento e lo Sviluppo del prossimo anno un vero successo.
Decidiamo in questa Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Povertà, di
focalizzare la nostra attenzione sugli obiettivi che i Capi di Stato e di Governo del mondo
si sono prefissati per il nuovo millennio. I Governi lavorarono insieme per offrirci la
Dichiarazione del Millennio e quindi devono lavorare insieme per il bene dei più
vulnerabili su questa terra, ossia per tradurre ciò in realtà.
Below you will find excerpts from Voices of Poor. Listen to the poor as they speak about
their lives, and what it means to be poor. The excerpts are organized around the major
conclusions of the study:
The poor view wellbeing holistically
Insecurity has increased. Violence is on the rise, both domestically and in the society.
And the poor feel they have been bypassed by new economic opportunities.
Gender inequity is widespread, domestic violence pervasive and gender relations
stressed.
The poor want governments and state institutions to be more accountable to them.
Corruption emerges as a key poverty issue.
NGOs receive mixed ratings
The poor rely on informal networks and local institutions to survive, including the local
holy man and the local nurse.
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a cura di Nadia Scardeoni
da Interlinea
letture
L'altra Africa come laboratorio del doposviluppo
Chicos
Natale 2001
Rodolfo Aramayo
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La pagina http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/poverta.htm
è stata modificata Lunedì 7 ottobre 113, alle ore 21:3:57 - Educazione&Scuola©