Forum Innovazione
Premessa
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Il nuovo orizzonte sostituisce il concetto più generale di cittadini a quello più specifico
di lavoratori.
Lo sviluppo tecnologico ha, infatti, nelle società occidentali avanzate, avviato da tempo
un processo di emancipazione del “lavoro manuale” e, contemporaneamente, generato
quella che si definisce “società della conoscenza” quale spazio nel quale competono i
mercati e i territori.
A fronte dei maldestri ed incoerenti tentativi attuali e passati di riforma della Costituzione
attuati dal centro-destra, il centro-sinistra potrebbe lanciare un sfida sullo stesso piano di
evoluzione dell‟impianto istituzionale. Ma tale sfida è da ritenersi possibile solo sulla
base di una nuova e radicale vision, così come solo con quest‟ultima si possano delineare
delle politiche a livello territoriale coerenti.
Questo è il motivo per cui il presente manifesto si articola in due parti: l‟innovazione
istituzionale verso un impianto orientato al federalismo e alla democrazia diretta dei
cittadini e le proposte che ne discendono in termini di politiche locali regionali
nell'ambito dell'ITC.
La storia di una nazione, di solito, cementa il tessuto ideologico del potere e costituisce
una base comune per i partiti e gli schieramenti politici. In Italia (dal Risorgimento a
Tangentopoli) non c‟è storia condivisa e questo inficia qualsiasi utilizzo della retorica
nazionale da qualunque parte politica.
In Italia, inoltre, si somma il retaggio del convergere delle culture cattoliche e comuniste
che, con le loro ragioni sociali universaliste e internazionaliste, hanno reso marginale la
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cultura liberaldemocratica base delle democrazie classiche occidentali e il senso dello
Stato anche come unità territoriale.
La Costituzione italiana contiene parti con principi che oggi possono considerarsi superati
per il mutare del contesto nazionale ed internazionale (il suo fondarsi solo sul lavoro, e
non anche sulla conoscenza, sui territori, sulle regioni europee) ed altre tutt'ora
disapplicate (la regolamentazione della vita dei partiti e dei sindacati).
Il federalismo può favorire una più moderna organizzazione dello Stato e favorire la
nascita di forme di democrazia diretta partendo dai territori e dalla sua sperimentazione in
ambito locale (Comuni e Circoscrizioni).
La democrazia diretta è stata osteggiata ancora fino a poche decenni fa perché si reputava
inapplicabile tecnicamente.
Ma oggi non è più cosi. La democrazia diretta acquista una nuova dimensione.
Una opzione in favore del federalismo e della democrazia diretta (nella variante di
Electronic direct democracy, abbreviazione EDD) significa:
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prospettando uno scenario definibile come globalizzazione dal basso, che
valorizzi le risorse e le differenze locali promuovendo processi di autonomia
rispetto alla eterodirezione della globalizzazione dall‟alto e delle forme-partito
verticistiche.
“I cittadini non sono vincolati a collegi elettorali o a partiti, non hanno nessun
bisogno di negoziare, di scendere a compromessi per avere dei voti; di
conseguenza sono liberi di cambiare le proprie posizioni, non solo riguardo a
concrete proposte legislative ma anche su questioni fondamentali che riguardano
il mondo che ci circonda, così com’è o come dovrebbe e potrebbe essere” (James
Fishkin - Robert C. Luskin);
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1. Digital divide e cittadinanza attiva
Permettere l‟accesso alle reti a tutti i cittadini è obiettivo primario nella promozione della
società della conoscenza e della partecipazione attiva dei suoi membri. Quindi il primo
asse di una politica regionale del Pd sulle ITC sono delle politiche di sostegno per
colmare il “digital divide” che connota i differenti territori piemontesi - aree urbane,
aeree provinciali e montane - sia in quanto a numero e qualità delle connessioni alle reti,
sia come alfabetizzazione informatica.
Promuovere gli investimenti nelle strutture tecnologiche che diffondano una connettività
alle reti e nella formazione al loro utilizzo, significa permettere l’esercizio pratico del
principio di sussidiarietà orizzontale a tutti i cittadini in modo uguale, che così possono
accedere e interagire con le informazioni per tutelare e promuovere i loro diritti,
condurre lotte agli sprechi e alla corruzione, partecipare alle scelte e decisioni della vita
pubblica.
In questo modo, l'identità sociale dei singoli, oggi frammentata nella società liquida, non
sarà più definita dal solo lavoro, ma andrà vieppiù formandosi attraverso le azioni nei
diversi campi e attività sociali che come cittadini intraprendiamo, tanto nella dimensione
reale che nella sua espansione digitale, in quella che è definita "cittadinanza attiva".
Tradizionalmente, il pubblico dominio è stato visto come una raccolta piuttosto statica e
stantia di opere i cui diritti (copyright e brevetti) sono scaduti o a cui non erano
applicabili sin dall‟inizio, come gli atti ufficiali e le teorie scientifiche.
Con la nascita di internet e l‟immensa mole di opere create o messe a disposizione dagli
internauti, singolarmente (ad es. attraverso blog) o con piattaforme collaborative (ad es.
attraverso Wikipedia), la tecnologia ha fornito l‟opportunità a tutti di diventare creatori
attivi per conto proprio e non solo consumatori passivi.
Tutto ciò ha determinato la creazione di nuovi contenuti grazie ad una „economia del
dono‟ create dalle comunità di cui due esempi noti sono Linux, il software open source e
quello peer-to-peer.
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Un politica che promuova il pubblico dominio è una politica che considera i saperi e
l‟informazione un bene comune, un'ecologia sociale della creatività e
dell’informazione come interesse di tutti e non interesse esclusivo dei detentori di
copyright e delle industrie culturali.
Se il PD piemontese intende battersi per una economia della conoscenza fondata sulla
solidarietà, sulla condivisione, sul mercato, e sulle regole che consentano a tutti di
accedervi a parità di condizioni, deve essere consapevole che l‟ITC, e in particolare
l’open source, è parte integrante di questa visione.
L‟open source non è solo qualità ed alto livello tecnologico, garanzia della visibilità delle
soluzioni all‟intera comunità tecnico-scientifica mondiale, ma anche apertura dei prodotti
all‟integrazione con altre componenti, in una logica progettuale libera, unitaria e
collaborativa. Standard internazionali di gestione e controllo, modelli strutturati di
trattamento, gestione, sicurezza delle informazioni, aiuteranno le piccole e medie imprese
piemontesi in nuovo percorso di innovazione tecnologica a basso costo che unito a
passione, creatività, dedizione, consentirà loro di restare e competere sui mercati
internazionali.
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4. Il lavoro e le persone al centro
E serve fare molto per le imprese proseguendo e rafforzando quanto già fatto in questi
anni con la nascita dei Poli di innovazione, con gli investimenti per lo sviluppo della
banda larga con il Programma Wi-Pie, con i progetti avviati con i bandi del POR-FESR
2007-2013.
Agendo in tre direzioni:
1. definendo un‟Agenda digitale come strumento della politica industriale della
Regione nel campo dell‟innovazione tecnologica insieme agli altri enti pubblici,
alle associazioni delle imprese, alle principali strutture operanti nel territorio
regionale;
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2. promuovendo le grandi competenze del territorio, delle imprese e delle strutture di
innovazione e ricerca presenti sul territorio nel campo della progettazione,
sviluppo e realizzazione di software applicativo, gestionale, specialistico e
scientifico, grazie alla presenza di una complessa filiera di vera e propria
“software factory” e favorendo una crescente adozione al proprio interno di
sistemi e soluzioni di software libero;
3. operando affinché le strutture di riferimento nel campo dei sistemi informativi
(CSI Piemonte), del distretto tecnologico (Fondazione Torino Wireless),
dell‟Internet Exchange(Top-ix), della ricerca, sviluppo e trasferimento
tecnologico (CSP) agiscano – in ragione del ruolo – con un programma comune di
attività a supporto delle imprese piemontesi.
L'innovazione tecnologica nella Pubblica Amministrazione non può più esse considerata
come un utile opportunità da sostenere solo in un regime di abbondanza di risorse
economiche, cioè un “di più” a cui si da corso ove vi siano condizioni economiche
particolarmente favorevoli.
Il cattivo utilizzo, ad esempio, delle risorse disponibili a partire dalla fine degli anni '90,
soprattutto a seguito della pubblicazione del primo piano nazionale di e-Government, ha
contribuito significativamente a costruire l'idea che l'equazione “IT=superfluo” fosse
vera. In quegli anni vi fu la rincorsa alla realizzazione dei siti internet della Pubblica
Amministrazione che, nella pratica, si traducevano in siti statici prevalentemente
finalizzati alla presentazione dell'organizzazione dell'Ente e dei suoi Amministratori.
Vetrine, più o meno belle, che quasi mai contenevano reali servizi transazionali in grado
di migliorare effettivamente il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e la sua utenza,
cioè i cittadini.
Il grande errore fatto in quel periodo fu proprio quello di utilizzare i fondi per interventi
finalizzati alla creazione di un front-end virtuale (spesso esclusivamente informativo) tra
le Amministrazioni e la loro utenza e non utilizzarli quasi mai per interventi di
informatizzazione del back-office.
E' prioritario generare una radicale inversione di tendenza rispetto alla considerazione
delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione. Politici, Amministratori,
operatori del settore ed utenti devono iniziare a considerarle, così come è in verità, una
reale possibilità di migliorare la qualità della vita e, in relazione alla loro adozione nella
Pubblica Amministrazione, uno strumento reale non sono per migliorare l'efficienza degli
Enti ma anche per generare delle economie di scala ridistribuibili nei bilanci pubblici sia
per rigenerare nuova innovazione, in una logica di circolo virtuoso a vantaggio della
trasparenza dei processi decisionale e della gestione degli iter burocratici.
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Serve:
una Pubblica Amministrazione digitale facile da usare per i cittadini e le imprese,
una Pubblica Amministrazione digitale trasparente per i cittadini e le imprese,
una Pubblica Amministrazione che non chiede più carta, che non chiede più dati
che ha già o che altre amministrazioni pubbliche hanno, che permette a cittadini e
imprese di sapere “a che punto è la loro pratica,
una P.A. che conosce il territorio su cui opera e che sa come opera sul territorio
Anche in un periodo storico complicato come quello attuale è necessario investire (e non
spendere) nelle nuove tecnologie, ma va fatto con un visione chiara dei risultati che si
voglio raggiungere.
La dematerializzazione, la diffusione della conoscenza, la cooperazione applicativa e
l'interoperabilità dei sistemi, gli Open data sono per il Pd del Piemonte gli assi di
politiche di innovazione realmente in grado di aumentare l'efficienza e l'efficacia della
Pubblica Amministrazione e, soprattutto, di generare economie reali nei bilanci degli enti
pubblici locali e favorire la partecipazione attiva di cittadini informati.
E‟ un fatto che nella seconda repubblica la vita e l‟organizzazione dei partiti e dei suoi
militanti è assai cambiata inficiando i meccanismi di partecipazione, di democrazia e di
selezione della classe dirigente. Senza entrare nella diatriba tra partito leggero e pesante
che ha connotato la storia del PD dalla sua fondazione, è un altro fatto che i partiti
fatichino, come le pubbliche amministrazioni, ad utilizzare il web in modalità che vadano
oltre la semplice vetrina. Non è un caso, che il miglior utilizzo delle ICT e di Internet sia
stato invece fatto della società civile organizzata, cioè quei movimenti politici e sociali,
ma non partitici, che hanno costellato la storia dell‟ultimo decennio dal WTO di Seattle
nel 2000 alla liberazione dei detenuti politici cubani poche settimane fa.
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con i dati "tecnologici" della realtà sociale nella quale si trova ad operare e superando
così la prospettiva conflittuale tra ceto politico e società civile.
Come per l‟assetto più ampio della società, un partito a rete esiste solo se è un partito
federato su base territoriale. Struttura a rete e federalismo sono i fondamenti:
A questo va aggiunto l‟uso delle ICT, non solo per ampliare l‟offerta di informazione alla
propria base, come già succede, ma soprattutto :
per innestare nei territori dei processi decisionali su basi partecipative sempre più
ampie, in un contesto di iter decisionali sempre più trasparenti
per favorire un condivisione di valori culturali, storici e ideali tra l‟area
metropolitana torinese e le altre comunità provinciali della regione Piemonte.
Gennaio 2011
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