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Piemonte

Forum Innovazione

Forum Innovazione PD Piemonte

M A N I F E S T O PER LA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA E L’ITC


INNOVATORI DI CITTADINANZA, POLITICA E TERRITORI

Premessa

Le gigantesche trasformazioni in atto nel mondo e nel nostro territorio sono lo


spartiacque tra la società che abbiamo conosciuto, quella fatta dai nostri nonni e nonne,
dai nostri padri e madri e la società che vogliamo e desideriamo per i nostri figli e nipoti.
Lo sappiamo: in 10 anni l‟innovazione tecnologica ha prodotto più cambiamenti che nei
precedenti 100. Cambiamenti profondi: nell‟economia, nella società, nella cultura, nello
stesso sistema di relazioni affettive.
15 anni fa stava per nascere il primo browser per Internet, 10 anni fa la comunicazione
mobile era ancora prevalentemente su voce, 5 anni fa si parlava poco di banda larga.
Noi non possiamo prevedere in tutto e per tutto come l‟innovazione tecnologica cambierà
nei prossimi 5, 10, 20 anni il nostro sapere, il nostro lavoro, le nostre case, il modo in cui
mantenere benessere e salute e quello in cui muoversi in modo sostenibile, il modo più
efficiente per scaldarsi e rinfrescarsi e quello per ampliare la sfera delle nostre
conoscenze.
Possiamo, dobbiamo indicare strade, agire perché l’innovazione sia al servizio di
uomini e donne, del loro lavoro, della loro crescita come individui di una comunità, farla
diventare sempre più non solo una grande sfida per tenere alta la competitività del
nostro territorio, delle sue imprese, delle sue università e scuole, dei suoi centri di
ricerca ma anche leva di inclusione, di crescita complessiva della qualità del vivere, del
lavorare, del conoscere, del muoversi e tenersi in salute. Possiamo lavorare per favorirla,
attraverso tutti gli strumenti e le azioni che supportino la crescita, la circolazione, la
socializzazione delle conoscenze.

L'obiettivo alla base di questo manifesto è quello di provare a delineare, in estrema


sintesi, un nuovo orizzonte, una nuova vision, a cui il Partito Democratico può guardare
con fiducia per allargare il suo consenso.

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Il nuovo orizzonte sostituisce il concetto più generale di cittadini a quello più specifico
di lavoratori.

Lo sviluppo tecnologico ha, infatti, nelle società occidentali avanzate, avviato da tempo
un processo di emancipazione del “lavoro manuale” e, contemporaneamente, generato
quella che si definisce “società della conoscenza” quale spazio nel quale competono i
mercati e i territori.

La necessità di riadattare al contesto attuale il contratto sociale nasce da quella di spostare


il focus dell‟attività politica dei progressisti, dal lavoro ai cittadini ai quale estendere,
su un principio di sussidiarietà radicale, il potere deliberativo e l’autonomia di
creare contenuti.
In termini giuridici si tratta di passare da “l‟uguaglianza politica formale” a quella
sostanziale della deliberazione, cioè alla democrazia diretta.

Oggi le Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT) permettono questo


passaggio.

A fronte dei maldestri ed incoerenti tentativi attuali e passati di riforma della Costituzione
attuati dal centro-destra, il centro-sinistra potrebbe lanciare un sfida sullo stesso piano di
evoluzione dell‟impianto istituzionale. Ma tale sfida è da ritenersi possibile solo sulla
base di una nuova e radicale vision, così come solo con quest‟ultima si possano delineare
delle politiche a livello territoriale coerenti.

Questo è il motivo per cui il presente manifesto si articola in due parti: l‟innovazione
istituzionale verso un impianto orientato al federalismo e alla democrazia diretta dei
cittadini e le proposte che ne discendono in termini di politiche locali regionali
nell'ambito dell'ITC.

Aggiungiamo che, poiché i campi di applicazione dell‟ITC sono molteplici


(dall‟automotive all'energia, dalla mobilità alla gestione delle risorse naturali, dalla cura
della salute alla produzione creativa e culturale) questo manifesto resta aperto e
aggiornabile a nuovi contributi nei diversi settori.

La nuova vision: federalismo e democrazia diretta


(o del municipalismo libertario dell'era di Internet)

La storia di una nazione, di solito, cementa il tessuto ideologico del potere e costituisce
una base comune per i partiti e gli schieramenti politici. In Italia (dal Risorgimento a
Tangentopoli) non c‟è storia condivisa e questo inficia qualsiasi utilizzo della retorica
nazionale da qualunque parte politica.

In Italia, inoltre, si somma il retaggio del convergere delle culture cattoliche e comuniste
che, con le loro ragioni sociali universaliste e internazionaliste, hanno reso marginale la

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cultura liberaldemocratica base delle democrazie classiche occidentali e il senso dello
Stato anche come unità territoriale.

Il processo di integrazione comunitaria (dall'istituzione della CECA all‟Euro) ha poi


determinato che l‟Unione Europea abbia avocato a sé taluni ruoli e funzioni prima
nazionali. A questo è seguita la globalizzazione dei mercati che ha accentuato il peso
dell‟interdipendenza tra territori locali ed economia globale, indebolendo ulteriormente il
ruolo nazionale.

La Costituzione italiana contiene parti con principi che oggi possono considerarsi superati
per il mutare del contesto nazionale ed internazionale (il suo fondarsi solo sul lavoro, e
non anche sulla conoscenza, sui territori, sulle regioni europee) ed altre tutt'ora
disapplicate (la regolamentazione della vita dei partiti e dei sindacati).

Il federalismo può favorire una più moderna organizzazione dello Stato e favorire la
nascita di forme di democrazia diretta partendo dai territori e dalla sua sperimentazione in
ambito locale (Comuni e Circoscrizioni).

La democrazia diretta è stata osteggiata ancora fino a poche decenni fa perché si reputava
inapplicabile tecnicamente.

Ma oggi non è più cosi. La democrazia diretta acquista una nuova dimensione.

E' tecnicamente possibile affidare forme di voto e consultazione direttamente ai singoli


cittadini attraverso le reti telematiche (come Internet) e in generale le ICT.

Internet ha comportato una socializzazione di saperi ed informazioni che si sono


sviluppati (e si stanno sviluppando) in quantità stratosferiche e in modalità sempre
più democratiche (web 2.0), tali da rendere ciascun cittadino potenziale
giornalista (citizen journalism) e creatore di contenuti, ovvero detentore del potere
di controinformazione a fronte dei monopoli di media oligarchici, quali giornali e
televisioni. Tutto ciò determina la possibilità che le scelte dei cittadini non
possano che diventare sempre più consapevoli.

La stessa temuta „videocracy‟, ovvero la formazione dell'opinione pubblica


attraverso la televisione, è un dato generazionale in esaurimento nel giro dei
prossimi decenni grazie sia alla sempre maggiore alfabetizzazione informatica sia
all‟integrazione crescente tra televisione e internet.

Una opzione in favore del federalismo e della democrazia diretta (nella variante di
Electronic direct democracy, abbreviazione EDD) significa:

favorire forme-partito federaliste che forniscono autonomia di scelte politiche a


livello dei territori, saldandole vieppiù ai bisogni reali dei cittadini; così

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prospettando uno scenario definibile come globalizzazione dal basso, che
valorizzi le risorse e le differenze locali promuovendo processi di autonomia
rispetto alla eterodirezione della globalizzazione dall‟alto e delle forme-partito
verticistiche.

controllare le élites politiche con la loro attività di negoziazione piuttosto che di


deliberazione, derivante dai vincoli di partito.

“I cittadini non sono vincolati a collegi elettorali o a partiti, non hanno nessun
bisogno di negoziare, di scendere a compromessi per avere dei voti; di
conseguenza sono liberi di cambiare le proprie posizioni, non solo riguardo a
concrete proposte legislative ma anche su questioni fondamentali che riguardano
il mondo che ci circonda, così com’è o come dovrebbe e potrebbe essere” (James
Fishkin - Robert C. Luskin);

perseguire politiche che favoriscano la diffusione capillare delle infrastrutture


tecnologiche, cioè le reti di comunicazione;

sviluppare spazi on-line atti a promuovere la partecipazione attiva dei cittadini


con gli strumenti deliberativi di discussioni informata, bilanciata, consapevole,
sostanziale, comprensiva;

perseguire politiche che difendano la completa autonomia dei contenuti creati


in rete in forma collaborativa (Creative Commons, Wiki, Open source,…);

perseguire un'evoluzione costituzionale che favorisca le forme di sovranità


popolare diretta e partecipata, nella completa trasparenza dei processi decisionali
e di governance.

Il PD piemontese e la società della conoscenza

Il PD piemontese vuole favorire, nella regione Piemonte, la transizione dall‟economia


industriale all‟economia della conoscenza deve avere chiaro come per quest‟ultima l‟ICT
abbia un ruolo chiave nell‟innovazione dei modelli sociali, culturali e della gestione delle
pubbliche amministrazioni.
L‟ITC costituisce la base per applicare la nuova vision nelle politiche territoriali in
quanto è
l‟infrastruttura tecnologica su cui viene condivisa la conoscenza, la comunicazione e i
processi decisionali e gestionali.

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1. Digital divide e cittadinanza attiva

Permettere l‟accesso alle reti a tutti i cittadini è obiettivo primario nella promozione della
società della conoscenza e della partecipazione attiva dei suoi membri. Quindi il primo
asse di una politica regionale del Pd sulle ITC sono delle politiche di sostegno per
colmare il “digital divide” che connota i differenti territori piemontesi - aree urbane,
aeree provinciali e montane - sia in quanto a numero e qualità delle connessioni alle reti,
sia come alfabetizzazione informatica.

Promuovere gli investimenti nelle strutture tecnologiche che diffondano una connettività
alle reti e nella formazione al loro utilizzo, significa permettere l’esercizio pratico del
principio di sussidiarietà orizzontale a tutti i cittadini in modo uguale, che così possono
accedere e interagire con le informazioni per tutelare e promuovere i loro diritti,
condurre lotte agli sprechi e alla corruzione, partecipare alle scelte e decisioni della vita
pubblica.

In questo modo, l'identità sociale dei singoli, oggi frammentata nella società liquida, non
sarà più definita dal solo lavoro, ma andrà vieppiù formandosi attraverso le azioni nei
diversi campi e attività sociali che come cittadini intraprendiamo, tanto nella dimensione
reale che nella sua espansione digitale, in quella che è definita "cittadinanza attiva".

2. Public domain ed economia delle conoscenze

Tradizionalmente, il pubblico dominio è stato visto come una raccolta piuttosto statica e
stantia di opere i cui diritti (copyright e brevetti) sono scaduti o a cui non erano
applicabili sin dall‟inizio, come gli atti ufficiali e le teorie scientifiche.
Con la nascita di internet e l‟immensa mole di opere create o messe a disposizione dagli
internauti, singolarmente (ad es. attraverso blog) o con piattaforme collaborative (ad es.
attraverso Wikipedia), la tecnologia ha fornito l‟opportunità a tutti di diventare creatori
attivi per conto proprio e non solo consumatori passivi.

Tutto ciò ha determinato la creazione di nuovi contenuti grazie ad una „economia del
dono‟ create dalle comunità di cui due esempi noti sono Linux, il software open source e
quello peer-to-peer.

La struttura aperta di internet ha mandato in crisi le teorie degli economisti neoclassici


convinti che, senza diritti di proprietà e mercati molto rigidi, non possono essere create
opere di valore ed ha, invece, riempito di valore ed importanza il pubblico dominio come
diritto di mettere le persone in condizione di accedere ad opere creative e ad informazioni
e di utilizzarle senza irragionevoli impedimenti, necessità di ottenere autorizzazione e
obblighi di pagamento.

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Un politica che promuova il pubblico dominio è una politica che considera i saperi e
l‟informazione un bene comune, un'ecologia sociale della creatività e
dell’informazione come interesse di tutti e non interesse esclusivo dei detentori di
copyright e delle industrie culturali.

Per il Pd Piemontese promuovere un'economia della conoscenza si traduce nel favorire


nelle produzioni e nelle iniziative scientifico-culturali di università, industrie ed enti
culturali ed editoriali quelle attività creative che producano contenuti di pubblico
dominio, copyfree, o dotati di licenze che sono offerte alla condivisione e all'utilizzo
pubblici, come le “creative commons”.

3. Open source e impresa

Se il PD piemontese intende battersi per una economia della conoscenza fondata sulla
solidarietà, sulla condivisione, sul mercato, e sulle regole che consentano a tutti di
accedervi a parità di condizioni, deve essere consapevole che l‟ITC, e in particolare
l’open source, è parte integrante di questa visione.
L‟open source non è solo qualità ed alto livello tecnologico, garanzia della visibilità delle
soluzioni all‟intera comunità tecnico-scientifica mondiale, ma anche apertura dei prodotti
all‟integrazione con altre componenti, in una logica progettuale libera, unitaria e
collaborativa. Standard internazionali di gestione e controllo, modelli strutturati di
trattamento, gestione, sicurezza delle informazioni, aiuteranno le piccole e medie imprese
piemontesi in nuovo percorso di innovazione tecnologica a basso costo che unito a
passione, creatività, dedizione, consentirà loro di restare e competere sui mercati
internazionali.

In questa prospettiva il PD Piemonte:

1. intende favorire la diffusione di “community” di piccole e medie imprese


manifatturiere che operino prevalentemente sul mercato piemontese e che hanno
scelto il mercato, la competizione positiva, la collaborazione, come modello di
organizzazione del proprio business.

2. Il PD propone un modello che consenta alle imprese di essere libere di scegliere il


fornitore migliore, senza vincoli di licenza e con libero accesso al codice. La
scelta del partner di fornitura deve avvenire sulla base delle competenze e del
servizio offerto, non dei vincoli sul software.

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4. Il lavoro e le persone al centro

Il Piemonte è terra di innovazione, di creatività, di impresa.


Il settore ICT è fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico della nostra
Regione.
Serve un grande piano conviso da tutte le forze – Pubblica Amministrazione, Imprese,
associazioni sindacali e professionali, società pubbliche e partecipate – che metta al
centro dei prossimi anni il lavoro e le competenze presenti e future dell‟innovazione e
della ricerca.
Serve fare del Piemonte – ricco della sua tradizione e cultura del lavoro nei settori
industriali – un vero e proprio Laboratorio per fare dell‟ICT uno strumento per produrre
meglio, con maggiore qualità, con minori costi e sprechi.
La presenza dell‟ICT è ormai pervasivi : tutti gli oggetti della nostra vita, del nostro
lavoro, del nostro studio sono digitali.
Connettere questi oggetti, creare nuovi servizi su reti digitali, realizzare l‟Internet delle
cose e delle persone sono le sfide che abbiamo di fronte.
Per fare ciò serve fare molto per le persone, per tutte le persone che abitano, studiano,
lavorano, vivono in Piemonte:
una grande azione per l‟alfabetizzazione digitale di tutte le persone coinvolgendo
tutte le risorse del territorio: le associazioni, i gruppi giovanili, le parrocchie, le
comunità territoriali per non lasciare nessuno indietro,
un programma pluriennale per offrire a chi impara – dalle materne alle superiori –
gli strumenti digitali per la conoscenza sostenendo i programmi per l‟utilizzo di
OLPC, delle lavagne interattive, del collegamento a banda larga a reti della
ricerca locale e internazionale,
un‟iniziativa specifica per gli adulti in occupazione che permetta a ciascuno di
loro di acquisire competenze digitali minime in stretta collaborazione con le
strutture di educazione e formazione degli adulti,
un forte impegno ad usare l‟innovazione tecnologica come potente strumento di
comunicazione e integrazione tra lingue, razze, culture differenti mettendo “in
rete” gruppi, associazioni, comunità e favorendo anche attraverso le reti digitali
conoscenza, confronto, condivisione.

E serve fare molto per le imprese proseguendo e rafforzando quanto già fatto in questi
anni con la nascita dei Poli di innovazione, con gli investimenti per lo sviluppo della
banda larga con il Programma Wi-Pie, con i progetti avviati con i bandi del POR-FESR
2007-2013.
Agendo in tre direzioni:
1. definendo un‟Agenda digitale come strumento della politica industriale della
Regione nel campo dell‟innovazione tecnologica insieme agli altri enti pubblici,
alle associazioni delle imprese, alle principali strutture operanti nel territorio
regionale;

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2. promuovendo le grandi competenze del territorio, delle imprese e delle strutture di
innovazione e ricerca presenti sul territorio nel campo della progettazione,
sviluppo e realizzazione di software applicativo, gestionale, specialistico e
scientifico, grazie alla presenza di una complessa filiera di vera e propria
“software factory” e favorendo una crescente adozione al proprio interno di
sistemi e soluzioni di software libero;
3. operando affinché le strutture di riferimento nel campo dei sistemi informativi
(CSI Piemonte), del distretto tecnologico (Fondazione Torino Wireless),
dell‟Internet Exchange(Top-ix), della ricerca, sviluppo e trasferimento
tecnologico (CSP) agiscano – in ragione del ruolo – con un programma comune di
attività a supporto delle imprese piemontesi.

5. L'innovazione tecnologica nella Pubblica Amministrazione

L'innovazione tecnologica nella Pubblica Amministrazione non può più esse considerata
come un utile opportunità da sostenere solo in un regime di abbondanza di risorse
economiche, cioè un “di più” a cui si da corso ove vi siano condizioni economiche
particolarmente favorevoli.
Il cattivo utilizzo, ad esempio, delle risorse disponibili a partire dalla fine degli anni '90,
soprattutto a seguito della pubblicazione del primo piano nazionale di e-Government, ha
contribuito significativamente a costruire l'idea che l'equazione “IT=superfluo” fosse
vera. In quegli anni vi fu la rincorsa alla realizzazione dei siti internet della Pubblica
Amministrazione che, nella pratica, si traducevano in siti statici prevalentemente
finalizzati alla presentazione dell'organizzazione dell'Ente e dei suoi Amministratori.
Vetrine, più o meno belle, che quasi mai contenevano reali servizi transazionali in grado
di migliorare effettivamente il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e la sua utenza,
cioè i cittadini.
Il grande errore fatto in quel periodo fu proprio quello di utilizzare i fondi per interventi
finalizzati alla creazione di un front-end virtuale (spesso esclusivamente informativo) tra
le Amministrazioni e la loro utenza e non utilizzarli quasi mai per interventi di
informatizzazione del back-office.

E' prioritario generare una radicale inversione di tendenza rispetto alla considerazione
delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione. Politici, Amministratori,
operatori del settore ed utenti devono iniziare a considerarle, così come è in verità, una
reale possibilità di migliorare la qualità della vita e, in relazione alla loro adozione nella
Pubblica Amministrazione, uno strumento reale non sono per migliorare l'efficienza degli
Enti ma anche per generare delle economie di scala ridistribuibili nei bilanci pubblici sia
per rigenerare nuova innovazione, in una logica di circolo virtuoso a vantaggio della
trasparenza dei processi decisionale e della gestione degli iter burocratici.

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Serve:
una Pubblica Amministrazione digitale facile da usare per i cittadini e le imprese,
una Pubblica Amministrazione digitale trasparente per i cittadini e le imprese,
una Pubblica Amministrazione che non chiede più carta, che non chiede più dati
che ha già o che altre amministrazioni pubbliche hanno, che permette a cittadini e
imprese di sapere “a che punto è la loro pratica,
una P.A. che conosce il territorio su cui opera e che sa come opera sul territorio

Anche in un periodo storico complicato come quello attuale è necessario investire (e non
spendere) nelle nuove tecnologie, ma va fatto con un visione chiara dei risultati che si
voglio raggiungere.
La dematerializzazione, la diffusione della conoscenza, la cooperazione applicativa e
l'interoperabilità dei sistemi, gli Open data sono per il Pd del Piemonte gli assi di
politiche di innovazione realmente in grado di aumentare l'efficienza e l'efficacia della
Pubblica Amministrazione e, soprattutto, di generare economie reali nei bilanci degli enti
pubblici locali e favorire la partecipazione attiva di cittadini informati.

Dematerializzare vuol dire rendere più efficiente il processo di completamento di una


pratica, vuol dire ridurre i tempi della gestione di una istanza e vuol dire agevolare il
rapporto di un utente con una Amministrazione. Ma contemporaneamente, vuol dire
rendere disponibili ai cittadini ed alle imprese, informazioni, dati e servizi che
costituiscono il motore di attività economiche sul territorio: disponibilità di aree
edificabili e/o industriali, sussistenza di vincoli urbanistici, previsioni di piani di
salvaguardia o di sviluppo, andamenti demografici, ecc.

6. La rete e la forma partito

E‟ un fatto che nella seconda repubblica la vita e l‟organizzazione dei partiti e dei suoi
militanti è assai cambiata inficiando i meccanismi di partecipazione, di democrazia e di
selezione della classe dirigente. Senza entrare nella diatriba tra partito leggero e pesante
che ha connotato la storia del PD dalla sua fondazione, è un altro fatto che i partiti
fatichino, come le pubbliche amministrazioni, ad utilizzare il web in modalità che vadano
oltre la semplice vetrina. Non è un caso, che il miglior utilizzo delle ICT e di Internet sia
stato invece fatto della società civile organizzata, cioè quei movimenti politici e sociali,
ma non partitici, che hanno costellato la storia dell‟ultimo decennio dal WTO di Seattle
nel 2000 alla liberazione dei detenuti politici cubani poche settimane fa.

Se l‟orizzonte della democrazia diretta è un fine a lungo termine, l‟applicazione di forme


di tale natura, nei processi di decisione interni alla vita del partito, vanno estesi a breve
termine e ben oltre all‟uso delle elezioni primarie. Il PD non può solo annunciare di esser
un partito a rete, ma deve dimostrare quanto prima di esserlo nei fatti, armonizzandosi

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con i dati "tecnologici" della realtà sociale nella quale si trova ad operare e superando
così la prospettiva conflittuale tra ceto politico e società civile.

Come per l‟assetto più ampio della società, un partito a rete esiste solo se è un partito
federato su base territoriale. Struttura a rete e federalismo sono i fondamenti:

per un PD aperto, che stimoli la partecipazione;


di un PD che utilizzi al meglio le risorse umane localmente disponibili;
di un PD i cui nodi periferici siano quanto più autonomi nelle (quanto più
responsabili delle) proprie scelte locali.

A questo va aggiunto l‟uso delle ICT, non solo per ampliare l‟offerta di informazione alla
propria base, come già succede, ma soprattutto :
per innestare nei territori dei processi decisionali su basi partecipative sempre più
ampie, in un contesto di iter decisionali sempre più trasparenti
per favorire un condivisione di valori culturali, storici e ideali tra l‟area
metropolitana torinese e le altre comunità provinciali della regione Piemonte.

Gennaio 2011

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