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POLITECNICO DI TORINO

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA MECCANICA e AEROSPAZIALE

GASDINAMICA

G. Iuso

Corso di Laurea in Ingegneria Aerospaziale

Laurea Magistrale

A.A. 2020/ 2021

Parte B3

Getto sottoespanso e sovraespanso

Teoria dell’urto espansione

Interazioni

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Getto sottoespanso (𝐩𝟏 > 𝐩𝐚 ). Caso Piano

Slip Line

• Questo campo di moto si genera quando la pressione un getto sfocia in ambiente con
pressione 𝐩𝟏 > 𝐩𝐚 . Infatti in queste condizioni la corrente deve espandersi ulteriormente
pertanto sulla sezione di sbocco in corrispondenza dello spigolo superiore e inferiore delle
superfici piane delle condotto si genera una espansione supersonica per abbassare la
pressione.
• Questa configurazione è tipica del volo ad alta quota dove la pressione ambiente è più bassa
rispetto a quella delle quote basse.

• Per lo studio si sfrutta la simmetria geometrica e quella del campo di moto pertanto si
analizza solo metà del getto.

• L’espansione comporta riflessioni sull’asse del getto da parte delle onde provenienti dalle
opposte pareti.

• Si sostituisce alla mezzeria del getto una parete orizzontale su cui si riflettono le varie onde.

• Le riflessioni avvengono alternativamente sull'asse del getto, sostituito dalla parete piana
superiore, e sull'interfaccia esterna (slip line curva) che separa il fluido del getto da quello
fermo nell'ambiente circostante. ( V4  0 e Vambiente = 0 )

• L’espansione supersonica sullo spigolo di uscita genera il campo 4 che si studia con le
relazioni viste precedentemente:

o Assegnati : Tutto il campo 1 : M1 , T1,….; pa ; po1 si calcola dal campo 1

o Risulta: p4 = pa, inoltre po4 = po1 da cui si calcola M4 .


o Segue il calcolo della deflessione  in uscita dallo spigolo in campo 4 dalla relazione
 =  ( M 4) -  ( M 1 )

o Sulla slip line si riflettono onde che provengono dalla parete superiore (mezzeria del
getto). Nella sua evoluzione la slip line segue una linea curva perché interagisce
con le onde provenienti dalla mezzeria
2
o Nella sequenza di riflessioni si generano i vari campi

o Le onde di espansione dopo la seconda riflessione sull’interfaccia porta la pressione


ad abbassarsi troppo fino a raggiungere un livello inferiore alla pressione ambiente
p < pambiente

o Pertanto le onde riflesse che generano i campi 17 -18 -19, 20 – 21 e il campo 22


devono essere onde di compressione vista l’eccessiva espansione precedente.

o Dopo l’ultima onda di compressione, il campo 22 torna esattamente nelle condizioni


iniziali 1 : quindi risulta V22 = V1 , p22 = p1 > pa

o A valle del punto 22 si ripete la stessa configurazione precedente

o Si forma una tipica struttura a lobi ( o a diamante )

Getti circolare sottoespanso (𝐩𝟏 > 𝐩𝐚 )

o Si forma un campo ancora più complesso con nuove strutture come ad esempio il
disco di Mach che è una forma di urto retto generato da un urto “conico
convergente”

o Si originano anche in questo caso lobi assialsimmetrici che si osservano in uscita


dagli ugelli dei propulsori a reazione. La visualizzazione è resa possibile dalla
presenza nei gas espulsi di residui di combustibile che a seguito delle elevate
temperature che si generano a valle del disco di Mach originano una combustione
esterna.

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Getto sovraespanso (𝐩𝟏 < 𝐩𝐚 ). Caso Piano

o La configurazione è tipica della fase di decollo e a bassa quota dove la pressione


ambiente è più elevata.

o La pressione sulla sezione di sbocco del getto in ambiente avviene a pressione 𝐩𝟏 <
𝐩𝐚 . In queste condizioni la corrente deve comprimersi pertanto sulla sezione di
sbocco deve generarsi un’urto obliquo (A) sullo spigolo di uscita.

p1 < pambiente Slip line

o A valle dell’urto obliquo la pressione deve portarsi in corrispondenza del valore p2


= pambiente .

o L’urto A così generato incide sulla parete superiore ( piano di simmetria del getto ) e
si riflette verso il basso ( urto B )

o M1 e p1 sono quantità note. Inoltre anche la pressione p2 è nota → p2 = pambiente

o E’ noto quindi il rapporto tra le pressioni p2/p1 tra valle e monte del primo urto

o Dalle relazioni dell’urto obliquo risulta p2/p1 = f(M1sin ) → si calcola la deflessione


dell’urto 

o Dalla relazione  - -Mach : si calcola la deviazione  della corrente

o Questa deflessione rappresenta anche la pendenza della slip line che deve generarsi
perché:

o Nell’ambiente in quiete dove sfocia il getto V=0 mentre a valle del primo urto V 2  0

o la pressione a cavallo della slip line deve essere uguale e risulta p2 = pambiente

o La velocità in campo 2 si può calcolare dalle relazioni dell’urto obliquo:


4
M
2
M1n → urto retto → M2n → M2n = sin(β−θ) → M2n

o Nota la deviazione  della slip line, il problema coincide con quello della riflessione
regolare già studiato.

o Se è possibile una riflessione regolare dell'urto A in O’ che genera l'urto B , dalle


relazioni dell’urto obliquo (... e retto ) si ricava la velocità M3 che deve avere
direzione orizzontale tangente alla parete, e la pressione p3 dalle relazioni dell’urto
obliquo.

o Per via della presenza dell’urto riflesso, la corrente si comprime ulteriormente nel
campo 3 e risulta p3 > p2

o Risulta anche p2 = pambiente → sarà p3 > pa allora si ripresenta la situazione


trattata per il getto sottoespanso

o La slip line e l’urto riflesso B si dovranno intersecare in un punto ( C ) viste le


rispettive pendenze

o Dalla sezione CC’ in avanti si presenta un getto sottoespanso ( p3 > pambiente ) già
studiato.

o In pratica dal punto C deve svilupparsi un fascio di espansione che porta la


pressione p ad abbassarsi fino al valore della pressione ambiente pambiente

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• Getti circolare sovraespanso (𝐩𝟏 < 𝐩𝐚 )

o Anche in questo caso il campo è più complesso rispetto a quello piano

o Si originano come prima i tipici lobi assialsimmetrici

La corrente si è
…la struttura si ripete
compressa troppo
dopo l’urto conico
Attorno all’asse del
getto la corrente deve
assumere la direzione …le onde di compressione
….si deve espandere convergono, vanno in coalescenza
orizzontale pertanto
attraverso un fascio e si genera un urto conico che
l’urto conico deve
di espansione che forma un nuovo disco di Mach..
degenerare in un urto
interseca interseca le
retto ( Disco di Mach )
onde riflesse dello …si espande troppo allora
da cui si origina un
stesso fascio. si generano onde di
nuovo urto obliquo
compressione

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Teoria dell’urto-espansione
o In generale dalla superficie del corpo immerso in una corrente supersonica si formano
: urti obliqui, fasci di espansione, compressioni ed espansioni semplici (linee di Mach).

o La teoria dell’urto espansione prende in esame queste situazioni. Di seguito si studiano


alcuni corpi semplici e si calcolano le distribuzioni di pressione conseguenti alla
presenza delle strutture citate prima.

Profilo a diamante ad incidenza nulla

o Sul bordo di attacco si formano due urti obliqui che danno luogo ad una pressione
p2 che si mantiene costante sulla faccia inclinata di , a valle dell’urto.

o In corrispondenza dei due spigoli ( sopra e sotto) che definiscono lo spessore


massimo del profilo si formano due fasci di espansione supersonica che riducono
la pressione al valore p3 ancora costante sulla faccia posteriore.

o Sul bordo di fuga devono formarsi due urti obliqui che ricomprimono la corrente

o La distribuzione di pressione che ne consegue sulle facce del corpo se integrata e


proiettata nella direzione della corrente a monte determina una risultante non nulla che
prende il nome di resistenza d’onda.

o Nonostante l’assunzione di flusso non viscoso che nel subsonico conduce al paradosso di
D’Alembert secondo cui la resistenza è nulla (rimosso dal considerare gli effetti viscosi)
nel supersonico è presente una resistenza aerodinamica generata dalla distribuzione di
pressione che prende il nome di resistenza d’onda (Wave Drag).
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o Ad incidenza nulla essendo il corpo simmetrico la risultante delle azioni di pressione non
genera alcuna componente di portanza.

o Il coefficiente di resistenza d’onda è funzione del numero di Mach e dell’angolo θ

CD = f(M1 , θ)
D
o … e risulta dalla normalizzazione della resistenza: CD = 1
ρ V2 (c 1)
2 1 1

o Per il calcolo del coefficiente di resistenza si considera una metà del corpo

p2
p3

ds
x
dy
 t/2 

o Si scrive la resistenza elementare di una striscia del corpo di altezza dy.

dD = 2[(p2 ds 1) sin θ − (p3 ds 1) sin θ] ( ds ∙ sin θ = dy)

t
t
o Integrando si ottiene D = 2 ∫02(p2 − p3 ) dy = 2(p2 − p3 ) = (p2 − p3 ) t
2

D (p2 −p3 ) t
o Normalizzando: CD = γ = γ
p M2 c p M2 c
2 1 1 2 1 1

p−p1 p−p1 p 1
o Dalla definizione cp = 1 =γ = (p − 1) γ
ρ V2 p M2 1 M21
2 1 1 2 1 1 2

p p
[(p2 −p1 )−(p3 −p1 )] t (p2 −1)−(p3 −1)
o Aggiungendo e sottraendo p1 si ottiene CD = γ = 1
γ 2
1
p M2 c M
2 1 1 2 1

o Si ricava allora il coefficiente di resistenza del rombo

t
CD = (cp2 − cp3 ) = (cp2 − cp3 ) tan θ
c

o Data la geometria simmetrica e l’incidenza nulla risulta CL = 0

o Nel caso generale di profilo con incidenza risulta : CD = f(M1 , θ, α)

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Profilo biconvesso simmetrico (𝛂 = 𝟎)

o Sul bordo di attacco del profilo si formano due onde d’urto oblique

o Subito a valle del bordo di attacco la deflessione della parete porta la corrente per il
rispetto della condizione di tangenza locale a deflettersi nel senso di “allontanarsi” dalla
direzione corrispondente all’ascissa precedente generando una continua espansione fino
al bordo di fuga.

o Sul bordo di fuga si generano due onde d’urto per la ricompressione della corrente.

Onde elementari di
espansione coincidenti
con le linee di Mach

o Sia le onde d’urto sul bordo di attacco che quelle sul bordo di fuga risultano essere
curve per via dell’interazione delle onde d’urto con le ondi di espansione (linee di Mach)
che si originano da ogni posizione sulle due pareti. Più avanti si spiegherà il meccanismo
di indebolimento.

o La distribuzione di pressione qualitativa sul profilo alare conseguente a questa


configurazione di urti – espansione è riportata nella figura sopra.

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Lamina piana ad incidenza

o I flussi sul dorso e sul ventre della placca sono indipendenti tra loro

o Dorso della placca

In corrispondenza del bordo di attacco il flusso si deve deflettere dell'angolo α


attraverso un'espansione centrata posizionata proprio sul bordo di attacco. A valle
dell’espansione la corrente rispetta la condizione di tangenza con la parete
La pressione p2 nel campo 2 è uniforme sul dorso e risulta p2 < p1

Sul bordo di fuga deve generarsi un’onda d’urto obliqua per un equilibrio che deve
essere raggiunto con la corrente che proviene del ventre

Slip line

o Ventre della placca

Il flusso è ruotato attraverso una compressione d’urto obliquo ancora dell'angolo α


che si origina nel bordo di attacco.

la pressione p3 nel campo 3 è uniforme e risulta p 3 > p1

Sul bordo di fuga deve generarsi un fascio di espansione supersonica per un equilibrio
che deve essere raggiunto con la corrente che proviene dal dorso.

o A valle a partire dal bordo di fuga

Sul bordo di fuga deve prendere corpo una slip line orientata verso valle viste le origini
diverse delle due correnti provenienti dal dorso e ventre che devono trovare un
equilibrio in termini di pressione e direzione comune per l’ulteriore evoluzione verso
valle.

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La condizione da rispettare è il valore della pressione sue due lati della linea che
deve essere la stessa. Inoltre anche la direzione della corrente a valle deve anche
essere identica, nella figura la direzione comune è individuata dall’angolo  .

o Portanza e Resistenza della placca

Considerando un elemento di superficie ds1 si calcolano le forze elementari e quindi


si integra:

dL = ( p 3 − p 2 ) ds cos  L = ( p 3 − p 2 ) c cos 

dD = ( p 3 − p 2 ) ds sen  D = ( p 3 − p 2 ) c sen 

Si calcolano i coefficienti aerodinamici normalizzando le forze con l’accortezza di


sommare e sottrarre la pressione di monte p1 per far comparire i coefficienti di
pressione.

CD =
(p3 − p1 ) − (p2 − p1 ) c sen = (c p3 − c p 2 )sen
c  / 2 p1 M 1
2

CL =
(p3 − p1 ) − (p2 − p1 ) c cos = (c p3 − c p 2 ) cos
c  / 2 p1 M 1
2

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Interazione tra urto obliquo e fascio di espansione

o La presenza sia di onde d’urto che di fasci di espansione portano inevitabilmente alla
loro interazione

o Le singole onde del fascio espansione inevitabilmente se la geometria e l’incidenza


lo consentono vanno ad interagire con l’urto obliquo che si genera anteriormente.

o Nelle figure sotto si riportano due esempi di interazione

o Tali interazioni possono interessare sia il campo anteriore che quello posteriore
del corpo.

o Il risultato dell’interazione porta l’urto inizialmente piano a curvare con gradualità


verso valle.

o Se l’interazione è sufficientemente intensa l’onda d’urto curva tenderà a diventare


un’urto evanescente ossia una linea di Mach ad una opportuna distanza dal corpo.

Meccanismo di indebolimento dell’urto

Si consideri il triangolo isoscele investito da una corrente supersonica ad incidenza


nulla come in figura.

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La prima linea (a) del fascio di espansione risulta più inclinata dell’onda d’urto.

- u2

V2

1 a
Infatti per tale linea risulta una inclinazione definita da : sin μ2 = = V2
M2 2

L’inclinazione dell’urto rispetto alla parete deflessa è pari a β − θ e il seno di


u2
quest’angolo risulta : sin(β − θ) =
V2

La componente normale a valle dell’urto risulta sempre subsonica u2 < a2

Ne consegue che sin(β − θ) < sin μ2 da cui 𝛃 − 𝛉 < 𝛍𝟐 e quindi la prima onda
del fascio incide l’urto.

Poiché le onde di espansione sono infinite e ognuna interagisce con l’urto questo
porta ad indebolire l’urto. L'angolo di deflessione  dell'urto localmente diminuisce
con continuità determinando la curvatura dell’urto.

• Per verificare la curvatura dell’urto, si considerano 2 linee di corrente:

Linea r

o Si passa dal campo 1 al campo 4 intermedio passando per il campo 2 e con


pendenza locale dell’urto è pari a 1

o da 1 a 2 il gas si comprime : p2 > p1


p4 p
o da 2 a 4 il gas si espande → p4 < p2 e anche < p2 (*)
p1 1

Linea s

o Si passa dal campo 1 al campo 4 intermedio direttamente attraverso l’urto


nella parte alta dove presenta una pendenza locale ’

o da 1 a 4 si comprime : p4 > p1
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• Dalle relazioni dell’urto obliquo :  -  - Mach, risulta per i due urti :

p4 p2
= f ( M 1 sin  ' ) e = f ( M 1 sin  )
p1 p1

p4 p
o Essendo < p2 ….. a parità di M1 deve essere…… ’ < 
p1 1

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