Estratto
COSTANTINO I
ENCICLOPEDIA COSTANTINIANA
SULLA FIGURA E L’IMMAGINE
DELL’IMPERATORE
DEL COSIDDETTO EDITTO DI MILANO
313-2013
volume terzo
isbn 978-88-12-00171-2
ISTITVTO DELLA
ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
ROMA 2013
III VOL 125 giardina II IMP.qxp:Impaginato 2a prova.qxp 17/06/13 13.53 Pagina 233
Andrea Giardina
Sommario: Costantino interprete della propria tamente di aver udito in che modo, e con quale
epoca ▭ Quando ‘epoca’ o ‘era’ si associano a un vivo interesse, colui che ancora deteneva la più
nome ▭ Il tempo della tolleranza ▭ Storia del cri- alta autorità tra gli imperatori romani3, perso-
stianesimo e storia della cultura ▭ L’epoca di naggio misero, misero nel vero senso della
Costantino e il Tardoantico parola, la cui mente era preda dell’inganno e
dell’errore, si andasse informando presso gli
uomini del suo seguito su chi mai fossero i ‘giu-
La questione costantiniana si pose nella stessa sti’ che vivevano sulla terra, e ricordo che uno
età di Costantino. Se ci si riferisce al problema clas- dei suoi sacrificatori nel rispondere disse che si
sico, oggi largamente superato, della sincerità e della trattava senza dubbio dei cristiani. Quegli ingoiò
coerenza religiosa di quel sovrano1, esso non risale la risposta come fosse stato miele e rivolse con-
soltanto al suo biografo eusebio, che troppo spesso tro l’intemerata religione le stesse armi che si
assunse il ruolo di un solista mascherato da seconda usano nella repressione dei crimini. Immedia-
voce ed evitò di storicizzare la lunga conversione del tamente preparò editti sanguinari, scritti, per
suo eroe, di seguirne esplicitamente la maturazione, così dire, con penne omicide, e ordinò ai giu-
di rendere la complessità – personale e politica – del dici di adibire tutta la sagacia del loro ingegno
suo rapporto con le religioni tradizionali, ricorrendo nella ricerca di supplizi sempre più nuovi4.
quando necessario a omissioni e falsificazioni. Già
lo stesso Costantino mostrò di avere del problema In un racconto come questo si apprezza tutta
una chiara consapevolezza, che si può individuare l’efficacia del linguaggio obliquo, quando è ben ela-
anche in alcuni tentativi di normalizzare il suo per- borato. L’io narrante non precisa che cosa egli avesse
corso nella nuova fede. Questo emerge in primo luogo fatto per impedire, vanificare, addolcire la perse-
dalla volontà di proporre un’immagine innocente e cuzione, e non accenna nemmeno alla prospettiva,
incontaminata della sua esperienza a fianco del grande teoricamente possibile, di un martirio causato da
persecutore Diocleziano. La si percepisce in un editto un’esplicita obiezione di coscienza. Il narratore si
del 324 trasmesso da eusebio: colloca invece, con una ricercata naturalezza, nella
posizione di un semplice spettatore che aveva osser-
A quel tempo si diffuse la voce che dalle pro- vato quei fatti, si allontana dalla scena dove si era
fondità di una tenebrosa spelonca, e non certo svolta l’azione e si colloca in mezzo al pubblico. L’i-
dal cielo, Apollo avesse vaticinato che i giusti dentificazione emotiva e sentimentale con i desti-
che vivevano sulla terra gli impedivano di pro- natari del discorso cancella la distanza cronologica
fetizzare il vero e che questo era il motivo per e lascia intendere che a parlare sia lo stesso Costan-
cui gli oracoli pronunciati dai tripodi risulta- tino di vent’anni prima, un po’ più vecchio, molto
vano falsi. La sacerdotessa del dio, con le chiome più potente5.
sciolte in segno di lutto, squassata dal furore Costantino, nel testo eusebiano, dice che allora
profetico, si disperava per questo disastro che egli era un pais, un «ragazzo», un «fanciullo». euse-
si era abbattuto sull’umanità. Ma vediamo a bio volge in greco il latino del sovrano6, lasciando
quale esito portò tutto questo. A quell’epoca, adito alla deduzione che Costantino si qualificasse
quando ero ancora molto giovane2, ricordo esat- come puer. Poiché Costantino nel 303 non era affatto
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un puer, questo piccolo problema filologico si è ingi- hanno commesso azioni ingiuste o si sono sca-
gantito, è entrato nel cuore della questione costan- gliati con furia dissennata contro l’Onnipotente
tiniana e ha spinto Henri Grégoire a sostenere, in o non hanno provato un solo sentimento di pietà
un celebre lavoro, che eusebio non fosse l’autore verso il genere umano, e hanno anzi osato cau-
della Vita Constantini nella sua forma attuale7. Oggi sare esili, privazioni di diritti, confische, stragi
vediamo le cose in modo radicalmente diverso e ci e compiere molti altri crimini di tal fatta, senza
domandiamo piuttosto quale fosse il rapporto tra il mai pentirsi né volgere al bene la loro mente,
latino di Costantino e il greco di eusebio e quale il anche loro hanno ricevuto una degna ricom-
motivo della forzatura (di entrambi, del solo euse- pensa. Simili conseguenze non potrebbero acca-
bio) insita nel termine pais. Sembrerebbe evidente dere senza un motivo, senza una ragione13.
che, in questo come in altri casi, eusebio sia stato
più spregiudicato del suo protagonista; in un altro Ripensando ai frangenti nei quali si era concre-
passo della Vita egli afferma che nel 303 Costan- tizzata la sua ascesa al potere, Costantino dramma-
tino era ancora «un ragazzo [pais] tenero con una tizzava la gravità della crisi allora vissuta dall’Im-
barba appena incipiente»8. Sullo sfondo di questa pero, attribuendo a essa una dimensione catastrofica,
affermazione sta uno dei grandi temi della Vita Con- al fine di ingigantire il significato della scelta com-
stantini, ovvero l’assimilazione tra l’esperienza del piuta dal Signore come rimedio ai mali universali:
sovrano cresciuto in mezzo ai tiranni persecutori e
Dal momento che il genere umano era oppresso
quella di Mosè9. Si possono formulare varie ipo-
da un’empietà così grave e profonda, e che la cosa
tesi10, ma sembra evidente che sia l’imperatore sia
pubblica correva il rischio di essere annientata
il suo biografo avessero un preciso interesse a esa-
da una sorta di morbo pestilenziale, e aveva
gerare la giovane età di Costantino in quelle lontane
enorme bisogno di una terapia salvifica, quale
circostanze, perché ciò contribuiva a cancellare la
medicina escogitò la divinità, quale soluzione a
responsabilità morale del suo coinvolgimento nella
quelle spaventose sciagure? Questa deve essere
persecuzione11. entrambi comprendevano che per
necessariamente ritenuta come la divinità, l’u-
ottenere un’immagine del cristianesimo costanti-
nica che realmente esista e che detenga un potere
niano armonica, indiscutibile, priva di crepe e di
che duri in eterno. Non è certo vanagloria se chi
lacune, era necessario anzitutto appiattire la crono-
riconosce i benefici ricevuti da Dio ne parla con
logia, comprimere la storia, affrontare e risolvere,
toni solenni. egli stesso ha ricercato il mio ser-
nei limiti del possibile, quella che già appariva come
vizio e lo ha giudicato adatto ai suoi fini. Io, infatti,
‘la questione costantiniana’.
cominciando dal mare che si estende dalla parte
dei Britanni e da quelle regioni sulle quali una
forza superiore ha stabilito che il sole tramonti,
Costantino interprete della propria epoca
ho scacciato e disperso tutti i mali che ci domi-
navano, affinché il genere umano, istruito dalla
Una chiara nozione di ‘epoca costantiniana’ si
mia devota sottomissione, restaurasse l’osser-
deve ancora una volta allo stesso Costantino. Nella
vanza della santissima Legge, e affinché, al tempo
celebre lettera inviata dall’imperatore, sempre nel
stesso, la fede quanto mai benedetta potesse cre-
324, ai provinciali d’Oriente, che eusebio cita
scere sotto la guida dell’Onnipotente. Non potrei
testualmente da un esemplare indirizzato ai pro-
mai disconoscere il debito di gratitudine per que-
vinciali di Palestina12, Costantino riassume, in
sto compito altissimo, convinto come sono che
un’ampia prospettiva, la storia dei rapporti tra i
mi sia stato concesso come un dono14.
perseguitati, i persecutori e il «sommo Dio». Da
questa storia egli ricava una costante, che assume L’elezione di Costantino corrispondeva a un
ai suoi occhi il valore di una legge storica. Il docu- disegno provvidenziale, che in questo passaggio
mento è celebre, ma merita di essere riletto: della lettera è caratterizzato in armonia con l’or-
dine naturale e cosmico: il riferimento alle «regioni
Chi ripercorra con la mente i tempi che vanno sulle quali una forza superiore ha stabilito che il
dalle origini fino ai nostri giorni e si soffermi a sole tramonti», dove Costantino era stato acclamato
considerare quanti eventi siano accaduti, con- imperatore, qualifica, infatti, come un’alba l’inizio
staterebbe che tutti coloro che hanno impostato del suo potere e della sua lotta per la salvezza del
le loro azioni su fondamenta di giustizia e di mondo.
bontà hanno anche condotto le loro iniziative a Simili enunciazioni avevano alle spalle una tra-
un esito felice, come quando da una buona radice dizione più che millenaria. Per restare nell’ambito
si ottiene un dolce frutto, mentre quelli che della storia greco-romana, le ritroviamo formulate
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all’inizio dei regni dei sovrani ellenistici, nelle attese favore divino, ma come la proiezione politica di una
e nelle promesse di alcuni leader politici della tarda vittoria celeste, che rivelava al mondo l’esistenza di
repubblica dotati di quella particolare virtù che era un solo dio, la sua identità, la natura demoniaca dei
la felicitas imperatoria (celebre il ritratto ciceroniano vecchi dei. Mentre la felicitas temporum tradizionale
di Pompeo, più meritevole di altri di ricevere il era direttamente collegata al regno di un impera-
comando nella guerra mitridatica perché nel suo, tore e aveva termine con la salus del sovrano20, la
come in altri rari casi, «ad amplitudinem et ad glo- rivoluzione celeste coincidente con l’epoca costan-
riam et ad res magnas bene gerendas divinitus tiniana era rappresentata dallo stesso Costantino
adiuncta fortuna»15), nell’atmosfera epocale dell’età come un’acquisizione per l’eternità. Il problema
di Augusto e poi in coincidenza con gli esordi di della successione dinastica, che Costantino impo-
alcuni imperatori romani. La formulazione più com- stò in modo nuovo, elaborando – principalmente
pleta e suggestiva si deve a Plinio il Giovane, con sul modello biblico – una concezione patrimoniale
la valorizzazione della formula felicitas temporum della trasmissione del potere, aveva certo una grande
riferita all’avvento di Traiano (anche se anticipata importanza: il trionfo del nuovo Dio non dissolveva
dal buon governo di Nerva). essa poteva essere d’un colpo le insidie contingenti della politica e l’u-
intesa in senso largo, come fortuna e benessere che mana contesa per il primato, e lo stesso eusebio ebbe
si riversavano sul mondo romano. La sua accezione la preoccupazione di ribadire che, pur dopo la morte,
più forte riguardava tuttavia l’ambito politico, men- Costantino continuava a regnare «vivo in potenza»,
tre quella più ristretta legava l’indulgentia del prin- e a esercitare la sua autorità sui Romani, «proprio
cipe alla bona conscientia dei sudditi: «felicitas tem- come se fosse risorto»21. Ma indipendentemente
porum, quae bonam conscientiam civium tuorum dalle conferme o dalle smentite che simili afferma-
ad usum indulgentiae tuae provocat et attollit»16. zioni avrebbero potuto ricevere, restava il carattere
Fondamentale restava tuttavia l’origine prima del indiscutibile dell’essenza illimitata della felicitas tem-
potere, che derivava direttamente dalla divinità. Lo porum costantiniana.
stesso Plinio, nel Panegirico, dichiarava, con parole L’affermazione fondamentale della lettera ai
di grande effetto ed eleganza, che il suo principe provinciali d’Oriente coincide dunque con la frase
non era stato prescelto da una qualche forza occulta «Questa deve essere necessariamente ritenuta come
e casuale, ma dal preciso e manifesto volere di Giove: la divinità, l’unica che realmente esista e che detenga
«Non enim occulta potestate fatorum, sed a Iove un potere che duri in eterno». Il dominio degli dei
ipso coram ac palam repertus est»17. tradizionali, al contrario, non aveva avuto un carat-
elementi significativi di questa ideologia per- tere eterno: era ormai manifesto che esso era stato
mangono senza dubbio nella rappresentazione del abbattuto perché non si trattava di autentiche divi-
potere di Costantino, per come fu formulata dallo nità, ma di demoni. L’epoca di Costantino, vista
stesso imperatore e valorizzata da eusebio. Si è rite- da Costantino, è il primo frammento di una nuova
nuto che questa coincidenza tra l’antica tradizione eternità, destinata a concludersi soltanto con la fine
romana e la retorica costantiniana fosse tale che i dei tempi.
destinatari del suo messaggio dovessero necessaria- Naturalmente non va trascurato il fatto che la
mente coincidere con la comunità che si riconosceva prospettiva di Costantino era pur sempre di tipo
nella Chiesa18. Non c’è dubbio, tuttavia, che il fatto politico-religioso. La grande riflessione cristiana
che in un editto l’imperatore parli di Dio e di ciò sulle epoche del mondo avrebbe avuto orizzonti più
che Dio desidera possa essere considerato un tratto ampi. Si pensi, per un esempio indicativo e desti-
tipico della tarda antichità19. Ma c’è molto di più: nato a grande fortuna, alla «sesta età» di Agostino,
nella lettera di Costantino, infatti, le vecchie imma- epoca del Cristo e della Chiesa, iniziata con la nascita
gini e i vecchi pensieri risultano inseriti in una dimen- stessa di Cristo22. Nei secoli successivi, la dialet-
sione e in una sensibilità diverse, che li trasfigurano tica tra queste prospettive può essere apprezzata
e li convertono in una percezione epocale. C’è una sul lunghissimo periodo: soltanto con Bossuet la
differenza radicale tra il qualificare il proprio regno periodizzazione agostiniana sarà complicata fino a
come coincidente con una felicitas temporum fon- raddoppiarsi nel numero delle epoche e potrà allora
data sul pieno gradimento del nuovo imperatore da includere, dopo l’epoca iniziata dalla nascita di Cri-
parte degli dei (o sulla particolare protezione di un sto, quella di Costantino e della pace della Chiesa.
dio fra i tanti), e il formulare una simmetria tra la Mescolando personaggi ed eventi della storia sacra
propria assunzione al trono e una drammatica rivo- (per esempio Adamo, Noè, Salomone, Carlo
luzione superna. L’ascesa di Costantino, infatti, non Magno) ed eventi della storia profana (per esem-
è presentata semplicemente, alla maniera di Traiano, pio la caduta di Troia, la fondazione di Roma, la
come un evento che segna la manifestazione del vittoria di Roma su Cartagine), Bossuet costruiva
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una storia che si distaccava dal modello teocentrico. assume il suo significato più profondo, quello che ci
Per questo si è potuto giustamente affermare che autorizza appunto a parlare di ‘epoca di Augusto’ o
la sua opera testimonia, «all’insaputa dell’autore, di di ‘epoca di Costantino’, nella convinzione che – pur
una crisi della cronosofia cristiana»23. Oggi, come escludendo ovviamente la concezione titanica di un
vedremo, il problema è piuttosto quello di collo- individuo che da solo cambia il mondo – la visione
care l’epoca di Costantino dentro una periodizza- e l’opera di un singolo, determinate, influenzate, per-
zione che non si limiti a quella riguardante unica- sino costrette dalle trasformazioni di una comunità
mente la storia del cristianesimo. e dalle sue esigenze, contengano tuttavia un carat-
tere originale, destinato a incidere non solo dentro
il tempo limitato di un’esistenza individuale, ma ben
Quando ‘epoca’ o ‘era’ si associano oltre, per la durata di molte generazioni. Né l’epoca
a un nome di Augusto né quella di Costantino si sono concluse
con la morte dei due protagonisti.
La nozione di epoca, se associata al nome di un Alcune lingue moderne possiedono un sino-
imperatore, ha quasi sempre un’accezione debole. nimo di ‘epoca’ che sembra adattarsi a rendere que-
Quando diciamo per esempio ‘epoca’ di Tiberio, st’ultima accezione: per esempio l’italiano, inglese
di Vespasiano, di Antonino Pio o di Aureliano, ci e spagnolo ‘era’, o il francese ‘ère’. Questo termine
riferiamo semplicemente al periodo in cui gli impe- richiama la trasformazione delle periodizzazioni in
ratori regnarono. Questi o altri prìncipi possono cronologie, ovvero il grandioso significato di ‘era’
pur aver compiuto qualche azione memorabile e il quale determinato punto fissato nel tempo, a par-
loro governo può apparire segnato da caratteristi- tire dal quale ha inizio un nuovo computo degli anni
che originali, ma simili constatazioni non compor- precedenti o successivi a quel punto. L’uso di ‘era’
tano affatto l’attribuzione, alla loro epoca, di un associato al nome di un imperatore vale dunque in
valore «epocale». questo caso come rafforzativo di ‘epoca’, quasi a
In altri casi, il senso appare meno debole. Que- voler segnalare il fatto che ci si trovi di fronte a
sto accade quando il regno di un imperatore coin- un’epoca speciale, dotata di un surplus di potenza
cide con processi di trasformazione che coinvol- periodizzante, che, senza attingere il valore pieno
gono la totalità o settori importanti della società, i di ‘era’, possieda tuttavia un valore aggiunto rispetto
quali assumono ai nostri occhi un carattere perio- a ‘epoca’26. Si tratta tuttavia di un espediente reto-
dizzante. L’espressione ‘epoca di Marco Aurelio’ rico, non privo di una sua efficacia espressiva, ma
indica per l’appunto uno di questi momenti, poi- che nulla aggiunge, sotto il profilo logico, all’indi-
ché si collega alla diffusa convinzione che alcuni viduazione e all’interpretazione di un determinato
fenomeni verificatisi in questo periodo – in primo periodo storico.
luogo la cosiddetta «peste antonina»24 – abbiano L’unica coerente definizione di «era costanti-
determinato un nuovo corso della storia imperiale. niana», intesa come periodo comprendente oltre
Nell’esempio in questione, tuttavia, appare chiaro sedici secoli (e quindi, a più giusto titolo, ‘era’), non
che le accelerazioni della storia, i grandi mutamenti, è nata nell’ambito della ricerca storica propriamente
i coinvolgimenti globali non siano sono determi- detta, ma dentro la prospettiva di una critica sto-
nati dall’azione di un singolo imperatore, ma che rico-teologica. essa si deve soprattutto al teologo
quest’ultimo li ha piuttosto subiti, senza poter dare domenicano Marie-Dominique Chenu (fig. IX 2),
una risposta caratterizzante in senso epocale. In che nel 1961, alla vigilia del concilio Vaticano II,
positivo, si ricorda che Marco Aurelio combatté diffuse alcune riflessioni sull’esito di un processo
personalmente per fronteggiare le prime grandi che gli appariva compiersi nell’attualità, da lui defi-
invasioni germaniche, che coltivò la filosofia, che nito «fin de l’ère constantinienne»27. Con «era costan-
è rimasto nella storia della cultura mondiale per le tiniana» Chenu non si riferiva all’arco di tempo
sue Meditazioni, in negativo che compromise la sta- caratterizzato dalla figura e dall’azione di quell’im-
bilità del potere designando come successore il figlio peratore, ma a una situazione permanente (una
Commodo25. Ma nessuno potrebbe mai sostenere «chrétienté établie»), di carattere totale, che coin-
che egli sia stato un protagonista ‘epocale’. volgeva «un complexe mental et institutionnel dans
Ci sono infine casi in cui la Kaisergeschichte dia- les structures, dans le comportements et jusque
loga in modo più serrato e incisivo con i grandi pro- dans la spiritualité de l’Église», ponendosi in una
cessi evolutivi, la biografia aggancia la storia plurale, dimensione di esemplarità ideale. Si trattava dun-
la figura di un imperatore appare interpretare in que di una periodizzazione globale, della quale egli
modo creativo gli orientamenti generali. Allora la intravedeva ormai il termine ultimo. Nel momento
nozione di epoca, associata al nome di un principe, in cui interi settori della vita umana si desacraliz-
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zavano («les civilisations [...] marquent leur progrès proiettando la denominazione vulgata del provve-
en prenant peu à peu en charge les besoins matériels dimento di Milano in una dimensione totalizzante.
et moraux des communautés terrestres dont l’Église, L’interpretazione dell’epoca costantiniana come
par suppléance, avait longtemps pris soin»), si offriva epoca della tolleranza, anche se non nuova, con-
alla Chiesa la possibilità di rinascere come Chiesa verge adesso in quell’orientamento storiografico
missionaria, che si riappropriava del primato della che esalta la modernità del Tardoantico32. Dopo
parola di Dio: «La voilà, la fin de l’ère constanti- aver dominato a lungo, la retorica della modernità
nienne!»28. L’individuazione di una prospettiva libe- applicata a quest’epoca ha perso da qualche tempo
ratrice per il futuro della Chiesa appartiene soprat- smalto e vigore, ma è lungi dall’esaurimento. Appli-
tutto alla visione dell’uomo di fede che si confronta care la definizione di epoca della tolleranza al periodo
con il rapporto tra Vangelo e storia. Considerata nel dominato dalla figura di Costantino significa infatti
suo complesso, la riflessione, anche se di matrice proporre una revisione del vecchio paradigma (per
ecclesiologica, è tuttavia di notevole interesse per gli altro ancora operante) che attribuiva al politeismo
storici tout court, perché la sua efficacia periodiz- una vocazione tollerante e al monoteismo il suo
zante è evidente e tutt’altro che impressionistica29. opposto. Al tempo stesso, l’operazione finisce per
dislocare la figura di Costantino in contiguità sostan-
ziale con i moderni teorici della tolleranza33.
Il tempo della tolleranza È inutile ripercorrere, in questa circostanza, la
grande massa di lavori dedicati, negli ultimi decenni,
Il fatto che da Costantino dai suoi contempo- alla coppia tolleranza/intolleranza, in riferimento sia
ranei, e poi nei secoli dell’ultima antichità, nel alle religioni tradizionali sia al cristianesimo. La cosa
mondo bizantino e nell’Occidente medievale, nel- migliore, come alcuni rari studiosi hanno auspicato,
l’età moderna e in quella contemporanea, l’epoca sarebbe rinunciare all’uso di quella parola, poiché il
di Costantino sia stata considerata, in positivo o in concetto, se riferito a fenomeni come la politica reli-
negativo, una svolta di rilevanza eccezionale, è un’af- giosa di Costantino o gli orientamenti delle città e
fermazione talmente ovvia da non richiedere alcuna dei regni antichi in materia di controllo politico e
dimostrazione. È proprio per questo motivo che religioso, appare inapplicabile, legato com’è, nella
finora nessuno ha tentato di scrivere una storia esau- sua essenza, a fenomeni tipici di epoche a noi più
riente della fortuna del concetto di «epoca costan- vicine. Sarebbe quindi preferibile adoperare voca-
tiniana»30. L’argomento cui è dedicato questo con- boli come «esclusività» e «inclusività», che meglio si
tributo, ovvero il rapporto tra l’epoca di Costantino adattano a descrivere e interpretare la convivenza o
e il Tardoantico, occupa un segmento piccolo, anche il contrasto delle idee nelle società antiche34.
se fondamentale, di una storia molto più lunga. esso Il suggestivo concetto di «toleration by default»
si concretizza infatti con l’invenzione del concetto riferito alle città pagane del mondo greco e romano35
di tarda antichità, che risale alla critica d’arte della ha il difetto di non potersi basare su un solo docu-
fine dell’Ottocento. Prima di approfondire questo mento esplicito. In altre parole, prima delle perse-
argomento è necessario ricordare che in precedenza cuzioni del cristianesimo è impossibile reperire
la nozione di epoca costantiniana era stata collegata documenti in cui sia attestata la volontà frustrata
prevalentemente a singoli aspetti, ritenuti domi- di procedere a repressioni sistematiche, e la conse-
nanti. Questa inclinazione monotematica riaffiora guente rinuncia «by default». È vero piuttosto che
talvolta anche nella storiografia recente. le città politeiste hanno praticato più volte i loro
‘Tolleranza’ è un termine usurato da inflazione specifici percorsi di quella che noi chiamiamo intol-
semantica. Negli ultimi decenni, tuttavia, è tornato leranza, ovvero le scelte che in determinate circo-
di grande attualità anche tra gli storici: proprio stanze sono apparse utili a ristabilire equilibri, sopire
quando si era diffusa la convinzione che il problema paure motivate o solo percepite, contenere minacce
della tolleranza religiosa fosse diventato un feno- autentiche o presunte all’ordine pubblico. esiste-
meno quasi residuale rispetto alla crescente centra- vano certo città più o meno aperte, più o meno
lità del problema della tolleranza ideologica, ecco inclini alle convivenze, più o meno disponibili all’in-
che l’esplosione dei fondamentalismi ha addirittura tegrazione degli stranieri, ma queste differenze non
riportato in auge lo spettro della guerra santa. Gli comportavano automaticamente gradi diversi di
studi relativi alla tarda antichità ne hanno partico- coercizione delle devianze. Una città chiusa poteva
larmente risentito. non avere necessità di reprimere le idee dissonanti
Da ultimo, nel clima del bimillenario del 313 o i gruppi minoritari, perché il problema era annul-
d.C., ha ripreso vigore l’esaltazione di Costantino lato alla radice o contenuto entro limiti minimi, tali
come protagonista del «tempo della tolleranza»31, da non suscitare allarme. Una città aperta, o addi-
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rittura apertissima come Roma, poteva al contra- nali, i cristiani dissidenti, gli ebrei, un linguaggio
rio aver bisogno di ricorrere a repressioni periodi- aspro e violento, che si spinge fino a manifestazioni
che proprio per mantenere in vita processi di accul- di disgusto. Risalta un’espressività cupa e minac-
turazione altrimenti insostenibili36. ciosa, che ha messo in imbarazzo qualche studioso42.
L’immagine macabra delle moderne guerre di Si è sostenuto che questi toni parossistici fossero
religione si è riverberata a ritroso sull’epoca costan- un abile espediente politico, una sorta di tributo
tiniana, influenzando molti studiosi, i quali sono pagato da Costantino ai cristiani più intransigenti
stati portati a ritenere che l’intolleranza presup- per poter proseguire, senza perdere consenso, una
ponga necessariamente spargimento di sangue, vio- politica sostanzialmente moderata: «Using angry
lenze fisiche, roghi e torture, e che laddove questi language to win the sympathy of the very militants
fenomeni non si registrino, o si registrino sporadi- whose will he thwarted, he gave a moral gloss to a
camente, non possa parlarsi di autentica ‘intolle- policy of toleration by exploiting the Christian mes-
ranza’. La constatazione che la religione tradizio- sage of peace»43. Questa opinione è molto ragione-
nale abbia praticato persecuzioni cruente e vole. Tuttavia, anche se le parole del sovrano non
sistematiche e che il cristianesimo non abbia fatto raggiungevano certo la maggioranza dei sudditi,
altrettanto37 è fondamentale, ma attitudini e poli- esse avevano, per il fatto stesso di essere destinate
tiche ‘intolleranti’ possono manifestarsi in forme a gruppi di «militanti», un effetto potenziato, in
oppressive, umilianti, moralmente brutali anche quanto animavano i sentimenti dei cristiani più
senza l’esercizio della violenza fisica sistematica. I attivi ed energici, giustificavano le loro inclinazioni,
seguaci di altre religioni possono essere eliminati li rendevano più autorevoli presso la massa dei fedeli
con assalti furibondi e sistematici oppure con una quieti e soddisfatti. La loro predicazione diventava
lenta e protratta asfissia, con una progressiva alte- più potente perché era l’eco delle gravi parole del-
razione del loro habitat: entrambi i procedimenti l’imperatore illuminato da Dio.
rientrano a pieno titolo nella sfera dell’intolleranza. Questa interpretazione della politica costanti-
Anche se Costantino adottò comportamenti oscil- niana, meno irenica di quella tradizionale, ha come
lanti, che alternavano esternazioni aggressive e inviti conseguenza un notevole indebolimento della nozione
alla moderazione, esperienze coercitive e pratiche di epoca costantiniana intesa come periodo che si
di convivenza, la sua politica religiosa appare carat- concluderebbe con il regno di Teodosio, il quale
terizzata, complessivamente, da alcuni dati di fatto: avrebbe soppresso le vie della convivenza a favore di
l’imperatore sovvenzionò con somme ingenti le una politica volta a valorizzare il cattolicesimo come
chiese, concesse ai chierici privilegi ed esenzioni unica religione di Stato. Più che la cesura essa valo-
dagli obblighi civici38, attribuì potere giusdicente rizza infatti gli elementi di continuità della politica
ai vescovi cattolici, fece costruire a proprie spese religiosa tra la prima e l’ultima fase del IV secolo44.
nuove chiese e monumenti dedicati ai martiri, con-
fiscò i beni di alcuni antichi templi, altri li distrusse,
discriminò i cristiani non cattolici con provvedi- Storia del cristianesimo e storia della cultura
menti punitivi e li qualificò con termini infamanti
(creando in tal modo i presupposti per una più che Il nome di Costantino compare, come riferi-
millenaria persecuzione degli ‘eretici’), definì gli mento negativo, all’alba della rinascita umanistica,
ebrei ‘assassini di Dio’39. È molto discussa, a causa quando Petrarca condannò, quale inizio dell’oscu-
delle ambiguità della documentazione, l’esistenza rantismo e della miseria culturale, il periodo in cui
di un provvedimento costantiniano sulla proibi- gli imperatori cominciarono a venerare Gesù Cri-
zione dei sacrifici tradizionali, ma è difficile non sto. Questa coincidenza tra il trionfo della fede e il
attribuire a quel sovrano qualche intervento coer- decadimento della cultura comportava una consta-
citivo anche in questo campo40. Nell’Oratio ad sanc- tazione inquietante, come scrisse Panofsky:
torum coetum Costantino si esprime infine, nei con-
fronti dei nemici, in termini che hanno fatto parlare Il Petrarca era troppo buon cristiano per non ren-
di «guerra di religione»41; questo concetto, tuttavia, dersi conto, almeno in certi momenti, che que-
può essere riferito esclusivamente al messaggio e sta concezione dell’antichità classica come un’età
alle motivazioni dell’imperatore, perché nulla sap- di ‘puro splendore’ e dell’età iniziatasi con la con-
piamo – a differenza delle moderne guerre di reli- versione di Costantino come un periodo di igno-
gione – del reale coinvolgimento emotivo degli eser- ranza significava un rovesciamento completo dei
citi contrapposti. valori stabiliti. Ma era anche troppo convinto del
Anche le parole hanno il loro peso. Costantino fatto che ‘la storia non fosse altro che lode di
usa spesso contro i seguaci delle religioni tradizio- Roma’ per abbandonare la sua visione45.
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Come vedremo in seguito, per superare questo barbariche, e tuttavia il danno peggiore sarebbe stato
divorzio tra storia del cristianesimo e storia della cul- opera del cristianesimo: «Ma quello che sopra tutte
tura sarebbe stato necessario un lungo percorso. In le cose dette fu di perdita e danno infinitamente a le
questo percorso la riflessione storico-artistica ha predette professioni, fu il fervente zelo della nuova
svolto un ruolo fondamentale. religione cristiana»47, che si accanì nell’abbattere le
Nel 1568 Giorgio Vasari osservò che con l’età di opere dei pagani e nello spogliare i loro monumenti.
Costantino aveva avuto inizio un periodo di grave Sembra esagerato attribuire a Vasari la convinzione
decadenza nelle arti. Come sarebbe accaduto tante che Costantino fosse stato il responsabile di questo
altre volte in futuro, il monumento esemplare era decadimento, e che la sua ‘epoca’, considerata nel-
per lui l’Arco di Costantino. Il carattere composito l’ambito della storia dell’arte, si sarebbe protratta
di quest’opera offriva un laboratorio prezioso per il fino al 1250, ovvero fino alla rinascita48. Per un verso,
confronto storico: infatti, le arti erano considerate da Vasari già deca-
denti prima di Costantino49, per altro verso il declino
per mancamento di maestri buoni, non solo si
dei secoli successivi era dovuto anche a molteplici
servirono delle storie di marmo fatte al tempo
cause che nulla avevano a che fare con Costantino.
di Traiano, ma delle spoglie ancora condotte di
Quanto allo «zelo» distruttivo dei cristiani che ven-
diversi luoghi a Roma. e chi conosce, che i vóti
nero dopo, Vasari evita di attribuirne la responsabi-
che sono ne’ tondi, cioè le sculture di mezzo
lità a Costantino. L’età costantiniana aveva un signi-
rilievo, e parimente i prigioni e le storie grandi
ficato periodizzante, in senso negativo, soprattutto
e le colonne e le cornici et altri ornamenti, fatti
per le conseguenze artistiche della decisione di tra-
prima e di spoglie, sono eccellentemente lavo-
sferire la capitale a Costantinopoli:
rati, conosce ancora, che l’opere le quali furon
fatte per ripieno dagli scultori di quel tempo e se alcuna cosa mancava all’ultima rovina loro,
sono goffissime, come sono alcune storiette di venne loro data compiutamente dal partirsi
figure piccole di marmo sotto i tondi et il basa- Gostantino di Roma per andare a porre la sede
mento da piè, dove sono alcune vittorie, e fra dell’Imperio in Bisanzio, perciò che egli con-
gli archi dalle bande certi fiumi che sono molto dusse in Grecia non solamente tutti i migliori
goffi e sì fatti che si può credere fermamente scultori et altri artefici di quella età, comunche
che insino allora l’arte della scultura aveva fussero, ma ancora una infinità di statue e d’al-
cominciato a perdere del buono. tre cose bellissime50.
È rilevante, per meglio inquadrare la visione Inconsapevolmente Vasari riprendeva un argo-
storica di Vasari, la constatazione che questa evi- mento antico, già adoperato, in una prospettiva più
dente decadenza non era dipesa in prima istanza da ampia di quella storico-artistica, dalla tradizione
cause esogene, vale a dire dalle invasioni barbari- pagana confluita nello storico Zosimo, che nel VI
che, ma aveva avuto inizio da un processo endo- secolo insistette sul fatto che il trasferimento della
geno: «e nondimeno non erano ancora venuti i Gotti capitale a Costantinopoli aveva rovinato l’Impero.
e l’altre nazioni barbare e straniere che distrussero L’impostazione di Vasari suscita ancora oggi
insieme con l’Italia tutte l’arti migliori [...] chi con- molte questioni rilevanti per gli storici dell’epoca
sidera con diligenza le medaglie d’esso Gostantino costantiniana, poiché affronta un aspetto fonda-
e l’imagine sua et altre statue fatte dagli scultori di mentale, ovvero l’impossibilità di un inquadra-
quel tempo, che oggi sono in Campidoglio, vede mento angusto dell’epoca costantiniana, circoscritta
chiaramente ch’elle sono molto lontane dalla per- agli anni del regno di quell’imperatore (l’accezione
fezzione delle medaglie e delle statue degl’altri impe- «debole» cui si è accennato sopra). Questo signifi-
ratori. Le quali tutte cose mostrano che molto inanzi cava indagare, come egli fece con gli strumenti allora
la venuta in Italia de’ Gotti era molto declinata la a sua disposizione, sia gli eventuali precorrimenti
scultura». L’architettura fu anch’essa coinvolta in nel periodo precedente l’epoca costantiniana sia gli
questo decadimento, ma in modo meno grave e più sviluppi ulteriori.
lento, «perché facendosi gl’edifizzi grandi quasi tutti
di spoglie, era facile agli architetti nel fare i nuovi
imitare in gran parte i vecchi che sempre avevano L’epoca di Costantino e il Tardoantico
dinanzi agl’occhi; e ciò molto più agevolmente che
non potevano gli scultori, essendo mancata l’arte, L’elenco delle caratterizzazioni monotematiche
imitare le buone figure degl’antichi»46. dell’epoca costantiniana potrebbe essere ben più
Le premesse costantiniane di questo declino si lungo, ma le interpretazioni storico-artistiche meri-
sarebbero molto aggravate a causa delle invasioni tano una particolare considerazione perché è pro-
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ANDREA GIARDINA
prio nell’ambito della critica d’arte che si è affer- che era stato il Tardoantico a dare inizio all’«era
mato il concetto di Tardoantico51. Alois Riegl, il costantiniana»58. Queste considerazioni si concilia-
massimo esponente della cosiddetta Scuola di vano perfettamente con la convinzione che Costan-
Vienna, pubblicò nel 1901 il suo libro più famoso, tino fosse stato al tempo stesso uno dei più grandi
Die spätrömische Kunst-Industrie (Industria arti- rivoluzionari della storia universale, come dimo-
stica tardo-romana, secondo la precisa resa della tra- stravano le radicali trasformazioni che egli operò
duzione italiana, Firenze 1953)52, nel quale giun- anche in campi diversi dalla religione. Considerata
gevano a maturazione alcuni aspetti di ricerche per esempio l’importanza che Mazzarino attribuiva
precedenti sui tessuti egizi, sui tappeti dell’Antico alle conseguenze economiche e sociali della politica
Oriente, sull’ornamentazione53. Muovendo da un’e- monetaria in età imperiale, la riforma costantiniana
sigenza storicistica, Riegl si opponeva all’estetica che fece della moneta d’oro (il solidus) il perno del
di Winckelmann, ai suoi tempi ancora largamente sistema monetario assumeva ai suoi occhi una
diffusa, che individuava nell’arte classica il periodo dimensione per l’appunto «rivoluzionaria»59.
di massima perfezione e lo adottava come misura L’interpretazione mazzariniana dell’età di
del valore raggiunto da altre epoche della storia del- Costantino non può prescindere dalla categoria di
l’arte. Questo equivaleva a respingere il concetto «democratizzazione della cultura», da lui applicata
di decadenza, che fino ad allora dominava l’inter- alla storia della tarda antichità e oggi assurta a nuova
pretazione degli ultimi secoli di Roma. Riegl intro- fortuna dopo un periodo di relativo oscuramento60.
duceva a tal fine il complesso concetto di Kunst- Democratizzazione della cultura è un’esperienza
wollen («volontà d’arte»), che implicava la necessità globale, fatta di movimenti orizzontali e verticali;
di considerare autonomamente le epoche della sto- un processo che tocca le masse non romanizzate e
ria dell’arte, senza far discendere il giudizio critico gli strati di base della popolazione di lingua greca
da pregiudiziali qualitative elaborate nella valuta- e romana, ma che coinvolge al tempo stesso i ceti
zione di altre epoche54. Lo stesso Burckhardt, cui medi e alti; che ha nella diffusione del cristiane-
si deve la prima grande interpretazione moderna simo le sue motivazioni più forti, ma che prescinde
dell’epoca costantiniana, non si era ancora eman- per molti aspetti da essa; un grande fenomeno
cipato dalla visione classicistica. descrivibile secondo gli schemi più vasti dell’accul-
Riegl confessò di essere stato a lungo incerto se turazione. Mazzarino lo vide come un processo che
fissare l’inizio dell’arte tardoantica nell’età di Marco attraversava l’intera società tardoantica. Sottolineò
Aurelio o in quella di Costantino, per orientarsi infine l’importanza delle trasformazioni nella storia del-
a favore di quest’ultima55. A una conclusione ana- l’arte, con riferimento a fenomeni quali la «demo-
loga pervenne molto tempo dopo Ranuccio Bianchi cratizzata idea dell’apoteosi» studiata da Friedrich
Bandinelli, che, senza negare alcuni significativi pre- Gerke e insistette sul rapporto tra democratizza-
corrimenti riscontrabili nell’arte del III secolo, indi- zione e trasformazioni editoriali (il codice come
viduò soltanto nell’arte della prima tetrarchia «un’ef- forma «democratizzata» del libro), tra democratiz-
fettiva permanente rottura con la tradizione formale zazione e consolidazioni giuridiche. Ma la sua ana-
ellenistica nelle sue qualità più tipiche»56. lisi del fenomeno è dominata dall’insistenza sulle
Dall’ambito storico-artistico questo problema difficoltà del dialogo, talvolta sull’incomunicabi-
di periodizzazione si è esteso alla storia generale lità, tra la cultura della tradizione, dello Stato, delle
tout court, investendo questioni di storia sociale, classi elevate, e le culture locali, rappresentate
economica, istituzionale, culturale in senso ampio, soprattutto dalle masse rurali. Nella prospettiva di
senza escludere l’antropologia e la psicologia sto- Mazzarino, il paradigma della democratizzazione
rica. Ovunque si è riproposto il dilemma sul peso della cultura dispiegava tutte le sue potenzialità
da attribuire all’epoca costantiniana nella forma- soprattutto nell’interpretazione della crisi del III
zione della tarda antichità. Peter Brown (fig. V 9) secolo d.C. Già nel secolo successivo, con l’avvento
ha definito il III secolo come il periodo dell’«emer- della tetrarchia e di Costantino, il fenomeno fu tut-
gence of features that [...] finally came together to tavia composto «in forme gerarchiche». S’impose
form the definitively Late Antique style of reli- allora la «prospettiva carismatica»; con questo con-
gious, cultural, and social life that emerged in the cetto Mazzarino intendeva una nuova visione del
late fourth and early fifth centuries»57. Santo Maz- mondo, che si esprimeva in un complesso di feno-
zarino accettò, sul piano culturale, l’idea di un «tar- meni che portava soprattutto l’impronta della poli-
doantico in potenza (prima di Diocleziano o Costan- tica di Costantino: il fondamento teologico del potere
tino) accanto a un ‘basso impero’ attuale», e sostenne imperiale, che con quel sovrano divenne monar-
che, per aspetti quali il rapporto tra ideologie reli- chia per grazia di Dio; la struttura piramidale della
giose contrapposte, potesse decisamente ritenersi società, in cui i detentori della moneta aurea erano
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al vertice e i poveri alla base; il consolidamento della sui tempi della sua maturazione. Lo dice molto bene per
gerarchia ecclesiastica. Nell’arte, la prospettiva cari- esempio H.A. Drake, The Impact of Constantine on
Christianity, in The Cambridge Companion to the Age of
smatica trovava invece espressione in fenomeni Constantine, ed. by N. Lenski, Cambridge 2006, pp.
come la frontalità, la «‘proporzione gerarchica’, la 111-136, in partic. 112: «the question about
centralizzazione, l’emancipazione dallo sfondo»61. Constantine’s conversion needs to shift from “Did he
La prospettiva carismatica è l’essenza dell’epoca di become Christian?” (about which there can be very little
doubt) to “What kind of Christian did he become?”».
Costantino e, al tempo stesso, di un Tardoantico 2 Il testo greco reca il termine pais, letteralmente
già sufficientemente elaborato. «ragazzo», sul quale si veda oltre, nel testo.
3 Si tratta ovviamente di Diocleziano.
Oggi, a causa del rafforzamento delle tendenze
4 eus., v.C. II 50-51; la traduzione (tranne una
continuistiche, che mirano a negare l’esistenza di
breve frase da lui volutamente espunta) è di A.
una crisi del III secolo o a ridurne notevolmente la Marcone, Pagano e cristiano. Vita e mito di Costantino,
gravità, la novità rappresentata dall’epoca di Costan- Roma-Bari 2002, p. 24. Per la problematica dell’auten-
tino è spesso oggetto di valutazioni più sfumate e ticità dei testi costantiniani trasmessi da eusebio, basti
attenuate. Si tende a valutarne l’impatto come il rinvio al lucido inquadramento proposto in eusebius,
Life of Constantine, translated with introduction and
espressione più di un’accentuazione e di un accu- commentary by Av. Cameron, S.G. Hall, Cambridge
mulo di esperienze pregresse che di un vero e pro- 1999, pp. 16-21.
prio salto qualitativo62. Le differenti interpreta- 5 Costantino non si limitò a normalizzare la storia
zioni concordano tuttavia nell’attribuire un del suo rapporto con la fede cristiana durante la propria
significato forte al concetto di «epoca costantiniana». ‘gioventù’ ed elaborò un’analoga manipolazione nei con-
fronti di suo padre Flavius Valerius Constantius, ritraen-
Condanne della figura di Costantino e visioni dolo falsamente come un pio seguace del cristianesimo:
negative della sua epoca hanno caratterizzato non «Ritengo che gli imperatori che mi hanno preceduto siano
soltanto, com’è noto e come si è visto in parte nelle stati quanto mai crudeli, a causa delle loro feroci imprese,
pagine precedenti, le prospettive illuministiche e e che soltanto mio padre si sia comportato in modo straor-
dinariamente mite, invocando in tutte le sue azioni, con
non confessionali. Le ritroviamo sia in quei settori ammirevole devozione, il Dio salvatore» (eus., v.C. II
del cattolicesimo che ricercano la freschezza della 49,1, ma il motivo ricorre più volte). Per la questione
parola di Cristo di contro alla sclerosi e alle devia- degli orientamenti religiosi di Costanzo e del suo ruolo
zioni della fede diventata istituzione sia, a maggior nella persecuzione, cfr. ora A.D. Lee, Traditional Reli-
gions, in The Cambridge Companion, cit., pp. 159-180, in
ragione, in tutte le innumerevoli forme del cristia- partic. 169 con bibliografia.
nesimo anticattolico. Ma per molti cristiani, almeno 6 È quanto egli afferma esplicitamente in v.C. II 47,2.
7 H. Grégoire, Eusèbe n’est pas l’auteur de la «Vita
da Petrarca in poi, la contraddizione tra la vittoria
della fede ottenuta dal sovrano prescelto da Dio e Constantini» dans sa forme actuelle et Constantin ne s’est
pas «converti» en 312, in Byzantion, 13 (1938), pp. 561-
la caduta della cultura classica nella voragine del- 583, in partic. 580-582; l’autore faceva ovviamente ricorso
l’oscurantismo (tutt’altra cosa era la cultura dei anche ad altri argomenti, ma riteneva che questo passo
Padri della Chiesa) ha rappresentato un’autentica della Vita fosse decisivo a dimostrazione della sua tesi:
aporia. Questo malessere appare tanto più grave «Seeck a bien vu que sa théorie de l’authenticité des piè-
perché spesso rimosso, messo in sordina, tenuto ces constantiniennes de la Vita ne résistait à cette seule
phrase» (p. 581).
latente. Nel momento in cui la nozione di «epoca 8 eus., v.C. I 12,2.
costantiniana» interseca il nuovo concetto di Tar- 9 Cfr. I 12,1; 19,1; 20,2; 38,2; 38,5; 39; II 12. Cfr.
doantico si apre però l’opportunità di una via d’u- M. Hollerich, The Comparison of Moses and Constan-
scita, di un’imprevista armonia. Da Riegl in poi, la tine in Eusebius of Caesarea’s Life of Constantine, in Stu-
dia patristica, 19 (1989), pp. 80-95; più di recente, M.
rivalutazione dell’arte tardoantica si è estesa lenta- Amerise, Costantino il nuovo Mosè, in Storiografia e agio-
mente, come un manto rassicurante, su tutti i pae- grafia nella Tarda Antichità. Alla ricerca delle radici cri-
saggi culturali del mondo tardoantico, compresi gli stiane dell’Europa, Atti del Convegno della Facoltà di
spazi più aspri e remoti. È difficile prevedere la lettere classiche e cristiane dell’Università Pontificia
Salesiana (Roma 21-22 gennaio 2005), a cura di B. Amata,
durata di una simile armonia, perché i sostenitori G. Marasco, Roma 2005, pp. 671-700.
del declino riprendono vigore e hanno i loro buoni 10 Su questo punto ritorno in modo approfondito in
argomenti, ma questa fase segnata dal rapporto tra un prossimo lavoro.
11 T. Barnes, Constantine. Dynasty, Religion and
‘epoca di Costantino’ e ‘Tardoantico’ (nella ver-
Power in the Later Roman Empire, Malden-Oxford 2011,
sione inaugurata da Riegl) è destinata a rappresen- p. 3. Non diremo quindi che, insistendo sulla propria
tare comunque un capitolo importante nella storia giovane età nella circostanza della persecuzione, Costan-
della storiografia moderna. tino intendesse valorizzare la precocità e la brillantezza
della sua carriera, ma, al contrario, che quell’enfasi opa-
cizzava lo smalto iniziale, con il vantaggio di lasciar cre-
1 Ormai nessuno storico serio sostiene la teoria del
dere che egli, durante la persecuzione, non avesse avuto
«cristianesimo politico» di Costantino. È invece ancora alcuna responsabilità, né soggettiva né oggettiva, e di
intenso il dibattito sulle caratteristiche di questa fede e rendere quindi credibile il suo dissenso morale in quella
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ANDREA GIARDINA
circostanza: diversamente eusebius, Life of Constantine, Voillaume et al., Un concile pour notre temps. Journée
cit., pp. 245 segg. d’études des Informations catholiques internationales, Paris
12 eus., v.C. II 24-42. 1961, pp. 59-87, poi in La Parole de Dieu. L’évangile dans
13 eus., v.C. II 25. le temps, II, Paris 1964, pp. 17-36. Per la lunga forma-
14 eus., v.C. II 28-29,1. zione, nel corso del Novecento, del concetto di ‘fine del-
15 Cic., de imperio Cn. Pompei, 47. l’era costantiniana’, cfr. ora soprattutto G. Zamagni,
16 Plin., epist. X 2,2; cfr. D. Fiore, La felicitas del Fine dell’era costantiniana. Retrospettiva genealogica di
principe in Plinio il Giovane, in Epigrafia e territorio. Poli- un concetto critico, Bologna 2012.
tica e società. Temi di antichità romane, V, Bari 1999, pp. 28 Cfr. J.-P. Jossua, Fin de la chrétienté ou nouvelle
205-226. Più in generale, soprattutto J.R. Fears, Prin- chrétienté, selon M.-D. Chenu, in Cristianesimo nella sto-
ceps a diis electus: the Divine Election of the Emperors as ria, 26 (2005), pp. 769-779.
a Political Concept at Rome, Roma 1977. 29 Diversamente W. Schneemelcher, s.v. Konstan-
17 Plin., paneg. 1,4-5. tinisches Zeitalter, in Theologische Realenziklopädie, XIX,
18 eusebius, Life of Constantine, cit., p. 44: «In this Berlin 1990, p. 501, in un approccio per altro ostile alle
respect Constantine is little different from his polytheis- periodizzazioni storiche. Non direi, con J.-P. Jossua,
tic predecessors. Purity of religion could even motivate Fin de la chrétienté, cit., che secondo l’interpretazione di
a persecutor, and was held to preserve the divine favour, Chenu «l’era costantiniana» non rappresenti un vero e
pax deorum, for the whole empire. Constantine is there- proprio periodo storico; piuttosto, l’«era costantiniana»
fore directly concerned with the people of the Church». non si esaurisce con il periodo caratterizzato dalla pre-
19 H.A. Drake, The Impact of Constantine, cit., p. senza terrena di Costantino e dalle sue conseguenze sui
128: «Constantine makes equally clear what his terms decenni successivi, ma è inteso come una più grande
are in a way that is uniquely late Roman: he talks about epoca, un’‘era’, contenente altre epoche, diverse ma acco-
God and what God wants». munate da quelle caratteristiche costanti che qualificano
20 Sotto questo profilo rimane sempre valida la distin- per l’appunto l’era costantiniana.
zione tra «evangelii di Augusto» ed «evangelio di Gesù», 30 Non sono mancati ovviamente contributi impor-
formulata ad altro proposito da S. Mazzarino, L’impero tanti, come alcuni tra quelli raccolti ultimamente in Kai-
romano, Roma 19622, pp. 100-110. ser Konstantin der Grosse. Historische Leistung und Rezep-
21 eus., v.C. IV 67-75. Per la nuova ideologia patri- tion in Europa, hrsg. von K.M. Girardet, Bonn 2007.
moniale del potere supremo elaborata da Costantino, per 31 Costantino 313 d.C. L’editto di Milano e il tempo della
i suoi modelli culturali e per il suo fallimento, cfr. soprat- tolleranza (catal.), a cura di G. Sena Chiesa, Milano 2012.
tutto I. Tantillo, “Come un bene ereditario”: Costan- 32 A. Giardina, Esplosione di tardoantico, in Studi
tino e la retorica dell’impero-patrimonio, in Antiquité tar- storici, 40 (1999), pp. 157-180, specialmente § 1 (Reto-
dive, 6 (1998), pp. 251-264. Sulla prospettiva eusebiana rica della modernità).
di «un regno dopo la morte» di Costantino, cfr. A. Mar- 33 Cfr. per esempio G. Sena Chiesa, Costantino.
cone, Pagano e cristiano, cit., pp. 166-169. Mediolanum e il tempo della tolleranza. La testimonianza
22 Per la sesta età, cfr. Aug., gen. c.Manich., I 23,40, delle immagini, in Costantino 313 d.C., cit., p. 11, a pro-
ed. D. Weber, in CSeL 91: «Mane autem fit ex praedi- posito del cosiddetto editto di Milano: «è comunque sor-
catione evangelii per dominum nostrum Iesum Christum prendente che il concetto di tolleranza, un problema così
et finitur dies quintus, incipit sextus, in quo senectus vivo nel nostro tempo, trovi una enunciazione solenne
veteris hominis apparet. Hac enim aetate carnale illud in un documento che, molto prima delle settecentesche
regnum vehementer attritum est, quando et templum dichiarazioni dei diritti dell’uomo, impegnava lo Stato
deiectum est et sacrificia illa cessarunt; et nunc ea gens, al rispetto della coscienza di ciascun essere umano». Come
quantum ad regni sui vires attinet, quasi extremam vitam si è accennato, valutazioni della politica religiosa di
trahit. In ista tamen aetate tamquam in senectute veteris Costantino nel segno della tolleranza si trovano anche in
hominis homo novus nascitur qui iam spiritaliter vivit». ricerche meno recenti: uno degli esempi più significa-
23 Jacques-Bénigne Bossuet, Discours sur l’histoire tivi, per la qualità complessiva del contributo e per l’o-
universelle à Monseigneur le Dauphin: pour expliquer la rientamento non confessionale, si trova in P. Garnsey,
suite de la religion et les changements des empires, Paris, Religious Toleration in Classical Antiquity, in Persecution
Sébastien Mabre-Cramoisy, 1681, praefatio; cfr. K. and Toleration. Papers Read at the Twenty-Second Sum-
Pomian, s.v. Periodizzazione, in Enciclopedia Einaudi, mer Meeting and the Twenty-Third Winter Meeting of the
X, Torino 1980, pp. 603-650, in partic. 617. Ecclesiastical History Society, ed. by W.J. Sheils, Oxford
24 Cfr. ora L’impatto della peste antonina, a cura di 1984, p. 18 (l’autore ritiene che nel periodo compreso
E. Lo Cascio, Bari 2012. tra la fine della persecuzione dei cristiani e l’inizio della
25 E. Renan, Marc Aurèle et la fin du monde antique, persecuzione dei pagani, da lui individuato nella poli-
Paris 1882, pp. 489 segg., fece addirittura coincidere la tica di Teodosio I, «Christian emperors on the whole
morte di Marco Aurelio con la fine del mondo antico: pursued a policy of toleration»).
«Le jour de la mort de Marc-Aurèle peut être pris comme 34 «exclusivity» è il vocabolo proposto da M. Beard,
le moment décisif où la ruine de la vieille civilisation fut J. North, S. Price, Religions of Rome, I, A History,
décidée». È interessante che questa constatazione non si Cambridge 1998, p. 212: «The issue is rather the degree
accompagnasse a un’esaltazione acritica del suo regno of exclusivity of the Roman system, how it operated and
ma, al contrario, a una sottolineatura dei suoi limiti: how it changed». Sembrerebbe lecito dedurne che come
«Vingt ans de bonté avaient relâché l’administration et «tolleranza» presuppone «intolleranza», così «exclusivity»
favorisé les abus». debba presupporre «inclusiveness» (la coppia simmetrica
26 Sembra questa l’accezione che troviamo nelle rifles- sarebbe dunque, preferibilmente, «exclusiveness/inclu-
sioni raccolte da S. Mazzarino, Antico, tardoantico ed siveness). Sull’opportunità di non applicare il concetto
èra costantiniana, 2 voll., Bari 1974, 1980. di tolleranza al mondo antico, cfr. ultimamente anche
27 Cfr. specialmente M.-D. Chenu, La fin de l’ère G. Zecchini, Religione pubblica e libertà religiosa nell’im-
constantinienne, in J.-P. Dumée, J. de Broucker, R. pero romano, in Politiche religiose nel mondo antico e tar-
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doantico. Poteri e indirizzi, forme del controllo, idee e prassi 51 M. Mazza, Spätantike. Genesi e trasformazioni di
di tolleranza, a cura di G.A. Cecconi, C. Gabrielli, un tema storiografico (da Burckhardt a Mickwitz e Mar-
Bari 2011, p. 188 e passim. rou via Riegl), in Id., Tra Roma e Costantinopoli. Elleni-
35 P. Garnsey, Religious Toleration, cit., per esem-
smo Oriente Cristianesimo nella Tarda Antichità. Saggi
pio p. 9: «‘Toleration by default’ would seem a possible, scelti, Catania 2009, pp. 5-63, ha acutamente insistito sul
if charitable, description of the attitude of the Roman ruolo di Burckhardt nella prima elaborazione del con-
authorities. It would be more in line with our definition cetto di Spätantike. I due aspetti fondamentali, per un
of toleration to say that governments showed by their serrato confronto tra Burckhardt e Riegl, riguardano il
inaction an appreciation of the limits of their power or rispettivo rapporto con l’idea di decadenza e l’impor-
a passive acquiescence in the presence of cults which tanza attribuita all’autonomia del Tardoantico. I prin-
they could not control». cipali riferimenti storiografici relativi al problema del-
36 Cfr. A. Giardina, Inclusione/esclusione nel mondo
l’origine del concetto sono esposti da W. Liebeschuetz,
etrusco e romano, in Thesaurus cultus et rituum antiquo- The Birth of Late Antiquity, in Antiquité Tardive, 12
rum (ThesCRA), 8, Los Angeles 2012, pp. 302 e segg. (2004), pp. 253-261.
37 «Una considerazione tanto ovvia quanto spesso 52 A. Riegl, Die spätrömische Kunst-Industrie nach
dimenticata», osserva giustamente G. Zecchini, Reli- den Funden in Österreich-Ungarn, 2 voll., Wien 1901
gione pubblica, cit., p. 198 nota 61. (seconda edizione Wien 1927).
38 Ovviamente, il fatto che templi e figure delle reli- 53 A. Riegl, Die ägyptische Textilfunde im k.k. öster-
gioni tradizionali abbiano conservato, per un periodo più reichischen Museum. Allgemeine Charakteristik und Kata-
o meno lungo, alcune gratifiche o esenzioni non può log, Wien 1889; Id., Altorientalische Teppiche, Leipzig
essere paragonato alla quantità e alla qualità degli inter- 1891; Id., Stilfragen. Grundlegungen zu einer Geschichte
venti costantiniani a favore del cattolicesimo. der Ornamentik, Berlin 1893 (con particolare riferimento
39 Su questi orientamenti della politica costantiniana,
al «Pflanzenornament»).
T.D. Barnes, Constantine and Eusebius, Cambridge 54 Per un ripensamento di vari aspetti dell’impatto
(MA)-London 1981, cap. XIV. di Riegl sulla cultura contemporanea, cfr. ultimamente
40 Sul problema della distruzione dei templi, cfr. ora
Alois Riegl (1858-1905). Un secolo dopo, Atti del Con-
soprattutto G. Bonamente, Politica antipagana e sorte vegno internazionale (Roma 30 novembre-2 dicembre
dei templi da Costantino a Teodosio II, in Trent’anni di 2005), Roma 2008.
studi sulla Tarda Antichità: bilanci e prospettive, Atti del 55 A. Riegl, Die spätrömische Kunst-Industrie, cit.,
Convegno internazionale (Napoli 21-23 novembre 2007), p. 18.
a cura di U. Criscuolo, L. De Giovanni, Napoli 2009. 56 R. Bianchi Bandinelli, s.v. Spätantike, in Enci-
41 S. Mazzarino, Antico, tardoantico, cit., I, cap.
clopedia dell’arte antica, classica e orientale, VII, Istituto
V, pp. 99-150; il richiamo mantiene la sua validità indi- della enciclopedia Italiana, Roma 1966, p. 426; più este-
pendentemente dalle possibili individuazioni del nemico samente Id., Continuità ellenistica nella pittura di età
cui si riferisce Costantino (secondo Mazzarino, Lici- medio e tardo-romana, Roma 1953, poi in Id., Archeolo-
nio), con le inevitabili ripercussioni sulla datazione del- gia e cultura, Roma 1979, pp. 344-423; cfr. anche Id.,
l’Oratio. Dall’ellenismo al medioevo, Roma 1978.
42 Cfr. per esempio M. Edwards, The Beginnings of 57 P. Brown, The Making of Late Antiquity, Cam-
Christianization, in N. Lenski, The Cambridge Compa- bridge (MA)-London 1978, p. 1.
nion, cit., p. 143, il quale dubita dell’autenticità di Cod. 58 S. Mazzarino, Antico tardoantico, I, cit., pp. 7-9.
Theod. XVI 8,1 («this might have been the language of 59 Per la fortuna di questa idea nella storiografia più
a bishop not of Constantine, at least not in his laws»). recente si vedano le importanti riflessioni di elio Lo
43 H.A. Drake, Lambs into Lions: Explaining Early
Cascio, nell’introduzione alla ristampa di S. Mazzarino,
Christian Intolerance, in Past and Present, 153 (1996), p. 21. Aspetti sociali del IV secolo. Ricerche di storia tardo-
44 Per un inquadramento storiografico e un ripensa-
romana, Milano 20022. Su Costantino rivoluzionario, ma
mento della legislazione di Teodosio in campo religioso, senza alcun riferimento all’opera di Mazzarino, cfr. ora
cfr. ora l’importante contributo di R. Lizzi Testa, Legi- R. Van Dam, The Roman Revolution of Constantine, Cam-
slazione imperiale e reazione pagana: i limiti del conflitto, bridge 2007.
in Pagans and Christians in the Roman Empire: The Break- 60 Il merito di aver riacceso l’attenzione su questo
ing of a Dialogue (IVth-VIth Century A.D.). Proceedings tema è di J.M. Carrié, Antiquité Tardive et “Démocra-
of the International Conference at the Monastery of Bose tisation de la culture”: un paradigme à géometrie variable,
(October 2008), ed. by P. Brown, R. Lizzi Testa, Mün- in Antiquité Tardive, 9 (2001), pp. 27-46.
ster 2010, pp. 467-491. 61 Mazzarino non fornì una definizione sintetica di
45 E. Panofsky, Rinascimento e rinascenze nell’arte
«democratizzazione della cultura» e ritornò più volte sul-
occidentale, Milano 19912, p. 26. l’argomento in modo più o meno rapido. Tra i nume-
46 Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori scul-
rosi scritti in cui l’argomento è evocato, cfr. soprattutto
tori e architetti, nelle redazioni del 1550 e 1568, testo a S. Mazzarino, La democratizzazione della cultura nel
cura di R. Bettarini, P. Barocchi, II, Firenze 1967, “Basso Impero”, Rapports du XIe Congrès international
pp. 14 e segg. des Sciences Historiques (Stockholm 21-28 agosto 1960),
47 Ivi, pp. 18 segg.
Stockholm 1960, riedito con qualche modifica e alcune
48 Diversamente K. Pomian, s.v. Periodizzazione,
aggiunte bibliografiche in Id., Antico, tardoantico, I, cit.,
cit., p. 621. pp. 74-98; cfr. anche Id., Religione ed economia sotto Com-
49 Inequivocabile l’affermazione «se bene continua-
modo e i Severi. Premesse sulla ‘democratizzazione’ della
rono l’arti della scultura e della pittura insino alla con- cultura nella tarda antichità, ivi, pp. 51-73. Più in gene-
sumazione de’ dodici Cesari, non però continuarono in rale Id., Impero romano, cit., II, pp. 433-599, La demo-
quella perfezione e bontà che avevano avuto innanzi»: cratizzazione della cultura e lo stato antico.
Giorgio Vasari, Le vite, cit., p. 14. 62 Nell’impossibilità di una rassegna completa, ci
50 Ivi, p. 15.
si limita a segnalare, per la sua lucidità, l’impostazione
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III VOL 125 giardina II IMP.qxp:Impaginato 2a prova.qxp 17/06/13 13.53 Pagina 244
ANDREA GIARDINA
di N. Lenski, nell’introduzione a The Cambridge Com- tures that had previously been pruned back»; il risul-
panion, cit., p. 1: «To be sure, Constantine was never tato di questo processo sarebbe stato la piena afferma-
so revolutionary that he turned up the roots of what zione della tarda antichità. Per una valutazione del rap-
had gone before and planted the field of history afresh. porto tra interpretazioni continuistiche del III secolo
Rather, much of what he accomplished was to bring to e valutazioni ottimistiche della tarda antichità, si rin-
fruition trends and tendencies that had sprung up long via a A. Giardina, The Transition to Late Antiquity, in
before his reign [...]. The age of Constantine thus wit- The Cambridge Economic History of the Greco-Roman
nessed not so much a re-creation of the historical land- World, ed. by W. Scheidel, I. Morris, R. Saller,
scape as a new emphasis on the cultivation of those fea- Cambridge 2007, pp. 743-768, § VIII.
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