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profezia”
Roma 2010
Introduzione
Conclusione
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Introduzione
1
CC 61. 3
eucaristico; in fraterna comunione di vita e di missione; in semplicità, povertà e
laboriosità; per essere testimoni dell’amore salvifico di Dio per gli uomini e
della presenza del Regno futuro sulla terra.
La vita della comunità deve essere testimonianza di povertà por la sua semplicità,
austerità, laboriosità, rallegrandoci nel Signore quando delle volte ci manca del
necessario.. “Dio vuole che si dia una testimonianza pubblica in favore della
povertà, giacché, - per disgrazia – oggigiorno vi si pone più fiducia nel denaro che
in Dio”2. (CC 19)
2
Cfr. Lettera P. Fondatore alla M. Fondatrice, 30-1-1862. 4
povertà (2 Cor 8,9)” (CC 13). La somiglianza con Lui è partecipazione
alla sua povertà ed è frutto dello Spirito Santo: mosse dallo Spirito Santo
partecipiamo della povertà di Cristo.
La testimonianza è uno strumento di crescita della stessa comunità
clarettiana. Il miglior modo di raccomandare l’Istituto e l’invito più
efficace per abbracciare la vita religiosa è la testimonianza della nostra
vita personale e comunitaria. (CC 74) Lo deve essere persino il modo di
vestire perché per testimoniare la povertà portiamo un abito o un vestito
semplice e decoroso. (CC 93)
Anche la comunità della casa formazione deve essere “una vera
testimonianza della vita clarettiana perché si trasmette lo spirito della
Congregazione non tanto nella dottrina ma attraverso la comunione di
vita. (CC 85)
In modo specifico le Costituzioni ribadiscono alle responsabili di
formazione, affinché diano testimonianza di amore alla povertà e
semplicità evangelica.
E’ interessante notare come si parla della testimonianza sia a livello
personale che comunitario. La comunità come un organismo vivo deve
essere segno visibile come lo è la vita di una singola persona consacrata.
Ma anche di più: è all’interno della stessa comunità dove mutuamente
abbiamo bisogno di testimonianza che ci sproni a costruirla come
famiglia: “Fomentiamo la vita della comunità con la fedeltà alla nostra
propria vocazione e con la testimonianza dell’amore.” (CC 36)
3
Cfr. P. Eduardo Huerta, Appunti del seminario, Pag. 10.
4
Maria Antonia Paris, Autobiografía 11. In: Escritos, Pag. 61. 6
intravvista nell’ispirazione dei Fondatori, che è chiamata chiaramente a
viverlo.
5
Cfr. Ugo Vanni, Apocalipsis, Introducción y comentario, Buenos Aires 1977, Pag. 60. 7
Lo precede immediatamente un incontro simbolico dell’autore
dell’Apocalisse con un Angelo. L’autore viene invitato a mangiare un
libro, a sembrare dalle caratteristiche, della parola di Dio. Questo atto lo
riveste di autorità per profetizzare. Lo stesso angelo (che qui ha delle
sembianze divine, come in molti passi della Scrittura raffigurando Dio
stesso)6, manda il narratore a misurare – separare – il santuario di Dio e i
suoi adoratori, lasciando l’atrio esterno escluso come luogo profanato dai
pagani.7
In questo scenario, come tra il tempio – l’unico posto fino a Cristo della
presenza di Dio – e la storia dove Dio agisce ora, vengono mandati due
testimoni (v.3), vestiti di sacco perché compiano la loro missione per
1260 giorni – un numero figurativo che significa un tempo finito,
determinato. Nella lettura del testo ci soffermiamo soltanto su questi due
personaggi emblematici dei testimoni.
11
Giuseppe Bonsirven, L’Apocalisse di San Giovanni, Roma 1963, Pag. 187. Anche Comentario “San
Jerónimo”, Pag. 564.
12
Ugo Vanni, Apocalipsis, Una asamblea litúrgica, Estella 1985,Pag. 62 9
2.3. Testimoniare fino a morire.
La sorte dei testimoni non può essere diversa dal loro Maestro.
È da notare anche il cambiamento nel vocabolo che si riferisce alla
testimonianza. Mentre nella prima forma nel testo – due testimoni, è usato
il termine giuridico, la seconda volta che appare – la testimonianza – si
adopera il termine strettamente vincolato alla coerenza di vita che si mette
in gioco per una verità, ideale, fino allo spargimento di sangue.
La morte dei testimoni, come quella del loro Signore, non è una parola
definitiva. La vita dello Spirito di Dio (v.11) li fa ergersi in piedi di
nuovo, vittoriosi, così da meritare una nuova chiamata: quella di
ascendere lassù, a condividere la vita con Dio.
La loro assunzione è l’ultima testimonianza perché tutti quelli che
combattevano contro i testimoni, ora li vedono risuscitati. E’ l’esperienza
della speranza della Chiesa non solo nei primi decenni; non sono mancati
mai i testimoni suscitati da Dio, rivestiti della sua forza che con fedeltà,
sino alla morte, hanno dato prova del amore a Cristo.
Sin dagli inizi della sua esistenza la vita consacrata è stata segno profetico
di contestazione e proposta alternativa di richiamo alla fedeltà al Vangelo.
Come tale è testimonianza a partire dal suo essere e tanto più per il suo
agire.
Nella sua inserzione nella storia umana, la vita consacrata non può restare
insipida, ma rendere testimonianza profetica, leggibile. Annuncia e
denuncia quanto è contrario al volere di Dio (VC 84). Ma lo possono fare
le persona consacrate senza entrare in contrasto, persino conflitto, con
questo mondo dove sembra che Dio è escluso dai principi e valori umani,
sociali, politici, economici? Non diventerà provocazione una vita coerente
fra l’annuncio di verità, giustizia, primato di Dio e la vita del testimone?
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(VC 85) Quanti, individualmente o in comunità, hanno reso testimonianza
confermandola con il dono della vita e così hanno compiuto la loro
missione?
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Nelle Costituzioni leggiamo: Nella consacrazione religiosa, per la forza dello Spirito diamo una
risposta d’amore con offerta totale del nostro essere al Padre; ci configuriamo al mistero di Cristo,
vivendo in povertà, obbedienza e castità e compiamo con gioia comunitaria la missione apostolica che
ci è stata affidata. CC 12 12
spiritualità, comunità, povertà, missione, inserzione nel mondo in maniera
profetica. Siamo anche nel periodo di riflessione ulteriore con l’occasione
del 125 anniversario della morte della Fondatrice che celebreremo l’anno
prossimo. Vogliamo riflettere insieme il nostro vissuto dell’identità e
delle forme. Credo sia una chiamata questa a rileggere l’ispirazione
originale carismatica: quale comunità clarettiana oggi?, quale visibilità
della nostra povertà oggi? Quali sfide per la missione? Come essere
testimonianza personale e comunitaria di fedeltà a Cristo, di povertà e
distacco dai beni materiali. Quali atteggiamenti e azioni Dios aspetta da
noi per manifestare la libertà di fronte ai poteri del mondo. (CC 68)
Conclusione
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