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COMUNITA’ PER

LA VIA DELLA CONOSCENZA

Voce nell’impermanenza

“Il punto di vista dello zero (5):


l'interconnessione è l'emblema
dell'essere e del non-essere coniugati assieme”

Marina: L’uomo che si apre all’amore scopre che egli è


attraversato dall’amore e che l’amore è la sintesi di amore e di
non-amore.

Un partecipante: Quindi può solo “essere”.

Marina: Oppure può soltanto non-essere, in quanto non fa


alcuna differenza riconoscersi come essere o come non-essere.
Ma per voi c’è ancora differenza, anche se poi alla fine tutto
non-è. Per chi ha incontrato la sintesi di amore e di non-amore,
la sottile differenza tra il percepirsi come essere ed il percepirsi
come non-essere sta nel riconoscersi come ciò che oggi è e
domani non è, che oggi è così e domani è colà, che oggi è
momentaneamente amore e domani è magari anche
momentaneamente non-amore, e questo significa riconoscersi
come ciò che è.
Ciò che è riguarda il relativo, visto con gli occhi di chi non
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La Via della Conoscenza

s’attacca al relativo, non s’attacca alle forme e neanche al loro


succedersi. Il non-essere è un radicale disconoscimento di
qualsiasi cosa e sotto qualsiasi forma appaia davanti a sé.
Questo non riguarda l’atto di lasciare che tutto vada, ma il
ritrovarsi dove tutto ciò che va scompare e non c’è più.
L’uomo che vive in sé la sintesi di amore e di non-amore è
nello stesso momento essere e non-essere. Perché lui riconosce
se stesso come amore e come non-amore e come succedersi di
amore e di non-amore a cui non dà alcuna importanza, in
quanto non si lega all’appartenenza di amore o di non-amore
perché egli non è niente. Quindi non si identifica con alcuna
forma, pur essendo dentro una forma.
Ma perché mai voi uomini non fate che rincorrere di volta in
volta le espressioni d’amore e di non-amore?

Un partecipante: Per comprendere che non siamo né l’uno


né l’altro.

Marina: Non è nell’inseguire le forme, ma è nel non


rincorrere né l’amore e né il non-amore che ci si nega nella
forma che si assume. E perciò quando ci si esprime nell’amore
non si gode di questo esprimersi - etichettato come positivo - e
quando ci si esprime nel non-amore - etichettato come negativo
- non ci si punisce e non ci si rammarica, ma si prende atto che
esiste anche quella forma; ad ambedue non ci si sente di
appartenere e non ci si ancora, poiché si riconosce di essere
semplicemente un’espressione momentanea dell’una e
dell’altra forma. E quindi basta dire a se stessi che non c’è
niente che ci appartenga: né l'amore né il non-amore, e si
accetta di poter essere di volta in volta amore e non-amore,
poiché nulla importa più.
E, quindi, in quell’uomo che riconosce, senza pronunciare
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Il punto di vista dello Zero - 5

valutazioni, che ciò che fa, ciò che pensa e ciò che sente è
espressione d’amore, è morta l’esaltazione del suo “io” perché
percepisce che quell’amore che lo attraversa nell’azione, nel
pensiero e nel sentimento non gli appartiene. A quel punto
l’amore smette di appartenergli e smettono anche di succedersi
in lui atti d’amore e atti di odio o atti di indifferenza, perché in
quell’amore da cui viene attraversato si può cogliere l’essenza
che sta oltre il concetto di amore e di non-amore.
Queste voci dell’Oltre oggi vi condurranno dentro la radice
del nulla e del tutto, nell’interconnessione tra il nulla e il tutto.
E’ già in atto l’unità fra gli uomini e gli esseri inanimati, fra gli
uomini ed il mondo animale e fra gli uomini e il mondo
vegetale poiché tutto è espressione di amore o di non-amore. In
colui che scopre che ogni atto di amore o di non-amore è
interconnesso appare l’essenza dell’interconnessione e cioè la
coesistenza e la mutua relazione del succedersi di amore e di
non-amore, pur talvolta nell’apparente brutalità. Ed allora,
guardando anche ad uno sterminio, si può dire che coloro che
hanno ucciso e coloro che sono stati uccisi sono strettamente
legati e che l’atto di non-amore si è tradotto in un atto d’amore.

Un partecipante: Si fa fatica a vedere un atto d’amore.

Marina: Basta andare al di là dell’apparenza di ciò che in


questo momento la vostra mente vi porta a separare, dicendo
che l’uccisore non può essere legato da un atto d’amore poiché
compie un atto di non-amore. Alla luce di ciò che abbiamo
detto, che cosa si può aggiungere sulla relazione che passa tra
chi stermina un popolo ed il popolo sterminato? Non v’è un
atto d’amore in chi colpisce, quando nel colpire ha in sé la
logica di chi distrugge la vita. Mentre nell’altro che viene
colpito, nell’attimo in cui gli viene tolta la vita, nasce un atto
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La Via della Conoscenza

d’amore verso la vita che gli viene sottratta; e quello è un atto


d’amore ed è un inno alla vita che si traduce nella paura di
perderla.
Nell’uomo colpito c’è un inno alla vita che nasce dalla paura
di perderla, mentre in chi colpisce c’è un’offesa alla vita. Ecco
i due atti d’amore e di non-amore: uno esalta la vita ed innalza
un inno alla vita nel timore o nel terrore di perderla, mentre
nell’altro c’è un dispregio alla vita. Nello stesso istante si
celebra questa unione, che non riguarda la reciprocità di chi è
colpito e di colpisce ma che riguarda la vita.

Andrea: Per l’uomo è insolito pensare che nel momento in


cui uno viene ucciso c'è un atto d'amore e un atto di non-amore,
eppure abbiamo visto che le azioni sono regolate da un identico
ritmo: ogni azione ha come reazione il complementare. Non c'è
un'azione che non metta in moto il suo complementare, non c'è
un'azione che non metta in moto la sintesi di entrambi. Voi
spesso non la notate o la negate o magari insultate chi compie
l'una o l'altra azione, perché ne vedete tutta l'unilateralità. E
perciò pensate che colui che ha ucciso abbia compiuto
esclusivamente un insulto alla vita, alla società ed agli altri, ed
in tal modo mai scoprite che quell’essere ha generato con la
sua stessa azione un'esaltazione d'amore.
L'amore non è quello che voi pensate, cioè un reciproco
scambiarsi di benevoli sentimenti, pensieri ed azioni; l'amore
non è sprofondare in se stessi per scoprire l'Assoluto, ma
l'amore è il ritmo della vita perché la vita è amore, intesa come
successione di amore e di non-amore. L'amore che voi
interpretate mostra un angolo unilaterale di osservazione e,
quando vedete che uno sta dando amore, non notate che in quel
dare amore c'è anche la possibilità che sorga un'azione
contrapposta. Ad esempio: il mendicante per strada vi chiede
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Il punto di vista dello Zero - 5

un'elemosina, voi la date e lui si alza e va a bere.


Voi osservate ogni atto con l'unilateralità che la vostra mente
duale pone sopra e non andate a considerare che quell'atto
genera il suo complementare. E questo non in quell'angolo di
realtà che potete osservare, ma in un angolo che non riuscite a
individuare perché l'unilateralità insita nella vostra mente vi
porta sempre a considerare un'azione nelle immediate
conseguenze che questa induce. Ma dato che tutti gli esseri
sono interconnessi, un'azione fatta comporta necessariamente
anche il suo complementare.
La via della Conoscenza mette in crisi il presupposto
mentale che un'azione buona aumenti la bontà del mondo o che
un'azione cattiva aumenti la perversità del mondo, portandovi a
capire che l'una sollecita il proprio opposto o complementare.
Quindi, dato che un'azione richiama il suo complementare, che
senso può avere esortare gli uomini ad evolversi ed a
migliorarsi in quanto il mondo ha bisogno di tanti esseri che
migliorino, che raggiungano la perfezione, diventando capaci
di dare maggior amore? Per assurdo, dato che un'azione
negativa richiama il suo opposto, sarebbe forse meglio ritenere
che gli uomini perversi richiameranno - come effetto connesso
- atti d'amore. Però c’è qualcosa che non funziona in
quest'ultima affermazione.
Ammettendo che un atto che considerate positivo non è
positivo e che un atto che considerate negativo non è negativo,
da chi è stabilita la complementarità?

Un partecipante: Sempre dalla nostra mente.

Andrea: Attraverso la vostra mente stabilite la


complementarità che - ricordatevi - riguarda la dualità, cioè
implica che ci siano degli individui distinti e delle forme
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La Via della Conoscenza

distinte che si possono definire complementari, vale a dire che


sono una dipendente dall'altra nella loro individualità che
implica un'interconnessione. Ma, quando nell’uomo entra in
crisi l'individualità delle forme, la complementarità non esiste
più ed esistono solo azioni non attribuibili ad alcuno.
Dire che positivo e negativo si annullano nel non-essere
significa che ciò che definite positivo richiama il suo opposto,
e viceversa, perché tutto è interconnesso e perché ogni azione
fatta non può che essere completata dal suo complementare. E
che cosa significa non-essere rispetto all'interconnessione?
L'interconnessione è caratterizzata da un sostrato comune che
nega le specificità, o individualità, degli elementi; quindi le
specificità vengono negate; però non è così nella divisione, o
separazione, operata dagli uomini che si basa unicamente
sull’apparenza e sulla superficie.
Questo discorso può farvi capire che l'interconnessione non
riguarda la forma, perché nega l’esistenza di tutto quello che
viene interpretato e distinto da colui che si identifica con la
propria mente ed afferma l'esistenza di ciò che quell’individuo
non può riconoscere. Comprendere questo assunto rappresenta
uno sforzo concettuale attraverso cui definire l'interconnessione
nella via della Conoscenza, anche se concettualizzarla non
significa viverla, perché la si vive riconoscendo se stessi
semplicemente come esistenti e l'alterità come esistente e altro
da sé.
L'interconnessione non è la semplice sommatoria o
l’apparente mutua dipendenza e complementarità delle forme,
ma è la stretta concomitanza delle forme nella loro
sostanzialità. Perché l'interconnessione non è ciò che voi
pensate, ma è essenziale all'essere, poiché va al di là delle
forme. E quindi l'amore, che trascende l'amore e il non-amore,
abbraccia tutto ciò che accade nel mondo delle forme e si
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Il punto di vista dello Zero - 5

articola nell'una forma di azione o nell'altra senza quelle


caratterizzazioni lette attraverso la vostra mente.
A questo punto, uno dei pericoli che potete correre è quello
di arrivare a concludere che non è più importante che l'uomo
faccia il bene o faccia il male. Noi vi abbiamo detto che ogni
azione richiama il suo complementare, ed allora perché fare il
bene o fare il male? Che uno faccia il bene o faccia il male
richiama sempre l'opposto, e quindi - voi dite - ci saranno
sempre azioni positive e azioni negative.
Proviamo a chiarire questa prospettiva. Poiché tutto è
interconnesso e poiché l'interconnessione è la negazione di ciò
che appare alla mente duale, allora ogni atto che uno fa, sia
esso considerato positivo o negativo, è soltanto apparenza, dato
che la sostanzialità di quell'atto non si rivela attraverso gli
effetti. Nella loro sostanzialità, quegli atti sono nient'altro che
azione o moto e nel moto non c'è positività e negatività. Ma
questo vuol dire che agli occhi dell’uomo il positivo e il
negativo non esistono più?

Un partecipante: Sì, esistono ancora dal punto di vista della


dualità.

Andrea: E quindi l'interconnessione è azione mutua e


reciproca, mentre quando gli atti vengono letti in modo duale
diventano connotazioni; difatti, un soggetto duale
necessariamente connota. Quando, nell’atto di connotare, il
positivo richiama il suo opposto significa che si sposta
l’attenzione da un’affermazione già assodata nella propria
mente ad un'altra affermazione che può mettervi in crisi,
infrangendo i concetti fin qui edificati nella vostra mente, per
introdurne altri, pur sempre relativi, pur sempre parziali, ma
che si avvicinano all'essenza della realtà. Perché dire che il
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La Via della Conoscenza

positivo ed il negativo si richiamano in modo complementare è


solo avvicinarsi all'essenza, dove positivo e negativo non
esistono più.
Solo questo è il senso dell'operazione che stiamo facendo
qui insieme, e non certo spingere l'uomo a non compiere quelli
che voi chiamate atti positivi oppure a non evitare quelli che
chiamate atti negativi. Certo che è utile distinguere, certo che è
utile connotare quando si è identificati con la propria mente;
diverso è come si connota, perché il modo con cui lo si fa è
strettamente legato con la possibilità che la vostra mente vada
in tilt.

Soggetto: Da un punto di vista radicale non c'è


interconnessione, ma c'è soltanto non-essere, poiché
l'interconnessione è una categoria concettuale che l’uomo
applica alla realtà che vede per dirsi che quella realtà è
strettamente dipendente o interdipendente; però questa visione
non rappresenta la radicalità di ciò che qui si intende come
interconnessione. Se l'interconnessione si riduce al fatto che
tutte le cose sono in qualche maniera legate tra loro perché
l'una ha bisogno dell'altra, si può arrivare ad un'altra
affermazione, e cioè che tutte le cose sono interdipendenti e
che nell'interdipendenza le cose sono unitarie. Anche se questa
immagine non genera alcun contrasto nella vostra mente, e
quindi potete facilmente accettarla perché siete già in grado di
comprendere che le azioni che fate nel quotidiano implicano
sempre la coesistenza di altri esseri che agiscono in
contemporanea a voi e che rendono possibile la vostra azione.
Ed allora affermare che esiste una simile interconnessione è
semplicemente sottolineare ciò che già percepite utilizzando la
vostra capacità intellettiva. Quindi, per provocare la vostra
struttura mentale nei suoi concetti è sufficiente dirvi che tutto
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Il punto di vista dello Zero - 5

quello che vedete non è interconnessione, ma è soltanto co-


dipendenza o mutua necessità, perché nella via della
Conoscenza l'interconnessione è unicamente radicalità di un
amore che non fa distinzioni.
Se ci riflettete, già nel fatto che voi agite o che pensate o che
provate emozioni o che amate è inscritto un aspetto a voi
imprevisto, e cioè che voi pensate, operate e provate emozioni
solo nel momento in cui create delle forme. Perché, al di là
delle forme, voi non agite, non pensate, non provate emozioni,
pur agendo, pur pensando e pur provando emozioni. Ma è
unicamente nel momento in cui la mente dell’uomo entra in
crisi nei suoi concetti che lui è in grado di riconoscere che
dentro la mutua dipendenza degli esseri c’è la negazione della
forma. In quel momento tutto è non-essere che non è altro che
negazione di tutto ciò che appare ai vostri occhi.
Dalla negazione dell’interpretazione umana sull’accadere
appare l'interconnessione delle forme, che non è frutto di
un'azione piuttosto che di un'altra azione, non è frutto di un
pensiero piuttosto che di un altro pensiero, non è frutto di
un'emozione piuttosto che di un'altra emozione, ma è frutto di
ciò che è al di là del pensiero, delle emozioni e delle azioni. E
cioè ciò che abbiamo chiamato l'essere, pur definendola
un'espressione limitata. L'essere va al di là del pensiero, delle
emozioni e delle azioni ed è ciò che rende possibile
l'interconnessione, ma la rende possibile attraverso il non-
essere, ovverosia - dal vostro punto di vista - la negazione delle
forme.
Ricordate che qui stiamo comunque usando concetti, in
quanto non potete accostarvi con la vostra mente a questa realtà
se non attraverso concetti. Quindi ai vostri occhi ciò che
caratterizza l'interconnessione è la negazione delle forme e
l'affermazione dell'essere che sta oltre ogni immaginabile
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La Via della Conoscenza

forma ed ogni alterazione delle forme.


E quando non c’è forma, non c’è non-essere e non c’è
essere, che cosa vi resta da dire?

Un partecipante: Che sono.

Soggetto: No, non sei. Senza l’essere, non-essere,


interconnessione e senza forme, non esiste alcuna domanda per
sapere chi sei. Là dove non c’è niente - non c’è l’essere e non
c’è non-essere - non c’è alcuno che può porre questa domanda.
Poiché nessuno pone questa domanda, che cosa resta
dell’essere, del non-essere, delle forme e
dell’interconnessione?

Un partecipante: Scompaiono.

Soggetto: Muore la necessità di porre la domanda, e che


cosa rimane? Solo la vostra mente messa in tilt. Ed adesso
partiamo dalla tua mente in tilt e scopriamo insieme dove va a
finire. Quando niente rimane e nessuno fa la domanda, come si
compone il fatto che non c’è chi fa la domanda con la tua
mente in tilt? Pensaci, non esiste questa relazione, perché in
assenza di chi fa la domanda rimane soltanto la tua mente in
tilt. Però, nel caso specifico qui presente, la tua mente in tilt è
l’abolizione per qualche attimo del tuo protagonismo; e con
l’abolizione del tuo protagonismo non c’è qualcuno che può
fare la domanda, ed allora che cosa rimane?

Un partecipante: Rimane la mia mente in tilt.

Soggetto: Che comunque ti fa credere che queste domande


siano paradossi ed obiezioni fantasma. Però, dicendo questo, la
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tua mente non è più in tilt. Sappiate che la vostra mente è un


involucro vuoto: ci sono solo etichette perché tutto esula da
essa e la realtà la trascende sempre. Quindi, tutto ciò che tu
pensi ti appartenga trova riscontro solo nella tua mente che lo
etichetta come tuo. Ma, svuotandola delle etichette appiccicate
su ciò che dichiari appartenerti, che cosa rimane a te come
essere?

Un partecipante: Senza le etichette la mente non esiste più.

Soggetto: Quindi non c’è più l’interrogativo di che cos'è


l’essere.

Un partecipante: Per definire servono le etichette. Come si


fa a definire senza etichettare?

Soggetto: Anche la parola essere è soltanto etichetta. E


quindi nulla rimane dell’essere quando si sottrae alla vostra
mente la possibilità di definire. Questo non ve lo diciamo per
raccontarvi che cos’è l’essere o che cos’è l’Assoluto o che
cos’è la cosiddetta evoluzione oppure che cos’è un vostro
presunto compito, ma è per farvi comprendere che è soltanto
quando la vostra mente va in tilt che vi è possibile dubitare di
ciò che avete immagazzinato o appreso e quindi delle vostre
certezze. Ed è soltanto quando la vostra mente va in tilt che è
possibile essere espressione di amore, quello vissuto nella sua
radicalità intrinsecamente legata all’Assoluto, benché voi siate
da sempre inesistenti nell’Assoluto, e pur tuttavia siete.
Ma se tu ti neghi a te stessa e vuoi scoprirti per chi sei oltre
il negarti, pensi che la tua mente vada in tilt con la scoperta
dell’interconnessione, oppure solo attraverso la negazione
dell’interconnessione?
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La Via della Conoscenza

Un partecipante: Se voglio ancora scoprire, non posso che


usare la mia mente.

Soggetto: Quando la tua mente è in tilt, già questo è


scoprire. Per ritrovare la propria essenza non serve inseguire
l’interconnessione, che è unicamente negazione del concetto
che tu usi quando parli di interconnessione. La radice
dell’interconnessione manda in tilt ogni mente.

Ananda: Non posso parlare dell'interconnessione senza


parlare di che cos'è la vita. Nella vita ogni essere scompare e
riappare, ma non secondo il peso che in lui s'è depositato e che
è stato causato dai suoi errori. Ciò che arriva all’uomo che si
presenta alla vita non è la somma degli errori precedenti che lo
costringe a presentarsi in una certa forma, ma è l'amore che
misteriosamente ricrea un'onda che assume una forma diversa
da quella precedente e che poi la fa scomparire secondo un
indecifrabile disegno che porta tutti voi e tutti noi a interrogarci
in continuazione sul mistero della vita.
Che cos'è che nasce? Che cos'è che muore? Nulla nasce,
nulla muore, ma tutto esiste da sempre e l'interconnessione è
questa base comune da cui sorge un'onda. E quando l'onda
sorge, e s'accorge di essere anche oceano, quell'onda stabilisce
tra le vette delle altre onde una forma di dipendenza reciproca e
pensa che questa sia interconnessione, dimenticandosi che
l'unica vera interconnessione si mostra quando l’onda si nega
come onda.
Ma nella vostra mente voi questionate anche
sull'interconnessione, ed allora una parte delle onde incomincia
ad interrogarsi su quale relazione esista fra l'una e l'altra: fra
una certa forma e un'altra forma, fra un'onda un po' più bassa e
un'altra un po' più alta, fra una forma un po' più rotonda ed una
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più contorta, ed in questa interrogazione c’è il nodo di tutti voi.


Eppure la risposta non si mostra finché uno si compara o si
confronta e cerca la risposta nella parvenza che si mostra in
un'onda o ad un'altra onda, ma si realizza soltanto quando tutte
le onde si placano e scoprono che nulla sono mai state se non
oceano.
Ed allora l'interconnessione può essere un concetto per
esprimere la radicalità del mistero della vita, oppure può
rappresentare soltanto un vostro modo per tener conto del fatto
che ogni onda ha una certa qual relazione con le altre, anche se
questa seconda idea dell'interconnessione è molto e molto
povera.
Ciò che vi unisce e ciò che ci unisce tutti è soltanto la morte
di ogni appartenenza, e cioè la scomparsa di quelle parole, di
quei pensieri e di quelle emozioni attribuite all'uno piuttosto
che all'altro. E ciò che emerge allora è un inno alla vita dove
non c'è più nessuno che canta, ma tutta la vita canta; dove non
c'è più nessuno che ringrazia, ma tutta la vita ringrazia; dove
non c'è più nessuno che scopre qualcosa che non gli appartiene,
poiché la vita tutto abbraccia, tutto ricompone, tutto annulla in
un ritmo che alterna l'apparire e lo scomparire.
Questa è vita, questa è interconnessione, e perciò essere e
non-essere sono facce della stessa medaglia che è la vita. La
vita è essere e la vita è non-essere, dipende da ciò che si vuole
sottolineare: se la propria scomparsa oppure l'essenza della
vita. Ed allora il nulla e il tutto non sono che nomi, che
concetti, che sfaccettature, oppure due facce della stessa
medaglia, che è la vita che in sé abbraccia tutto nella misura in
cui ogni parte perde il proprio nome, e quindi muore a se
stessa, e quindi nega ogni individualità, e quindi torna ad essere
nulla.
Dunque l'interconnessione è l'emblema dell'essere e del
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La Via della Conoscenza

non-essere coniugati assieme e in questa interconnessione noi


amiamo, voi amate, cioè soltanto si ama. Ma si ama non come
nome e cognome o magari come simbolo di qualcosa, ma si
ama in quanto essere ed in quanto non-essere.

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