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Coronavirus, ecco perché i

dati di agosto non lasciano


tranquilli

(afp)

Diminuisce l'età media dei contagiati e il

Diminuisce l'età media dei contagiati e il ministero della Salute


mette in guardia sui casi provenienti dall'estero e su "catene di
trasmissione" interne. "Situazione fluida e a rischio di
peggioramento".

di CRISTINA NADOTTI

Nell'ultimo report sul monitoraggio settimanale Covid dal 3 al 9


agosto, pubblicato ieri, il ministero della Salute afferma che "il numero
di nuovi casi di infezione rimane nel complesso contenuto ma con una
tendenza all’aumento". Se poi si guardano nel dettaglio i numeri
diffusi giorno per giorno dal 10 agosto, l'aumento appare
esponenziale: Il 10 agosto i nuovi casi erano stati 259 con 4 morti;
l'11 diventano 412 con 6 decessi; il 12 sono 481 con 10 vittime,
mentre il 13 salgono a 523 con 6 morti. Ieri i nuovi casi sono stati 574
con 3 morti, oggi 629 casi e 4 morti.

Coronavirus, la situazione in Italia

Sempre il ministero della Salute nel report osserva che "Nella


settimana di monitoraggio sono stati riportati complessivamente 925
focolai attivi di cui 225 nuovi, entrambi in aumento per la seconda
settimana consecutiva. Questo comporta un forte impegno dei servizi
territoriali nelle attività di ricerca dei contatti che si sta dimostrando
efficace nel contenere la trasmissione locale del virus come
dimostrato da valori di Rt pari o inferiori a 1 nella maggior parte delle
Regioni e province autonome".

La mappa dei focolai post lockdown


Secondo il monitoraggio settimanale del ministero della Salute (report 3-9
agosto) sono stati riportati complessivamente 925 focolai attivi di cui 225
nuovi, entrambi in aumento per la seconda settimana consecutiva. Qui sulla
mappa sono mostrati alcuni di questi 925 focolai attivi.
Ultimo aggiornamento: 15 agosto 2020. Fonte: la Repubblica e i giornali
locali del gruppo GEDI
Il sito Scienza in rete, che analizza e rielabora i dati, osserva che
"Dopo le riaperture di maggio e inizio giugno 2020, la molteplicità dei
focolai sta crescendo in modo esponenziale". Il sito pubblica poi una
serie di elaborazioni grafiche, basate su dati che si fermano tuttavia
al 9 agosto 2020. Il monitoraggio indipendente della Fondazione
Gimbe ha rilevato nella settimana 29 luglio – 4 agosto, rispetto alla
precedente, "un incremento del 11,2% dei nuovi casi (1.931 vs
1.736), a fronte di una lieve diminuzione del numero di tamponi
diagnostici. Relativamente ai dati ospedalieri, se i pazienti in terapia
intensiva restano sostanzialmente stabili (41 vs 40), si assiste ad un
ulteriore lieve aumento (761 vs 749) di quelli ricoverati con sintomi".

Nel grafico Gimbe l'andamento dei contagi da giugno


Ancora una volta la concentrazione di focolai è superiore al Nord e le
quattro province più colpite sono Bologna, Milano, Mantova e Roma.
I grafici di Scienza in rete mostrano inoltre "che lungo la costa tirrenica
c'è una maggior presenza di focolai. Infatti, 12 delle 16 province
(75%) con affaccio unicamente sulla costa tirrenica presentano
focolai, mentre solo 7 delle analoghe 22 province (32% circa) relative
alla costa adriatica hanno focolai". Numerosi epidemiologi e
infettivologi hanno inoltre posto l'accento sull'amento dei contagi tra i
più giovani: se all'inizio della pandemia il maggior numero di casi si
registrava tra persone ultrasessantenni, adesso l'età media di chi
viene infettato è scesa a 50 anni, con pazienti anche molto giovani
ricoverati in rianimazione.
Avvocati, architetti & co: con
il decreto agosto si amplia la
platea del bonus 1000 euro

Con il provvedimento appena entrato in vigore il contributo, già


previsto per una parte delle partite Iva nel decreto Rilancio, è
previsto anche per i professionisti iscritti a casse private. Bonus
esteso anche a lavoratori dello spettacolo e del turismo

di ALESSANDRO LONGO

16 Agosto 2020

Un nuovo bonus di mille euro per partite Iva, stagionali e altre


categorie di lavoratori, compresi i professionisti delle casse private
(non Inps), come gli avvocati, grandi esclusi dal precedente "bonus
mille". È una delle novità del decreto Agosto, pubblicato il 15 agosto
in Gazzetta Ufficiale. Il giorno di pubblicazione è importante perché i
lavoratori hanno solo 15 giorni dall’entrata in vigore per fare
domanda, pena decadimento del diritto al bonus. Fanno eccezione i
professionisti, per i quali il decreto prevede un doppio binario. Chi ha
avuto già il bonus mille lo avrà in automatico per un altro mese
(automatismo che c’era già per l’ormai defunto bonus 600 euro);
altrimenti, ha 30 giorni di tempo per richiederlo.

Già da queste differenze si può intuire che le modalità di accesso al


bonus sono labirintiche, come lamentano diversi commercialisti; e
possono arrivare a escludere persino chi durante il lockdown ha avuto
il blocco totale della fatturazione, come lamentato da rappresentati
delle partite Iva durante gli incontri con il Governo agli Stati Generali.

Le critiche delle partite Iva poggiano sul fatto che si viene pagati a
diversi mesi di distanza dal giorno di fatturazione. Ci sono casi di
lavoratori quindi che non hanno fatturato nulla durante il lockdown ma
avendo incassato vecchie fatture possono non aver diritto al bonus.
Idem se per caso nel bimestre del 2019 non hanno incassato nulla:
per loro non c’è un calo del reddito possibile.

Bonus 1000 euro, professionisti e partite Iva

Cominciamo dai professionisti. Chi l’ha già ottenuto non dovrà fare
niente, come detto. Per gli altri è più complicato.
Per i professionisti iscritti a cassa privata i requisiti sono diversi da
quelli previsti per gli iscritti a gestione separata Inps e che già erano
tra i beneficiarid el bonus con il decreto Rilancio. Chi ha avuto un
reddito professionale 2018 non superiore ai 35mila euro non è
richiesto un calo di fatturato. Tra i 35mila e i 50mila invece sì: calo del
33% nel primo trimestre 2020 rispetto al 2019 o sospensione o
cessazione dell’attività. Oltre i 50mila niente bonus. Non bisogna
inoltre essere titolari di pensione, avere anche reddito da lavoro
dipendente o aver chiesto bonus associato ad altra forma di
previdenza obbligatoria.

Bonus partite Iva e lavoratori nel turismo e nello spettacolo

Il decreto ha un intero capitolo dedicato ai lavoratori di due settori


particolarmente colpiti dal covid-19, turismo e spettacolo. Hanno
diritto al bonus gli stagionali di questi settori purché non titolari di
pensione, né di altro rapporto di lavoro dipendente, né percettori di
NASPI e che abbiano cessato involontariamente il rapporto di lavoro
nel periodo compreso tra il 1°gennaio 2019 e il 17 marzo 2020.
Anche i lavoratori a tempo determinato in quei settori ne hanno diritto,
a queste condizioni: titolarità nel periodo compreso tra il 1° gennaio
2019 e il 17 marzo 2020 di uno o più contratti di lavoro a tempo
determinato nel settore del turismo e degli stabilimenti termali, di
durata complessiva pari ad almeno trenta giornate; titolarità nell’anno
2018 di uno o più contratti di lavoro a tempo determinato o stagionale
nel medesimo settore di cui alla lettera a), di durata complessiva pari
ad almeno trenta giornate; assenza di titolarità, al momento
dell’entrata in vigore del decreto, di pensione e di rapporto di lavoro
dipendente.

Gli altri beneficiari

Il decreto prevede il bonus anche per dipendenti stagionali


appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti
termali che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel
periodo compreso tra il primo gennaio 2019 e il 17 marzo 2020 e che
abbiano svolto la prestazione lavorativa per almeno trenta giornate
nel medesimo periodo; lavoratori intermittenti, di cui agli articoli da 13
a 18 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, che abbiano svolto
la prestazione lavorativa per almeno trenta giornate nel periodo
compreso tra il primo gennaio 2019 e il 17 marzo 2020.

Anche per lavoratori autonomi, privi di partita IVA, non iscritti ad altre
forme previdenziali obbligatorie, che nel periodo compreso tra il
primo gennaio 2019 e il 29 febbraio 2020 siano stati titolari di contratti
autonomi occasionali riconducibili alle disposizioni di cui all’articolo
2222 del codice civile e che non abbiano un contratto in essere alla
data di entrata in vigore del decreto. Gli stessi, per tali contratti,
devono essere già iscritti alla data del 17 marzo febbraio 2020 alla
Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto
1995, n. 335, con accredito nello stesso arco temporale di almeno un
contributo mensile.

Ultima categoria beneficiata: gli incaricati alle vendite a domicilio di


cui all’articolo 19 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, con
reddito annuo 2019 derivante dalle medesime attività superiore ad
euro 5.000 e titolari di partita IVA attiva e iscritti alla Gestione
Separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995,
n. 335, alla data del 17 marzo 2020 e non iscritti ad altre forme
previdenziali obbligatorie.
Istat, a luglio prezzi ancora in
calo. L'effetto Covid e
l'"illusione" dell'inflazione

I dati dell'istituto di statistica: calo dello 0,4% rispetto al 2019 e


0,2% su base mensile. Terzo mese consecutivo in deflazione.
Eppure gli italiani hanno avuto l'impressione di un aumento dei
prezzi durante la crisi: ecco cosa è successo

MILANO - L'Italia si conferma in deflazione anche a luglio. Secondo i


dati diffusi oggi dall'Istat i prezzi sono scesi dello 0,4% su base
annuale e dello 0,2% su base mensile. Dati che peggiorano
leggermente le stime preliminari, che indicvano invece un -0,3%
tendenziale (rispetto al 2019) ma che segnano il terzo calo
consecutivo dopo il -0,2% registrato a maggio e giugno.

A pesare sul calo, come ormai da molto tempo, è l'andamento dei


prezzi dei Beni energetici, che registrano però una flessione meno
marcata (da -12,1% a -10,3%), sia nella componente regolamentata
(da -14,1% a -13,6%) sia in quella non regolamentata (da -11,2% a -
9,0%). "L'ampliamento della flessione - rileva l'Istat nel suo
comunicato - si deve sia al rallentamento dei prezzi dei Beni
alimentari (da +2,3% a +1,3%), causato da entrambe le componenti
(gli Alimentari non lavorati, da +4,1% a +2,5%, gli Alimentari lavorati
da +1,2% a +0,6%), sia all'ampliarsi della flessione dei prezzi dei
Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a -0,9%)". L' "inflazione di fondo",
quella cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella
al netto dei soli beni energetici decelerano quindi rispettivamente da
+0,7% a +0,4% e da +0,9% a +0,6%.

Rallenta invece la crescita del cosiddetto carrello della spesa, cioè il


paniere che include i beni alimentari, della cura della casa e della
persona. A luglio si registra un +1,2% in frenata dal 2,1% di giugno,
mentre per quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto si osserva
un'inversione di tendenza da +0,1% a -0,1%.

L'effetto Covid e l' "illusione" dell'aumento dei prezzi

E il dato del carrello della spesa a confronto con l'indice generale dà


meglio la misura di cosa è accaduto durante l'emergenza Covid ai
prezzi. L'indice generale è stato spinto verso il basso a causa della
caduta del prezzo del petrolio che ha trascinato al ribasso tutti i beni
energetici. L'impressione degli italiani agli scaffali però in questi mesi
probabilmente è stata diversa, e cioè avranno notato un rincaro dei
beni al momento del conto.

Se si confrontano i due dati si può notare che la percezione degli


italiani è stata corretta: mentre l'inflazione generale scendeva, il
cosiddetto carrello della spesa schizzava verso l'alto fino a oltre 2,5
punti. In altre parole l'effetto Covid si è fatto sentire in maniera più
determinante sui prezzi verso cui gli italiani prestano maggiore
attenzione, contribuendo così ad alimentare l'impressione che
durante l'emergenza l'inflazione sia salita e non viceversa. Ma è stata,
appunto, solo una percezione perché i prezzi che vediamo al
supermecato concorrono solo in parte a determinare la crescita o il
calo dell'inflazione.

Nello stesso arco temporale, altri prezzi sono scesi in maniera


robusta senza che i consumatori se ne siano accorti. Un litro di
benzina verde ad esempio costava a gennaio, prima del lockdown, in
media 1,586 euro al litro stando ai dati ufficiali del Ministero dello
Sviluppo Economico. Tre mesi dopo, a maggio, il dato era sceso a
1,365 euro, con un calo del 14%, salvo poi risalire leggermente a
giugno e luglio. Ribassi che però, causa limitazione degli
spostamenti, per molti italiani sono passati in secondo piano.

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