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ALGEBRALINEARE
PROGRAMMADI MATEMATICA, FISJCA, ELETTRONICA
Co/Ievone diretla da
Emilio Gatti, Francesco Gherardelfi, Luigi Radicati, Edoardo Veseniini
Titolo originale
Linear Algebra
Addison-Wesley Publishing Company - Reading, Mass. - 1966
Prefazione,1
1. Vettori in Rn. 11
I. Definizione di puoto in un rr-spazio 2. Vettori applicati 3. l'rodotlo 1calare
4. Norma di uo vettore 5. Reue e piani 6. Numeri· complessi
2. Spazi vettoriali, 35
7. Temrinologia 8. Definizioni 9. Basi IO. Dimensione di uno spazio vet-
. torial• 11. Somme e somme dirette
3. Matrici, 55
12, Lo spuio dolle matricì 13. Equazioni lineari 14. Moltiplicazione tra l!lll1ric
lS, Appc:udic~~ eliminazione
4. Applicazioni lineari, 76
16. Applicazioni 17. Applicazioni lineari 18. Nucleo e immagine di un'applica•
zione lineare 19. Dimensione del nucleo e dell'iwrnagìoe 20. Composizione di
applicazioni lineari
6. Determinanti, 117
24. Determinanti del secondo ordine 25. Proprietà dei determinaoti 26. Regola
di Cramer 27. Esistenza dei determinanti 29. Pennutazioni 29. Unici!li
30. Determinante della lrasposta di una matrice 31. Detcnninanlc di un prodotto
32. lnvcrsa di una ma1rke 33. Detecmicaote di un'applicazione lineare
6 INDICI
Vettori in R"
asse z
~,----+------:,,.--- asse y
',,,',,, __ ,,,,,,'
', ,,"'
----------· _________ ':»-,
Figura 1.1
asse x
(2, 3)
(-1, 1)
3A=(3, 6)
(a) (b)
Figura 1.4
§ I I VIITTORl IN R" 15
Esercizi
Trovare A+ B, A-B, 3A, -2B in ognuno dei seguenti casi:
J, A= (2,-1), B = (-1, I).
2. A= (-1,3), B=(0,4).
3. A= (2, -1, S), .B = (-1, 1, 1).
4. A=(-1,-2,3}, B=(-1,3,-4).
S. A = (n, 3, -1), B = (2n, -3, 7).
6. A= (J.S, -2, 4), B = (:n-,3, -1).
7. Su un foglio di carta quadrettata disegnare i punti degli esercizi 1, 2,
3, 4.
8. Siano A, B come nell'esercizio 1. Su un foglio"di carta quadrettata
disegnare i punti A+ 2B, A + 3B, A - 2B, A - 3B, A + ½B.
2. VETTORI APPLICATI
Figura 2.1
B-A.
Figura 2.2
.B-A
Figura 2.3
3. PROCOTTO SCALA.RE
A={l,3,-2) e B={-1,4,-3),
allora
A· B = - l + 12 + 6 = 17.
Per ora non diamo nessuna interpretazione geometrica al prodotto
scalare; la daremo più tardi. Troviamo dapprima alcune sue pro~
prietà importanti. Quelle principali sono:
PS 1. Se A, B sono vettori, allo,-a A· B = B· A.
PS 2. Se A, B, C sono vettori, allora
A·(B+ C) = A·B+ A·C=(B+ C)·A.
PS 3. Se x è un mmzero, allora
(xA)·B=x(A·B) e A·(xB)= x{A·B).
PS 4. Se A = O è il vettore nullo, allora A· A = O; in ogni
altro caso abbiamo A· A> O.
Diamo ora la dimostrazione di queste proprietà.
Nei riguardi della prima si ha
a1 b1 + ...+ anbn = b1 a1 + ...+ bnan,
perché per ogni coppia di numeri a, b, abbiamo ab = ba.
Rimane così provata la prima proprietà.
Per PS 2. sia C = (c1 , .•• , cn). Allora
A· A = a1+ ...+ a;
vi è un termìne ai> O; essendo ogni altro termine maggiore o
uguale a zero, segue che la somma è maggiore di zero, come
volevasi dimostrare.
Nel servirci in seguito dei vettori adopereremo soltanto le ordi-
narie proprietà dell'addizione e della moltiplicazione per numeri
e le quattro proprietà del prodotto scalare. Di queste sarà fatta
una più approfondita discussione più tardi. Per il momento
osserviamo che ci sono altri oggetti a noi familiari e che possono
essere addizionati, sottratti, moltiplicati per
numeri; per esempio
le funzioni continue definite in un intervallo [a, b] (vedi eser-
cizio 5).
Invece di scrivere A· A per il prodotto scalare di un vettore
per sé stesso è certe volte conveniente scrivere A2 • (Si tenga pre-
sente che questo è l'unico caso in cui adoperiamo una tale nota-
zione: A 3, per esempio, non ha significato.) Per esercizio il lettore
verifichi le seguenti identità:
Esercizi
1. Calcolare A· A per ognuna delle n-uple degli esercizi da l a 6 d·e1
paragrafo 1.
2. Calcolare A· B per le n-uple degli esercizi da 1 a 6 del paragrafo 1.
3. Adoperando soltanto le quattro proprietà del prodotto scalare, dimo-
strare in tutti i dettagli le uguaglianze che danno (A +B) 2 e (A-B) 2 •
20 VETIOlll IN R" I CAP, 1
4. Quali, tra le seguenti, sono coppie di vettori perpendicolari?
a} (I,-1, l) e (2, 1, 5). b) (1,-1, 1) e (2, 3, 1).
e) (-5, 2, 7) e (3, -1, 2). d) (n, 2, I) e (2, -x, O).
5. Considerate le funzioni continue nell'intervallo [-1, IJ, sì definisca il
prodotto scalare tra due tali funzioni f. g il numero
f +1
f(x)g(x) dx •
-1
4. NORMA DI UN VETTORE
O<(A·A)(B·B)-{A·B) 2 •
!A
q
è un vettore unità perché
Diremo che due vettori A, B (nessuno dei quali sia nullo) hanno
la stessa direzione se esiste un numero e> O tale che cA = B.
segueche il vettore
Da questadefinizione
l
[A1 A
§ 4 I VETTORI IN R" 23
è un vettore unità che ha la stessa direzione di A (supposto che
A =#=O). È appena il caso cli menzionare che due vettori A, JJ
(nessuno dei quali nullo) hanno direzioni opposte se esiste un
numero e< O tale che cA = B.
Siano A, B due n-uple. Noi definiamo distanza tra A e B il
numero ~A-Bll= V(A-B)·(A-B). Questa definizione coin-
cide con la nostra intui7Jone geometrica quando A, B sono punti
del piano (vedi fìg. 4.1). Siamo ora in condizioni di giustificare
Lunghezza =OA-Bl=IB-.AI
Figura 4.1
I
I
r
I
fiA-1-BR/
I
I
I
J
I
I
I
-B -B
(a) (b)
Figura 4.2
24 VETTORI IN R" I CAP. I
A· A+ 2A · B + B· B =A· A- 2A · B + B· B.
Eliminando i termini simili nei due membri, otteniamo ancora
4A·B=0
e anc-he
A·B=O.
Siano A, B due vettori e sia B =I=O. Supponiamo di poter
trovare un numero e tale che A- cB sia perpendicolare a B, in
altre parole
(A-cB}·B=O;
abbiamo allora
A·B=cB·B,
da cui
c=A·B.
La nostra costruzione ha un'immediata interpretazione nel piano
e questa dà, a sua volta, un'interpretazione geometrica al prodotto
scalare (vedi fig. 4.3). Infatti, considerato un vettore A =faO, si
consideri l'angolo () tra A e B. Dalla geometria piana abbiamo
À-clJ
B
Figura 4.3
§ 4 I V!TrORJ IN R" 2S
allora che
c!IBII
cos0 = IIAI\.
e sostituendo a e il valore prima ottenuto.
A·B=flAUIIBicos0.
Esercizi
l. Trovare la lunghezza del vettore A negli esercizi da 1 a 6 del para-
grafo 1.
Figura 5.1
(X-P)·N=O.
X
/ Figura S.2
che
(X-P)·N=O
- X+y + 3z = - 2 + 1- 3
oppure
-x+ y+ 3z=-4.
Osserviamo che nel 2-spazio, con X= (x, y), siamo condotti
all'equazione di una retta in senso ordinario. Per esempio, l'equa-
zione della retta passante per (4, -3) e perpendicolare a (-5, 2) è
-5x+2y=-20-6=-26.
ax+ by=c
il vettore (a, b) è perpendicolare alla retta determinata dall'equa-
zione. Analogamente, nel 3-spazio, il vettore (a, b, e) è perpen-
dicolare al piano determinato dall'equazione
ax + by + cz =d.
Due vettori A, B si dicono parallelise esiste un numero e -::foO
tale che cA = B. Due rette si dicono parallele se, presi due punti
distinti P 1 , Q1 sulla prima retia e P2 , Q2 sulla seconda retta, i
vettori
sono paralleli.
29
Esercizi
Trovare un'equazione parametrica della retta passante per i seguenti punti:
a) N=(l,-1,3), P=(4,2,-l).
b) N=(-3,-2,4), P=(2,n,-5).
e) N=(-1,0,S), P=(2,3, 7).
8. Trovare l'equazione del piano passante per i tre punti seguenti:
a) (2, 1, l), (3, -1, I), (4, 1, -1).
b) (-2, 3,-1), (2, 2, 3), (-4,-1, I).
e) (-5,-1,2), (1,2,-1), (3,-1,2).
30 VETTORI IN Rn I CAP. I
9. Trovare un vettore perpendicolare a (1, 2, - 3) e (2, -1, 3) e un
altro vettore perpendicolare a (-1, 3, 2) e (2, 1, 1).
10. Siano P il punto {1, 2, 3, 4) e Q il punto {4, 3, 2, 1). Sia A il vettore
(1, I, 1, J). Sìa L la retta passante per P e parallela ad A.
a) Dato un punto X sulla retta L, determinare la distanza di X da Q (io
funzione del parametro t).
b) Dimostrare che esiste un unico punto X0 sulla retta L avente distanza.
minima da Q e che questa distanza minima è 2V5.
e) Dimostrare che il vettore X 0 -Q è perpendicolare alla retta L.
3x-2y+ z =3.
J8. Siano P e Q due p1mti e N un vettore noi 3-spazio. Sia P' i1 punto
comune alla retta per P nella direzione di N e al piano per Q perpendi-
colare a N. Definiamo la distanza tra P e questo piano come la distanza
tra P e P'. Detenninaro questa distanza nel caso in cui
2x+3y-z = 1.
20. Determinare la distanza tra il punto (1, 1, 2) e il piano
Jx +y-Sz = 2.
21. Sia P=(l,3,-1), Q=(-4,5,2). Determinare le coordinate dei
seguenti punti: a) punto medio del segmento PQ; b) i due punti su questo
segmento situati, a partire da P, a un terzo e due terzi della distanza dà P
verso Q.
6. NUMERI COMPLESSI
(o:P)y=a.(py) e (a:+/J)+y=a+{P+y).
allora aA = k( = 1.
La dimostrazione di questo fatto è un'immediata conseguenza
della regola di moltiplicazione tra i numeri complessi, infatti
a ari.
·(X
a-., + b"- = a·,
-e,--, b"• = 1 .
§ 6 ] VETTORI IN R· 33
Il numero 1 ricavato sopra è chiamato l'inversodi o: ed è denotato
con cc-1 o I/a.. Se cx,(3 sono numeri complessi, spesso scriveremo
{J/rx.
invece di cx-1{J (oppure {Jrx.-
1), analogamente a quanto fac-
ciamo con i numeri reali. Vediamo quindi che la divisione per
numeri complessi non nulli è sempre possibile.
Definiamo valore assoluto del numero complesso o::= a1 ia2 +
il numero
la!=Va~ + a; .
Questo valore assoluto non è altro che la lunghezza del vettore
(a1 , a2 ). Adoperando il valore assoluto, possiamo scrivere
supposto a 9'aO.
La disuguaglianza triangolare per le lunghezze dei vettori può
essere ora interpretata con numeri complessi. Se a, fJsono numeri
complessi allora
Esercizi
l. Scrivere i seguenti numeri complessi nella forma x+iy, doYe x e J'
sono numeri reali.
a) (-1 + Jj)-l, b) (I + i}(l - i).
e) (I +i)i(2-i). d) (ì-1)(2-i).
e) (7 + .ii)(:n + i). f) (2i + I );ii. '
g) ( v'2 + i)(,r; + 3(). h) (i+ l)(i- 2)(i + 3).
2. Scrivere i numeri complessi seguenti nella forma x+iy, dove x e J'
sono numeri reali.
1 2+i J
a) (I+ i)-I. e)-. d)-.
b) 3 +;" 2-i 2-i
l+i i 2i 1
e) f) -- g)-.
3-/
h)--.
-l+i
l+i
3. Sia cc un numero complesso diverso da zero, Qual è il valore asso-
luto di «/«7 Quale numero è ~?
34 VETTORI IN R" I CAP. I
4. Siano «, /J due numeri complessi. Dimostrare che ,xfJ= aPe cbe
« + P=ii +P
5. Prova.re che Jcc/JI
:= l«IIPI:
6. Definire l'addizione tra n-uple di numeri complessi componente per
componente e la moltiplicazione di una 11-upladi numeri complessi per un
numero complesso componente per componente. Siano A= (« 1 , ... ,«,.) e
B = (JJ1 , ... , {J,,)n-uple di numeri complessi, si definisca il loro prodotto sca-
lare (A, JJ) come il numero
(notare che i secondi fattori sono i coniugati dei numeri {JJ. Dimostrare al-
lora le seguenti proprietà:
Spazi vettoriali
7. TERMINOLOGIA
8. DEFINIZIONI
• La trad,.-.ione italiana del termine ia.gtese jie/d è campo. Abbiamo tuttavia preferito
adoperareil termine italiano corpo perché questo è l'wo nella letteratura più reteole. li ter-
mine corpo traduce pi1:1propriamente l'inglese $J'i~ld,e. iodica un corpo in cui la mottiplica-
ziooe può non es.ere commutativa; quando si vuol porre l'accento sul fatto che la moltipli-
cazione ò commutativa, si dice corpo commurali•o. ID questo caso, trattandosi di insiemi ai
numeri complessi, ~ chiaro che corpo significa corpo commutativa. IN,d.T.]
§ 8 I SPAZI VETIORIAU 37
((u + v) + w) + z = (u + (v + w)) +z
= ((v + iv)+ u) + z
= (v + w) + (u + z)
ecc.
con XtEK per i= 1, ... , 11. Noi quindi definiamo l'addizione tra
queste n-uple componente per componente, esattamente come ab-
biamo fatto per le n-uple di numeri reali. Quindi se Y = (Yi, .•. , y11)
con y; E K, ailora
Esercizi
1. Sia V uno spazìo vettoriale, facendo uso delle proprietà SV 1, ... , SV 8
dimostrare che se v è un elemento di V e O è il numero reale zero, allora
Ov= o.
2. Siano e un numero diverso da zero e v un elemento di V. Dimo-
strare che se a1 = O allora v = O.
3. Nello spazio vettoriale delle funzioni, qual è la funzione che sod-
disfa. la condizione SV 2?
4. Sia V uno spazio vettoriale e siano 11, w due elementi di V. Se
v + w = O, dimostrareche w = - v.
5. Sia V uno spazio vettoriale e siano v, w due elementi di V tali .:::he
11 + w = 11. Dimostrare.
che w = O.
6. Sia K un sottocorpo del corpo L: dimostrare che L è uno sparlo vet•
toriale su K. In particolare C e R sono S{lazi vettoriali su Q.
7. Sia K l'insieme di tutti i numeri reali che possono essere scritti nella
+
forma a b.../2, con a, b numeri razionali. Dimostrare che K è un corpo.
8. Sia K l'insieme di tutti i numeri che possono essere scritti nella forma
a + bi, con a, b numeri razionali. Dimostrare che K è un corpo.
9. Sia e un numero razionale maggiore di zero, sia y un numero reale
tale che y 1 = c. Dimostrare che l'insieme di t11ttii numeri che poss(laO essere
scritti nella forma 4 + by, con a, b numeri razionali, è un corpo.
9. BASI
Sia V uno spazio vettoriale sul corpo K e siano o1 , ••• , vff eJe.
menti di V. Noi diremo che v1 , •.• , Vn sono linearmente dipendenti
su K se in K esistono n elementi al, ... , 011,non tutti nulli, tali che
a1l11 + ...+ On Vn = O .
Se elementi siffatti non esistono, diciamo che v1 , ••• , r,11 sono
linearmente indipendenti su K. Spesso la specificazione ..su K"
viene omessa.
Esempio I. Sia V= R11 e si considerino i vettori
E;~ (I, O, .••, O)
.
En~ (O, O, .•. , 1).
Allora Ei, .... E" sono linearmente indipendenti. Infatti, siano
§ 9 I SPAZI VETTORIALI 43
a-b= 1,
Esercizi
t. Dimostrare che i seguenti vettori sono linearmente indipendenti, tanto
sul corpo reale R quanto su quello complesso C.
a) (1, 1, 1) e (O, 1, -1), b) (1, O) e (1, 1).
e) (-1, 1, O) e (O, 1, 2). d) (2,-1) e (1,0).
e) (:n, O) e (O, 1). f) (1, 2) e (1, 3).
g) (1,1,0), {l,1,1) e (0,1,-1). h) (0, 1, 1), (O, 2, 1) e (1, S, 3).
2. Esprimere l'assegnato vettore X come combinazione lineare dei vet-
tori A, B e trovare le coordinate di X rispetto ad A, B.
a) X= (1, O), A= (1, 1), B = (O, 1).
b) X= (2, 1), A = (1, --1), B = (1, 1).
e) X=(l, 1), A= (2, 1), B = (-1,0).
d) X=(4, 3),_A =(2, 1),.B=(-1,0).
f
n
(f,g) = f(t)g(t)dt.
--
Dimostrare che 1e funzioni sin nt (n = 1, 2, 3, •..) sono mutuamente perpen-
dicolari, cioè,. il prodotto scalare di due di esse, con diversi n, è nullo.
11. Dimostrare che le funzioni sin t, sin 2t, sin 3t, ... , sinnt sono linear--
mente indipendenti su R, qualunque sia l'intero n>1.
4
50 SPAZI VlITTORIAU I CAP. 2
vettoriale V. Diremo che essi costituiscono un insieme massimale
di elementi linearmente indipendenti di V se, quale che sia I'eleM
mento w di V, gli elementi w, v1 , ... , v,i risultano linearmente
dipendenti.
TEOREMA 4 Sia V uno spazio vettoriale e {v1 , ••• , Vn} sia 11n
insieme massimale di elementi linearmente indipendenti di V. Allora
{v1 , ... ,vn} è una base di V.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che v1 , .•. , Vn genera V,
cioè che ogni elemento di V può essere espresso come combinaM
zione lineare di Vi, •.• , Vn. Sia w un elemento di V. Poiché gli
elementi w, v1 , ... , Vn di V sono per ipotesi linearmente dipendenti,
esistono numeri x 0 , x 1 , ••• , X11 non tutti nulli tali che
Xow -+Xi Vi + ... + Xn Vn = o .
Osserviamo che non può essere x 0 = O perché, se così fosse,
avremmo ottenuto una relazione di dipendenza lineare tra v1 , ... , Vn.
Possiamo perciò esprimere w mediante v1 , ••• , v11, abbiamo cioè:
X1 Xn
W=--V1-•·•--v,..
Xo Xo
v=w 1 + ...+wr
54 SPAZI VETTORIALI I CAl', 2
Supponiamo ora che U, W siano spazi vettoriali qualsiasi sul
corpo K (cioè U, W non sono necessariamente sottospazi di uno
stesso spazio vettoriale). Indicato con U x W l'insieme di tutte
le coppie ordinate (u, w) la cui prima componente è un elemento u
di U e la cui seconda componente è un elemento w di W, defi-
niamo l'addizione per queste coppie componente per componente,
cioè, se (u1 , w1)c Ux W e (u2 , w~)E Ux W, definiamo
(ui, 1)
11,• + (u2 , w2) = (u1 + 112 , 1,,1 + w2) •
Esercizi
I. Sia V= R1 , e sia W il sottospazio generato da (2, 1). Sia U il sott~
spazio generato da (O, 1). Dimostrare che V è somma diretta di W e U.
Se poi U' è il sottospazio generato da (1, 1) dimostrare che V è anche somma
dìretta di W e U'.
2. Sia V= K3 per un certo corpo K. Sia W il sottospazio generato da
(I, O,O), sia U il sottospazio generato dagli elementi (1, 1, O) e (O, I, l). Di-
mostrare che V è somma diretta di W e U.
3. Siano A, B due vettori di R3 e si assuma che nessuno di essi sia nullo.
Se non esiste alcun numero e tale che cA =B, dimostrare che A. B costi-
tuiscono una base di R2 e che R2 stesso è somma diretta dei sottospazi
generati rispettivamente da A e da B.
Capitolo 3
Matrici
A•~(Ì}
Esempio 1. La seguente scrittura rappresenta una matrice 2X 3
1
4
-2)
-5 .
è una matrice n X 1.
Quando scriviamo una matrice nella forma abbreviata (a,i),
con i denotiamo la riga e con j denotiamo la colonna. Nell'esem-
pio I, per esempio, abbiamo a 11 = 1, a23 = - 5.
Un elemento singolo di K, (a), può essere considerato una
matrice 1 x 1.
1), i= I, ... , m e j= 1, ... , n, una matrice; se m = n,
Sia (e11
diciamo che si tratta di una matrice quadrata. Per esempio
-1
e 1
1
sono entrambe matrici quadrate.
Esiste anche una matrice zero: quella in cui, per ogni i e j,
§ 12 I MATRICI S1
000 ...0)
(o... o o ... o... .
o o o o
La denoteremo con O. Osserviamo che finora abbiamo incontrato
il numero zero, il vettore zero e la matrice zero.
Vogliamo ora definire l'addizione tra matrici e la moltipli-
cazione di una matrice per uno scalare.
Definiamo l'addizione tra matrici soltanto quando esse hanno
le stesse ·dimensioni. Siano quindi m e n due interi positivi fissati.
Siano A= (a,1) e B = (b11) due matrici mxn. Definiamo À + B
come la matrice il cui termine sulla i-esima riga e la j-esima colonna
è a,1 + b,1• In altre parole, noi addizioniamo matrici di uguali
dimensioni componente per componente.
Esempio 2. Sia
~) B=G11 -1)
-1
A=G e -1 .
3
Allora
A+B=(!
O-1)
4 3 '
Se A, B sono entrambe matrici 1 Xn, cioè n-uple, osserviamo
che l'addizione tra matrici che ora abbiamo definito coincide con
l'addizione tra n-uple che abbiamo definito in precedenza.
Se O è· la matrice zero, allora per ogni matrice À (avente le
stesse dimensioni, naturalmente) noi abbiamo O+A= A+O=A,
e questo si verifica immediatamente.
Andiamo ora a definire la moltiplicazione di una matrice per
uno scalare. Sia e uno scalare e A= (ai,) una matrice. Definia-
mo c:A come la matrice la cui componente ij è ca,1 • Scriviamo
cA = (ca,,). In altre parole moltiplichiamo ogni componente di A
per c.
(~:f r::
;).
a111 Ozn aan ••. amn
Per considerare un caso particolare, si osservi che
se A = (~ : ~) allora 'A = G D•
Se A.= (2, 1, -4) è un vettore riga, allora
è un vettore colonna.
~ 12 I MATRICI 59
Una matrice A si dice simmetrica quando coincide con la sua
trasposta, cioè quando 'A = A. Una matrice simmetrica è ne-
cessariamente quadrata. Per esempio la matrice
( I -1 2)
-1
2
O
3
3
7
è simmetrica.
Sia A= (a,1) una matrice quadrata. Chiamiamo au_,•••, ann
le sue componenti diagonali. Una matrice quadrata si dice ma-
trice diago11a/ese tutte le sue componenti; con J'eventuale ecce-
zione di quelle diagonali, sono nulle, cioè se ao= O quando i~ j.
Ogni matrice diagonale è una matrice simmetrica. Una matrice
diagonale è scritta nel modo seguente ·
al O •.• 0 )
(O a2 ••• O
... ... .... "
._o o an
Noi definiamo la matrice unità n x n come la matrice quadrata
le cui componenti sono tutte nulle escluse quelle diagonali che,
invece, sono uguali a uno. Questa matrice unità è denotata con I,.,
o semplicemente con I quando non c'è necessità di specificare il
numero n. Quindi
o1 ... o)
... O
. .
O 1
Esercizi
1. Sia
A=(1 o
-1
2
e B= (
.
-1
2
S
2 -1
-2).
Determinare A +B, 3B, -2B, A+2B, 2A +B, A-B, A-2B, B-À.
2. Sia
e B- -(-1 1)•
, O -3
Determinare A +B, 3B, - 2B, A + 2B, A -B, B-A.
60 llfAlRICI I CAP. 3
7. Se A - (a,t) è una matrice quadrata, allora gli elementi a;; sono chia-
mati gli elementi diagonali. In che cosa differiscono gli elementi diagonali
delle matrici A e 1A?
(f";.: r).
o o a,.,.
Qual è la dimensione del!o spazio di tutte le matrici triangolari superiori
di dimensioni n xn?
§ 13 I MATRICI 61
[l]
TEOREMA 1 Sia
au x1 + ...+ aw Xn = O
B=(l)•
Allora possiamo riscrivere il sistema [I] nella forma
Esercizi
I. Sia {2] un sistema di equazioni lineari omogenee io un corpo K e
sia m = n. Si supponga poi che i vettori colonna dei coefficienti siano linear•
mente indipendenti. Si dimostri che il sistema ha come unica soluzione
quella banale.
2. Sia [2) un sistem~ di equazioni lineari omogenee nel corpo K, con
,, incognite. Dimostrare che l'insieme delle sue soluzioni X= (x1 , ... ,x,.) è
uno spazio vettoriale su K.
3. Risolvere i seguenti sistemi di equazioni lineari in R:
a) 2x+3y =5 b) 2x+ 3y+ z = O
4x-y=1. x-2y-z =1
x+4y+z= 2.
4. Risolvere i seguenti sistemi di equazioni lineari in C:
a) ix-2y =1 b) 2x + iy - (1 +i)z =1
x+iy =2, x-2y+iz =0
-ix+ y-(2-i)z = 1,
e) (1 + i)x - y =O d) ix - (2 +i)y = 1
ix+y=3-l. X + (2 - i})• = l + i.
S. Siano A1, ... , À" vettori colonna di dimensione m. Si -supponga che
essi abbiano coefficienti reali e che siano linearmente indipendenti su R.
Dimostrare che i vettori dati sono linearmente indipendenti anche su c.
6. Sia [2] un sistema di equazioni lineari omogenee con coefficienti reali.
Dimostrare che se questo sistema ha una soluzione non banale in C, ne
ba una non banale anche in R.
B
=(bu...bu') ... •
,bn1 .•. hna
AB= (
Al ·B 1 ...
...
À1 ·B')
•
Àm·B 1 ... Am·B$
,
66 MATRICI I CAI'. 3
Di qui appare che la moltiplicazione tra matrici è una generaliz-
zazione del prodotto scalare.
Esempio 1. Sia
1
À=G 3
AB=
.(2 31 5' ( 3
) -I
15)
12 •
I 2 2
\
Esempio 2. Sia
e
1
A(BC)=G 3
Se x è un numero, allora
A(xB) = x(AB) .
f [f ai1b1k]C1;L
t-l f-1
= I [ia11b1tck1].
k-1 J-1
Esercizi
1. Sia I la matrice unità nxn. Sia A una matrice nxr. Che cosa è IA?
Se A è una matrice n X n, che cosa è Al?
2. Sia O la matrice le cui coordinate sono tutt.e nulle. Sia A una matrice
di dimensioni tali che il prodotto AO sia definito. Che cosa è AD?
3. In ognuno dei casi seguenti trovare {AB)C e A(BC).
a)
(-1
A=G~), B= :)-
I ~)· C=G
b) A=G11 -1)
2 ' B-(~~)•C=G)·
3 -1
e) A=G4 1) O -1 ' ·{ 1 -1 ,
1 S
J e-(' D-
-1
1
Trovare AB e BA.
o
1
cosa è XA?
8. Sia X= (O, 1, O) e sia A un'arbitraria matrice 3 X 3. Come si potrebbe
descrivere XA '! E se X = (O, O, l)? Generalizzare considerando matrici n x n
e i loro prodotti con vettori unità.
9. Siano A, B le matrici dell'es-ercizio 3a. Verificare, eseguendo i calcoli,
che '(AB)= 1B'A. Fare lo stesso nei riguardi degli esercizi 3b e 3c. Se A,
B, C sono matrici che possono essere moltiplicate, dimostrare che 1(ABC) =
= 1C1B 1A.
10. Sia M una matrice nxn tale che 1M = M. Assegnati due vettori co-
lonna nell'n-spazio, siano essi A e B, sì definisca (A, B) come il prodotto
1AMB. (Si identifichi una matrice 1 xl co11un numero.) Dimostrare che le
proprietà del prodotto scalare sono valide, con la possibile eccezione della
proprietà di positività. Dare un esempio di una matrice M e di due vettori
A, B tali che 1A MB sia negativo (considerando il caso n = 2).
l 1. Sia A la matrice
o
o
Trovare A' e A\ Generalizzare alle matrici 4 x 4.
o a,.
Se per ogni i, a,-I=O, dimostrare che A è invertibile. Qual è la sua inversa?
16. Sia A una matrice stret1ame11te triangolare superiore nXn, cioè una
matrice quadrata (a 1;) in cui tutte le componenti sulla diagonale e sotto di
essa sono uguali a O. Possiamo esprimere tutto ciò scrivendo a11 = O, se i> j:
o ali a11 tlin
o o au a2.,
A=
0 11-1.11
o o o o
Dimostrare che A"= O. (Se si ritiene conveniente, si può fare la dimostra-
zione soltanto nei casi n = 2, 3, 4. Il caso generale può essere trattato con
il metodo di induzione.)
17. Sia A una matrice triangolare 11Xn le cui componenti sulla diagonale
siano uguali ad uno:
1 au alti
o 1 a••
A=
o o ·1 On-1.n
o o o
Sia N = A-1,.. Dimostrare che N"+1 = O. Si noti che A = I+ N. Dimo-
strare che la matrice A è invertibile e che la sua inversa è data da:
(l+N)-l = I-N+N 2- ••• + (-l)"N".
l 8. Se N è una matrice quadrata tale che Nr+ 1 = O pe.r un certo intero
positivo r, dimostrare che la matrice I - N è invertibile e che la sua in-
versa è I+ N+ ... +Nr.
19. Sia A una matrice triangolare:
~11
A= ( .
o o
72 MATRICI I CAP. 3
è uguale a l+S=6.
Determinare la traccia delle matrici A, B, AB, e BA dell'esercizio 5.
21. a) Siano A, B matrici n x n. Dimostrare che tr(AB) = tr(BA).
b) Se B è invertibile, dimostrare che tr(B- 1AB) = tr(A).
22. Una matrioe quadrata A viene detta nilpotente se esiste un intero
positivo r tale che ..4r= O. Siano A,B matrici nilpotenti aventi le stesse
dimensioni e tali che AB= BA. Dimostrare che le matrici AB e A+ B
sono nilpoteoti.
Faremo uso della notazione del prodotto scalare, perché così sarà
facilitata l'esposizione della dimostrazione del nostro teorema.
TEOREMA Sia
stema di equazioni
( Àm - llml
au
A1)
·X= O,
[6}
X 1 W1 + ...+ Xnll'n =
= (x1a11+ ...+ XnaJ.n)vt +·...+ (x1am1+ ...+ Xnamn)Vn
(per ottenere questa uguaglianza basta sommare in colonna i
coefficienti di v1 , ••• , Vn), Il teorema precedentemente dimostrato
permette di affermare che il sistema di equazioni
Applicazioni lineari
16. APPLICAZIONI
o
f
J(t)dt.
e per ogni cE K,
(cF)(t) = c.:F(t)= (cJi(t), ... , cfn(t)).
(D oD)(f) =P
è la derivata seconda. Analogamente, (D oDo D)(/) = /"' = J<3l
è la derivata terza. In generale, possiamo scrivere D 11J =J<n).
Quindi D 11 è la iterazione di D fatta n volte.
La seguente proposizione esprime un'importante proprietà delle
applicazioni.
Siano U, V, W, S insiemi e siano
F: U➔ V, G: V➔ W, H: W-+S
applicazioni. Allora
H o(G oF) = (H oG) oF,
Esercizi
I. Con riferimento all'esempio 3, scrivere D/ quando/ è la funzione:
a) /(x) = sinx, b) /(x) = e", e) /(x) = log x.
2. Con riferimento all'esempio 4, scrivere J (/) quando / è la funzione:
l
a) /(x) =e", b) /(x)=--. e:) / (x) = cos x.
l+x 3
4. Sia F: R-+ R2 l'applicazione tale che F(t) = (e 1, t). Che cosa sono
F(l), F(O), F(-1)?
5. Sia G: R-+ R2 l'applicazione tale che G(t) = (t, 21). Sia F l'applica-
zione definita netreserc:izio 4. Che cosa sono (F+G)(l), (F+G)(2), (F+G)(O)?
6. Sia F l'applicazione definita nell'esercizio 4. Che cosa sono (2F) (O),
(nF)(l)?
7. Sia A = (1, J, -1, 3). Sia F: R4 -,. R l'applicazione tale che per ogni
vettore X= (x1 ,x 2 ,xa, x.Jabbiamo F(X)=X·A +2. Qual è il valore di F(X)
quando: a) X=(l,l,0,-1), b) X=(2,3,-l,J)?
(Negli esercizi da 8 a 12, si faccia riferimento all'esempio 6. In ciascun
çaso, per provare che l'immagine è uguale a un certo insieme S, si deve pro-
vare che l'immagine è contenuta in S e anche c:he ogni elemento di S è ne •
l'immagine.)
8. Sia F: R•-+ Rs l'applicazione definita ponendo F(x,y) = (2x, 3y). De-
+
scrivere l'immagine dei punti appartenenti alla circonferero:a.x 1 y 2 = J.
9. Sia F: R2 -+R~ l'applicazione definita ponendo F(x,y) = (xy,y). De-
scrivere l'immagine attraverso F della retta x = 1.
IO. Sia F l'applicazione definita ponendo F(x,y)=(e"'cosy, e•siny).
Descrivere l'immagine attraverso F della retta x = 1. Descrivere, più in ge-
nerale, l'immagine attraverso F di una retta x = e, dove e è una costante.
6
82 APPUCAZlONJ LINl!Alll f CAP. 4
li. Sia F l'applicazione definita ponendo F(t, u) = (cos I, sin t, 11). De-
scrivere geometricamente l'immagine del piano (I, u) attraverso F.
F: R3 - R2
per proiezione, cioè F(x, y, z) = (x, y). Lasciamo al lettore la ve-
rifica delle condizioni AL 1 e AL 2. ' · ·
Più in generale, se r, n sono interi positivi, r< n, possiamo
definire un'applicazione di proiezione
F: Kn-Kr
ponendo
F(x1, .•., Xn) = {x1, •.•, Xr) •
Una facile verifica prova che questa applicazione è lineare.
Esempio 3. Sia A= (l, 2,-1). Siano V= R3 e V'= R. Possia-
mo definire un'applicazione L=L.1.: R3 -R ponendo X.-+X·A.
cioè
L(X)=X·A
per ogni vettore X del 3-spazio. Il fatto che L sia un'applicazione
lineare riassume due note proprietà del prodotto scalare; preci~
samente, comunque si prendano i vettori X, Y in R3, abbiamo
(X+Y)·A=X·A+ Y·A,
(cX)·A = c(X·A).
Più in generale, sia K. un corpo e A sia un vettore fissato in K".
=
Allora ponendo L.i(X) X· A per ogni X E K", otteniamo un'ap
plicazione lineare (cioè, un'applicazione K-lineare)
84 APPUCAZIONI LINl!.\Rl ( CAP, 4
Esercizi
1. Dire quaii, tra le seguenti applicazioni F. sono lineari:
a) F: R8 -+ R~ definita ponendo F(x. J', z) = (x, z).
b) F: R1 --+ R4 definita ponendo F(X) = -X.
e) F: R3 --+ R3 definita ponendo F(X) =X+ (O, -1, O).
d) F: R2 --+ R~ definita ponendo F(x, _y)= (2x + _y,_v).
e) F: R2 -+ Ri definita ponendo F(x, y) = (2x • .Y -x).
f} F: RL+ R2 definìta ponendo F(x, y) = (.y, x).
g) F: Rl->- R definita ponendo F(x,y) = xy.
2. Sia T: y__,.W un'applicazione lineare tra due spazi vettoriali. Dimo-
strare che T(O) = O.
3. Sia T come nell'esercizio 2. Siano 11, v elementi dì V e sia Tu = ,v.
+
Se Tv = O, dimostrare che T(u 11)è uguale a w.
4. Determinare tutti gli elementi z di V tali che Tz = w.
s. Sia T: y__,.
W un'applicazione lineare. Sia II un elemento di V. Dimo•
strare che T(-v) = -T(v).
6. Sia V uno spazio vettoriale su R e siano/: V->-R, g: y__,.R due ap-
plicazioni lineari. Sia F: V-+ R2 J'applicuìone definita da
F(v) = (f(L,), g(v)).
Dimostrare che F è lineare. Generalizzare.
7. Siano V, W due spazi vettoriali su K e sia F: V-+ Wun'applicazione
lineare. Sia U i1 sottoinsieme di V costituito da tutti gli elementi v tali che
F(v) = O. Dimostrare che U è un sottospazio di V.
8. Quali tra le applicazioni definite negli esercizi 4, 7, 8, 9 del paragrafo 16
sono lineari?
9. Sia F: R3 - R' un'applicazione lineare. Sia P un punto di R3 e A sia
un elemento non nullo di R8 • Descrivere l'immagine della retta P tA +
attraverso F. (Distinguere i due casi. F(A) = O e F(A),;,!, O.]
Sia V uno spazio vettoriale su R e siano Vi.,v2 elementi di V linearmente
indipc;ndenti. L'insieme degli elementi di V che possono essere :;critti nella
forma t 1 v1 +r 9v1 con numeri l1tlz tali che O<t1<l e O<ta<I è chiamato
il parallelogrammagenerato da Vi, v8 •
10. Siano V e W spazi vettoriali su R, sia F: v-
W un'applicazione
lineare. Siano 111 , 112 elementi di Y linearmente indipendenti e si assuma che
anche F(v 1), F(v2 ) siano elementi linearmente indipendenti. Dimostrare che
l'immagine attrave[so F del parallelogramma generato da v1 e v2 è il paral-
lelogramma generato da F(v1), F(v 1).
11. Sia F un'applicazione lineare di Rt in sé stesso tale che
e
Sia S il quadrato i cui vertici sono nei punti (O,O), (I, O), Ù, I), (0, 1). Dimo-
strare che l'immagine di questo quadrato attraverso F è un parallelogramma.
12. Siano .4.,B due vettori non nulli nel piano. Essi siano tali che non
esiste nessuna costante non nulla e tale che B = cA. Sia T un'applicazione
lineare del piano in sé stesso tale che T(E 1) = A e T(E 2) = B. Descrivere
l'immagine attraverso T del rettangolo i cui vertici sono nei punti (0, 1),
(3, O), (O, O), (3, 1).
13. Siano A, B due vettori non nulli del piano tali che non esiste alcuna
costante non nulla e tale che B = cA. Descrivere geometricamente l'insieme
+
dei punti t.4. uB per valori di t e u tali che O< t < 5 e O< u < 2.
V .& ' 1 ArrLJt;A~IUNl LINEARI 89
23. Sia V uno spazio vettoriale sul corpo K e sia F: V-+ K un'applica-
zione lineare. Sia W il sottoinsieme di V costituito da tutti gli elementi v
tali che F(ll) = O. Si assuma che W sia distinto da V e sia v8 un elemento
90 APPLICAZIONI LINEARI I CAJ'. 4
di V che non appartiene a W. Dimostrare che ogni elemento di V può es-
sere scritto come somma w + cv0 , per un opporluno w in W e un oppor-
ttmo scalare c.
24. Con riferimento all'esercizio 23, dimostrare che W è un sottospaz.io
una base di W. Dimostrare che {11
di V. Sia {r.=1o••·,v,.} 6,vi,, .•,11~}è una
base di V.
Esercizi
1. Siano A, B due vettori di R2 che ne costituiscono una base. Sia
F: Ri .... R" un'applicazione lineare. Dimostrare che o gli elementi F(A), F(B)
sono linearmeul1: indipendenti, o l'immagine di F ha dimensione 1, o l'im-
magine di F è {O}.
92 APPLICAZIONI LINEARI I CAP. 4
può essere interpretato nel contesto della situazione astratta descritta nel•
l'esercizio 5.
9. Siano V, D come nell'esercizio 6. Sia L = D - /, dove I è l'appli-
cazione identica dello spazio V. Qual è il nucleo di L?
Ma, L(1'1), ... ,L(lls) non sono altro che w1 , ... , Wa. elementi che
94 APl'LICAZION! LINEARI { CAP. 4
(x, y)H-X
Esercizi
1. Siano V, W spazi vettoriali sul corpo K e si supponga dim V= dim W.
Sia F: V-+ W un'applicazione lineare. Dimostrare che se F è surgettiva,
F è un isomorfismo.
1
98 APPI.ICAZIONI LINEARI J CAP. 4
2. Sia V uno spazio vettoriale su R. Sin v E V un elemento non nullo
di V. Dimostrare che l'applic:az.ione
(u, w)i-+ 1, - w
è lineare. Dimostrare che l'immagine di questa 11pplic..'l,:inne lineare è U + W.
Dimostrare poi che il suo nucleo è isomorfo al sottospazio U r. W.
13. Con riferimento alle notazioni introdotte nell'esi;rcìzio precedente,
dimostrare che se U, W hanno dimensione finita, allora sì ha
dim u+ dim W= dim(U() W)+ dim(U+ J,f,').
(G+H)oF= GoF+HoF.
Consideriamo ora il caso U = V= W. Siano
F: U➔ U e G: U➔ U
Esercizi
I. Sia Y uno spazio vettoriale. Sia P; v--,.V un'applicazione lineare tale
che PoP=P. Siano U l'immagine di P e W il nucleo di P. Dimostrare
che V è la somma diretta di U e W. [Per dimostrare che V è una somma,
si suggerisce di scrivere un elemento v di V nella forma li-Pv+Pv.J
2. Sia V uno spazio vettoriale e siano Pi, P 2 applicazioni lineari di V
in sé stesso. Si supponga che le seguenti condizioni siano soddisfatte:
a) P 1+P~ = I (applicazione identica).
b) P 1 oP 1 = O e P2 ol\ = O.
e) P 1 oP 1 =P 1 e P 1 oP 2 =P 1 •
Dimostrare che V è somma diretta delle immagini di P 1 e P 8 •
3. Con riferimento alle notazioni introdotte nell'esercizio 2, dimostrare
che l'immagine di P1 è uguale al nucleo di P 1 •
[Si suggerisce di dimostrare le due proposizioni seguenti:
L'immagine di P 1 è contenuta nel nucleo di P,.
11 nucleo di P 1 è contenuto nell'immagine di P1 .J
4. Siano F: V->-W e G: W....,.U isomorfismi tra spazi vettoriali su K.
Dimostrare che Go F è invertibile e che
(GoF)-l =F- 1 oG- 1 ,
e
(A+ lJ)(A -B) =A~-B 2 •
Quindi
u+ v = (x1 + y1)v1 + ...+ (x,1+ Yn)vn.
Abbiamo allora:
LA(u + v) = (A1 ·(X + Y))w1 + ...+ (Am·(X + Y))IVm.
In altre parole, la i-esima coordinata di L.iu+ v) è AdX-i- Y).
Ma sappiamo che Ai'(X + Y) = Ài ·X+ ..fr Y, perciò
L.A(u+ v) = (A1 ·X)w 1 + ...+ (An,·X)w,,, +
+ (A1· Y)w1 + ...+ (A,11·Y)wm
= L..t(u)+ L..t(v) .
Sia e uno scalare, allora
L.A(cu)= (A1 ·cX)w 1 + ...+ (Am·cX}wm
= c(A1 · X)w 1 + ...+ c(Am· X}W111
= cLA(u).
E questo prova il nostro teorema.
Se L~(X)= Y, allora
. . .
Ym= Om1X1 -f- ..• + Gm11X11•
Questo significa che rispetto aUa base standard di Kn, e consi-
derando X come un vettore colonna, abbiamo
Y=AX,
l'applicazione lineare essendo ora definita dalla moltiplicazione
tra matrici.
Siano A e B matrici mxn. È naturale chiedersi quando esse
danno luogo alla stessa applica1Jone lineare, cioè quando
L,,_=LB. Il teorema seguente risponde.a questa domanda.
e a12
G1n
a21
azz
a2n
~")
amz
am,.
§ 22 I AP.PLICAZIONI LINl!.'ll.l E MATRICI 107
... a1;i)
. .
Clr.Jr&
/
-1
3
1
1)
\ 17 -1
uguaJe alla trasposta della matrice
-1
1
Consideriamo di nuovo il caso generale.
Sia v = x 1 v1 + ...
+ x,~vn un elemento di V. Per ]a linearità
dell'applicazione F, abbiamo
F(t:} = x 1 F(v1) + ...+ XnF(vri).
Tenendo conto dell'espressione di F(vJ, •.• , F(vn) mediante
w1 , .•• , Wm scritta sopra, abbiamo che
F(u) = x 1(a11 w1 + ... + Gm1 Wm)+ ...+ x,i(a1,.WJ.+ ...+ Clmnw,,,),
e, raccogliendo i coefficienti dei termini w1, •.. , Wm, possiamo ri-
scrivere questa espressione nella forma
(anX1 + ...+ G1riX1)W1 + ...+ (tlmlX1 + ...+ OmnXri)Wm.
E questo è precisamente uguale a LA.(v). Quindi F= LA..
1011 APPLICAZIONI LINl!ARI E MATRICI I CAP • .5
o o 1
le cui componenti sono uguali a 1 sulla diagonale e uguali a O
altrove.
Sia a= {v1 , .•. , vn} una base dello spazio vettoriale V, e sia
di'= {w1 , ... , wm}una base dello spazio vettoriale W:. Denoteremo
§ 22 I APPLICAZIONI UNEARI I! MATRICI 109
con
Figura 22.1
(
coso sin 0)
-sin O coso .
.
Wn = a1uVi
. .
+ ...+ annVn •
AUora per ogni i= I, ... , n vediamo che w,= id( w,). Per defi-
nizione quindi,
/3'
Mfl# (id)=~.
D'altra parte, esiste un'unica applicazione lineare F: V➔ V tale
che
F(vJ = w1 , ••. , F(vn) ~- Wn.
Di nuovo, per definizione, abbiamo:
M:(F) = 'A .
Il teorema seguente è l'analogo del teorema 3 del paragrafo 21:
Esercizi
(Tutti i vetlori dell'n-spazio devono essere consirlerati come vettori oo--
lonna. Per comodità tipografica continueremo a scriverli come righe, omet-
tendo il simbolo t della trasposizione.)
J. Si considerino gli spazi R", R"' con le usuali basi. Detenninare la ma-
trice associata alle applicazioni lineari seguenti.
a) F: R4 ->- R1 definita da F(xi, X:i, x 3 , x.) = (xi, x 2) (cioè la proiezione).
b) La proiezione da R' in R3 •
ll2 .t\.PPUCAZIONI LlNEARI E MATRICI I CAP. 5
F:V ➔ W e G:W➔ U
Osservazio11e.
In mo1ti casi si considerano applicazioni lineari
di uno spazio vettoriale V in sé stesso. Se in V è stata già fissata
una base fJI e se F: V - V è un'applicazione lineare, allora la
matrice
8
114 Al'PLICAZIO!'<"I LINEARI -1! M,\TRICJ I CAl'. 5
COROLLARIO Sia V uno spazio tJettoriale e siano !JI, !14'sue basi,
allord
M:.(id)M:'(id) =l= M:'(id)M:,(id).
Esercizi
I. Per ogni numero reale O sia F6 : R~➔ R~ l'applicazione lineare rap,
presentata dalla matrice
(cosO -sia O).
\sin O cos8
116 APPLICAZIONI LINEARI I! MATRICI 1 CA!', 5
Dimostrare che, se 8 e 8' sono numeri reali, F9 F9, = Fa+o•. (Nella dimo-
strazione adoperare la formula di addizione per il seno e il coseno.) Dimo-
strare anche che F 01 =F_ 0 •
2. Sia Fa come nell'esercizio 1. Dimostrare che per ogni veltore X in R:,
~Fo(X)!l= l!XI[.
3. Determinare in ognuno dei seguenti casi la matrice M/:,(ùl). In ognuno
dei casi lo spazio vettoriale è sempre R3 ,
a) fil ={(1, 1, O), (-1, 1, 1), (O, I, 2)},
li''={(2, 1, 1), (0,0, 1), (-1, 1, I)}.
b) ffl ={(3, 2, 1), (0,-2,5), (t, 1,2)},
fil'={(!, 1, 0), {-1, 2, 4), (2, -1, l)}.
Capitolo 6
Determinanti
b+ b')= Det (a
d-1- d'
b),Det (a
e d e b')
d' •
T
tb) (a
td = tDet .e
allora Det(A) = 1.
Il determinante ha inoltre le seguenti proprietà.
Se si addiziona a una colonna un multiplo di un'altra colo11na,
il valore del determinante non cambia.
In altre parole, se t è un numero, il determinante della matr.ice
(a+ tb
e+ td
db)
Det(:;)=-Det(!
:).
Il determinante della matrice A è uguale al determi11ante della
sua trasposta, cioè, D(A) = D(t A).
Esplicitamente questo significa:
§ 24 i DE'fERMINANTI 1'19
D(A)=
Gnt ann
4) Sia j un intero positivo e minore di n. Se le colonne j-esima e
(j + 1)-esima sono scambiate, allora il determinante cambia di segno.
Dimostrazione. Nella matrice A, sostituiamo allecolonne j-esima
e (j +1)-esima il vettore colonna Ai+ AJ+1• Otteniamo una ma-
trice con due colonne contigue uguali e per la proprietà 2, abbiamo
Esercizio
1. Siano e un elemento di K e A una matrice nxn. Dimostrare che
D(cA) = c"D(A).
au bi ai-n
a~1 b:z 02n
b,, a,in
Xj = -·an1
an Gtj a111
021 a21 a211
3x + 2y + 4z = 1,
2x- y+ z=O,
x+2y+ 3z= l.
Abbiamo:
o
l
-1
2 41
l !
3
2
1
o
4
1
3
2 -1
2 l
o
X=
1 2 3!
,, 41' )'=
1 1 3
, Z=
1 2 I
"
.) "- 3 2 4 3 2 4
2 -1 I, 2 -1 I 2 -1 I
1 2 3j I 2 3 1 2 3
a-G)
passa dal primo posto quando ricaviamo x, al secondo quando
ricaviamo y, al terzo quando ricaviamo z. Nelle tre espressioniil
denominatore è sempre lo stesso, cioè è il determinante della
matrice dei coefficienti delle equazioni.
DE'Jl!RMINANTI I c;.p. 6
D(A1, ... , A 11) = D(A1, ... , JiÀ 1 + ...+ y 11 An, ... , An),
YiD(A1, ... , A1, ... , A 11) + ...-1-YnD(A\ ... , An, ... , A 11).
COROLLARIO Siano A1, ... , A" vettori colonna di K" tali che
D(A 1, ..• , A71):;60. Sia B un vettore colonna di K•, allora esisto110
in K n elementi x1 , ... , x,. tali che
Esercizio
a) 3x + J' - x = O, b) 2x-y+z=l,
x+y+z=O, x+3y-2z =0,
y-z= l. 4x-3y+z=2.
(~l ~-)
'L r
j
ann
. .
Esempio 1. Sia
À=(~
l
I
-3 2 ~-
A11ora
Au=G:). A22 = e
-3 2 ~). À31=C
I
~)-
Daremo ora un'espressione del determinante di una matrice
nxn adoperando determinanti di matrici (n-l)X(n-1).
Sia A una matrice n x n, A = (a,,). Sia i un intero compreso
tra 1 e n. Definiamo
+
+
+
-...
ì
+ .. .
- .. .
I
Questasommaè chiamata lo sviluppodel determinante secondola
riga i-esima. Dimostreremo che questa fuut.iune D ha le pro•
prietà 1, 2, 3.
§ 27 I DETERMINANTI 127
al variare di j da 1 a n.
1) Consideriamo D come funzione della k-esima colonna e
consideriamo un aduendo qualsiasi
(-l)i+ia,1 Det(Au).
Le due matrici ÀfJ; e Àf,.t+1 sono uguali per l'ipotesi della coinci-
denza delle colonne le-esima e (k + 1)-esiina nella matrice A.
Per la stessa ragione, aa: = at,.t+i, Quindi questi due addendi si
elidono perché sono opposti. Così anche la proprietà 2 è dimo-
strata.
3) Sia A la matrice unità. Allora· a,1 è nullo eccetto il caso in
cui i e j coincidono: allora au = 1. Ogni A,1 è la matrice unità
(11- I)x(n-1). L'unico termine della somma che definisce D(A)
e che dà contributo non nullo è
I I- I l l I.
au az.2 Claa a21 a12 a1a + a31 012 a1a
aa2 a33 Claz Claa a22 a23
Dopo quanto abbiamo detto, possiamo ora calcolare i deter-
minanti abbastanza rapidamenle. Nel far questo dobbiamo tener
§ 27 I DETEltMINANTI 129
Esercizi
I. Calcolare il valore dei seguenti determinanti.
2 1 2 3 -1 5 2 4 3
a) o 3 -I b) -1 2 .l e) -1 3 o
4 1 -2 4 3 o 2 1
1 2 -I. -1 5 3
<I) o 1 e) 4 o o
o 2 7 2 7 8
'
]30 DETERMlNAN"fl I CAI'. 6
2. Calcolare il valore dei seguenti determinanti.
1 1 -2 4 -1 1 2 o
o I 1 3 o 3 2 1
a) b)
2 -1 1 o o 4 1 2
3 1 2 s 3 s 7
3 J 1 4 -9 2
e) 2 s 5 d) 4 -9 2
8 7 7 3 1 o
3. Il lettore costruisca da se delle matrici e ne calcoli il determinante
finché non si accorge di poterlo fare rapidamente.
4, a) Scrivere lo sviluppo di un determinante 3 x3 secondo la seconda
riga analogamente a quanto fatto nell'esempio 3.
b) Scrivere la formula generale per lo sviluppo del determinante di una
matrice nxn secondo la i-esima riga.
5. a) Siano xi, x 2 , x3 numeri: dimostrare che
1 X x2
l l
1 Xa x:= {Xz-X1)(.,·a-X1)(xa-X2) •
1 x. x•
~
XI X~-L
Xn-L
1 :(:)
2
= rr (x;-x,)
kJ
xn ..
-xn-1
il simbolo nel secondo membro significa che sì tratta del prodotto di tutti
i termini x; - x, con i< j, i e j interi compresi tra J e n. Questo deter-
minante è detto di Vandermondeed è indicato con V.,. Per conseguire facil-
mente la dimostrazione per induzione, moltiplicare ogni colonna per x 1 e
sottrarla dalla successiva, partendo dalla penultima. Si troverà che
V,.= (xn-X 1} ... (x 1-x 1)V,._1 .
6. Sia A una matrice triangolare n x n, per esempio una matrice le eui
componenti al disotto della diagonale sono nulle
I
a(t)
c(I)
b(t)
d(t)
I '
definito come abbiamo fatto con i numeri. Scrivere per esteso il determinante
I sint
-cost
costi
sin t •
1+1
1 t 21
t-11·
+ 5
9. Siano f(t),g(t) due funzioni aventi defivate di ogni ordine. Sia !p(t)
la funzione ottenuta sviluppando il determinante seguente
l I
f'(I) =
f(,)
/'(I)
g(t)
g'(t) •
Dimostrare che
. I,e,) I
9' (t) = /"(t)
g(t)
g1'(t)
11. Siano «1> ••• , «,, numeri distinti e non nulli. Dimostrare cbe le funzioni
per ogni polinomio P e ogni intero k non negativo. Si ottiene cosi un si-
stema di equazioni lineari
Pt 1(f)e"• 1 + ,..+ P,.,.(t)e"•' = O
con k =O, .•. , n - I. Quindi il determinante Det(P1:,) deve essere nullo.
Servirsi· poi della parte a) per. dedurre una contraddizione. Riconoscere
che il determinante dei primi coefficienti dei polinomi è di tipa speciale.)
§ 28 I DETERMINAN'O 133
28. PERMUTAZIONI
{cr(l),... , cr(n)}
ha n elementi distinti e quindi contiene gli stessi interi 1, ... , n,
in ordine diverso. Quindi, per ogni intero jEJ"' esiste ed è
unico l'intero k tale che a(k) = j. Possiamo definire la permuta-
zione im,ersa, denotata con a- 1 , come l'applicazione
(J 1: Jn-+ J,,
che associa a k l'unico intero jEJn tale che <1(j)= k. Se tr, T
sono permutazioni dell'insieme J 11, possiamo considerare l'appli-
cazione composta
(1 oT. •
(a-r)(i) = a(-r(i)) .
Per definizione, per ogni permutazione a, abbiamo
ar:r1 = id e u 1a = id,
ove id denota la permutazione identica, cioè quella per cui id(i) = i
per ogni i= I, ... , n.
Se cr1 , ... , <lr sono permutazioni dell'insieme Jn,, allora l'in•
134 DETERMINANTI I CAP. o
versa dell'applicazione composta
è la permutazione
w(n) = T(k) = n.
Ila= IT [xam-Xa((}].
(t,1)el'
lla = II
(f,i)eP•
[x 0 c1)-Xv<i)}(- l)m II
(k,l)E;.P-
[X<1{1t)- Xa(I)],
segue
Dimostrazione.Avendosi
Esercizi
1. Una permutazione a degli interi 1, •••, n è talvolta indicata coo
[ 1... 1 n
a(l) ... a(n)
• Per esempio,
2 1
. [12 !]
denota la permutazione a tale che
a(l) = 2, a(2) = 1, o(3) = 3.
Questa permutazione è, in effetti, una trasposizione. Determinare il segno
di ognuna delle seguenti permutazioni ed esprimerle come prodotto di tra•
sposizioni.
a) G.~l 2
3
b'[1 2
, 3
~l e) [~
2
2 !l
d) g :} 2
3
3
1 e) G2 1
3
4 :]- f) [~
2
2
3
4 ;}
2. Tn ognuno dei casi riportati nell'esercizio 1, scrivere la permutazione.
inversa.
3. Dimostrare che il numero delle permutazioni dispari dell'insieme
{l, ..., n}, per n maggiore di uno,
è uguale al numero delle permutazioni pari.
29. UNICITÀ
Osserviamo che abbiamo fatto uso del fatto che quando t coin-
cide con -1, nella proprietà 1, accade che
. . + On1E•,
A 1 =a 11E 1 -1-.••
.
À 11= OinE 1 + ...+ OnnEn,
D(A1. ... ,A•)= D(au.E1 + ...+ a,nEn, ... , a1nE 1 + ...+ annE11).
dove cr(l), ... , a(n) sono n interi distinti scelti tra 1 e n. Quindi
a è un'applicazione dell'insieme di interi {I, ... , n} in sé stesso.
Adoperando di nuovo la proprietà 1, ognuno dei termini ripor-
tati sopra può essere cosi riscritto