Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
F (x, y) = 0
1
L’equazione a derivate parziali
∂2y 2
2∂ y
= c
∂t2 ∂x2
è l’equazione delle onde unidimensionale.
La seconda legge della dinamica
F = ma
è un’equazione differenziale vettoriale. Se P (t) = (x(t), y(t), z(t)) indica la
posizione al tempo t di un punto materiale di massa m, soggetto a una forza
F(t, P (t), v(t)) si ha
mP 00 (t) = F(t, P (t), v(t)),
ovvero, per componenti,
mx00 (t) = F1 (t, x(t), y(t), z(t), x0 (t), y 0 (t), z 0 (t))
my 00 (t) = F2 (t, x(t), y(t), z(t), x0 (t), y 0 (t), z 0 (t))
mz 00 (t) = F3 (t, x(t), y(t), z(t), x0 (t), y 0 (t), z 0 (t))
2
Definizione 1.7. Si dice soluzione di (1.2) una funzione y = y(t) definita su
un intervallo I, ivi derivabile n volte, e tale che
dove t0 ∈ I. Il problema
F (t, y(t), ..., y (n) (t)) = 0,
y(t0 ) = y0 ,
y 0 (t0 ) = y1 , (1.5)
···
(n−1)
y (t0 ) = yn−1
Definizione 1.8. Si dice soluzione del problema di Cauchy (1.5) una soluzione
di (1.2) definita in un intervallo I avente t0 come punto interno e verifi-
cante le condizioni iniziali (1.4).
3
Definizione 1.9. Si dice soluzione di (1.6) una m-upla di funzioni
(y1 (t), y2 (t), ..., ym (t)) definite su un intervallo I, tali che ciascuna yk è deriv-
abile nk volte su I, e tali che
(nm )
(t, y1 (t), ..., ym (t)) ∈ A, ∀t ∈ I,
(n1 ) (n2 ) (nm )
Fk (t, y1 , ..., y1 ; y2 , ..., y2 ; ...; ym , ..., ym ) = 0, ∀t ∈ I, ∀k = 1, ..., m.
Il problema di Cauchy associato al sistema di equazioni differenziali (1.6) si
ottiene assegnando il valore ad un tempo t0 ∈ I di ogni funzione yk e delle
sue derivate fino all’ordine nk − 1.
Se y(t) è una soluzione di (1.2), allora la n-upla (y0 (t), y1 (t), ..., yn−1 (t)) defi-
nite tramite (1.7) è soluzione del sistema di n equazioni differenziali del primo
ordine 0
F (t, y0 (t), ..., yn−1 (t), yn−1 (t)) = 0,
0
y0 = y1 ,
y10 = y2 , (1.8)
···
0
yn−2 = yn−1
Viceversa, se (y0 (t), y1 (t), ..., yn−1 (y)) è una n-upla di funzioni che è soluzione
del sistema (1.8), allora y0 (t) è derivabile n volte ed è soluzione dell’equazione
differenziale (1.2).
Tenendo conto delle posizioni (1.7), le condizioni iniziali (1.4), diventano
y0 (t0 ) = y0 ,
··· (1.9)
yn−1 (t0 ) = yn−1 ,
4
Svilupperemo pertanto la teoria per i problemi di Cauchy per sistemi di
equazioni differenziali del primo ordine in forma normale.
Consideriamo il generico sistema del primo ordine in forma normale
0
y1 = f1 (t, y1 , ..., yn ),
y20 = f2 (t, y1 , ..., yn ),
··· (1.10)
0
y = fn (t, y1 , ..., yn ),
n
yk (t0 ) = y0k , k = 1, ..., n
dove f : A ⊂ Rn+1 → Rn .
Osservazione 1.12.
1) Il teorema afferma l’esistenza di una soluzione “in piccolo” o locale.
2) L’ipotesi di continuità di f non può essere rimossa, come illustra il seguente
esempio. Si consideri il problema di Cauchy
0
y (t) = H(t),
(1.12)
y(0) = y0 ,
Se, per assurdo, (1.12) avesse una soluzione, essa dovrebbe essere definita in
un intorno dell’origine e dunque verificare in tale intorno
0 1, se t ≥ 0,
y (t) =
0, se t < 0,
5
da cui
t + c1 , se t ≥ 0,
y(t) =
c2 , se t < 0.
Dalla continuità nell’origine seguirebbe c1 = c2 = y0 . La soluzione sarebbe
quindi non derivabile nell’origine, contraddicendo la definizione di soluzione.
3) La sola continuità di f non garantisce l’unicità, come illustra il seguente
esempio (pennello di Peano).
Si consideri il problema di Cauchy
0 2
y = 3y 3 ,
(1.13)
y(0) = 0,
2
Si ha che f (t, y) = 3y 3 è continua in A = R2 . La funzione identicamente
nulla y ≡ 0 è soluzione, ma sono soluzioni anche y(t) = t3 e, per ogni t∗ > 0,
(t − t∗ )3 , per t ≥ t∗ ,
yt∗ (t) =
0, per t ≤ t∗ .
6
Definizione 1.15. Sia X un insieme non vuoto e f : X → X un’applicazione
(trasformazione di X in sè). Un elemento x ∈ X si dice punto fisso o punto
unito di f se f (x) = x.
d(xn+1 , xn ) ≤ Ln d(x1 , x0 ).
Ln
d(x1 , x0 ) → 0, per n → ∞. (1.16)
1−L
Quindi per ogni > 0 esiste n tale che
7
Osservazione 1.17. Si noti che, passando al limite per m → ∞ in (1.16), si
ha la seguente maggiorazione dell’errore
Ln
d(xn , x) ≤ d(x1 , x0 ). (1.17)
1−L
Consideriamo lo spazio vettoriale C([a, b], Rn ) delle funzioni continue de-
finite nell’intervallo [a, b] a valori in Rn . Il teorema di Weierstrass, applicato
alla funzione kf (x) − g(x)k continua sul compatto [a, b], permette di definire
in tale spazio la seguente distanza
Segue che per ogni x ∈ [a, b], la successione a valori in Rn fn (x) è di Cauchy e
dunque, per la completezza di Rn , converge a un vettore di Rn , che indichiamo
con f (x). Rimane pertanto definita una funzione f : [a, b] → Rn tale che
limn→∞ fn (x) = f (x), per ogni x ∈ [a, b]. Facendo tendere m all’infinito in
(1.19), si ha che per ogni > 0 esiste n tale che
d∞ (fn , f ) ≤ , ∀n ≥ n . (1.21)
8
Da (1.21) per n = n e da (1.22) si ha che per ogni x ∈ [a, b] tale che
|x − x0 | < δ,
kf (x)−f (x0 )k ≤ kf (x)−fn (x)k+kfn (x)−fn (x0 )k+kfn (x0 )−f (x0 )k ≤ 3,
(1.23)
cioè f è continua in x0 .
Osservazione Sia F un sottinsieme chiuso di Rn e consideriamo l’insieme
X = C([a, b], F ) delle funzioni continue su [a, b] a valori in F . Da quanto
visto, segue facilmente che X, dotato della distanza d∞ , è uno spazio metrico
completo.
9
Omettiamo la dimostrazione della Proposizione 1.22.
∂fi
Osservazione 1.23. Se f è dotata di tutte le derivate parziali ∂y j
, per i, j =
1, ..., n, continue in A, allora la condizione ii) è verificata. Sia infatti (t0 , y0 ) ∈
A e sia U un intorno compatto e convesso di (t0 ,y0 ), contenuto in A (ad
∂fi ∂fi
esempio una palla chiusa). Indichiamo con ∇y fi = ∂y1 , ..., ∂yn il gradiente
di fi rispetto alle sole y1 , ..., yn . Applicando il teorema del valor medio a
fi (t, ·), a t fissato, come funzione delle sole variabili y, si ha che per ogni
(t, y), (t, ỹ) ∈ U , esiste un vettore ξ ∈ Rn , appartenente al segmento che
unisce y a ỹ, tale che
da cui
ovvero il vettore le cui componenti sono gli integrali delle funzioni compo-
nenti.
10
n
X n
X Z b n
Z bX
2
kγk = γi2 = γi gi (t)dt = γi gi (t)dt ≤
i=1 i=1 a a i=1
Z b Z b
≤ kγkkg(t)kdt = kγk kg(t)kdt.
a a
Se kγk > 0, basta dividere per kγk i due membri di questa disuguaglianza
per avere la (1.27), se kγk = 0 la tesi è banale.
Rt R
t Rt
dove t0
f (s, y(s))ds = t0
f1 (s, y(s))ds, ..., f
t0 n
(s, y(s))ds .
Dimostrazione.
⇒
La funzione t 7→ f (t, y(t)) è continua in I e quindi ivi integrabile. Inte-
grando i due membri dell’equazione differenziale y 0 (s) = f (s, y(s)) tra t0 e t,
per ogni t ∈ I, si ha
Z t
y(t) − y(t0 ) = f (s, y(s))ds, ∀t ∈ I,
t0
11
Sia f : A ⊂ Rn+1 → Rn continua in A, con A aperto, e sia (t0 , y0 ) ∈ A.
Essendo A aperto, esistono a > 0, b > 0 tali che il cilindro
12
dove Z t
(T y)(t) = y0 + f (s, y(s))ds, ∀t ∈ I0 .
t0
E’ una definizione ben posta. Infatti dal fatto che y ∈ X segue che (s, y(s)) ∈
Γ ⊂ A per ogni s ∈ I0 e quindi si può definire f (s, y(s)). Inoltre T y è
continua, anzi è di classe C 1 in I0 . Infine, dal Lemma 1.25,
Z t
Z t
k(T y)(t) − y0 k =
f (s, y(s))ds
≤ kf (s, y(s))kds ≤
t0 t0
≤ M |t − t0 | ≤ M r0 ≤ b.
13
Vediamo ora che T : (X, d˜∞ ) → (X, d˜∞ ) è una contrazione. Date y, w ∈
X, si ha
Z t
p(t)k(T y)(t) − (T w)(t)k = p(t)
f (s, y(s)) − f (s, w(s))ds
≤
t0
Z t Z t
1
≤ p(t) kf (s, y(s)) − f (s, w(s))kds ≤ Lp(t) p(s)ky(s) − w(s)k
ds ≤
t0 t0 p(s)
Z t
L
≤ Lp(t)d˜∞ (y, w) eρ|s−t0 | ds ≤ 1 − e−ρ|t−t0 | d˜∞ (y, w),
t0 ρ
da cui
L
d˜∞ (T y, T w) ≤ d˜∞ (y, w).
ρ
Quindi T è una contrazione ed esiste perciò un’unica y ∈ X tale che T y = y,
ovvero un’unica soluzione del problema di Cauchy (1.11) definita in I0 e a
valori in Bb (y0 ). Rimane da verificare che non esiste un’altra soluzione di
(1.11) definita in I0 che non verifichi la condizione di assumere i valori in
Bb (y0 ). Supponiamo, per assurdo, che z sia una soluzione di (1.11) definita
in I0 tale che z(I0 ) * Bb (y0 ). Sia, ad esempio, e t ∈ I0 , et > t0 , tale che
z(t) 6∈ Bb (y0 ). Dunque l’insieme S = {t > t0 : kz(t) − y0 k > b} è non
e
vuoto. Sia t∗ il suo estremo inferiore. Si ha allora che, per la continuità di z,
kz(t∗ ) − y0 k ≥ b. Inoltre, per ogni t ∈ [t0 , t∗ ), z(t) ∈ Bb (y0 ) e quindi, sempre
per la continuità di z, segue z(t∗ ) ∈ Bb (y0 ) e quindi t∗ 6∈ S e t∗ < e t. Quindi
∗ ∗ ∗
(s, z(s)) ∈ Γ per ogni s ∈ [t0 , t ], kz(t ) − y0 k = b e t < t0 + r0 . Si ha
Z t∗
∗ ∗
z(t ) − y0 = z(t ) − z(t0 ) = f (s, z(s))ds,
t0
da cui
kz(t∗ ) − y0 k ≤ M (t∗ − t0 ) < M r0 < b,
da cui una contraddizione.
Osservazione 1.29. La dimostrazione si basa sul teorema delle contrazioni, la
cui dimostrazione è di tipo costruttivo. Inoltre il teorema delle contrazioni
fornisce anche un metodo per il calcolo approssimato della soluzione y(t).
Sappiamo infatti che se y0 ∈ X, la successione delle iterate yn = T n y0 con-
verge al punto fisso y(t), soluzione del problema di Cauchy (1.11).
Scegliendo y0 (t) ≡ y0 , possiamo anche maggiorare l’errore con la formula
(1.17): n
˜ L 1 ˜
d∞ (yn , y) ≤ d∞ (y1 , y0 ),
ρ 1 − Lρ
14
da cui, tenuto conto di (1.30) e osservando che
d∞ (y1 , y0 ) ≤ M r0 ,
si ha
y(t) = w(t), ∀t ∈ I1 ∩ I2 ,
Tale insieme è certamente non vuoto perchè contiene t1 (e, per il teorema di
permanenza del segno applicato alla funzione ky(t) − w(t)k, contiene anche
15
un intorno sinistro di t1 , da cui t < t1 ). Per ogni t ∈ [t0 , t), si ha che
(y − w)(t) = 0, e dunque, per la continuità di y e w, y(t) = w(t) = y e
(t, y) ∈ A per definizione di soluzione. Ora, y e w sono soluzioni del problema
di Cauchy di punto iniziale (t, y) in un intorno di t. Per quanto osservato
sopra, esse devono coincidere in un intorno di t, contraddicendo la definizione
di t.
Il significato geometrico di tale teorema è che, in ipotesi di Lipschitz, i
grafici di due soluzioni dell’equazione differenziale y 0 = f (t, y) non si possono
intersecare, a meno che le due soluzioni non coincidano nel comune intervallo
di definizione. In altri termini, per due soluzioni dello stesso problema di
Cauchy l’unica eventuale differenza sta nell’intervallo in cui sono definite.
Il Teorema 1.27 garantisce l’esistenza della soluzione del problema di
Cauchy (1.11) in un intervallo I0 = [t0 −r0 , t0 +r0 ], in realtà tale soluzione può
essere prolungata ad un intervallo più ampio. Infatti, posto P1 = (t1 , y1 ) =
(t0 + r0 , y(t0 + r0 )) ∈ A, essendo A aperto si può considerare un cilindro Γ1
di centro P1 e tutto contenuto in A. Allora il problema di Cauchy
0
y = f (t, y(t)),
y(t1 ) = y1 ,
ha una soluzione y1 definita in un intorno [t1 − r1 , t1 + r1 ] di t1 . La funzione
y(t), t0 ≤ t ≤ t1 ,
z(t) =
y1 (t), t1 ≤ t ≤ t1 + r1 ,
è continua in t1 ed inoltre è derivabile e verifica l’equazione differenziale z 0 =
f (t, z) per ogni t ∈ [t0 , t1 ) ∪ (t1 , t1 + r1 ]. Per la continuità di z in t1 si ha che
esiste limt→t1 z 0 (t) = limt→t1 f (t, z(t)) = f (t1 , z(t1 )). Per un classico risultato
del calcolo differenziale per funzioni di una variabile, si ha che esiste z 0 (t1 ) =
limt→t1 z 0 (t) = f (t1 , z(t1 )), quindi z è soluzione dell’equazione differenziale
z 0 = f (t, z) in [t0 , t1 + r1 ]. Essa prolunga la soluzione y fornita dal Teorema
1.27. Si può ripetere questo procedimento a partire da P2 = (t2 , y2 ) =
(t1 + r1 , y1 (t1 + r1 )), e cosı̀ via, ottenendo una successione di punti Pn e
prolungando ad ogni passo la soluzione a destra senza porre mai termine al
processo. Similmente, si può prolungare la soluzione a sinistra.
Definiamo
I + = {t > t0 | la soluzione y(t) di (1.11) è prolungabile in [t0 , t]},
T + = sup I + .
I + è ovviamente un intervallo, eventualmente superiormente illimitato e si ha
T + > t0 . Verifichiamo che T + 6∈ I + . Se T + = +∞, la tesi è ovvia, sia quindi
16
T + ∈ R. Se, per assurdo, T + ∈ I + la soluzione sarebbe definita sull’intervallo
[t0 , T + ] e, per quanto osservato sopra, sarebbe prolungabile a destra, contrad-
dicendo la definizione di T + . Similmente si definiscono I − e T − e si prova
che T − 6∈ I − . L’intervallo aperto, eventualmente illimitato, IM = (T − , T + )
è detto intervallo massimale e la soluzione di (1.11) definita in IM è detta
soluzione massimale, in quanto non ulteriormente prolungabile. Quindi
in ipotesi di Lipschitz ogni problema di Cauchy ha una e una sola soluzione
massimale.
Similmente, data una soluzione di una equazione differenziale (in ipotesi
di Lipschitz) si può pensare di prolungarla scegliendo un punto del suo
grafico come punto iniziale di un problema di Cauchy. Analogamente, è
detta soluzione massimale dell’equazione differenziale una soluzione non ul-
teriormente prolungabile.
Esempio 1.32. Consideriamo il problema di Cauchy
0
y = y 2 + 1,
(1.31)
y(0) = 0.
17
che esistano costanti M ≥ 0, L ≥ 0 e un punto x0 ∈ I tali che
Z x
u(x) ≤ M + L u(t)dt , ∀x ∈ I. (1.32)
x0
Allora
u(x) ≤ M eL|x−x0 | , ∀x ∈ I. (1.33)
da cui Z t
d −L(t−x0 )
e u(s)ds ≤ M e−L(t−x0 ) .
dt x0
Osservazione 1.36.
18
1) La tesi si può esprimere equivalentemente dicendo che la soluzione di (1.11)
è prolungabile a tutto I, oppure che ogni soluzione dell’equazione differenziale
y 0 = f (t, y) è prolungabile a tutto I. Vista la struttura di A = I × Rn , I è il
massimo intervallo nel quale abbia senso definire una soluzione, per questo
motivo si parla di esistenza globale.
2) Per n = 1, la condizione (1.34) diventa
19
i) Per ogni compatto K ⊂ I, f è limitata in K × Rn .
ii) Per ogni compatto K ⊂ I, f è lipschitziana in y uniformemente in t in
K × Rn , cioè esiste L > 0 tale che
Infatti, scelto ye = 0, si ha
kf (t, y)k ≤ kf (t, y) − f (t, 0)k + kf (t, 0)k ≤ Lkyk + kf (t, 0)k ≤
≤ Lkyk + M, ∀t ∈ K, ∀y ∈ Rn ,
da cui
20
y 0 = ty,
(1.37)
y(0) = y0 ,
con y0 6= 0.
E’ immediato verificare che y ≡ 0 è la soluzione massimale di (1.36),
t2
mentre y(t) = y0 e 2 è la soluzione massimale di (1.37). Per quanto vicino a
0 sia il valore di y0 , le due soluzioni non sono globalmente vicine, anzi i loro
grafici divergono per t → ∞. Questo esempio fa capire che si può sperare
di ottenere un risultato di dipendenza continua dai dati iniziali solo in un
intorno del punto iniziale, infatti il problema della stabilità troverà soluzione
solo in termini locali.
Allora
21
da cui
Z t
Z t2
ky(t)−w(t)k ≤ ky1 −y2 k+
f (s, y(s)) − f (s, w(s))ds
+
≤
f (s, w(s))ds
t1 t1
Z t
≤ ky1 − y2 k + M |t2 − t1 | + Lky(s) − w(s)kds .
t1
22