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IL CIRCO CONTEMPORANEO
Presentata la seconda edizione del festival di Brescia inventato da Gigi Cristoforetti che spiega che
cos’è il Nouveau cirque Presentata a Roma, la seconda edizione della Festa del Circo Contemporaneo
di Brescia. Nella splendida sede dell’Ambasciata di Francia a Palazzo Farnese – in omaggio al grande
sostegno che quella nazione ha dato al Nouveau cirque – molti relatori hanno fatto il punto su questa
nuova e fresca forma d’arte, che in pochissimo tempo ha assunto un ruolo decisamente di rilievo nel
panorama della creazione contemporanea. Miscelando giocoleria e trapezi a coreografia, drammaturgia
e regia, il «circo contemporaneo» si è ricavato uno spazio, nel quale molti stanno investendo. E il nuovo
circo ha trovato interlocutori attenti alla Biennale di Venezia – dove Giorgio Barberio Corsetti ha ospitato
numerosi artisti internazionali e che ospiterà, quest’anno, un’edizione «circense» de I giganti della
montagna -, al Romaeuropa Festival e all’Ente Teatrale Italiano…
Gigi Cristoforetti ha «inventato», lo scorso anno, il Festival internazionale del Circo Contermporaneo di
Brescia. Ora, appena alla seconda edizione, la manifestazione è diventata un punto di riferimento
internazionale per questa antica e nuova forma d’arte. Una festa che vanta un programma di tutto
rispetto: tra gli ospiti, infatti, l’apertura affidata alla Companie Transe Express Circus, poi Francesca
Lattuada e il Centre national des Arts du Cirque, Yvan l’Impossible, la Companie Jérôme Thomas, David
Larible e tanti altri (per ulteriori informazioni sul programma della Festa del Circo contemporaneo:
www.festadelcirco.it).
Naturale chiedere a Cristoforetti, allora, una definizione del Nouveau cirque: che cos’è questa
forma di contaminazione tra le arti?
Quella di «nuovo circo» è, in effetti, una definizione «aperta», proprio perché parte dal metissage ossia
dalla compresenza e dalla contaminazione tra il virtuosismo e la tecnica del circo, la regia, la
coreografia, la drammaturgia… Proprio da questa compresenza – che vede a volte prevalere uno degli
elementi piuttosto che l’altro -, da questa mancanza di definizione precisa dei territori, scaturisce
qualcosa che è estremamente contemporaneo… Il nuovo circo rappresenta, davvero, una ventata di
aria fresca nello spettacolo dal vivo, proprio per la sua capacità di non rinchiudersi in un territorio
limitato, ma di variare e ricercare continuamente. Se pensiamo che, sino allo scorso anno, non avevamo
una definizione italiana per tradurre l’espressione francese Nouveau cirque, ora, invece, assistiamo a un
fenomeno che riscuote grande successo e interesse. Il circo contemporaneo è raffinato e popolare al
tempo stesso: il nostro festival, lo scorso anno, e spero farà altrettanto quest’anno, si è aperto a tutti i
pubblici, dall’intellettuale sofisticato alla famiglia appassionata della tradizione. E in pista c’è un incontro
di persone e di artisti che è davvero raro: il nuovo circo, proprio perché è giovane, ha ancora la forza di
andare a cercare l’umanità e di mostrarla negli spettacoli. Certo, la contaminazione non è prerogativa di
questa forma d’arte: basti pensare agli spettacoli di Pippo Delbono o di Virgilio Sieni, ma il circo è forse
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10/02/2021 Il circo contemporaneo - MAM-e
l’unico territorio dello spettacolo dove il sudore e il sangue si mescolano con la finzione. Il rischio è
ancora parte dello spettacolo, esiste davvero…
Questo fa pensare al rapporto tra tradizione e innovazione. È in atto uno scontro tra i «puristi»
del circo tradizionale e coloro che sostengono il circo contemporaneo. Lei che ne pensa?
Mi pare importante sottolineare che nel circo tradizionale il virtuosismo è il fine dell’artista. Nel nuovo
circo, invece, il virtuosismo può anche essere lasciato da parte, per favorire un disegno coreografico o
registico di più ampio respiro. Spero, comunque, che il metissage , quella contaminazione tra generi di
cui dicevamo, possa esserci anche nei confronti del circo tradizionale. Per quel che mi riguarda,
ovviamente, sono maggiormente interessato al circo contemporaneo. Mi interessa il rapporto con la
danza, la ricerca sul linguaggio. Credo, comunque, che come il balletto classico continua a crescere
«nonostante» la danza contemporanea, così il circo tradizionale continuerà a vivere e trarre giovamento
dalla presenza di artisti innovativi e aperti…
Esistono delle poetiche comuni alla base delle creazioni di «nuovo circo»?
Sono le poetiche della conteporaneità: mescolanza di razze, ritmi e stili di vita diversi, durezza
dell’esistenza, ricerca del senso della nostra presenza sociale… Tutte queste cose si possono ritrovare
negli spettacoli del circo contemporaneo: si ritrovano, ad esempio, in La tribù Iota , il lavoro che la
coreografa Francesca Lattuada ha realizzato con gli allievi del Centre National des Arts du Cirque: una
sorta di delirio organizzato, ritmicamente incredibile, con l’apparizione di personaggi veramente senza
senso, come accade nella vita di tutti i giorni… ed è significativo che per questo spettacolo la Lattuada
firmi la «mise en piste», ossia una sorta di «messa in pista» che richiama la «messa in scena»: un’altra
espressione che dovremo tradurre, al più presto…
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