IL BILANCIO DI ESERCIZIO
NELLE SOCIETË DI CALCIO
PROFESSIONISTICHE
Giovanni De Vita
FACOLTË DI ECONOMIA
UNIVERSITË DEGLI STUDI DI FIRENZE
IL BILANCIO DI ESERCIZIO
NELLE SOCIETË DI CALCIO
PROFESSIONISTICHE
5
PRESENTAZIONE
di Mario Macalli
7
PRESENTAZIONE
di Paolo Fanfani
9
PRESENTAZIONE
di Vittorio Mormando
11
interessano dellÕargomento e, principalmente, non solo per chi • chiamato a
redigere il bilancio delle societˆ di calcio professionistiche, ma anche per chi
tali bilanci deve controllare.
Se cos“ sarˆ, lÕobiettivo della Lega Professionisti Serie C, della Fondazione
ÒArtemio FranchiÓ e della Facoltˆ di Economia dellÕUniversitˆ di Firenze, sarˆ
stato proficuamente raggiunto.
Tutte le tesi di laurea di questa edizione, della passata e delle successive edi-
zioni saranno conservate in apposita biblioteca e saranno a disposizione degli
studiosi del diritto e dellÕeconomia, degli storici del calcio (vi sono, infatti, tesi
pregevoli su argomenti relativi alla storia del calcio) e degli operatori sportivi
per studi, ricerche o semplice consultazione.
A Giovanni De Vita, infine, che si sta facendo autorevolmente valere nel
mondo sportivo e calcistico va lÕinvito a volere proseguire nellÕattivitˆ di studio
e di ricerca ed il migliore augurio di ulteriori successi.
Avv. Vittorio Mormando
Commissione Esaminatrice Premio di Laurea ÒArtemio FranchiÓ
12
PREFAZIONE
Gli aspetti economici della gestione di una societˆ di calcio hanno a lungo goduto di
attenzione solo marginale. Quando non erano del tutto disattesi, venivano considerati
subordinati al risultato sportivo e/o secondari rispetto ai benefici indiretti, sociali ed eco-
nomici, creati. In pratica, si assisteva, fino a non poco tempo addietro, a realtˆ gestite
secondo criteri prevalentemente tecnici, che al pi• vedevano nellÕaspetto economico un
vincolo, un insieme di limiti alle scelte da compiere.
In alcuni casi, un simile atteggiamento traeva origine da comportamenti mecenate-
schi, nei quali prioritario era il risvolto ottenibile dallÕinvestitore, quasi sempre rappre-
sentato da un unico soggetto, in termini di notorietˆ e di immagine. In altri, la conve-
nienza dellÕinvestimento calcistico era rappresentata dalla cosiddetta Òredditivitˆ allar-
gataÓ, cio• dai benefici che ricadevano indirettamente sullÕattivitˆ specifica del princi-
pale azionista.
Il generale deterioramento del contesto economico generale, i maggiori investimenti
richiesti dal settore calcistico e lÕaggravarsi delle condizioni di squilibrio economico-
finanziario di molte squadre hanno contribuito alla definitiva affermazione della consa-
pevolezza che una societˆ di calcio, oltre che ente sportivo, costituisce unÕazienda, cio•
unÕentitˆ economica la cui sopravvivenza dipende dalla capacitˆ di reintegrare autono-
mamente i costi sostenuti per lÕattivitˆ con i ricavi conseguiti dalla stessa.
Il passaggio appena descritto investe molteplici aspetti: la crescente attenzione ai costi
ed alla razionalizzazione della gestione; lÕintroduzione di strumenti di programmazione
economica oltre che sportiva; il rilievo dato al marketing ed alla ricerca di nuove risorse
finanziarie; etc.. Non ultimo • il peso via via maggiore assunto dal bilancio. Da stru-
mento negletto, non di rado considerato un mero adempimento formale, esso diviene
mezzo di monitoraggio delle condizioni di equilibrio economico-finanziario e della
capacitˆ della societˆ di proseguire la propria attivitˆ. Come tale esso viene assunto,
oltre che dagli azionisti, anche dagli organismi federali come elemento di valutazione,
neutrale, oggettivo e attendibile. Da qui la necessitˆ di un suo controllo, al fine di accer-
tare la corretta rappresentazione dei fatti di gestione e della situazione economica.
Giovanni De Vita, giovane esemplare quanto a preparazione universitaria, rigore
morale ed impegno professionale, ha avuto il merito di cogliere il rilievo della tematica
e di offrirne un inquadramento rigoroso, completo e non privo di numerosi spunti inte-
ressanti. Il lavoro, infatti, si caratterizza per la sua capacitˆ, in un contesto espositivo e
teorico ben definito, di approfondire alcuni aspetti di sicura complessitˆ scientifica ed
operativa, offrendo soluzioni di estremo interesse.
Prof. Michele Pizzo
Docente di Metodologia e determinazione quantitativa
dÕAzienda. Universitˆ degli Studi di Napoli, Federico II
13
CAPITOLO I1
7
Le finalità delle federazioni sportive sono styrettamente collegate proprio alla nascita
dell’agonismo a carattere programmatico: creare organismi a carattere non occasionale i cui
compiti consistono nell’organizzare competizioni, elaborare le regole tecniche, vigilare sul loro
rispetto, registrare i risultati delle gare, consentire la formazioni di graduatorie più o meno stabili.
Per una rivalutazione della strruttura privatistica delle federazioni sportive nazionali cfr. Caprioli,
L’autonomia normativa delle federazioni sportive nazionali nel diritto privato, Napoli, 1997,
passim.
8
L’agonismo programmatico a carattere limitato si caratterizza per una graduatoria di risultati
sportivi che riguardano atleti appartenenti ad una cerchia più o meno limitata. Nell’agonismo
programmatico a caratter illimitato la graduatoria si pone invece a carattere “assoluto”, facendo
nascere esigenze organizzative a carattere molto più complesso che hanno portato, poi, alla
nascita delle federazioni internazionali e, dunque, all’organizzazione sportiva mondiale.
9
Sul punto cfr. Verrusoli, op.cit., pag. 134 e segg..
2
In questa prospettiva ciò che risulta modificato è lo stesso assetto
plurisoggettivo del club sportivo, poichè si assiste alla scissione tra coloro che
contribuiscono alle atttività sociali e coloro che delle medesime fruiscono: è
facile intuire come, in quest’ottica, i contributi derivanti dal versamento delle
quote annuali di iscrizione o quelli volontari dei soci sostenitori non siano più
in grado di far fronte alle uscite sempre crescenti ed emerga la pressante
necessità di trovare nuove entrate da impiegare nel perfezionamento dell’attività
agonistica.
Ben presto le nuove fonti di sostentamento delle attività sociali vengono
individuate nella possibilità, da un lato, di offrire l’evento agonistico al
pubblico verso il pagamento di un corrispettivo, e, dall’altro, di proporre i clubs
sportivi come veicoli di informazione a carattere pubblicitario a mezzo degli
“accordi di sponsorizzazione”, associando la denominazione del club sportivo o
i suoi colori sociali ai segni distintivi di imprese commerciali e industriali.
E’ nella metamorfosi evolutiva di tale fenomeno che giacciono i prodromi
del professionismo sportivo: realtà che, sia pure soltanto gradualmente,
l’ordinamento sportivo - ancor oggi improntato alla realizzazione delle finalità
olimpiche - ha definitivamente accettato.
L’avvento del professionismo sportivo segna il definitivo passaggio dello
sport, e del calcio in particolare, da fenomeno sostanzialmente elìtario a
fenomeno culturale caratteristico della società borghese avanzata. Proprio
l’introduzione della distinzione fra dilettantismo e professionismo segna il
passaggio dalla “fase eroica”, caratterizzata dalla passione, dal sacrificio o dalla
vittoria, quale ricompensa morale del competere, alla “fase economica” in cui
il gareggiare e il contendere diventano oggetto di contrattazione, si adeguano
cioè alla legge della domanda e dell’offerta, in funzione di una valutazione
quantitativa della gamma di valori atletici. E da questo momento in poi che lo
sport diventa industria: i giocatori professionisti diventano i fattori della
produzione, la società di appartenenza diventa il datore di lavoro, l’evento
agonistico diventa il bene offerto sul mercato, gli spettatori diventano i
consumatori che si allineano lungo una normale curva di domanda a seconda
del prezzo che sono disposti a pagare per assistere allo spettacolo.
Anche l’impresa sportiva può essere funzionalmente definita come un
sistema destinato alla produzione di beni e servizi per la collettività, in cui le
risorse disponibili devono essere combinate in modo efficiente per il
raggiungimento degli obbiettivi prefissati10.
Ma se, sotto un profilo teorico, l’attività economica svolta dai clubs sportivi
operanti nel settore dello sport professionistico può essere definita quale attività
10
P.L. MARZOLA, Sport professionistici di squadra e teoria d’impresa. Note economiche 5/6,
1984.
fessional team Sports
3
d’impresa, da sempre l’impresa sportiva, con particolare riferimento alle società
del settore calcio, si è storicamente contraddistinta per l’assenza di
managerialità nella conduzione.
L’impresa sportiva è sembrata essere impresa inidonea strutturalmente alla
finalità lucrativa e finanche ad una conduzione a carattere economico: dunque,
sostanzialmente una “non impresa”. L’incapacità dell’impresa sportiva di essere
attività idonea a produrre profitti per colui che organizza i fattori di produzione
ha fatto nascere l’esigenza, per gli studiosi che si occupano della fattispecie in
esame, di individuare quali siano le cause determinative di una simile
deficienza.
Da un lato si è affermato che il criterio tradizionale di misura dell’efficienza
di una qualsiasi attività d’impresa, il profitto, non è certamente sufficiente a
esaurire la gamma delle motivazioni che caratterizzano l’impresa sportiva11.
Da un punto di vista sociologico si è cercata una motivazione affermando che
l’impresa sportiva professionistica si differenzia dall’impresa commerciale in
quanto gli azionisti investono denaro nell’impresa calcistica non solo perchè
sperano in un reddito monetario, ma soprattutto per una serie di motivi -
psicologici, ambizioni di potere, desiderio di prestigio - che trovano espressione
nel più ampio concetto di “reddito indiretto”12. Il reddito psichico può essere,
talvolta, di entità tale da compensare una perdita di profitti13.
La situazione contraddittoria in cui versa l’impresa calcistica è accentuata
dal fatto che il calcio professionistico è un industria perennemente in crisi a
causa della cronica eccedenza delle uscite sulle entrate, ma pur sempre viva e
vitale in tutte le sue componenti istituzionali. I ricorrenti deficit di bilancio, che
hanno caratterizzato la gestione globale del calcio professionistico già prima
dell’entrata in vigore della legge 91/1981, sono comunque tuttora motivo di
ragionevole preoccupazione, tale da giustificare la ricerca e l’individuazione
delle cause14.
11
Per una più approfondita analisi del contributo della dottrina, specie anglosassone, allo studio di
modelli economici applicabili all’impresa sportiva professionistica, si veda JONES C.H.,The
Economics of the National Hockey League” Canadian Journal Economics, February 1969, n.1,
pp. 1-20; Demmert H.G. “ An economic analysis af the Pro Industry in the United States”
Lexington Books, Lexington, Massachaussetts, 1973, pp.29ss.; Scottisch Journal of Political
Economy, June 1971; Wiseman N.C. “The Economics of the Football”” The Lloyds Bank
Review, January 1977.
ˆ
Crf. Fox A. “Industrial Sociology and Industrial Relation. Royal Commission on trade unions
and employers”; Association Research Paper, n.3, 1966.
ˆ
In materia crf. Simon H.A. “Decision Making in Economics” American economic review,
1959, pp.253-83.
ˆ
Crf. P.L. Marzola “L’industria del calcio”, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1990.
4
2. Le societa calcistiche: dalla riforma federale del 16 settembre 1966
alla riforma legislativa del 23 marzo 1981.
Sino al 1966 tutti i sodalizi sportivi affiliati alla Federazione Italiana Giuoco
Calcio - sia quelli facenti parte del settore dilettanti sia quelli facenti parte del
settore professionisti15 - erano stati giuridicamente inquadrati nella tipica forma
delle associazioni non riconosciute, disciplinate dagli articoli 36, 37 e 38 del
Codice Civile16.
L’amministrazione degli enti sportivi era solitamente affidata all’iniziativa e
soprattutto al sostegno finanziario di coloro che contribuivano, con versamenti
personali, agli oneri sociali. L’attività calcistica, di rilevanza finanziaria
piuttosto limitata, era imperfettamente regolamentata, così come la gestione non
era mai stata rispondente ai fondamentali requisiti della veridicità, della
trasparenza e correttezza di svolgimento.
Al termine di ciascuna stagione sportiva si era soliti procedere alla
formazione di un rendiconto finanziario, nel quale erano schematicamente
riportate, per classi compendiose, le entrate e le uscite monetarie dell’esercizio.
Pertanto nel rendiconto non figuravano generalmente nè la capitalizzazione dei
costi d’aquisto del patrimonio giocatori, nè gli ammortamenti degli oneri aventi
carattere pluriennale17.
In pratica i sodalizi sportivi erano gestiti “per cassa”: gli esborsi di gestione,
al netto dei proventi di cessioni giocatori e da contributi, costituivano il
cosidetto deficit, che veniva assunto dai cosidetti dirigenti al momento di
subentrare ai cedenti. In tal modo non si teneva nella debita considerazione il
patrimonio sociale e tantomeno quello costituito dai giocatori al quale non
veniva attribuito alcun valore contabile.
ˆ
All’epoca limitate alle società calcistiche partecipanti ai campionati di serie A e B.
ˆ
Gli enti associativi del Libro I del Codice Civile (associazioni riconosciute e non, fondazioni) si
caratterizzano sotto il profilo causale per il perseguimento di finalità a carattere ideale: si tratta,
dunque di organismi senza scopo di lucro. Ed è stata proprio l’assenza della finalità lucrativa,
elemento essenziale e causa vera e propria del contratto sociale, che ha da sempre impedito di
qualificare quale società, ex art. 2247 c.c., i sodalisti calcistici. Del resto l’assenza dello scopo di
lucro rappresenta l’attuazione di una esplicita disposizione contenuta nell’articolo 25 del
Regolamento del C.O.N.I., che impone ai clus sportivi di escludere, nello statuto, il
perseguimento di qualsiasi finalità lucrativa e di prevedere inoltre, in caso di scioglimento, che il
patrimonio residuato alla definizione dei rapporti sia devoluto a scopi sportivi o comunque non
egoistici.
ˆ
A riguardo si veda F. Torneo, Amministrazione e bilancio delle società calcistiche per azioni,
Pirola editore, Milano, 1986 p.7.
5
Le perdite di gestione, traducendosi in consistenti esborsi da parte dei
dirigenti, andavano ad accrescere ulteriormente il deficit.
La mancanza di norme precise e la prassi, spesso usata, di compensare alcuni
costi imputati ai dirigenti con taluni ricavi, dava ai valori risultanti dalla
contabilità un notevole grado di incertezza18.
Le difficoltà finanziarie in cui si dibatteva il settore calcistico fin dai primi
anni sessanta indussero gli organi federali a predisporre un programma di
risanamento di ampio respiro, che tendesse a rendere più sana e trasparente
l’attività economica e finanziaria delle società sportive.
Il primo passo in questa direzione fu la delibera del Consiglio Federale del 16
settembre 1966, attraverso il quale si dispose lo scioglimento degli organi
direttivi delle associazioni calcistiche militanti nei campionati di serie A e B e
la nomina di un commissario straordinario cui riconoscere pieni poteri con il
precipuo compito di provvedere ad una sollecita liquidazione dei sodalizi
medesimi ed alla successiva costituzione in società per azioni degli stessi club
sportivi19.
L’iniziativa, negli intendimenti degli organi federali competenti, appariva
indirizzata a più finalità: anzitutto ridurre le posizioni debitorie correnti,
attuando un miglior coordinamento finanziario dell’attività d’impresa; in
secondo luogo imporre il rispetto dei criteri uniformi che consentissero di
contemperare le finalità sportive con l’inderogabile esigenza di un’ordinata
gestione economica; ottenere, infine, il rispetto delle disposizioni in materia
societaria e fiscale20.
ˆ
P.L. Marzola, cit. p.106.
ˆ
La decisione del Consiglio Federale non mancò di suscitare più di una perplessità in ordine alla
legittimità della delibera di scioglimento; in particolare si contestò lo stesso potere della
Federazione di procedere direttamente allo scioglimento degli organi federali e alla liquidazione
dei sodalizi sportivi, calpestando così apertamente l’autonomia negoziale dei medesimi. Dubbi
che sono stati poi fatti propri da una pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (la
sentenza n.2028 del 19.6.1968 si può leggere in Foro it., 1968, I, col. 2790 e in Riv.dir.comm.,
1968, II, pag. 262), che ebbero ad affermare che lo scioglimento diretto di un ente privato è una
sanzione del tutto eccezionale che deve trovare necessariamente nella legge la sua specifica
determinazione.
Escluso, quindi, in seguito a tale pronuncia, che la riforma dei sodalizi calcistici potesse attuarsi
attraverso un intervento autoritativo dall’esterno, l’adozione della forma di società per azioni fu il
risultato di due operazioni collegate e successive: delibera di scioglimento delle associazioni da
parte delle rispettive assemblee e ricostituzione di nuove società ad opera dei membri dei
disciolti organismi, rispettando, in tal modo, pienamente l’autonomia statutaria dei sodalizi
interessati.
Sul punto cfr., amplius, Cirenei, Le associazioni sportive società per azioni, in Riv. dir. comm.,
1970. Per una panoramica delle non poche problematiche giuridiche suscitate dal provvedimento
in attenzione cfr. Minervini, Il nuovo statuto-tipo delle società calcistiche, in Riv. Società, 1967,
III, pag. 678.
ˆ
Cfr. F. Torneo, cit. p.7.
6
D’altra parte l’imposizione della forma giuridica delle società per azioni si
inseriva in un più vasto ambito di direttive poste dalle autorità governative
come condicio sine qua non per l’erogazione del mutuo sportivo, nonchè per la
concessione di agevolazioni tributarie. Imponendo la forma societaria, si voleva
altresì rendere possibile l’applicazione di tutta una serie di disposizioni - in
particolare di quelle sulla formazione e pubblicità del bilancio21 - che avrebbero
assicurato un’amministrazione più trasparente e la possibilità di osservare
attraverso più adeguati strumenti contabili le realtà dell’attività sociale, onde
garantire un controllo più incisivo da parte delle autorità sportive competenti22.
Nonostante l’arricchimento e la moltiplicazione delle fonti di introito -
l’estensione dell’attività e delle competizioni internazionali, i diritti di ripresa
radiotelevisiva, le sponsorizzazioni - le società calcistiche si trovano, agli inizi
degli anni ottanta, in una situazione di squilibrio gestionale definito
“catastrofico” nel rapporto finale di una ricerca sul risanamento economico-
finanziario delle società calcistiche, commissionata all’inizio del 1981 dalla
F.I.G.C. ad un gruppo di esperti.
Per mascherare un disavanzo complessivo che passò dai 18 miliardi del 1972
agli 86 miliardi del 1980, le società di serie A e B fecero ricorso a vari
espedienti contabili. Ai costi amministrativi e generali, agli oneri finanziari e
agli ammortamenti fecero fronte con contributi, provvidenze e proventi vari
nella misura del 36% (in sostanza somme conferite da presidenti, dirigenti ed
enti locali) ma, soprattutto, con le plusvalenze nette da cessione del patrimonio
calciatori23.
Un esempio valga a rendere l’idea: per avere l’attaccante X, la società A cede
alla società B il mediano Y e il difensore Z, senza alcun esborso di denaro. In
tal caso è facile per le due società A e B raggiungere un’intesa, attribuendo alla
transazione un valore maggiorato rispetto al reale (es: quattro miliardi invece
che due) e conseguentemente ciascun contraente provvede a registrare in
contabilità le rispettive plusvalenze risultanti24. Si è reso così possibile,
realizzando contabilmente consistenti plusvalenze totalmente fittizie,
scongiurare, sotto il profilo giuridico-patrimoniale, la disintegrazione del
capitale, favorendone tuttavia il graduale annacquamento sotto il profilo
economico25.
ˆ
Da non trascurare ancheil rilievo che, attraverso l’imposizione della struttura societaria, si
consente anche l’applicazione della disciplina in tema di responsabilità degli amministratori (artt.
2392-2395 c.c.).
ˆ
Cfr. Cirenei, op.cit., p.474.
ˆ
Cfr. P.L. Marzola, op.cit. p. 107.
ˆ
Cfr. F.Torneo, op.cit. p. 34.
ˆ
Si veda in proposito anche l’inchiesta “ Per rattoppare il pallone”, Il Mondo, 1981, oltre che A.
Grimaldi e C. “Rapporto sulle attività economiche delle società di calcio”, Policonsult editore,
dove si sottolinea come il fenomeno presenti effetti collaterali, dato che così operando le società
7
Nel biennio 1979-1980 un esperto di calcio26 analizzò minuziosamente la
contabilità ufficiale delle squadre di A e B ricavandone che 115 miliardi e 220
milioni di plusvalenze sono stati completamente assorbite da 115 miliardi di
perdite capitalizzate; ciò ad ulteriore conferma del fatto che l’industria del
calcio aveva mascherato le ricorrenti perdite di gestione alterando annualmente
il valore dei giocatori iscritti a bilancio.
La situazione economica e finanziaria nella quale si vennero a trovare le
società calcistiche a cavallo degli anni ‘70-’80 evidenziò i limiti della riforma
imposta dalla federazione: le difficoltà di una gestione economica dell’impresa
sportiva non potevano risolversi tout court con provvedimenti di natura formale
- quale l’imposizione della struttura societaria - che, sebbene si impongano
come prodromici alla risoluzione del problema, non costituiscono da soli una
soluzione soddisfacente. Si è allora colta l’occasione per operare una più
marcata riforma delle società sportive attraverso la promulgazione della legge
23 marzo 1981, n.91, recante “norme in materia dei rapporti tra società e
sportivi professionisti”. Il provvedimento legislativo in realtà nacque sospinto
da due esigenze politiche fondamentali: in primis dalla necessità di inquadrare
giuridicamente il rapporto di lavoro sportivo nell’ambito del rapporto di lavoro
subordinato27, ricavandone una “nicchia” di specialità28 al fine di soddisfare gli
interessi dell’ordinamento settoriale sportivo; in secondo luogo dall’esigenza di
definire i rapporti tra società e sportivi professionisti al di fuori del legame
costituito dal cd. “vincolo sportivo”, la cui legittimità, anche costituzionale, è
stata ampiamente discussa29. Si colse così l’occasione per realizzare, stavolta a
livello legislativo, una riforma delle società sportive30 che si ponesse sulla scia
della riforma federale del 1966, perfezionandone i contenuti e garantendo un
assetto normativo che deroga al sistema del codice civile laddove gli interessi
ed le esigenze dell’ordinamento sportivo lo impongono.
calcistiche hanno gonfiato il valore di carico dei giocatori scambiati con il problema di dover
caricare adeguate quote di ammortamento negli esercizi futuri; cfr. M. Masucci “Le società
calcistiche”, Bari, 1983, p.54.
ˆ
Cfr.Marzola, op.cit., p.109.
Sul punto si cfr., inoltre, l’interessante opera di Torneo, Amministrazione e bilancio delle società
calcistiche per azioni, Pirola editore, 1986.
ˆ
Il primo comma dell’art. 3 della legge n. 91/1981 recita infatti che “la prestazione a titolo
oneroso dell’atleta, costituisce oggetto di contratto di lavoro subordinato, regolato dalle norme
contenute nella presente legge”.
ˆ
La disciplina del rapporto di lavoro subordinato sportivo è infatti regolata minuziosamente
dall’art. 4 dela provvedimento legislativo in esame.
ˆ
Sul punto cfr., amplius, Frattarolo, Lo sport nella giurisprudenza, Padova, 1979, pag. 367 e
segg..
ˆ
Alle società sportive professionistiche sono infatti dedicati gli articoli che vanno dal 10 al 13 del
Capo II.
8
Le società sportive professionistiche, alla luce della legge di riforma, si
mostrarono caratterizzate anzitutto dall’assenza della finalità lucrativa.
Il secondo comma dell’art. 10 della legge n. 91/1981 prescriveva infatti che
“l’atto costitutivo deve prevedere che gli utili siano interamente reinvestiti
nelle società per il perseguimento esclusivo dell’attività sportiva”31. La norma
andava poi letta in relazione al secondo comma dell’art. 13 nella parte in cui,
regolando la procedura di liquidazione, disponeva il divieto di distribuire a
ciascun socio parte dell’attivo eccedente il valore nominale delle azioni o quote
possedute, mentre il residuo attivo veniva assegnato al C.O.N.I., obbligato a
reinvestirlo, conformemente alla propria natura di ente pubblico non
economico, nel perseguimento delle finalità sportive32.
La previsione legislativa ha avuto l’indubbio merito di risolvere le perplessità
che le previsioni contenute nello Statuto-tipo, emanato a seguito della riforma
federale, avevano suscitato tra gli interpreti sulla compatibilità dell’assenza
della finalità lucrativa con la struttura societaria. La legge n. 91/1981 ha
chiaramente configurato la società sportiva come società di capitali, sia pure di
diritto speciale, fugando così possibili dubbi che hanno portato alcuni a ritenere
che, dietro la formula legislativa, si mascherasse piuttosto una vera e propria
associazione33.
Furono poi specificati i poteri di controllo che la Federazione, cui è affiliata
la società sportiva professionistica, poteva esercitare per sovraintendere alla
gestione delle società stesse negli atti di disposizione che, più di altri, potessero
risultare rischiosi per la stabilità del patrimonio sociale. Stabiliva infatti l’art.
12, al primo comma, che “le società sportive (...) sono sottoposte
all’approvazione ed ai controlli sulla gestione da parte delle Federazioni
Sportive Nazionali di cui sono affiliate, per delega del C.O.N.I. e secondo
modalità approvate dal C.O.N.I.”; il secondo comma disponeva inoltre che
“tutte le deliberazioni delle società concernenti esposizioni finanziarie, acquisti
o vendita di beni immobili, o, comunque, tutti gli atti di straordinaria
ˆ
L’articolo 22, secondo comma dello statuto-tipo, approvato dall’assemblea dei Commissari
straordinari in data 16 dicembre 1966 ed imposto a tutte le società interessate dalla riforma
federale, disponeva che “l’assemblea determinerà la destinazione specifica degli eventuali utili di
bilancio nel quadro delle finalità di carattere sportivo perseguite dalla società per la realizzazione
dell’intento dei soci, i quali si propongono essenzialmente lo scopo di attuare, potenziandoli, tali
obiettivi sociali”.
ˆ
La disposizione trova il suo omologo nell’art. 23, secondo comma dello statuto-tipo, che
disponeva che “gli eventuali avanzi di gestione che residuassero all’esito della liquidazione dopo
il rimborso ai soci del capitale dovranno essere devoluti a favore del fondo di assistenza del
C.O.N.I.-F.I.G.C.”.
ˆ
Tale è l’opinione di Millozza, Le società sportive: un problema sempre aperto, in Le società,
1985, pag. 391 e segg..
9
amministrazione, sono soggetti ad approvazione da parte delle Federazioni
Sportive Nazionali cui sono affiliate”34.
Nelle intenzioni del legislatore la puntuale applicazione delle disposizioni in
esame doveva porsi come valido argine all’insorgere di possibili profili
patologici nelle situazioni patrimoniali dei sodalizi sportivi. D’altronde anche la
legittimazione riconosciuta, dall’art. 13 della legge n.91/1981, alle Federazioni
sportive nazionali di chiedere all’autorità giudiziaria la messa in liquidazione
della società loro affiliate “per gravi irregolarità di gestione”, si inseriva quale
strumento sanzionatorio in grado di rafforzare il controllo federale sulla
gestione delle realtà sportive professionistiche.
Le esigenze che giacciono dietro la riforma della legge n.91/1981 sono
pressocchè le medesime che avevano portato la F.I.G.C. nel 1966 ad imporre la
forma delle società di capitali: adeguare la struttura dei sodalizi sportivi
all’attività d’impresa svolta. Ma non v’è dubbio che sotto il profilo economico
ciò che caratterizza l’esercizio dell’attività d’impresa è - oltre alla destinazione
dei beni o servizi prodotti al mercato generale - la finalità lucrativa di chi
organizza i fattori di produzione. Alle società sportive invece è riconosciuta
esclusivamente una capacità lucrativa oggettiva35, vale a dire l’obiettiva
destinazione dell’attività sociale al perseguimento del profitto, non
riconoscendosi invece la finalità lucrativa soggettiva all’imprenditore sportivo.
Ed è proprio questa scissione tra profitto dell’impresa - riconosciuto - e profitto
dell’imprenditore - non riconosciuto - che è stata additata, successivamente
all’entrata in vigore della legge n.91/1981, come il fattore principale
dell’incapacità dell’impresa sportiva di produrre stabilmente risultati positivi.
L’assenza della finalità lucrativa ha, secondo un’opinione diffusa, reagito
negativamente sulla stessa managerialità di gestione delle società sportive:
come è stato affermato in dottrina “è nel perseguimento di finalità
extraeconomiche che si annida il pericolo di una degenerazione dello strumento
societario”, dato che la finalità ideale tende “a reagire negativamente
sull’economicità della gestione, che costituisce il presupposto fondamentale di
34
Non si può non notare come i controlli previsti dalla legge n.91/1981 abbiano natura diversa e
carattere più penetrante rispetto a quelli previsti nello statuto-tipo all’art. 19, quarto comma, il
quale disponeva che: “le deliberazioni del consiglio di amministrazione o dell’amministratore
unico relative: a)ad assunzioni di mutui, rilascio di fideiussioni, creazioni di scoperti di conto
corrente, nonchè ad ogni altra operazione finanziaria che abbia l’effetto di creare un debito a
carico della società sia verso i terzi sia verso i propri soci; b)al rilascio di garanzie sui beni sociali
e all’emissione di cambiali, acquisteranno efficacia solo se e quando interverrà l’approvazione
degli organi
35
Non può non sottolinearsi, sotto questo profilo, l’innovazione prodotta dal disposto del secondo
comma dell’art. 10 della legge n.91/1981 - che riconosce e legittima la presenza di utili nei bilanci
delle società sportive - rispetto al secondo comma dell’art. 22 dello Statuto- tipo che faceva
riferimento esclusivamente “ad eventuali utili di bilancio”, dove l’aggettivo appare sintomatico di
una tendenza che sottovalua la capacità lucrativa della stessa impresa sportiva.
10
un corretto funzionamento dei meccanismi di tutela del credito, tipici delle
società di capitali”36. E’stata dunque opinione piuttosto comune37 che con la
legge n. 91/1981 sia sia persa l’occasione di far emergere le intenzioni lucrative
di chi dota le società sportive del necessario capitale di rischio. Si è sottolineato
infatti che “se c’è un ordinamento nel quale i moventi economici imperano
sovrani, questo è proprio l’ordinamento dello sport professionistico ed, in
particolare, del calcio: a fine di lucro viene prestata l’opera degli atleti, lauti
guadagni realizza il C.O.N.I. con i miliardi settimanalmente incassati attraverso
il totocalcio, notevoli investimenti in pubblicità effettuano le industrie
attraverso le cd. “sponsorizzazioni”, per non parlare poi dei fini di lucro in
quegli ... ordinamenti paralleli costituiti dagli scommettitori clandestini. In
questo contesto appare davvero farisaico il tentativo di avallare un’immagine
del finanziatore dell’attività, cioè dell’azionista delle società sportive, assai
simile a quella di un mecenate, interessato solo ai successi della propria squadra
e del tutto alieno da (biechi!) interessi economici”38.
Anche gli studiosi che hanno affrontato la scomoda ricerca delle cause della
crisi dell’impresa sportiva sotto il profilo aziendalistico concordano
nell’individuare nell’impossibilità di remunerare il capitale investito come la
causa principale degli effetti negativi della gestione aziendale: la previsione,
anche se limitata, di una remunerazione del capitale investito attiverebbe
naturalmente un meccanismo di autocontrollo con effetti benefici sull’attività
esercitata39.
Si può osservare poi che la legge, vietando ai soci la ripartizione degli utili,
di fatto, induceva tutti coloro che investono nello sport professionistico a
ricercare forme diverse, indirette, più o meno limpide, per non perdere ciò che
si ritiene correntemente essere la giusta remunerazione del capitale di rischio: il
tutto con effetti certamente non benefici anche per l’immagine sociale dello
sport professionistico.
Atteso che è opinione radicata - sia in coloro che studiano il fenomeno sotto
il profilo giuridico, sia in coloro che studiano il fenomeno sotto il profilo
aziendale - che l’assenza della managerialità di gestione è causata dall’assenza
della finalità lucrativa, resta da chiedersi quali motivazioni inducono colui che
36
Cfr. VOLPE PUTZOLU, Una legge per lo sport?, in Foro it., 1981, V, col. 311. Critico, sotto
questo profilo, della scelta legislativa è anche MILLOZZA, Le società sportive, in Le società, 1984,
pag. 138.
37
In questo senso cfr. anche: C. MACRÌ, Problemi della nuova disciplina dello sport
professionistico, in Riv. dir. civ., 1981, II, pag. 496 e segg.; VIDIRI, Società sportive: natura e
disciplina, in Giur.it., 1987, V, col. 51.
38
Cfr. MARASÀ, Società sportive e società di diritto speciale, in Riv.società, 1982, pag. 507.
39
Cfr. G. CATTURI, La contabilizzazione dell’indennità di preparazione e promozione di calcio,
in Riv. cit. p. 423.
11
possiede capitale ad investire lo stesso nello sport professionistico40. Si è infatti
osservato41 come rimanga “per gli azionisti delle società calcistiche una sola via
per consentire guadagni economici diretti: quella della plusvalenza realizzabile
attraverso la cessione della partecipazione”. Ciò tuttavia non è sufficiente a
spiegare le cause del fenomeno in esame, poichè se non si giustifica l’interesse
dell’imprenditore ad investire nella società sportiva, non si può comprendere
come la partecipazione sia idonea, in base alle leggi di mercato, a realizzare la
suddetta plusvalenza.
Si è già affermato come sotto il profilo sociologico l’investimento in
un’impresa “a perdere” possa essere giustificato da esigenze di carattere
extraeconomico: sotto il profilo sociale l’obiettivo principale di una società
calcistica non sta nell’equilibrio dinamico di bilancio ma nel successo e nel
prestigio sportivo.
Ma proprio il successo ed il prestigio sportivo si sono storicamente dimostrati
il motore che ha spinto l’impresa - la piccola come la grande impresa - ad
investire nello sport profesionistico e nel calcio professionistico in particolare:
ma il perseguimento dei risultati sportivi non si pone come l’obiettivo finale
dell’attività, ma semplicemente come l’obiettivo strumentale per il
conseguimento di profitti in via mediata e indiretta, proprio perchè la gestione
dell’impresa sportiva, sia a livello nazionale che a livello locale, si è sempre
dimostrata uno straordinario veicolo pubblicitario per l’imprenditore e la sua
impresa. In un sistema di organizzazione aziendale meno evoluto - che è
possibile riscontrare ancora nelle realtà calcistiche piccole e medie - le società
sportive si sono sempre distinte, all’interno della compagine sociale, per la
presenza di un cd. “socio tiranno” che caratterizza la gestione sociale in maniera
volutamente personale, di modo che l’impresa sportiva si ponga come veicolo
pubblicitario anzitutto per l’imprenditore e solo in via mediata per l’impresa.
Nelle realtà calcistiche più grandi, gestite nell’ottica di un disegno aziendale di
più ampio respiro, l’impresa sportiva è inserita a pieno titolo nella gestione del
gruppo di società, e non di rado la partecipazione sociale che consente di
conquistare il controllo degli organi sociali non appartiene all’imprenditore
persona fisica ma alla società “capogruppo” o alla società finanziaria che
all’interno del gruppo svolge il ruolo di motore economico delle strategie
aziendali: in queste realtà l’impresa sportiva si pone direttamente quale veicolo
pubblicitario della stessa impresa commerciale.
40
Si è anzi sottolineato da parte di Fois, in Nuove leggi civili commentate, 1982, pag. 619, che
non solo non si può affermare la redditività del capitale investito nell’impresa sportiva “ma si
deve addirittura parlare di perdita continua, in quanto il capitale versato è, per i soci, fin
dall’origine improduttivo di interessi”.
41
Cfr. MARASÀ, op. cit., pag. 501.
12
3. Dalla riforma della legge n. 91/1981 alla riforma operata con la legge
n. 586 del 18 novembre 1996.
La situazione di grave crisi economica che ha avvolto lo sport
professionistico in Italia a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90 aveva creato un
pressante movimento di opinione, a livello federale come a livello politico, che
aveva evidenziato l’esigenza, non più procrastinabile, di una riforma
dell’assetto giuridico delle società sportive professionistiche.
Già nell’autunno del 1994 la F.I.G.C. aveva costituito una commissione di
studi, presieduta dal Prof. Andrea Manzella, che, con il contributo della
segreteria federale, delle Leghe nazionali dilettanti e professionisti,
dell’Associazione Italiana Calciatori, aveva il compito di varare un progetto di
riforma da presentare in parlamento incentrato proprio sul riconoscimento della
finalità lucrativa soggettiva nelle società sportive. Benchè la situazione
economica e finanziaria dello sport professionistico fosse già particolarmente
infelice, per un concreto varo legislativo della riforma erano nondimeno attesi
gli inevitabili tempi lunghi delle procedure parlamentari.
Una spinta inattesa ed improvvisa al processo di riforma si è avuta attraverso
la pronuncia della Corte di Giustizia delle Comunità Europee42 avvenuta in data
15 dicembre 1995 (cd. “sentenza Bosman”). Attraverso questa ormai famosa
decisione, la Corte di Giustizia Europea ha sancito, alla luce dell’art. 4843 del
Trattato di Roma, un duplice principio: sono contrarie al principio di libera
circolazione dei lavoratori nell’ambito comunitario “le norme emanate da
federazioni sportive in forza delle quali un calciatore professionista, cittadino di
uno Stato membro, alla scadenza del contratto che lo vincola ad una società può
essere ingaggiato da società di un altro Stato membro solo se questa ha versato
alla società di provenienza un’indennità di trasferimento, formazione e
promozione”; la Corte ha altresì stabilito la contrarietà al suddetto principio
delle “norme emanate dalle federazioni sportive in forza delle quali, nelle
partite che organizzano, le società calcistiche possono schierare solo un numero
limitato di calciatori professionisti cittadini di altri Stati membri”.
Approfondire il dibattito relativo alle conseguenze della “sentenza Bosman”
sarebbe operazione che trascenderebbe le finalità del presente lavoro. Ai nostri
fini appare tuttavia opportuno sottolineare come la pronuncia in attenzione
abbia abolito la necessità del versamento dell’indennità di preparazione e
promozione soltanto per il trasferimento degli sportivi professionisti
(comunitari) nell’ambito della circolazione comunitaria, non incidendo in alcun
42
La sentenza, rubricata sotto la sigla C415/93, si può leggere in Foro it., 1996, IV, 1, col.1 e
segg..
43
Che garantisce la libera circolazione dei lavoratori all’interno degli stati membri, nonchè
l’abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati
membri, per quanto riguarda l’impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro.
13
modo sulla circolazione all’interno dei singoli Stati membri. E’ evidente,
dunque, come per effetto della sentenza si siano automaticamente creati i
presupposti per un’alterazione nel mercato dei calciatori professionisti, proprio
perchè sarebbe risultato molto più vantaggioso per le società assicurarsi le
prestazioni degli atleti sul mercato comunitario (dove il pagamento
dell’indennità non è più dovuto) piuttosto che non sul mercato nazionale (dove
l’indennità di preparazione e promozione deve essere ancora versata alla società
in quanto la pronuncia interessa solo la circolazione nell’ambito comunitario).
Si è reso, di conseguenza, necessario ed improrogabile un’intervento legislativo
volto a modificare la legge n.91/1981 nella parte (art. 6) in cui disciplina
proprio l’indennità di preparazione e promozione. Ciò è opportunamente
avvenuto con il D.L. 17 maggio 1996 n.27244, recante “disposizioni urgenti per
le società sportive”, che ha proceduto alla riforma della legge n.91/1981
soltanto sotto un duplice profilo: da un lato abrogando l’indennità di
preparazione e promozione ed introducendo la possibilità per le federazioni
sportive di prevedere un “premio di addestramento e formazione tecnica” da
versarsi in favore della società od associazione sportiva “presso la quale
l’atleta ha svolto la sua ultima attività dilettantistica o giovanile”45; da un altro
lato disciplinando la fattispecie sotto il profilo fiscale46
44
Pubblicato su G.U. n. 115 del 18 maggio 1996.
45
Stabiliva inoltre il terzo comma dell’art. 6, come novellato dal D.L. n. 272/1996, che “il premio
di addestramento e formazione tecnica dovrà essere reinvestito, anche dalle società od
associazioni che svolgono attività dilettantistica o giovanile, nel perseguimento dei fini sportivi”.
A ben vedere l’utilizzo dell’avverbio “anche” indica che il vincolo di destinazione che grava sulle
somme versate a titolo di premio di addestramento vige sia per i sodalizi sportivi costituiti in
forma di società sportive professionistiche che per quelli costituiti in forma di associazioni. Ma
già nel D.L. n. 383 del 22 luglio 1996 (sul quale cfr. infra), invece l’avverbio sparisce dalla
formulazione legislativa: tale omissione deve essere intesa come volontaria o casuale? Se fosse da
considerarare volontaria se ne dovrebbe dedurre che l’obbligo di reinvestire tale premio nel
perseguimento di risultati sportivi gravi esclusivamente sulle associazioni dilettantistiche. Se fosse
invece da ritenersi una dimenticanza operata in sede di reiterazione, del pari le società sportive
professionistiche che svolgono attività anche a livello di settore giovanile sarebbero obbligate a
rispettare il vincolo di destinazione. Da sottolineare che nella legge di conversione (la n. 586 del
18 novembre 1996) del decreto legge n.485 del 20 settembre 1996 ogni eventuale disparità di
trattamento è incisivamente riequilibrata dall’aggiunta, operata in sede di conversione, di una
disposizione (all’interno dell’art. 10 della legge n.91/1981) che prevede che “l’atto costitutivo
deve prevedere che una quota parte degli utili, non inferiore al 10 per cento, sia destinata a
scuole giovanili di addestramento e formazione tecnico-sportiva”.
46
Il quarto comma dell’art. 15 della legge n. 91/1981, disciplinante il trattamento tributario
dell’indennità di preparazione e promozione, recitava che “le somme versate a titolo di indennità
di preparazione e promozione, ai senso dell’articolo 6, sono equiparate alle operazioni esenti da
imposta sul valore aggiunto ai sensi dell’articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica
26 ottobre 1972, n.633”.
14
Il D.L. n. 272 del 17 maggio 1996 non conosce la sua conversione in legge.
Data tuttavia la delicatezza dell’assetto di interessi su cui la normativa incide se
ne rende necessaria la reiterazione attraverso un nuovo decreto legge (il n.383
del 22 luglio 1996), con il quale si riproduce quasi perfettamente47 il contenuto
normativo del precedente atto. Anche il D.L. n.383 non fu convertito in legge
dalle Camere: allo scadere dei sessanta giorni previsti dall’art. 77 Cost. si è resa
necessaria un ulteriore reiterazione del medesimo tenore, che avviene a mezzo
del D.L. n. 485 del 20 settembre 1996. A differenza di quanto però avvenne con
il D.L. n. 383 del 22 luglio 1996 - che si limitò a recepire pressocchè
integralmente le disposizioni del precedente D.L. n. 272/1996 - il nuovo decreto
legge incide non soltanto sulla disciplina degli articoli 6, 15 e 16 della legge
n.91/1981, ma anche sulla normativa che specificamente disciplina l’assetto
giuridico delle società sportive.
Recependo le istanze che si erano manifestate non soltanto tra gli studiosi del
fenomeno e che ormai si erano fatte pressanti anche a livello federale, con il
D.L. n. 485/1996 il legislatore ha abrogato il secondo comma dell’art. 10, che,
come evidenziato supra, obbligava le società al reinvestimento degli utili
realizzati “per il perseguimento esclusivo dell’attività sportiva”.
Ma l’intervento riformatore operato in sede di decretazione d’urgenza non si
è arrestato qui.
E’ stato imposto a tutte le società sportive professionistiche, in deroga a
quanto stabilito dall’art. 2488 c.c., che è obbligatoria la nomina del collegio
sindacale per le società sportive costituite in forma di società a responsabilità
limitata in ogni caso48, anche quando il capitale sociale è inferiore ai 200
milioni di lire.
Inoltre, per favorire lo svilupparsi di un’azionariato popolare sulla scia di
analoghe esperienze straniere49, alla fine dell’articolo 10 viene aggiunto un
nuovo comma attraverso il quale si dispone che in deroga alla normativa
vigente50, “non costituisce sollecitazione del pubblico risparmio il
collocamento di azioni e di altri valori mobiliari effettuato dalle società
sportive professionistiche tra persone fisiche o giuridiche per importi unitari
non superiori a dieci milioni di lire”.
Ma l’operazione di riforma investe anche i profili funzionali e patologici
delle società sportive. Viene infatti riformato l’art. 1251 della legge n.91/1981
47
Cfr. la nota 44.
48
Per le società per azioni la nomina del collegio sindacale è resa obbligatoria in ogni caso già dal
codice civile (cfr. artt. 2397 e segg.).
49
Come quella del F.C. Barcellona, militante nel campionato spagnolo di calcio.
50
Disciplinata dagli artt.18 e segg. del D.L. n.95 dell’8 aprile 1974, convertito, con modificazioni,
dalla legge 7 giugno 1974 n.216 e successive modifiche ed integrazioni.
51
Che, nella nuova formulazione introdotta dal D.L. n.485/1996, rubricato sotto il nuovo titolo
“Garanzia per il regolare svolgimento dei campionati sportivi”, così recita: “Al solo scopo di
15
che, come si è visto, disciplinava i controlli federali sulla gestione e sugli atti di
gestione delle fattispecie in esame e le cui disposizioni, sotto il profilo
giuridico, avevano creato non pochi travagli interpretativi agli studiosi della
materia: sotto il profilo della conciliabilità tra controlli federali e controllo
giudiziale ex art. 2409 c.c.52 e sotto il profilo della validità, nell’ordinamento
statale, degli atti delle società sportive compiuti in assenza dell’approvazione
federale stabilita dall’abrogata formulazione dell’art. 1253. La nuova
formulazione legislativa della disposizione recepisce la tesi, auspicata dalla
dottrina prevalente, che limita all’ambito sportivo l’incidenza degli atti di
controllo compiuti dalla federazione.
Nella nuova formulazione dell’art. 1354, da un lato si elimina la possibilità
per la Federazione di chiedere all’autorità giudiziaria la messa in liquidazione
della società sportiva, dall’altro si recepisce l’orientamento ormai dominante in
garantire il regolare svolgimento dei campionati sportivi, le società di cui all’articolo 10 sono
sottoposte a controlli sulla gestione amministrativa, al fine di verificarne l’equilibrio finanziario,
da parte delle federazioni sportive nazionali, per delega del C.O.N.I., secondo modalità e principi
da questa approvati”. E’ da sottolineare inoltre che in sede di conversione il testo dell’art. 12 è
stato riscritto, senza tuttavia modificarne il contenuto, tranne nella parte in cui prevede la
rilevanza non soltanto dei controlli (non più riferiti esclusivamente alla “gestione
amministrativa”) stabiliti dalle Federazioni sportive, ma anche dei “conseguenti provvedimenti”
da queste stabiliti. Il testo definitivo dell’art. 12 è infatti il seguente: “Al solo scopo di garantire
il regolare svolgimento dei campionati sportivi, le società di cui all’articolo 10 sono sottoposte,
al fine di verificarne l’equilibrio finanziario, ai controlli ed ai conseguenti provvedimenti stabiliti
dalle federazioni sportive, per delega del CONI, secondo modalità e principi da questo
approvati”.
52
Per la tesi dell’incompatibilità si sono schierati VITTORIA, Le società sportive tra controlli
federali e controlli giudiziari, in Contratto e impresa, 1985, passim, e DABORMIDA, Il controllo
giudiziario negli enti di diritto speciale o soggetti a controllo di tipo pubblico: in particolare
dell’applicabilità dell’art. 2409 c.c. alle società sportive, in Giur.comm., 1988, II, pag. 480. Per la
tesi della conciliabilità si è tuttavia schierata la dottrina ampiamente prevalente (per tutti: cfr.
FOIS, op.cit., pag. 646 e seg., VIDIRI, op. cit., col. 61 e segg.) oltre che la giurisprudenza di merito
(cfr., tra gli altri: Trib. Napoli, 20.5.1986. in Foro it., 1987, I, col. 1604 e segg.; Trib. Taranto,
4.12.1984, in Foro it., 1985, I, col. 3187).
53
Per la tesi dell’inefficacia si è espressa la sola VITTORIA, op. cit., pag. 819 e segg. La dottrina
ampiamente prevalente (cfr. per tutti VOLPE PUTZOLU, Le società sportive, in Le società di diritto
speciale, dal Trattato sulle società per azioni a cura di Colombo e Portale, 1992, pag. 334 e
segg.) ha invece affermato la rilevanza dei controlli ex art. 12 esclusivamente nell’ambito
dell’ordinamento sportivo.
54
Che, nella nuova formulazione rubricato “Potere di denuncia al tribunale”, così recita: “Le
federazioni sportive nazionali possono procedere, nei confronti delle società di cui all’articolo
10, alla denuncia di cui all’articolo 2409 del codice civile”. E’ da sottolineare inoltre come
l’abrogazione della vecchia disciplina dell’art. 13 modifichi anche il trattamento riservato ad
eventuali voci di attivo che residuassero al momento della liquidazione della società: mentre sotto
la disciplina abrogata non poteva essere rimborsato ai soci che non il valore nominale delle azioni
o quote possedute (ed ogni eventuale residuo attivo veniva versato al C.O.N.I.), nella nuova
disciplina sparisce qualsiasi tipo di limitazione, coerentemente, del resto, con l’affermazione della
finalità lucrativa soggettiva operata attraverso la soppressione del secondo comma dell’art. 10.
16
tema di controlli stabilendo direttamente in capo alla Federazione sportiva
nazionale il potere di compiere la denuncia di cui all’art. 2409 c.c.55.
Il decreto legge n. 485 del 20 settembre 1996 conosce, a differenza dei suoi
predecessori, la conversione in un provvedimento definitivo attraverso la legge
n. 586 del 18 novembre 1996 che, a sua volta, modifica la disciplina adottata in
sede di decretazione d’urgenza in misura non poco rilevante.
Si è anzitutto aggiunta un’ulteriore specificazione relativa al trattamento
tributario da riservare al premio di addestramento e formazione tecnica: dopo
che il legislatore aveva specificato in sede di decretazione che l’operazione in
questione doveva ritenersi esente dall’applicazione dell’imposta sul valore
aggiunto ai sensi dell’art. 10 del D.P.R. n. 633/197256, e ciò assimilandola, in
relazione alla soggezione all’imposizione indiretta, all’indennità di
preparazione e promozione, ha poi altresì previsto che il premio in oggetto non
concorresse alla determinazione del reddito, ai fini IRPEG ed ILOR, delle
società sportive professionistiche o delle associazioni sportive dilettantistiche
presso le quali l’atleta ha svolto la sua ultima attività dilettantistica o giovanile.
In sede di cenversione il legislatore ha poi dato un nuovo contenuto
normativo al secondo comma dell’art. 1057, stabilendo che “l’atto costitutivo
deve prevedere che la società possa svolgere esclusivamente attività sportive ed
attività ad esse connesse e strumentali”.
L’inserimento nel testo definitivo di un dato normativo di tale tenore si è
rilevato indubbiamente una scelta appropriata. Non si può mancare di
sottolineare come, nella stesura originaria della legge n. 91/1981, le società
sportive si caratterizzavano, data l’assenza della finalità lucrativa, per la
peculiare attività compiuta: vale a dire la gestione dell’attività sportiva svolta, a
livello professionistico, dagli atleti per esse tesserati. Come sottolineato
acutamente58 si assisteva, nelle fattispecie in esame, alla coincidenza tra
“scopo-mezzo” e “scopo-fine”, creandosi così una fattispecie ad oggetto
sociale “esclusivo”; la possibilità di svolgere altro tipo di attività al di fuori di
quella consentita dalla legge risiedeva nello svolgimento di attività che si
ponessero in rapporto strumentale - o quanto meno fossero direttamente
connesse - rispetto all’attività sportiva.
55
Nella formulazione del codice civile i legittimati attivi alla richiesta della procedura sono i soci
che rappresentano il decimo del capitale sociale ed il pubblico ministero: in assenza di una
specifica legittimazione, prima della modifica legislativa operata attraverso il D.L. n.485/1996,
alla Federazione spettava dunque un mero potere di denuncia all’ufficio del P.M. dei fatti che
legittimano l’accensione della procedura.
56
Cfr. art. 2 del D.L. n. 485/1996.
57
Soppresso ad opera del D.L. n. 485/1996 (art. 4, comma primo, lett. b)), che, come più volte
specificato, nella sua originaria stesura postulava l’assenza della finalità lucrative nelle società
sportive.
58
Cfr. VOLPE PUTZOLU, Le società sportive, cit.,pag. 318.
17
Nel momento in cui in sede di decretazione le fattispecie in esame sono state
riportate nell’ambito delle società a finalità lucrativa, indubbiamente l’oggetto
sociale ha smarrito il ruolo, prima centrale, che l’originario dettato della legge
n. 91/1981 gli aveva configurato: per cui la società sportiva professionistica
avrebbe potuto svolgere 59, al pari di qualsiasi altra società di capitali, ogni
attività di natura economica. La precisazione operata dal legislatore in sede di
conversione ha avuto invece il merito di sottolineare, già a livello legislativo,
che la finalità sportiva se non contraddistingue più (almeno formalmente) le
società sportive comunque contraddistingue ancora l’oggetto sociale svolto
dalle medesime società: è dunque consentita ogni attività, anche a carattere
economico o imprenditoriale, purchè si traduca “in via immediata in forme di
promozione e diffusione dello sport”60.
La legge n. 586/1996 ha aggiunto poi un ulteriore comma, stabilendo che
“l’atto costitutivo deve prevedere che una quota parte degli utili, non inferiore
al 10 per cento, sia destinata a scuole giovanili di addestramento e formazione
tecnico-sportiva”. Il dato normativo ha la sua importanza, anche sotto il profilo
politico. A seguito della rivoluzione operata, negli sport professionistici di
squadra, dalla “sentenza Bosman”, si è levata l’opinione generalizzata degli
addetti ai lavori secondo cui tale innovazione avrebbe colpito duramente i cd.
“vivai”, poichè eliminando l’indennità di preparazione e promozione le società
avrebbero perso ogni interesse economico ad investire nei settori giovanili. Il
legislatore ha tenuto in debito conto tale preoccupazione, prevedendo, da un
lato, il già citato premio di addestramento e formazione tecnica da reinvestire
“nel perseguimento di fini sportivi”61, dall’altro l’obbligo di destinazione di una
quota parte degli utili proprio in favore dei settori giovanili. E ciò, si badi bene,
sia quando la società decide di dividere gli utili tra i soci, sia quando decide di
investire il ricavato nell’attività sportiva: in quest’ultimo caso almeno il dieci
per cento dovrà essere investito secondo la destinazione impressa dalla legge,
mentre il residuo potrà essere liberamente investito nell’attività professionistica.
Le modifiche operate in sede di conversione non hanno tuttavia avuto un
contenuto esclusivamente positivo: il legislatore ha ritenuto opportuno
sopprimere la deroga, operata in sede di decretazione, alla disciplina sulla
59
Salve, ovviamente, le imposizioni che sarebbero inevitabilmente arrivate dalla Federazione
attraverso l’imposizione di un adeguato Statuto-tipo.
60
Cfr. VOLPE PUTZOLU, Le società sportive, cit., pag. 319. Non a caso il nuovo Statuto-tipo
approvato dalla F.I.G.C., all’art. 3, prevede che “la Società ha per oggetto esclusivo l’esercizio di
attività sportiva ed altresì l’esercizio di attività ad essa accessorie, connesse e strumentali (...)”,
quando nel testo aggiornato dopo la riforma della legge n.91/1981 era specificato che “la società
ha per oggetto esclusivo l’esercizio di attività sportive (...)”.
61
Si osservi però che, come sottolineato nella nota 44, l’obbligo di reinvestire la somma percepita
a titolo di premio di addestramento e formazione tecnica grava esclusivamente sulle associazioni
sportive dilettantistiche.
18
sollecitazione del pubblico risparmio per il collocamento di azioni e altri valori
mobiliari operati dalle società sportive professionistiche per importi unitari
inferiori a dieci milioni di lire.
L’innovazione non può che essere accolta con un plauso. Indubbiamente la
normativa contenuta nella legge n. 216/1974 mira a tutelare l’interesse della
parte contraente più debole, vale a dire il risparmiatore: per giustificarne
politicamente la deroga, si dovrebbe affermare che l’interesse del risparmiatore
ad essere informato sui dettagli giuridici ed economici dell’operazione, a
ricevere il prospetto informativo, viene meno quando il soggetto che propone
l’investimento è una società sportiva professionistica. Ma, a parere di chi scrive,
è proprio quest’affermazione che non è condivisibile. Anzi il rilievo che
l’attività imprenditoriale svolta dai sodalizi sportivi professionistici ha da
sempre manifestato difficoltà nel conseguimento di risultati economicamente
apprezzabili dovrebbe risultare un argomento di centrale importanza nel ritenere
il destinatario della sollecitazione al pubblico risparmio operata dalle società
sportive come un soggetto contraente particolarmente debole e più di tutti
esposto alla possibile perdita del capitale investito.
CAPITOLO II
19
1.I criteri della gestione economico-finanziaria
62
F. MANNI, cit. p. 71.
63
T. D’IPPOLITO, Le discipline amministrativo-aziendali, Abbaco, 1952.
64
P. MONFROGLIO, “Società calcistiche: la patologia aziendale” in Contabilità e Bilancio, 1988
n.37, p.57.
65
AMADUZZI A., G. PALLONE., I Bilanci d’esercizio nelle imprese, UTET, Torino, 1986.
66
Cfr. F. RANALLI, “Sulle capacità informative delle strutture di bilancio, Cedam Padova, 1984,
p.7 e ss.
20
principalmente della situazione economica, patrimoniale o finanziaria
dell’impresa, si ritiene importante porsi degli interrogativi riguardo al
significato che può assumere il capitale di funzionamento che del bilancio
costituisce una importante informazione di sintesi.
Negli studi economico-aziendali viene necessariamente trattato del capitale
d’impresa, accompagnandolo ora ad una accezione terminologica ora ad
un’altra, in virtù dei particolari aspetti della indagine condotta dall’aziendalista
e in funzione delle finalità conoscitive che egli intende perseguire.
Il capitale di funzionamento, lungi dal rappresentare una grandezza univoca,
è espressione di congetture intimamente legate alla diversa finalità alle quali
può assolvere il bilancio di esercizio67.
In particolare è da chiedersi quale significato può avere il capitale di
funzionamento per il soggetto economico e quale per i terzi68.
Per il soggetto economico, in prima approssimazione, il capitale rappresenta
il valore delle risorse che risultano in un preciso momento investite ed esposte
al rischio di impresa.
L’insopprimibile necessità di calcolare periodicamente il reddito scaturito
dalla gestione non dovrebbe indurre ad offuscare una efficace percezione di
quali siano i valori esposti al rischio69.
Per i terzi il capitale costituisce una generica garanzia, a carattere sussidiario,
dei loro valori in rischio.
Tale rischio è tanto più elevato quanto più gli investimenti aziendali sono
rappresentati da beni che per le loro caratteristiche in caso di scioglimento
dell’impresa paiano a fondo perduto difficilmente recuperabili.
L’ importante sottolineare a proposito, come nelle imprese calcistiche
figurano per importi molto elevati tra i componenti del capitale di
funzionamento, valori inerenti a poste contabili a cui non corrispondono in
alcun modo dei veri cespiti materiali. Il riferimento è alla voce contabile
impropriamente definita “diritto sportivo”70.
Per i terzi, creditori, la generica garanzia patrimoniale offerta dalle società di
capitale, nel caso di una società calcistica, si traduce in qualcosa di
estremamente evanescente.
La normativa federale prevede infatti che la conseguenza immediata della
dichiarazione di fallimento di una società calcistica sia la revoca
67
Cfr. V. CODA, I bilanci d’impresa: oggetto e scopi, in Valutazioni di bilancio, Libreria
universitaria editrice Venezia, 1984, p. 20 e ss.
68
F. MANNI, Le società calcistiche, cit. p.44.
69
Cfr. C. CARAMIELLO, Indici di bilancio, Strumenti di gestione aziendale, IPSOA Milano 1986,
p.12.
70
F. MANNI, OP.cit., p.44.
21
dell’affiliazione e quindi l’immissione nelle liste di svincolo dei giocatori
contrattizzati con la società insolvente.
In tal modo si azzera il valore della principale componente del capitale di
funzionamento e si riduce notevolmente la residua possibilità dei creditori
insoddisfatti di rivalersi , seguendo l’iter della procedura concorsuale, sulla
liquidazione degli elementi attivi del patrimonio aziendale.
Ciò spiega l’apparente paradossale comportamento degli istituti di credito di
ridurre il tasso di interesse quando l’elevata esposizione debitoria nei confronti
delle banche dei club calcistici rende difficile la puntuale restituzione del
capitale mutuato.
La manovra è dettata dalla considerazione che una “stretta della morsa”
metterebbe a rischio non solo il diritto di ricevere la remunerazione del capitale
prestato, ma anche di ottenere la restituzione del capitale stesso.
Strettamente connesso al concetto di capitale di funzionamento è il diverso
significato che il reddito d’esercizio assume secondo le realtà considerate.
Il reddito agisce sull’economia delle imprese incrementando o deprimendo la
ricchezza disponibile. La sua influenza non è individuabile nell’aspetto
qualitativo ed è arduo ogni sforzo proteso ad una sua possibile configurazione
in termini quantitativi.
Le imprese calcistiche, pur nella loro sostanziale uniformità di gestione,
presentano alcuni caratteri che suggeriscono una loro utile classificazione ai fini
anche di una valutazione della loro diretta ed indiretta solvibilità.
Profondamente diverse sono le decisioni che presiedono infatti al
comportamento delle società sportive indipendenti da quelle facenti parte di un
gruppo.
La distinzione è utile avendo riguardo alle diversità di significato che può
assumere il concetto di reddito al fine di poter esprimere giudizi sulla solvibilità
delle imprese.
Per le aziende appartenenti ad un gruppo il reddito è una grandezza
scarsamente utilizzabile come possibile indicatore di solvibilità. L’economicità
aziendale non è una condizione indispensabile per la loro esistenza; le imprese
controllate devono soddisfare in modo efficiente soprattutto le attese formulate
dal soggetto economico del gruppo71.
Il soggetto economico giudica sulla convenienza a mantenere in vita
l’impresa calcistica secondo schemi di valutazione che si discostano dai comuni
requisiti dell’economicità aziendale; ciò che vengono valutati sono i benefici
che l’impresa calcistica in vario modo è in grado di apportare al gruppo.
Pertanto è questo il motivo che giustifica, spesso, la partecipazione di società
calcistiche, perennemente in perdita, ai rispettivi campionati.
71
F. MANNI, OP. cit., p.53.
22
I responsabili del loro governo non hanno da soddisfare, come condizione di
esistenza, un equilibrato rapporto con il mercato, quel che più importa è la
notorietà che segue ai successi sportivi72.
In questo caso i giudizi di economicità sono giudizi di “economicità di
gruppo”; l’azienda calcistica non è considerata da sola , ma nell’ambito di una
più vasta economia: quella del gruppo.
Per contro, le imprese calcistiche che vivono di forza propria e che non sono
inserite in un gruppo devono soddisfare le tipiche condizioni della economicità
aziendale, possibile solo in presenza di una gestione particolarmente attenta73.
Quindi i motivi di preoccupazione sono maggiori per le imprese
indipendenti, anche se evidenziano fabbisogni finanziari notevolmente inferiori
a quelli riscontrati nelle imprese calcistiche facenti parte di un gruppo.
L’appartenenza ad un gruppo offre maggiori garanzie di solvibilità in quanto,
per lo meno fino a quando il mantenimento in vita delle società calcistiche
rientra nella strategia di comunicazione del gruppo, sono le condizioni
economiche e finanziarie di questo che devono essere valutate e non le
condizioni delle singole imprese come nel caso delle società autonome74.
Occorre a questo punto allargare il discorso e ricordare che le intime
relazioni che intercorrono tra i rendimenti e i costi sconsigliano la formulazione
di giudizi fondati unicamente sulla valutazione dei soli rendimenti e dei soli
costi; allo stesso modo sarebbero fuorvianti gli apprezzamenti che, pur
considerando entrambi i fattori, non colgono le relazioni che tra loro si
istituiscono.
Alti rendimenti possono giustificare ingenti costi; così come costi
relativamente modesti non è detto che incidano positivamente sull’efficienza
aziendale. In quanto, il vantaggio ottenuto dal contenimento dei costi potrebbe
venire annullato dai più bassi rendimenti75.
Il miglioramento infatti del grado di economicità dell’impresa calcistica è
connesso con le possibilità che la società ha di espandere, attraverso i successi
sportivi, l’offerta del proprio spettacolo76.
72
N.C. WISEMAN, The economics of football” The Lloyds Bank Review”, Gennaio 1977, p.28 e
ss.
73
F. MANNI, OP. cit. p.54.
74
IBIDEM, p.49.
75
IBIDEM, p.55.
76
“Ad esempio la massimizzazione dei profitti può voler significare uno scadente livello di
prestazioni, dato che la spesa per acquistare sul mercato giocatori di “qualità” - al fine appunto di
migliorare le prestazioni - potrebbe essere proibitiva con riguardo al contenimento dei costi.
Questo può provocare, in prospettiva, una diminuzione della probalità di vittoria nelle partite e
conseguentemente, dell’affluenza del pubblico. Secondo il principio della massimizzazione
23
Tenuto conto di questi elementi, - la presenza di un’eventuale e più ampia
stategia di gruppo, la peculiare relazione esistente tra costi, rendimenti e ricavi -
si giunge all’inevitabile considerazione che nella maggior parte dei casi il
reddito d’esercizio non è un rappresentativo indicatore della reale situazione di
un’azienda calcistica e che la sua significatività può essere compresa del tutto
solo considerando le profonde implicazioni di carattere apparentemente
extraeconomico, quali il prestigio, il rispetto per le esigenze dell’ambiente
sociale, la paura del discredito, il desiderio di allargare la propria sfera di
notorietà e di azione, che caratterizzano la gestione da parte dei singoli
manager.
Ai nostri giorni, di frequente, traspare all’esterno dell’impresa calcistica, la
sensazione che il successo di cui essa gode ( e che è proprio di uno sforzo
comune) sia dovuto principalmente alla persona simbolo di quel successo.
Quasi uno spostamento di priorità: dall’organizzazione all’uomo.Questo
induce gli osservatori esterni a valutare non la bontà di un’organizzazione, ma
le qualità del singolo, che, seppure in tali casi eccelse, non possono costituire
l’elemento del giudizio prevalente77.
Quanto fino ad ora scritto non deve portare verso la convinzione che il
bilancio d’esercizio delle società calcistiche sia da considerarsi non sufficiente
per valutare il grado di economicità raggiunto: anche se la società può
appartenere ad un gruppo o ad una aggregazione di aziende, le classi di valori
soggette ad operazioni intragruppo sono agevolmente individuabili: da questo
punto di vista il bilancio della società può considerarsi potenzialmente
attendibile. Va, tuttavia, considerato che la supposta appartenenza di
un’impresa calcistica ad un gruppo (come controllata) comporta la necessità,
per una completa analisi del suo bilancio, che si individuino e si esaminino con
attenzione gli effetti di tale legame. Ciò non significa che l’analisi di bilancio
non sia attuabile ma che gli indici ed i flussi debbano essere interpretati alla
luce delle influenze emergenti.
In relazione al fatto che per l’azienda di produzione si individuino delle
condizioni di operatività da rispettare per assicurarne lo svolgimento duraturo
ed autonomo, si osserva che in alcuni casi il mancato rispetto di tali condizioni,
anche per periodi lunghi, non porta alla estinzione dell’azienda. Ciò può essere
dell’utilità, invece, l’esigenza di un miglioramento nella qualità di squadra, come mezzo per
incrementare il numero delle vittorie, prescinde quasi interamente dai costi aggiuntivi per
l’acquisto dei giocatori validi, che costituiscono in definitiva, un potenziale di attrazione in grado
di aumentare le presenze degli spettatori alle partite.
Ancora la massimizzazione dei profitti può richiedere annualmente la vendita dei giocatori
migliori con le prevedibili conseguenze sul piano dei risultati sportivi di sempre maggior
prestigio”
P.L. MARZOLA, Sport professionistici di squadra e teoria d’impresa, cit. p.155
77
F. MANNI, cit. p.57.
24
spiegato sia da fenomeni di patologia aziendale che da situazioni particolari
nelle quali la valutazione dell’economicità di un’azienda non va effettuata in
modo autonomo ma considerando l’aggregazione delle aziende a cui pertiene.
Infatti, un’azienda si può definire “economica in funzione di gruppo quando,
pur non conseguendo l’equilibrio reddituale, viene mantenuta in vita perché
offre opportunità o vantaggi alle altre aziende del gruppo senza che questi si
manifestino in componenti positivi di reddito per l’azienda che li fornisce”. La
valutazione dell’economicità in funzione del gruppo non giustifica un continuo
squilibrio tra costi e ricavi già a livello di gestione caratteristica, in quanto può
non essere duratura l’appartenenza all’aggregato di aziende: la società sportiva
dovrebbe essere in grado, per molteplici ragioni tra cui il ruolo sociale che
svolge, di sopravvivere anche al modificarsi del soggetto economico.78 Ciò
nella realtà attuale non accade e ne sono prova le non poche società
professionistiche e semi professionistiche scomparse in questi ultimi anni.79
Pertanto si ritiene che l’esigenza di un equilibrio dinamico di bilancio e la
ricerca di successo e di prestigio siano elementi stimolanti - non antagonisti
bensì complementari - di un circolo virtuoso che dovrebbe permettere di
raggiungere un equilibrio dinamico di bilancio di lungo periodo. Proprio le
società calcistiche vanno individuate come “imprese calcistiche” e, quindi come
tali devono presentare situazioni patrimoniali, finanziarie e reddituali
soddisfacenti. In caso contrario sono destinate a scomparire indipendentemente
dal ruolo sociale e di costume assolto.
Questo aspetto è ancora più importante in quanto permette di meglio
interpretare una supposta giustificazione alla situazione di crisi delle società: la
mancanza di managerialità nella loro conduzione. Proprio per l’appartenenza ad
un gruppo, in non pochi casi di successo, si ritiene che tale carenza sia dovuta
non alla mancanza di cultura ma ad un ruolo differente di interpretare l’attività
svolta identificandola esclusivamente con la dimensione sportiva e sfruttando il
ruolo sociale rivestito, attraverso il quale ottenere agevolazioni o coperture più
o meno ampie e ripetute80.
78
ONIDA, Economia d’azienda, Utet 1971, pagg. 68-69
L’ interpretazione dell’economicità super-aziendale deve essere effettuata criticamente, come si
legge nel pensiero di Onida: << l’economicità di gruppo può facilmente prestarsi a dare
ingannevole e solo apparente giustificazione ad iniziative mal fondate o mosse da interessi
particolari >>. Inoltre, << le gestioni deficitarie, anche se ammissibili in date condizioni ed entro
certi limiti, sono da considerare come eccezioni, nella normale tendenza al raggiungimento
dell’economicità aziendale; tendenza che comunque deve essere sempre viva anche nelle gestioni
deficitarie tenute eccezionalmente in vita per motivi di economicità super-aziendale >>.
79
CLAUDIO TEODORI, L’economia ed il bilancio delle società sportive, Giappichelli,
Torino,1995,p. 16
80
Ibidem, p.19-20.
25
2. La composizione del patrimonio.
26
Limitare la dimensione dell’impresa, e quindi l’intensità del divenire, alle
sole risorse provenienti da fonte interna significa tuttavia comprimere la
potenzialità produttiva.
L’eventuale emissione di prestiti obbligazionari da parte delle società
calcistiche non trova oggi soggetti disponibili alla loro sottoscrizione per i tassi
di interesse a cui vengono emessi tali prestiti, certamente non concorrenziali
rispetto a quelli di mercato.
Operazioni del genere possono riscuotere un qualche successo solo se
vengono ancorate a benefici particolarmente apprezzati dagli sportivi, come la
prelazione sull’abbonamento o la conversione dei titoli obbligazionari in
azioni84.
Per quanto attiene al ricorso agli istituti di credito, in non pochi casi,
quest’ultimi, si mostrano titubanti nella concessione alle società di calcio di
prestiti a breve e medio termine per il forte rischio non solo di percepire gli
interessi pattuiti ma persino di recuperare le somme erogate .
Gli interessi vengono spesso capitalizzati per l’impossibilità pratica da parte
della società beneficiaria del prestito, di corrisponderli all’ente erogatore,
attivando un processo di autoalimementazione dell’indebitamento che, prima o
poi, trascinerà la società stessa verso l’inevitabile fallimento.
Permane la periodica ancora di salvezza costituita dall’erogazione dei mutui
federali, o comunque garantiti da quell’ente, a risanamento della posizione
debitoria assunta dalle società aderenti alla Lega.
E’ questo uno strumento che raffredda tale posizione, ma che non può
incidere sulle cause strutturali che l’hanno provocata, ovvero sulla mancanza di
un loro significativo processo di autofinanziamento85.
Le risorse provenienti da qualsiasi fonte e resesi disponibili a livello di
impresa, devono essere destinate alla realizzazione dell’attività produttiva, che
nello specifico caso delle società di calcio, si concretizza nell’apprestamento di
servizio sportivo86.
Elementi caratteristici del capitale delle società di calcio, che devono essere
inclusi nelle immobilizzazioni tecniche, sono gli impianti e le attrezzature
sportive di proprietà, le macchine, i mobili, l’arredo della sede sociale, e gli
automezzi anch’essi di proprietà.
A tale proposito è necessario precisare che spesso le società calcistiche,
avvalendosi di strutture sportive di proprietà di enti localili, annoverano nel loro
capitale, le immobilizzazioni materiali per importi non consistenti.
84
IBIDEM, p.425.
85
IBIDEM, p.426.
86
F. MANNI, cit. p.52.
27
Si costituiscono, invece, delle immobilizzazioni tecniche immateriali ogni
qualvolta un’impresa sostiene un costo a carattere pluriennale in conseguenza
dell’acquisizione o della creazione delle condizione per il riconoscimento
giuridico di diritto che l’impresa medesima può vantare nel medio-lungo
andare.
Elemento caratterizzante e caratteristico di questo aggregato del capitale
delle società calcistiche, il cui montante d’altra parte è pari alla quasi totalità del
valore del loro attivo o investimenti, è il costo sostenuto per l’acquisto dei
cosidetti “cartellini” dei giocatori, la cui dizione contabile è appunto di “costo
pluriennale diritto prestazioni giocatori”87.
Tra le immobilizzazioni finanziarie possono reinvenirsi delle
compartecipazioni ex art.102-bis NOIF. Si tratta, questa, di una voce tipica
delle società di calcio che avendo ceduto un calciatore ad altra compagine
intendono comunque partecipare in misura paritaria, agli effetti patrimoniali
conseguenti alla titolarità del contratto88.
Realtivamente all’attivo circolante non si rendono necessarie considerazioni
particolari se non per quanto riguarda la quasi generalizzata assenza, nella
gestione calcistica, delle giacenze di magazzino.
Lo spettacolo calcistico, infatti, è un “prodotto” che come tutti i servizi non è
immagazzinabile ma allo stesso tempo sono prive della possibilità di
immagazzinamento anche tutte le risorse utili per la realizzazione dello stesso
spettacolo89.
87
G. CATTURI, cit. p.427.
88
Si tratta di una voce tipica delle società calcistiche il cui significato gestionale e trattamento
contabile verrà, in dettaglio, ripreso successivamente.
89
F. MANNI, cit. p. 64.
90
F. MANNI, cit. p. 58.
28
campionati di appartenenza o dalla partecipazione a competizioni sportive di
altro tipo.
La diffusione televisiva dello spettacolo calcistico prima e, successivamente
l’adattamento del calcio a logiche imprenditoriali, hanno occasionato una serie
di ricavi complementari che nel tempo hanno assunto valori tutt’altro che
trascurabili.
Così i diritti televisivi, lo sfruttamento dell’immagine, le sponsorizzazioni e -
in significativa crescita - i proventi da merchandising, sono l’espressione di
sistemi economici modernamente organizzati91.
Un secondo gruppo di ricavi origina dall’attività che potremo definire di
commercializzazione dei diritti di avvalersi delle prestazioni degli atleti92.
Questa classe di compenenti positivi è distinguibile, per natura e relativa
allocazione in bilancio, a seconda che i proventi siano realizzati per le cessioni
temporanee, definitive oppure in relazione all’esercizio ed alle risoluzioni dei
diritti di compartecipazione93.
Un’ultima classe di ricavi è rappresentata da i contributi erogati annualmente
dalla Federazione alle società. Più precisamente parte degli introiti del
“totocalcio” sono devoluti al CONI, che, a sua volta ne assegna una parte a tutte
le Federazioni che poi provvedono a ripartirle tra le società affiliate94.
Altri proventi eventuali sono rappresentati dai contributi che gli enti pubblici
- spesso nella fattispecie delle sponsorizzazioni - o i privati volontariamente
erogano alle società sportive.
E’ possibile individuare come in parte, la diversificazione dei compenenti
positivi, derivi dalle diverse caratteristiche strutturali delle società di calcio.
Così per esempio è interessante notare che, salvo rare eccezioni, i ricavi da
sponsorizzazioni sono più cospicui per le società che fruiscono di più ampi
bacini di utenza evidenziando in tal modo una sorta di correlazione tra elevati
incassi da gare e proventi derivanti da contributi e sponsor.
Dall’altra parte le società minori, in genere, praticano un’attività politica di
trasferimento degli atleti.
91
Cfr. P.L. MARZOLA, “L’industria del calcio”, cit. p.141-173.
92
IBIDEM, p.60.
93
Nel primo caso la cedente percepisce un compenso definito sulla base di una libera
contrattazione lucrando una plus o minusvalenza sulla differenza tra “valore contabile” del
calciatore e suo valore di cessione.
Nel secondo caso il provento si configura come indennità di preparazione e promozione.
94
Cfr. P.L. MARZOLA, cit. p.127-141.
29
Dalla campagna trasferimenti rinvengono notevoli somme per plusvalenze
che, in quelle società hanno un’importanza, in termini relativi sul totale dei
ricavi, piuttosto rilevante95.
Nelle società sportive la produzione del servizio e la sua
commercializzazione coincidono temporalmente, anche se, la gara sportiva non
è che la fase terminale di un processo tecnico, che può essere pensato per
periodi annuali, come nel caso del campionato o per periodi più brevi nel caso
delle competizioni di coppa96.
I costi intimamente connessi alla funzione commerciale sono rappresentati
dai diritti erariali, dai canoni per l’affitto dei campi da gioco, dalla percentuale
alla squadra ospite e dalle somme a favore della Lega.
I diritti erariali riguardano fondamentalmente l’imposta spettacoli e sul
valore aggiunto. E’ importante all’uopo un piccolo inciso di carattere fiscale.
Con riferimento all’imposta sul valore aggiunto l’art.74 V comma del D.P.R.
633/72 prevede un regime particolare per le imprese operanti nel campo dello
spettacolo. In forza di tale regime - a meno di una opzione espressa per il
siatema ordianrio - tali imprese, in luogo della detrazione I.V.A da I.V.A. di cui
all’art.19, benificiano di una detrazione pari ai due terzi dell’imposta relativa
alle operazioni imponibili ai fini dell’imposta sugli spettacoli. Tale detrazione si
riduce ad un decimo nell’ipotesi di prestazioni di pubblicità e di
sponsorizzazioni
Pretanto stante l’indetraibilità dell’I.V.A. sugli acquisti riguardanti l’attività
spettacolistica, peculiarità dei bilanci delle società calcistiche è la presenza delle
imposte forfettizzate tra i componenti positivi di reddito. L’incidenza degli
oneri erariali netti sugli incassi, può valutarsi, a seconda del prezzo lordo dei
biglietti d’ingresso, tra l’11 e il 13% degli incassi lordi.
Per l’attività relativa ai trasferimenti dei calciatori in ossequio all’art.36 del
D.P.R. 633/72, le società calcistiche provvedono a tenere un sistema di
contabilità separata. In questo caso l’I.V.A., liquidata secondo il sitema
tradizionale, è una partita di giro e viene versata all’Erario alle scadenze
convenzionali
All’acquisizione dei fattori della produzione sono legati i costi relativi ai
compensi degli atleti e le somme spettanti alle società da cui provengono i
nuovi calciatori.
In effetti i costi per ammortamento, di entità rilevante se si considera il peso
relativo del parco giocatori sul totale dell’attivo, sono costituiti prevalentemente
dalla partecipazione al reddito di periodo delle quote di pertinenza del “diritto
alle prestazioni sportive”.
95
F. MANNI, cit. p.95.
96
IBIDEM, p.64.
30
L’elevato accrescimento verificatosi nel tempo dei costi inerenti i compensi
dei calciatori, che attualmente costituiscono il principale compenente negativo
di reddito, trova fondamento in motivi di ordine tecnico quali l’esigenza di
avvalersi di una rosa più ampia, e in motivi di ordine psicologico quali la
consapevolezza degli atleti di essere oltre che degli sportivi, delle efficaci figure
promozionali.
Il quadro si completa se si pensa all’agguerrita concorrenza delle società per
aggiudicarsi le prestazioni dei giocatori migliori97.
E’ importante sottolineare come il diverso andamento delle quote di
ammortamento rispetto all’evoluzione dei compensi, che si verifica in alcuni
casi nelle società calcistiche, potrebbe apparire in un primo momento non
senso.
Ma, se si pensa che la durata dei contratti è breve, accade che, il calciatore
può rimanere nella società senza che questa debba sborsare alcunchè a titolo di
prestazioni sportive.
In altre parole, le quote di ammortamento non riguardano in egual modo
l’intera squadra, ma solo i giocatori da poco rilevati da altre società.
Le quote di ammortamento dei calciatori che sottoscrivono il secondo
contratto con le società sono, infatti, di solito, modeste o inesistenti mentre i
compensi possono essere molto elevati rispetto al precedente contratto proprio
per indurre il calciatore a restare e a rinunziare alle eventuali offerte di altri
clubs98.
Di minore entità sono i costi del personale non legato alla struttuta tecnica.
97
F. MANNI, cit. p.67.
98
IBIDEM, p.68.
31
CAPITOLO III
99
DANIELA, GIANNI, GIUSEPPE LO MARTIRE, “I bilanci delle società calcistiche/1” In Consulenza,
n.8, 1986, p.74.
100
Sul punto si vedano: F. DEZZANI, Il nuovo bilancio d’esercizio, Milano, Giuffrè, 1993; M.
CATTANEO, MANZONETTO, Il bilancio d’esercizio, profili teorici e istituzionali degli anni novanta,
Milano, Etas libri, 1992; R. CARAMEL, le nuove norme sul bilancio: commento al Dlgs. 9 Aprile
1991, n. 127, d’attuazione della IV e VII Direttiva CEE, Milano, 1991, Il Sole 24 Ore; F.
PEZZANI, Il bilancio d’esercizio nell’informativa esterna d’impresa, Milano, Giuffrè, 1993; F.
SUPERTI FURGA, Il bilancio d’esercizio italiano secondo la normativa europea, Giuffrè, Milano,
1991; F. DEZZANI, P.PISONI, L. PUDDU, Il bilancio e la IV Direttiva CEE, Giuffrè, Milano, 1992;
A. BISASCHI, Informativa di bilancio, evoluzione e tendenze in atto, Giuffrè, Milano, 1992.
101
Cfr. G. FERRERO, I complementari principi della “chiarezza”, della “verità” e della
“correttezza” nella redazione del bilancio d’esercizio, Giuffrè, Milano, 1991; E. PERRONE, Il
sistema tedesco dei principi contabile e la IV Direttiva CEE, Padova, Cedam,1990.
32
istituzioni particolari, cioè caratterizzate dalla presenza di finalità sociali molto
più esplicite rispetto alle normali organizzazioni che esercitano un’attività
imprenditoriale. Appare quindi importante evidenziare che le informazioni
sull’andamento economico delle squadre di calcio si intrecciano con le esigenze
di interlocutori “non mercantili”.
Gli interlocutori possono essere identificati nei seguenti: soci, calciatori,
professionisti e dipendenti vari, fornitori e consulenti, pubblico calcistico
(distinguendo tra tifosi e non), imprese, mezzi di comunicazione, Pubblica
amministrazione, finanziatori.
Così, da un lato, si può pensare che qualunque sia il rapporto tra le diverse
motivazioni nella personalità del socio, quest’ultimo sarà comunque interessato
ad ottenere un bilancio d’esercizio che gli mostri con fedeltà che il suo club sta
rispettando almeno la condizione oggettiva di equilibrio economico di lungo
periodo; dall’altro, senza dubbio, l’equilibrio economico-finanziario interessa ai
supporter solo nella misura in cui può incidere sulle prestazioni della squadra.
Si tratta di considerare che per questo stakeolder la squadra del cuore
rappresenta un simbolo, un bene collettivo che va difeso anche a costo di
sacrificare risorse economiche e questo lo pone in contrasto con gli altri
stakeolder, creando un ulteriore tipico problema di bilancio sociale102.
I principi generali del nuovo bilancio d’esercizio sono individuati negli
articoli 2 e 3 del Dlg.127/91 (art.2423 e 2423 bis nuovo c.c.).
Gli stessi possono così sintetizzarsi:
a) Principio del quadro fedele (art.2423 comma 2): il bilancio deve essere
redatto in modo chiaro e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la
situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico
d’esercizio.
b) Informazioni complementari (art.2423 comma 3): se le informazioni
richieste dalle specifiche disposizioni di cui al Dlg.127/91 non sono sufficienti a
fornire una rappresentazione veritiera e corretta necessitano informazioni
supplementari, da fornire con la nota integrativa.
c) Deroga (art.2423 comma 4):
è obbligatorio derogare ai criteri di valutazione fissati dalle disposizioni di
legge sul bilancio, quando in casi eccezionali, l’applicazione di una norma non
consente la rappresentazione del quadro fedele.
La deroga deve essere motivata nella nota integrativa e deve essere illustrata
l’influenza sul bilancio.
d) Principi di redazione del bilancio (art.2423 bis):
è la prima volta che nel nostro ordinamento giuridico sono regolati i principi
di redazione del bilancio. Si può dire che i principi di redazione sono regole di
102
Si veda in particolare, G. RUSCONI, Il bilancio d’esercizio nell’economia delle società di calcio,
Cacucci, Bari, 1990, p.52.
33
comportamento che non riguardano specificamente parti dello stato
patrimoniale e del conto economico, ma considerano la condotta complessiva
dell’autore del bilancio. Essi contengono, cioè, regole alle quali deve essere
ispirata nel suo complesso la redazione del bilancio d’esercizio.
Si tratta principalmente di:
- continuità dell’attività gestionale;
- competenza (questo principio è strettamente connesso alla regola secondo la
quale si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio
anche se conosciuti dopo la chiusura di questo);
- valutazione separata delle voci;
- continuità dei criteri di valutazione;
- divieto di compenso di partite.
Quando si usa il bilancio d’esercizio per la valutazione dei risultati aziendali,
è necessario considerare la peculiarità del settore nel quale l’azienda opera. E’
evidente come il settore di attività delle società sportive, in particolare quelle di
calcio professionistiche che presentano la maggior struttura economico-
amministrativa, richieda certamente adesione ai principi di rappresentazione
contabile sopra descritti, ma presenti anche caratteristiche particolari derivanti
dalla natura dell’attività svolta e da alcune norme statutarie relative alla
produzione e distribuzione degli utili.
Si è di fronte infatti a enti preposti all’organizzazione di uno spettacolo a cui
fino all’applicazione delle disposizioni previste dall’art.4 della L.586/96 era
preclusa la distribuzione dei dividendi.
D’altra parte non è stata ancora accolta la richiesta delle società di calcio di
non considerare reddito d’impresa quello prodotto da una società di calcio al
solo fine di reinvestirlo nell’attività. Infatti in diritto tributario anche se la
società svolge attività non economica e senza fini di lucro realizza un reddito
d’impresa tassabile103.
E’ evidente come tali caratteristiche influenzino la redazione del bilancio
d’esercizio delle società di calcio: con frequente cattiva applicazione dei
principi contabili sopra esposti, si tende a far chiudere il conto economico in
equilibrio (non rari sono i casi limite di perfetto pareggio tra costi e ricavi quasi
a voler sottolineare in modo paradossale tale situazione) in modo da non
incorrere nè in indesiderati oneri fiscali in caso di utile nè nella copertura di
evenutali perdite.
Ne consegue perciò come, molto spesso in queste aziende, il risultato
d’esercizio risulti assai poco significativo per una corretta valutazione della
gestione societaria. D’altra parte, nonostante gli evidenti progressi raggiunti
negli ultimi anni, la redazione del bilancio da parte delle società di calcio lascia
103
A questo proposito si veda esaurientemente BONAVITICOLA, Manuale di diritto sportivo, p.59-
63.
34
ancora molto a desiderare in quanto a chiarezza e trasparenza della situazione
economica rappresentata. Spesso i bilanci appaiono lacunosi ed eccessivamente
sintetici a causa di eccessive compensazioni e aggregazioni di componenti la
cui significatività richiederebbe viceversa un’analitica evidenziazione. Ciò
avviene nonostante un lodevole sforzo metodologico della Figc che ha
predisposto un piano dei conti unificato delle SpA calcistiche104.
104
G. FIGOLI, A. GRIMALDI, C. SPOSITO, Come si gestisce una società sportiva. Edizione Il Sole
24 ore, p.244.
105
G. RUSCONI cit. p.75. L’autore sottolinea la necessità di precisare un punto importante <<La
Figc è un organo di un ente pubblico e non è eessa stessa un ente autonomo. Ci si tova dinanzi ad
una emanazione di un ente pubblico che è in grado di fissare (con poteri di fatto simili a quelli
della legge) non solo principi e regole di controllo interno, ma addirittura un preciso e dettagliato
piano dei conti unificato, che dovrebbe approfondire ed allargare i minimi del Codice Civile.
Il rischio grosso di una simile impostazione è di gravare la Federazione Italiana Gioco
calcio di un onere troppo pesante per le seguenti ragioni:
1) un ufficio di un ente pubblico non è necessariamente così libero da influenze esterne come può
esserlo il legislatore che deve rendere conto del suo operato all’opinione pubblica nella sua
generalità a livello politico e non solo ad un gruppo di società ed affiliati:
2) l’esigenza di presentare il mondo del calcio come un unico centro d’interessi può spingere la
Figc a porsi più come uno stakeolder particolare, con i suoi specifici obiettivi informativi,
piuttosto che come portavoce di tutti gli stakeolder.
Le importanti esigenze di controllo cui la Federazione è giustamente tenuta possono infatti
prediligere nel “piano tipo” l’aspetto del controllo interno, che è cosa differente rispetto alla
finalità dell’informazione minima a terzi.
Quanto qui affermato riguarda il principio di redazione del piano dei conti per il bilancio
d’esercizio e non il controllo cui la federazione è tenuta. Ponendo all’esempio delle banche, la
banca d’Italia controlla i bilanci degli istituti di credito ma è lo Stato che ha emanato la legge sui
bilanci bancari>>.
35
Va comunque sottolineato come la Figc abbia assunto da qualche anno a
questa parte con sempre maggiore autorevolezza il ruolo di controllo sulla
gestione delle società affiliate che le assegna espressamente l’art.12 della legge
91106.
Infatti, in un documento 107presentato agli amministratori e sindaci delle 128
società professionistiche, la Federazione ha ritenuto necessario indicare alcune
regole tecnico-ragioneristiche considerate utili per i compilatori dei bilanci
delle società sottoposte alla legge 91/81 che permettano anche il collegamento
ed il rispetto della normativa federale.
Così i principi indicati ( si tratta di 13 Raccomandazioni) hanno una duplice
funzione e precisamente:
a) quella di interpretare sotto l’aspetto tecnico le norme di legge che fissano
solo alcuni principi generali sulla formazione del bilancio rinviando ai principi
contabili l’interpretazione di tipo applicativo;
b) quella di integrare le norme di legge quando queste appaiono non
sufficienti e questo in ossequio al terzo comma del 2423 che impone, nel caso
in cui le informazioni richieste da disposizioni specifiche di legge non
permettono di rappresentare in modo veritiero e corretto le situazioni sopra
indicate, che il redattore del bilancio fornisca le informazioni complementari
utili per lo scopo.
Il documento, è specificato nella sua introduzione, indica quindi le procedure
da seguire per una corretta contabilizzazione e rappresentazione in bilancio di
alcune voci tipiche per il settore sia riferite al patrimonio che al risultato
economico.
Esso indica altresì le procedure da seguire nella redazione della nota
integrativa, documento che rappresenta una novità per l’Italia e che permette di
aggiungere chiarezza al bilancio laddove le voci non diano sufficiente
informazione sia nell’aspetto patrimoniale, sia finanziario che economico.
Pertanto le richiamate società dovranno corredare il bilancio con la relazione
sulla gestione da redigersi a cura degli amministratori e, ai fini del rapporto con
la FIGC, dovranno redigere altresì il bilancio riclassificato secondo lo schema
106
Art. 12: Norme di controllo e sulla responsabilità delle federazioni sportive nazionali <<Le
società sportive di cui alla presente legge sono sottoposte all’approvazione ed ai controlli sulla
gestione da parte delle federazioni sportive nazionali cui sono affiliate, per delega del CONI e
secondo le modalità approvate dal CONI.
Tutte le deliberazioni concernenti esposizioni finanziarie, acquisto o vendita dei beni immobili, o
comunque, tutti gli atti di straordinaria amministrazione, sono soggetti ad approvazione da parte
delle federazioni sportive nazionali cui sono affiliate...>>
107
Si tratta di un documento per l’attuazione delle disposizioni contenute nel Dlg. 9/4/1991 n.127
per le società di calcio denominato “Il bilancio d’esercizio e il nuovo statuto tipo delle società
calcistiche” a cura della Commissione adeguamento piano dei conti e struttura del bilancio alla IV
e VII Direttiva CEE nominata dal Consiglio Federale, Roma, Ottobre, 1993.
36
predisposto dalla stessa Federazione ed il rendiconto finanziario. Le variazioni
avvenute nei conti del patrimonio netto e le variazioni intervenute nella
situazione patrimoniale e finanziaria devono essere esposte in modo tale che sia
possibile al lettore del bilancio accertare le fonti di finanziamento e i relativi
impieghi. Devono essere pertanto rispettate le suddivisioni e la numerazione di
legge ed i prospetti devono essere presentati con la comparazione dei valori
dell’esercizio con quelli dell’esercizio precedente.
Nel sancire l’obbligatorietà degli schemi di bilancio proposti la Federazione
ha quindi compiuto un ulteriore decisivo passo verso il traguardo della
trasparenza e completezza dell’informativa aziendale del settore calcistico108.
108
Documento Figc, cit. p.8-14.
109
C.Teodori, op.cit. pag 65 e ss
37
c) le scelte di copertura finanziaria dell’eventuale perdita di esercizio e/o di
conferimento di capitale-risparmio, fenomeni assai ricorrenti nelle società
calcistiche.
2. lettura della nota integrativa.
Obiettivo è valutare la struttura adottata e determinare il grado di analiticità,
al di là delle informazioni obbligatorie previste per legge. Risulta evidente la
criticità di tale documento che, essendo parte integrante del bilancio, deve
permettere di interpretare i valori, soprattutto di specie residuale, contenuti nelle
tavole di sintesi. la trasparenza della nota integrativa permette di comprendere il
livello a cui l’analisi di bilancio può essere effettuata nonchè il suo grado di
significatività. le due fasi precedenti diventano una quando oggetto di analisi
sono i bilanci ante D.Lgs 127/91.
Particolare attenzione va dedicata alle modifiche dei criteri valutazione
adottati rispetto al precedente esercizio ed all’impatto da esse prodotto sul
reddito di periodo. Per le società di calcio è rilevante la scelta effettuata in
merito all’ammortamento dei diritti relativi alle prestazioni dei calciatori:
particolarmente importante è identificare l’impatto sul risultato economico
derivante dall’applicazione di criteri valutativi differenti da quelli imposti dalla
Fdederazione.
3. Lettura dello stato patrimoniale e del conto economico.
Particolare attenzione deve essere dedicata alle modifiche degli schemi
obbligatori: la lettura semantica, pur necessaria, viene ad essere limitata dalla
presenza di schemi comuni. In tale fase si possono individuare le prime
specificità della società calcistica (o sportiva in generale), di rilievo tale da
richiedere un adattamento della struttura base. Le principali modifiche da
apportare allo schema obbligatorio, nel seguito individuate e commentate in
modo analitico, riguardano il capitale umano e la gestione delle situazioni di
credito/debito.
Particolare attenzione devve essere dedicata alla lettura del valore della
produzione, del costo del lavoro e dei componenti straordinari.
4. Lettura delle tavole integrative al bilancio.
Obiettivo è individuare i criteri utilizzati per la redazione e valutare la
possibilità di un loro immediato utilizzo a fini di analisi. Inoltre, in tali prospetti
è possibile identificare delle informazioni non presentate in nota integrativa. Per
tavole integrative si intendono il rendiconto finanziario, il prospetto delle
variazioni del patrimonio netto, lo stato poatrimoniale ed il conto economico
riclassificati. Particolarmente critico nelle società di calcio è il prospetto di
variazione nella composizione del patrimonio netto, a causa delle frequenti
ricapitalizzazioni. Pertanto nell’ottica di fornire una informativa esaustiva è
necessario indicare i movimenti riguardanti tutte le voci del patrimonio netto e
38
ogni tipo di incremento o decremento classificato per natura e senza
compensazioni.110
5. Individuazione dell’esistenza di operazioni straordinarie.
In non poche situazioni, un’operazione straordinaria, soprattutto se rilevante,
limita la possibilità di effettuare una completa analisi di bilancio, soprattutto di
specie temporale. infatti, essa genera un momento di discontinuità nel flusso
informativo, ridefinendo il momento iniziale dell’analisi medesima.
Dati i vincoli a cui sono assoggettate le società di calcio, tale fase non si
presenta rilevante.
6. Analisi incrociata di congruenza tra relazione sulla gestione e nota
integrativa.
Tale fase riguarda prevalentemente la verifica delle ragioni indicate per la
modifica dei criter di valutazione e per l’introduzione di valutazioni di specie
fiscale nel bilancio destinato a pubblicazione. Inoltre, permette di verificare la
congruenza tra la situazione d’azienda e d’ambiente e le scelte valutative
attuate.
8. Lettura dei conti d’ordine.
Momento normalmente trascurato ma di importanza cruciale non tanto in
fase riclassificatoria ma di interpretazione degli indici di bilancio. Rilevanza è
assunta dalle fidejussioni, dalle garanzie e dagli impegni assunti dalle società in
oggetto. Particolarmente significativa per le società apartenenti alla Lega
Professionisti serie C è l’indicazione delle fidejussioni integrative prestate per il
superamento dei budget tipo, e ciò con riferimento, tanto ai limiti posti in
relazione ai singoli contratti economici quanto al limite del costo complessivo
lordo dei tesserati.
9. Determinazione del grado di discrezionalità e del grado di attendibilità del
reddito.
L’esame deve essere effettuato a due livelli:
- nelle aziende “autonome”, fa riferimento alla differente rilevanza delle
quantità economiche certe rispetto alle quantità economiche stimate e
congetturate nella determinazione del reddito;
- nelle aziende appartenenti ad un gruppo, il concetto di attendibilità deve
anche richiamare la genesi sottostante ad alcune quantità economiche certe,
formatasi in base ad una determinazione nell’interesse di gruppo di prezzi-costo
o prezzi-ricavo.
Nel caso in cui tale influenza fosse significativa, cioè gli scambi tra le
aziende del gruppo fossero quantitativamente rilevanti, i bilanci delle singole
aziende “possono assimilarsi, piuttosto che a quelli di aziende autonome, ai
110
R. Caramel, Coopers & Librand, Il Sole 24 Ore Libri,,Milano 1996, pag 353
39
bilanci che si componessero per distinte sezioni (filiali, succursali) di
un’azienda autonoma”.
In alcune società di calcio si assiste a scambi significativi (attinenti alle
sponsorizzazioni, allo sfruttamento del diritto di imagine, a transazioni
finanziarie) con le altre aziende del gruppo. Le sinergie perseguite a livello di
gruppo non si esplicano solamente attraverso gli scambi bensì assumono
carattere immateriale: i benefici prodotti non trovano, dunque, riscontro nel
bilancio dell’impresa calcistica ma in quello delle altre imprese, anche se la loro
autonoma valutazione è di notevole difficoltà se non indeterminabile.
10. Lettura della relazione del collegio sindacale. Di norma, il potenziale
informativo fornito dalla relazione è assai modesto.
11. Lettura della relazione di certificazione.
L’unica finalità perseguita è l’individuazione di eventuali eccezioni rilevate
dai revisori. Pur essendo previsto dall’art. 87 della normativa federale, le
società hanno sistematicamente evitato (salvo sparute eccezioni) l’obbligo di far
certificare il bilancio da una società di revisione.
La Federazione, attraverso la Co.Vi..So.C. ha, nel 1993, deciso di rendere
finalmente attiva la norma, obbligando le società professionistiche ad attuare la
certificazione del bilancio 1993/1994. Obiettivo dichiarato è “semplificare
l’attività dell’organo di controllo, migliorare la trasparenza dei bilanci evitando
l’attuazione di artifici contabili dal significato assai dubbio”.111
Infine per meglio comprendere l’influenza che variabili extra-contabili
esercitano sul dato di bilancio delle società di calcio si consideri la valutazione
dell’ammortamento annuale del costo capitalizzato dell’utilizzazione
pluriennale alle prestazioni di un giocatore; non è possibile fare ciò senza
riferirsi in qualche modo alla complessa e variabile problematica
dell’organizzazione dell’attività calcistica professionistica. Gli organismi in
questo contesto sembrano più semplici di quelli di una grande e complicata
azienda, ma in realtà le variabili incontrollabili sono molte di più e traggono
origine da una complessa rete di rapporti umani in cui a volte può decidere la
situazione personale di un presidente o di pochissimi campioni.
Questo punto può essere chiarito meglio riferendosi ad un esempio che
illustra la stretta interdipendenza e la distinzione solo relativa che esiste fra i
momenti gestionale, organizzativo ed informativo dell’unitario sistema
aziendale.
Il costo d’acquisto di un calciatore deve essere ammortizzato contabilmente a
quote costanti in relazioni alla durata del contratto, per esempio se l’utilizzo
delle prestazioni esclusive di uno sportivo con contratto quinquennale costa
cinque miliardi, appare opportuno considerare che questo costo pluriennale
111
C.Teodori, op.cit. pag.73.
40
esaurisce la sua funzione economica nell’arco di cinque anni e che
l’ammortamento annuale ammonta ad un miliardo.
Si supponga che per ragioni organizzative, umane e gestionali assai semplici
(buoni rapporti professionali con il calciatore, integrazione della sua famiglia,
andamento generale dei rapporti giocatore-squadra) spingano il campione a
restare e a rinnovare il contratto per altri cinque anni.
Le buone relazioni aziendali fanno sì che non esista più alcun costo da
capitalizzare, anche se una quota del nuovo ingaggio va considerata come
compensante in parte l’assenza dell’ammortamento.
Si è quindi di fronte all’intervento di variabili organizzativo gestionali che
alterano il “logorio economico e fisico del cespite”.
E’ importante inoltre osservare che in questi casi non si è in presenza di
politiche di bilancio volte a modificare i costi di ammortamento, ma
semplicemente si ha l’intervento di variabili organizzativo-gestionali che
possono difficilmente essere previste con ragionevolezza e prudenza112.
112
G. RUSCONI, cit. p. 107-108.
113
F. MANNI, cit. p.77.
114
NORME ORGANIZZATIVE INTERNE FIGC
41
le norme che regolano tale istituto impongono alla stessa di versare, con
cadenza mensile, quanto dovuto per il titolo ad apposito Ente ( Fondo di
Accantonamento delle Indennità Fine Carriera degli Allenatori e dei Giocatori
di calcio) che gestisce il rapporto con i calciatori e gli allenatori.
I debiti nel passivo vanno evidenziati con separata indicazione, per ciascuna
voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo115.
Tra i ratei e risconti definiti dal comma V dell’art.2424 bis c.c. possono
essere iscritte soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi,
l’entità dei quali varia in ragione del tempo.
Poichè l’art.86 delle NOIF prevede che i debiti infruttiferi e postergati verso i
soci e i versamenti a capitale infruttifero non vengono considerati ai fini
dell’indebitamento per la determinazione del parametro ricavi/indebitamento, la
raccomandazione è quella di collocare dette voci a completamento del
patrimonio netto rappresentando le stesse “mezzi propri” della società116.
E’ a questo punto importante porre in evidenza quelli che sono i significati
gestionali delle voci tipiche dei bilanci delle società di calcio.
ATTIVO PASSIVO
A) CREDITI VERSO SOCI PER VERS. A) PATRIMONIO NETTO
ANCORA DOVUTI) Capitale
-capitale sottoscritto non richiamato II Riserva da sovrapprezzo azioni
-capitale richiamato e non versato Azionisti c/futuro aumento capitale
III) Riserve di rivalutazione
B) IMMOBILIZZAZIONI IV) Riserva legale
I - Immobilizzazioni immateriali) Riserva per azioni proprie in port.
1) Costi di impianto e di ampliamento VI) Riserve statutarie
2) Costi di ricerca, di sviluppo e di VII) Altre riserve
pubblicità -Riserve facoltative
3) Diritti di brevetto industriale e diritti -Contributi in c/capitale per di
utilizzazione delle opere dell’inge- investimenti
gno Riserve a regimi fiscali speciali
4) Concessioni, licenze, marchi e diritti Riserva per utili non distribuiti
simili ex art. 2423/2426 c.c.)
5) Avviamento VII) Utili (perdite) portati a nuovo
115
DOCUMENTO FIGC, cit. p. 27.
116
IBIDEM, p.28.
42
6) Immobilizzazioni in corso e acconti IX) Utile (perdita) dell’esercizio
7) Capitalizzazione costi vivaio Totale
8) Diritti pluriennali alle prestazioni
calciatori B) FONDI PER RISCHI E ONERI
43
1) Materie prime, sussidiarie e di con Aggio su prestiti
sumo
2) Prodotti in corso di lavorazione e Totale passivo
semilavorati
3) Lavori in corso su ordinazione
4) Prodotti finiti e merci
5) Acconti
Totale CONTI D’ORDINE
Cauzioni amministratori
Beni della società presso terzi
II - Crediti con separata indicazione, Beni di terzi presso la società
per ciascuna voce di crediti, degli im- Impegni per beni da ricevere
porti esigibili oltre l’eser.successivo Impegni per beni da consegnare
1) verso clienti
2) Verso imprese controllate Rischi per garanzie prestate a terzi
3) Verso imprese collegate a) fidejussioni
4) Verso controllanti -a favore di imprese
controllate
5) Verso altri -a favore di imprese collegate
Totale -a favore di imprese controllanti
-a favore di terzi
III - Attività finanziarie che non costi- b) avalli
tuiscono immobilizzazioni -a favore di imprese controllate
1) Partecipazioni in imprese controllate -a favore di imprese collegate
2) Partecipazioni in imprese collegate -a favore di controllanti
3) Altre partecipazioni -a favore di terzi
4) Azioni proprie c) altre garanzie personali
5) Altri titoli -a favore di imprese controllate
Totale -a favore di imprese collegate
-a favore di imprese controllanti
IV- Disponibilità liquide -a favore di terzi
1) Depositi bancari e postali d) garanzie reali
2) Assegni -a favore di imprese controllate
3) Danaro e valori in cassa -a favore di imprese collegate
Totale -a favore di controllanti
-a favore di terzi
Totale attivo cirfolante (C)
(D) RATEI E RISCONTI
Disaggi su prestiti
Totale attivo
44
III
117
IBIDEM, p.39.
118
F. MANNI, cit. p.19.
119
F. TORNEO, cit. p.29.
120
Nell’affermare il principio del libero esercizio dello sport in tutte le sue forme, la L.91/81
identifica il professionismo sportivo nell’attività svolta a titolo oneroso e con carattere di
contuinità nell’ambito delle discipiline regolamentate dal Coni e nel rispetto dell’ordinamento
generale vigente.
Le prestazioni a titolo oneroso costituiscono oggetto di contratto di lavoro subordinato
(art.2). Ciò significa che l’attività dilettantistica resta esclusa da ogni forma retributiva, mentre le
prestazioni del limitato impegno professionale, ancorchè a carattere oneroso, sono regolate da
contratti di lavoro autonomo, la cui struttura non si addice alle peculiari esigenze organizzative
delle sport calcistico nazionale.
45
Così le società del settore professionistico furono costrette a procedere entro
il 30 Giugno 1986 all’eliminazione contabile del valore residuo dei costi
sostenuti per l’acquisizione delle prestazioni dei calciatori vincolati a tempo
indeterminato121.
Per contro furono previste dal legislatore norme transitorie per agevolare la
sistemazione contabile delle posizioni pregresse e molte società non furono
assolutamente in grado di provvedere all’azzeramento delle rilevanti
appostazioni di bilancio che alla data del 30 giugno 1981 risultavano
ammortizzate appena per il 20%.
L’abolizione del vincolo ha quindi influito in modo determinante sui criteri
di formazione dei bilanci annuali, rendendo indispensabile l’accelerazione del
processo tecnico di ammortamento e condizionando in particolare i risultati
economici dell’esercizio 1984/85 e della stagione successiva122.
Il diritto alle prestazioni di un calciatore professionista configura, per la
società acquirente del diritto, una posta patrimoniale attiva a carattere
pluriennale e di natura immateriale sia nel caso del premio di addestramento e
formazione tecnica pagato in favore della società od associazione sportiva
presso la quale l’atleta ha svolto la sua ultima attività dilettantistica o
giovanile123, sia nel caso di cessione di contratto già in essere tra il calciatore ed
altra società.
Sebbene, in recepimento della ormai nota sentenza “Bosman” l’art.1 del D.L.
485/96 - convertito nella L.586/96 - abbia definitivamente impedito alle società
titolari dell’ultimo contratto professionistico la percezione dell’indennità di
preparazione e promozione in caso di passaggio del calciatore, con contratto
scaduto, ad altra compagine sociale, appare utile esporre alcune considerazioni
sulle modalità di calcolo e sul significato di un parametro che ha caratterizzato
per anni il sistema dei trasferimenti del calcio italiano.
Nel caso di trasferimento di un calciatore professionista da una società ad
un’altra, con contratto scaduto, l’art.97 NOIF prevedeva infatti il pagamento di:
121
Art. 16 L.91/81 “Abolizione del vincolo sportivo”:
Le limitazioni alla libertà contrattuale dell’atleta professionista, individuae come <<vincolo
sportivo>> nel vigente ordinamento sportivo, saranno gradualmente eliminate entro cinque anni
dalla data di entrata in vigore della presente legge, secondo modalità e parametri stabiliti dalle
federazioni sportive nazionali e approvate dal Coni, in relazione all’età degli atleti, alla durata ed
al contenuto del rapporto con le società.
122
F. TORNEO, cit. p.35.
123
Cfr. art. 1 D.L. 485/96.
46
a) una indennità di preparazione e promozione da parte della società che
stipulava il nuovo contratto alla società titolare del precedente contratto
professionistico;
b) una indennità di preparazione e promozione da parte della società che
stipulava con il calciatore il primo contratto da professionista alla società presso
la quale il calciatore aveva svolto la sua ultima attività non professionistica.
Dette indennità erano - ed in effetti lo sono ancora nel caso di trasferimenti
sub b) - determinate secondo parametri stabiliti dalle norme federali.
Nel caso di trasferimento di un calciatore professionista in pendenza di
rapporto con una società ad un’altra società della Lega professionistica, la
cessione del contratto può avvenire a titolo temporaneo o definitivo. In questi
casi il prezzo del diritto alle prestazioni del calciatore è determinato tra le parti
e il corrispettivo pagato rappresenta per la società cessionaria il valore del
diritto da iscrivere in bilancio124.
Quindi, mentre il valore dell’indennità di preparazione e promozione era
rigorosamente determinato da un processo tecnico fissato dalla federazione, la
determinazione del prezzo di acquisizione del calciatore in costanza di contratto
è lasciato all’autonomia delle parti.
L’indennità125 si giustificava a parere di un Autore fondamentalmente per due
motivi:
a) essa si pone come reintegrazione dei costi che la società firmataria del
precedente contratto ha sostenuto nel consentire al giocatore che si trasferisce,
durante la permanenza nella società stessa, di continuare la sua preparazione
atletica, onde mantenere accettabili livelli di rendimento oppure di migliorarli
in virtù di un significativo sviluppo atletico o dell’acquisizione di una visione di
gioco certamente più vantaggiosa a sè e al collettivo in cui si trova inserito,
promuovendo pertanto, nella considerazione degli operatori sportivi, la sua
immagine come conseguenza delle accresciute potenzialità atletiche, nonchè
dell’acquisizione di una più razionale visione di gioco;
b) tale indennità si pone, altresì, come risarcimento della perdita di
potenzialità umane e sportive che il trasferimento di un calciatore provoca alla
società che viene abbandonata126.
124
DOCUMENTO FIGC, cit. p.40.
125
Circa il concetto di <<Capitale umano>> si veda G. ZANDA, M. LACCHINI in “La stima del
valore del capitale umano ai fini della valutazione d’azienda”, RIREA, 1989, p.304 e ss.
126
G. CATTURI, cit. p.432.
Inoltre nella nota, l’Autore pone in evidenza come non è possibile apprezzare in termini
quantitativi il miglioramento del livello tecnico-atletico di un giocatore nè, quindi, apprezzare il
montante del costo sostenuto a tale titolo della società che lo ha ingaggiato pure il fatto esiste
inequivocabilmente e l’indennità percepita al momento del trasferimento del giocatore può
47
Questa indennità è chiamata allo stesso modo sia per il primo passaggio da
formazioni dilettantistiche, sia nell’eventuale trasferimento di un campione da
un club professionistico ad un altro.
Sul piano contabile ciò appare di difficile accettazione poichè sembra un
controsenso considerare alla stessa stregua l’ìndennità del settore
professionistico , per un calciatore che già possiede un notevole bagaglio di
cognizioni e di esperienze tecniche e che è indotto a stipulare un nuovo
contratto esclusivamente per conseguire vantaggi economici più che di
carriera127.
In effetti la presenza dell’I.P.P.128 tra giocatori affermati di squadre
professionistiche appare più vicina alla precedente logica del vincolo sportivo
che non alla semplice cessione del contratto.
Il parametro base era così rappresentato dalla media degli emolumenti globali
lordi corrisposti dalla società nelle due ultime stagioni sportive ovvero, in caso
di contratto annuale, nell’ultima stagione, oggettivamente determinati e
derivanti da contratti o accordi depositati presso la lega di competenza.
Il coefficiente era diversificato a seconda dell’età anagrafica del calciatore al
momento in cui si stipulava il nuovo contratto e a seconda della categoria di
appartenenza della società con la quale il calciatore aveva in corso il precedente
contratto, nonchè di quella con la quale il calciatore stipulava il nuovo
contratto.
L’automatismo dell’I.P.P. poteva essre interpretato come un modo per
svincolare quest’ultima dal “calcio mercato” , ma non si dimentichi che l’IPP
era comunque oggetto di contrattazione. Infatti l’importo dell’indennità non
doveva essere superiore a quello determinato secondo il meccanismo
precedente ma poteva essere comunque ridotto con accordo scritto tra le due
società o tra il giocatore e la società per la quale questi era tesserato.
Questo tipo di osservazione, secondo alcuni129, rendeva l’I.P.P. tra club
professionistici simile per molti aspetti all’acquisto dei vecchi “diritti alle
48
prestazioni sportive” il che appariva tra l’altro in contrasto con la logica dello
svincolo.
Quanto su esposto ha indotto inoltre numerosi club, specie di serie superiore,
a considerare l’I.P.P. potenzialmente ricavabile come una sorta di valore
residuo netto, da sottrarre al processo di ammortamento sebbene ciò non
risultasse in armonia con l’impostazione della Federazione e di gran parte degli
esperti contabili.
Sono state paventate alcune possibili soluzioni130 circa la natura contabile
dell’Indennità di preparazione e promozione
Così per la società che la riceveva erano possibili tre casi:
1) valutare l’I.P.P. come ricavo caratteristico contrapposto ai costi
capitalizzati sostenuti per preparare i giocatori;
2) reputare l’I.P.P. come qualsiasi ricavo straordinario;
3) considerare l’I.P.P. come una plusvalenza sulla “compravendita” del
giocatore.
Nel primo caso appariva difficle imputare l’I.P.P. ai costi di preparzione di
un campione che era già stato “acquistato” sportivamente maturo. In particolare
appariva assai arduo separare in questo caso i posti di preparazione ( non si può
parlare certo di promozione!) dai normali componenti negativi di reddito
attinenti alla gestione della squadra.
Una ulteriore difficoltà nell’accettazione di tale tesi poteva riscontrarsi nella
natura di massimo dei valori fissati nella tabella federale. Secondo una simile
impostazione, infatti, considerando il valore massimo dell’Indennità di
preparazione promozione corrispondente, per presunzione contabile,
all’effettivo consumo dei fattori produttivi per la preparazione, sorgeva
comunque il problema di registrare un componente straordinario negativo di
reddito tutte le volte che si incassava una cifra inferiore al massimo tabellare.
In conseguenza di quanto affermato si deve riconoscere che l’I.P.P.,
contrariamente alla sua stessa definizione, non era un ricavo che “copriva” costi
passati di gestione, ma un ricavo per lo più straordinario, tant’è che in caso di
bassa quotazione sul mercato l’I.P.P. poteva essere ridotta fino a zero.
Tuttavia anche l’interpretazione di questa indennità come un ricavo
straordinario qualsiasi poteva contrastare con l’ottica di conduzione aziendale
dei manager di alcuni team minori che cercavano di gestire il “parco giocatori”
in modo da riequilibrare i propri conti, risultando quindi abituali “fornitori di
indennizzo. Ad un presidente previdente basterà incrementare da 300 a 400 milioni l’ingaggio del
calciatore in questione per aver diritto ad un indennizzo di 4 miliardi e 800 milioni (400x12).
Come dire che, con un costo addizionale di 100 milioni, ci si assicura un’entrata “molto più
addizionale” di 1 miliardo e 200 milioni.
P.L. MARZOLA, cit. p.65-66.
130
Rusconi, cit. pag.331.
49
calciatori” dei team maggiori. Non è possibile però distinguere a priori queste
squadre da quelle che ottenevano l’I.P.P. occasionalmente.
Apparirebbe così l’ipotesi che equipara l’I.P.P. alle plusvalenze da cessione
del contratto la più adatta ad esprimere in termini economico-aziendali questo
tipo di ricavo.
Una simile impostazione sembra tanto più valida se si considera che le norme
federali e gli aspetti contabili portano le società ad accantonare quote di
ammortamento esattamente corrispondenti alla durata del contratto, facendo sì
che al momento della riscossione dell’I.P.P. il giocatore fosse “completamente
ammortizzato”.
Questa natura similare dell’IPP alle plusvalenze sui contratti non comportava
la loro assoluta identità contabile 131in quanto le plusvalenze da cessione
contratti non sono legati a nessun tetto massimo132.
Appare, infine, quanto meno discutibile fondare la differenza tra le
plusvalenze di cessione e l’indennità di preparazione e promozione sulla diversa
competenza temporale dei componenti di reddito.
Secondo una simile impostazione, mentre l’I.P.P. configurava un compenente
positivo di reddito imputabile interamente all’esercizio in cui è percepito,
secondo alcuni, la plusvalenza di cessione configurerebbe un ricavo di
competenza dell’esercizio in cui viene percepito solo se tale cessione si verifica
l’anno precedente la scadenza dei termini contrattuali133.
Pertanto, qualora la cessione avvenisse due o più anni prima della scadenza
del contratto, il compenso percepito dalla cedente assumerebbe carattere di
ricavo anticipato pluriennale dando vita ad un elemento passivo del patrimonio
societario.
Secondo tale tesi quel valore dovrebbe quindi essere oggetto di
ammortamento finanziario per la durata residuale del contratto medesimo, in
modo da farla apparire pro-quota tra i profitti di cui al conto economico.
La definizione della plusvalenza di cessione come fonte di risconto passivo
si baserebbe sulla considerazione, solo astrattamente accettabile, che tale ricavo
si calcola a fronte del trasferimento del diritto a beneficiare delle prestazioni
sportive per un periodo pluriennale e si collegherebbe al procedimento seguito
dalla società che acquista il contratto per rilevare in contabilità il prezzo pagato
a tale titolo. Quel costo, come si è visto, risulta infatti capitalizzato tra le attività
patrimoniali e sottoposto all’ammortamento per gli anni ancora da trascorrere
fino alla risoluzione definitiva del contratto.
131
IBIDEM, p.330.
132
Prescindendo comunque dal problema del diverso trattamento fiscale delle sopravvenienze
rispetto alle plusvalenze.
133
G. RUSCONI, cit. p.331.
50
4.1.2 La sentenza “Bosman”
(note)
Il 15 dicembre 1995 la Corte di giustizia delle Comunità Europee134,
pronunciandosi nella causa promossa dal calciatore belga Bosman nei confronti
della squadra dell’Rc Liegi, della Federazione calcistica belga e dell’Uefa, ha
dichiarato incompatibili con l’art. 48 del trattato di Roma sia le norme che
subordinano il trasferimento di un calciatore professionista, in scadenza di
contratto, da una società di uno Stato membro ad una società di un altro Stato
membro al pagamento, da parte del club acquirente, della c.d. indennità di
trasferimento, sia le norme che limitano il numero di calciatori stranieri,
cittadini di Stati membri della Comunità, che ciascuna squadra può impiegare
nelle competizioni sportive135.
Appare opportuno ricordare come la Corte, con le sentenze Walrave 136 e
Dona’137, rese rispettivamente nel 1974 e nel 1976, avesse fissato i seguenti
principi-chiavi in tema di rapporti tra diritto comunitario ed attività sportive: a)
anche gli statuti di federazioni sportive private sono assoggettati al diritto
comunitario, posto che l’abolizione fra gli Stati membri degli ostacoli alla libera
circolazione delle persone ed alla libera prestazione dei servizi sarebbe
compromessa se, oltre alle limitazioni stabilite da norme federali, non si
eliminassero anche quelle poste da associazioni o organismi che, nell’esercizio
della loro autonomia giuridica, non rivestono la qualifica di soggetti di diritto
pubblico; b) il settore dello sport è assoggettato al diritto comunitario, qualora
sia configurabile come attività economica; c) l’attività del calciatore
professionista costituisce attività a fine di lucro e rientra, pertanto, nell’ambito
di applicazione del diritto comunitario; d) a quest’attività può essere applicato,
quindi l’art.48 del trattato C.E.
I giudici di Lussemburgo lungi dal contraddire la propria precedente
giurisprudenza, hanno sottolineato come la restrizione della sfera di
applicazione del diritto comunitario, sancita nella sentenza Donà, “deve restare
entro i limiti del suo oggetto specifico” e, pertanto, “non può essere invocata
per escludere un’intera attività sportiva dalla sfera di applicazione del trattato”.
A tal riguardo la Corte non ha avuto dubbi sul fatto che le disposizioni che
impediscono ad un cittadino di uno Stato membro di lasciare il paese d’origine
per esercitare il suo diritto alla libera circolazione, o che lo dissuadano dal farlo,
costituiscono ostacoli frapposti a tale libertà.
134
Si veda Vidiri, Foro Italiano, 1996, pag.
135
Ibidem, pag.
136
Corte giust. 12 dicembre 1974, Walrave, causa 36/74, Foro it. 1975, IV,81.
137
Corte giust. 14 luglio 1976, Dona, causa 13/76, Foro it., 1976, IV,361.
51
Un calciatore professionista non avrebbe poturto allo sadere del contratto,
recarsi liberamente in un altro Stato membro per mettersi a disposizione di
un’altra società calcistica. Era infatti in ogni caso necessario che venisse pagata
l’indennità di trasferimento alla società di provenienza. Se ciò non si
verificava, il calciatore non poteva trasferirsi all’estero assistendosi, nel caso, ad
una limitazione indiretta all’accesso al mercato del lavoro, restrittiva del diritto
alla libera circolazione, e, come tale, rientrante nelle previsioni dell’art.48.
Ad avviso della Uefa e dell’Urbsfa, peraltro la disciplina dei trasferimenti,
ancorchè restrittiva della libera circolazione dei calciatori, appariva giustificata
in quanto necessaria a garantire l’organizzazione stessa dello sport del
calcio.138
138
D’ altro canto, la Corte ha rigettato i motivi fatti valere nelle parti resistenti e dai governi
intervenienti volti ad ottenere la non applicazione dell’art.48 alla fattispecie, vale a dire:
a) La maggior parte dei clubs europei non hanno carattere di impresa poiché l’attività economica
portata avanti da essa è insignificante; la Corte ha obbiettato che per l’applicazione dell’art.48
e delle altre disposizioni relative alla libera circolazione dei lavoratori non è necessario che il
datore di lavoro abbia la qualifica di impresa, dato che l’unico elemento che si richiede è
l’esistenza di un rapporto lavorativo o la volontà di stabilirne uno.
b) Le norme in termini di trasferimenti disciplinano più che le relazioni lavorative tra clubs e
calciatori, le relazioni economiche tra club; la Corte ha rigettato questo motivo di
inapplicazione dell’art.48 evidenziando che, sebbene in principio tali norme disciplinino
rapporti tra clubs, i suoi effetti si fanno sentire sulle possibilità che hanno i giocatori
comunitari di accedere ad un impiego in clubs stabiliti in altri Stati membri.
c) La necessità di rispettare l’autonomia del movimento sportivo a causa della specificità del
mondo dello sport, della difficoltà di distinguere gli aspetti economici da quelli sportivi nel
calcio e delle conseguenze nocive che avrebbe l’applicazione dell’art.48 all’organizzazione
del calcio nel suo insieme; la Corte ha respinto questo argomento osservando che la pretesa
difficoltà di separare gli aspetti sportivi da quelli economici dello sport non può farsi valere
per esclòudere una intera attività sportiva dall’ambito di applicazione del Trattato, dato che,
come sostenne nella sentenza Donà / Mantero, tale restrizione della sfera da applicazione delle
disposizioni Trattato deve essere mantenuta rigorosamente entro i limiti del suo specifico
oggetto. La Corte ha respinto altresì l’argomento secondo cui le eventuali conseguenze
derivanti dall’applicazione di una disposizione del Trattato a un certo settore (nella specie, lo
sport professionistico) potrebbero giustificare l’inapplicabilità.
d) L’obbligo della Comunità di rispettare le diversità nazionali e regionali delle culture degli
Stati membri in virtù dell’art. 128.1 del Trattato CE, precetto in cui bisogna includere lo sport
date le analogie che presenta con la cultura; la Corte ha rifiutato anche questo argomento
poiché, a suo parere, la questione sollevata dalla giurisdizione nazionale non si riferiva alle
condizioni di esercizio delle competenze comunitarie di carattere limitato, come quelle
fondate sull’art. 128.1, ma alla portata di una libertà fondamentale del mercato interno.
e) Il rispetto della libertà di associazione delle federazioni sportive; secondo la Corte , benchè la
libertà di associazione rientri nei diritti fondamentali protetti dall’ordinamento comunitario,
non si può considerare che le norme della UEFA e delle federazioni nazionali esaminate in
questo caso siano necessarie per garantire l’esercizio di questa libertà da parte di tali
associazioni, dei clubs o dei giocatori o che le stesse siano una conseguenza ineluttabile di tale
libertà.
f) Il rispetto del principio di sussidiarietà, come interpretato dal governo tedesco, nel senso cioè
che le autorità pubbliche, specie le comunitarie, devono limitarsi a quanto strettamente
52
Infatti, in assenza del pagamento di alcuna indennità in caso di trasferimento
dei calciatori, le società abbienti avrebbero potuto accaparrarsi senza sforzo i
migliori di essi, mentre le società minori e i clubs dilettantistici sarebbero caduti
in ristrettezze finanziarie sino ad essere costrette a cessare la loro attività, con il
rischio, tutt’altro che remoto, di far diventare ancora più ricche le società
opulente e ancor più povere quelle meno dotate.
La Corte ha escluso categoricamente che l’applicazione delle norme sui
trasferimenti possa costituire un mezzo adeguato per conseguire l’equilibrio
finanziario e sportivo nel mondo del calcio in quanto dette norme non
impediscono alle società economicamente più forti di procurarsi i servigi dei
migliori calciatori, né impediscono che i mezzi finanziari disponibili
costituiscono un elemento decisivo nella competizione sportiva con
conseguente e pari alterazione dell’equilibrio tra le squadre professionistiche.
La Corte, infine, ha respinto anche la tesi secondo cui la disciplina relativa
all’indennità di trasferimento dovrebbe giustificarsi in ragione degli
investimenti che le società calcistiche realizzano per la preparazione e
valorizzazione dei singoli calciatori; e ciò per la semplice ragione che, se è vero
che tale indennità andava calcolata in base ad un coefficiente parametrato anche
all’età dell’atleta, e altrettanto vero che il parametro base utilizzato per il
calcolo dell’indennità era rappresentato dal reddito lordo del giocatore e non già
dai costi sopportati dalla società per la formazione dell’atleta.139
Tutte le sentenze pronunciate della Corte di Giustizia in via pregiudiziale,
sebbene siano indirizzate al solo giudice del rinvio (nella fattispecie la Corte di
Liegi) hanno efficacia erga omnes, oltre che essere immediate e retroattive.
53
Nella sentenza in esame, in conformità ad un indirizzo già più volte seguito
nella prassi, la Corte al fine di salvaguardare la certezza del diritto ha ritenuto
opportuno limitarne la portata retroattiva, solo per la parte concernente
l’indennità di trasferimento, a coloro che prima della sentenza abbiano intentato
azioni giuridiche o esperito rimedi equivalenti ai sensi del diritto vigente in
materia 140 .
Premesso ciò, ne consegue che la pronuncia della Corte, produttiva di
immediati effetti anche nell’Ordinamento giuridico italiano, ha sollevato un
problema di compatibilità con l’art. 6 della Legge 23 Marzo 1981 n.91.
Così il D.L. 20 settembre 1996 n. 485 - che aveva recepito con modifiche ed
aggiunte i precedenti D.L. 272 del 17 Maggio 1996 e il D.L. 383 del 22 Luglio
1996 - poi convertito nella Legge n.586 del 18 Novembre, ha abolito l’indennità
di preparazione e promozione prevista normativamente dall’art. 6 della citata
L.91/81141
140
C.f.r. M. Orlandi, Ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori e numero massimo di
“stranieri” in una squadra: osservazioni in margine della sentenza Bosman, in Giustizia Civile,
1996, I, p.635: “In effetti, se nel caso Bosman la Corte di Giustizia non avesse disposto
l’applicabilità ex nunc della sentenza, si sarebbe determinata una situazione nella quale le squadre
che hanno acquistato o ceduto ad altre squadre europee giocatori giunti alla fine del contratto, si
sarebbero trovati i bilanci sconvolti da crediti divenuti senza causa e da debiti che non avrebbero
più dovuto onorare”.
141
Art. 6 L. 91/81 “Cessato, comunque, un rapporto contrattuale, l’atleta professionista è libero
di stipulare un nuovo contratto. In tal caso, le Federazioni Sportive Nazionali possono stabilire il
versamento da parte della società firmataria del nuovo contratto alla società sportiva titolare del
precedente contratto di una indennità di preparazione e di promozione dell’atleta professionista,
da determinare secondo coefficienti e parametri fissati dalla stessa federazione in relazione alla
natura ed alle esigenze dei singoli sport.
Nel caso di primo contratto, l’indennità prevista dal comma precedente può essere dovuta alla
società o alla associazione sportiva presso la quale l’atleta ha svolto la sua ultima attività
dielettantistica.
Alla società o all’associazione sportiva che, in virtù di un tesseramento dilettantistico o giovanile,
ha provveduto all’addestramento tecnico dell’atleta, viene riconosciuto il diritto di stipulare il
primo contratto professionistico con lo stesso atleta. Tale diritto può essere esercitato in pendenza
del precedente tesseramento, nei tempi con le modalità stabilite dalle diverse federazioni sportive
in relazione all’età degli atleti e alle caratteristiche dei singoli.
La indennità di preparazione e di promozione dovrà essere reinvestita, anche dalle società o
associazioni che svolgono attività dilettantistica, nel perseguimento di fini sportivi”.
Art. 1 D.L. 485/96 1.“L’articolo6 della legge 23 Marzo 1981, n. 91 è sostituito dal seguente:
<<Art. 6 (Premio di addestramento e formazione tecnica). - Nel caso di primo contratto deve
essere stabilito dalle Federazioni sportive nazionali un premio di addestramento e formazione
tecnica in favore della società od associazione sportiva presso la quale l’atleta ha svolto la sua
ultima attività dilettantistica o giovanile
2. Alla società od alla associazione sportiva che, in virtù di tesseramento dilettantistico o
giovanile, ha provveduto all’addestramento e formazione tecnica dell’atleta, viene riconosciuto il
diritto di stipulare il primo contratto professionistico con lo stesso atleta. Tale diritto può essere
esercitato in pendenza del precedente tesseramento, nei tempi e con le modalità stabilite dalle
54
Tuttavia il legislatore italiano al fine di mitigare gli effetti dirompenti che
l’abolizione dei parametri generava sui bilanci delle società di calcio, - che non
in linea con le Raccomandazioni Contabili FIGC avevano provveduto a
capitalizzare le presunta indennità di preparazione e promozione ai fini della
determinazione del valore da ammortizzare - ha previsto un regime transitorio
in forza del quale è stato possibile, tanto per le società che non avevano operato
corretti ammortamenti quanto per quelle che avevano operato correttamente,
“spalmare le perdite” di bilancio generate dalla pronuncia in oggetto
precedentemente esposta 142.
Appariva, tra l’altro, necessario riconoscere una giuridica forma di tutela al
diritto di proprietà delle società calcistiche che intendono investire nella
valorizzazione dei vivai 143 144.
Così in linea al principio che lo sport giovanile, in quanto dilettantistico si
esime dagli effetti della pronuncia in esame, il legislatore ha previsto che in
caso di primo contratto del giovane atleta venga riconosciuto un premio di
addestramento e promozione tecnica in favore della società od associazione
sportiva presso la quale l’atleta ha svolto la sua ultima attività dilettantistica o
giovanile145.
Inoltre l’art.1, comma 2 del D.L. 485/96 riconosce alla società od alla
associazione sportiva che in virtù del tesseramento dilettantistico o giovanile ha
provveduto all’addestramento o promozione tecnica dell’atleta, il diritto di
stipulare il primo contratto professionistico con lo stesso atleta.
A parte la doverosa considerazione che il disposto in esame, alla luce della
previsioni dell’art. 10, comma 1, L.91/81 146 , concerne unicamente le società
diverse federazioni sportive nazionali in relazione all’età degli atleti ed alle caratteristiche delle
singole discipline sportive.
3. Il premio di addestramento e formazione tecnica dovrà essere reinvestito, dalle società od
associazioni che svolgono attività dilettantistica o giovanile, nel perseguimento di fini sportivi>>..
142
Si veda in particolare il paragrafo 4.1.5.
143
“L’abolizione dei parametri povocherà dissesti per i clubs che allenano i giovani ...... I vivai
verranno smantellati”. Candido Cannarvò, direttore della Gazzetta dello Sport. (editoriale del 7
Gennaio 1996).
144
Si veda in proposito il dibattito “I vivai nel dopo Bosman. Problemi, prospettive e ipotesi di
soluzioni, Firenze, 30 Settembre 1996.I quaderni del Settore Sportivo FIGC n. 5.
145
Art. 1 c.1 D.L. 485 del 21 Settembre 1996.
146
“Possono stipulare contratti con atleti professionisti solo le società sportive costituite nella
forma di società per azioni o di società a responsabilità limitata.
L’atto costitutivo deve preveder che gli utili siano interamente reinvestiti nella società per il
perseguimento esclusivo dell’attività sportiva.
Prima di procedere al deposito dell’atto costitutivo, a norma dell’articolo 2330 del codice civile,
la società deve ottenere l’affiliazione da una o da più Fderazioni Sportive Nazionali riconosciute
dal CONI.
Gli effetti derivanti dall’affiliazione restano sospesi fino all’adempimento degli obblighi di cui
all’articolo 11.
55
professionistiche, è proprio il riconoscimento del diritto di opzione alla stipula
del nuovo contratto a rappresentare per molti 147 la maggiore tutela per il club
che ha allenato il giovane atleta.
L’atto costitutivo può sottoporre a speciali condizioni l’alienazione delle azioni o quote.
L’affiliazione può essere revocata dalla Fderazione Sportiva Nazionale per gravi infrazioni
all’ordinamento sportivo.
La revoca dell’affiliazione determina l’inibizione dello svolgimento dell’attività sportiva.
Avverso le decisioni della Federazione Sportiva Nazionale è ammesso ricorso alla Giunta
Esecutiva del CONI, che si pronuncia entro sessanta giorni dal ricevimento del ricorso.
147
Per quanto attiene al discorso relativo ai << vivai>>: questo tema, a nostro parere, è più
complesso di quanto non sembrino pensare coloro che attribuiscono conseguenze catastrofiche,
da questo punto di vista, alla sentenza Bosman. Noi concordiamo con la necessità di fornire un
incentivo a chi investe nella formazione - o, se, si vuole, nella << scoperta>> e nello sviluppo di
giovani calciatori - e non condividiamo qunato detto dalla Corte in proposito. Ma, anche in questo
caso, le reazioni ci sembrano un pochino esagerate: se interpretiamo correttamente la sentenza,
rimane in essere il diritto di opzione, a favore della squadra in cui il giocatore è calcisticamente
<<cresciuto>>, sul primo contratto da professionista di questi. A nostro parere, tale opzione
rappresenta, di per sè, un compenso adeguato per gli investimenti relativi alla ricerca e alla
formazione del giocatore.
Franco Romani, Umberto Mosetti - Il diritto nel Pallone, Spunti per una analisi economica della
Sentenza Bosman, Riv. diritto Sportivo, 3/1996, p.450
148
In merito al momento rilevante ai fini della contabilizzazione del diritto pluriennale alle
prestazioni di un calciatore nel bilancio d’esercizio vi sono pareri discordanti. Autorevoli
esponenti della migliore dottrina aziendale che si sono interessati della materia sostengono che
momento rilevante per la rilevazione del diritto in esame è quello della sottoscrizione del
contratto. Tale sottoscrizione deve essere comprovata da data certa ma non è necessario (ai fini
contabili) il contemporaneo deposito presso la Lega (tale concetto è stato, peraltro, ribadito dalla
Commissione di Studio che ha predisposto le raccomandazioni contabili per conto della FIGC ed
è scritto nella raccomandazione contabile n.1.
Tale orientamento non è però condiviso dalla CO.VI.SO.C., per il fatto che la Lega dopo aver
esaminato il contratto depositato presso di essa (tale deposito è consentito per regola federale solo
dal 1° luglio, data di inizio della campagna acquisti/cessioni), potrebbe non considerarlo valido.
A detta della Segreteria Tecnica della CO.VI.SO.C., è pertanto auspicabile che i conratti stipulati
in data anteriore all’inizio della campagna acquisti/cessioni non vengano iscritti nel bilancio che si
chiude al 30 giugno, ma si attenda la ratifica della F.I.G.C. per la rilevazione contabile. La
fattispecie rileverebbe solo ai fini di un’iscrizione nei conti d’ordine, in qualità di impegni assunti
dalla società e nella nota integrativa andrebbe poi commentato che in sede di campagna
acquisti/cessioni il contratto in oggetto è stato depositato e ratificato dalla Lega
ALBERTO TRON, “Il bilancio nelle società di calcio”, Summa 80, Aprile 1994, p. 28.
56
“trasferimento” o da quello di “cessione di contratto”. La contabilizzazione
deve avvenire al costo indicato
Mentre ante sentenza “Bosman” per i calciatori professionisti il diritto poteva
derivare dal trasferimento nello stato di atleta “svincolato” oppure di atleta
legato da “contratto economico” con altra società delle Leghe
professionistiche, con le disposizioni del D.L. 485/96 - che aboliscono, come si
è visto il riconoscimento dell’Indennità di preparazione e promozione - la
contabilizzazione dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori avviene,
nel caso di acquisizione dei diritti alle prestazioni di professionisti, solo
nell’ipotesi di “cessione di contratto”.
Per l’acquisizione del diritto alle prestazioni di un calciatore straniero extra-
comunitario con contratto scaduto, stante la non applicazione della sentenza
“Bosman” ai trasferimenti al di fuori dell’ambito C.E., l’iscrizione contabile dei
diritti acquisiti è pari all’indennità determinata in base ai parametri e
coefficienti stabiliti dalla federazione straniera cui appartiene la società
cedente149.
Per il trasferimento del diritto relativo a calciatore con “contratto in corso”
invece, il prezzo del diritto alle prestazioni è definito dalle parti in base ad una
libera contrattazione. Il corrispettivo pagato rappresenta per la società
cessionaria il valore da iscrivere in bilancio.
La società cedente può registrare una plus o una minusvalenza patrimoniale
rispetto al valore netto del diritto ancora iscritto in bilancio150.
Il discorso fin qui condotto a proposito dei calciatori professionisti è
facilmente estendibile all’ipotesi di trasferimento di calciatori non
professionisti.
Nel caso di trasferimento di atleti giovani e dilettanti il valore del diritto da
iscrivere è pari al premio di addestramento e formazione tecnica corrisposto in
favore della società od associazione sportiva.
Anche in questo caso, infatti, il premio dovuto alla società presso la quale il
calciatore ha svolto l’ultima attività dilettantistica si ottiene moltiplicando il
parametro base per determinati coefficienti tabellari.
Il parametro base è rappresentato dal compenso globale annuo minimo
stabilito per i calciatori più giovani della serie cui appartiene la società con la
quale il calciatore stipula il primo contratto151.
149
DOCUMENTO F.I.G.C., cit. p.41.
150
Per le indennità rilevate a seguito di trasferimento di calciatori vincolati e federazioni europee,
l’UEFA ha stabilito un tetto massimo periodicamente aggiornato.
151
DOCUMENTO F.I.G.C., cit. p.42.
57
L’importo del diritto da contabilizzare è rappresentato dal premio di
addestramento e formazione. La società cessionaria iscrive tale importo tra le
proprie attività, mentre la società cedente realizza una sopravvenienza attiva.
Infine è analogo il trattamento contabile del trasferimento di un calciatore
proveniente dal settore giovanile con la peculiarietà che se il calciatore proviene
dal proprio vivaio non è iscrivibile alcun valor patrimoniale a fronte del
passaggio al professionismo.
La F.I.G.C. ha quindi dettato norme precise per la contabilizzazione di quelle
voci che in una società di calcio “fanno bilancio”.
Per la società cessionaria, il montante corrisposto per acquisire il diritto
esclusivo alle prestazioni dell’atleta rappresenta una posta patrimoniale attiva a
carattere pluriennale e di natura immateriale.
Per la società cedente il premio rappresenta una sopravvenienza attiva
iscrivibile, con distinta menzione, tra i proventi straordinari.
Quando invece “oggetto di compravendita” è un calciatore in pendenza di
contratto, la società cedente realizza una plusvalenza o una minusvalenza
patrimoniale pari alla differenza tra il valore contabile del calciatore (diritto
iscritto in bilancio meno il fondo ammortamento) e il valore di cessione152.
4.1.4.L’ammortamento dei diritti pluriennali alle prestazioni dei
calciatori
Il nuovo schema di stato patrimoniale, definito dal codice civile in
recepimento della IV direttiva CEE è redatto anche nell’ottica finanziaria e
pertanto le attività sono indicate al netto delle corrispondenti poste rettificative
e nel passivo non figurano fondi a rettifica dei valori dell’attivo.
Con la trasformazione, avvenuta nel 1966-67, delle associazioni calcistiche
in società per azioni, il valore attribuito al cosiddetto “capitale giocatori”,
compreso per preciso obbligo di legge, tra le attività dello stato patrimoniale di
bilancio, risultava rappresentantivo di un cespite sui generis alla stregua delle
immobilizzazioni tecniche delle imprese industriali, commerciali e di servizi.
In altri termini, sotto il profilo contabile, il giocatore vincolato sportivamente
a tempo indeterminato (cioè per l’intera durata della sua carriera agonistica) era
paragonabile ad un bene strumentale oggetto di diretta utilizzazione e di
scambio da parte del sodalizio proprietario del cartellino federale.
Pur nel presupposto che non poteva di certo trattarsi di un diritto reale di
proprietà153, il relativo costo d’acquisto, come tipico elemento partecipante alla
formazione del risultato economico di più esercizi, era pertanto considerato
152
Art. 99 N.O.I.F.: “L’ndennità può essere maggiorata del 5% per ogni stagione di tesseramento
federale del giocatore presso la società della Lega nazionale dilettanti, limitatamente al termine
della stagione sportiva in cui il medesimo ha compiuto anagraficamente il 21° anno di età.
153
“La società non possiede il calciatore ma il diritto di utilizzare la sua opera”, F. MANNI, cit.
p.31.
58
oggetto di ammortamento per quote imputabili a ciascun periodo
amministrativo.
Ai sensi della circolare ministeriale 10 Giugno 1966, n.320/720, per la
riconosciuta aleatorietà del rapporto sportivo, tale costo poteva essere ripartito
in tre esercizi, a decorrere da quello in cui si era verificato l’acquisto, nella
misura del 60% per il primo, del 30% per il secondo e del residuo 10% nel
terzo.
I limiti sopra indicati costituivano tuttavia tetto massimo fiscalmente
ammissibile, sostitutivo della tabella dei coefficienti di ammortamento per le
attività economiche di cui al D.M. 12 Agosto 1950 e successive
modificazioni154.
Con il 30 Giugno 1986 si esauriva il periodo quinquennale a disposizione
delle società professionistiche per azzerare il valore di carico degli atleti tramite
adeguati parametri.
L’effetto sui bilanci societari è stato evidente nel periodo 1981/86 , durante il
quale le società hanno dovuto rimediare al grave stato di inadeguatezza del
fondo di stato patrimoniale relativo all’ammortamento dei diritti pluriennali
prestazioni calciatori portando crescenti quote di ammortamento annuali in
conto economico.
Non tutte, comunque, sembrano essere riuscite ad arrivare alla scadenza del
30 Giugno 1986 in regola con il dettato della legge 91 e dunque in tale data esse
avrebbero dovuto procedere all’azzeramento del valore residuo della
consistenza contabile dell’attivo relativa al valore dei giocatori.
Tale pratica avrebbe portato queste società ad evidenziare vastissime perdite
che devono trovare immediata copertura mediante versamenti in conto capitale
dei dirigenti e dei soci.
Per evitare tale drastica ma obbligatoria risoluzione, tali società hanno fatto
ricorso a “escamotage” contabili che contrastano i principi di esatta
rappresentazione delle realtà aziendale descritti in precedenza. D’altro canto si
tratta di soluzioni contabili, che a distanza di anni in regime transitorio di durata
154
salvo rare eccezioni può affermarsi che le aliquote mediamente applicate sono in effetti
risultate sempre inferiori ai massimali stabiliti con la predetta circolare ministeriale.
Tenuto conto del fatto che il vincolo che legava il calciatore alla società era a tempo
indeterminato si aveva ragione nel procedere al progressivo ammortamento del costo iscritto in
contabilità con adeguate poste in conto economico proporzionali alla presunta vita operativa
(Tribunale di Roma 12 Luglio 1972, in Giur. Merito 1974, I, p.198.
Quest’ultimo problema di carattere generale, trovava nel caso specifico dell’atleta professionista
problemi applicativi assai complessi data l’evidente difficoltà di determinare con oggettività quale
sarebbe stata la “vita operativa” di un atleta, essendo vasta l’alea di eventi in grado di alternarne
la durata e modificarne sensibilimente il valore di carico.
Va peraltro notato che tale problema - obsoleto per le società che esercitano lo sport
professionistico - rimane di attualità per le associazioni sportive dilettantistiche, in quanto per esse
sussiste, con il tesseramento, il vincolo sportivo.
59
triennale, il D.L. 485 del 21 Settembre 1996, ha legittimamente riconosciuto
alle società professionistiche che si trovavano a fronteggiare gli effetti
dirompenti provocati dalla Sentenza “Bosman”.
In particolare non si sarebbe proceduto all’azzeramento del valore di carico
dei giocatori di cui scadeva il regime di vincolo, mantenendolo invece pari
all’indennità di preparazione e promozione calcolata in base ai parametri
federali e al compenso contrattuale pattuito dopo la cessazione del vincolo.
A tale proposito non serve l’argomentazione - valida - che in caso di acquisto
da altra società di un atleta “svincolato” poteva iscriversi nell’attivo il relativo
valore dell’indennità pagata. In tal caso, infatti, si tratta di un costo pluriennale
effettivamente sostenuto e relativo all’acquisizione del diritto alle prestazioni di
un professionista per un tempo determinato, tramite il reintegro in termini
economici dei costi sostenuti dalla società cedente per formarne e garantirne le
qualità professionali.
Laddove però, come nel caso di giocatori “svincolati” che hanno continuato a
fornire le loro prestazioni nella stessa società, tale indennità rappresenti solo la
stima di un potenziale - e aleatorio - valore di realizzo, appare difficile far
collimare tale impostazione con i corretti criteri prudenziali imposti dalla legge
in tema di formazione dei bilanci d’esercizio155.
Peraltro tale aleatorietà 156- legata alla effettiva capacità di ottenere da un
ipotetico acquirente l’indennità prevista dai parametri - appare particolarmente
155
“Occorre considerare due ipotesi relative a questi super-ammortamenti calcolati nel periodo di
transizione:
a) prima del vincolo l’ammortamento è stato calcolato seguendo certi principi e lo svincolo ha
introdotto una improvvisa riduzione della “vita utile del cespite”.
In questo caso il miglior “ammortamento” degli anni di transizione viene a coprire un
imprevedibile (sul piano del bilancio) evento negativo che appare più vicino alla sopravvenienza
passiva o comunque ad un costo di carattere straordinario;
b) l’ammortamento è stato volutamente sottovalutato per politiche di bilancio. Lo svincolo
evidenzia anche una situazione di sottovalutazione dei costi già esistenti nella realtà.
Qui l’ammortamento degli anni di transizione si suddivide in tre parti: ammortamento ordinario
(legato all’effettivo utilizzo di quegli anni), sopravvenienze passive (quote legate al carattere
imprevedibile dello svincolo) e minusvalenze (per le quote legate a politiche di bilancio), dal
momento che non è più possibile influire sui bilnaci passati”. G. RUSCONI, cit. p.81.
156
Bisogna inoltre considerare che - come più volte si è detto - l’art. 6 della legge 91/81 obbliga
solo al rispetto del valore massimo e le due società possono accordarsi per valori inferiori.
Non è questo un caso infrequente, specialmente quando il giocatore ha già raggiunto una certa età,
oppure quando le sue prestazioni nel precedente campionato sono state inferiori alle aspettative od
infine quando lo stipendio percepito, e che vuole mantenere, è giudicato elevato per le possibilità
della nuova squadra. Per tutti questi motivi, e considerando anche la possibilità di infortuni che
possono limitare il valore delle prestazioni professionali di un giocatore, è aleatorio determinare
quale sarà l’importo che una società di calcio effettivamente percepirà come l’indennità al
termine del rapporto contrattuale con un suo giocatore e pertanto, in ossequio al principio della
60
elevata in un momento, come l’attuale, che vede un notevole turn over di
calciatori professionisti e non pochi di questi nella veste di “disoccupati di
lusso”, in mancanza di società disposte a rilevarli alle condizioni richieste dalle
società cedenti.
In sintesi appare inaccettabile - laddove qualche società lo avesse paraticato -
l’aver mantenuto in bilancio quote residue di giocatori “svincolati”
capitalizzandone la futura cessione. Peraltro in presenza di tali attività non
ammortizzate entro i termini di legge, ci si troverebbe di fronte alla non
deducibilità dei futuri ammortamenti, oggetto di certa ripresa fiscale157.
Proprio gli ammortamenti di forti investimenti sostenuti dalle società per
l’acquisto dei diritti alle prestazioni sportive dei giocatori sono stati negli ultimi
anni al centro delle contestazioni della CO.VI.SO.C., l’organismo che vigila sul
calcio professionistico. Investimenti non certo contenuti se si considera che
nella stagione 1992-93 solo nei bilanci della serie A questa voce dell’attivo
dello stato patrimoniale supererà i mille miliardi158: una variazione in
diminuzione, del calcolo degli ammortamenti, del 10-20% in conseguenza di
politiche di bilancio potrebbe arrivare a mostrare artificiosamente un utile,
mandando in frantumi ogni speranza di costruire un “quadro fedele”
dell’andamento economico-finanziario dei club calcistici.
Al fine di imporre criteri uniformi ed evitare quindi gli escamotage per
“diluire” i forti ammortamenti la F.I.G.C ha imposto vincoli più rigidi. Così nel
più volte citato documento, che definisce il nuovo piano dei conti e la struttura
del bilancio per recepire le disposizioni del Dlg 9 Aprile 1991, n.127, la
Commissione159 indica rigorosamente i criteri da adottare per la determinazione
delle quote di ammortamento.
Il conto “diritto pluriennale prestazioni calciatori” va suddiviso in quattro
sottoconti: giocatori nazionali, stranieri, settore giovanile, calciatori altri
condizioni. Ciascuno dei sottoconti dovrà essere rettificato dal fondo
ammortamento.
Inoltre nel documento si specifica che sottoconti ulteriori verrano accesi dalle
società distinti per calciatore, in modo da permettere un collegamento tra le
scritture contabili e le annotazioni sul libro cespiti ammortizzabili.
Il criterio di ammortamento del diritto pluriennale alle prestazioni calciatori
da seguire è quello della ripartizione del costo del diritto risultante dal
“contratto di trasferimento” o da quello di “cessione del contratto” in quote
prudenza, tale importo deve essere contabilizzato solo al momento dell’effettivo realizzo e
costituirà un utile solo in quell’anno.
157
FIGOLI-GRIMALDI.SPOSITO, cit. p..251-252.
158
Fonte “IL SOLE 24 ORE”.
159
Commissione adeguamento piano dei conti e struttura del bilancio alla IV e VII direttiva CEE”
nominata dal Consiglio Federale.
61
costanti per l’intera durata del contratto economico che vincola il calciatore alla
società cessionaria del diritto.
L’esercizio di decorrenza dell’ammortamento è quello in cui è avvenuto il
tesseramento del calciatore160.
Nel caso in cui nel corso del contratto le parti concordino il prolungamento di
detto contratto, la parte non ancora ammortizzata del “costo del diritto” potrà
essere ammortizzata in relazione alla nuova durata del contratto. La società
procederà quindi a redigere un nuovo piano di ammortamento a rate costanti
che terrà conto del “costo” ancora da ammortizzare e della nuova durata del
contratto economico.
Qualora, allo scadere del contratto, l’ammortamento non sia stato
correttamente effettuato e si pervenga alla cessione del diritto, la società
cedente rileva un sopravvenienza passiva pari al valore delle quote di
ammortamento non effettuate161.
Se la risoluzione del contratto avviene per cause non imputabili alle parti e
che rendono il calciatore non idoneo al proseguimento dell’attività sportiva
nessun ricavo sarà indicato.
Quindi se un incidente dovesse ridurre la performance di un calciatore, a
fronte dell’onere che residua dall’ammortamento praticato negli esercizi
precedenti, potrà figurare solo l’eventuale indennizzo assicurativo162.
160
Su tale disposizione non si concorda in riferimento ai contratti preliminari che, a pena di nullità
vanno depositati entro il 30 Giugno. Nel caso in oggetto, rispettando alla lettera la disposizione
federale dovrebbero imputarsi alla stagione che si conclude quote di ammortamento relative a
calciatori le cui prestazioni possono disporsi solo a partire dalla stagione successiva.
161
Si veda in proposito, per gli esercizi 1995/96, 1996/97 e 1997/98 le disposizioni agevolative
previste dal D.L. 485/96, noto anche come “decreto spalmeperdite”, le cui fattispecie applicative,
così come definite dagli organi federali, sono esposte nel paragrafo che segue.
162
F. MANNI, cit. p.106.
163
Raccomandazione n. 2 Documento FIGC citato ed in dettaglio Capitolo III pargrafo 4.1.4
164
Documento FIGC, Lega Professionisti Serie C, del 15 Ottobre 1996 che riporta l’esito
dell’incontro informale avvenuto a Milano il 3 Ottobre 1996 tra tecnici della F.I.G.C., L.N.P. e
L.P.S.C.
62
b) ammortamento della differenza tra il costo sostenuto per l’acquisizione del
diritto pluriennale alle prestazioni calciatori e l’importo della “Indennità di
preparazione e promozione” ad essa dovuta dalla società che avrebbe stipulato
un nuovo contratto con il calciatore, da determinarsi ex art.98 delle N.O.I.F..
c) ammortamento dell’intero costo sostenuto per l’acquisizione del diritto
pluriennale alle prestazioni dei calciatori, in base alla durata del contratto,
aumentato di due anni sulla scorta del settimo comma dell’art.98 delle N.O.I.F.,
secondo il quale, il diritto alla corresponsione dell’indennità si prescrive alla
fine della seconda stagione successiva a quella in cui è cessato il rapporto
contrattuale.
L’art. 3 del D.L. 485/96 tende, lo afferma la relazione governativa, “a
risolvere senza traumi per le società sportive la perdita che si determina tra le
componenti attive del proprio bilancio, degli importi relativi ai crediti che per
premi le dette società presumevano di percepire con riferimento ai giocatori
alle proprie dipendenze nella eventualità del loro passaggio ad altre società. Si
prescrive, a tale proposito , che le dette società potranno continuare a iscrivere
nel proprio bilancio, tra le componenti attive, in apposito conto, l’importo
massimo pari al valore dell’indennità relativa al detto premio maturata alla data
del 30 Giugno 1996; che le società che si avvalgono di detta facoltà debbono
procedere all’ammortamento del valore iscritto entro tre anni dalla data del 15
Giugno 1996, soggiacendo ai controlli che saranno eseguiti da ciascuna
federazione sportiva.”.
L’art. 3 del D.L. 485/96, pertanto, prevede la possibilità di iscrivere in
bilancio, tra le poste attive, in apposito conto, un importo massimo pari al
valore delle indennità di preparazione e promozione maturate alla data del 30
Giugno 1996, in base a una certificazione rilasciata dalla federazione sportiva
competente, conforme alla normativa vigente.
Tale valore deve costituire oggetto di ammortamento entro tre anni a partire
dal 15 Maggio 1996, fermo restando l’obbligo del controllo da parte di ciascuna
federazione sportiva competente ai sensi dell’art. 12.
Si può osservare come la sentenza Bosman abbia determinato una situazione
simile a quella verificatasi a seguito dell’abolizione del cosidetto “vincolo
sportivo”, disposta con l’art. 16 della legge 91/1981. A seguito di tale riforma
si venne infatti a realizzare per le società sportive un’ablazione di ricchezza,
attesa l’impossibilità di iscrivere negli attivi di bilancio i valori connessi ai
diritti patrimoniali abrogati, e il legislatore, forse anche in considerazione delle
conseguenze patrimoniali sulle società sportive, previde la possibilità della
corresponsione di un’indennità di preparazione e di promozione, oggi
cancellata, e la gradualità dell’abolizione del vincolo.
Attualmente il D.L. 485/1996 prevede l’abolizione proprio della suddetta
indennità con la conseguenza che si potrebbe determinare il venir meno di
63
un’aspettativa patrimoniale, con eventuali conseguenze ai sensi dell’art.2446
del c.c. (riduzione del capitale sociale per perdite), ma ha delineato un piano di
ammortamento in modo da consentire una piena ma graduale attuazione degli
effetti della riforma.
L’art. 3 del D.L. 485/96, sembrerebbe avere effetti, non unicamente collegati
al criterio di ammortamento seguito, negli anni precedenti, dei “Diritti
pluriennali alle prestazioni calciatori”, e, quindi, effetti prevalentemente
economici, ma dovrebbe “risolvere senza traumi”, anche , gli effetti
patrimoniali della perdita dell’indennità di preparazione e promozione.
Infatti, l’applicazione della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità
europee del 15 Dicembre 1995 (sentenza Bosman), indirettamente, determina
una perdita tra le componenti attive dei bilanci delle società, degli importi
relativi ai crediti che le stesse società presumevano di percepire per indennità di
preparazione e promozione ex art. 98 N.O.I.F., con riferimento ai calciatori
tesserati ma con contratto scaduto, nella eventualità di un loro tesseramento ad
altre società.
Pertanto in forza di quanto osservato ed in linea ad un formale e sostanziale
ruolo di guida che esse hanno sempre rivestito, la FIGC e le Leghe
Porfessionistiche hanno formulato tre ipotesi interpretative aventi risvolti
unicamente economici, economici-patrimoniali o diretta a conseguire il maggior
rapporto profitto economico-patrimoniale.
Circa la rappresentazione economica, patrimoniale e contabile degli effetti
dell’art. 3 del D.L. 20 Settembre 1996 n. 485 in particolare:165
165
Ipotesi tratte dal documento F.I.G.C. citato nella nota 164.
64
data del 15 Maggio 1996, fermo restando l’obbligo del controllo da parte di
ciascuna Federazione sportiva ai sensi dell’art. 12”.
Bilancio al 30 Giugno 1996
Caso A
La società ha effettuato insufficienti ammortamenti, il contratto economico
del calciatore scade il 30 Giugno 1997.
In ipotesi che:
_il costo di acquisizione del contratto del calciatore sia di lire 18 miliardi;
_la durata del contratto sia di 3 anni (1994/95, 1995/96, 1996/97);
_gli ammortamenti iscritti nel Bilancio al 30.06.1195. (1994/95) siano di 4
miliardi, in quanto il procedimento adottato è quello di cui al sub b,
considerando l’importo dell’indennità di preparazione e promozione pari a 6
miliardi;
_il diritto pluriennale alle prestazioni calciatori, residuo, indicato in bilancio
al 30 Giugno 1995, sia di 14 miliardi;
_l’indennità di preparazione e promozione, alla scadenza del contratto,
determinata ai sensi dell’art. 98 N.O.I.F., e certificata dalla federazione
competente, sia di 8 miliardi;
_il costo non ammortizzato dei diritti pluriennali alle prestazioni calciatori sia
di 2 miliardi.
L’ammortamento del diritto pluriennale alle prestazioni calciatori, pertanto, è
stato calcolato su 12 miliardi, in relazione alla durata del contratto. Cioè il
valore di 12 miliardi era frazionato sulla durata del contratto di tre anni. La
quota annuale di ammortamento era di 4 miliardi (cioè 12 miliardi:3 anni= 4
miliardi).
Alla scadenza del contratto con il giocatore, la società avrebbe ancora iscritto
nel proprio stato patrimoniale il diritto pluriennale alle prestazioni del
calciatore, non ammortizzato, di 6 miliardi, che avrebbe dovuto essere
compensato dal provento relativo all’indennità di preparzione e promozione
corrisposta dalla società cessionaria del nuovo contratto con il giocatore, ai
sensi dell’articolo 6, comma 1, della legge 23 Marzo 1981, n. 91.
Con l’abolizione di detta indennità, la società viene a trovarsi nella situazione
di non poter più recuperare il costo non ammortizzato dei singoli giocatori alla
scadenza del contratto. Conseguentemente, il valore del costo non ammortizzato
dei singoli giocatori, avrebbe dovuto essere imputato al conto economico come
costo di esercizio derivante da insufficienti ammortamenti effettuati negli
esercizi precedenti.
Al fine di evitare l’aggravamento del risultato economico al 30 Giuigno
1996, il legislatore consentirebbe di scorporare dai “Diritti pluriennali alle
prestazioni calciatori”, l’ammontare del costo non ammortizzato dei singoli
giocatori, in questa ipotesi pari a 6 miliardi, sino alla concorrenza del valore
65
della “indennità di preparazione e promozione” al 30 Giugno 1996, calcolata ai
sensi dell’art.98 N.O.I.F., che si ipotizza pari a 8 miliardi, ed iscriverla in una
specifica voce dello stato patrimoniale. Questa voce dovrà essere ammortizzata
in tre esercizi a decorrere dal bilancio al 30 Giugno 1996.
Nel nostro caso il costo del giocatore di 18 miliardi sarà suddiviso in due
parti:
_la prima di 12 miliardi continuerà ad essere iscritta nella voce “Diritti
pluriennali alle prestazioni calciatori”, istituita dalla FIGC- Federazione Italiana
Giuoco Calcio, nel modello di stato patrimoniale appositamente predisposto;
_la seconda di lire 6 miliardi pari agli insufficienti ammortamenti, sarà
iscritta nell’ambito delle “immobilizzazioni immateriali” dello stato
patrimoniale.
Il valore da iscrivere è di 6 miliardi e non di 8 miliardi, in qunato gli
insufficienti ammortamenti vanno assunti sino alla concorrenza del valore
certificato.
la precedente voce di lire 12 miliardi continuerà ad essere ammortizzata
secondo le precedenti regole, cioè 4 miliardi all’anno. Pertanto, per l’anno
1995/96, l’ammortamento da iscrivere in bilancio sarà di 4 miliardi, i diritti
pluriennali alle prestazioni calciatori residui saranno di 4 miliardi.
La nuova voce, “Indennità di preparazione e promozione ex art. 3 D.L.
485/96”, di 6 miliardi sarà ammortizzata in tre anni, a decorrere dal bilancio al
30 Giugno 1996.
Aspetto estremamente significativo è la mancata imposizione di un criterio
rigido di ammortamento. Non viene imposta infatti dal legislatore la
ripartizione in quote costanti nel triennio, è pure consentita, la riduzione a due
oppure a un anno. La norma stabilisce un limite massimo e non quello minimo
(“entro tre anni”).
la rappresentazione, nel bilancio al 30.06.1996 sarà la seguente:
di quanta parte di tale costo complessivo si ritiene opportuno stornare a
patrimonio. Tale percentuale può variare anche snsibilmente, di anno in anno, a
seconda dell’andamento dei risultati sportivi conseguiti dalle giovanili,
dall’emergere o
Stato Patrimoniale
....................
B) IMMOBILIZZAZIONI
....................
....................
III)Immateriali
66
- Diritti pluriennali alle
prestazioni calciatori 4
- Indennità di preparazione
e promozione art3 D.L. 485/96 6
Conto Economico
DARE AVERE
67
Indennità di preparzione
e promozione art.3 D.L.485/96 4
Saldo conto 4
68
L’apposizione della indennità di preparazione e promozione nelle
immobilizzazioni immateriali può riguardare sia i contratti scaduti al 30 Giugno
1996, sia i contratti che scadono oltre il 30 Giugno 1996.
Il “Fondo ripianamento perdite ex art. 3 D.L. 485/96”, così costituito, potrà
essere destinato unicamente, alla copertura di perdite di bilancio.
Stato Patrimoniale
A) Patrimonio netto
..................
B) IMMOBILIZZAZIONI
..................
.................. VII) Fondo ripianamento perdite
ex art.3 DL 485/96
II) Immateriali
- Diritti pluriennali alle prestazioni calciatori //
- Indennità di preparazione e
69
promozione art.3 D.L. 485/96 9
Conto Economico
A) Valore della produzione
..................
B) Costi della produzione
..................
10) Ammortamenti e svalutazioni
- Diritti pluriennali alle prestazioni calciatori 8
.................
Le scritture sono le seguenti:
30.06.1996
L.9 mld
30.06.1996
L.8 mld
70
DIRITTI PLURIENNALI ALLE PRESTAZIONI CALCIATORI
Dare Avere
Acqusizione diritto 10 Ammortamento S.S. 94/95
2
Ammortamenti e svalutazioni
S.S. 95/96
8
Saldo conto //
2° Caso
La società ha effettuato corretti ammortamenti, il contratto economico del
calciatore scade al 30 Giugno 1997.
In ipotesi:
_il costo di acqusizione del contratto del calciatore sia di lire 10 miliardi;
_la durata del contratto sia di 3 anni (1994/95, 1995/96, 1996/97);
_gli ammortamenti iscritti nel Bilancio al 30.06.1995 (1994/95) siano di 3,3
miliardi, in quanto il procedimento di ammortamento adottato è quello di cui al
sub a;
_il diritto pluriennale alle prestazioni calciatori, residuo, indicato in bilancio
al 30 Giugno 1995, sia di 6,7 miliardi;
_l’indennità di preparazione e promozione, alla scadenza del contratto,
determinata ai sensi dell’art. 98 N.O.I.F., e certificata dalla federazione
competente, sia di 9 miliardi.
L’ammortamento del diritto pluriennale alle prestazioni calciatori, pertanto, è
stato calcolato su 10 miliardi, tenuto conto della durata del contratto pari a tre
anni.
La rappresentazione, nel bilancio al 30.06.1996, sarà la seguente
Stato Patrimoniale
71
...................
B) IMMOBILIZZAZIONI
................... A VII) Fondo ripianamento
perdite
ex art.3 DL 485/96
9
II) Immateriali
- Diritti pluriennali alle
prestazioni calciatori //
- Indennità di preparazione e
promozione art.3 D.L. 485/96 9
Conto Economico
A) Valore della produzione
...................
B) Costi della produzione
..................
10) Ammortamenti e svalutazioni
- Diritti pluriennali alle prestazioni calciatori 6,7
.................
30.06.1996
L.9 mld
30.06.1996
72
pluriennali alle prestazioni calciatori a calciatori
L. 6,7 mld
Dare Avere
Acqusizione diritto 10 Ammortamento S.S. 94/95 3,3
Ammortamenti e svalutazioni
S.S. 95/96 6,7
Saldo conto //
73
valore dell’indennità di preparazione e promozione, certificata dalle competenti
federazioni, ottenendo, però, un valore complessivo del diritto superiore al
valore di mercato, che dovrebbe essere rappresentato dall’indennità di
preparazione e promozione certificata dalla federazione.
L’applicabilità della presente interpretazione deve essere fatta tenendo in
debito conto quanto disposto dagli artt. 2423 e seguenti c.c..
Per completezza di esposizione, comunque, si illustra la rappresentazione
economico-patrimoniale e contabile di tale III interpretazione.
In tale ipotesi:
_il valore delle indennità di preparazione e promozione, certificato dalle
competenti federazioni sportive, verrebbe iscritto interamente tra le componenti
attive del bilancio;
_in contropartita del valore dell’indennità di preparazione e promozione,
certificata dalle competenti federazioni, sarebbe costituita da una
“Sopravvenienza attiva ex art. 3 D.L. 485/96” da iscrivere tra i ricavi
dell’esercizio;
_nel caso di insufficienti ammortamenti, gli stessi sarebbero imputati
interamente al conto economico come “ammortamenti e svalutazioni”;
_l’indennità di preparazione promozione iscritta in bilancio, sarà
ammortizzata in tre anni a decorrere dal bilancio al 30 Giugno 1996. Non viene
imposta dal legislatore la ripartizione in quote costanti nel triennio; è pure
consentita la riduzione a due oppure a un anno. la norma stabilisce un limite
massimo e non quello minimo (“entro tre anni”).
L’appostazione della indennità di preparazione e promozione nelle
immobilizzazioni immateriali può riguardare sia i contratti scaduti al 30 Giugno
1996, sia i contratti che scadono oltre il 30 Giugno 1996.
Bilancio al 30 giugno 1996
Caso Z
La società ha effetuato corretti ammortamenti, il contratto economico del
calciatore scade il 30 Giugno 1997.
In ipotesi che:
_il costo di acquisizione del contratto del calciatore sia di lire 18 miliardi;
_la durata del contratto sia di 3 anni ( 1994/95, 1995/96 1996/97);
_gli ammortamenti iscritti nel Bilancio al 30.06.1995 (1994/95) siano di 6
miliardi, in quanto il procedimento adottato è quello di cui al sub a;
_il diritto pluriennale alle prestazioni calciatori, residuo, indicato in bilancio
al 30 giugno 1995, sia di 12 miliardi;
_l’indennità di preparazione e promozione, alla scadenza del contratto,
determinata ai sensi dell’art. 98 N.O.I.F., e certificata dalla federazione
comptente, sia di lire 8 miliardi;
74
L’ammortamento del diritto pluriennale alle prestazioni calciatori, pertanto, è
stato calcolato su 18 miliardi, tenuto conto della durata del contratto pari a tre
anni.
La rappresentazione, nel bilancio al 30.06.1996, sarà la seguente:
Stato Patrimoniale
.................
B) IMMOBILIZZAZIONI
.................
..................
II) Immateriali
- Diritti pluriennali alle
prestazioni calciatori 6
- Indennità di preparazione e
promozione art.3 D.L. 485/96 8
Conto Economico
.................
Le scritture contabili sono le seguenti:
75
30.06.1996
30.06.1996
L. 6 mld
Dare Avere
Ammortamenti e svalutazioni
S.S. 95/96 6
Saldo conto 6
76
valgono le considerazioni relative alla valutazione degli atleti appartenenti alla
prima squadra.
La società per i giovani provenienti dal proprio vivaio non ha sostenuto alcun
onere pluriennale, ma esclusivamente costi di esercizio. Si pone quindi il
problema di capitalizzare al termine di ciascun periodo i costi sostenuti per
l’addestramento dei giovani. Quanto ai metodi di valutazione appare
interessante evidenziare alcune ipotesi formulate.
La prima riguarda la valutazione singola di ogni giocatore fatta dal suo
allenatore specifico in collaborazione con il responsabile del settore giovanile.
La somma delle valutazioni di tutto il vivaio al netto del precedente valore
contabile, costituisce l’importo da stornare dal conto economico e iscrivibile
nello stato patrimoniale in aggiunta a quanto operato negli esercizi precedenti.
In tale ipotesi, comunque, non sembra corretto capitalizzare un valore che sia
superiore al costo effettivamente sostenuto per il funzionamento del vivaio, in
quanto sul valore patrimoniale dei giovani atleti - per quanto dotati - grava un
elevato grado di aleatorietà.
Onde evitare tale rischio si può procedere in modo inverso, iniziando a
determinare il costo d’esercizio relativo al funzionamento del settore giovanile
per poi procedere alla definizione meno dei “talenti” in quantità,
dall’andamento della gestione nel suo complesso e così via.
La fase successiva consiste nel ripartire tra tutti gli interessati - in modo
uniforme o meno - la parte del costo precedentemente evidenziata in modo tale,
comunque, che ogni componente del vivaio, ad operazione ultimata non
presenti un valore contabile superiore a quello di mercato166.
Dei due metodi è preferibile il secondo in quanto non tende ad evidenziare in
bilancio utili sperati, ma esclusivamente a capitalizzare gli oneri relativi
all’addestramento dei giocatori nei limiti di una prudente valutazione delle
performances dei calciatori e in ogni caso non oltre i costi sostenuti per il
funzionamento del settore giovanile, limitatamente a quelli di specifica
imputazione167.
E’ tuttavia necessario precisare come l’esigenza - esplicita nelle tredici
raccomandazioni168 contabili della Commissione federale - di definire in
maniera univoca ed uniforme i criteri di valutazione delle poste di bilancio
aventi riflessi pluriennali, abbiano reso opportuna una revisione dei criteri di
valutazione dei costi del viavaio.
166
G. CESARINI, “Aspetti particolari del bilancio d’esercizio delle società di calcio”, in
R.I.R.E.A., n.12, 1985 p.617-618.
167
F. MANNI, cit. p.47.
168
Raccomandazioni dettate all’insegna della trasparenza con le quali si ritiene che la F.I.G.C.
abbia inagurato la terza era del mondo del calcio.
77
Così l’importante comunicato ufficiale della F.I.G.C., 24/a del 26 Febbraio
1986169, sottolineava che i costi capitalizzati per la formazione e
l’addestramento sportivo dei giocatori costituenti il vivaio della società, iscritti
nel bilancio relativo all’esercizio chiuso il 30/06/1985, dovessero essere
ammortizzati a partire dall’esercizio 1986/86 con aliquota pari almeno al 20%,
precisando altresì che a partire dall’esercizio 1985/86 non sarebbe stata più
ammessa la capitalizzazione dei suddetti oneri.
In questo modo tutti i costi del vivaio si consideravano di competenza
dell’esercizio in corso, prescindendo dal fatto che si potesse essere in presenza
di investimenti di lungo periodo, recuperabili attraverso future cessioni di
contratti o premi di formazione tecnica.
Il discorso sul vivaio veniva ulteriormente chiarito dall’affermazione che in
ogni caso non si consentiva di attribuire una valutazione patrimoniale ai
calciatori provenienti dal vivaio che sottoscrivano con la società il primo
contratto professionistico170.
Ulteriore norme sul trattamento contabile di quest’ultima indennità
precisavano l’estrema prudenza con cui si muoveva la Federazione sul piano
delle capitalizzazioni ed in particolare lo scopo di evitare assolutamente
politiche di bilancio che annacquassero il capitale e che, in assenza di una
precisa regolamentazione, avevano caratterizzato la gestione del calcio
professionistico nell’ “era” presvincolo. Attualmente la F.I.G.C. pur
nell’osservanza del fondamentale principio della prudenza, ha dettato una
normativa più snella volta, a premiare gli investimenti nella valorizzazione delle
giovani leve.
Così riconoscendo i costi del “vivaio” come oneri pluriennali, ne ha
consentito la capitalizzazione ma solo nella loro globalità senza riferimento
alcuno ai singoli calciatori.
Se infatti appare difficile far collimare, con i corretti principi prudenziali
imposti dalla legge, la capitalizzazione di un potenziale futuro, e aleatorio,
valore di realizzo relativamente ad un calciatore già professionista, a maggior
ragione deve condividersi l’impostazione federale di vietare la capitalizzazione
dei costi con riferimento al singolo giovane dove l’alea che questo diventi un
campione è molto alta.
Pertanto, in ossequio delle disposizioni federali, sono capitalizzabili soltanto
i costi di struttura e di gestione propriamente riferibili ed imputabili al “vivaio”
quali:
169
Si tratta delle “disposizioni economico-finanziarie per le società di serie A, B, C/1, C/2, circa i
trasferimenti e i tesseramenti dei calciatori per la stagione sportiva 1986/87 e i principi
informatori dei controlli di competenza della F.I.G.C.”.
170
G. RUSCONI, cit. p.85.
78
- premi di formazione ed addestramento tecnico corrisposti per il tesseramento
di giovani calciatori;
- vitto, alloggio, locomozione, gare;
- rimborsi spese a calciatori;
- allenatori, istruttori e tecnici del vivaio;
- assicurazione infortuni;
- spese sanitarie.
I costi capitalizzati trovano collocazione tra le immobilizzazioni immateriali
nella voce Capitalizzazione costi vivaio.
I costi in argomento seguono un piano di ammortamento a quote costanti per
un periodo di cinque anni a decorrere dall’esercizio in cui si sono sostenuti.
L’ammortamento va effettuato con il metodo indiretto, con l’evidenziazione
nello stato patrimoniale, del fondo ammortamento a rettifica esplicita del costo
capitalizzato171.
171
DOCUMENTO F.I.G.C., cit. p.52.
172
La disiplinal contabile delle compartecipazioni (prevista appunto normativamente dall’art. 102
bis delle Norme Organizzative Interne della F.I.G.C.) è contenuta esaustivamente nella terza delle
13 Raccomandazioni contabili diffuse dalla F.I.G.C. per la redazione del bilancio delle società
calcistiche professionistiche; raccomandazioni indicate nel documento per l’attuazione delle
disposizioni contenute nel decreto legfislativo 9/4/1991 n. 127.
79
Infatti mentre l’acquisizione del diritto alle prestazioni sportive del calciatore
configura, senza dubbio, per la società cessionaria una posta a carattere
pluriennale che produce i sui effetti per tutto l’arco temporale in cui il giocatore
svolge la sua attività presso la società acquirente, il diritto di partecipazione
assume veste ben diversa.
Così mentre il diritto alle prestazioni del calciatore ha natura patrimoniale ed
identifica un bene immateriale rilevato del conto diritti pluriennali prestazioni
calciatori, il diritto di partecipazione ha anch’esso, per la società cessionaria del
diritto di partecipazione (prima cedente del diritto alle prestazioni sportive),
natura patrimoniale ma rappresenta una attività finanziaria da includere
nell’attivo, nella categoria delle Immobilizzazioni Finanziarie.
Per la società cedente “il diritto di partecipazione” (prima cessionaria del
diritto alle prestazioni sportive) la predetta cessione comporta l’iscrizione di
una passività finanziaria da collocarsi nel passivo dello Stato Patrimoniale, nella
categoria Debiti, sotto la voce “Debiti per Compartecipazione ex art. 102-bis
N.O.I.F.”.
Il diritto di partecipazione deve essere espresso nel contratto e deve essere
limitato agli effetti patrimoniali conseguenti al diritto di partecipazione.
Infatti la società cessionaria che ha in precedenza ceduto, in corso di
contratto, il diritto alle prestazioni del calciatore ha perso ogni diritto nei
confronti del calciatore, sia riguarda alle sue prestazioni sia riguardo alla
titolarità del tesseramento.
La partecipazione è quindi limitata ai risultati di un “affare in comune” con la
società titolare dei diritti sportivi relativamente alla cessione da parte di
quest’ultima di detti diritti a terzi.
La società compartecipante ha così solo il diritto a partecipare al 50% delle
somme incassate ma deve sottoscrivere unitamente al calciatore l’atto di
cessione o l’atto di risoluzione consensuale del contratto con il calciatore;
inoltre essa può diventare cessionaria del diritto alle prestazioni del calciatore
nel caso di mancata cessione e di ricorso alle buste con l’offerta più elevata
delle parti interessate alla partecipazione.
Si è in presenza quindi di un vero e proprio contratto di associazione in
partecipazione il cui oggetto è limitato ad una ripartizione del risultato futuro
tra le parti, non di natura economica ma di natura patrimoniale.
Il titolo giuridico che consente l’appostazione nello Stato patrimoniale sia per
il cedente sia per il cessionario del “diritto di partecipazione” è rappresentato
dal contratto ed il momento temporale in cui deve avvenire l’iscrizione è
identificato nella sottoscrizione del contratto.
80
Il valore da attribuire alla partecipazione è pari all’importo versato dall’
“associazione” che non è direttamente legato al corrispettivo che la società
titolare del diritto alle prestazioni ha pagato alla sua cessionaria (ora
associante).
Quindi il contratto per l’acquisizione di un diritto di partecipazione ex
art.102-bis N.O.I.F. è subordinato alla preventiva cessione, da parte della stessa
società, del diritto alle prestazioni del calciatore in pendenza di contratto, ad
un’altra società.
Come è stato precisato in precedenza si tratta però di due contratti tra di loro
non legati da condizioni giuridiche e che producano effetti patrimoniali,
finanziari ed economici diversi.
4.3.1Effetti patrimoniali
La società titolare del diritto alle prestazioni è proprietaria del 100% dei
diritti e quindi del patrimonio legato agli stessi.
- La società che ha ceduto i diritti alle prestazioni del calciatore ha eliminato
dal suo patrimonio il valore del diritto rilevando eventuali plus-minusvalenze ad
iscrivendo nell’attivo patrimoniale le somme pagate per il diritto alla
partecipazione che mantiene fino allo scadere dell’accordo.
4.3.2Effetti finanziari
- La società titolare del diritto alle prestazioni paga, tramite Lega, alla società
cedente l’intero costo del diritto più l’IVA ed incassa, sempre tramite Lega,
l’importo corrispondente alla quota di partecipazione ceduta.
- La società che ha ceduto diritti alle prestazioni incassa, tramite Lega, il
corrispettivo della cessione più IVA e paga, tramite Lega, l’importo
corrispondente alla quota di partecipazione acquisita. Trattandosi infatti di
partecipazione finanziaria, quest’ultimo corrispettivo non deve essere
assoggettato ad IVA; ai sensi dell’art.2 DPR 633/72 il contratto non genera
materia imponibile.
4.3.3Effetti economici
- La società acquirente dei diritti alle prestazioni del calciatore rileva nel
proprio conto economico per ogni esercizio come componenti negativi gli
ammortamenti (calcolati sul costo secondo la durata del contratto) ed i costi di
gestione del contratto (stipendi, premi, rimborsi spese, assicurazioni etc.).
Nel caso di cessione del contratto ad altre società o, per effetto delle buste, la
società di provenienza del calciatore, rileverà sull’intero costo di acquisizione al
81
netto degli ammortamenti effettuati, la plusvalenza o la minusvalenza
realizzata sulla differenza tra il costo al netto degli ammortamenti ed il
corrispettivo totale ed imputerà al proprio conto economico l’onere
sull’operazione finanziaria pari al 50% della differenza tra il costo del diritto
pluriennale al lordo degli ammortamenti ed il corrispettivo incassato (nel caso
di maggior corrispettivo) o il provento a carico della società compartecipata nel
caso di corrispettivo incassato inferiore al detto costo.
- La società acquirente del diritto alla partecipazione, rileverà solo alla
risoluzione dell’accordo il provento della partecipazione (operazione
patrimoniale positiva) nella voce altri proventi finanziari o l’onere della
partecipazione nel caso contrario nella voce interessi ed altri oneri finanziari.
4.3.4Un esempio
Esercizio n.
luglio n
luglio n
Lega c/trasferimenti a Debiti per compartecip. 750
ex art.103 bis NOIF
82
per quota di partecipazione
Mensilmente la società Alfa, provvede alla liquidazione e al pagamento degli
emolumenti spettanti al calciatore.
luglio n.
agosto n
.
Salari e stipendi a Debiti v/il personale
30/06/n+1
Ammortamento diritto plur. 375
prestaz. gioc.a Fondo ammortam. diritti
plur. prestaz. gioc.
Esercizio n+1
luglio n+1
Diversi a Diversi 2391
83
Diritti plurien.prestaz 1500
giocatori
84
luglio n
173
C.Teodori, cit. pag.95.
85
non risultano ancora ammortizzati al termine del periodo stesso, ovvero al
momento dell’esposizione analitica della struttura del capitale della società.
Si conviene, allora, considerare l’acquisto di quei beni di esclusiva
competenza dell’esercizio e, quindi, quali componenti negativi del risultato
economico del periodo considerato senza, pertanto, procedere alla
capitalizzazione del valore delle rimanenze di tali beni174.
L’assenza delle scorte, sia di materie prime che di prodotto finito, conferisce
nella stagione sportiva, maggiori margini di affidabilità al reddito.
Ciò è dovuto al carattere dell’attività esercitata, lo spettacolo calcistico è un
“prodotto” che come tutti i servizi non è immagazzinabile, ma allo stesso
tempo, l’attività calcistica si distingue dalle altre offerte di servizi, per il fatto
che le risorse utili per la realizzazione dello spettacolo sono anch’esse prive
della possibilità di immagazzinamento.
La struttura tecnico-produttiva non ha, nella gestione calcistica, quel peso, in
termini relativi, tale da apportare apprezzabili motivi di arbitrarietà nelle
valutazioni175.
Solamente le valutazioni del diritto sportivo ha un peso tale da apportare
consistenti gradi di soggettività al risultato economico176.
In fondo il problema delle scorte nei team calcistici, viene assorbito nel più
generale problema della valutazione dell’uso e del valore del “capitale umano”.
4.5Crediti
174
G. CATTURI, cit. p.428.
175
F. MANNI, cit. p. 89.
176
G. RUSCONI, cit. p.121.
86
da stanza di compensazione per le operazioni di trasferimento tra le varie
società..
La voce “crediti v/altri” è una voce residuale collegata a parecchie diverse
situazioni gestionali e la cui ambiguità non viene risolta neppure a livello del
piano dei conti federale.
La composizione può spaziare dai crediti verso le compagnie di assicurazione
per risarcimenti connessi agli infortuni dei calciatori, ai crediti verso l’erario per
ritenute d’acconto subite, dai crediti v/terzi per sponsorizzazioni e pubblicità ai
crediti per la cessione dei diritti radio-televisivi. In tale gruppo rientra anche il
saldo attivo del conto “F.I.G.C. c/campionato” che rappresenta il conto
intrattenuto con la Lega di competenza e che accoglie tutte le partite creditorie
e debitorie connesse ad una serie di operazioni gestite dalla Lega stessa che
vanno, a titolo meramente esiplificativo, dalla distribuzione dei proventi pay-tv
e pay per view e dei contributi relativi al concorso pronostici all’addebitamento
delle ammende irrogate dai Collegi arbitrali e delle quote da ristornare al fondo
fine carriera degli atleti professionisti.
Sempre nell’ambito di questo gruppo occorre far rientrare i debiti verso le ex
correlate relativamente a rapporti sorti nelle gestioni sportive precedenti.
Si tratta, quindi di rapporti sorti a seguito di operazioni differenti di grande
importanza ed il suo significato contabile non ha una tale omogeneità da essere
ridotto ad un’unica voce177.
Da qui l’importanza, di un’attenta redazione della nota integrativa la cui
funzione, ordinariamente, è quella di aiutare il lettore alla comprensione dei
valori numerici iscritti a fine esercizio nello stato Patrimoniale e nel Conto
Economico, attraverso spiegazioni (esempio: i criteri applicati nella valutazione
delle voci), esposizione di flussi dinamici (esempio: i movimenti delle
immobilizzazioni e le variazioni di altre voci) ed appunto analisi di unità di
valore (esempio: scomposizioni e suddivisioni di voci)178.
Per le società calcistiche, la caratteristica di collocare il servizio - e cioè la
vendita dello spettacolo - in contanti e spesso in via anticipata rispetto
all’erogazione dello stesso179, nonchè la circostanza che le operazioni di
trasferimento avvengono sotto il controllo degli organi federali che in molte
circostanze richiedono la prestazione di opportune fidejussioni suppetive a
177
IBIDEM, p.110.
178
V. SALAFIA, R.RIZZARDI, C.ONESTI: “Il nuovo bilancio d’esercizio. Principi civilistici, aspetti
contabili e profili fiscali”. IST. editore, 1993.
179
Si pensi allo sfasamento esistente, per esempio, tra la vendita per contanti degli abbonamenti e
l’erogazione successiva dello spettacolo calcistico.
87
garanzia degli impegni economici assunti in tali operazioni, limitano
notevolmente il rischio rinveniente dall’insolenza dei crediti180.
Comunque per quanto riguarda la valutazione dei crediti a fine esercizio, la
Figc nella raccomandazione n.7, impone che, sia quelli appartenenti all’attivo
immobilizzato sia quelli appartenenti all’attivo circolante, siano iscritti secondo
il presumibile valore di realizzo e quindi al loro valore nominale, diminuito
dell’importo dei fondi di svalutazione o di rischio (portati direttamente in
diminuzione del valore nominale).
In altri termini, la svalutazione non deve essere operata, come spesso accade,
sulla base della normativa fiscale (art.71 Dpr 917/86), ma secondo la ipotizzata
inesigibilità dei crediti181.
Infine, per le rilevazioni di crediti in moneta estera, la contabilizzazione degli
stessi, deve avvenire in moneta italiana, al cambio del momento in cui le stesse
sono effettuate. A fine esercizio, nel caso di crediti in moneta estera a breve
termine in bilancio, i relativi valori devono essere adeguati al cambio di fine
esercizio, con la solo passibilità di non adeguamento, nel caso di differenza di
cambio che comporti un utile. Nel caso di crediti a medio e lungo termine in
moneta estera, l’adeguamento al cambio di fine anno, deve avvenire solo se
emerge una differenza cambio che comporti una perdita, le differenze cambi
vengono incluse nel conto economico, come proventi e oneri finanziari in
quanto assimilabili a detti proventi e oneri182.
4.6Patrimonio Netto
180
F. MANNI, cit. p.89.
181
<<Spesso è prevalsa in modo ossessivo l’abitudine a redigere i bilanci aventi funzione
civilistica utilizzando criteri e regole stabiliti ai soli fini della determinazione del reddito
d’impresa. In queste relazioni di bilnacio abbiamo letto che la valutazione dei crediti è stata
effettuata avvalendosi genersalmente del solo accantonamento previsto dall’art.71 T.U.I.R., o
ancor peggio, le quote di ammortamento sono state stimate utilizzando le aliquote massime
consentite dai decreti ministeriali emanati ai soli fini fiscali.
Qualcuno poi è andato addirittura oltre, capitalizzando il supero del 5% delle spese di
manutenzione e pervenendo così a delle assurdità di natura contabile, non imposte neppure dalla
normativa fiscale>>. R.RIZZARDI, cit. p.27.
182
DOCUMENTO F.I.G.C., cit. p.27.
A ben vedere si tratta comunque di una disciplina dettata principalmente per i debiti in valuta
estera più che per i crediti. Le operazioni con le quali si acquista il diritto alle prestazioni di
calciatori affiliati a federazioni straniere superano di gran lunga per numero e per valore le
operazioni di trasferimento all’estero di calciatori italiani. Si tratta in quest’ultimo caso,
generalmente, di calciatori a fine carriera; le relative transazioni sono perciò concluse a valori
molto contenuti per i quali non sorgono specifici problemi contabili.
88
Nella sua composizione, il patrimonio netto evidenzia il capitale sociale, le
riserve nelle varie specie, gli utili e le perdite (queste ultime con segno
negativo) degli esercizi precedenti riportati a nuovo e dell’esercizio in esame.
Premesso che le società affiliate alla F.I.G.C. non potevano, prima delle
modificazioni introdotte dal D.L. 485/96, art.4, per statuto, distribuire utili ai
soci, è possibile ancora evidenziare nel patrimonio netto delle società
calcistiche, come componente delle “altre riserve”, il “conto Riserva per utili
non distribuiti ex art. 2423 e 2426 c.c.”
Poichè l’art.86183 NOIF prevede che i debiti infruttiferi e postergati verso i
soci e i versamenti a capitale infruttifero, non vengano considerati , ai fini
dell’indebitamento per la determinazione del parametro ricavi/indebitamento, la
Federazione raccomanda di collocare dette voci a completamento del
patrimonio netto, rappresentando le stesse “mezzi propri della società”184.
Si tratta, questa, di una raccomandazione quanto meno discutibile. Se è pur
vero, infatti, che tali debiti vanno riscossi in via postergata rispetto agli altri
debiti contratti dall’impresa calcistica, si è comunque in presenza di passività
aziendali, di obbligazioni che la società in questione dovrà pur sempre
adempiere.
Può pertanto contestarsi l’impostazione federale di non considerare
l’indebitamento postergato verso i soci nella determinazione dell’indicatore
della capacità operativa di mercato dei club calcistici.
Proprio in virtù del fatto che in non poche società questi assumono un’entità
rilevante, la richesta di rimborso da parte dei soci finanziatori che intendono
recedere, può mettere in serie difficoltà quelle società la cui “salute” risulta già
minata da un atteggiamento di mercato basato su errate valutazioni della prorpia
capacità operativa.
Proprio la voce “soci conto finanziamenti infruttiferi” è una voce tipica dei
bilanci delle società di calcio. Tipico è il ricorso ai crediti postergati che
equivalgono a dei veri e propri aumenti di capitale netto.
E’ importante rilevare come, su questa voce, emerga un’anomalia esistente
tra squadre di calcio professionistiche e le imprese usuali.
E’ infatti vero che molte società commerciali (specie se non di rilevanti
dimensioni dal punto di vista del volume d’affari) ricorrono al finanziamento da
parte degli stessi soci, ma ciò ha lo scopo di evitare di elevare il capitale sociale
183
L’art. 86 NOIF detta le norme per il controllo amministrativo delle società professionistiche.
184
DOCUMENTO F.I.G.C., cit. p.29.
Il prametro di cui si fa riferimento, e la cui trattazione verrà in seguito ripresa, consente di definire
le condizioni per l’iscrizione ai campionati e l’ammissione all’acquisizione del diritto alle
prestazioni dei giocatori (il collocamento in pratica in una delle tre fasce di operatività).
89
e di finanziarsi con mezzi solo apparentemente di terzi (in questo caso è tra
l’altro possibile dedurre eventuali interessi passivi dal reddito imponibile).
Nel caso delle aziende calcistiche la ragione è invece assai diversa, perchè
queste società di solito assorbono, nel lungo periodo, più risorse finanziarie di
quanto ne generino. Nella realtà, si è visto che, i vantaggi indiretti connessi alla
presidenza di un club calcistico (in certi casi accettabili anche da un
superficialmente inspiegabile aumento di valori dei pacchetti azionari di
controllo rispetto al capitale sociale recuperabile in caso di liquidazione) fanno
sì che i crediti postergati non siano un puro regalo mecenatico al gioco del
calcio185.
Allo stato attuale, le imprese calcistiche per continuare ad esistere
necessitano di continue ricapitalizzazioni volte ad annullare i negativi effetti
della gestione186. La mancata disponibilità degli azionisti a ripianare le perdite
conduce o alla scomparsa dell’impresa dal mercato o alla sua continuazione in
capo ad una nuova compagine proprietaria.
Quest’ultima soluzione pare essere la normalità per le società sportive che
militano nei campionati di serie A e B187.
185
G. RUSCONI, cit. p. 120.
186
<<Cresce l’investimento delle società di calcio per assicurarsi gli assi del pallone.
Nella stagione terminata il 30 Giugno 1992, il diritto pluriennale alle prestazioni giocatori, cioè il
valore di acquisizione, ha superato gli 864 miliardi solo per la serie A.
Un incremento del 25,7% rispetto alla stagione precedente, destinato ad incrementarsi
ulteriormente: gli assegni staccati durante l’ultima campagna trasferimenti di Luglio non sono,
infatti, contabilizzati nei bilanci al 30 Giugno scorso. Dunque è facile ipotizzare per l’esercizio in
corso il superamento di quota mille miliardi.
Una cifra enorme la cui conseguenza è il massiccio ricorso all’indebitamento con il rischio di
mandare in tilt le società più deboli, quelle che non sono in grado di apportare mezzi per il
ripianamento delle perdite.
Basti pensare che nel solo 1991-92 in serie A sono state necessarie ricapitalizzazioni per 85
miliardi.
Le perdite per la serie A, nella scorsa stagione hanno superato i 70 miliardi: la gestione sportiva in
realtà, è stata negativa per 188 miliardi ma i 118 miliardi di saldo positivo tra plusvalenze e
minusvalenze hanno in parte graziato il risultato finale>>.
PAOLA BOTTELLI, “Calciatori: dribbling in bilancio”, in “Il Sole 24 Ore”, 8 Marzo 1993.
187
F. MANNI, cit. p. 57.
90
Rappresenta il debito maturato, alla data di bilancio, a favore dei lavoratori
subordinati non tesserati, determinato in conformità alla legge ed ai contratti in
vigore.
Nel piano dei conti predisposto dalla Federazione, all’interno dello stesso
gruppo è stato incluso il conto “Versamenti dovuti al fondo di fine carriera
calciatori ed allenatori” anche se tali versamenti non rappresentano un
accantonamento al fondo per trattamento di fine rapporto in quanto la gestione è
affidata per legge ad ente autonomo.
Pertanto il conto evidenzierà in Avere l’ammontare delle somme dovute dalla
società all’Ente per il titolo in relazione agli emolumenti corrisposti a giocatori
e tecnici tesserati, e in Dare i versamenti periodici effettuati. Il saldo eventuale
rappresenterà il debito corrente verso l’Ente “Fondo fine carriera calciatori e
allenatori” salvo il caso di maggiori versamenti effettuati da conguagliare in
sede di liquidazione periodica188.
4.8.Debiti
188
“Piano dei conti e struttura del bilancio”, p. 100. Documento redatto a cura della FIGC Roma,
Agosto 1992.
189
<< Corsa all’indebitamento, continui aumenti di capitale per ripianare le perdite, crollo degli
incassi, sono queste le premesse di una crisi senza precedenti del calcio italiano.
Come per l’economia anche per lo sport più popolare i problemi finanziari si incrociano con le
inchieste giudiziarie.
Il deficit del calcio italiano è stato alimentato con gli stessi sistemi di Tangentopoli come, la
bancanota fraudolenta, il falso in bilancio, i pagamenti clandestini estero su estero, le fatturazioni
fittizie e le frodi fiscali.
Nell’ultimo anno il livello di indebitamento accumulato dalle 18 formazioni oggi in serie A, ha
raggiunto la cifra di 581 miliardi, circa il 47% in più rispetto alla stagione precedente.
Sulla base delle regole emanate dalla Federcalcio perfino grandi club come Milan e Juventus
potrebbero non possedere i requisiti di bilancio per continuare ad operare come compratori sul
calcio mercato>>.
“Bilanci presi a calci “GIUSEPPE SARCINA e GIANFRANCO TURANO, “Il Mondo”, 21 Marzo 1994.
91
comportano particolari problemi di contabilizzazione o condizione di
assunzione ed i principi di rilevazione sono quindi quelli previsti dalla norma
generale190.
Molto più dettagliata era invece la disciplina relativa ai debiti sorti per far
fronte ad operazioni straordinarie ed eccezionali.
Per cui l’art.19 dello Statuto tipo delle società calcistiche, in ossequio al
disposto dell’art.89 delle N.O.I.F. - ed al più generale precetto contenuto
nell’art.12 della L.91/81 - sottolineava che le deliberazioni del Consiglio
d’amministrazione concernenti :
a) l’assunzione di mutui, rilascio di fidejussioni, creazioni di scoperti di c7c
nonchè ogni altra operazione finziaria che abbia l’effetto di creare un debito a
carico della società sia verso i terzi che verso i propri soci;
b) il rilascio di garanzie sui beni sociali e l’emissione di cambiali;
c) l’acquisto e vendita di beni immobili;
d) tutti gli atti di straordinaria amministrazione:
acquistavano efficacia solo dopo l’approvazione degli organi federali
competenti191.
Ciò significava che tutti gli indebitamenti non rientranti tra quelli
classificabili come indebitamenti per la gestione ordinaria non acquistavano
rilevanza, anche contabile, fino all’approvazione da parte della F.I.G.C.
La Federazione, nella racomandazione n.8, evidenzia distintamente gli
indebitamenti per operazioni, rientranti tra quelle sopra richiamate, che più
spesso si verificano presso le società:
- debiti verso società di leasing;
- debiti verso società di factoring;
- debiti per anticipazioni;
- debiti per anticipi su sponsorizzazioni;
- debiti verso istituti di credito in conto corrente o per altre operazioni;
- debiti verso società finanziarie con cessioni di diritti o altre garanzie;
- debiti verso società contraollanti o soci non rientranti nei versamenti in c/c
capitale o infruttiferi e postergati192.
190
Doc. F.I.G.C. cit. p. 70.
191
L’art. 89 N.O.I.F. dopo aver ripreso nel primo comma alla lettera l’obbligo espresso nell’art.
12 L.91/81, specifica nel secondo comma che << non sono soggette ad esame istruttorio formale,
ai fini del rilascio dell’approvazione da parte della F.I.G.C. , le deliberazioni delle società
concernenti esposizioni finanziarie che non determino una flessione del parametro al di sotto del
valore minimo tre del rapporto ricavi/indebitamento>>.
192
Doc. F.I.G.C., cit. p. 72.
92
Nel dettare, con il più volte citato D.L. 485/96 - le “disposizioni urgenti per
la società professionistiche” - arricchite dalle preziose modifiche apportate in
sede di conversione dalla L.586/96 - il legislatore ha inteso riformare il ruolo
dei controlli nelle società sportive professionistiche. Pertanto con la nuova
formulazione dell’art.12 della L.91/81193 gli organi di controllo delle
Federazioni sportive, ed in particolare per la F.I.G.C. la CO.VI.SO.C. ,
dovranno limitarsi a verificare l’equilibrio finanziario della società affiliate al
solo fine di garantire il regolare svolgimento dei campionati sportivi. Viene
meno pertanto, con le disposizioni in esame, l’obbligo del preventivo vaglio da
parte degli organi federali di controllo per quelle operazioni che potevano
comportare, per le società calcistiche, esposizioni finanziarie particolarmente
gravose.
Nei debiti verso altri finanziatori sono compresi i versamenti effettuati dai
soci in conto capitale infruttifero, in conto anticipazioni temporanee, in conto
finanziamenti postergati ed infruttiferi. Anche in questo caso la rilevanza
contabile di dette operazioni è subordinata al rispetto di un preciso iter dettato
da un più generale principio di trasparenza della gestione. Tali versamenti
infatti, assumono rilevanza rispetto alla società solo se risultano eseguiti presso
un istituto di credito su conti intestati alla società stessa. Nell’ipotesi, poi, di
versamenti da parte dei soci di somme a copertura di perdite, tali versamenti
dovranno essre effettuati mediante utilizzo di c/c bancario presso Istituto di
Credito in rapporto con la società194.
La struttura della categoria dei debiti, nel passivo patrimoniale di una società
calcistica, può risultare più dettagliata, per le più volte menzionate esigenze di
chiarezza espositiva imposte dal dettato civilistico, rispetto all’impostazione
contenuta nel Dlgs.127/91. Così possono evidenziarsi eventuali debiti per
compartecipazioni, debiti verso enti settore specifico e debiti verso tifosi.
Come evidenziato in un precedente paragrafo il diritto di partecipazione
assume veste ben diversa rispetto all’acquisizione del diritto alle prestazioni
sportive. Cosi’ per la società acquirente il diritto alle prestazioni, il corrispettivo
incassato per la cessione del diritto di compartecipazione configura una posta
patrimoniale passiva che produrra effetti reddituali solo al momento della
cessione del diritto ad altra compagine o della risoluzione della
193
Cfr. D.L. 485/96art. 4, c.2, così come modificato dalla L.586/96 “ al solo scopo di garantire il
regolare svolgimento dei campionati sportivi, le società di cui all’art.10 sono sottoposte al fine di
verificarne l’equilibrio finanziario, ai controlli ed ai conseguenti provvedimenti stabiliti dalle
federazioni sportive, per delega del CONI secondo le modalità ed i principi da questo approvati”
194
IBIDEM. Si tratta della Raccomandazione contabile n. 10 in cui si specifica anche che i
versamenti in conto capitale devono essre sottoposti ad imposta di registro dell’1%. Il titolo degli
altri versamenti e l’eventuale fruttuosità devono risultare da documento scritto.
93
compartecipazione, che può avvenire consensualmente tra le due società o
tramite il ricorso alle buste.
La voce debiti v/enti settore specifico, accoglie di regola i debiti verso la
SIAE, gli eventuali debiti verso l’UEFA per le competizioni internazionali,; e
verso le altre società calcistiche, quando, come consentito dalla Federazione, il
pagamento dei corrispettivi relativi alla campagna trasferimenti è ripartito in
due stagioni.
Infine nel caso di abbonamenti annuali contabilizzati in via anticipata, prima
cioè della chiusura del precedente esercizio, è necessario rilevare in contabilità,
nella voce debiti v/tifosi, un debito nei confronti dei titolari dell’abbonamento
per l’intero importo riscosso.
195
Doc. F.I.G.C., cit. p. 30.
94
5) Altri ricavi e proventi:
a) Ricavi cessione temporanea
b) Contributi conto esercizio
c) Premi di preparazione e formazioene tecnica
d) Sponsorizzazioni e diritti vari
e) Altri ricavi e proventi
Totale
95
- in altre imprese
- da compratecipazioni ex art. 102 bis NOIF
16) Altri proventi finanziari
a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni
- verso imprese controllate
- verso imprese collegate
- verso controllanti
- verso terzi
b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni
che non costituiscono partecipazioni
c) da titoli iscritti nell’attivo circolante
che non costituiscono partecipazioni
d) proventi diversi dai precedenti
- da imprese controllate
- da imprese collegate
- da controllanti
- da terzi
- da compartecipazioni ex art. 102 bis NOIF
17) Interessi ed altri oneri finanziari
- verso imprese controllate
- verso imprese collegate
- verso altri
- da compartecipazioni ex art. 102 bis NOIF
Totale (15+16-17)
96
(E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI
20) Proventi
- plusvalenze da alienazioni
- altri proventi straordinari
21) Oneri
- minusvalenze da alienazioni
- altri proventi straordinari
- imposte di esercizi precedenti
Totale partite straordinarie (20-21)
196
Art.86, c.5, N.O.I.F.
197
Teodori, cit. pag.132.
97
riguardo le scelte in materia di prezzi beneficia di posizioni di privilegio
sconosciute in altri comparti dello spettacolo. L’identificazione delle socetà
sportive con le città da esse nominalmente rappresentate, costituisce
un’esclusiva difficilmente rimovibile in tempi medio-lunghi, impensabile in
tempi brevi198. Ciascuna società esercita praticamente un monopolio sul proprio
territorio, ma le decisioni circa la dotazione del fattore “campioni” da parte di
ciascuna squadra, riguardano il grado di qualità relativa di tutte le altre squadre
e di conseguenza il grado di competività con un influenza diretta sulla domanda
di prodotto (partite)199.
Nonostante, diffusi segnali di disaffezione del pubblico, la domanda di calcio
presenta accentrati caratteri di rigidità. Tale circostanza consente ai responsabili
del governo delle imprese, margini di manovra in materia di prezzi di vendita.
La politica del caro prezzi seguita dalle società, è imputabile alla eccessiva
dilatazione dei costi relativi agli atleti, stimolante dalla dissennata concorrenza
tra club. Oltre a ciò, le vicende dei prezzi sono intimamente connesse ai diversi
modi con cui nel tempo è stata applicata l’imposta degli spettacoli200.
La politica di vendite praticata dalle imprese calcistiche non si esaurisce con
la differenziazione dei prezzi collegati ai diversi settori di stadio.
Lo spettacolo calcistico è offerto al pubblico oltre che per singole gare in
“pacchetti di partite”, La sottoscrizione degli abbonamenti conferisce al titolare,
il diritto di ingresso allo stadio per utte le gare di campionato che la squadra
disputa in casa.
198
F. MANNI, cit. p. 26.
199
P. L. MARZOLA, “Sport oprofessionistici di squadra e teoria di impresa”, cit. p. 161.
200
<<Al momento della sua istituzione il tributo era commisurato al prezzo del biglietto e veniva
calcolato applicando una serie di aliquote progressive che variavano da un minimo del 4% ad un
massimo del 25% per i prezzi di importo superiore a £8.000 veniva appilcata un’aliquota
proporzionale del 50%.
Dopo ripetuti adeguamenti, il D.l. 13/2/87 n. 23, unificò nella misura del 4%, l’aliquota
dell’imposta sugli spettacoli sportivi.
Il beneficio delle società calcistiche, in special modo per i grandi club, fu notevole. Ciò nonstante,
il prezzo dei biglietti sospinto dalla dilatazione dei costi di gestione, continuò ad aumentare>, F.
Manni, cit. pag.27.
Dal 1 Gennaio 1991, l’aliquota dell’imposta sugli spettacoli è stata elevata all’8%. F. MANNI, cit.
p. 27.
<< ... ma per le società di provincia e dei centri minori, che dispongono di un pubblico di scarsa
affluenza numerica e di minore capacità di reddito, l’agevolazione fiscale è destinata a produrre
effetti economici e collaterali addirittura irrilevanti>>.
F. TORNEO, “Lo sconto fiscale al calcio non salva le società deboli”, Il Sole 24 Ore, 28 Febbraio
1987.
Attualmente l’aliquota unica è fissata nel 9% così adeguata dall’art.63, 2 c. del D.L. 30 Agosto
1993, n.331, convertito nella Legge 29 Ottobre 1993, n.427.
98
Di regola la sottoscrizione degli abbonamenti inizia prima del 30 Giugno. Le
società di calcio che hanno una buona gestione di tesoreria, tendono ad
anticipare il più possibile questi introiti per poter disporre in via anticipata di
maggior liquidità. Se la campagna abbonamenti ha successo, è possibile
incassare anticipatamente il corrispettivo di buona parte della capacità
complessiva dello stadio201, lucrando in tal modo i proventi finanziari derivanti
dal reimpiego della liquidità eccedente.
Dal punto di vista contabile, nell’ambito del conto economico, previsto dal
nuovo art.2425 c.c., i ricavi provenienti dalla vendita degli abbonamenti,
devono essere iscritti nella voce “ricavi delle vendite e delle prestazioni”. E’
necessario però distinguere, ai fini della corretta imputazione del ricavo al
reddito dell’esercizio di competenza, tra contabilizzazione degli abbonamenti
annuali e contabilizzazione degli abbonamenti pluriennali.
Relativamente ai primi, la contabilizzazione avviene per l’importo totale del
corrispettivo, in avere del conto “abbonamenti”, conto destinato a confluire
sotto la voce “Ricavi delle vendite e delle prestazioni”. Nel caso di abbonamenti
contabilizzati in via anticipata nell’esercizio non di competenza, è necessario
rilevare in contabilità un debito, nei confronti dei tifosi degli abbonamenti, per
l’intero importo riscosso.
E’ impostante evidenziare come, a questo riguardo, non deve essere utilizzata
la voce risconti passivi che si riferisce a ricavi ripartibili in base al tempo per
due o più esercizi.
Per quanto riguarda, invece, gli abbonamenti pluriennali, i corrispettivi
incassati o fatturati sono maggiori delle quote di competenza dell’esercizio
calcolate dividendo il corrispettivo complessivo per la durata
dell’abbonamento; la differenza, non essendo di competenza dell’esercizio, va
rilevata nello stato patrimoniale, questa volta sussistendone i presupposti, come
risconto passivo e, in rettifica in dare del conto “abbonamenti”202.
In concreto nella distinzione tra contabilizzazione degli abbonamenti annuali
e pluriennali, la Federazione ha recepito alla lettera quanto indicato nell’art.6
del Dlgs.127/91 dove il legislatore, dopo aver precisato il contenuto delle voci
“Ratei e Risconti attivi” e “ratei e Risconti passivi”, ha altresì sottolineato,
come possano essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi
comuni a due o più esercizi, l’entità dei quali varia in ragione del tempo.
201
Per esempio al giugno 1992, i sostenitori del Milan avevano già sottoscritto 73.000 tessere per
assistere alle partite del campionato successivo.
Se si tiene conto che questa liquidità viene di solito girata all’Istituto italiano di Investimento e
Finanziamento Spa, nel gruppo la banca Fininvest, che assicura un tasso dell’1% è possibile trarre
immediatamente le conseguenze in termini di benefici finanziari.
202
Doc. F.I.G.C., cit. p. 77. Raccomandazione n. 11.
99
La necessità di rilevare un debito verso i tifosi, nell’ipotesi di
contabilizzazione anticipata di ricavi di abbonamenti annuali, deriverebbe
pertanto dalla considerazione che si è in presenza di un ricavo di competenza
esclusiva del successivo esercizio.
Non esisterebbe invece, il presupposto del risconto passivo che è la
“comunità” del ricavo a due o più esercizi. Si tratta di un procedimento che
forse contrasta con la prassi contabile consolidata e che comunque crea delle
difficoltà ai fini della determinazione del parametro federale
Ricavi/indebitamento.
I debiti v/tifosi concorrendo infatti alla formazione del denominatore del
parametro Ricavi/Indebitamento, contribuiscono a indebolire l’indicatore della
capacità di mercato, laddove, allo stesso tempo, l’intelligente politica di vendita
del servizio prima della sua erogazione, consente alla società di lucrare, dal
reinvestimento dell’eccedenza di liquidità, non trascurabili proventi finanziari.
Al punto cinque del Valore della produzione sono collocati gli “Altri ricavi e
proventi”. Il gruppo è costituito da una serie di conti caratteristici della gestione
calcistica e, in alcuni casi, di elevata consistenza quantitativa.
Si tratta essenzialmente di:
a) Ricavi cessione temporanea giocatori.
b) Contributi in conto esercizio
c) Sponsorizzazioni e proventi vari
d) Altri ricavi e proventi
Una squadra può non avere al momento la necessità di disporre delle
prestazioni di un tesserato, ma nello stesso tempo non vuole privarsi della
possibilità di ususfruire dell’attività di questo atleta in futuro (soprattutto se è
un giovane in via di formazione) e preferisce quindi “parcheggiarlo” presso
un’altra compagine203.
203
G. RUSCONI, cit. p. 135.
100
Le cessioni temporanee di contratto sono disciplinate dall’art. 103 N.O.I.F.
che definisce la durata e le condizioni di attuazione. Il “prestito” dà luogo ad un
costo della gestione ordinaria per la società cessionaria e ad un ricavo della
gestione ordinaria per la società cedente. La rilevazione contabile
dell’operazione è subordinata alla stipula del contratto di cessione a titolo
temporaneo.
Il prestito è ammesso dalle norme federali per una sola stagione sportiva204,
essendo possibile tuttavia il rinnovo tra le stesse società per la stagione
successiva. Il valore del prestito è determinato sulla base del corrispettivo che la
società cessionaria versa alla società cedente e che deve, in ogni caso, risultare
da regolare contratto redatto secondo norme per il settore205.
A favore della società cessionaria è consentito il diritto di opzione di
trasformare la cessione temporanea del contratto in cessione definitiva. E’
necessario che tale diritto risulti dallo stesso accordo di cessione temporanea, e
nello stesso contratto espressamente sia indicato il corrispettivo convenuto.
In questo caso la contabilizzazione del prestito avviene secondo la procedura
indicata in precedenza che, se la società cessionaria eserciterà il diritto di
opzione, si manifesterà una cessione definitiva da contabilizzarsi nella forma
prevista per tale tipo di trasferimento.Con la sottoscrizione del contratto di
prestito con diritto di opzione le società dovranno evidenziare nei conti
d’ordine, oltre alle scritture tipiche del prestito, l’impegno assunto relativo al
sopracitato diritto d’opzione.
Pertanto, sia la società cedente che la società cessionaria, iscriveranno in
appositi conti d’ordine da evidenziarsi in calce dello stato patrimoniale, i
corrispettivi convenuti contrattualmente nel caso di esercizio del diritto di
opzione206.
Per quanto attiene ai contributi in c/esercizio si tratta di provvidenze che
annualmente, e in misura diversa per serie di appartenenza, la Federazione
eroga alle società calcistiche. In realtà non è molto corretto parlare di
“contribut” perchè le società calcistiche sono la fonte fondamentale di interesse
204
Se il prestito temporaneo è riferito a calciatori non professionisti, giovani dilettanti e giovani di
serie, ha durata pari ad una sola stagione sportiva e può essere al massimo di due stagioni
consecutive se riferito a due società differenti.
205
Doc. F.I.G.C., cit. p. 64. Raccomandazioni contabili n. 4 e 5.
206
Doc. F.I.G.C., cit. p. 66.
101
per il concorso e percepiscono nel loro insieme (serie A, B, e C,) solo il 5,5%
circa delle entrate delle schedine207.
Per quanto attiene alla composizione dei Rica vi da sponsorizzazione e dei
proventi televisivi, si tratta senza dubbio della voce più consistente tra i
componenti positivi del reddito dopo i ricavi delle vendite e delle prestazioni208.
Nei primi rientrano le somme corrisposte dallo sponsor ufficiale, da altri
eventuali sponsor, come gli sponsor tecnici ed i fornitri ufficiali. Alcune
peculiarità 209 di rilevazione sono connesse alla contabilizzazione di tali ricavi.
Infatti, considerata la normalità dell’operazione di abbinamento tra la società
calcistica e l’impresa industriale o mercantile o di servizi, grazie anche alle
norme federali in materia, tale ricavo ha perso la caratteristica di “provento
straordinario”.
Il titolo giuridico che consente l’appostazione nel conto economico del ricavo
è il contratto di abbinamento o sponsorizzazione che deve risultare da atto
scritto con data certa. Il momento temporale dell’appostazione contabile del
ricavo è rappresentato dalla riscossione di quanto pattuito o dall’emissione della
fattura.
Ai fini della partecipazione del ricavo al risultato dell’esercizio è però
necessario tener conto della competenza temporale che è legata a quanto
convenuto contrattualmente. Quindi alla data di chiusura dell’esercizio sarà
necessario effettuare una verifica per accertare la competenza del ricavo sia nel
caso di avvenuta contabilizzazione sia nel caso contrario.
Il contratto di abbinamento o sponsorizzazione può presentarsi in forme
diverse. Le raccomandazioni contabili della F.I.G.C. ne hanno fissato i criteri
per la rilevazione contabile. In particolare:
1) Contratto per un anno a corrispettivo fisso.
E’ il caso più semplice. La contabilizzazione del corrispettivo avviene per
l’intero importo in Avere del conto Ricavi da sponsorizzazione all’atto di
207
La Legge istituita dal CONI all’art. 4 afferma: << Il CONI provvede al conseguimento dei suoi
fini con contributi dello Stato e di altri enti, con erogazioni e lasciti da parte di privati, con il
provento del tesseramento deglki scritti e con i ricavati delle manifestazioni sportive>>.
Tale disposizione per quanto concerne il finanziamento del CONI con il contributo dello Stato è
rimasta finora morta. Le funzioni si sono addirittura invertite: è infatti il CONI, tramite il
Totocalcio, a finanziare, oltre allo sport, anche lo Stato.
P.L. MARZOLA, “L’industria del calcio”, cit. p. 132.
208
Per comprendere le motivazioni che spingono agli sponsor ad accaparrarsi i team di maggiore
prestigio e ad erogare somme apparentementi stellari, si veda “Solo il calcio dribbla la fuga dello
sponsor”, PAOLA BOTTELLI, Il Sole 24 Ore, 11 Agosto 1993.
209
Doc. F.I.G.C., cit. p. 79. Raccomandazione n. 12.
102
emissione della fattura o dell’incasso. Al termine dell’esercizio tale ricavo
confluisce al conto economico per il totale maturato.
2) Contratto per l’anno a corrispettivo variabile condizionato a risultati
sportivi.
Si procede innanzitutto alla contabilizzazione dei corrispettivi fatturati od
incassati nell’esercizio per la parte fissa e, nel caso di mancata fatturazione
entro la data di chiusura dell’esercizio o incasso della parte di corrispettivo
variabile, seguirà la contabilizzazione del credito da liquidare con contropartita
nel conto Ricavi da sponsorizzazioni da liquidare. Quest’ultimo rappresenta un
ricavo di competenza che deve rientrare tra i proventi del conto economico
dell’esercizio.
3) Contratto per più anni a corrispettivo fisso annuale.
Contabilizzazione normale di quanto fatturato o incassato come nel caso 1) e
rilevazione a fine esercizio del risconto passivo contabile per la parte di
provento contabilizzato ma non di competenza e rettifica in Dare del conto
“Ricavi da sponsorizzazione”. L’ammontare del risconto è dato dalla differenza
tra quanto incassato e la quota contrattuale riconosciuta per l’esercizio.
Nell’ipotesi del contratto per più anni a corrispettivo fisso complessivo , si
deve seguire la medesima procedura con la sola differenza riguardante la
determinazione del risconto passivo. Quest’ultimo va infatti determinato per
differenza tra quanto contabilizzato (incassato o non) come provento e la quota
parte di competenza dell’esercizio calcolata sulla base del rapporto
corrispettivo/durata sponsorizzazione.
4) Contratto per più anni a corrispettivo variabile annuale legato a risultati
sportivi.
Si utilizza la medesima procedura dei casi precedenti verificandosi l’ipotesi
sia di corrispettivo annuale legato a variabili sia di corrispettivo complessivo
legato a variabili per contratto di più anni con conseguente possibilità di
rilevare contemporaneamente un credito da liquidare a fronte di provento da
sponsorizzazioni da liquidare per la parte variabile non liquidata a fine esercizio
e un risconto passivo per i canoni di sponsorizzazione incassati in via anticipata
per la parte fissa210.
5.1.4Altri ricavi
210
IBIDEM, p. 82.
103
piano dei conti redatto dalla F.I.G.C. e da questa imposto alle società, rientrano
in questa voce tutti i proventi non specificamente classificabili altrove.
E’ possibile rinvenire dai “Ricavi vendite materiale vario” ai “Canoni di
locazione beni sociali”, dal “Rimborso spese ammnistrative” alle
“Sopravvenienze attive”, dai “Proventi enti federali non classificabili altrove”
agli “Indennizzi sinistri” e ai “Proventi da enti assicurativi” che in molti casi
assumono, nella composizione di questo paniere di proventi, il peso relativo
maggiore211.
In tale voce riepilogativa rientrano altresì le imposte forfetizzate ed in
particolare i 2/3 dell’I.V.A. sulle operazioni attive diverse dai trasferimenti dei
calciatori ed 1/10 dell’I.V.A. sulle operazioni di pubblicità e sponsorizzazione.
5.2.1Per Servizi
211
Piano dei conti e struttura del bilancio. Documento F.I.G.C., cit. p. 53.
104
Sono un componente di costo piuttosto variabile e strettamente in funzione
dell’attività sportiva praticata. Come per molti costi rientranti in questa
categoria anche in questo caso nel piano dei conti predisposto dalla Federazione
si chiede separata menzione dei costi afferenti alla prima squadra e quelli
appartenenti alle squadre minori.
c) Spese organizzazioni gare.
Si tratta di tutti i costi connessi all’organizzazione e all’esecuzione, da parte
della prima squadra e delle squadre minori, delle gare di campionato, di coppa
Italia, delle eventuali Coppe Internazionali, delle gare amichevoli nazionali ed
internazionali.
d) Oneri assicurativi.
Oltre alle tradizionali coperture contro i furti, incendi e responsabilità civile,
in ottemperanza alle disposizioni federali e nell’intento di salvaguardare le
principali componenti del “patrimonio” aziendale, una notevole rilevanza
acquista la copertura assicurativa del parco calciatori.
e) Pubblicità e propaganda.
Sono costi sostenuti nella maggior parte dei casi, contestualmente
all’apertura della campagna abbonamenti per promuovere l’immagine della
società e favorire la sottoscrizione delle tessere.
La voce è costituita dagli affitti passivi delle sedi sociali e da altre spese per i
campi di allenamento.Inoltre, come si è visto a proposito dei ricavi cessione
temporanea giocatori, è possibile consentire ad altra società di usufruire
temporaneamente delle prestazioni di un calciatore, fermo restando in termini
giuridico-patrimnoniali, la titolarità del rapporto in testa alla società cedente. A
fronte di ciò la “cessionaria” del prestito iscrive il corrispettivo convenuto in
contratto appunto nella voce “Costi per godimento dei beni di terzi-locazioni
operative”212.
5.2.3Per il personale
La voce più rilevante è rappresentata dai salari e dagli stipendi dei calciatori.
Si tratta di un componente di reddito fondamentale che rende le squadre di
calcio definibili come “imprese ad alta intensità di lavoro”, anche se non sul
piano del numero occupati, ma su quello dell’incidenza della quota del costo del
lavoro sul totale dei costi.
212
Doc. F.I.G.C., cit. p. 64. Raccomandazione n. 4.
105
Differenti appaiono gli orientamenti dottrinali relativi alla definizione della
competenza temporale dei Premi, riconosciuti ai calciatori, per il
conseguimento di risultati sportivi.
Si è ipotizzato213 che , comportando il conseguimento dell’obiettivo
(partecipazione alle coppe europee, vittoria del campionato, passaggio di
serie.........) una serie di benefici nella stagione sportiva successiva ( aumento
della sponsorizzazione, maggiori incassi ed abbonamenti, premio U.E.F.A.,
diritti televisivi.......) il relativo costo dovrebbe essere iscritto in tale periodo.
Appare tuttavia più appropriata la tesi214 che non intende condividere tale
posizione per le seguenti ragioni:
1) i premi rappresentano parte della remunerazione dei calciatori e, come
tale, deve essere correlata all’utilità formata dai medesimi, per il rispetto del
principio di competenza;
2) nel periodosuccessivo alcuni calciatori possono aver cambiato squadra e
non si ritiene opportuno iscrivere costi a fronte di soggetti non più esistenti (per
la società);
3) il raggiungimento del risultato sportivo (da cui derivano i premi) ha già
generato nel periodo maggiori ricavi da gare e da sponsorizzazioni, nella misura
in cui non sono a corrispettivo fisso.
Pertanto se il risultato emergente dal conto economico deve essere espressivo
dei componenti positivi e negativi relativi ad una determinata stagione sportiva,
i premi rappresentano un costo ad essa associato.
Aggiungendo ai costi del personale - con riferimento agli emolumenti, agli
oneri sociali ed alle quote del Fondo Fine Carriera - l’ammortamento del diritto
alle prestazioni, può essere chiaro come il capitale diviene essenziale in questo
tipo di attività215.La dilatazione dei compensi dei calciatori non può
assolutamente spiegarsi con ragioni esclusivamente di ordine inflazionistico.
Altre sono le cause che possono in qualche misura spiegare il fenomeno:
accanto a motivi di ordine tecnico, esistono elementi di tipo psicologico. I
motivi di ordine tecnico, si riconducono ai nuovi metodi di allenamento e di
gioco, al maggior numero di partite che tra campionato, coppe e tornei vari
specie club maggiori, disputano in una stagione sportiva. Il tutto comporta
l’esigenza di avvalersi di una rosa di giocatori più ampia.
Tra i motivi di ordine psicologico assume rilievo l’acquisita consapevolezza
degli atleti di essere, oltre che degli sportivi, efficaci figure promozionali.
Quindi il compenso, in special modo dei grandi calciatori, potrebbe
idealmente essere scisso in due parti: l’una giustificata dalla prestazione
213
A. Tron, Il bilancio nelle società di calcio, Summa 80, Aprile 1994, pag.27.
214
C. Teodori, cit. 126.
215
G. RUSCONI, cit. p. 131.
106
sportiva, l’altra dalla consapevolezza dell’atleta di essere portatore di interessi
non riconducibili alla sfera sportiva216.
Il quadro si completa se si tiene conto dell’escamotage adottato per anni dai
presidenti e direttori sportivi di proporre aumenti di retribuzione a calciatori217
in scadenza di contratto, producendo un effetto moltiplicativo sulla
determinazione dell’Indennità di preparazione e Promozione, tanto più
amplificato quanto minore era l’età del calciatore e maggiore la serie di
appartenenza della società richiedente.
5.2.4Ammortamenti e Svalutazioni
216
F. MANNI, cit. p. 65.
217
Parte della dottrina aziendale che si è interessata della materia ha rilevato come sia da
considerarsi corretta la prassi contabile di iscrivere nel conto economico dell’esercizio in cui
viene conseguito l’obiettivo il premio erogato ai calciatori per il raggiungimento dello stesso. Tale
prassi tiene conto, infatti, solo del fatto che tale premio sia stato pattuito con i calciatori all’inizio
del campionato, mentre dovrebbe tenere in considerazione l’esercizio in cui per tal costo se ne
godranno i benefici, che è quello successivo.
Il conseguimento dell’obiettivo (partecipazione alle coppe europee, vittoria del campionato,
passaggio di serie ...) comporterà, infatti, una serie di benefici nella stagione sportiva successiva
(aumento della sponsorizzazione, maggiori incassi ed abbonamenti, premio UEFA, diritti
televisivi ....) e, pertanto, il relativo costo dovrebbe essere iscritto nel periodo successivo.
ALBERTO TRON, “Il bilancio nelle società di calcio”, Summa 80, Aprile 1994, p. 27.
218
“Calciatori, dribbling in bilancio: gli escamotage per diluire i forti ammortamenti”.
PAOLA BOTTELLI, Il Sole 24 Ore, 8 Marzo 1993.
219
Documento F.I.G.C., cit. p. 75. Raccomandazione n. 10.
107
Così, a proposito dei criteri di valutazione il punto 2 del nuvo articolo 2426,
sottolinea come “il costo delle immobilizzazioni materiali ed immateriali, la
cui utilizzazione è limitata nel tempo deve essere sistematicamente
ammortizzato in ogni esercizio in relazione con la loro residua possibilità di
utilizzazione”.
L’avverbio “sistematicamente” mira ad evitare che gli ammortamenti
vengono accelerati o rallentati nei vari esercizi a seconda della convenienza,
anzichè essere effettuati in conformità a piani. L’avverbio sta però ad indicare
che l’ammortamento deve essere operato in conformità di un piano prestabilito
ma anche che il piano debba essere impostato in modo che l’ammortamento sia
effettuato per importi costanti. Essendo tuttavia possibile che i piani di
ammortamento mutino per il mutare dei piani aziendali di utilizzazione dei
cespiti si è consentita la modificazione di criteri e coefficienti applicati per la
strutturazione originaria del piano, imponendo però la motivazione nella nota
integrativa220. E’ utile ricordare, inoltre, che la norma richiede in modo esplicito
che gli ammortamenti vengano effettuati per tutte le immobilizzazioni con
“durata limitata nel tempo”. rimangono quindi esclusi dall’ammortamento solo i
cespiti di durata illimitata quali i terreni.
In effetti non sono molte le società calcistiche alle prese con problemi di
ammortamento delle immobilizzazioni tecniche essendo queste spesso di entità
non rilevante (nel consolidato delle serie A le immobilizzazioni tecniche e gli
altri oneri pluriennali rappresentano solo il 6% del Patrimonio netto giocatori) e
avvalendosi le 221società in molti casi di strutture prese in affitto.
Per quanto riguarda invece le voci tipiche del bilancio di una società
calcistica è importante ricordare che l’ammortamento della “Capitalizzazione
costi vivaio” deve essere ripartito nei cinque esercizi a decorrere da quello
della capitalizzazione e che l’ammortamento del costo “Diritto plurinnali alle
prestazioni calciatori” deve essere determinato in modo sistematico nel periodo
in cui la società trae beneficio dalle prestazioni del calciatore e quindi in quote
costanti in relazione al contratto economico stipulato con lo stesso. Nel caso,
poi, di prolungamento del contratto economico con il calciatore potrà essere
predisposto un nuovo piano di ammortamento del costo non ancora
ammortizzato che terrà conto della durata del nuovo contratto222.
Al pari deglli “altri ricavi e proventi” anche gli “ oneri diversi di gestione”
rappresentano l’espressione in bilancio di una serie di costi di differente natura.
220
Relazione governativa di commento al Decreto Legislativo, 9 Aprile 1991, n. 127.
221
Si veda in proposito il paragrafo 4.1.4. del presente capitolo.
222
Doc. F.I.G.C., cit. p. 76.
108
Le componenti più significative appaiono comunque l’imposta sullo
spettacolo per le riprese televisive e le sponsorizzazioni e gli altri oneri tributari
indiretti dell’eserciziio; le percentuali sugli incassi corrisposti al comune o ad
altro ente pubblico per l’affitto del campo di gioco; le percentuali corrisposte
alle squadre ospiti; le imposte e tasse sugli incassi; altri oneri tributari indiretti
dell’esercizio; le multe societarie, la tasse ricorsi e tutti e tutti gli oneri vari
Lega/F.I.G.C. addebitati ritualmente sui conti campionato.
Vista quindi l’eterogeneità della composizione di questa voce, ancora una
volta si evince un ruolo chiave che, ai fini della chiarezza e della completezza
dell’informativa aziendale, assume la nota integrativa la quale, formando un
tutt’uno inscindibile con lo stato patrimoniale ed il conto economico, consente
al destinatario del bilancio di aver ulteriori e più specifiche informazioni
contabili riferite al bilancio medesimo.
109
Ciò diventa particolarmente grave nel caso in cui la permuta serve a
mantenere artificiosamente il capitale sociale “formale” oltre i limit di legge o
addirittura mascherare una situazione di reale deficit patrimoniale. Nel caso di
immobilizzazioni tecniche manovre di questo tipo trovano un limite oggettivo
nell’accertabilità dei valori (anche approssimati) sul mercato dei beni, ma cosa
può accadere tra i team calcistici che si scambiano contratti su prestazioni di
giocatori il cui valore non può che essere determinato in modo sempre
individuale? Nel caso delle società calcistiche si è assistito in passato a vere e
proprie manovre delle plusvalenze per pareggiare il bilancio223.
Si noti che anche l’I.P.P. poteva essere utilizzata per artifici contabili di
questo genere ed anzi il suo apparente carattere di “parametro oggettivo”
poteva accentuare il distacco del valore del cespite dal suo valore di mercato.
Infatti l’I.P.P. massimo non corrispondeva, se non per caso, all’effettivo valore
di mercato delle prestazioni del giocatore: si pensi ad un campione in precarie
condizioni fisiche o precocemente logorato ma che percepisce emolumenti
lordi elevati224.
Ora se l’enorme lievitazione delle quotazioni dei calciatori italiani e stranieri
e l’assoluto grado di soggettività di tali valutazioni continua a garantire ai
presidenti in caso di cessione, di “intascare” beni più di quanto è stato
investito225, le permute non sono più consentite dalle norme federali ancorchè
sono presentate come distinte operazioni.
Così in ipotesi di cessioni o di acquisti di diritti nello stesso esercizio fra le
stesse società, essendo vietata la permuta, la Federazione raccomanda di
attenersi strettamente al divieto di compensazione delle partite e di predisporre
un dettagliato prospetto esplicativo nella nota integrativa al bilancio226.
223
“Nel calcio costi in pressing”. PAOLA BOTTELLI, Il Sole 24 Ore, 22 Marzo 1993.
224
G. RUSCONI, cit. p. 338.
225
Doc. F.I.G.C., cit. p. 68. Raccomandazione n. 6.
226
Per quanto riguarda la qualificazione giuridica dell’eventuale differenza positiva o negativa
realizzata al momento della cessazione del contratto è importante notare che: con Risoluzione n.
9/655-83 del 20 Ottobre 1983, il Ministero ha precisato che la plusvalenza realizzata in occasione
della cessione del vincolo sportivo non può essere accantonata ai sensi dell’art. 54 del D.P.R. n.
597 per i seguenti motivi:
1. dall’art. 3, primo comma, e dall’art. 15, ultimo comma, della legge 23 Marzo 1981, n. 91,
recante la disciplina dei rapporti tra società e sportivi professionisti, si desume che il rapporto
giuridico, intercorrente tra il calciatore professionista e la società calcistica, è configurabile
come rapporto di lavoro subordinato;
2. il vincolo sportivo si identifica, pertanto, con l’obbligazione di un “facere”, consistente nella
prestazione dell’attività agonistica del calciatore;
3. la cessione di tale vincolo integra la rinucia al reddito ad una prestazione di servizio e
configura un negozio inquadrabile nello schema dei rapporti di credito;
4. se il vincolo in questione si identifica con un’obbligazione si deve escludere che:
a) l’attività dell’uomo possa venire assunta a categoria di beni materiali;
110
Per analogia con l’I.P.P si ritiene far rientrare tra i proventi straordinari anche
i premi di addestramento e formazione tecnica ex art. 1 D.L.485/96
Sebbene possa sorgere qualche problema sul piano della competenza
economica, trattandosi di ricavi che sorgono in relazione a costi sostenuti per lo
più in esercizi passati, la Federazione sottolinea la necessità per la società
percepiente, dell’imputazione globale nella stagione il cui trasferimento
avviene.
b) detta attività possa essere considerata bene immateriale, come i diritti di utilizzazione delle
opere d’impegno, dei brevetti industriali, dei marchi di fabbrica, etc.;
c) essa sia classificabile come diritto immateriale atipico suscettibile di essere ricompreso nella
categoria residuale di cui al secondo comma dell’art. 69 (diritti “simili”), poichè tale previsione
riguarda pur sempre e soltanto diritti di utilizzazione di natura industraile;
5. non essendo il vincolo in questione qualificabile nè come bene materiale nè come bene
immateriale, il relativo costo di acquisizione non è ammortaizzabile ai sensi degli artt. 68 e 69, ma
ai sensi dell’art. 71 dovendo tale vincolo essere inquadrato tra i costi ad utilizzazione pluriennale;
6. l’esclusione del vincolo sportivo dalla categoria dei beni ammortizzabili comporta
l’insussistenza della condizione richiesta dall’art. 54 ai fini della sospensione della tassabilità
della plusvalenza da alienazione del medesimo: condizione costituita appunto dal reinvestimento
di detta plusvalenza in beni ammortizzabili;
7. il corrispettivo della cessione del vincolo sportivo costituisce, pertanto, una componente
positiva di reddito inquadrabile tra i proveni del periodo d’imposta in cui tale cessione spiega i
suoi effetti giuridici.
Sulla questione si è pronunciata la Commissione tributaria di I grado di Torino, sez. VII, nella
decisione 30 Gennaio 1987, da noi riportata nella parte di motivazione che affronta la
problematica in esame.
La tesi dell’Amministrazione finanziaria sopra enunciata non è stata condivisa dal Collegio,
secondo il quale invece, il realizzo del vincolo sportivo darebbe luogo, ad una plusvalenza
accantonabile ai sensi del quinto comma dell’art. 54 citato e, come tale, reinvestibile
nell’acquisizione di un nuovo vincolo sportivo.
Queste, in estrema sintesi le motivazioni addotte in moivazioni:
1. il rapporto giuridico intercorrente tra il giocatore professionista e la società calcistica non è
inquadrabile nello schema dei rapporti di lavoro subordinato: ciò deve essere desunto, oltre
che dall’interpretazione giurisprudenziale, dalle stesse limitazioni gravanti sulla coindotta del
calciatore che, se viste in funzione di un normale contratto di lavoro, sarebbero inficiate di
evidente illecità e illegittimità costituzionale;
2. il “vincolo sportivo” rientra tra i “beni” previsti dal primo comma dell’art. 54;
3. esso costituisce un bene strumentale suscettibile di quella particolare forma di ammortamento
prevista residualmente dal terzo comma dell’art. 71 e quindi idonea a generare plusvalenze
patrimoniali.
SILAVANA PEROTTO DEZZANI, “Juventus F.C. Spa: plusvalenze su giocatori”, Il Fisco 31/87
227
Esaustivamente C.Teodori, cit. pag.176,177,178.
111
a) Criteri di valutazione (punto1)
Devono essere illustrati concisamente ma anche chiaramente, i criteri
principali ossia quelli che hanno un effetto significativo sulla rappresentazione
e determinazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato di
esercizio, con particolare riguardo a quei criteri che costituiscono una scelta tra
alternative ammesse e a quelli che sono peculiari dello specifico settore di
attività.
Particolarmente importante è l’indicazione dei criteri valutativi relativi
all’iscrizione dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori ed al loro
processo di ammortamento. E’ necessario conoscere se la società ha seguito il
criterio proposto dalla Federazione o ne ha utilizzati di alternativi. Poichè questi
ultimi tendono a ridurre le quote di ammortamento, fondamentale è
l’informazione su quali sarebbero state le quote ed il reddito netto a fronte del
ricorso al primo: purtroppo, tale indicazione non viene fornita.
Altrettanto significativa, oltre che obbligatoria, è l’indicazione delle
modifiche del piano di ammortamento e delle ragioni economiche che l’hanno
richiesto.
La seconda classe di valori per la quale risulta necessario conoscere il criterio
valutativo ed il periodo di ammortamento prescelto, non superiore ai cinque
anni, è rappresentata dai costi del vivaio capitalizzati.Un’ultima annotazione
riguarda i criteri di conversione utilizzati a fronte di crediti/debiti per operazioni
di scambio di diritti sportivi con società estere228.
b) Movimenti delle immobilizzazioni (punto 2)
E’ necessario indicare per ciascuna voce il costo, le prcedenti rivalutazioni,
ammortamenti e svalutazioni; le acquisizioni, gli spostamenti da una all’altra
voce, le alienazioni avvenute nell’esercizio; le rivalutazioni, gli ammortamenti e
le svalutazioni avvenute nell’esercizio; il totale delle rivalutazioni riguardanti le
immobilizzazioni riguardanti le immobilizzazioni esistenti alla chiusura
dell’esercizio.
Anche in questo caso, rilevante è l’esplicitazione analitica delle
movimentazioni dei diritti sportivi, eventualmente suddivisi nelle quattro
componenti previste nel piano dei conti. Critica è la conoscenza delle
acquisizioni, delle alienazioni, degli ammortamenti e delle svalutazioni.
c) Variazioni delle voci dell’attivo e del passivo (punto 4)
Si ritiene utile un’analitica descrizione delle modificazioni relative ai debiti e
della composizione delle singole classi di valori, in quanto le società presentano
strutture finanziarie in non pochi casi squilibrate. Ciò diventa ancora più
essenziale se i finanziamenti dei soci a vario titolo (ad esempio postergati ed
infruttiferi) sono iscritti al punto D4 del passivo.
228
Ibidem, pag.176.
112
d) Movimenti verificatisi nelle altre voci patrimoniali
La norma parla di variazioni avvenute nella consistenza ma,in sostanza, si
tratta ancora di movimenti, anche perchè le variazioni della consistenza rispetto
ai valori dell’esercizio precedente devono risultare già dal prospetto dello stato
patrimoniale. Inoltre sebbene non detto dalla norma (discende però dai principi
generali della chiarezza e della rilevanza), i movimenti da indicare nella nota
integrativa non devono necessariamente riguardare ogni voce dello stato
patrimoniale, bensì solo quelli che hanno una rilevanza informativa229.
Nelle gestioni calcistiche si tratta, in prevalenza, dei risconti passivi in tutti
quelle società che continuano a rilevare in tale classe gli abbonamenti per la
successiva stagione: correttamente essi andrebbero rilevati tra i debiti come
anticipi da clienti salvo il caso in cui siano pluriennali. Sempre in relazione ai
risconti passivi, essi possono contenere la quota parte di sponsorizzazione
relativa al periodo futuro, informazione importante in quanto rappresentativa di
un componente positivo di reddito positivo di reddito230.
In relazione, invece, alle altre riserve indicazioni vanno fornite soprattutto
quando in esse vengono inseriti, dei finanziamenti dei soci ad esempio, a
copertura della perdita di esercizio.
e) Impegni e conti d’ordine (punto 9)
Il punto 9 dispone che siano indicati gli impegni non risultanti dallo stato
patrimoniale; le notizie sulla natura e sulla composizione di tali impegni e dei
conti d’ordine, la cui conoscenza sia utile per valutare la situazione
patrimoniale e finanziaria della società, specificando quelli relativi a imprese
controllate, collegate, controllanti e a imprese sottoposte al controllo di queste
ultime.
Oltre alla richiesta di fornire, con il dettaglio indicato nella norma, notizie
sulla composizione e natura dei conti d’ordine, viene previsto che devono
essere segnalati ed illustrati gli impegni non risultanti dal bilancio, ossia che
non costituiscono passività iscrivibili nello stato patrimoniale e che non si è
ritenuto di esporre nei conti d’ordine.
Con riferimento alle gestioni calcistiche sono iscrivibili nei conti d’ordine le
garanzie prestate da terzi e le garanzie prestate a terzi a titolo di fidejussioni,
avalli o altre garanzie reali, per l’iscrizione ai campionati o per assicurare il
buon fine di operazioni di trasferimento che comportano, per la società, dei
saldi passivi oltre i limiti consentiti dai parametri federali. In particolare, la
Lega Professionisti Serie C, ha fissato per le società affiliate l’obbligo di
prestare, ai fini della concessione dei relativi visti di esecutività, delle
fidejussione bancarie suppletive ogni volta che si superano i budget economici
229
R. Caramel, Il Bilancio delle Imprese, Coopers & Libran, Il Sole 24 Ore, Milano 1996.
230
C. Teodori, cit. pag.177.
113
fissati e ciò con riferimento, tanto al costo del lavoro lordo complessivo, quanto
ai singoli contratti economici231.
E’ necessario indicare nei conti d’ordine anche le eventuali opzioni e
controopzioni acquisite e/o concesse in relazione alle operazione di
trasferimento a titolo temporaneo dei diritti alle prestazioni dei calciatori.
Si ritiene, infine, che possano rientrare in questa categoria anche gli impegni
assunti nei confronti della squadra in relazione al raggiungimento di determinati
obiettivi e i premi di valorizzazione connessi al’utilizzo di giovani calciatori.
f) Ripartizione dei ricavi (punto 10)
Nelle imprese calcistiche la ripartizione dei ricavi è sempre da intendersi
come significativa. Peculiare è la conoscenza della suddivisione per tipologia di
evento sportivo (campionato, coppa Italia, coppe internazionali, altre gare) e
della quota-parte derivante da abbonamenti. E’ opportuno provvedere all
separata menzione ricavi per cessione temporanea con riferimento ai singoli
calciatori ceduti ed alle società cessionarie.
Utile è la separata elencazione dei costi del vivaio, di gestione e di struttura,
opportunamente capitalizzati. Al fine di ottimizzare la capacità informativa
della Nota, può procedersi alla indicazione, all’interno della voce Contributi in
conto esercizio, dei Contributi da Lega, dei contributi straordinari da Enti
Federali e degli Altri Contributi ed all’interno della voce Sponsorizzazioni e
proventi vari, dei ricavi connessi allo sponsor ufficiale, alle altre
sponsorizzazioni ed ai proventi televisivi.
g) Composizione dei proventi ed oneri straordinari (punto 13)
E’ sempre basilare l’indicazione (anche se l’importo non fosse apprezzabile)
delle plusvalenze e delle minusvalenze derivanti dalla cessione dei diritti
sportivi. Appare utile all’uopo, menzionare distintamente per ogni singolo
231
Si veda il document L.P.S.C datato 12 Agosto 1996 ed il C.U. n.156 del 12/06/96.
Il budget tipo del costo del lavoro lordo è attualmente il seguente:
- serie C1 1.900 milioni
- serie C2 900 milioni.
Per eccedenze fino al 35% del budget tipo, fidejussione del 35%;
dal 36% al 70% del budget tipo fidejussione del 45% dell’eccedenza;
oltre il 70% del budget tipo, fidejussione del 60%.
Per quanto concerne i singoli contratti economici che superino l’importo previsto di L. 120
milioni per le società di C1 e di L.75 milioni per le società di C2, gli stessi devono essere garantiti
da fidejussione bancaria calcolata secondo i seguenti scaglioni:
- per il primo 35% fidejussione suppletiva del 35%;
- per splafonamenti compresi tra il 36% e il 70% fidejussione suppletiva pari al 45%;
- per splafonamenti oltre il 70% fidejussione suppletiva del 60%.
Infine per i contratti economici superiori a L.300 milioni per le scietà di C1 ed a L.175 milioni per
le società di C2, dovrà essere presentata garanzia fidejussoria per l’intera differenza risultante fra
il contratto economico portato a ratifica ed il tetto massimo per contratto.
114
diritto alle prestazioni ceduto, il nome del calciatore, la squadra cessionaria, il
valore di cessione ed l valore netto contabile
h) Numero medio dei dipendenti (punto 15)
Poichè gli sportivi professionisti sono lavoratori dipendenti, in tale punto
della nota integrativa deve essere indicato il numero, separatamente da altre
tipologie di dipendenti.
La Federazione, nell’ambito di un documento per l’attuazione delle
disposizioni relative al D.Lgs. 127/91, ha proposto alcuni allegati alla nota
integrativa 232, così da agevolare la rappresentazione di alcune richieste dell’art.
2427 e, contemporanenamente, di disporre di ulteriori documenti per il
controllo.
Sono state formulate alcune riflessioni in ordine alla congruità di tali
allegati233. La prima è certamente positiva, in quanto essi tendono a fornire una
rappresentazione più completa della singola impresa indagata: particolarmente
utile ed opportuno è il prospetto delle variazioni nei conti di patrimonio netto,
per le ragioni più volte espresse.
La seconda riguarda la tendenza della Federazione al monitoraggio analitico
delle esposizioni debitorie, congruamente con uno dei vincoli a cui le società
sono sottoposte e cioè il valore non inferiore a tre del parametro periodico
Ricavi/indebitamento.
La terza e conclusiva riguarda la numerosità degli allegati; ad esempio, non
si comprende perchè esistano due prospetti relativi alle immobilizzazioni (A ed
N), con inevitabili ripetizioni, quando per soddisfare il dettato legislativo ne
sarebbe sufficiente uno più articolato.
232
Gli allegati proposti sono i seguenti :
A- prospetto delle immobilizzazioni materiali e dei relativi ammortamenti cumulati;
B- prospetto rivalutazione beni materiali;
C- prospetto delle immobilizzazioni immateriali e dei relativi ammortamenti cumulati;
D- prospetto delle variazioni dei conti di patrimonio netto;
E- prospetto variazione esercizio dei debiti;
F- prospetto dell’indebitamento verso banche ed altri enti finanziatori;
G- prospetto dei debiti verso banche a breve termine;
H- prospetto dei debiti a medio e lungo termine verso banche ed altri finanziatori
suddivisi per tipo di garanzia concessa;
I- prospetto dei rimborsi per debiti con garanzie reali;
L- prospetto dei debiti verso fornitori e altri;
M- prospetto dei debiti per valuta;
N- prospetto delle variazioni intervenute nelle immobilizzazioni materiali;
O- prospetto delle partecipazioni in imprese controllate e collegate possedute.
233
C. Teodori, cit. pag.178.
115
Mentre la Nota Integrativa è parte costitutiva del bilancio, la Relazione sulla
gestione lo correda. Sua funzione è infatti quella di informare, con l’occasione
appunto, del bilancio e tenendo conto nche delle sue risultanze, sulla situazione
e sull’andamento della società234.
Il contenuto della relazione sulla gestione (art.2428), accompagnatoria del
bilancio di esercizio, presenta struttura analoga a quella di altre imprese. Come
già effettuato per la nota integrativa, si intende individuare alcuni elementi
necessari per meglio far comprendere l’andamento gestionale del periodo a cui
il bilancio fa riferimento.
Nelle società calcistiche l’assenza di una soluzione di continuità, tipica di
ogni gestione aziendale, è esaltata non tanto dallo sfasamento temporale
dell’esercizio gestionale rispetto all’anno solare, quanto dal fatto che il bilancio
chiuso al 30 Giugno non recepisce, i riflessi contabili delle operazioni di
tasferimento che iniziano di regola il giorno successivo ma che pure sono il
frutto, almeno per quanto attiene alle cessioni, della stagione appena conclusa.
E’ fondamentale quindi, indicare nella Relazione, i fatti di rilievo avvenuti dopo
la chiusura dell’esercizio.
Sebbene la richiesta della legge sia fatta per la redazione della relazione sulla
gestione, gli eventi successivi possono influire anche sulla determinazione dei
valori di bilancio e sulle informazioni che possono essere fornite con la nota
integrativa235. Si deve, a tal proposito, ricordare il disposto dell’art.2423 bis c.c.,
il cui punto 4 statuisce che nella redazione del bilancio “ si deve tener conto dei
rischi e delle perdite di competenza dell’esercizio, anche se conosciute dopo la
chiusura di questo”.
In particolare, oltre a considerazioni di specie generale sulla gestione, sono
importanti le seguenti indicazioni236
a) grado di raggiungimento dei risultati sportivi ed equilibrio con gli
economici;
b) andamento dei costi, con particolare riferimento a quelli connessi agli
sportivi professionisti;
c) andamento dei ricavi, con indicazione del numero di spettatori, delle
variazioni dei prezzi dei biglietti e degli abbonamenti, delle azioni pubblicitarie
tendenti all’incremento degli abbonati. Sempre nell’ambito dei ricavi,
informazioni rilevanti riguardano non tanto la composizione (già in nota
integrativa) ma eventuali modificazioni rispetto al passato: nuovi contratti di
sponsorizzazione, incrementi/decrementi dei diritti televisivi, operazioni di
merchandising, sfruttaamento dell’immagine;
234
R. Caramel, cit. pag.372.
235
Ibidem.
236
C. Teodori, cit. pag.179,180.
116
d) investimenti nel settore giovanile, risultati agonistici ottenuti ed
evoluzione attesa;
e) rapporti con le società di gruppo. dati i limiti che caratterizzano la società
calcistica, tali rapporti intercorrono con l’eventuale controllante e con
controllate di quest’ultima. Importanti sono le indicazioni sulle operazioni
intragruppo, sulla loro specie ed importo: si pensi, ad esempio, alle
sponsorizzazioni, ai diritti per lo sfruttamento dell’immagine, alla pubblicità;
alla concessione di finanziamenti fruttiferi ed infruttiferi; alle fidejussioni.
risulta assai importante, ad esempio, conoscere la quota-parte di ricavi e di costi
(anche se questi ultimi in misura certamente minore) derivanti da rapporti con
imprese del gruppo: ciò agevola una migliore interpretazione del reddito di
esercizio. In modo analogo, la conoscenza sull’indebitamento verso società del
gruppo permette un esame più attento della struttura finanziaria.
Un ultimo elemento riguarda le richieste di cui ai punti 5 e 6 dell’art. 2428: i
fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio e l’evoluzione
prevedibile della gestione. Nelle imprese calcistiche, i due punti sono assai
correlati, poichè il principale fatto di rilievo avvenuto dopo la chiusura
determina l’evoluzione prevedibile della gestione: si fa riferimento alla
campagna acqusisizione effettuate, i prestiti concessi e ricevuti, l’impatto
finanziario e reddituale di tali operazioni.
Altrettanto importanti sono le comunicazioni relativa alla campagna
abbonamenti237 (che al momento della disponibilità del bilancio è conclusa) ai
contratti di sponsorizzazione ed altre sopra indicate come necessarie per
comprendere l’andamento della gestione dell’esercizio passato.
CAPITOLO IV
ANALISI DI BILANCIO
237
Si veda anche A.Tron, cit. pag. 28.
238
O. PAGANELLI, Analisi di bilancio, Indici e flussi. UTET 1986, p. 12.
239
IBIDEM, p. 13.
117
L’obbiettivo di dare un quadro fedele della reale situazione patrimoniale e
finanziaria nonchè del risultato economico, non è raggiungibile senza incertezze
di vario ordine e grado. Il bilancio, tuttavia, presenta, ai fini conoscitivi,
possibilità notevoli, ma anche limiti. Nella contabilità infatti, i valori non
numerari, sono da ritenersi certi solo nel momento del loro ingresso nel sistema
aziendale; da questo momento in poi siccome termina la loro vita “isolata” ed
inizia la loro vita “collettiva”, i valori in questione, con il passare del tempo, si
allontanano sempre più dalla certezza. Un’incertezza minore della precedente,
ma mai assente, caratterizza quasi completamente anche i valori numerari240.
Ne consegue una larga presenza di valori stimati, cioè caratterizzati da un
processo di astrazione che ne accresce più o meno intensamente il coefficiente
di incertezza. Il reddito risultante appunto dalla sintesi dei valori stimati, non
può essere dunque che un valore astratto, nella cui configurazione convergono
tutte le incertezze proprie dei suoi valori componenti.
Il bilancio d’esercizio è uno strumento statico con il quale si vuol
rappresentare una realtà dinamica: da ciò non può non derivare un conflitto, più
o meno intenso a seconda dei casi. La gestione, che per sua natura è continua,
viene idealmente fermata per un attimo: le numerose operazioni in corso
vengono considerate artificialmente come se fossero operazioni compiute. In
questa “convenzione fittizia” confluiscono tutti gli arbitri e le incertezze propri
della funzione di redazione del bilancio d’esercizio.
Il bilancio, dunque, non è in grado di offrire risultati obbiettivi, ma soltanto
risultati probabili, validi nei limiti delle ipotesi poste a base dei calcoli. Ne
deriva pertanto, la necessità dell’interpretazione del suo contenuto241.
I valori del bilancio possono essere oggetto di varie elaborazioni, con
procedimenti appropriati allo scopo di approfondire le conoscenze sull’assetto
aziendale e sulla funzionalità economico-finanziaria della gestione. Queste
elaborazioni, volte a potenziare l’informativa dei dati grezzi, sono dette analisi
di bilancio242. Con l’analisi di bilancio si mira pertanto a comprendere il
contenuto della gestione attraverso l’esame critico del sistema dei valori
espresso dal bilancio stesso.
Come è facile comprendere, il grado di espressività dell’analisi di bilancio è
strettamente legato al grado di trasparenza ed attendibilità dei bilanci presi in
esame. I valori possono essere oggetto di analisi veramente significative solo se
tratti da bilanci composti secondo corretti principi contabili243, intendendo il
concetto di correttezza in senso tecnico di coerenza con gli scopi conoscitivi del
240
Cfr. C. CARAMIELLO, Indici di bilancio, strumenti per l’analisi della gestione aziendale.
IPSOA, Milano, 1986, p. 12.
241
IBIDEM, p. 13.
242
O. PAGANELLI, cit. p. 15.
243
IBIDEM, p. 16.
118
bilancio d’esercizio, in altre parole come idoneità del bilancio d’esercizio a
fornire informazioni valide sull’assetto patrimoniale, economico e (di riflesso)
finanziario dell’impresa244.
Perciò il valore segnaletico dell’analisi di bilancio, dipende, in modo
vincolante, dai criteri di valutazione adottati nella redazione dei bilanci
analizzati. Se questi sono oscuri, contraddittori, poco omogenei nel tempo e
nello spazio, i rapporti fra dati, frutto delle valutazioni stesse, non potranno
fornire notizie certamente più attendibili dei valori assoluti che compongono i
loro numeratori e denominatori245.
In conclusione, a scopi diversi possono corrispondere diversi bilanci, tutti
attendibili, solo se si tratta di scopi conoscitivi che postulano “oggetti di
rilevazione diversi”246.
In questa chiave e a parità di oggetto di rilevazione, autorevoli autori
ribadiscono il principio dell’unità del bilancio d’esercizio247.
Quanto esposto non implica che il contenuto del bilancio d’esercizio non
possa essere espresso e presentato, nella maniera più comoda alle aspettative
di conoscenza di colui o coloro cui è destinato e, quindi, che il bilancio non
possa assumere forme e strutture diverse, in ordine alla classificazione e al
dettaglio delle poste dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico248.
All’interno, di tale legittima libertà di forme e di strutture249, emerge,
tuttavia, l’esigenza di un ulteriore attributo del bilancio d’esercizio,
fondamentale ai fini dell’efficace svolgimento delle funzioni per le quali esso è
strumento: quello della compatibilità, nel tempo e nello spazio, dei valori in
esso contenuti. Bilanci dotati di tale attributo, consentono, attraverso l’esame e
l’analisi dei valori assoluti e relativi delle poste, di ricostruire gli andamenti
storici delle variabili che hanno influenza sulla situazione economica-
finanziaria dell’impresa, di trarne giudizi sui possibili sviluppi futuri di essa e di
244
Cfr. CODA V., Trasparenza dei bilanci d’esercizio e principi contabili. In Riv. Dott. Comm.
2/1983, p. 187 e ss..
245
V. CODA, G. BRUNETTI, M. BERGAMIN, “Indici di bilancio e flussi finanziari” ETAS LIBRI,
Milano, 1980.
246
CODA V., I bilanci d’impresa e scopi in CODA V., FRATTINI G., Valutazioni di bilancio, Libreria
Universitaria Editrice, Venzia 1994, p. 20.
247
Sulla “unicità” del bilancio d’esercizio si vedano: M. CATTANEO, Il bilancio di esercizio nelle
imprese. Finalità e strutture, ETAS, Milano, 1979, p. 22 e ss.; F. SUPERTI FURGA, Le valutazioni
di bilancio, ISEDI, Milano 1978, p. 6; A. MATACENA, p. 53 e ss.; G. CAVAZZONI, L’analisi dei
dati di bilancio. Contributo per l’apprezzamento delle situazioni d’impresa, Libreria Universitaria
Editrice Venezia, 1984, p. 13 e ss.; F. RANALLI, Il bilancio di esercizio, CLUA, Pescara, 1988, p.
12 e ss., Sulla capacità informativa delle strutture di bilancio, CEDAM, Padova, 1984, p. 7 e ss..
248
VERGARA C., Le rielaborazioni del bilancio d’esercizio per le analisi economico-finanziarie.
Applicazioni allo schema previsto dal Dlgs. 9/4/1991 n. 127, p. 14; Giuffrè, Milano.
249
Liberta contenute comunque nei limiti costituiti dal rispetto delle indicazioni contenute nel
Dlgs. 127/91.
119
instaurare opportuni rapporti con le economie di altre aziende operanti nel
medesimo settore o comunque, oggetto di utili raffronti250.
250
VERGARA, cit. p. 15.
251
Cfr. C. VERGARA, cit. p. 15.
120
problemi relativi alla differenziazione del bilancio e alle distorsioni che la
normativa fiscale comporta rispetto ai corretti criteri di redazione del bilancio
d’esercizio. Anche la distinzione tra bilancio interno e bilancio ufficiale va nella
pratica assumendo contorni sempre più sfocati e ciò anche a causa della crescita
qualitativa e quantitativa della normativa civilistica a riguardo252.
Quanto all’ultimo punto, l’unicità e l’obbligatorietà della struttura e
dell’articolazione degli schemi di bilancio, determinano la nascita di una nuova
opportunità nell’ambito delle analisi economico-finanziarie. Ed infatti, rispetto
ad una precedente totale incomparabilità dei bilanci tra esercizio ed esercizio e
tra azienda ed azienda, che costringeva gli analisti esterni ad operare
riclassificazioni, disaggregazioni e riaggregazioni di voci, per rendere in
qualche modo confrontabili le informazioni ritraibili dagli stessi,
l’enfatizzazione che la disciplina civilistica dei bilanci d’esercizio, costituisce
una indubbia consistente agevolazione.
In definiva sembra possibile affermare che l’attuale schema di bilancio - pur
mostrando limiti non indefferenti - sia in grado per le proprie caratteristiche di
soddisfare con maggior efficacia strumentale, rispetto a quello precedentemente
in vigore, le funzioni che gli sono proprie253.
252
Cfr. G. MOLTENI, Analisi di bilancio e dignosi strategica, ETAS LIBRI, Milano, 1990, p. 53. Il
problema comunque si pone fino ad un certo punto per le società calcistiche che nella maggior
parte dei casi chiudono l’esercizio in perdita.
253
Cfr. G. BRUNI, tendenze evolutive della financial e della managerial accounting nella dottrina
contabile am,ericana. AA. VV., Scritti di Economia Aziendale per Egidio Giannessi, Pacini, Pisa,
p.202.
254
C. CARAMIELLO, cit. p. 17.
255
G. RUSCONI, cit. p. 153.
121
bilancio, ma per la quale fino a pochi anni fa era previsto un processo di
ammortamento che ben si prestava a fraudolente politiche di bilancio.
Ai fini di un’adeguata lettura dei bilanci è però necessario ricordare che la
forma contabile di presentazione dei due prospetti di bilancio, ovvero del Conto
Economico e dello Stato Patrimoniale, “nasconde” nel primo i vari strati di
reddito “fllussi” e nel secondo i rapporti tra la massa degli investimenti e la
massa delle fonti di finanziamento (livelli)256.
Appare pertanto necessario, per determinare i vari strati di reddito,
riclassificare il Conto Economico in forma idonea (la forma scalare) all’analisi
reddituale e, per determinare la relazione tra investimenti e fonti di
finanziamento, riclassificare lo Stato Patrimoniale in forma idonea all’analisi
finanziaria e patrimoniale257.
Esistono comunque due importanti problemi che devono essere fronteggiati
da chi analizza i bilanci:
a) occorrono talvolta ulteriori dettagli informativi rispetto ai valori di bilancio
e l’ottenimento di questi può creare difficoltà in alcune situazioni, anche se non
ci si trova di fronte a problemi di stime e/o congetture connesse a valutazioni;
b) il punto (a) richiama la questione della differenza di possibilità
informative fra i cosiddetti analisti “interni” e quelli “esterni”258.
I primi inaftti possono accedere ad una serie di notizie e dati che permettono
di riconoscere più profondamente le specifiche caratteristiche dell’azienda di
cui si analizza il bilancio. Per le società calcistiche la debolezza dell’analista
esterno risulta accentuata dalla presenza essenziale del capitale umano, il cui
valore (e la cui potenziale liquidabilità) è strettamente legato sia all’aleatorietà
tipica (ed indispensabile) delle prestazioni sportive, sia ad una serie di
informazioni (stato di forma e di salute, integrazione nella squadra,
caratteristiche psicofisiche, ecc.) non sempre ottenibili con esattezza259.
122
detto criterio i valori dell’attivo da un lato, e quelli del passivo dall’altro,
vengono ad intendersi, rispettivamente come la somma degli investimenti e
delle fonti di finanziamento.
Il problema dell’osservazione del livello di liquidità degli impieghi è
particolarmente importante per i club calcistici, dove una larga parte dell’attivo
è normalmente costituita dalla capitalizzazione dei costi del “capitale umano”.
Non si hanno sensibili differenze di impostazione rispetto alla
riclassificazione finanziaria di una normale impresa industriale e commerciale
ed è possibile presentare un prospetto in cui figurano tutte le più importanti voci
usate nei bilanci ufficiali delle società calcistiche261.
IMPIEGHIFONTI
finanziaried’impresa, ETAS LIBRI, Milano 1991, p. 5; della stessa opera si veda a p. 20 e ss. V.
CODA, criteri e scopi di riclassificazione della situazione patrimoniale; C. DE VECCHI, Analisi di
bilancio, Giappichelli, Torino, 1989;
F. LIZZA, La riclassificazione di bilancio, Ancona, 1989; L. MARCHI, L’analisi economico-
finanziaria del profilo strategico, Giappichelli, Torino, 1990.
261
Si veda in proposito G. RUSCONI, cit. p. 188.
123
Costi plur.prest.gioc. Riserva legale
- Fondo ripartiz. - Perdita d’eserc.
Immob.tecniche nette
Immobili
Immobilizz.tecniche
Mobili e arredi
- Fondo ammort.
262
G. RUSCONI, cit. p. 189.
124
La riclassificazione dello Stato Patrimoniale, richiede uno schema a liquidità
crescente “imperfetta” dove, tra l’altro, essenziale è la mancanza di una precisa
scomposizione dei debiti in passività a breve ed a medio-lungo termine.
A questo punto potrebbe valutarsi la proposta 263 di presentazione dei bilanci
che soddisfi il minimo comune informativo dei bilanci d’esercizio e che
contemporaneamente aggiunga ulteriori informazioni, sulla base dell’idea di
trattare le società di calcio come aziende aventi particolari fini sociali e quindi
sottoponibili anche ad una legislazione speciale. Poterebbe allora di affrontarsi
il problema adottando anche sul piano legislativo la presentazione di un
prospetto di Stato Patrimoniale che tenga conto del principio di liquidità
crescente e delle 9 macro classi dello schema di legge delegata.
Le ragioni di questa scelta sono le seguenti:
1) E’ essenziale per le società come quelle calcistiche (in cui le prospettive di
redditività economica sono assai ridotte) avere un’esatta visione dello stato di
attività e passività in termini stretti di liquidità decrescente o crescente.
2) Non si hanno grossi problemi di “distacco” dal prospetto proposto dallo
schema di legge, poichè si tratta solo di modificare l’accorpamento e la
presentazione di alcune voci e non si presenta in questo caso un problema sul
tipo di quello della scelta fra volori per natura e per destinazione, che si pone
nella riclassificazione dei valori del Conto Economico.
263
G. RUSCONI, cit. p. 192.
264
G. FERRERO, F. DEZZANI, Manuale delle analisi di bilancio. Milano, Giuffrè, 1979, p. 233.
125
Delle quattro formulazioni del conto economico contenute negli artt. 23-26
della IV Direttiva C.E., il Dlgs. 127/91 ha adottato “ ...., quella con costi
classificati per natura, a forma espositiva scalare (art.23), più idonea di quella
dell’art.25 (a costi classificati per destinazione) a recepire ulteriori suddivisioni
già presenti nella disciplina vigente ed a a consentire collegamenti e
correlazioni con lo stato patrimoniale”265.
Da una prima lettura dello schema si può immediatamente notare come esso
ha finito per dare maggiore rilievo ad una tradizione consolidata nel nostro
paese, anche in relazione al problema della scissione di alcuni costi che è
connesso con l’uso del prospetto per destinazione. Inoltre il discorso appare
centrato più sulla dicotomia gestione ordinaria/straordinaria che in quella tra
gestione caratteristica e non caratteristica.
Le ragioni che inducono i legislatori alla scelta dell’uno o dell’altro criterio
di riclassificazione del conto economico sono spesso legate alle culture
contabili dei vari paesi. Così il raggruppamento dei costi nella configurazione a
“ costo del venduto” è tipicamente da collegarsi alla concezione anglosassone
del reddito che è strettamente centrata su ciò che si vende e dà quindi
particolare importanza al “costo del venduto”, sganciandolo dai costi (pur tipico
- caratteristici ) amministrativo -generali.
Diversa è invece l’impostazione germanica dove l’impresa non è mai vista
come un puro e semplice “agente del mercato”, ma si sottolinea invece anche il
significato dell’azienda come generatore di ricchezza complessiva. La
tradizione tedesca sottolinea soprattutto che il fenomeno dell’impresa si compie
in modo rilevante anche con la produzione e non solo con la vendita.
Il motivo di fondo che induce la teoria economico-aziendale classica a
rifiutare la ripartizione per destinazione ed a proporre quella per natura sta
quindi in qualcosa che è a monte della pur rilevante dialettica produzione-
vendita: si tratta della visione unitaria sistematica e sinergica della gestione.
L’impresa è vista come una complessa realtà unitario-sistematica che si misura
sinergicamente con il mercato e da ciò consegue che non è possibile
selezionare “fette” di costi da contrapporre a “fette” di ricavi.
Inevitabile è la considerazione che tutte le riclassificazioni vanno prese con
la dovuta cautela in relazione all’unità dell’impresa. per ora va evidenziato, per
una prima approssimazione, che è quella che più si allontana dalla visione
zappiana è proprio la riclassificazione per destinazione, poichè essa “spezza”
non solo il continuum dei costi nel suo insieme, ma anche i singoli costi così
come sono originari ( appunto”per natura”) dalle variazioni finanziarie.
265
C. VERGARA, cit. p. 75.
126
Così può apparire in non perfetta sintonia con l’impostazione zappiana della
gestione unitaria separare (per esempio) i costi straordinari da quelli ordinari,
ma appare ancora più pericoloso in quest’ottica dividere uno stesso tipo di costo
in due diverse aree. Quest’ultimo costo è infatti sorto unitariamente da una
medesima variazione firanziaria e spezzarlo è ritenuto pericoloso266.
Il criterio per natura è infatti più consono a seguire l’essenza della
metodologia della partita doppia, mentre quello per destinazione è tipico della
contabilità analitica.
Non è qui il caso di approntare i complessi problemi dei rapporti tra
contabilità analitica e contabilità generale; si tratta però di osservare che il
volere tradurre in termini di risultati parziali dei costi registrati secondo il
principio della manifestazione finanziaria o comunque (come per il caso degli
ammortamenti) secondo criteri per natura porta a delle difficoltà per l’analista
esterno.
Con l’adozione del “valore della produzione” come criterio di
riclassificazione, l’impostazione del conto economico semplificato di una
società calcistica potrebbe essere il seguente267
127
- Amm.imm.immateriali (costo acquisiz. temp. prestaz.gioc.)
- Amm. immob. materiali
Oneri di gestione
128
a) gestione tipica o caratteristica;
b) gestioni atipiche o accessorie;
c) gestione finanziaria
d) gestione straordinaria;
e) area fiscale o tributaria.
In particolare:
269
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 6.
270
Cfr. G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 233.
271
C. CARAMIELLO, cit. p. 107.
272
G. RUSCONI, cit. p. 167.
129
contabilità analitica ed inoltre il voler tradurre in termini di risultati parziali
costi registrati secondo criteri per natura porta a delle difficoltà per l’analista
esterno.
Tuttavia nei bilanci per le società calcistiche, il problema delle informazioni
dettagliate per destinazione si pone comunque fino ad un certo punto, poichè la
voce principale delle immobilizzazioni è costituita dai “Diritti pluriennali alle
prestazioni dei giocatori”e gli ammortamenti sono pertanto facilmente
identificabili, sia per natura che per destinazione273.
Inoltre nelle società calcistiche si è di fronte ad una situazione abbastanza
particolare: l’esistenza del piano dei conti obbligatorio nel quale la
classificazione dei valori privilegia la destinazione dei fattori. Ciò rende
possibile l’utilizzazione di uno schema di riclassificazione che valorizzi tale
potenziale informativo274.
E’ anche vero che la possibilità di recepire direttamente dal bilancio la
distinzione per destinazione dei costi dipende in larga misura dallo sforzo del
redattore di conferire realmente alla nota integrativa quel ruolo di
completamento dell’informazione già riconosciutole, normativamente
dall’art.2427 c.c. . Così, per le società calcistiche in particolare, risulta utile, per
una migliore comprensione del dato di sintesi esposto nel conto economico,
evidenziare nella nota integrativa, la composizione della voce B7 Costi della
produzione/Per servizi, spesso troppo generica e collettrice di componenti di
varia provenienza. Per la voce Godimento di beni di terzi è importante indicare
separatamente il peso esercitato, da un lato, dai fitti passivi e canoni di
locazione, dall’altro, dalla più caratteristica voce “acquisizione temporanea
prestazioni giocatori”. Infine, relativamente ai costi del personale sarebbe
opportuno esporre distintamente, accanto alla composizione dell’intero
organico del personale, gli oneri relitivi al personale amministrativo e quelli, di
entità nettamente maggiore relativi ai tesserati sportivi.
Tuttavia, allo stato attuale, solo per quest’ultimo punto è prassi invalsa nella
contabilità calcistica procedere all’indicazione separata della quote degli oneri
in questione relativi alla gestione prettamente sportiva; si auspica che, in
osservanza del fondamentale principio della chiarezza, i redattori di bilancio
recepiscano la necessità di una migliore articolazione delle voci indicate ai
primi due punti
273
Sull’argomento si veda L. SELLERI, Principi di contabilità industriale e per la direzione, ETAS
LIBRI, Mialno 1984.
274
C. Teodori, cit. pag.138.
275
Sulla funzione finanziaria si veda, G. FERRERO. Il controllo finanziario nelle imprese. Milano,
Giuffrè, 1984, p.2,3,6.
130
La gestione finanziaria è il complesso delle operazioni di esercizio dipendenti
dalle politiche di finanziamento e di liquidità della gestione; essa copre l’area
degli oneri finanziari connessi con l’indebitamento e quello dei proventi e oneri
dipendenti dalle politiche di liquidità (proventi connessi con la gestione di
scorte liquide in attesa di impiego e percò destinate a coprire i fabbisogni
monetari determinati dalla gestione stessa)276.
Ne segue che l’obiettivo su cui si fonda il subsistema della finanza è , in
breve, quello di far sì che l’impresa sia in grado di fronteggiare, in ogni
momento del suo operare, qualsiasi fabbisogno di capitale, non solo
tempestivamente, ma anche economicamente.
Ciò significa che le risorse di capitale devono essere reperite a tempo debito
e in modo tale da escludere, in linea di principio, una “liquidità a qualsiasi
costo”, e da implicare, invece, una liquidità compatibile con una equilibrata
situazione conomica (o situazione di redditività): “situazione” questa, che può
dirsi equilibrata allorchè il flusso dei ricavi pur nelle alterne vicende di
gestione, si profila tendenzialmente idoneo a coprire, il flusso dei costi,
favorendone così una stabilizzata attitudine dell’impresa a trattenere ed attrarre,
con le remunerazioni congrue che sà offrire, tutti i fattori produttivi di cui
variamente necessita, capitale compreso.
c) Gestioni atipiche
All’area atipica vanni riferiti i proventi e gli oneri rispettivamente conseguiti
e sostenuti, in relazione ad attività che, se pur ricorrenti, sono tuttavia
collaterali, accessorie 277 (ma non straordinarie) e, comunque, non essenziali per
lo svolgimento dell’attività cosiddetta “caratteristica” dell’azienda278. Si pensi ai
fitti attivi per immobili civili in un’umpresa industriale279.
In questo contesto si possono fare rientrare quei “proventi vari”, ordinari ma
non tipici, che nello schema di legge delegata vengono inseriti nel valore della
produzione.
Il contrasto con il modello proposto dallo schema di legge delegata è dovuto
al fatto che quest’ultimo non ruota sulla dicotomia fra gestione caratteristica e
non, ma su quella fra gestione orinaria e straordinaria. Non è così possibile
parlare di proventi o costi atipici (cioè non caratteristici), ma non straordinari
(non essendo legati ad eventi eccezionali od anomali”)280.
276
G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 237.
277
Si veda in proposito C. CARAMIELLO, cit. p. 109-110.
278
Crf. G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 237.
279
C. VERGARA, cit. p. 81.
280
G. RUSCONI, cit. p. 171.
Va ricordato che - vista la scarsa incidenza in termini quantitativi che i fattori atipici esercitano
nelle gestioni calcistiche - anche in schemi di classificazione per destinazione si può tendere ad
131
Possono considerarsi componenti caratteristici della gestione atipica i
componenti da merchandising, che a differenza di quanto sta avvenendo non
solo in America, ma anche nei principali mercati calcistici europei, in Italia
stentano ancora a decollare. Secondo una recente stima nella stagione sportiva
1995/96 le entrate da vendita di prodotti su licenza hanno pesato sui bilanci
delle squadre di serie A per un totale di appena 7 miliardi di lire, meno di
quanto incassa dalla vendita di magliette, sciarpe e cappellini un singolo club
inglese di media classifica281.
d) Gestione straordinaria
Può riguardare tanto l’”area operativa” quanto quella dell’esercizio di
“attività atipiche”; si traduce in operazioni non ricorrenti produttive di effetti,
positivi e negativi, il cui isolamento soddisfa l’esigenza di non alterare il
significato dei risultati propri della “gestione ordinaria”, sia essa operativa o
atipica282.
Così, la gestione straordinaria comprenderebbe le plusvalenze e
minusvalenze derivanti dal realizzo di mezzi durevoli, che nelle società
calcistiche si identificano prevalentemente nei diritti all prestazioni dei
calciatori, le rettifiche a costi e ricavi rilevati in precedenti esercizi ed altri
componenti di reddito dovuti a fatti del tutto occasionali. Anche questi valori
vengono esclusi dal calcolo del risultato operativo globale in quanto sono
considerati come componenti non strettamente imputabili alla produzione del
periodo, e comunque come fattori di disturbo ai fini del giudizio sul variabile
andamento economico della gestione283.
La valutazione della convenienza o meno, di far rientrare le plus-
minusvalenze da cessione dei diritti alle prestazioni dei giocatori all’interno
dell’area straordinaria verrà in seguito ripresa; per ora è importante considerare
che la relazione al decreto legislativo di attuazione della IV e VII direttiva
(art.7) chiarisce che l’aggettivo “straordinari” riferito a proventi ed oneri non
allude alla eccezionalità o alla anormalità dell’evento, bensì alla estraneità della
fonte del provento o dell’onere, all’attività ordinaria284.
identificare la gestione caratteristica con quella ordinaria, non lasciando così spazio per la
considerazione di valori atipici, ma ordinari.
.
281
G. Basile, M. Brunelli, G. Cazzulo. Le società di calcio professionistiche. aspetti civilistici,
fiscali e gestionali, pag.151. Buffetti Editore, Roma 1997.
282
G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 238.
283
O. PAGANELLI, cit. p. 28.
284
Il nuovo bilancio d’esercizio nella normativa fiscale. Seconda edizione G. BUFFETTI, M.
PIAZZA, R. RIZZARDI, Editrice Il Sole 24 Ore, Milano, 1993.
132
e) Gestione fiscale285
La gestione fiscale riguarda il reddito netto d’esercizio. Si tratta solo di
considerare il peso delle imposte sui risultati netti aziendali. In realtà si è
parlato di “gestione fiscale” solo per ragioni di simmetria espositiva, poichè
l’azienda presa nella sua globalità non può “gestire” voci come le aliquote delle
imposte286.
285
Per quanto attiene agli aspetti fiscali delle società sportive, si vedano esaustivamente A.
Giovanardi, Aspetti fiscali delle società ed associazioni sportive, premio di laurea “Artemio
Franchi” 1995; Edmondo Caira, Società ed Associazioni sportive, Pirola, Milano 1995.
286
G. RUSCONI, cit. p. 172.
287
Si veda sul punto in modo approfondito G. RUSCONI, cit. p. 179-186.
Così le riclassificazioni a valore aggiunto servono più per avere importanti informazioni
accessorie che per fornire ai lettori del bilancio d’esercizio notizie su come l’impresa si comporta
in relazione al raggiungimento degli equilibri economico-finanziari; queste ultime informazioni
sono meglkio ottenibili dal conto economico funazionale a costo del venduto.
Va altresì ricordato ancora che la riclassificazione qui considerata appare inidonea a rappresentare
il contributo sociale dei club calcistici, poichè una larga parte del valore aggiunto è legata al costo
delle prestazioni dei calciatori.
Infatti la crescita dei costi delle prestazioni dei calciatori è legata alla considerazione del
contributo di questi ultimi allo spettacolo. Non si deve però dimenticare che certe enormi spinte al
rialzo dei prezzi, anche di giocatori non fuoriclasse, sono dovute ad altri fattori come:
1. il carattere monopolistico del limite massimo ai calciatori stranieri (tetto che è forse utile sul
piano degli interessi dello sport italiano ma che certo non serve a rendere più concorrenziali i
prezzi di taluni contratti);
2. l’interesse di taluni gruppi economico-istituzionali a battere la concorrenza di immagine di
altri;
3. il desiderio di alcuni manager e presidenti a “farsi un nome” anche per dare spazio ai loro
interessi personali di immagine imprenditoriale e politica.
Il contributo sociale delle squadre di calcio è quindi molto più correttamente valutabile
considerando anche quei risultati indotti ed indiretti che il valore aggiunto di un singolo bilancio
aziendale non può esprimere.
Le plusvalenze e le sopravvenienze troverebbero talvolta “scomoda” la loro collocazione fuori
dal valore aggiunto, poichè esistono società calcistiche, soprattutto minori, che perseguono
stabilmente una politica gestionale volta al conseguimento di plusvalenze effettive non meramente
contabili.
Per quanto riguarda invece la riclassificazione del conto economico a margine di contribuzione,
occorre precisare che essa appare indeguata e poco utile per il bilancio d’esercizio, e questo vale
sia per i club calcistici che per le imprese industriali e commerciali.
Le ragioni espresse in modo sintetico sono le seguenti:
1. il grado di variabilità dei costi non è legato univocamente al tipo di costo, ma è in funzione di
un insieme di circostanze e degli scopi informativi. Si potrebbero del resto citare numerosi
esempi e sottolineare che non esistono solo costi strettamente variabili, ma anche
semivariabili e semifissi, la cui identificazione va molto al di là del contenuto informativo
richiesto al bilancio d’esercizio;
133
3.3 Alcune considerazioni sulla riclassificazione a “costo del
venduto”
134
In particolare è opportuno nelle squadre di calcio ottenere dei risultati
intermedi, poichè il reddito nasce da diversi tipi di operazioni di gestione sulle
quali occorre attentamente indagare.
Parlare genericamente di produzione e di consumo può essere infatti fonte di
confusione quando ci si pronuncia su aziende in cui gli stessi ricavi tipici
provengono da aree gestionali che è bene talvolta tenere distinte: si pensi solo
alle differenze esistenti tra i ricavi, lordi o netti, delle gare ed i contributi o
sponsorizzazioni289.
Comunque è importante sottolineare che l’individuazione di una precisa
gestione caratteristico-tipica dei team calcistici è difficile, sia in relazione allo
sviluppo di forti correnti “collaterali” di ricavi (sponsorizzazioni, diritti
televisivi per squasre che militano in coppe internazionali, ecc.), sia in
collegamento alla presenza di alcune società che cercano regolarmente di
realizzare plusvalenze sul costo del diritto alle prestazioni dei giocatori.
- Oneri su incassi
- Imposte e tasse su gare
289
IBIDEM, cit. p. 187.
290
Il riferimento è a P. MONFROGLIO, cit. p. 61.
L’autore è stato tra i primi a proporre una riclassificazione dei bilanci delle società calcistiche; il
suo schema può pertanto considerarsi come punto di partenza per l’analisi proposta.
Si ricorda che MONFROGLIO, parte da un Conto Economico - quello della Fiorentina 1984/85 e
1985/86 - in cui le voci Provvidenze e contributi, Proventi pubblicitari e sponsorizzazioni,
sopravvenienze attive e ricavi diversi, sono tutte raggruppate in “Proventi diversi e
sopravvenienze attive”.
Inoltre in questo schema non sono distintamente indicati i costi per cessione temporanea.
MONFROGLIO parla giustamente di promiscuità dei valori riportati nelle voci del Conto
Economico.
135
-COSTI DELLA GESTIONE SPORTIVA
Emolumenti giocatori e tecnici
Costo esecuzione gare
Costi generali attività sportiva
Quota ripartizione diritti prestazioni calc.
+ Proventi finanziari
+ Proventi diversi e sopravvenienze attive
+ Proventi pubblicitari e sponsorizzazioni
+ Provvidenze e contributi
- Interessi passivi
- Ammortamento immobilizzazioni tecniche
- Personale non tesserato
- Accantonamento al Fondo svalutaz. crediti
- Spese generali di amministrazione
- Sopravvenienze passive e spese varie
RISULTATO NETTO
Questo schema - che ha il pregio di identificare il risultato della gestione
sportiva pura - è importante perchè consente la scissione dei risultati in:
291
Peculiarità dell’esemplificazione riportata dall’autore è la perfetta compensazione tra
componenti positivi e negativi di reddito.
Cos“ un saldo positivo plusvalenze/minusvalenze da cessione giocatori pari a 5.888 milione si
contrappone ad una perdita della gestione ordinaria di identico importo.
292
G. RUSCONI, cit. p. 196.
136
Nell’analisi reddituale di un’impresa, il concetto di “reddito operativo”
occupa una posizione centrale. Purtroppo, però, con frequenza lo schema di
“Conto economico a costi e ricavi del venduto” - il quale per l’appunto si
imperna sul concetto di reddito operativo - viene applicato senza una effettiva
comprensione della logica sottostante, con la conseguenza di un’errata
prospettazione della situazione aziendale, la quale può inficiare gli
apprezzamenti e le decisioni dei soggetti interessati a comprendere la realtà
economica dell’impresa, siano essi Istituti di credito, proprietari (attuali o
potenziali), fornitori, lavoratori o la stessa direzione dell’azienda293.
Essendo le società calcistiche imprese come le altre, appare chiaro
identificare questa figura di reddito con il risultato dell’attività tipica
dell’azienda (l’attività sportiva e ciò che è ad essa connessa), sempre ricordando
che nell’ambito della continuità sinergica aziendale tutti i risultati sono in
qualche modo interdipendentii.
La gestione caratteristica può riguardare allo stato attuale delle cose sia i
ricavi netti delle gare che gli altri ricavi indirettamente connessi alle
competizioni, mentre come costi inerenti all’area caratteristica si possono
intendere sia i costi direttamente di gestione delle gare che quelli di carattere
generale-amministrativo.
All’interno della gestione tipica o caratteristica è possibile poi enucleare
la gestione sportva.
293
G. BRUNETTI, V. CODA, F. FAVOTTO, Analisi, previsioni, simulazioni economico-finanziarie
di imprese. ETAS LIBRI, Milano, 1989, p. 1.
137
se, almeno a livello di gestione sportiva, si riescono a perseguire risultati
positivi.
Ricavi da gare
(Oneri su incassi)
(Imposte e tasse)
Ricavi Netti Gare
294
C. Teodori, cit. pag. 143.
138
Si preferisce, quindi, riclassificarli all’interno della gestione caratteristica ma
al di fuori della sportiva.
Una prima tipologia fa riferimento ai Proventi diversi il cui carattere
residuale ed eterogeneo consiglia la collocazione proposta295.
Infine alcuni autori richiamano l’attenzione, nelle riclassifcazioni, alla
distinzione tra reddito operativo della gestione caratteristica e reddito
operativo globale296.
Quest’ultimo si otterrebbe sommando al primo i proventi e gli oneri degli
eventuali investimenti accessori. Risulta significativo, pertanto, considerare in
questo contesto i proventi da merchandising e gli eventuali proventi e oneri da
compartecipazione.
Con riferimento a questi ultimi la società acquirente del diritto alla
partecipazione rileverà la risoluzione dell’accordo il provento della
partecipazione ( operazione patrimonialmente positiva) o l’onere della
comprtecipazione.
Come si è visto297 la partecipazione è limitata ai risultati di un”affare in
comune” con la società titolare dei diritti sportivi relativamente alla cessione da
parte di quest’ultima di detti diritti a terzi298. Risulta pertanto significativo
collocare tale “affare” tra gli investimenti accessori non presentando lo stesso i
tratti qualificanti degli investimenti tipici e delle operazioni straordinarie.
295
C. TEODORI, CIT. p. 140-143-144
296
Crf. O. PAGANELLI, cit. p. 26-35.
297
Si veda il paragrafo 4.3. del capitolo 3
298
Art. 102 bis NOIF.
139
In merito, invece, ai proventi pubblicitari ed alle sponsorizzazioni, per il loro
inserimento nella gestione sportiva è sufficiciente riflettere agli interessi
economici che ruotano intorno al mondo del calcio. E’ l’attività sportiva ad
attrarre consenso da parte delle aziende esterne, a causa della larga diffusione
che caratterizza questo sport e degli stringenti collegamenti appena descritti con
i network televisivi. Non vi è, quindi, alcuna ragione per non considerare questi
proventi come intimemente correlati alla gestione sportiva. E’ altresì importante
esplicitare la diretta correlazione esistente tra quest’ultima tipologia di proventi
ed i ricavi da gare: uno spettacolo calcistico di qualità, che si identifica con il
raggiungimento di traguardi prestigiosi, incide positivamente sui ricavi da gare
e, di conseguenza, sui ricavi pubblicitari e da sponsorizzazioni, poichè elevati
sono l’interesse e l’attenzione intorno alla società299.
Già nella prima delle riclassificazioni appena proposte (utilizzata anche dalle
squadre italiane) si evidenzia il provento pubblicitario e televisivo connesso alla
gestione sportiva e questo ne mostra gli aspetti di tipicità e regolarità, segnando
così una precisa differenza rispetto ai club dilettantistici.
Occorre però osservare che alcuni diritti televisivi hanno carattere di tipicità
solo per quelle squadre che garantiscono una frequente partecipazione a coppe
internazionali e che considerano queste ultime come precisi obiettivi
gestionali.
Una squadra che partecipa del tutto occasionalmente ad una coppa, può
invece contare fino ad un certo punto sui diritti televisivi per partite
internazionali come flussi caratteristici di ricavo.Vi sono infatti poche squadre
che hanno i mezzi per partecipare in modo sufficientemete durevole 300alle
coppe internazionali.
Nel caso di squadre non organizzate e gestite in funzione della
partecipazione alle coppe appare più utile considerare i ricavi connessi a queste
ultime come occasionali.
Lo scorporo dal reddito operativo di questi proventi televisivi straordinari
va evidenziato tuttavia solo nella nota integrativa, poichè non è possibile
imporre bilanci differenziati secondo la “presunta frequenza” della
partecipazione alle coppe europee301!
3.3.4 La questione delle plusvalenze e delle minusvalenze da cessione dei
diritti alle prestazioni dei calciatori
299
Crf. C. TEODORI, cit. p. 141.
300
Con questo termine si intende una frequenza di partecipazione che possa incidere stabilmente
sulla gestione (per esempio una volta ogni due anni) ed infunzione della quale venga effettuato
anche l’acquisto dei diritti alle prestazioni dei calciatori.
301
G. RUSCONI, p. 199.
140
Una fondamentale osservazione 302riguarda proprio le plusvalenze sulle
cessioni dei contratti non ancora scaduti. Il problema è quello di come inserire
questo cespite nella struttura “a strati” qui considerata.
Sono possibili tre ipotesi:
1) Considerare le minus/plusvalenze come usuali componenti straordinari di
gestione.
2) Separare totalmente questa voce dalle altre anche in considerazione dei
problemi di oggettività e di arbitrarietà che si hanno quando la plusvalenza è
calcolata sulla base di una permuta.
3) Considerare, al contrario, la plusvalenza ottenuta come il frutto di
un’attenta scelta gestionale (campagna acquisti ben condotta, buona
preparazione atletico-sportiva, ecc.) e quindi come un componente positivo di
reddito legato in qualche modo alla gestione sportiva.
La prima ipotesi appare da scartare all’interno di una precisa e specifica
riclassificazione ed al più può essere considerata come semplice prima
approssimazione.
I motivi di questa decisione sono:
a) Rispetto alla plusvalenza sul diritto alle prestazioni le altre poste
straordinarie (si pensi alle sopravvenienze attive o ad altri ricavi) sono di molto
più facile accertamento e controllo;
b) l’eterogeneità delle minus/plusvalenze rispetto alle altre voci straordinarie
è legata anche a fatti gestionali specifici più volte già considerate (soprattutto
per alcune squadre);
La terza ipotesi non può essere accettata nel senso “forte” di considerare la
plusvalenza come puro e semplice ricavo della gestione sportiva.
Questo vale non solo per problemi di valutazione (che in fondo si hanno
anche in imprese che producono su commesse di lungo periodo, si pensi ai
cantieri navali o alla fabbricazione di diga), ma anche per il fatto che la
plusvalenza da cessione è legata a consistenti elementi di alea ( si pensi solo
agli effetti sul mercato della maggiore o minore apertura alla concorrenza degli
stranieri)303.
302
G. RUSCONI, p. 200.
303
Tale tesi è condivisa anche da G. FIGOLI, A. GRIMALDI, C. SPOSITO, cit. p. 253, “Si è ritenuto
di coinsiderare il saldo dei proventi e degli oneri delle cessioni dei calciatori nella gestione
ordinaria poichè appare evidente come la compravendita dei calciatori non possa configurarsi
come evento straordinario, ma anzi faccia parte integrante dell’attività ordinaria delle società di
calcio a tal punto che è stato addirittura ipotizzato da alcuni autori di considerare tale voci, tra i
componenti operativi del reddito”.
Tale interpretazione non è da condividere appieno in quanto se è vero che per talune società
minori, tese soprattutto alla valorizzazione del vivaio, la cessione di calciatori più promettenti può
rappresentare la principale motivazione dell’attività, ci sembrerebbe di esasperare tale limitata
realtà estendendola all’universo del settore calcistico.
141
Sembra quindi utile indicare distintamente la plusvalenza come proposto nel
secondo caso, ma inserire ciò subito dopo il reddito operativo.
In questo modo si ottiene di separare le minus/plusvalenze dalle voci
straordinarie senza, con questo, inserire le prime nella gestione tipica aziendale.
Il fatto che il risultato ottenuto dopo le plusvalenze e gli oneri finanziari sia
chiamato “ordinario” non deve confondere, poichè l’attività tipica dell’azienda
è espressa dal reddito operativo.
E’ quindi importante evitare gli equivoci che talvolta si generano parlando di
gestione caratteristica ed ordinaria304.
3.3.5 Proventi ed oneri connessi alle cessioni temporanee di contratto
Inoltre la componente esaminata assume tale valore in senso assoluto e offre tali limitate
possibilità di controllo da parte dell’analista che inserirla nella gestione operativa avrebbe
equivalso a inficiare notevolmente la significatività e il valore dell’analisi svolta”.
304
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 201.
305
Si vedano in proposito le riclassificazioni proposte da MONFROGLIO e GRIMALDI, cit. p. 58 e
ss., e pp. 257 e ss..
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 203.
306
G. RUSCONI, cit. p. 340.
307
G. RUSCONI, cit. p.203.
142
Sulla base di quanto sino ad ora considerato si propone per i team calcistici
la seguente struttura riclassificata del conto economico308;
308
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 204.
143
= RISULTATO POST PLUSVALENZE
309
G. RUSCONI, cit. p.206
310
C. Teodori, cit. pag. 150
144
(Imposte e tasse)
Ricavi Netti Gare
Provvidenze e contributi
Proventi diversi
(Spese generali di amministrazione)
(Spese di pubblicità)
(Costo del personale)
(Ammortamenti oneri pluriennali)
(Altri ammortamenti)
145
Interessi passivi
Altri oneri finanziari
REDDITO ANTE COMPONENTI STRAORDINARI E IMPOSTE
(GESTIONE ORDINARIA)
Imposte
REDDITO NETTO
Un componente particolarmente rilevante e critico è costituito dalle
Provvidenze e contributi. Poichè il valore più rilevante è normalmente il
ristorno della Lega dovuto ai concorsi pronostici, esso viene considerato come
componente della gestione caratteristica ma non sportiva. La ragione di ciò
risiede nel fatto che il contributo è indipendente dalle scelte gestionali della
singola società ma derivante dall’interesse che ruota intorno al mondo
calcistico. In altri termini, la singola società non può incidere sul suo valore: è
lo spettacolo calcistico nel suo complesso (anche se indirettamente) a generare
il provento o, meglio, le potenziali vincite legate al concorso. Il successo del
totocalcio è autoalimentato dalle vincite che permette di ottenere: il calcio è sì
importante (il concorso non potrebbe generare i proventi attuali se il calcio non
fosse lo sport nazionale) ma parzialmente slegato dalla qualità di quest’ultimo
311
.
A questo punto del processo di riclassificazione, è necessario affrontare un
aspetto abbastanza critico che caratterizza le società calcistiche: la scelta della
riclassificazione delle Plusvalenze (minusvalenze) di cessione del diritto alle
prestazioni dei calciatori. Come si è visto per talune società calcistiche tali
valori non assumono il carattere della occasionalità ma derivano da ben definite
scelte gestionali. Tutto ciò richiede di valutare se esse debbano essere
riclassificate nell’area “straordinaria” oppure no.
Si reputa opportuno escluderle dall’area caratteristica in senso stretto, in
quanto il reddito da essa derivante deve esprimere in modo compiuto
l’andamento gestionale dell’esercizio, senza considerare valori correlati ad
esercizi precedenti.
311
C. TEODORI, cit. p.144.
146
Si rischerebbe, però di non assegnare loro la necessaria enfasi
riclassificacandole tra le sopravvenienze ed insussistenze, poichè la loro genesi
è assai differente da quella dei valori che normalmente vengono compresi in
tale definizione. Si ritiene, pertanto, di evidenziare separatamente il loro
impatto reddituale, riclassificandole al di sotto del reddito operativo aziendale.
In tal modo si calcola un reddito operativo aziendale di 2° livello.312
3.3.7. Conclusioni
312
C. TEODORI, cit. p.146-147.
313
Cfr. C. CARAMIELLO, cit. p. 102.
147
I giudizi di valore di una qualsivoglia azienda, infatti, non possono
prescindere dalla valutazione della capacità prospettica di asicurare
un’eccedenza del complesso dei ricavi sul complesso dei costi di una misura
giudicabile almeno normale tenendo conto sia del tempo su cui si è estesa
l’indagine sia dei mezzi complessivamente impiegati nell’azienda314. Tale
considerazione, pur con le dovute cautele legate alla peculiarità delle gestioni in
esame, come la necessità di conciliare giudizi di economicità e di competitività
sportiva, la possibilità di trascurare l’obbiettivo economico pur di conferire
prestigio al gruppo, non può non estendersi all’universo delle società calcistiche
professionistiche.
La presunta atipicità di queste non esclude la necessità di una gestione
improntata a criteri di economicità e, se è pur vero che l’economicità va
opportunamente resa compatibile con la competitività dell’ente sportivo, è
altrettanto vero che essa non può mai esserne subordinata.
Non rari sono i casi di società fallite per il venir meno delle sistematiche
“iniezioni di liquidità” dei propri patron volte a sopperire una ormai cronica
incapacità delle gestioni medesime di generare flussi di risorse da
autofinanziamento.
Riprendendo il discorso sulle rielaborazioni, è utile sottolineare che la
necessità di migliorare il contenuto informativo dei dati contabili grezzi può
comportare una serie di difficoltà connesse alla generalizzata adozione da parte
delle società professionistiche di un unico schema di riclassificazione dei valori
di bilancio.
Il settore del calcio professionistico è certamente caratterizzato da una
sostanziale etereogenità dei club che lo compongono e tale aspetto concerne
non solo le profonde differenze strutturali - appartenenza ad un gruppo o meno -
ma si riflette altresì sulla qualità degli obbiettivi perseguiti dai club medesimi.
Così accanto a società che per “tradizione” hanno “aspirazioni da classifica”
e che improntano la campagna trasferimenti e di conseguenza l’intera gestione
annuale sul perseguimento di quel dato obbiettivo sportivo, ce ne sono
altrettante che mirano ad un campionato tranquillo, forti spesso della
consapevolezza che mai potranno competere con i club maggiori per i risultati
sportivi più ambiti.
Appare allora chiaro che il diverso assetto strutturale e l’eterogeneità degli
obbiettivi prefissati non possono non tradursi in una notevole differenza delle
strategie impiegate nel perseguimento dei risultati stessi.
Così un club di modeste dimensioni che non può contare su un bacino di
pubblico particolarmente ampio e i cui ricavi da sponsorizzazione, proprio per
la limitata capacità promozionale, appaiono alquanto contenuti, punterà quasi
314
Cfr. D. AMODEO, Ragioneria generale delle imprese, Giannini, Napoli, 1987, p. 740 e ss.
148
sicuramente sulla valorizzazione di calciatori giovani al fine di ottenere dalla
loro cessione quei ricavi supplementari necessari ad integrare la ridotta capacità
di spesa e a potenziare la propria competitività sportiva.
Ora, ed è questo il punto, laddove le plusvalenze da cessione e i proventi da
compartecipazione sono realizzati con sistematicità dai club minori e come
frutto quindi di attente scelte gestionali (campagna acquisti ben condotta,
buona preparazione atletico-sportiva), può apparire per lo meno opinabile una
loro esclusione dai ricavi tipici.
Tra l’altro non appare semplice superare gli ostacoli connessi all’imposizione
di uno schema unico.
L’idea di una diversificazione degli schemi imposti in funzione delle diverse
caratteristiche gestionali-strutturali delle società esaminate comporterebbe un
ulteriore difficoltà rappresentata dalla necessità di definire con precisione i
parametri in forza dei quali tale distinzione deve avvenire.
Concludendo, è sembrato utile sottolineare da un lato la necessità di una
riclassificazione dei valori di bilancio, dall’altro evidenziare anche i limiti egli
arbitri legati a tale necessità e connessi tanto alla generalizzata adozione di uno
schema unico da parte di società con gestioni caratteristiche differenti, quanto
alla definizione di parametri oggettivi in forza dei quali si possa concretizzare
tale eterogeneità e giustificare quindi l’adozione di schemi diversificati.
In questo contesto infine, sembra potersi accennare al ruolo che, ai fini del
miglioramento dell’informativa aziendale, può assumere in misura sempre
maggiore la nota integrativa che non costituisce un semplice allegato, ma che il
legislatore ha voluto come parte integrante del bilancio.
Dall’elenco delle informazioni minime (art.2427 c.c.) appare chiaro che parte
di dette informazioni sono direttamente legate alle voci esposte negli altri due
documenti costituenti il bilancio (stato patrimoniale e conto economico) e che
parte delle stesse sono legate più all’organizzazione e alla gestione della
società315.
In tal modo, senza dubbio, si facilita il lavoro dell’analista esterno che da un
lato vede accresciuta la valenza informativa del dato numerico, dall’altro può
utilmente acquisire la conoscenza della dinamica gestionale che è a monte della
formazione di quello stesso dato.
315
E’ il caso della scomposizione della voce “costi del personale” in “sportivo” ed
“amministrativo”, o di come si articolano gli ammortamenti e tra essi come procede la
ripartizione dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori.
149
Le pagine che seguono sono rivolte all’esame dei più significativi quozienti
istituibili tra valori dello Stato Patrimoniale e/o del Conto Economico,
previamente riclassificati.
Distinti per finalità conoscitive, essi possono essere classificati316:
a) quozienti di bilancio per l’analisi della redditività;
b) quozienti di bilancio per l’analisi della solidità patrimoniale;
c) quozienti di bilancio per l’analisi della situazione di liquidità.
Chiaramente tutti questi indici sono fra loro collegati, così come sono
collegati gli aspetti della gestione che con essi si vogliono indagare. Come
opportunamente è stato osservato, il fatto di considerare i quozienti di bilancio
come elementi di un sistema consente di comprendere pienamente il loro
significato, dal momento che solo dal loro esame coordinato, svolto mettendo in
luce le molteplici interdipendenze, si possono ottenere informazioni veramente
valide317.
E’ opportuno precisare però che non si intende presentare una rassegna
completa di questi strumenti di analisi, compito peraltro assai arduo, bensì
delineare la logica che presiede alla loro formazione nelle società calcistiche
professionistiche. Molto si è discusso finora, in Italia e all’estero, sulla validità
della tecnica di analisi dei bilanci attraverso i quozienti. In effetti l’analisi dei
bilanci consuntivi, in qualsiasi modo effettuata, non può fornire che indicazioni
riferentisi ad un passato più o meno remoto secondo quanto si spinga a ritroso
l’indagine stessa. Così come nessuno guarda ai redditi, netti o lordi che siano,
dei passati esercizi per attribuire gli stessi ai processi produttivi di futura
attuazione, allo stesso modo non c’è nessuno che negli indici di redditività del
capitale investito rilevati in passato pretenda di individuare i valori attesi per i
prossimi esercizi.
Si dovrà dire perciò che, per quanto riguarda le valutazioni prospettiche, gli
indici, come qualsiasi altro dato storico, sono una base sulla quale si fondano le
previsioni, così come accade per i bilanci dei quali gli indici stessi sono
un’esplicazione . E’ soltanto in tale chiave che ad essi si attribuisce la capacità
di fornire informazioni sulla situazione economica nonchè sulle prospettive
della situazione finanziaria.
I limiti segnaletici di questi strumenti di analisi, limiti che rappresentano
l’oggetto fondamentale della discordia tra fautori e detrattori della “ratio
analysis”, sono in definitiva i limiti stessi impliciti nei bilanci che si vogliono
esaminare318.
316
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 37.
317
G. BRUNETTI, Il sistema dei quozienti di bilancio: alcuni caratteri strutturali e funzionali in
CODA, BRUNETTI, BARBATO BERGAMIN, Indici di bilancio e flussi finanziari, cit. cap. 2.
318
Cfr. ONIDA, Economia d’azienda, UTET, Torino, 1965, p.810.
150
Non di rado però, proprio per la loro attitudine a chiarire aspetti delle gestioni
illustrati a volte troppo oscuramente dai semplici valori assoluti di bilancio319, i
quozienti permettono di scoprire più agevolmente alcune delle politiche attuate
nei bilanci ufficiali, -ed è questo un aspetto non irrilevante nelle società
calcistiche - rendendo così più proficua l’azione dell’analista esterno320.
319
Sull’utilizzazione delle analisi di bilancio allo scopo di esercitare una funzione di controllo,
cfr. R.L. GRINAKER, B.B. BAN, Auditing, the examination of financial statements, R. Irwin,
Honewood, Illinlois, 1965, p. 440 e ss.
320
Cfr. V.CODA, G.BRUNETTI, M. BARBATO BERGAMINI, cit. p. 4.
321
C. TEODORI, cit. p. 231.232.
151
semplicemente logico, esistenti fra la redditività netta globale della gestione e le
variabili tra le quali essa, più o meno direttamente, deriva.
L’indice di redditività netta globale322da cui trae origine il processo di analisi
economica della gestione aziendale è costituito dal quoziente di redditività del
capitale proprio, o di redditività globale, o saggio di reddito, denominato anche
“Return on equity”, in simboli R.O.E.323 .
Esso è definito dal rapporto tra il “reddito netto globale” risultante dal
bilancio ed il capitale proprio mediamente risultante dall’accostamento di due
stati patrimoniali consecutivi ; è anche noto come “Return on equity” e, quindi,
col simbolo R.O.E.
322
Sul quoziente in questione si vedano:
M. BARBATO BERGAMINI, cit. p. 10 e ss.;
BRUNETTI, CODA, FAVOTTO, cit. p. 35 e ss.
G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 296 e ss.;
C. CARAMIELLO, cit. p. 239 e ss.;
O. PAGANELLI, cit. p. 39 e ss.;
A. TESSITORE, Redditività dell’impresa in periodi di inflazione, Cedam, Padova, 1979;
S. TORCIVIA, La determinazione del ROE, Giuffrè, Milano, 1990.
323
C. VERGARA, cit. p. 117.
324
F. DEZZANI, cit. p. 296.
325
G. RUSCONI, cit. p. 214.
152
fosse intaccato il capitale sociale, ma si è potuto constatare che spesso neppure
questo era importante per i “patron” di una società di calcio.
La presenza di un Roe positivo è però utile come informazione per quegli
stakeholder che possono vedere quest’ultimo fatto come una premessa sia per il
rafforzamento futuro della squadra (attraverso il reinvestimento degli utili
conseguiti), sia per il conseguimento di una maggiore autonomia finanziaria.
Su quest’ultimo argomento si rinvia al discorso sull’indice di indipendenza
finanaziaria, mentre riguardo alla relazione tra un Roe > 0 e le prestazioni
sportive future va comunque ricordato che ciò che interessa non è tanto il valore
del rapporto tra utile e capitale netto, ma l’ammontare del reddito di esercizio
dedotte le imposte; infatti solo da quest’ultimo valore potranno scaturire quelle
fonti di finanziamento proprie che garantiscono il futuro rafforzamento della
squadra.
Si pensi ad una grossa società A con capitale netto di 20 miliardi di lire ed un
utile netto di 1 miliardo e ad un piccolo club B con un capitale netto di 1
miliardo e 50 milioni di utili netti326.
Si ha la seguente situazione:
ROE a = 5% ROE b = 5%
Si supponga ora un raddoppio di questi Roe.
Nel caso di A l’utile aumenta di 1 miliardo, in B l’incremento reddito è
invece di 50 milioni.
Accade così che per la seconda squadra una forte crescita del Roe ha poche
conseguenze, perchè quest’ultima comunque non può compiere salti di qualità
nella gestione, procedendo per esempio all’acquisto di un contratto con un
giocatore di maggior “valore”.
Si è già più volte sottolineato che un Roe positivo non è interessante di per sè
per gli azionisti di una società “no profit” (che guardano casomai ai benefici
indiretti per il socio o per la holding), si può ora constatare come anche per i
“supporter”della squadra B sia abbastanza indifferente l’incremento del Roe
come tale, poichè quest’ultimo valore non può riperquotersi in operazioni sul
mercato.
2) Il denominatore va esteso anche a quelle voci ( come i debiti postergati
verso i soci) che di fatto rappresentano finanziamenti a titoli di capitale proprio.
3) Occorre prestare attenzione al fatto che le squadre calcistiche controllate
da una holding possono presentare dei debiti verso la controllante che possono
essere una sorta di finanziamento a titolo di capitale proprio.
La specificità delle aziende qui considerata fa capire che il Roe è un
indicatore meno utile e più ambiguo rispetto al Roi327. Date le caratteristiche
particolarmente prudenziali che dovrebbero assumere le squadre di calcio in
326
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 315.
327
G. RUSCONI, cit. p. 216.
153
conseguenza della loro natura “no profit”, appaiono più utili gli indici collegati
alla solidità finanziaria e patrimoniale che quelli di redditività. Occorre
precisare che l’obiettivo di gestione delle società professionistiche di calcio
condiziona la rilevanza dei diversi indici anche ai fini della programmazione e
del controllo.
L’obiettivo esplicito dei team calcistici è quello di essere più all’altezza
possibile sul piano sportivo, sia pure sotto il vincolo di una gestione
sufficientemente solida328. La questione è in realtà assai complessa e ciò rende
difficile la traduzione dei reali obiettivi strategici della società in grandezze
monetarie specifiche: questo vale soprattutto per i club inseriti in holding.
Il problema è che nei team calcistici il reddito netto può sì essere positivo,
ma in ogni caso non è questa la variabile fondamentale che incide sulle
decisioni strategiche.
Un reddito netto negativo è la regola nelle società di calcio e la conseguenza
di ciò non può che essere una notevole perdita di importanza del modello base,
che vorrebbe essere l’espressione di come si raggiunge un livello soddisfacente
di redditività sul capitale proprio grazie al concorso di: redditività del fatturato,
rotazione delle attività e solvibilità finanziaria329.
Sotto il profilo economico, le analisi di bilancio - in quanto “analisi
reddituali” - investono, come è ovvio, la redditività della gestione, nelle sue
relazioni con la varia e mutevole capacità remunerativa del flusso di ricavi330.
Ai fini dell’analisi economica, non soltanto di bilancio, non è sufficiente
constatare se il reddito netto dell’esercizio è positivo o negativo e se, in caso di
utile, ha o non ha sufficiente capienza come base remunerativa entro od oltre i
limiti delle esigenze proprie dell’esercizio considerato. Al riguardo, è infatti
anche necessario analizzarne la varia origine.
In questi termini, ha indubbio rilievo l’individuazione del “contributo”
attribuibile, agli effetti indicati, da un lato alla “gestione caratteristica”,
dall’altro alla “gestione atipica” ed a quella “straordinaria”.
Emerge così la necessità di indagare sulla varia capienza del “risultato
operativo” e sulle molteplici relazioni che possono sussistere tra questo risultato
e quello netto331. Ne segue che i giudizi sulla situazione economica
dell’impresa, se da un lato coincidono con quelli sulla redditività della gestione,
dall’altro non riescono significativi quando ignorino il peso assunto in termini
di “ capacità di reddito” dalla “gestione caratteristica”.
328
G. RUSCONI, cit. p. 282.
329
IBIDEM, p. 283.
330
Cfr. G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 263.
331
IBIDEM, p. 264.
154
In altri termini, una situazione economica, per essere soddisfacente, deve per
lo più ancorarsi, nel breve ma soprattutto nel lungo periodo, alle condizioni
proprie della “redditività operativa”.
La reddditività del capitale investito (“Return on investment” in lingua
inglese, in simboli ROI332) è espressa dal quoziente
Reddito operativo
------------------------
Capitale investito
in cui il numeratore indica il risultato operativo globale, costituito dal
risultato operativo caratteristico e dai proventi netti degli investimenti accessori,
ed il denominatore il capitale complessivo acquisito e investito.
Il quoziente così ottenuto esprime il rendimento economico dell’intero
capitale impiegato a prescindere dalla sua provenienza (capitale proprio e
capitale di credito) e costituisce un indicatore assai valido per valutare
l’efficienza economica della gestione caratteristica e degli investimenti
accessori insieme considerati 333.
Tuttavia la scelta del denominatore è particolarmente critica nelle società di
calcio334 a causa dei tempi della campagna acquisti, che prende ufficialmente
avvio dopo la chiusura del periodo amministrativo. In tal modo è necessario
riflettere sul capitale investito più coerente con il valore di reddito operativo
posto al numeratore. In termini generali, le alternative sono tre:
1) capitale investito all’inizio del periodo;
2) capitale investito medio nel periodo;
3) capitale investito a fine periodo.
Nel modello concettuale qui preso a riferimento, il capitale investito da
utilizzare sarebbe l’iniziale, in quanto è logicamente inseribile “in uno schema
di analisi della “capacità di autofinanziamento”. Tuttavia, seguendo tale
impostazione generale, si otterrebbe un indice dal significato economico assai
dubbio, in quanto al denominatore non sarebbero considerati gli investimenti in
capitale umano che però hanno apportato la loro utilità nell’esercizio,
contribuendo alla determinazione del reddito operativo.
La scelta del valore medio risulta di specie compromissoria poichè, seppur
finalizzata a ridurre l’incertezza insita nei valori estremi utilizzati per calcolarlo,
332
Sul concetto di reddito operativo e di redditività operativa si vedano:
G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 265 e ss.;
O PAGANELLI, cit. p. 41 e ss.;
V. CODA, BRUNETTI, M. BARBATO BERGAMINI, cit. p. 14; IBIDEM p. 61 e ss.;
BRUNETTI, CODA, FAVOTTO, cit. p. 13 e ss.; IBIDEM p. 42 e ss., 63 e ss.;
C. CARAMIELLO, cit. p. 221 e ss..
333
O. PAGANELLI, cit. p. 41.
334
C. Teodori, cit. pag. 133-134
155
ne incorpora i limiti. Inoltre, rende estremamente complessa l’analisi senza
apportare benefici informativi supplementari.
Accantonate le prime due alternative, non rimane che la terza, anche se non
esente da limiti. L’aspetto positivo è certamente individuabile nel fatto che il
denominatore è comprensivo degli investimenti associati a tutti i calciatori a
disposizione della squadra, compresi quelli i cui diritti sono stati acquisiti
all’inizio del periodo amministrativo (dopo il 1° luglio e, eventualmente, nella
seconda fase della campagna acquisti) ed al netto dei diritti ceduti nel
medesimo periodo. L’aspetto negativo è invece individuabile nel fatto che
utilizzare il valore finale del capitale investito, significa introdurre un elemento
limitante nel calcolo della redditività in quanto quest’ultima va determinata in
funzione delle risorse finanziarie disponibili all’inizio del periodo e non alla
fine del medesimo.
Il valore di capitale investito preferibile sarebbe quello emergente alla fine
della campagna acquisti: non potendo, come analisti esterni, disporre di tale
informazione, un surrogato è individuabile nel capitale investito netto finale
incrementato dalla quota di ammortamento dei diritti sportivi. Infatti, senza la
rettifica proposta, la redditività sarebbe, ceteris paribus, maggiore inquanto si
ridurrebbe il denominatore di un valore che già ha contribuito alla
determinazione del reddito posto al numeratore.335..
Il Roi diviene più importante del solito nei casi in cui il peso degli oneri
finanziari è rilevante.
Si può infatti confrontare il Roi con il costo dell’indebitamento (soprattutto
di quello manovrabile dalle politiche finanziarie) e quindi cautelarsi contro la
possibilità che l’effetto leva finanziaria negativo possa in futuro danneggiare la
partecipazione all’attività sportiva336. Si è visto che l’elaborazione del budget
della redditività sul capitale proprio delle società di calcio è condizionato dalla
necessità di tenere conto sia del vincolo della “non profittabilità”, sia della
presenza di holding non interessate al risultato economico della società presa
nella sua singolarità.
Può allora aumentare di importanza l’uso della redditività sul capitale
investito, che esprime la redditività degli investimenti come tali,
indipendentemente dall’essere le fonti di finanziamento proprie o di terzi. In
particolare un aumento del Roi può servire a contenere i risultati di un eventuale
effetto leva finanziaria negativo.
Una crescita del Roi può anche servire a rendere la società meno dipendente
dal conseguimento forzato di plusvalenze e quindi porla nella condizione di
335
Ibidem, pag.134
336
G. RUSCONI, cit. p. 212.
156
mantenere o aumentare la propria efficienza sportiva. Quest’ultimo aspetto è
fondamentale, poichè un programmato e costante aumento del Roi può
permettere a “piccole” squadre (non collegate ad holding potenti) di cautelarsi
contro bruschi crolli finanziari senza cedere importanti contratti337.
Il passo successivo dell’analisi prevede la scomposizione dell’indice che
esprime la redditività del capitale investito nella gestione caratteristica in due
indici specifici, volti ad individuare le componentoiùi primarie di detta
redditività338.
Il primo di questi indici concerne la redditività delle vendite (“Return on
sales” in lingua inglese, in simboli ROS) ed è dato dal rapporto
Reddito operativo
----------------------
Ricavi di vendita
Entrambi i valori sono trattati direttamente dal conto economico
riclassificato. Una analisi più approfondita della redditività specifica delle
prestazioni di servizi rese dalle società di calcio, porta all’analisi dell’indice in
esame nella seguente fattispecie:
337
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 387.
338
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 90.
339
Cfr C. TEODORI p. 237-238
157
L’indice così ottenuto esprime sinteticamente la capacità rimunerativa del
flusso dei ricavi tipici dell’azienda in esame340. La capacità rimunerativa del
flusso di ricavi prodotti dalla “gestione caratteristica” emerge da un complesso
di condizioni - sia interne, che esterne - e costituisce a sua volta una complessa
condizione di efficienza economica dalla quale largamente, anche se non
unicamente, dipende la redditività della gestione medesima (“Redditività
operativa”).
In quanto quoziente positivo (ROS > 0), esso esprime la porzione di ricavo
netto ancora disponibile dopo la copertura di tutti i costi attribuiti alla “gestione
caratteristica”341.
In altre parole, l’indice in oggetto delimita l’ulteriore capienza dei “ricavi
operativi” agli effetti sia della copertura dei restanti costi ed oneri d’esercizio
(oneri finanziari, oneri tributari, ecc.), sia della rimunerazione del capitale
proprio (e di altri fattori a compenso analogamente ancorato ai risultati di
periodo). Un negativo indice di economicità delle vendite (ROS < 0) segnala
invece inettitudine dei “Ricavi operativi” a coprire tutti i costi della “gestione
caratteristica”, oltre che, s’intende, i restanti costi ed oneri di esercizio342.
L’utilità di questo indice nell’ambito di un “pacchetto” di quozienti da
allegare al bilancio d’esercizio delle società di calcio è in funzione della
necessità di informazione sull’autonomia finanziaria e sui possibili volumi di
reddito conseguibili.
Il secondo indice concerne la rotazione del capitale investito della gestione
caratteristica ed è a sua volta dato dal rapporto
Ricavi di vendita
--------------------
Capitale investito
in cui Ci rappresenta le attività complessive medie attinenti alla gestione
caratteristica.
Tale indice esprime la velocità di rigiro (“turn over”) del capitale impiegato
nella produzione tipica.
Si tratta di una interpretazione parzialmente differente da quella connessa
all’indice Vendite/Capitale investito (V/C) poichè l’utilizzo del capitale umano
può essere interpretato secondo due “visuali”:
- la capacità di generare ricavi;
- la capacità di generare spettacolo calcistico.
340
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 58.
341
Cfr. G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 283.
342
Cfr. G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p. 283
158
Non vi è dubbio che i due momenti siano connessi in modo stringente ma è
anche possibile che in alcune società siano temporalmente disgiunti 343.
Precisamente quante volte nell’arco annuale il capitale stesso ritorna in forma
liquida attraverso le vendite nette - che nelle società calcistiche si configurano
come ricavi della gestione sportiva - considerate come motrici del processo di
attivazione del capitale344. Questo rapporto mostra l’attitudine degli
investimenti ad ottenere maggiori o minori ricavi di vendita.
Il quoziente qui proposto è particolarmente significativo per le società
calcistiche, poichè il giro di affari è una grandezza fondamentale per aziende
che non hanno diretti obiettivi di redditività sul capitale proprio345. E’
importante osservare che il tasso di rigiro degli investimenti esprime la
relazione tra una “dimensione operativa” dell’azienda espressa dai ricavi della
gestione sportiva e una “dimensione strutturale” (espressa dagli investimenti
netti posti al denominatore)346. Esso perciò, se è posto in relazione con
opportuni termini di confronto segnala la presenza eventuale di equilibri tra
volume dell’attività svoltasi nell’esercizio e dimensioni strutturali347.
Passando dall’analisi consuntiva all’analisi prospettica si può dire che la
predisposizione in termini di budget dei rapporti Ro/V e V/Ci implica sia una
serie di previsioni in relazione ai prezzi di vendita (biglietti, abbonamenti,
sponsorizzazioni, ecc.), sia programmi budgettari riguardanti produzione (
incontri sportivi, pubblicità), servizi e costi inerenti a ciò.
Si è così in presenza di specifici budget operativi e qui si parla in particolare
di programmare alcuni rapporti come quello tra il costo del venduto e le
vendite, che nelle società di calcio si traduce nel quoziente tra costo della
gestione sportiva e ricavi della gestione sportiva stessa348.
Esaminato più volte il significato del patrimonio umano nelle gestioni
calcistiche appare opportuno consentirne una valutazione dell’incidenza, sotto
un profilo economico, attrraverso l’indice misuratore della redditività del
patrimonio umano.
343
Cfr. C. TEODORI, p. 235.
344
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 60 e ss.
345
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 213.
346
“Si può dire che nel caso specifico delle società calcistiche , il rapporto valuta la potenzialità
del parco calciatori, tramite la sua popolarità ed i successi sportivi, di produrre entrate. Se poi tale
potenzialità di fatturato sarà tradotta in potenzialità di reddito, dipenderà dalla bontà della
gestione”. Cfr. GRIMALDI E FIGOLI, cit. p. 259.
347
Cfr. BRUNETTI, CODA, FAVOTTO, cit. p. 32.
348
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 388.
159
Tale indice è espressivo della redditività degli investimenti in risorse umane,
in quanto al numeratore si considerano esclusivamente componenti positivi o
negativi derivanti dalla gestione sportiva. Risulta evidente come al crescere
dell’incidenza del patrimonio calciatori sul totale del capitale investito e,
supposto costante il contributo della gestione non sportiva (in valore assoluto),
per non ridurre il ROI è necessario il mantenimento o l’incremento del reddito
prodotto dalla gestione sportiva. L’incremento dell’incidenza dovuta, ad
esempio, a nuovi investimenti, comporta una crescita dei costi associati ai
calciatori (emolumenti, quote di ammortamento): solamente uno sviluppo dei
ricavi permette il mantenimento dell’equilibrio e l’ottenimento di un reddito
operativo di gestione sportiva congruo349.
4.2 Alcuni indici di collegamento
Costi amministrativi
-------------------------------
Ricavi della gestione sportiva;
349
Cfr. C. TEODORI, p. 235-236
350
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 212.
160
ragione d’essere nella subordinazione dell’obiettivo economico al
proseguimento del più ampio obiettivo del reddito indiretto351. Nei club di più
modeste dimensioni questa eccedenza ha origine da un lato nella necessità della
società di garantirsi comunque una certa competitività sportiva - e ciò si traduce
nel sostenimento di costi elevati per l’acquisto e la remunerazione di calciatori
di discreta caratura a fronte di ricavi sportivi molto contenuti - e da un altro
nella speranza che le gestioni accessorie352 opportunamente pianificate,
consentano di realizzare quei ricavi integrativi necessari a sanare lo squilibrio
sorto a livello della gestione caratteristica.
Il secondo indice precisa a quanto ammontano i costi legati all’utilizzazione
di fattori produttivi non direttamente connessi alla prestazione sportiva.
Bisogna tuttavia tener presente che non esiste sempre un legame particolare
tra valore del costo e peso sportivo del team calcistico353.
L’ultimo di questi tre indici mostra quanto “rende” il capitale fisso, che nel
caso dei club calcistici costituisce la parte fondamentale degli investimenti dei
club. Tale indice, che da altri354, con lievi modifiche, viene definito “indice
d’efficienza d’uso del capitale proprio” ha un significato molto prossimo agli
indici di rotazione adottati nelle analisi dei bilanci delle società commerciali e
industriali.
Esso rappresenta quante volte in una stagione calcistica il capitale proprio
ruota intorno ai ricavi della gestione caratteristica.
Un indice utile a confrontarsi con il ROI è dato grado di onerosità del
capitale di credito:
Oneri finanziari
---------------
Capitale di terzi
351
Circa il comcetto di reddito indiretto nelle società calcistiche cfr. p. 3.
Inoltre, relativamente alle diverse decisioni che presiedono al comportamento delle società
sportiva indipendenti rispetto a quelle facenti parti di un gruppo, si veda il paragrafo 1, capitolo II.
352
Sulla possibilità di definire, correttamente o meno, accessori quei proventi realizzati dai club
minori sulla base di un’attenta programmazione e come frutto di ottenute scelte gestioinali si
vedano p. 301 e ss..
353
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 300.
354
Cfr. DANIELA, GIANNI E GIUSEPPE LO MARTIRE, Analisi di bilancio delle società calcistiche, cit.
p. 82.
355
Cfr. GRIMALDI & C., cit. p. 258 e ss.; G. RUSCONI, cit. p. 222.
161
Non sembra quindi necessario proporre questo rapporto come fondamentale
per i bilanci qui esaminati.
Oneri finanziari
------------------
Costi totali
Si tratta di un’indice che è utile genericamente per mostrare quanto costa
l’esposizione con i finanziatori, anche se si è visto che il basso (o negativo)
livello del reddito operativo rende assai poco conveniente alle squadre di calcio
il ricorso a prestiti onerosi.
Diversamente dal rapporto tra oneri finanziari e capitale di terzi, questo
indice va però utilizzato, poichè il peso degli oneri finanziari entro la struttura
dei costi è un’informazione importante, anche indipendentemente dal diverso
grado di dei prestiti356.
Emolumenti lordi
---------------------
Ricavi netti gare
356
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 222.
357
Circa l’evoluzione qunatitativa del costo del capitale umano nelle ultime stagioni si veda in
dettaglio F. MANNI, cit. p. 65.
358
P. Monfroglio, cit. pag. 61
162
1. economicamente connesse agli emolumenti relativi ai calciatori vi sono
anche le altre categorie elementari di ricavo apparteneti alla gestione sportiva,
di conseguenza non appare significativo comparare tali costi solamente con una
tipologia di ricavi. Tale considerazione è ancor più importante se si osserva
l’evoluzione temporale nella composizione dei ricavi della gestione sportiva359.
Occorre a questo punto accennare ad indici che sono importantissimi
nell’analisi dei bilanci delle usuali imprese industriali e commerciali, ma che
non sembrano avere particolare rilevanza per le società calcistiche.
Innanzitutto hanno valori e significato pressocchè nullo gli indici relativi al
magazzino (es.:rotazione del magazzino).
Vi sono poi gli indici legati alla rotazione ed alla durata dei crediti e debiti
commerciali. Nel caso dei crediti appare assai difficile parlare di un ruolo
significativo dei crediti commerciali, infatti:
1) Le vendite si realizzano per contanti;
2) i crediti con società di calcio hanno un andamento ed un iter
amministrativo tali che non sembra assolutamente opportuno assimilarli al
ciclico incasso dei crediti con i clienti;
3) per quanto riguarda i debiti, anche in qusto caso è assai difficile isolare
una voce di debiti commerciali poichè i creditori sono quasi sempre: giocatori,
enti previdenziali, altre società, Erario, holding capogruppo. E’ quindi scorretto
parlare di regolari e ciclici debiti di fornitura360.
Le specificità dei club calcistici suggeriscono di ampliare il sistema che si sta
costruendo e di includere in esso alcuni quozienti integrativi, che riflettono le
particolari caratteristiche gestionali delle aziende calcistiche. Il lettore esterno
può infatti essere particolarmente interessato sia a considerare il valore della
percentuale di “costi dei diritti” già ammortizzata, sia l’ evoluzione di quest’
ultima voce nell’ arco di più esercizi.
Si propone così un indice dato dal rapporto fra il fondo di ripartizione ed il
costo capitalizzato delle prestazioni:
Fondo ripartizione
----------------------------------
Costo aquisizione contratti
(patrimonio lordo giocatori)361.
1) Nei team calcistici è essenziale evidenziare il rapporto tra “Fondo
ripartizione prestazioni giocatori” e “Costi pluriennali dei diritti alle
prestazioni”.
Un elevato valore assunto da tale indice è da considerarsi positivamente:
significa, infatti, che il valore contabile attribuito ai giocatori in bilancio è
359
Cfr. C. TEODORI p. 241-242.
360
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 223.
361
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 224.
163
proporzionalmente basso per cui meno dirompente è il danno che può derivare
alla società se, per qualsiasi motivo (si pensi agli infortuni), non è più possibile
far conto sulle prestazioni di alcuni giocatori362.
Di particolare valore segnaletico, specie per quanto riguarda l’ informativa
ritraibile dal confronto temporale dei “ratios”, sono alcuni indici di
composizione363.
362
Cfr. G. LO MARTIRE, cit. p. 80.
363
Sulla necessità di ricorrere agli indici di composizione e alla percentualizzazione del bilancio
si veda C. CARAMIELLO, cit. p. 158 e ss.
364
Circa l’evoluzione della composizione e l’andamento temporale delle risorse impiegate e dei
componenti positivi di reddito nel quinquennio 1985/1989 si veda F. MANNI, cit. p. 61-65.
365
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 77.
164
giustamente è stato affermato, in concreto l’equilibrio fra mezzi propri e mezzi
di terzi nel finanziamento dell’impresa risulta da un “arbitraggio permanente”
fra esigenze di sicurezza finanziaria ed esigenze di redditività366.
Quanto precede consente di comprendere l’importanza del quoziente di
autonomia finanziaria nel quadro delle analisi concernenti la solidità
patrimoniale d’impresa. Nel tipo di azienda qui indicato appare particolarmente
importante questo rapporto, poichè si è visto che in istituzioni con obiettivi più
ampi del mero perseguimento del profitto economico in senso stretto, la solidità
finanziaria è molto più necessaria di una redditività che difficilmente si
trasforma in dividendi per gli azionisti367
Una significativa configurazione del quoziente di autonomia finanziaria è
data dal rapporto
Capitale netto
---------------------
Capitale investito368
366
Cfr. A. GREMILLET, Les ration et leur utilization, p. 56.
367
G. Rusconi, cit. pag.217.
368
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 78.
369
O. PAGANELLI, cit. p. 79.
165
Gli autori che si sono occupati di questo argomento precisano molto
opportunamente che si tratta di termini di riferimento generici, da interpretare
con notevole flessibilità in rapporto alle concrete circostanze. I confini fra zona
e zona sono in ogni caso largamente approssimativi370.
L’indice summenzionato va pertanto utilizzato senz’altro nell’analisi dei
bilanci dei team calcistici, ma occorre badare a due ordini di osservazioni
cautelative371: le prime legate alle caratteristiche intrinseche dell’indice, le
seconde inerenti alle specificità delle società calcistiche.
1) Viene suggerito dagli esperti “pratici”372 un valore per indicare quando
un’impresa è sufficientemente capitalizzata e questa percentuale è calcolata tra
il 33% ed il 66% del capitale investito.
In realtà il significato di “livello di guardia” di questo quoziente è influenzato
da una serie di elementi:
1a) Il tipo di impresa: un’azienda che utilizza maggiori immobilizzazioni
(come è il caso delle squadre di calcio) è più esposta delle altre al rischio di
aumentare la propria dipendenza dai finanziatori oltre un minimo tollerabile.
1b) Composizione qualitativa dei debiti di finanziamento: la presenza di fonti
di terzi a lungo termine (ad es. mutuo federale) amplia i margini di manovra
autonoma entro un dato livello di indebitamento.
1c) L’effetto leva finanziaria: se la redditività sul capitale investito è
superiore al costo dei finanziamenti, una diminuzione provvisoria
dell’indipendenza finanziaria può riflettersi talvolta in un forte incremento della
redditività sul capitale proprio. Si potrà così determinare nel lungo periodo un
graduale recupero della quota di fonti appartenenti al soggetto giuridico
aziendale.
2) Alcune caratteristiche specifiche della gestione delle aziende calcistiche
rendono insufficiente l’indice in esame come misura dell’indipendenza
finanziaria delle squadre di calcio.
2a) La presenza di un holding capogruppo può alterare (o addirittura
annullare) il significato di tale indice come segnale dell’indipendenza
finanziaria e ciò vale soprattutto perchè la squadra di calcio è inserita nel
gruppo non per le sue capacità di reddito diretto, ma come “bandiera” di una
holding e fonte di vantaggi economici indiretti.
370
Cfr. M. MOISSON, Pratique de gestione financiere, p. 61 e ss.
A. GREMILLET, Les ration et leur utilization, p. 57 e ss.
FERRERO, DEZZANI, cit. p. 165 e ss.
M. CATTANEO, Analisi finanziaria e di bilancio, cit. p. 33 e ss.
371
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 217.
372
Si veda la nota della pagina precedente.
166
2b) Il capitale netto va interpretato correttamente in senso sostanziale,
badando bene ad inserirvi anche quei debiti che in realtà nascondono veri e
propri conferimenti (debiti postergati).
2c) La valutazione del “capitale umano” e delle quote di ammortamento può
alterare sensibilmente questo rapporto, poichè gli impieghi netti potrebbero
essere calcolati in modo inidoneo a rappresentare l’effettiva situazione
patrimoniale - finanziaria della società.
Si pensi al caso di impieghi netti calcolati per venti miliardi e fonti proprie
per 5 miliardi. In questo caso l’indice di autonomia finanziaria = 25%. Si
supponga che il “patrimonio calciatori” sia stato valutato dieci miliardi di lire
(al netto del fondo ripartizione).
Si considerino i due casi:
A) Il patrimonio calciatori è stato valutato per due miliardi in eccesso.
In questo caso gli impieghi economicamente reali ammontano a 18 miliardi e
l’indice vale 3/18 = 17%.
E’ bastata una “svalutazione del calciatore” (valore netto contabile) del 20%
(otto miliardi anzichè dieci) per fare variare l’indice di indipendenza finanziaria
da 1/4 a 1/6. Chi conosce anche poco le cronache sportive sa che una
sopravalutazione del 20-25% del “patromonio giocatori” è facilmente possibile.
B) Se invece si fosse sopravalutato il diritto alle prestazioni (si pensi a dei
giovani ancora legati da vecchi contratti) per due miliardi, la situazione sarebbe
la seguente:
indice di autonomia fnanziaria= 7/22 = 32%
Si sarebbe così in prossimità del livello di 1/3 richiesto dagli standard
finanziari373.
L’equilibrio della struttura patrimoniale-finanziaria costituisce certamente un
problema complesso. Un primo aspetto di tale equilibrio, riguardante le
relazioni fra le due fonti primarie di provvista del capitale, è già stato
esaminato.
Appare significativo occuparsi ora di un secondo aspetto, non meno
importante del primo, quello riguardante le relazioni fra fonti e impieghi del
capitale medesimo. Chiaramente le risorse attinte dalle varie fonti finanziano la
gestione nella sua globalità, non già distinti investimenti. Nondimeno
un’appropriata relazione strutturale fra fabbisogni di capitale derivanti dai
diversi impieghi e provviste di capitale derivanti dalle diverse fonti è pur
sempre necessaria374 per non incorrere in pericolose tensioni finanziarie375.
373
Esempio tratto da G. RUSCONI, cit. p. 219.
374
Cfr. L. GUALTRI, Le politiche finanziarie, Milano 1970, p. 111 e ss.;
T. BIANCHI, La finanza aziendale, cit. p. 12, 117 e ss.;
G. FERRERO, Il controllo finanziario nelle imprese, cit. p. 73 e ss.
375
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 80 e ss.
167
Quanto precede consente di comprendere l’importanza della nozione di
capitale circolante netto e dei quozienti di copertura finanziaria.
In questo contesto, ed in relazione alla presenza nelle società di calcio di
cospicue attività immobilizzate identificabili nei diritti alle prestazioni degli
atleti, appare utle menzionare l’indice di copertura delle immobilizzazioni. Esso
è espresso dalla relazione:
Passività consolidate
------------------------
attività immobilizzate
di lungo periodo
376
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 81.
377
Cfr. G. D. E G. LO MARTIRE, Analisi dei bilanci delle società calcistiche, cit. p. 77.
378
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 221.
168
A) una società che abbia impegnato una quota percentualmente rilevante di
capitali in giocatori dispone di una quota esigua per far fronte alle necessità
correnti quali pagamento di retribuzioni, premi, contributi previdenziali, viaggi
trasferte, prestazioni di terzi, ecc. ;
B) una società che abbia impegnato una quota percentualmente rilevante di
capitali in giocatori ha scarsa liquidità disponibile per acquistare nuovi giocatori
e sfruttare eventuali occasioni favorevoli che si presentassero sul mercato379;
Una prima riflessione derivante da questa situazione, è la necessità di un
elevato grado di capitalizzazione, così da assicurare un livello di copertura
finanziaria adeguato: nella realtà tale necessità non viene pienamente
soddisfatta.
Una seconda considerazione deriva dalla specie dell’attività immobilizzata:
non sono certo infrequenti, in generale, situazioni nelle quali il capitale fisso
rappresenta una percentuale elevata degli investimenti. Nel caso specifico, tale
capitale è di specie umana, con le inevitabili incertezze collegate alla sua
valutazione ed alla futura capacità di produrre reddito. Di conseguenza, la
necessità di adeguata copertura con i mezzi prorpi diventa ancor più critica.
Al fine di acqusire informazioni rilevanti ai fini dell’analisi della solidità si
calcola il margine di struttura:
379
G. D. E G. LO MARTIRE, Analisi dei bilanci delle società calcistiche, cit. p. 75.
169
le premesse per la formulazione di una valutazione non soddisfacente sulla
solidità380.
380
Cfr. C.TEODORI, p. 228
381
Cfr. C. TEODORI, p.229-230
382
Per una più articolata trattazione si vedano in proposito:
V. CODA, G. BRUNETTI, M. BARBATO BERGAMINI, Indici di bilancio e flussi finanziari;
G. FERRERO, Il controllo finanziario delle imprese;
A. GREMILLET, Les ration et leur utilization;
R.D. KENNEDY, S. I. Mcmullen, Financial Statements Form, Analysis and interpretation,
Honewood 1968;
170
L’analisi della liquidità non presenta caratteristche peculiari rispetto ad altre
tipologie di azienda, salva la considerazione della mancanza di rimanenze,
elemento assai critico in fase di valutazione.
Gli indici di liquidità di una società calcistica assumono un significato
importante, poichè la situazione reddituale non si presenta generalmente
soddisfacente. In tal contesto, una situazione di liquidità non critica, può agire
positivamente sull’assetto economico globale, di per sè assai incerto. Ribadendo
la funzione critica della liquidità, risulta opportuno il calcolo di altri indicatori
che permettano di meglio valutare tale situazione, con particolare riferimento
alla capacità della gestione caratteristica.
171
Questi quozienti sono da utilizzare nell’analisi dei bilanci delle aziende
calcistiche, ma occorre tenere presente che il valore tendente ad 1, che gli
analisti pongono come obiettivo dell’indice di liquidità secca, viene ad essere
considerato come punto di riferimento per l’intera liquidità383. Peculiarità delle
aziende calcistiche è pertanto la coincidenza tra margine di tesoreria e capitale
circolante netto384.
La comparazione permette di conoscere la fonte od il fabbisogno di
circolante prodotto (o assorbito) da ogni lira di ricavo. L’esplicita
considerazione delle variazione intervenute nel circolante, permette la
determinazione dell’indice di monetarizzazione delle vendite, da interpretare
come le risorse monetarie prodotte (assorbite) da ogni lira di fatturato. L’indice
principale è l’indice di “monetarizzazione” dei ricavi di gestione caratteristica
così composto:
Quest’ indice può essere considerato dai terzi come un ulteriore informazione
sullo stato di salute finanziaria dell’ azienda.
La presenza al numeratore di un valore di natura economica non deve infatti
trarre in inganno, poichè scopo essenziale di questo parametro è fornire
garanzie sulla capacità dell’ azienda di fare fronte ai propri impegni grazie ai
flussi finanziari connessi ai ricavi.
383
Cfr. G. RUSCONI, p. 211.
384
Cfr. O. PAGANELLI, p. 94.
Il capitale circolante netto ed il margine di tesoreria sono legati tra loro da una precisa relazione:
CCN=I+L+M-P
MT=I+L-P
MT=CCN-M nelle società calcistiche MT=O quindi MT=CCN.
385
C. TEODORI, cit. pag. 248-249.
172
Le ragioni di questo indice ed il rispetto dei suoi valori minimi hanno
rilevanza anche all’ interno del complesso e sinergico insieme di dati ed
informazioni messi a disposizioni degli interlocutori qualsiasi dell’ azienda
calcistica386.
Il parametro in questione risulta analiticamento nelle Norme Organizzative
Interne della FIGC. L’ art. 86 (comma 3) delle suddette norme afferma:
“Dal bilancio e dalle situazioni infrannuali deve emergere un parametro
sintetico indicativo dell’ equilibrio gestionale. Tale parametro è rappresentato
da un rapporto “ricavi / indebitamento” non inferiore a tre”.
Si tratta evidentemente di un indice volto a garantire soprattutto la solidità
finanziaria e quindi non finalizzato di per sè all’ ottimizzazione della gestione
economica. Per quanto riguarda la composizione del parametro emerge in
modo chiaro la motivazione centrale di inserire al numeratore solo quei ricavi
che hanno preciso e sicuro carattere di ordinarietà. Il punto 5 del suddetto
articolo sottolinea infatti che i ricavi da considerare, ai fini del rapporto di cui al
comma 3, sono gli incassi lordi da gare, compresi gli abbonamenti ed i proventi
da sponsorizzazioni, convenzioni con la RAI ed altri relativi ad operazioni di
pubblicità e concessioni varie; ad essi debbono essere aggiunti i contributi
correnti, sia federali che di Enti vari. Sono invece esclusi: le plusvalenze
derivanti dalla cessione del diritto alle prestazioni dei calciatori, i ricavi
derivanti dalla cessione temporanea del diritto alle prestazioni dei calciatori, i
contibuti di qualsiasi specie erogati dai soci, ogni altro ricavo o contributo non
aventi carattere ordinario.
Relativamente alla composizione del denominatore, invece, l’ indebitamento
da considerare comprende tutti i debiti e gli impegni verso terzi di qualsiasi
natura, fatta eccezione dei debiti infruttiferi e postergati verso soci. Ove l’
ammortamento del mutuo assunto dalla società e garantito dalla F.I.G.C.
incluso nell’ indebitamento, dovesse determinare situazioni di grave,
eccezionale, anomalia del rapporto, la F.I.G.C. può valutare l’ opportunità di
considerare a tal fine solo una parte delle annualità residue. Infine i saldi
finanziari delle operazioni di trasferimento dei calciatori, inclusi gli impegni
biennali nei confronti della Lega, debbono essere compresi nell’ indebitamento
se passivi , ovvero debbono essere portati a riduzione dell’ indebitamento se
attivi.
Per quanto attiene al momento temporale di riferimento per il calcolo del
parametro è importante sottolineare che tale parametro deve esseere rispettato
nel bilancio di esercizio, nel bilancio semestrale di verifica e nelle situazioni
infrannuali (trimestrali) presentate alla CO.VI.SO.C.
386
G. RUSCONI, cit. pag. 231-232.
173
In particolare, i ricavi da utilizzare sono quelli dell’ultimo bilancio
approvato, mentre i debiti sono quelli esistenti alla fine di ogni trimestre: nel
caso il parametro non sia rispettato, è necessario allegare un documento
esplicativo delle azioni che le società intende intraprendere per il suo
miglioramento.
In conclusione del discorso sul quoziente Ricavi / Debiti, va precisato che
quest’ ultimo pone precisi vincoli alla gestione ed alla progammazione
aziendale conseguente.
Così sono ammesse in fascia 1 le società che hanno un rapporto ricavi /
indebitamento non inferiore a 3. Le società che appartengono a questa prima
fascia sono ammesse a partecipare alla campagna acquisti senza alcuna
limitazione o vincolo.
Sono inserite sulla seconda fascia le società il cui rapporto ricavi /
indebitamento non sia inferiore a 2,10. Tali società potranno effettuare
operazioni di acquisizione dei diritti alle prestazioni dei calciatori solo se tali
operazioni saranno finanziate con mezzi propri (aumento del capitale sociale
e/o prestiti postergati ed infruttiferi e/o versamenti in c/aumento del capitale le
cui attrazioni siano garantite da fidejussione bancaria fornita da amministratori
e soci, tenendo conto si intende dei ricavi ottenuti da eventuali cessioni387.
Infine sono inserite in fascia 3 le società che ai fini del rapporto ricavi /
indebitamento non possono essere incluse nella fascia 2 o che comunque
presentino una delle seguenti situazioni:
a) abbiano debiti verso istituti previdenziali e verso l’erario per ritenute
effettuate da più di due mesi e non versate;
b) non abbiano provveduto a sanare le irregolarità contestate dalla F.I.G.C.
per le quali sia stata disposta la sospensione o la decadenza dei contributi
federali;
c) presentino alla data della attribuzione della fascia irregolarità tali da non
consentire l’iscrizione al prossimo campionato.
Alcune considerazione su quest’ultimo rapporto possono risultare
significative:
1) Si è visto che388 l’indice in questione è volto a garantire la solidità
finanziaria e quindi non finalizzato di per sè all’ottimizzazione della gestione
economica. Tale ottimazione infatti non si verificherebbe automaticamente nel
caso della richiesta, da parte degli organi federali, di un valore troppo elevato.
Potrebbe infatti ipotizzarsi l’opportunità di avvalersi di uno spread positivo tra
R.O.I. e costo dell’indebitamento e di sfruttare, per ampliare la redditività del
387
Si parla di “confino” per le società che non hanno i numeri nè per la prima, nè per la seconda
fascia.
Cfr. Il calciatore, Marzo 1993, p.7.
388
Si vedano le pagine precedenti del seguente lavoro.
174
capitale proprio, una favorevole leva finanziaria. Si tratta tuttavia di una ipotesi
molto remota per le società calcistiche dove spesso la redditività operativa
assume valori negativi389.
2) I ricavi operativi da usare per il calcolo del parametro coincidono
praticamente con quelli usati per la riclassificazione dei bilanci (gare più
abbonamenti, sponsorizzazioni, RAI e TV, pubblicità, commercializzazioni,
contributi con le sole eccezioni derivanti dall’uso del valore lordo delle gare,
anzichè del netto). Tale dato appare incomprensibilmente gonfiato - rispetto alla
reale capacità di produrre ricavi - di circa il 15% in quanto non è discutibile che
i diritti erariali, i contributi per la Lega e le percentuali per la squadra ospite
vadano scomputati dalle entrate390.
3) Può apparire non condivisibile l’esclusione dalla composizione del
numeratore dei ricavi connessi al prestito dei giocatori. Tale dato, seppur di
ridotte dimensioni, rappresenta un ricavo di tipo operativo.
4) Sorgono dubbi interpretativi sulla dizione “debiti e impegni verso terzi di
qualsiasi natura...” impiegata nell’art. 86, comma 6 per definire la composizione
del denominatore del parametro. Secondo alcuni391 infatti si tratterebbe di
considerare unicamente la categoria dei debiti indicata alla lettera D del nuovo
schema di bilancio previsto dal D.lgs 127/91. Così facendo sorgerebbero
difficoltà ai fini della misura del parametro connesse alla contabilizzazione
della operazione di riscossione anticipata di abbonamenti annuali e pluriennali.
5) Il parametro così determinato ha certamente il pregio di essere di facile e
obiettiva determinazione, riferendosi a valori di bilancio non facilmente
“manovrabili”, come nel caso del precedente rapporto tra Patrimonio Calciatori
e Mezzi propri (50% per la serie A, 60% per la serie B, e 70-80% per la serie
C): in quel caso tutte le perplessità esposte sull’obiettiva determinazione del
patrimonio calciatori e dei relativi ammortamenti, rendono di difficile
attuazione l’esatta determinazione del parametro e l’applicazione delle relative
sanzioni. D’altra parte il nuovo parametro offre certamente una visione parziale
dello stato delle società di calcio, visione che mette in qualche modo in
relazione la capacità di produrre fatturato con la struttura finanziaria dello Stato
patrimoniale, ma che non può certo sintetizzare da solo “l’equilibrio gestionale”
.
Pertanto è certamente da lodare lo sforzo della CO.VI.SO.C. di creare un
trasparente metro di valutazione, ma ne appare auspicabile una più ampia
articolazione, per meglio valutare l’esatta condizione di ”salute” delle società392.
389
Si veda quanto scritto a proposito del ROE e del ROI.
390
Cfr. GRIMALDI & C., cit. p. 247.
391
Cfr. G. SARCINA, G. TURANO, Bilanci presi a calci, cit. p. 16 e ss.
392
Cfr. GRIMALDI & C., cit. p. 247.
175
Una prima soluzione potrebbe pertanto essere quella di proporre una serie di
indici a supporto del parametro in questione.
Così appare particolarmente utile ai fini della programmazione, oltre che sul
piano del controllo consuntivo, il rapporto “ ricavi della gestione sportiva / costi
della gestione sportiva”. Potrebbe pertanto imporsi un determinato valore -
maggiore dell’unità - come misura limite del rapporto. In tal modo si
garantirebbe una copertura minima degli oneri relativi all’attività tipica di una
società calcistica - e cioè all’allestimento dello spettacolo sportivo - limitando la
programmazione delle società al sistematico realizzo di plusvalenze da
alienazioni come normale strumento per il recupero dello squilibrio, sorto tra
costi e ricavi, già a livello della gestione sportiva.
Un ulteriore indice, che più che come vincolo può essere proposto come
regola di una sana gestione calcistica, è il rapporto il “Fondo ripartizione diritti
prestazioni giocatori / Costo d’acquisizione contratti (Patrimonio lordo
giocatori)”. Fissando un elevato valore dell’indice, come limite da rispettare,
meno dirompente è il danno che può derivare alla società se per qualsiasi
motivo (si pensi agli infortuni o al non infrequente cattivo inserimento di un
calciatore nell’organico di una squadra) non è più possibile far conto sulle
prestazioni di alcuni atleti.
Il parametro in questione, che consente di conoscere sia il valore della
percentuale di “costi dei diritti” già ammortizzata, sia l’evoluzione che
quest’ultima voce avrà nei successivi esercizi, rappresenterebbe un ulteriore
freno alle spese incontrollate della campagna acquisti. Tuttavia la significatività
di quest’ultimo indice aumenterebbe sensibilmente se il dato che ne scaturisce
fosse oppotunamente integrato dal confronto tra il valore netto patrimonio
giocatori e la massa dei ricavi, operativi e non,storicamente realizzati e
prospetticamente realizzabili dall’impresa. Si tratterebbe chiaramente di
procedere da un lato, all’opportuna ripartizione per competenza del costo
relativo al patrimonio giocatori non ancora ammortizzato - parametro
d’imputazione potrebbe essere in tal senso la durata media dei contratti con i
calciatori tesserati - dall’altro di effettuare le necessarie stime al fine di
verificare la ripetibilità dei ricavi conseguiti e la capacità della società stessa di
produrne di nuovi, congetturandone opportunamente, in entrambi i casi, gli
importi.
Appaiono evidenti, in conclusione, le difficoltà connesse al recepimento di
un nuovo sistema di parametri. Tuttavia si auspica che una revisione della
normativa in materia393 opportunamente integrata proprio da un’evoluzione
393
- Com’è la salute del calcio? - <<Cattiva>> - Ha una ricetta per rimediare a questa situazione?
- <<Ridurre i compensi dei calciatori, diminuire i costi, trovare nel calcio una nuova forma di
capitalismo imprenditoriale>> - Come? - <<Bisogna modificare la legge. Le società di calcio
devono avere scopo di lucro, dobbiamo avvicinarci all’esperienza inglese e spagnola con
176
delle forme di controllo, consenta di armonizzare maggiormente la passione
sportiva alle esigenze economiche proprie della conduzione aziendale; in tal
modo si contribuirebbe finalmente alla maturazione di una “cultura dell’azienda
calcistica”, unica soluzione in grado di garantire la correttezza e la trasparenza
delle gestioni in esame.
SOCIETA’ SERIE
SITUAZIONE DELL’INDEBITAMENTO AL 199.
L.mil... L.mil...
l’allargamento della base azionaria come garanzia di salute e di efficienza>> - E per il futuro? -
<<Al 20 Luglio erano tra 50 e 60 le squadre che non potevano essere iscritte. Con fatica abbiamo
fatto sanare numerose situazioni. In un futuro prossimo ci sarà la certificazione di bilancio ad
opera di società di analisi finanziaria. Anche il problema Irpef potrà essere risolto>>.
Intervista a VICTOR UCKMAR, presidente della Covisoc. “Debiti e pallone. Parla il
fiscalista”. SERGIO GAVARDI, La Gazzetta dello Sport, 18 Agosto 1994.
177
L.mil...
178
Ricavi di gare e abbonamenti L.mil...
L.mil...
INDEBITAMENTO L.MIL....
179
Totale ricavi
(escluse rettifiche) L.mil...
L.mil...
Partite escluse:
NOTE
............................................................................................................................
................................................................................................................................
....................................
DATA ..........
Il legale rappresentante Il collegio sindacale
............ ........................
........................
........................
180
Si è già visto che particolare imortanza è da attribuirsi alla situazione
patrimoniale - finanziaria delle squadre di calcio in relazione alla loro scarsa
attitudine a generare flussi rilevanti di profitti diretti.
L’analisi dei flussi finanziari sembra essere quindi particolarmente rilevante
ai fini di un giudizio dei terzi su quello che è l’andamento finanziario delle
squadre di calcio395. Osservata sotto l’aspetto finanziario, la gestione aziendale,
nel suo continuo fluire temporale, comporta, movimenti di risorse monetario
finanziarie; la struttura e la situazione finanziaria emergenti dai bilanci di una
azienda in dati istanti, costituiscono solo aspetti istantanei di contesti in
evoluzione più o meno rapida. Le analisi istantanee o statiche, come quelle
svolte attraverso gli indici di bilancio possono, quindi, essere utilmente
integrate dalle analisi dinamiche, dei movimenti o flussi finanziari, che ne
costituiscono un necessario supporto, in quanto spiegano le cause della
situazione determinatasi, mostrando quali sono stati i movimenti finanziari
intervenuti, che segno (positivo o negativo) e che dimensioni essi hanno
avuto396. Sotto questo profilo, l’analisi dei flussi costituisce un necessario
supporto integrativo di taluni quozienti finanziari ed un indispensabile
strumento di analisi a disposizione del “sistema informativo per indici di
bilancio”397.
Il rendicono finanziario è un prospetto che raggruppa - in relazione a
determinati obiettivi di informazione - i flussi dei fondi che si sono manifestati
(analisi retrospettive o storiche) o che si manifesteranno (analisi prospettive) in
un determinato periodo di tempo. Il rendimento finanziario può, di
conseguenza, essere o consuntivo oppure preventivo. Il rendiconto finanziario
consuntivo viene inteso - tra l’altro - come uno strumento di controllo
dell’aderenza della gestione finanziaria svolta con i piani o i programmi
formulati dall’impresa, mentre il rendiconto finanziario preventivo è la
componente monetario - finanziaria del piano o del programma398. La struttura
del rendiconto finanziario dipende dalla nozione di “fondo” che in esso viene
181
rappresentato, dato che le diverse nozioni di “fondo” sono state elaborate per
diversi scopi di conoscenza. Le nozioni di “fondo” che trovano una più larga
applicazione nella prassi amministrativa sono le seguenti:
A) risorse finanziarie totali;
B) capitale circolante netto;
C) cassa399.
Mentre l’analisi dei flussi di cassa prende in esame soltanto le entrate e le
uscite monetarie, l’analisi dei flussi di capitale circolante netto esamina anche le
variazioni dei crediti e dei debiti correnti, nonchè delle giacenze di magazzino e
dei titoli facilmente negoziabili. Sotto il profilo dell’attendibilità dei valori
esprimenti i flussi finanziari, è opportuno sottolineare che mentre sui flussi di
cassa non influisce alcun valore di stima o di congettura, sui flussi di capitale
circolante netto e sui flussi di risorse finanziarie totali influiscono le stime e le
congetture che caratterizzano la formazione del bilancio d’esercizio400.
Per quanto riguarda la scelta relativa al rendiconto finanziario da adottare è
necessario sottolineare che essa è funzione di varie circostanze prime fra tutte la
natura dell’attività svolta dall’impresa ed il genere di informazione che si
vogliono ottenere401.
Nella maggior parte dei casi il rendiconto finanziario si impernia sul concetto
di risorse come Capitale Circolante Netto402. La spiccata preferenza per tale
399
Cfr. O. PAGANELLI, p. 100.
400
G. FERRERO, F. DEZZANI, cit. p.341.
401
Cfr. O. PAGANELLI, p. 100.
402
Il capitale circolante netto è la differenza tra attività correnti (attività disponibili e passività
correnti (passività a breve). La composizione del capitale circolante netto è nelle società
calcistiche così configurabile:
Attivo corrente
Depositi bancari e postali
Altre disponibiolità liquide
Crediti per pubblicità e concessioni
Crediti verso Lega e Organi federali
Altri crediti gestione caratteristica corrente
Crediti commerciali societàà del gruppo
Ratei e risconti attivi gestione caratteristica corrente
Passivo corrente:
Banche
Debiti per sponsorizzazioni
Dipendenti e tesserati
Istituti previdenziali e sicurezza sociale
Fornitori
Acconti
Altri debiti - settore specifico
Altri debiti gestione caratteristica corrente
182
concetto fra tutte le possibili nozioni di risorse finanziarie, ha una spiegazione
razionale nel fatto che, assumendo tale concetto a fondamento del rendiconto
finanziario, quest’ultimo viene ad accogliere nel suo seno quel reddito lordo
prodotto dalla gestione corrente che impropriamente talora è denominato
“reddito spendibile” (o anche, “cash flow”), il quale altro non è che il flusso di
capitale circolante creato (o distrutto) dalla gestione corrente.
Il flusso di circolante originato dalla gestione è una nozione di importanza
cruciale nell’analisi finanziaria del bilancio403. Esso, infatti, essendo nel
183
contempo un risultato economico lordo e un flusso finanziario, è l’anello di
congiunzione fra conto economico e conto finanziario, anello essenziale se si
vuole “toccare con mano” come l’andamento economico della gestione si
ripercuote sulla dinamica finanziaria dell’impresa404. Tuttavia per le peculiarità
proprie delle gestioni sportive, appare più utile applicare alle società di calcio,
l’analisi dei flussi di cassa405, in quanto permette di non considerare eventuali
rapporti creditizi (o debitori) a breve termine con unità economiche che
potrebbero essere holding capogruppo delle società stesse406.
Va precisato inoltre che le società di calcio differiscono gestionalmente e
contabilmente dalle usuali aziende soprattutto per alcuni aspetti fondamentali:
1) la quasi totale assenza di fattori produttivi che possono detenersi sotto
forma di scorta di magazzino;
2) la presenza di immobilizzazioni particolari, legate all’attività umana;
3) l’impossibilità di un dividendo, che spinge sovente ad assorbire fonti di
finanziamento proprie, ma non provenienti dall’autofinanziamento interno
aziendale (debiti postergati, aumenti di capitale, ecc.).
Il punto 1 pone in evidenza come l’analisi dei flussi di circolante possa
avvicinarsi di più a quella delle liquidità è ciò facilità l’utilità informativa
(rispetto alle aziende industriali e commerciali) della presentazione di un
rendiconto finanziario basato sul capitale circolante netto. Quest’ultimo può
infatti essere facilmente inteso come strumento di analisi dei flussi di capitale
liquido netto delle società di calcio.
Quanto osservato nel punto 2 rende utilizzabile con cautela lo studio dei
flussi totali di attività e passività, ma non intacca l’analisi dei flussi di cassa e di
circolante netto. Quest’ ultimo può infatti essere inteso facilmente come
strumento di analisi dei flussi di capitale liquido netto delle società di calcio. Le
non infrequenti ricapitalizzazioni pongono invece la necessità che accanto all’
analisi del rendiconto finanziario venga ben evidenziata la presenza di
variazioni nel capitale netto, a questo proposito occorre presentare in allegato
alla nota integrativa il relativo prospetto.
In definitiva si può affermare che è possibile applicare anche ai flussi
finanziari delle aziende calcistiche un prospetto impieghi-fonti che faccia
184
riferimento al capitale circolante netto od ai flussi di cassa. La scelta fra flussi
di cassa e flussi di capitale circolante netto può avvenire in funzione di svariate
circostanze, tre cui non sembrano da trascurare anche motivi di opportunità
pratico-espositiva e conformità alla prassi delle usuali imprese industriali e
commerciali407. Va solo tenuto presente che il capitale circolante netto dovrebbe
essere calcolato depurandolo dai rapporti con società facenti parte della holding
che controlla il club calcistico. Occorre poi accennare brevemente al fatto che le
difficolltà connesse all’ effettuazione di una corretta analisi dei flussi finanziari
delle società di calcio possono spingere ad optare per la scelta di limitarsi ai
flussi di cassa della gestione operativa408.
Visti i problemi di interpretazione in ogni caso connessi alla lettura dei
bilanci di esercizio delle società calcistiche, sembra in ogni caso opportuno
utilizzare per i terzi interessati il rendiconto qui proposto che va al di là della
gestione operativa.
Concludendo è importante sottolineare come una recente disposizione della
CO.VI.SO.C. ha comunque imposto per le società professionistiche l’ obbligo
di redazione del rendiconto finanziario.
Così “ ...le richiamate società devono altresì corredare il bilancio con la
relazione sulla gestione da redigersi a cura degli amministratori ed ai fini del
rapporto della FIGC dovranno altresì redigere il rendiconto finanziario”
Il procedimento esposto di determinazione dei flussi di cassa è quello
sintetico, che si discosta sensibilmente da quello analitico409. Lo schema
proposto dalla Federazione è il seguente410:
Anno x Annox-1
Utile (perditA) di esercizio .......... ...........
-Costi non numerari
-ammortamenti .....
-accantonamenti al TFR .....
- ........... ..... ........... ..........
407
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 238.
408
Si veda sul punto l’analisi proposta da GRIMALDI &C., cit. p. 238.
Sull’analisi del flusso di cassa operativo si veda anche F. DEZZANI cit. p. 406.
409
Cfr. O. PAGANELLI, cit. p. 127
410
DOCUMENTO FIGC, cit. p. 123.
185
immobilizzazioni ............ .........
............ ..........
IMPIEGHI FONTI
Flusso di cassa della gestione Flusso di cassa della gestione
reddituale (se negativo) ..........reddituale (se positivo) ..........
186
Alcune considerazioni411 sono mosse sulle modalità di costruzione del
rendiconto. Innanzitutto in merito all’ottenimento del flusso di cassa della
gestione reddituale, si ritiene eccessivamente generica la definizione di attività e
passività correnti (meglio definibili a breve). In particolare per le passività,
risulta necessaria la specificazione che i fondi ed i debiti da utilizzare devono
essere a breve; i ratei e risconti passivi vanno considerati solamente se comuni a
due esercizi. infatti, i valori a medio termine, vanno ad alimentare la seconda
parte del rendiconto che , seppur generica, risulta coerente con la prima. si
rileva una modesta “personalizzazione” dello schema: l’unico esplicito
richiamo alle società di calcio sono prestiti postergati. non vi sono indicazioni,
ad esempio, sui diritti sportivi e sulle compartecipazioni.
In secondo luogo, si hanno alcuni dubbi sul fatto che tutti i flussi indicati
siano di cassa, in quanto si ritiene che alcuni di essi siano di circolante.
Si utilizzano come esempio i disinvestimenti in immobilizzazioni immateriali
(da leggersi come cessione di diritti sportivi). Data la compsizione delle attività
correnti, in essi sono compresii crediti versoi le società calcistiche; il
disinvestimento è veramente un flusso di cassa nella misura in cui tutte le
cessioni sono state incassate. Se, di contro, alcune di esse hanno regolamento
differito, in chiusura dell’esercizio si rileva l’esistenza di un credito; ma se tale
credito è inserito nel circolante non può essere utilizzato per determinare
l’effettiva variazione di liquidità. In definitiva per come è strutturato il
rendiconto, la fonte in oggetto è di circolante e non di cassa.
Infine un ultimo aspetto da considerare412,riguardo alla presentazione del
bilancio d’ esercizio delle aziende calcistiche e delle analisiad esso relative, è la
necessità di indicare le variazioni nei conti di patrimonio netto ed in particolare
come si è proceduto agli aumenti di capitale sociale, soprattutto se effettuati per
ripianare perdite.
Il prospetto delle variazioni di capitale netto deve servire a due scopi:
1) mostrare l’ andamento del capitale sociale in relazione all’ obbligo
imposto dalla F.I.G.C. di non procedere ad alcuna svalutazione del capitale
sociale medesimo sotto i limiti richiesti per le S.p.A;
2) indicare l’andamento del capitale netto complessivo413. Quest’ ultimo va
considerato anche in relazione ad alcune voci particolari (crediti verso socio
411
C.Teodori, pag.218-219.
412
Cfr. G. RUSCONI, cit. p. 239.
413
Si veda in proposito “Calciatori, dribbling in bilancio”, PAOLA BOTTELLI, cit. in “Il Sole 24
Ore”, dove si mostra la suddivisione percentuale delle ricapitalizzazioni nelle società
professionistiche degli ultimi due campionati.
187
controllante, ecc.) che possono configurarsi come elementi del patrimonio
netto, pur non influendo ufficialmente sul capitale sociale414.
414
Si ricorda che i debiti infruttiferi e postergati verso soci non sono considerati dalla F.I.G.C.
debiti ai fini del calcolo del rapporto ricavi/indebitamento.
188
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LEGGE 23 MARZO 1981, n. 91 LEGGE 23 MARZO 1981, n. 91
Art. 2 Art. 2
Professionismo sportivo Professionismo sportivo
Ai fini dellÕapplicazione della presente legge, sono Ai fini dellÕapplicazione della presente legge, sono
sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i diret- sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i diret-
tori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che eser- tori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che eser-
citano lÕattivitˆ sportiva a titolo oneroso con carattere citano lÕattivitˆ sportiva a titolo oneroso con carattere
di continuitˆ nellÕambito delle discipline regolamen- di continuitˆ nellÕambito delle discipline regolamen-
tate dal CONI e che conseguono la qualificazione tate dal CONI e che conseguono la qualificazione
dalle federazioni sportive nazionali, secondo le dalle federazioni sportive nazionali, secondo le
norme emanate dalle federazioni stesse, con lÕosser- norme emanate dalle federazioni stesse, con lÕosser-
vanza delle direttive stabilite dal CONI per la distin- vanza delle direttive stabilite dal CONI per la distin-
zione dellÕattivitˆ dilettantistica da quella professio- zione dellÕattivitˆ dilettantistica da quella professio-
nistica. nistica.
Art. 3 Art. 3
Prestazione sportiva dellÕatleta Prestazione sportiva dellÕatleta
La prestazione a titolo oneroso dellÕatleta costitui- La prestazione a titolo oneroso dellÕatleta costitui-
sce oggetto di contratto di lavoro subordinato, rego- sce oggetto di contratto di lavoro subordinato, rego-
lato dalle norme contenute nella presente legge. lato dalle norme contenute nella presente legge.
Essa costituisce, tuttavia, oggetto di contratto di Essa costituisce, tuttavia, oggetto di contratto di
lavoro autonomo quando ricorra almeno uno dei lavoro autonomo quando ricorra almeno uno dei
seguenti requisiti: seguenti requisiti:
a) lÕattivitˆ sia svolta nellÕambito di una singola a) lÕattivitˆ sia svolta nellÕambito di una singola
manifestazione sportiva o di pi• manifestazioni tra manifestazione sportiva o di pi• manifestazioni tra
loro collegate in un breve periodo di tempo; loro collegate in un breve periodo di tempo;
b) lÕatleta non sia contrattualmente vincolato per b) lÕatleta non sia contrattualmente vincolato per
ci˜ che riguarda la frequenza a sedute di preparazio- ci˜ che riguarda la frequenza a sedute di preparazio-
ne od allenamento; ne od allenamento;
c) la prestazione che • oggetto del contratto, pur c) la prestazione che • oggetto del contratto, pur
avendo carattere continuativo, non superi otto ore avendo carattere continuativo, non superi otto ore
settimanali oppure cinque giorni ogni mese ovvero settimanali oppure cinque giorni ogni mese ovvero
trenta giorni ogni anno. trenta giorni ogni anno.
Art. 4 Art. 4
Disciplina del lavoro subordinato sportivo Disciplina del lavoro subordinato sportivo
Il rapporto di prestazione sportiva a titolo oneroso si Il rapporto di prestazione sportiva a titolo oneroso si
costituisce mediante assunzione diretta e con la stipula- costituisce mediante assunzione diretta e con la stipula-
zione di un contratto in forma scritta, a pena di nullitˆ, zione di un contratto in forma scritta, a pena di nullitˆ,
tra lo sportivo e la societˆ destinataria delle prestazioni tra lo sportivo e la societˆ destinataria delle prestazioni
sportive, secondo il contratto tipo predisposto, confor- sportive, secondo il contratto tipo predisposto, confor-
memente allÕaccordo stipulato, ogni tre anni dalla fede- memente allÕaccordo stipulato, ogni tre anni dalla fede-
razione sportiva nazionale e dei rappresentanti delle razione sportiva nazionale e dei rappresentanti delle
categorie interessate. categorie interessate.
La societˆ ha lÕobbligo di depositare il contratto presso La societˆ ha lÕobbligo di depositare il contratto presso
la federazione sportiva nazionale per lÕapprovazione. la federazione sportiva nazionale per lÕapprovazione.
201
Le eventuali clausole contenenti deroghe peggiora- Le eventuali clausole contenenti deroghe peggiora-
tive sono sostituite di diritto da quelle del contratto tive sono sostituite di diritto da quelle del contratto
tipo. tipo.
Nel contratto individuale dovrˆ essere prevista la Nel contratto individuale dovrˆ essere prevista la
clausola contenete lÕobbligo dello sportivo al rispetto clausola contenete lÕobbligo dello sportivo al rispetto
delle istruzioni tecniche e delle prescrizioni impartite delle istruzioni tecniche e delle prescrizioni impartite
per il conseguimento degli scopi agonistici. per il conseguimento degli scopi agonistici.
Nello stesso contratto potrˆ essere prevista una Nello stesso contratto potrˆ essere prevista una
clausola compromissoria con la quale le controversie clausola compromissoria con la quale le controversie
concernenti lÕattuazione del contratto e insorte fra la concernenti lÕattuazione del contratto e insorte fra la
societˆ sportiva e lo sportivo sono deferite ad un col- societˆ sportiva e lo sportivo sono deferite ad un col-
legio arbitrale. La stessa clausola dovrˆ contenere la legio arbitrale. La stassa clausola dovrˆ contenere la
nomina degli arbitri oppure stabilire il numero degli nomina degli arbitri oppure stabilire il numero degli
arbitri e il modo di nominarli. arbitri e il modo di nominarli.
Il contratto non pu˜ contenere clausole di non con- Il contratto non pu˜ contenere clausole di non con-
correnza o, comunque, limitative della libertˆ profes- correnza o, comunque, limitative della libertˆ profes-
sionale dello sportivo per il periodo successivo alla sionale dello sportivo per il periodo successivo alla
risoluzione del contratto stesso ne pu˜ essere integra- risoluzione del contratto stesso nŽ pu˜ essere integra-
to, durante lo svolgimento del rapporto, con tali pat- to, durante lo svolgimento del rapporto, con tali pat-
tuizioni. tuizioni.
Le federazioni sportiva nazionali possono prevede- Le federazioni sportiva nazionali possono prevede-
re la costituzione di un fondo gestito da rappresen- re la costituzione di un fondo gestito da rappresen-
tanti delle societˆ e degli sportivi per la corresponsio- tanti delle societˆ e degli sportivi per la corresponsio-
ne della indennitˆ di anzianitˆ al termine dellÕattivitˆ ne della indennitˆ di anzianitˆ al termine dellÕattivitˆ
sportiva a norma dellÕarticolo 2123 del codice civile. sportiva a norma dellÕarticolo 2123 del codice civile.
Ai contratti di cui al presente articolo non si appli- Ai contratti di cui al presente articolo non si appli-
cano comunque le norme contenute negli articoli 4, cano comunque le norme contenute negli articoli 4,
5, 13, 18, 33, 34, della legge 20 maggio 1970, n.300, 5, 13, 18, 33, 34, della legge 20 maggio 1970, n.300,
e negli articoli 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, della legge 15 luglio e negli articoli 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, della legge 15 luglio
1966, n.604. 1966, n.604.
Ai contratti di lavoro a termine non si applicano la Ai contratti di lavoro a termine non si applicano la
norme della legge 18 aprile 1962, n.230. norme della legge 18 aprile 1962, n.230.
LÕarticolo 7 della legge 20 maggio 1970, n.300 non LÕarticolo 7 della legge 20 maggio 1970, n.300 non
si applica alle sanzioni disciplinari irrogate dalle si applica alle sanzioni disciplinari irrogate dalle
federazioni sportive nazionali. federazioni sportive nazionali.
Art.5 Art.5
Cessione del contratto Cessione del contratto
Il contratto di cui allÕarticolo precedente pu˜ conte- Il contratto di cui allÕarticolo precedente pu˜ conte-
nere lÕapposizione di un termine risolutivo, non nere lÕapposizione di un termine risolutivo, non
superiore a cinque anni dalla data di inizio del rap- superiore a cinque anni dalla data di inizio del rap-
porto. EÕ ammessa la successione di contratto a ter- porto. EÕ ammessa la successione di contratto a ter-
mine fra gli stessi soggetti. mine fra gli stessi soggetti.
EÕ ammessa la cessione del contratto, prima della EÕ ammessa la cessione del contratto, prima della
scadenza, da una societˆ sportiva ad unÕaltra, purch• scadenza, da una societˆ sportiva ad unÕaltra, purch•
vi consenta lÕaltra parte e siano osservate le modalitˆ vi consenta lÕaltra parte e siano osservate le modalitˆ
fissate dalle federazioni sportive nazionali. fissate dalle federazioni sportive nazionali.
Art.6 Art.6
Premio di addestramento e formazione tecnica Indennitˆ di preparazione e promozione
1. Nel caso di primo contratto deve essere stabilito Cessato, comunque, un rapporto contrattuale, lÕa-
dalle federazioni sportive nazionali un premio di tleta professionista • libero di stipulare un nuovo
addestramento e formazione tecnica in favore della contratto. In tal modo, le federazioni sportive nazio-
societˆ od associazione sportiva presso la quale lÕa- nali possono stabilire il versamento da parte della
tleta ha svolto la sua ultima attivitˆ dilettantistica o societˆ firmataria del nuovo contratto alla societˆ
giovanile. sportiva titolare del precedente contratto di una
2. Alla societˆ od alla associazione sportiva che, in indennitˆ di preparazione e di promozione dellÕatleta
virt• di tesseramento dilettantistico o giovanile, ha professionista, da determinare secondo coefficienti e
provveduto allÕaddestramento e formazione tecnica parametri fissati dalla stessa federazione in relazione
dellÕatleta, viene riconosciuto il diritto di stipulare il alla natura ed alle esigenze dei singoli sport.
primo contratto professionistico con lo stesso atleta. Nel caso di primo contratto, lÕindennitˆ prevista dal
Tale diritto pu˜ essere esercitato in pendenza del pre- comma precedente pu˜ essere dovuta alla societˆ o
cedente tesseramento, nei tempi e con le modalitˆ alla associazione sportiva presso la quale lÕatleta ha
stabilite dalle diverse Federazioni sportive nazionali svolto la sua ultima attivitˆ dilettantistica.
202
in relazione allÕetˆ degli atleti ed alle caratteristiche Alla societˆ o allÕassociazione sportiva che, in virt•
delle singole discipline sportive. di un tesseramento dilettantistico o giovanile, ha
3. Il premio di addestramento e formazione tecnica provveduto allÕaddestramento tecnico dellÕatleta,
dovrˆ essere reinvestito, dalle societˆ od associazioni viene riconosciuto il diritto di stipulare il primo con-
che svolgono attivitˆ dilettantistica o giovanile, nel tratto professionistico con lo stesso atleta. Tale diritto
perseguimento di fini sportivi. pu˜ essere esercitato in pendenza del precedente tes-
seramento, nei tempi e con le modalitˆ stabilite dalle
diverse federazioni sportive in relazione allÕetˆ degli
atleti e dalle caratteristiche dei singoli.
La indennitˆ di preparazione e di promozione
dovrˆ essere reinvestita, anche dalle societˆ o asso-
ciazioni che svolgono attivitˆ dilettantistica, nel per-
seguimento di fini sportivi.
Art. 7 Art. 7
Tutela sanitaria Tutela sanitaria
LÕattivitˆ sportiva professionistica • svolta sotto LÕattivitˆ sportiva professionistica • svolta sotto
controlli medici, secondo norme stabilite dalle fede- controlli medici, secondo norme stabilite dalle fede-
razioni sportive nazionali ed approvate, con decreto razioni sportive nazionali ed approvate, con decreto
dal Ministro della sanitˆ, sentito il Consiglio sanita- dal Ministro della sanitˆ, sentito il Consiglio sanita-
rio nazionale, entro tre mesi dallÕentrata in vigore rio nazionale, entro tre mesi dallÕentrata in vigore
della presente legge. della presente legge.
Le norme di cui al precedente comma devono pre- Le norme di cui al precedente comma devono pre-
vedere, tra lÕaltro, lÕistituzione di una scheda sanita- vedere, tra lÕaltro, lÕistituzione di una scheda sanita-
ria per ciascuno sportivo professionista, il cui aggior- ria per ciascuno sportivo professionista, il cui aggior-
namento deve avvenire con periodicitˆ almeno seme- namento deve avvenire con periodicitˆ almeno seme-
strale. strale.
In sede di aggiornamento della scheda devono In sede di aggiornamento della scheda devono
essere ripetuti gli accertamenti clinici e diagnostici essere ripetuti gli accertamenti clinici e diagnostici
che sono fissati con decreto dal Ministro della sanitˆ. che sono fissati con decreto dal Ministro della sanitˆ.
La scheda sanitaria • istituita, aggiornata e custodi- La scheda sanitaria • istituita, aggiornata e custodi-
ta a cura della societˆ sportiva e, per gli atleti di cui ta a cura della societˆ sportiva e, per gli atleti di cui
al secondo comma dellÕarticolo 3, dagli atleti stessi, i al secondo comma dellÕarticolo 3, dagli atleti stessi, i
quali devono depositarne duplicato presso la federa- quali devono depositarne duplicato presso la federa-
zione sportiva nazionale. zione sportiva nazionale.
Gli oneri relativi alla istituzione e allÕaggiorna- Gli oneri relativi alla istituzione e allÕaggiorna-
mento della scheda per gli atleti professionisti grava- mento della scheda per gli atleti professionisti grava-
no sulle societˆ sportive. Per gli atleti di cui al secon- no sulle societˆ sportive. Per gli atleti di cui al secon-
do comma dellÕarticolo 3, detti oneri sono a carico do comma dellÕarticolo 3, detti oneri sono a carico
degli atleti stessi. degli atleti stessi.
Le competenti federazioni possono stipulare appo- Le competenti federazioni possono stipulare appo-
site convenzioni con le regioni al fine di garantire site convenzioni con le regioni al fine di garantire
lÕespletamento delle indagini e degli esami necessari lÕespletamento delle indagini e degli esami necessari
per lÕaggiornamento della scheda. per lÕaggiornamento della scheda.
LÕistituzione e lÕaggiornamento della scheda sanita- LÕistituzione e lÕaggiornamento della scheda sanita-
ria costituiscono condizione per lÕautorizzazione da ria costituiscono condizione per lÕautorizzazione da
parte delle singole federazioni allo svolgimento del- parte delle singole federazioni allo svolgimento del-
lÕattivitˆ degli sportivi professionisti. lÕattivitˆ degli sportivi professionisti.
Per gli adempimenti di cui al presente articolo le Per gli adempimenti di cui al presente articolo le
regioni potranno eventualmente istituire appositi cen- regioni potranno eventualmente istituire appositi cen-
tri di medicina sportiva. tri di medicina sportiva.
Art. 8 Art. 8
Assicurazione contro i rischi Assicurazione contro i rischi
Le societˆ sportive devono stipulare una polizza Le societˆ sportive devono stipulare una polizza
assicurativa individuale a favore degli sportivi pro- assicurativa individuale a favore degli sportivi pro-
fessionisti contro il rischio della morte e contro gli fessionisti contro il rischio della morte e contro gli
infortuni che possono pregiudicare il perseguimento infortuni che possono pregiudicare il perseguimento
dellÕattivitˆ sportiva professionistica, nei limiti assi- dellÕattivitˆ sportiva professionistica, nei limiti assi-
curativi stabiliti, in relazione allÕetˆ ed al contenuto curativi stabiliti, in relazione allÕetˆ ed al contenuto
patrimoniale del contratto, dalle federazioni sportive patrimoniale del contratto, dalle federazioni sportive
nazionali, dÕintesa con i rappresentanti delle catego- nazionali, dÕintesa con i rappresentanti delle catego-
rie interessate. rie interessate.
203
Art. 9 Art. 9
Trattamento pensionistico Trattamento pensionistico
LÕassicurazione obbligatoria per la invaliditˆ, la LÕassicurazione obbligatoria per la invaliditˆ, la
vecchiaia, ed i superstiti, prevista dalla legge 14 giu- vecchiaia, ed i superstiti, prevista dalla legge 14 giu-
gno 1973, n.366, per i giocatori e gli allenatori di cal- gno 1973, n.366, per i giocatori e gli allenatori di cal-
cio • estesa a tutti gli sportivi professionisti di cui cio • estesa a tutti gli sportivi professionisti di cui
allÕarticolo 2 della presente legge. allÕarticolo 2 della presente legge.
I contributi per il finanziamento dellÕassicurazione I contributi per il finanziamento dellÕassicurazione
per lÕinvaliditˆ e la vecchiaia dovuti per gli assicurati per lÕinvaliditˆ e la vecchiaia dovuti per gli assicurati
di cui al presente articolo sono calcolati sul compen- di cui al presente articolo sono calcolati sul compen-
so globale annuo, nei limiti, del massimale mensile e so globale annuo, nei limiti, del massimale mensile e
nelle misure previste dalla legge 14 giugno 1973, nelle misure previste dalla legge 14 giugno 1973,
n.366, per i giocatori e gli allenatori di calcio. n.366, per i giocatori e gli allenatori di calcio.
Ai fini del calcolo del contributo e delle prestazioni Ai fini del calcolo del contributo e delle prestazioni
lÕimporto del compenso mensile degli sportivi pro- lÕimporto del compenso mensile degli sportivi pro-
fessionisti titolari di contratto di lavoro autonomo • fessionisti titolari di contratto di lavoro autonomo •
determinato convenzionalmente con decreto del determinato convenzionalmente con decreto del
Ministro del lavoro e della previdenza sociale di con- Ministro del lavoro e della previdenza sociale di con-
certo con il Ministro del turismo e spettacolo, sentite certo con il Ministro del turismo e spettacolo, sentite
le federazioni sportive nazionali. le federazioni sportive nazionali.
I contributi sono ripartiti tra societˆ sportive e assi- I contributi sono ripartiti tra societˆ sportive e assi-
curati nella proporzione dei due terzi e un terzo; sono curati nella proporzione dei due terzi e un terzo; sono
interamente a carico degli assicurati i contributi interamente a carico degli assicurati i contributi
riguardanti gli sportivi titolari di contratto di lavoro riguardanti gli sportivi titolari di contratto di lavoro
autonomo. autonomo.
Del comitato di vigilanza previsto dallÕarticolo 5 Del comitato di vigilanza previsto dallÕarticolo 5
della legge 14 giugno 1973, n. 366, fanno parte della legge 14 giugno 1973, n. 366, fanno parte
anche due rappresentanti dei professionisti sportivi anche due rappresentanti dei professionisti sportivi
previsti dal presente articolo designati dalle organiz- previsti dal presente articolo designati dalle organiz-
zazioni sindacali di categori a base nazionale. zazioni sindacali di categori a base nazionale.
In mancanza di tali organizzazioni, i due rappresen- In mancanza di tali organizzazioni, i due rappresen-
tanti sono nominati con decreto legge del Ministro tanti sono nominati con decreto legge del Ministro
del lavoro e della previdenza sociale di concerto con del lavoro e della previdenza sociale di concerto con
il Ministro per il turismo e spettacolo su proposta del il Ministro per il turismo e spettacolo su proposta del
Presidente del CONI. Presidente del CONI.
Ai fini della determinazione del diritto alla pensio- Ai fini della determinazione del diritto alla pensio-
ne e della misura di essa, i professionisti sportivi di ne e della misura di essa, i professionisti sportivi di
cui al presente articolo possono riscattare, a domanda cui al presente articolo possono riscattare, a domanda
i periodi di attivitˆ svolta anteriormente alla data di i periodi di attivitˆ svolta anteriormente alla data di
entrata in vigore della presente legge con le norme e entrata in vigore della presente legge con le norme e
le modalitˆ di cui allÕarticolo 13 della legge 12 ago- le modalitˆ di cui allÕarticolo 13 della legge 12 ago-
sto 1962, n.1338. sto 1962, n.1338.
Gli sportivi professionisti iscritti al fondo sociale, Gli sportivi professionisti iscritti al fondo sociale,
istituito con legge 14 giugno 1973, n.366, possono istituito con legge 14 giugno 1973, n.366, possono
conseguire il diritto alla pensione al compimento del conseguire il diritto alla pensione al compimento del
quarantacinquesimo anno di etˆ per gli uomini e del quarantacinquesimo anno di etˆ per gli uomini e del
quarantesimo anno di etˆ per le donne, quando risul- quarantesimo anno di etˆ per le donne, quando risul-
tino versati o accreditati in loro favore contributi per tino versati o accreditati in loro favore contributi per
almeno venti anni, compresi quelli versati per la pro- almeno venti anni, compresi quelli versati per la pro-
secuzione volontaria. secuzione volontaria.
La contribuzione di cui al comma precedente deve La contribuzione di cui al comma precedente deve
essere versata per lavoro svolto con qualifica di pro- essere versata per lavoro svolto con qualifica di pro-
fessionista sportivo. fessionista sportivo.
CAPO II CAPO II
SOCIETAÕ SPORTIVE E FEDERAZIONI SOCIETAÕ SPORTIVE E FEDERAZIONI
SPORTIVE NAZIONALI SPORTIVE NAZIONALI
Art. 10 Art. 10
Costituzione e affiliazione Costituzione e affiliazione
Possono stipulare contratti con atleti professionisti Possono stipulare contratti con atleti professionisti
solo le societˆ sportive costituite nella forma di solo le societˆ sportive costituite nella forma di
societˆ per azioni o di societˆ a responsabilitˆ limita- societˆ per azioni o di societˆ a responsabilitˆ limita-
204
ta. In deroga allÕart. 2428 del codice civile • in ogni ta.
caso obbligatoria per le societˆ professionistiche la LÕatto costitutivo deve prevedere che gli utili siano
nomina del collegio sindacale. interamente reinvestiti nella societˆ per il persegui-
LÕatto costitutivo deve prevedere che la societˆ mento della attivitˆ sportiva.
possa svolgere esclusivamente attivitˆ sportive ed Prima di procedere al deposito dellÕatto costitutivo,
attivitˆ ad esse connesse o strumentali. a norma dellÕarticolo 2330 del codice civile, la
LÕatto costitutivo deve prevedere che una quota societˆ deve ottenere lÕaffiliazione da una o da pi•
parte gli utili, non inferiore al 10%, sia destinata a federazioni sportive nazionali riconosciute dal CONI.
scuole giovanili di addestramento e formazione tec- Gli effetti derivanti dallÕaffiliazione restano sospesi
nico-sportiva; fino allÕadempimento degli obblighi di cui allÕartico-
Prima di procedere al deposito dellÕatto costitutivo, lo 11.
a norma dellÕarticolo 2330 del codice civile, la LÕatto costitutivo pu˜ sottoporre a speciali condi-
societˆ deve ottenere lÕaffiliazione da una o da pi• zioni lÕalienazione delle azioni delle quote.
federazioni sportive nazionali riconosciute dal CONI. LÕaffiliazione pu˜ essere revocata dalla federazione
Gli effetti derivanti dallÕaffiliazione restano sospesi sportiva nazionale per gravi infrazioni allÕordina-
fino allÕadempimento degli obblighi di cui allÕartico- mento sportivo.
lo 11. La revoca dellÕaffiliazione determina lÕinibizione
LÕatto costitutivo pu˜ sottoporre a speciali condi- dello svolgimento dellÕattivitˆ sportiva.
zioni lÕalienazione delle azioni delle quote. Avverso le decisioni della federazione sportiva
LÕaffiliazione pu˜ essere revocata dalla federazione nazionale • ammesso ricorso alla giunta esecutiva
sportiva nazionale per gravi infrazioni allÕordina- del CONI, che si pronuncia entro sessanta giorni dal
mento sportivo. ricevimento del ricorso.
La revoca dellÕaffiliazione determina lÕinibizione
dello svolgimento dellÕattivitˆ sportiva.
Avverso le decisioni della federazione sportiva
nazionale • ammesso ricorso alla giunta esecutiva
del CONI, che si pronuncia entro sessanta giorni dal
ricevimento del ricorso.
Art. 11 Art. 11
Deposito degli atti costitutivi Deposito degli atti costitutivi
Le societˆ sportive, entro trenta giorni dal decreto Le societˆ sportive, entro trenta giorni dal decreto
del tribunale previsto dal quarto comma dellÕarticolo del tribunale previsto dal quarto comma dellÕarticolo
2330 del codice civile, devono depositare lÕatto costi- 2330 del codice civile, devono depositare lÕatto costi-
tutivo presso la federazione sportiva nazionale alla tutivo presso la federazione sportiva nazionale alla
quale sono affiliate. quale sono affiliate.
Devono altres“, dare comunicazione alla federazio- Devono altres“, dare comunicazione alla federazio-
ne sportiva nazionale, entro venti giorni dalla delibe- ne sportiva nazionale, entro venti giorni dalla delibe-
razione, di ogni avvenuta deliberazione, di ogni razione, di ogni avvenuta deliberazione, di ogni
avvenuta variazione dello statuto o delle modifica- avvenuta variazione dello statuto o delle modifica-
zioni concernenti gli amministratori ed revisori dei zioni concernenti gli amministratori ed i revisori dei
conti conti
Art. 12 Art. 12
Garanzia per il regolare svolgimento dei Norme sul controllo e sulla responsabilitˆ
campionati sportivi delle federazioni sportive nazionali
Le federazioni sportive nazionali devono adeguare Le societˆ sportive di cui alla presente legge sono
il proprio ordinamento alle norme della garanzia per sottoposte allÕapprovazione ed ai controllo sulla gestio-
il regolare svolgimento dei campionati sportivi ne da parte delle federazioni sporive nazionali cui sono
Al solo scopo di garantire il regolare svolgimento affiliate, per delega del CONI e secondo modalitˆ
dei campionati sportivi, le societˆ di cui allÕart. 10 approvate dal CONI.
sono sottoposte, al fine di verificarne lÕequilibrio Tutte le deliberazioni delle societˆ concernenti espo-
finanziario, ai controlli ed ai conseguenti provvedi- sizioni finanziarie, acquisto o vendita di beni immobili,
menti stabiliti dalle federazioni sportive, per delega o, comunque, tutti gli atti di straordinaria amministra-
del CONI, secondo modalitˆ e principi da questo zione, sono soggetti ad approvazione da parte delle
approvati. federazioni sportive nazionali cui sono affiliate.
Nel caso di societˆ affiliata a pi• federazioni sportive
nazionali, lÕapprovazione ed i controlli sono effettuati
dalla federazione competente per lÕattivitˆ cui la deli-
berazione si riferisce.
In caso di mancata approvazione • ammesso ricorso
alla giunta esecutiva del CONI, che si pronuncia entro
sessanta giorni dal ricevimento del ricorso.
205
Art. 13 Art. 13
Potere di denuncia al tribunale Liquidazione della societˆ
Le federazioni sportive nazionali possono procede- La federazione sportiva nazionale, per gravi irrego-
re, nei confronti delle societˆ di cui allÕart. 10, alla laritˆ di gestione, pu˜ richiedere al tribunale, con
denuncia di cui allÕart. 2409 del codice civile. motivato ricorso, la messa in liquidazione della
societˆ a norma di un liquidatore.
Compiuta la liquidazione, i liquidatori devono redi-
gere il bilancio finale a norma dellÕarticolo 2453 del
codice civile, indicando la parte spettante, in misura
non superiore al loro valore nominale, a ciascun
azione o quota nella divisione dellÕattivo. Il residuo
attivo viene assegnato al CONI.
Art. 14 Art. 14
Federazioni sportive nazionali Federazioni sportive nazionali
Le federazioni sportive nazionali sono costituite Le federazioni sportive nazionali sono costituite
dalle societˆ e dagli organismi ad esse affiliati e sono dalle societˆ e dagli organismi ad esse affiliati e sono
rette da norme statutarie e regolamenti sulla base del rette da norme statutarie e regolamenti sulla base del
principio di democrazia interna. principio di democrazia interna.
Alle federazioni sportive nazionali • riconosciuta Alle federazioni sportive nazionali • riconosciuta
lÕautonomia tecnica, organizzativa e di gestione, lÕautonomia tecnica, organizzativa e di gestione,
sotto la vigilanza del CONI. sotto la vigilanza del CONI.
Per lÕespletamento di attivitˆ di amministrazione da Per lÕespletamento di attivitˆ di amministrazione da
parte degli uffici centrali, le federazioni sportive parte degli uffici centrali, le federazioni sportive
nazionali si avvalgono di personale del CONI, il cui nazionali si avvalgono di personale del CONI, il cui
rapporto di lavoro • regolato dalla legge 20 marzo rapporto di lavoro • regolato dalla legge 20 marzo
1975, n. 70. 1975, n. 70.
Per le attivitˆ di carattere tecnico e sportivo e pres- Per le attivitˆ di carattere tecnico e sportivo e pres-
so gli organi periferici, le federazioni sportive nazio- so gli organi periferici, le federazioni sportive nazio-
nali possono avvalersi, laddove ne ravvisano lÕesi- nali possono avvalersi, laddove ne ravvisano lÕesi-
genza, dellÕopera del personale, assunto pertanto, in genza, dellÕopera del personale, assunto pertanto, in
base a rapporti di diritto privato. La spesa relativa base a rapporti di diritto privato. La spesa relativa
graverˆ, sul bilancio delle federazioni sportive nazio- graverˆ, sul bilancio delle federazioni sportive nazio-
nali. nali.
Le federazioni sportive nazionali devono adeguare Le federazioni sportive nazionali devono adeguare
il proprio ordinamento alle norme della presente il proprio ordinamento alle norme della presente
legge entro sei mesi dallÕentrata in vigore della legge legge entro sei mesi dallÕentrata in vigore della legge
stessa. stessa.
206
Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, e successive Repubblica 26 ottobre 1972, n.633, e successive
modificazioni ed integrazioni. modificazioni ed integrazioni.
Per lÕattivitˆ relativa a tali operazioni le societˆ Per lÕattivitˆ relativa a tali operazioni le societˆ
sportive debbono osservare le disposizioni del decre- sportive debbono osservare le disposizioni del decre-
to del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, to del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972,
n.633, e successive modificazioni ed integrazioni, n.633, e successive modificazioni ed integrazioni,
distintamente dalle altre attivitˆ esercitate, tenendo distintamente dalle altre attivitˆ esercitate, tenendo
conto anche del rispettivo volume di affari. conto anche del rispettivo volume di affari.
Le somme versate a titolo di premio di addestra- Le somme versate a titolo di indennitˆ di prepara-
mento e formazione tecnica, ai sensi dellÕarticolo 6, zione e promozione, ai sensi dellÕarticolo 6, sono
sono equiparate alle operazioni esenti dallÕimposta equiparate alle operazioni esenti dallÕimposta sul
sul valore aggiunto ai sensi dellÕarticolo 10 del valore aggiunto ai sensi dellÕarticolo 10 del decreto
decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972,
1972, n.633. n.633.
Le trasformazioni, compiute nel termine di cui al Le trasformazioni, compiute nel termine di cui al
primo comma dellÕarticolo 17, in societˆ per azioni primo comma dellÕarticolo 17, in societˆ per azioni
o in societˆ a responsabilitˆ limitata delle associazio- o in societˆ a responsabilitˆ limitata delle associazio-
ni sportive che abbiano per oggetto esclusivo lÕeser- ni sportive che abbiano per oggetto esclusivo lÕeser-
cizio di attivitˆ sportive sono soggette alla sola impo- cizio di attivitˆ sportive sono soggette alla sola impo-
sta di registro in misura fissa. sta di registro in misura fissa.
EÕ fatta salva lÕapplicazione delle disposizioni del EÕ fatta salva lÕapplicazione delle disposizioni del
decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre
1973, n.598, recante istituzione e disciplina dellÕim- 1973, n.598, recante istituzione e disciplina dellÕim-
posta sul reddito delle persone giuridiche. posta sul reddito delle persone giuridiche.
Le cessioni dei diritti di prestazioni sportive degli Le cessioni dei diritti di prestazioni sportive degli
atleti effettuate anteriormente alla data di entrata in atleti effettuate anteriormente alla data di entrata in
vigore della presente legge, in applicazione di norme vigore della presente legge, in applicazione di norme
emanate dalle federazioni sportive, non costituiscono emanate dalle federazioni sportive, non costituiscono
cessione di beni agli effetti dellÕimposta sul valore cessione di beni agli effetti dellÕimposta sul valore
aggiunto. aggiunto.
Capo IV Capo IV
Disposizioni Transitorie e Finali Disposizioni Transitorie e Finali
Art. 16 Art. 16
Abolizione del vincolo sportivo Abolizione del vincolo sportivo
Le limitazioni alla libertˆ contrattuale dellÕatleta Le limitazioni alla libertˆ contrattuale dellÕatleta
professionista, individuate come Òvincolo sportivoÓ professionista, individuate come Òvincolo sportivoÓ
nel vigente ordinamento sportivo, saranno gradual- nel vigente ordinamento sportivo, saranno gradual-
mente eliminate entro cinque anni dalla data di entra- mente eliminate entro cinque anni dalla data di entra-
ta in vigore della presente legge, secondo modalitˆ e ta in vigore della presente legge, secondo modalitˆ e
parametri stabiliti dalle federazioni sportive nazionali parametri stabiliti dalle federazioni sportive nazionali
e approvati dal CONI, in relazione allÕetˆ degli atleti, e approvati dal CONI, in relazione allÕetˆ degli atleti,
alla durata ed al contenuto patrimoniale del rapporto alla durata ed al contenuto patrimoniale del rapporto
con le societˆ. con le societˆ.
Le societˆ sportive previste dalla presente legge
possono iscrivere nel proprio bilancio tra le compo-
nenti attive, in apposito conto, un importo massimo
pari al valore delle indennitˆ di preparazione promo-
zione maturate alla data del 30 giugno 1996, in base
ad una apposita certificazione rilasciata dalla
Federazione sportiva competente conforme alla nor-
mativa in vigore.
Le societˆ che si avvalgono della facoltˆ di cui al
comma precedente debbono procedere ad ogni effet-
to allÕammortamento del valore iscritto entro tre anni
a decorrere dalla data del 15 maggio 1996, fermo
restando lÕobbligo del controllo da parte di ciascuna
Federazione sportiva ai sensi dellÕart.12.
Le societˆ appartenenti a Federazioni sportive che
abbiano introdotto nei rispettivi ordinamenti il setto-
re professionistico in epoca successiva alla data di
entrata in vigore della presente legge, oltre che avva-
lersi della facoltˆ prevista dal secondo comma, pos-
sono altres“ provvedere ad un ammortamento delle
207
immobilizzazioni, iscritte in sede di trasformazione o
di prima applicazione del vincolo di cui al primo
comma, entro un periodo non superiore a tre anni, a
decorrere dalla data del 15 maggio 1996.
Art. 17 Art. 17
Trasformazioni delle societˆ Trasformazioni delle societˆ
e decorrenza degli articoli 3, 4 e 5 e decorrenza degli articoli 3, 4 e 5
Le societˆ di cui allÕarticolo 10 devono adeguare il Le societˆ di cui allÕarticolo 10 devono adeguare il
loro ordinamento alle norme della presente legge loro ordinamento alle norme della presente legge
entro un anno dallÕentrata in vigore della legge stes- entro un anno dallÕentrata in vigore della legge stes-
sa. sa.
La disciplina prevista dagli articoli 3, 4 e 5 si appli- La disciplina prevista dagli articoli 3, 4 e 5 si appli-
ca dal 1¡ luglio 1981 e non ha effetto retroattivo. ca dal 1¡ luglio 1981 e non ha effetto retroattivo.
Art. 18 Art. 18
Applicazione della legge 8 luglio 1977, Applicazione della legge 8 luglio 1977,
n. 406, agli organi del CONI n. 406, agli organi del CONI
Nei confronti dei memebri degli organi di ammini- Nei confronti dei membri degli organi di ammini-
strazione del CONI per i quali • prevista la designa- strazione del CONI per i quali • prevista la designa-
zione elettiva, si apllica lÕarticolo unico della legge 8 zione elettiva, si apllica lÕarticolo unico della legge 8
luglio 1977, n. 406, ancorch• siano nominati con luglio 1977, n. 406, ancorch• siano nominati con
decreto ministeriale. decreto ministeriale.
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, La presente legge, munita del sigillo dello Stato,
sarˆ inserita nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei sarˆ inserita nella Raccolta uffciale delle leggi e dei
decreti della repubblica italiana. EÕ fatto obbligo a decreti della Repubblica italiana. EÕ fatto obbligo a
chiunque spetti di osservarla e di farla osservare chiunque spetti di osservarla e di farla osservare
come legge dello Stato. come legge dello Stato.
208
STATUTO TIPO DI SOCIETAÕ STATUTO TIPO DI SOCIETAÕ
CALCISTICA PER AZIONI CALCISTICA PER AZIONI
NUOVO TESTO VECCHIO TESTO
TITOLO I TITOLO I
Norme generali Norme generali
CAPO I CAPO I
Denominazione costituzione sede Denominazione costituzione sede
oggetto durata. oggetto durata.
Art.1 Art.1
EÕ costituita una societˆ per azioni sotto la denomi- EÕ costituita una societˆ per azioni sotto la denomi-
nazione di ................ S.p.A. nazione di................S.p.A.
Art.2 Art.2
La societˆ ha sede in ...................................... La societˆ ha sede in ......................................
Art.3 Art.3
La societˆ ha per oggetto esclusivo lÕesercizio di La societˆ ha per oggetto esclusivo lÕesercizio di atti-
attivitˆ sportive ed altres“ lÕesercizio di attivitˆ ad vitˆ sportive e in particolare la formazione, la prepara-
essa accessorie, connesse e strumentali: in particola- zione e la gestione di squadre di calcio nonch• la promo-
re la formazione, la preparazione e la gestione di zione e lÕorganizzazione di gare, tornei e ogni altra atti-
squadre di calcio nonch• la promozione e lÕorganiz- vitˆ calcistica in genere nel quadro, con le finalitˆ e con
zazione di gare, tornei e ogni altra attivitˆ calcistica lÕosservanza delle norme e delle direttive della
in genere nel quadro, con le finalitˆ e con lÕosservan- Federazione Italiana Giuoco Calcio e dei suoi Organi.
za delle norme e delle direttive della Federazione Il presente statuto non potrˆ comunque derogare dalle
Italiana Giuoco Calcio e dei suoi Organi. norme degli statuti e dei regolamenti federali in quanto
In caso di riscontrata difformitˆ, le norme statuta- contenenti disposizioni specificatamente inerenti alla
rie confliggenti con quelle federali si avranno per organizzazione delle societˆ affiliate ovvero alla gestio-
non apposte. ne delle stesse.
In caso di riscontrata difformitˆ, le norme confliggenti
con quelle degli statuti e dei regolamenti federali come
sopra individuate si avranno per non apposte.
Per lÕattuazione dellÕoggetto sociale sopra riportato e
per la realizzazione degli scopi precisati nei commi pre-
cedenti, la societˆ˜ potrˆ:
a) compiere ogni operazione di carattere mobiliare,
immobiliare e finanziario che fosse ritenuta utile, neces-
saria e pertinente;
b) promuovere e pubblicizzare la sua attivitˆ e la sua
immagine utilizzando modelli, disegni ed emblemi,
direttamente o a mezzo terzi.
Art. 4 Art. 4
La durata della societˆ • fissata dalla data dellÕatto La durata della societˆ • fissata dalla data dellÕatto
costitutivo al ................ e potrˆ essere prorogata con costitutivo al 31 dicembre 2100 e potrˆ essere prorogata
deliberazione dellÕassemblea dei soci. con deliberazione dellÕassemblea straordinaria dei soci.
CAPO II
CAPO II
Capitale
Capitale
Art. 5 Art. 5
Il capitale sociale • di £ ................. diviso in n. Il capitale sociale • di £ ................. diviso in n. ...........
........... azioni del valore nominale di £ .......... ciascu- azioni del valore nominale di £ .......... ciascuna e non
na e non frazionabili. frazionabili.
Ogni eventuale dazione in pegno di azioni sociali EÕ tassativamente vietato alla societˆ e ai suoi soci
209
dovrˆ essere preventivamente comunicata alla FIGC. di rendersi acquirenti, anche per interposta persona
Ogni azione dˆ diritto ad un voto. fisica o giuridica di azioni o quote di altre societˆ che
abbiano il medesimo oggetto o che posssano essere
comunque considerate controllate a norma dellart.
2359 cc.c.
Il divieto opera per societˆ che hanno ad oggetto
principale lÕesercizio del calcio professionistico
Ogni partecipazione a societˆ di capitali aventi
scopi e ragione non attinenti allÕoggetto sociale deve
essere preventivamente comunicata alla FIGC per
eventuali determinazioni di competenza.
EÕ altres“ vietata ogni partecipazione societaria ad
Enti aventi natura principalmente creditizia e finan-
ziaria.
Anche a tal fine ogni eventuale dazione in pegno di
azioni sociali dovrˆ essere preventivamente comuni-
cata alla FIGC per lo svolgimento dei compiti di isti-
tuto.
LÕeventuale violazione di tale divieto, fatto salvo il
disposto dellÕart.15, ove applicabile, comporta la nul-
litˆ dellÕacquisto e la conseguente cessazione dalla
qualitˆ di socio della societˆ le cui azioni o quote
siano state acquistate, oltre alle sanzioni previste
dalle Carte federali.
Ogni azione dˆ diritto ad un voto.
Art. 6 Art. 6
Le azioni non possono essere trasferite senza il gra- Le azioni non possono essere trasferite senza il gra-
dimento del Consiglio di amministrazione con deli- dimento del Consiglio di amministrazione con deli-
berazione a maggioranza assoluta, salvo che il trasfe- berazione a maggioranza assoluta, salvo che il trasfe-
rimento avvenga tra i soci o per successione a causa rimento avvenga tra i soci o per successione a causa
di morte. di morte.
Ove il consiglio di amministrazione neghi motiva- Ove il consiglio di amministrazione neghi motiva-
mente il gradimento a un eventuale nuovo intestata- mente il gradimento a un eventuale nuovo intestata-
rio di azioni, rifiutando lÕannotazione dellÕacquisto rio di azioni, rifiutando lÕannotazione dellÕacquisto
sul libro soci, dovrˆ simultaneamente indicare lÕac- sul libro soci, dovrˆ simultaneamente indicare lÕac-
quirente di suo gradimento che acquisterˆ le azioni, quirente di suo gradimento che acquisterˆ le azioni,
al loro valore nominale. al loro valore nominale.
Anche nel caso di aumenti del capitale sociale, per Anche nel caso di aumenti del capitale sociale, per
le azioni inoptate si apllicano le disposizioni del le azioni inoptate si applicano le disposizioni del
comma precedente. comma precedente.
Se la societˆ • amministrata da un Amministratore Se la societˆ • amministrata da un Amministratore
Unico il gradimento, la designazione e la determina- Unico il gradimento, la designazione e la determina-
zione delle condizioni e delle modalitˆ di cui ai pre- zione delle condizioni e delle modalitˆ di cui ai pre-
cedenti commi vengono espressi dallÕAssemblea cedenti commi vengono espressi dallÕAssemblea
Ordinaria appositamente convocata. Ordinaria appositamente convocata.
Art. 7 Art. 7
In caso di aumento di capitale, i titolari delle azioni In caso di aumento di capitale, i titolari delle azioni
alla data della deliberazione avranno sulle nuove alla data della deliberazione avranno sulle nuove
azioni un diritto di opzione da esercitarsi in propor- azioni un diritto di opzione da esercitarsi in propor-
zione alle azioni possedute con le modalitˆ che ver- zione alle azioni possedute con le modalitˆ che ver-
ranno fissate dal Consiglio di amministrazione o ranno fissate dal Consiglio di amministrazione o
dallÕAmministratore Unico. dallÕAmministratore Unico.
Art. 8 Art. 8
I pagamenti sulle azioni verranno richiesti ai sotto- I pagamenti sulle azioni verranno richiesti ai sotto-
scrittori con lettera raccomandata secondo le moda- scrittori con lettera raccomandata secondo le moda-
litˆ stabilite dal Consiglio dÕAmministrazione o litˆ stabilite dal Consiglio dÕAmministrazione o
dallÕAmministratore Unico. dallÕAmministratore Unico.
210
TITOLO II TITOLO II
CAPO I CAPO I
Organi statutari Organi statutari
Assemblea Assemblea
Art. 9 Art. 9
LÕassemblea regolarmente convocata e costituita LÕassemblea regolarmente convocata e costituita
rappresenta la universalitˆ dei soci e le sue delibera- rappresenta la universalitˆ dei soci e le sue delibera-
zioni legalmente adottate obbligano tutti i soci, anche zioni legalmente adottate obbligano tutti i soci, anche
se non intervenuti o dissenzienti. se non intervenuti o dissenzienti.
Art.10 Art.10
Le assemblee sono ordinarie e straordinarie. Le assemblee sono ordinarie e straordinarie.
LÕassemblea ordinaria • convocata almeno una LÕassemblea ordinaria • convocata almeno una
volta allÕanno, entro quattro mesi dalla chiusura del- volta allÕanno, entro quattro mesi dalla chiusura del-
lÕesercizio sociale. lÕesercizio sociale.
Le assemblee hanno luogo nella sede sociale o Le assemblee hanno luogo nella sede sociale o
altrove secondo quanto indicato nellÕavviso di con- altrove secondo quanto indicato nellÕavviso di con-
vocazione, e comunque in Italia. vocazione, e comunque in Italia.
Art. 11 Art. 11
LÕassemblea • convocata mediante avviso di con- LÕassemblea • convocata mediante avviso di con-
vocazione contenente lÕindicazione del giorno, del- vocazione contenente lÕindicazione del giorno, del-
lÕora e del luogo dellÕadunanza nonch• delle materie lÕora e del luogo dellÕadunanza nonch• delle materie
da trattare. da trattare.
LÕavviso deve essere pubblicato sulla Gazzetta LÕavviso deve essere pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana non meno di quin- Ufficiale della Repubblica Italiana non meno di quin-
dici giorni prima di quello fissato per lÕadunanza. dici giorni prima di quello fissato per lÕadunanza.
Lo stesso avviso dovrˆ essere inviato entro il pre- Lo stesso avviso dovrˆ essere inviato entro il pre-
detto termine, per posta raccomandata, a ciascun detto termine, per posta raccomandata, a ciascun
azionista, allÕindirizzo indicato sul libro soci, oppure azionista, allÕindirizzo indicato sul libro soci, oppure
dovrˆ essere pubblicato, nello stesso termine, su un dovrˆ essere pubblicato, nello stesso termine, su un
quotidiano preferibilmente sportivo a larga diffusio- quotidiano preferibilmente sportivo a larga diffusio-
ne. ne.
LÕavviso potrˆ anche contenere lÕindicazione del LÕavviso potrˆ anche contenere lÕindicazione del
giorno, ora e luogo dellÕeventuale adunanza in secon- giorno, ora e luogo dellÕeventuale adunanza in secon-
da convocazione. da convocazione.
Art. 12 Art. 12
Ha diritto di intervenire alla assemblea ciascun Ha diritto di intervenire alla assemblea ciascun
azionista, il cui nome sia registrato sul libro soci azionista, il cui nome sia registrato sul libro soci
almeno cinque giorni prima della data dellÕassem- almeno cinque giorni prima della data dellÕassem-
blea, e che abbia depositato entro il predetto termine blea, e che abbia depositato entro il predetto termine
i propri certificati azionari presso le banche eventual- i propri certificati azionari presso le banche eventual-
mente designate per questo scopo dal Consiglio mente designate per questo scopo dal Consiglio
dÕAmministrazione o dallÕAmministratore Unico. dÕAmministrazione o dallÕAmministratore Unico.
Hanno altres“ diritto di partecipare allÕassemblea i Hanno altres“ diritto di partecipare allÕassemblea i
giratari delle azioni che abbiano ottemperato alle pre- giratari delle azioni che abbiano ottemperato alle pre-
scrizioni normative vigenti. scrizioni normative vigenti.
LÕazionista che ha il diritto di intervenire allÕassem- LÕazionista che ha il diritto di intervenire allÕassem-
blea pu˜ farsi rappresentare per delega scritta da un blea pu˜ farsi rappresentare per delega scritta da un
altro socio, che non sia tuttavia un amministratore, altro socio, che non sia tuttavia un amministratore,
un sindaco o un dipendente della societˆ. Tale facoltˆ un sindaco o un dipendente della societˆ. Tale facoltˆ
si esercita nellÕambito dei limiti previsti, in linea si esercita nellÕambito dei limiti previsti, in linea
generale, dallÕart. 2372 c.c. generale, dallÕart. 2372 c.c.
Art. 13 Art. 13
Le assemblee sia ordinarie che straordinarie sono Le assemblee sia ordinarie che straordinarie sono
validamente costituite e deliberano secondo le mag- validamente costituite e deliberano secondo le mag-
gioranze e gli altri requisiti di validitˆ prescritti dal gioranze e gli altri requisiti di validitˆ prescritti dal
codice civile. codice civile.
211
Art. 14 Art. 14
Le assemblee sono presiedute dal Presidente del Le assemblee sono presiedute dal Presidente del
Consiglio dÕAmministrazione o dallÕAmministratore Consiglio dÕAmministrazione o dallÕAmministratore
Unico. Unico.
In caso di assenza o di impedimento, da una delle In caso di assenza o di impedimento, da una delle
persone legalmente intervenute allÕassemblea e desi- persone legalmente intervenute allÕassemblea e desi-
gnata dalla maggioranza dei presenti. gnata dalla maggioranza dei presenti.
LÕassemblea nomina un segretario e, se necessario, LÕassemblea nomina un segretario e, se necessario,
due scrutatori. LÕassistenza del segretario non • due scrutatori. LÕassistenza del segretario non •
necessaria quando il verbale dellÕassemblea • redatto necessaria quando il verbale dellÕassemblea • redatto
da un Notaio. da un Notaio.
Il Presidente dellÕAssemblea dirige e regola le Il Presidente dellÕAssemblea dirige e regola le
discussioni e stabilisce le modalitˆ e lÕordine delle discussioni e stabilisce le modalitˆ e lÕordine delle
votazioni. votazioni.
Capo II Capo II
Amministratori Amministratori
Art. 15 Art. 15
La societˆ pu˜ essere amministrata da un Consiglio La societˆ pu˜ essere amministrata da un Consiglio
dÕAmministrazione, o da un Amministratore Unico. dÕAmministrazione, o da un Amministratore Unico.
Il Consiglio dÕAmministrazione • composto da un Il Consiglio dÕAmministrazione • composto da un
minimo di tre a un massimo di ........ membri, fissato minimo di tre a un massimo di ........ membri, fissato
di volta in volta dallÕassemblea ordinaria degli azio- di volta in volta dallÕassemblea ordinaria degli azio-
nisti. nisti.
Il Consiglio dÕAmministrazione dura in carica per Il Consiglio dÕAmministrazione dura in carica per
un periodo non superiore a tre anni. un periodo non superiore a tre anni.
Gli amministratori che risultino colpiti da provve- Gli amministratori che risultino colpiti da provve-
dimenti definitivi della giurisdizione ordinaria com- dimenti definitivi della giurisdizione ordinaria com-
portanti pene accessorie incompatibili con la perma- portanti pene accessorie incompatibili con la perma-
nenza nella carica, decadono dalla carica stessa per nenza nella carica, decadono dalla carica stessa per
il tempo stabilito negli anzidetti provvedimenti. il tempo stabilito negli anzidetti provvedimenti.
Gli amministratori che siano colpiti da provvedi- Gli amministratori che siano colpiti da provvedi-
menti disciplinari degli Organi della FIGC, nonch• menti disciplinari degli Organi della FIGC, nonch•
gli amministratori che contravvengono al divieto pre- gli amministratori che contravvengono al divieto pre-
visto dal 2¡ comma del precedente articolo 5, deca- visto dal 2¡ comma del precedente articolo 5, deca-
dono dalla carica e per tutto il periodo della inibizio- dono dalla carica e per tutto il periodo della inibizio-
ne non possono ricoprire cariche sociali. ne non possono ricoprire cariche sociali.
Durante il periodo in cui gli amministratori risulta-
no colpiti da provvedimenti disciplinari degli Organi
della FIGC che comportano lÕinibizione temporanea
a svolgere ogni attivitˆ in seno alla FIGC, a ricoprire
cariche federali ed a rappresentare le societˆ nellÕam-
bito federale, le funzioni di rappresentanza della
societˆ nei confronti della FIGC saranno svolte, in
caso di previsione di organo amministrativo collegia-
le, dal Vice Presidente o da uno dei Vice Presidenti
della societˆ a ci˜ delegato, o dallÕAmministratore
Delegato, e, in caso di Amministratore Unico, da
procuratore speciale, a tal fine preventivamente
nominato dallÕassemblea.
Art. 16 Art. 16
Qualora lÕassemblea non vi abbia provveduto, il Qualora lÕassemblea non vi abbia provveduto, il
Consiglio dÕAmministrazione nominerˆ tra i suoi Consiglio dÕAmministrazione nominerˆ tra i suoi
componenti un Presidente. componenti un Presidente.
Il Consiglio potrˆ, inoltre nominare uno o pi• Vice Il Consiglio potrˆ, inoltre nominare uno o pi• Vice
Presidenti se al riguardo non abbia disposto lÕassem- Presidenti se al riguardo non abbia disposto lÕassem-
blea, ed Amministratori Delegati. blea, ed Amministratori Delegati.
Art. 17 Art. 17
Le riunioni sono convocate normalmente dal Le riunioni sono convocate normalmente dal
Presidente di sua iniziativa, o su richiesta di almeno Presidente di sua iniziativa, o su richiesta di almeno
212
1/3 degli Amministratori o del Collegio Sindacale. 1/3 degli Amministratori o del Collegio Sindacale.
Le riunioni del Consiglio di Amministrazione Le riunioni del Consiglio di Amministrazione
saranno tenute nella sede sociale o in altro luogo saranno tenute nella sede sociale o in altro luogo
indicato nellÕavviso di convocazione, comunque nel- indicato nellÕavviso di convocazione, comunque nel-
lÕambito del territorio nazionale. lÕambito del territorio nazionale.
Il detto avviso dovrˆ essere inviato per posta racco- Il detto avviso dovrˆ essere inviato per posta racco-
mandata almeno otto giorni prima della riunione, o, mandata almeno otto giorni prima della riunione, o,
in caso dÕurgenza, per telegramma almeno tre giorni in caso dÕurgenza, per telegramma almeno tre giorni
prima della riunione. prima della riunione.
La convocazione per fax sarˆ ritenuta valida qualo- La convocazione per fax sarˆ ritenuta valida qualo-
ra effettuata nello stesso termine di cui al comma che ra effettuata nello stesso termine di cui al comma che
precede, ove lÕavvenuta ricezione sia stata conferma- precede, ove lÕavvenuta ricezione sia stata conferma-
ta nello stesso modo entro il giorno dellÕavvenuto ta nello stesso modo entro il giorno dellÕavvenuto
ricevimento. ricevimento.
Art. 18 Art. 18
Il Consiglio sarˆ validamente riunito con la presen- Il Consiglio sarˆ validamente riunito con la presen-
za della maggioranza assoluta degli Amministratori za della maggioranza assoluta degli Amministratori
in carica e delibererˆ validamente con voto favorevo- in carica e delibererˆ validamente con voto favorevo-
le della maggioranza dei presenti. le della maggioranza dei presenti.
Art. 19 Art. 19
Il Consiglio dÕAmministrazione o lÕAmministratore Il Consiglio dÕAmministrazione o lÕAmministratore
Unico ha tutti i poteri per la gestione ordinaria e Unico ha tutti i poteri per la gestione ordinaria e
straordinaria della societˆ. straordinaria della societˆ, compatibilmente con le
Il Consiglio dÕAmministrazione pu˜ delegare in disposizioni dellÕarticolo 12 della legge n.91 del 23-
tutto o in parte i suoi poteri al Presidente, ai Vice 3-1981.
Presidenti e ad Amministratori Delegati, se nominati, Il Consiglio dÕAmministrazione pu˜ delegare in
e potrˆ demandare ai propri membri o a terzi la mate- tutto o in parte i suoi poteri al Presidente, ai Vice
riale esecuzione delle deliberazioni regolarmente Presidenti e ad Amministratori Delegati, se nominati,
prese. e potrˆ demandare ai propri membri o a terzi la mate-
Operano al riguardo i limiti previsti dallÕart. 2381 riale esecuzione delle deliberazioni regolarmente
c.c. prese. Operano, al riguardo i limiti previsti dallÕart.
2381 c.c.
Le deliberazioni del consiglio dÕAmministrazione o
dellÕAmministratore Unico concernenti:
a) lÕassunzione di mutui, rilascio di fidejussioni,
creazione di scoperti di conto corrente nonch• ogni
altra operazione finanziaria che abbia lÕeffetto di
creare un debito a carico della societˆ sia verso terzi
che verso i propri soci;
b) il rilascio di garanzie sui beni sociali e lÕemissio-
ne di cambiali;
c) lÕacquisto e vendita di beni immobili;
d) tutti gli atti di straordinaria ammnistrazione;
acquisteranno efficacia solo se e quando interverrˆ
lÕapporvazione degli Organi federali competenti.
In caso di mancata approvazione nel termine stabi-
lito dalle Carte Federali • ammesso il ricorso per
motivi di merito al Presidente della FIGC. Resta
salvo il ricorso alla Giunta Esecutiva del CONI, ai
sensi della Legge 23-3-1981 n. 91.
Art. 20 Art. 20
Il potere di rappresentare la societˆ davanti ai terzi e in giu- Il potere di rappresentare la societˆ davanti ai terzi e in giu-
dizio, nonch• quello di firmare in nome della societˆ, spetta dizio, nonch• quello di firmare in nome della societˆ, spetta
allÕAmministratore Unico o al Presidente o, in caso di sua allÕAmministratore Unico o al Presidente o, in caso di sua
assenza o impedimento a un Vice Presidente, e, disgiunta- ssenza o impedimento a un Vice Presidente, e, disgiunta-
mente, a uno degli Amministratori Delegati, se nominati. mente, a uno degli Amministratori Delegati, se nominati.
Tuttavia il Consiglio dÕAmministrazione pu˜ attribuire i Tuttavia il Consiglio dÕAmministrazione pu˜ attribuire i
suddetti poteri ad altri Amministratori, Direttori, Procuratori suddetti poteri ad altri Amministratori, Direttori, Procuratori
e Dirigenti che ne useranno nei limiti stabiliti dal Consiglio e Dirigenti che ne useranno nei limiti stabiliti dal Consi-
stesso. glio stesso.
213
Capo III Capo III
Sindaci Sindaci
Art. 21 Art. 21
Il Collegio Sindacale si compone di tre Sindaci Il Collegio Sindacale si compone di tre Sindaci
effettivi e di due supplenti i quali restano in carica effettivi e di due supplenti i quali restano in carica
per un triennio. per un triennio.
LÕassemblea ordinaria provvederˆ allÕatto della LÕassemblea ordinaria provvederˆ allÕatto della
nomina alla determinazione delle retribuzioni dei nomina alla determinazione delle retribuzioni dei
Sindaci, da ritenersi operante per lÕintera durata del- Sindaci, da ritenersi operante per lÕintera durata del-
lÕincarico. lÕincarico.
Il Collegio Sindacale deve riunirsi almeno una Il Collegio Sindacale deve riunirsi almeno una
volta ogni trimestre. volta ogni trimestre.
Ai componenti del collegio sindacale si applicano Ai componenti del collegio sindacale si applicano
le decadenze e le inibizioni previste per gli ammini- le decadenze e le inibizioni previste per gli ammini-
stratori dallÕart. 15. stratori dallÕart. 15.
Capo IV Capo IV
Bilancio Bilancio
Art. 22 Art. 22
LÕesercizio sociale chiude al 30 giugno di ciascun LÕesercizio sociale chiude al 30 giugno di ciascun
anno. Alla fine di ogni esercizio, il Consiglio anno. Alla fine di ogni esercizio, il Consiglio
dÕAmministrazione, o lÕAmministratore Unico com- dÕAmministrazione, o lÕAmministratore Unico com-
pilerˆ il bilancio ai sensi di legge. pilerˆ il bilancio ai sensi di legge.
La nota integrativa, oltre al rispetto dei contenuti di La nota integrativa, oltre al rispetto dei contenuti di
cui allÕart. 2427 Codice Civile, dovrˆ recare lÕesplici- cui allÕart. 2427 Codice Civile, dovrˆ recare lÕesplici-
ta attestazione del rispetto della vigente normativa ta attestazione del rispetto della vigente normativa
ordinaria e federale. ordinaria e federale.
Si osserva al riguardo la norma di cui alle N.O.I.F. Si osserverˆ al riguardo la norma di cui alle
LÕassemblea determinerˆ la destinazione specifica N.O.I.F.
degli eventuali utili di bilancio. Una quota parte degli LÕassemblea determinerˆ la destinazione specifica
utili, non inferiore al dieci per cento dovrˆ essere degli eventuali utili di bilancio che dovranno intera-
destinata a scuole giovanili di addestramento e for- mente essere reinvestiti nella societˆ per il persegui-
mazione tecnico-sportiva. mento esclusivo delle finalitˆ di cui al precedente
articolo 3.
Capo V Capo V
Liquidazione e scioglimento Liquidazione e scioglimento
Art. 23 Art. 23
In caso di liquidazione o di scioglimento della In caso di liquidazione o di scioglimento della
societˆ per qualsiasi motivo, lÕassemblea dei soci societˆ per qualsiasi motivo, lÕassemblea dei soci
nominerˆ e potrˆ revocare i liquidatori, determinando nominerˆ e potrˆ revocare i liquidatori, determinando
i loro poteri e la loro remunerazione. Lo stato di i loro poteri e la loro remunerazione. Lo stato di
liquidazione o di scioglimento determina la revoca liquidazione o di scioglimento determina la revoca
dellÕaffiliazione da parte della FIGC che potrˆ con- dellÕaffiliazione da parte della FIGC che potrˆ con-
sentire lo svolgimento dellÕattivitˆ sino al termine sentire lo svolgimento dellÕattivitˆ sino al termine
della stagione in corso. della stagione in corso.
Il residuo attivo che emergesse dopo il rimborso ai
soci del capitale sociale dovrˆ essere assegnato al
CONI/FIGC ai sensi dellÕart. 13 della legge 23
marzo 1981 n. 91.
214
DECRETO LEGGE 20 SETTEMBRE 1996, n.485
Nel testo approvato dal Parlamento con la legge di 1 bis. LÕarticolo 3 della legge 16 dicembre 1991, n.
conversione n.586 del 18 novembre 1996. 398, • sostituito dal seguente:
ÒArt. 3 - Il premio di addestramento e formazione
Disposizioni urgenti per le societˆ sportive tecnica di cui allÕarticolo 6 della legge 23 marzo
1981, n.91, e successive modificazioni, percepito dai
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA soggetti di cui allÕarticolo 1, non concorre alla deter-
minazione del reddito dei soggetti stessiÓ.
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Art. 3
Rienuta la straordinaria necessitˆ ed urgenza di
emanare disposizione intese a rendere meno gravosi 1. AllÕart. 16 della legge 23 marzo 1981, n.91, sono
per i bilanci delle societˆ sportive gli effetti di recenti aggiunti, in fine, i seguenti commi:
decisioni comunitarie sui trasferimenti degli atleti;
ÒLe societˆ sportive previste dalla presente legge
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, possono iscrivere nel proprio bilancio tra le compo-
adottata nella riunione del 15 maggio 1996; nenti attive, in apposito conto, un importo massimo
pari al valore delle indennitˆ di preparazione promo-
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei zione maturate alla data del 30 giugno 1996, in base
ministri e Ministro del tesoro, di concerto con il ad una apposita certificazione rilasciata dalla
Ministro delle finanze: Federazione sportiva competente conforme alla nor-
mativa in vigore.
Emana Le societˆ che si avvalgono delle facoltˆ di cui al
il seguente decreto-legge comma precedente debbono procedere ad ogni effet-
to allÕammortamento del valore iscritto entro tre anni
Art.1 a decorrere dalla data del 15 maggio 1996, fermo
1. LÕart. 6 della legge 23 marzo 1981, n.91 • sosti- restando lÕobbligo del controllo da parte di ciascuna
tuito dal seguente: Federazione sportiva ai sensi dellÕart.12.
Le societˆ appartenenti a Federazioni sportive che
ÒArt.6 (Premio di addestramento e formazione tec- abbiano introdotto nei rispettivi ordinamenti il setto-
nica). re professionistico in epoca successiva alla data di
1. Nel caso di primo contratto deve essere stabilito entrata in vigore della presente legge, oltre che avva-
dalle federazioni sportive nazionali un premio di lersi della facoltˆ prevista dal secondo comma, pos-
addestramento e formazione tecnica in favore della sono altres“ provvedere ad un ammortamento delle
societˆ od associazione sportiva presso la quale lÕa- immobilizzazioni, iscritte in sede di trasformazione o
tleta ha svolto la sua ultima attivitˆ dilettantistica o di prima applicazione del vincolo di cui al primo
giovanile. comma, entro un periodo non superiore a tre anni, a
decorrere dalla data del 15 maggio 1996Ó.
2. Alla societˆ od alla associazione sportiva che, in
virt• di tesseramento dilettantistico o giovanile, ha Art.4
provveduto allÕaddestramento e formazione tecnica 1. AllÕarticolo 10 della legge 23 marzo 1981, n.81,
dellÕatleta, viene riconosciuto il diritto di stipulare il sono apportate le seguenti modificazioni:
primo contratto porfessionistico con lo stesso atleta. a) al primo comma • aggiunto, in fine, il seguente
tale diritto pu˜ essere esercitato in pendenza del pre- periodo:
cedente tesseramento, nei tempi e con le modalitˆ ÒIn deroga allÕarticolo 2488 del codice civile • in
stabilite dalle diverse Federazioni sportive nazionali ogni caso obbligatoria, per le societˆ professionisti-
in relazione allÕetˆ degli atleti ed alle caratteristiche che, la nomina del collegio sindacaleÓ;
delle singole discipline sportive.
b) il secondo comma • sostituito dal seguente:
3. Il premio di addestramento e formazione tecnica ÒLÕatto costitutivo deve prevedere che la societˆ
dovrˆ essere reinvestito, dalle societˆ od associazioni possa svolgere esclusivamente attivitˆ sportive ed
che svolgono attivitˆ dilettantistica o giovanile, nel attivitˆ ad esse connesse o strumentaliÓ;
perseguimento di fini sportivi.
b-bis) dopo il secondo comma • inserito il seguen-
Art. 2 te:
1. Il quarto comma dellÕart.15 della legge 23 marzo LÕatto costitutivo deve prevedere che una quota
1981, n.91 • sostituito dal seguente: parte degli utili, non inferiore al 10 per cento, sia
ÒLe somme versate a titolo di premio di addestra- destinata a scuole giovanili di addestramento e for-
mento e formazione tecnica, ai sensi dellÕarticolo 6, mazione tecnico-sportivaÓ;
sono equiparate alle operazioni esenti dallÕimposta
sul valore aggiunto ai sensi dellÕarticolo 10 del a) (soppressa dalla legge di conversione).
decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre
1972, n.633Ó 2. LÕarticolo 12 della legge 23 marzo 1981, n91, •
sostituito dal seguente:
ÒArt.12 (Garanzia per il regolare svolgimento dei
215
campioni sportivi). - Al solo scopo di garantiire il
regolare svolgimento dei campioni sportivi, le
societˆ di cui allÕart. 10 sono sottoposte, al fine di
verificarne lÕequilibrio finanziario, ai controlli ed ai
conseguenti provvedimenti stabiliti dalle federazioni
sportive, per delega del CONI, secondo modalitˆ e
principi da questo approvatiÓ.
Art.5
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stes-
so della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana e sarˆ presentato alle
Camere per la conversione in legge.
216
TABELLA A/1
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 1
TABELLA A/2
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 2
TABELLA A/3
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 3
TABELLA A/4
SERIE A: INCASSI LORDI PER VENDITA DI BIGLIETTI NEL SESSENNIO DAL 1990-91 AL 1995-96
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 4
TABELLA A/5
SERIE A: INCASSI LORDI PER ABBONAMENTI NEL SESSENNIO DAL 19900-91 AL 1995-96
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 5
TABELLA A/6
SERIE A: INCASSI LORDI (BIGLIETTI + ABBONAMENTI ) NEL SESSENNIO DAL 19900-91 AL 1995-96
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 6
TABELLA B/1
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 7
TABELLA B/2
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 8
TABELLA B/3
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 9
TABELLA B/4
SERIE B: INCASSI LORDI PER VENDITA DI BIGLIETTI NEL SESSENNIO DAL 1990-91 AL 1995-96
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 10
TABELLA B/5
SERIE B: INCASSI LORDI PER ABBONAMENTI NEL SESSENNIO DAL 1990-91 AL 1995-96
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 11
TABELLA B/6
SERIE B: INCASSI LORDI ( BIGLIETTI + ABBONAMENTI ) NEL SESSENNIO DAL 1990-91 AL 1995-96
SOCIETA' 1990-91 1991-92 1992-93 1993-94 1994-95 1995-96 TOTALE SESSENALE MEDIA ANNUALE
Pagina 12
1.000.000
1.200.000
1.400.000
200.000
400.000
600.000
800.000
-
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
BARI
BRESCIA
CAGLIARI
CESENA
CREMONESE
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
INTERNAZIONALE
JUVENTUS
Pagina 13
LAZIO
LECCE
MILAN
NAPOLI
PADOVA
PARMA
PESCARA
PIACENZA
PISA
REGGIANA
ROMA
SAMPDORIA
TORINO
UDINESE
VERONA
VICENZA
1991-92
1990-91
1.000.000
1.200.000
1.400.000
200.000
400.000
600.000
800.000
-
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
BARI
BRESCIA
CAGLIARI
CESENA
CREMONESE
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
INTERNAZIONALE
JUVENTUS
Pagina 14
LAZIO
LECCE
MILAN
NAPOLI
PADOVA
PARMA
PESCARA
PIACENZA
PISA
REGGIANA
ROMA
SAMPDORIA
TORINO
UDINESE
VERONA
VICENZA
1993-94
1992-93
1.000.000
1.200.000
1.400.000
200.000
400.000
600.000
800.000
-
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
BARI
BOLOGNA
CAGLIARI
CESENA
CREMONESE
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
INTERNAZIONALE
JUVENTUS
Pagina 15
LAZIO
LECCE
MILAN
NAPOLI
PADOVA
PARMA
PESCARA
PIACENZA
PISA
REGGIANA
ROMA
SAMPDORIA
TORINO
UDINESE
VERONA
VICENZA
1995-96
1994-95
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
350.000
400.000
450.000
500.000
550.000
600.000
50.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
AVELLINO
BARI
BOLOGNA
BRESCIA
CASERTANA
CESENA
CHIEVO
COMO
COSENZA
CREMONESE
FIDELIS ANDRIA
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
H. VERONA
Pagina 16
LECCE
LUCCHESE
MESSINA
MODENA
MONZA
PADOVA
PALERMO
PERUGIA
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIESE
RAVENNA
REGGIANA
REGGINA
SALERNITANA
SPAL
TARANTO
TERNANA
TRIESTINA
UDINESE
VENEZIA
VERONA
VICENZA
1991-92
1990-91
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
350.000
400.000
450.000
500.000
550.000
600.000
50.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
AVELLINO
BARI
LECCE
LUCCHESE
MESSINA
MODENA
MONZA
PADOVA
PALERMO
PERUGIA
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIESE
RAVENNA
REGGIANA
REGGINA
SALERNITANA
SPAL
TARANTO
TERNANA
TRIESTINA
UDINESE
VENEZIA
VERONA
VICENZA
1993-94
1992-93
100.000
150.000
200.000
250.000
300.000
350.000
400.000
450.000
500.000
550.000
600.000
50.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
AVELLINO
BARI
H. VERONA
LECCE
LUCCHESE
MESSINA
MODENA
MONZA
PADOVA
PALERMO
PERUGIA
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIESE
RAVENNA
REGGIANA
REGGINA
SALERNITANA
SPAL
TARANTO
TERNANA
TRIESTINA
UDINESE
VENEZIA
VERONA
VICENZA
1995-96
1994-95
SERIE A: INCASSI LORDI (BIGLIETTI + ABBONAMENTI) ANNO 1990-91 E 1991-92
40.000.000.000
35.000.000.000
1990-91
30.000.000.000
1991-92
25.000.000.000
20.000.000.000
15.000.000.000
10.000.000.000
5.000.000.000
-
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
BARI
BOLOGNA
BRESCIA
CAGLIARI
CESENA
CREMONESE
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
INTERNAZIONALE
JUVENTUS
LAZIO
LECCE
MILAN
NAPOLI
PADOVA
PARMA
PESCARA
PIACENZA
PISA
REGGIANA
ROMA
SAMPDORIA
TORINO
UDINESE
VERONA
VICENZA
Pagina 19
SERIE A. INCASSI LORDI (BIGLIETTI + ABBONAMENTI) ANNO 1992-93 E 1993-94
40.000.000.000
35.000.000.000
1992-93
30.000.000.000 1993-94
25.000.000.000
20.000.000.000
15.000.000.000
10.000.000.000
5.000.000.000
-
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
BARI
BOLOGNA
BRESCIA
CAGLIARI
CESENA
CREMONESE
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
INTERNAZIONALE
JUVENTUS
LAZIO
LECCE
MILAN
NAPOLI
PADOVA
PARMA
PESCARA
PIACENZA
PISA
REGGIANA
ROMA
SAMPDORIA
TORINO
UDINESE
VERONA
VICENZA
Pagina 20
SERIE A: INCASSI LORDI (BIGLIETTI + ABBONAMENTI) ANNO 1994-95 E 1995-96
40.000.000.000
35.000.000.000
1994-95
30.000.000.000
1995-96
25.000.000.000
20.000.000.000
15.000.000.000
10.000.000.000
5.000.000.000
-
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
BARI
BOLOGNA
BRESCIA
CAGLIARI
CESENA
CREMONESE
FIORENTINA
FOGGIA
GENOA
INTERNAZIONALE
JUVENTUS
LAZIO
LECCE
MILAN
NAPOLI
PADOVA
PARMA
PESCARA
PIACENZA
PISA
REGGIANA
ROMA
SAMPDORIA
TORINO
UDINESE
VERONA
VICENZA
Pagina 21
10.500.000.000
12.000.000.000
13.500.000.000
1.500.000.000
3.000.000.000
4.500.000.000
6.000.000.000
7.500.000.000
9.000.000.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
AVELLINO
H. VERONA
LECCE
LUCCHESE
MESSINA
MODENA
MONZA
PADOVA
PALERMO
PERUGIA
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIESE
RAVENNA
REGGIANA
REGGINA
SALERNITANA
SPAL
TARANTO
TERNANA
TRIESTINA
UDINESE
VENEZIA
VERONA
VICENZA
1991-92
1990-91
10.500.000.000
12.000.000.000
13.500.000.000
1.500.000.000
3.000.000.000
4.500.000.000
6.000.000.000
7.500.000.000
9.000.000.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
AVELLINO
H. VERONA
LECCE
LUCCHESE
MESSINA
MODENA
MONZA
PADOVA
PALERMO
PERUGIA
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIESE
RAVENNA
REGGIANA
REGGINA
SALERNITANA
SPAL
TARANTO
TERNANA
TRIESTINA
UDINESE
VENEZIA
VERONA
VICENZA
1993-94
1992-93
10.500.000.000
12.000.000.000
13.500.000.000
1.500.000.000
3.000.000.000
4.500.000.000
6.000.000.000
7.500.000.000
9.000.000.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATALANTA
AVELLINO
H. VERONA
LECCE
LUCCHESE
MESSINA
MODENA
MONZA
PADOVA
PALERMO
PERUGIA
PESCARA
PIACENZA
PISA
PISTOIESE
RAVENNA
REGGIANA
REGGINA
SALERNITANA
SPAL
TARANTO
TERNANA
TRIESTINA
UDINESE
VENEZIA
VERONA
VICENZA
1995-96
1994-95
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
-
ALESSANDRIA
ALZANO VIRESCIT
BRESCELLO
CARPI
CARRARESE
FIORENZUOLA
MODENA
1.050.000.000
1.200.000.000
150.000.000
300.000.000
450.000.000
600.000.000
750.000.000
900.000.000
MONTEVARCHI
NOVARA
ALESSANDRIA
PISTOIESE
ALZANO VIRESCIT
PRATO
BRESCELLO
SARONNO
CARPI
SIENA
CARRARESE SPAL
Incassi C/1-A Stagione 1996/1997
COMO SPEZIA
TREVISO
FIORENZUOLA
MODENA
MONTEVARCHI
MONZA
NOVARA
PISTOIESE
PRATO
SARONNO
SIENA
SPAL
SPEZIA
TREVISO
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
80.000
-
ACIREALE
ANCONA
ASCOLI
ATLETICO CAT.
AVELLINO
CASARANO
FERMANA
1.050.000.000
1.200.000.000
F.ANDRIA
150.000.000
300.000.000
450.000.000
600.000.000
750.000.000
900.000.000
GUALDO
ACIREALE
ISCHIA ISOL.
ANCONA
JUVE STABIA
ASCOLI
LODIGIANI
AVELLINO SAVOIA
Incassi C/1-B Stagione 1996/1997
SORA
AVEZZANO
TRAPANI
CASARANO
FERMANA
F.ANDRIA
GIULIANOVA
GUALDO
ISCHIA ISOL.
JUVE STABIA
LODIGIANI
NOCERINA
SAVOIA
SORA
TRAPANI
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
-
CITTADELLA
CREMAPERGO
LECCO
LEFFE
LUMEZZANE
OLBIA
OSPITALETTO
PAVIA
1.050.000.000
1.200.000.000
150.000.000
300.000.000
450.000.000
600.000.000
750.000.000
900.000.000
PRO PATRIA
PRO SESTO
CREMAPERGO
PRO VERCEL
LECCO SASSARI
LEFFE SOLBIATESE
TEMPIO
LUMEZZANE
VALDAGNO
MESTRE
Incassi C2-A Stagione 1996/1997
VARESE
OLBIA
VOGHERA
OSPITALETTO
PAVIA
PRO PATRIA
PRO SESTO
PRO VERCEL
SASSARI
SOLBIATESE
TEMPIO
VALDAGNO
VARESE
VOGHERA
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
110.000
100.000
90.000
80.000
70.000
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
-
AREZZO
BARACCA L.
FANO
FORLI'
GIORGIONE
IPERZOLA
LIVORNO
MACERATESE
MASSESE
M. PONSACCO
PISA
VIS PESARO
PONTEDERA
RIMINI
SAN DONA'
TERNANA
TOLENTINO
TRIESTINA
Incassi C/2-B Stagione 1996/1997
1.500.000.000
1.350.000.000
1.200.000.000
1.050.000.000
900.000.000
750.000.000
600.000.000
450.000.000
300.000.000
150.000.000
-
AREZZO
BARACCA L.
FANO
FORLI'
GIORGIONE
IPERZOLA
LIVORNO
MACERATESE
MASSESE
M. PONSACCO
PISA
PONTEDERA
RIMINI
SAN DONA'
TERNANA
TOLENTINO
TRIESTINA
VIS PESARO
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
90.000
80.000
70.000
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
-
ALBANOVA
ALTAMURA
BATTIPAGLIESE
BENEVENTO
BISCEGLIE
CASERTANA
CASTROVILL.
CATANIA
CATANZARO
CHIETI
FROSINONE
JUVET. GELA
MARSALA
MATERA
TARANTO
TERAMO
TURRIS
VITERBESE
Incassi C/2-C Stagione 1996/1997
1.500.000.000
1.350.000.000
1.200.000.000
1.050.000.000
900.000.000
750.000.000
600.000.000
450.000.000
300.000.000
150.000.000
-
ALBANOVA
ALTAMURA
BATTIPAGLIESE
BENEVENTO
BISCEGLIE
CASERTANA
CASTROVILL.
CATANIA
CATANZARO
CHIETI
FROSINONE
JUVET. GELA
MARSALA
MATERA
TARANTO
TERAMO
TURRIS
VITERBESE
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
Totale incassi
C2-B
21%
Totale incassi Totale incassi
C2-A C1-B
8% 29%
DATI STATISTICI SERIE C/1 E C/2 CON PERCENTUALE INCASSI E SPETTATORI
Spettat. C2B
22% Spettat. C1B
Spettat. C2A 27%
9%
CONSUNTIVO INTROITI E SPETTATORI STAGIONE SPORTIVA: 1996/97
ATALANTA BERG.SPA 19.333 1.106 145 20.584 3.961 53 13.477 13.477 160 3.501 1.481
BARI SPA 21.645 1.301 22.946 223 52 949 21.552 21.552 190 5 1
CAGLIARI CALCIO SPA 23.314 45 23.360 2.034 873 19.007 19.007 458 1.700 1
FIORENTINA SPA 48.345 20.628 68.974 1.497 257 22.665 22.665 269 2.442
INTERNAZ.MILANO SPA 96.988 2.862 24.770 124.622 609 11.323 60.780 60.780 2.397 8.026
JUVENTUS SPA 51.056 287 51.344 1.025 5.071 27.362 27.362 727 22.284
VICENZA CALCIO SPA 9.932 1.950 11.883 435 2.914 4.739 4.739 119 4.714 1.200
LAZIO SPA 61.933 109 28.720 90.764 283 3.464 303 7.621 7.924 358 624
PADOVA SPA 5.031 2.265 37 7.333 3.134 178 2.303 2.303 75 3.216
PARMA SPA 116.579 967 16.323 133.871 838 3.723 197 13.029 13.227 4.606 1.224
PIACENZA CALCIO SPA 11.262 769 485 12.517 92 17 400 7.504 7.905 15 10 1
ROMA SPA 38.134 3.619 38 41.792 12.342 4.449 14.199 14.199 63 1.971
SAMPDORIA SPA 27.849 2.847 30.697 704 1.677 13.597 13.597 161 11.569
TORINO CALCIO SPA 17.231 4.042 598 21.872 1.163 4.717 23.879 23.879 667 8.838
UDINESE CALCIO SPA 12.535 4 12.539 573 2.129 8.837 8.837 134 337 5
NAPOLI 26.500 180 162 26.842 282 7.028 54.059 54.059 43 3.021
MILAN 78.551 939 79.491 13.908 2.290 22.295 22.295 934 1.535 2.819
TOTALI 674.697 17.874 97.338 789.910 45.383 - 50.223 949 901 341.846 342.748 11.534 75.034 5.536
Pagina 1
ATTIVO RIEPILOGO SERIE B STAGIONE SPORTIVA 95/96 IN LIRE MILIONI
SOCIETA' IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI IMMOBILIZZAZ. IMMOBILIZZ. FINANZIARIE CREDITI CREDITI CORRENTI RATEI E CASSA E ALTRE
DIR. PLUR. CAPITALIZZ. ALTRE TOTALE MATERIALI CREDITI VS/ ALTRE VERSO SOCI VERSO VERSO TOTALE RISCONTI BANCHE ATTIVITA'
PRESTAZ. CAL. COSTI VIVAIO CONTROLLATE CONTROLL. ALTRI ATTIVI
AVELLINO SPA 2.153 1.399 3.552 89 549 1.360 1.360 130 1.070
FOGGIA CALACIO SRL 4.905 414 12 5.333 106 20 13.141 13.141 44 4.645
GENOA 1893 SPA 8.704 5.811 14.515 982 117 3.141 6.921 6.921 372 120
PERUGIA SPA 15.215 721 15.936 213 301 2.076 2.076 2 938
PESCARA CALCIO SPA 7.779 550 6.620 14.949 21 60 1.535 1.535 30 566
REGGIANA SPA 6.658 1.679 7.619 15.956 334 6.079 10.841 10.841 332 383
SALERNITANA SPA 2.483 452 144 3.080 293 14 695 709 34 2.360 113
CITTA DI PALERMO SPA 1.072 1.840 1.584 4.497 351 9 818 5.205 6.023 802 732
VENEZIA 1907 SRL 3.097 872 3.970 243 527 4.700 4.700 23 1.066
PISTOIESE SPA 158 245 542 946 32 210 4.053 4.053 1 180
BOLOGNA FC 1909 SRL 14.427 327 1.069 15.824 348 3.211 3.211 40 1.565 27
TOTALI 95.168 13.762 42.120 151.051 10.179 - 7.818 3.359 832 115.216 116.049 2.825 16.161 176
Pagina 2
ATTIVO RIEPILOGO SERIE C1 STAGIONE SPORTIVA 95/96 IN LIRE MILIONI
SOCIETA' IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI IMMOBILIZZAZ. IMMOBILIZZ. FINANZIARIE CREDITI CREDITI CORRENTI RATEI E CASSA E ALTRE
DIR. PLUR. CAPITALIZZ. ALTRE TOTALE MATERIALI CREDITI VS/ ALTRE VERSO SOCI VERSO VERSO TOTALE RISCONTI BANCHE ATTIVITA'
PRESTAZ. CAL. COSTI VIVAIO CONTROLLATE CONTROLL. ALTRI ATTIVI
TOTALI 28.624 14.802 7.697 51.123 6.649 - 3.793 461 - 43.756 43.756 1.764 2.418 121
Pagina 3
ATTIVO RIEPILOGO SERIE C2 STAGIONE SPORTIVA 95/96 IN LIRE MILIONI
SOCIETA' IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI IMMOBILIZZAZ. IMMOBILIZZ. FINANZIARIE CREDITI CREDITI CORRENTI RATEI E CASSA E ALTRE
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