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3/3/2021 Giandri's - I miei francobolli - Come riconoscere i tre "Michetti"

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Come riconoscere i tre "Michetti"


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A volte alcuni collezionisti si trovano in difficoltà a riconoscere i primi tre


francobollo detti "Michetti".
A prima vista possono sembrare tutti uguali, eppure sono completamente
differenti.
Si offrono qui alcune indicazioni per distinguerli con sicurezza.

Non si vuole qui raccontare la storia di questo francobollo, il 15 centesimi


"Michetti". Altri lo hanno fatto con dovizia di particolari e di notizie in
alcuni preziosi libri e monografie dedicati a questo francobollo.
Tuttavia si ritiene necessario offrire un quadro sintetico sul come si giunse a
questo francobollo: questo aiuterà a capire perché ce ne siano tre tipi,
differenti ma anche tanto simili.
Lasciando dunque alla lettura dei testi di approfondimento, si tracciano qui
alcune brevi note sui motivi che spinsero a realizzare questi tre francobolli.
A seguito dell'assassinio di re Umberto I, avvenuto a Monza il 29 luglio
1900, salì al trono suo figlio, il Principe Ereditario Vittorio Emanuele III.
Si rese dunque necessaria l'emissione di una nuova serie di francobolli
aggiornata con l'effigie del nuovo sovrano; si tratta della serie che viene
chiamata "Floreale", ispirata al gusto liberty allora in voga.
I primi francobolli di questa nuova serie, realizzata da Alberto Repettati
(figlio di Enrico Repettati che aveva diretto per vent'anni il reparto incisioni
dell'Officina Carte Valori di Torino) uscirono il 1° luglio 1901.
Effettivamente non si può dire che la vignetta fosse proprio azzeccata, sia per
la troppo minuta effigie del Re, sia per la pesante cornice floreale che soffoca
il ritratto.
Aggiungiamo il fatto che i francobolli venivano stampati su una carta
estremamente sottile e dobbiamo concludere che il Sovrano non ne usciva
Francesco Paolo Michetti (1851-1929) sarà anche stato quel troppo bene.
grande pittore di fama che era diventato, ma come autore di
Di questo se ne accorsero anche a corte, in particolare la Sovrana, la Regina
bozzetti di francobolli non sapeva da dove si doveva cominciare.
Questo è infatti il "bozzetto" originale che aveva proposto per il Elena la quale, oltre ad essere amante dell'arte e del bello, era lei stessa una
francobollo che diventerà il 15 centesimi "Michetti" (e discreta pittrice dilettante.
successivi francobolli tratti da questo ritratto). Le dimensioni La Regina si mise in testa di affidare la realizzazione di una nuova serie di
non sono proprio quelle di un bozzetto e si cimentarono in molti, francobolli ad un artista che avrebbe potuto esprimere un'opera autorevole,
all'epoca, a trasformare il soggetto per renderlo adatto al all'altezza del prestigio che l'Italia stava raggiungendo nel contesto
formato di un francobollo. internazionale.
La scelta non poté non cadere su Francesco Paolo Michetti, artista ben
introdotto a corte, nei salotti dell'alta borghesia, amico del suo conterraneo
Gabriele D'Annunzio.
Michetti sarà stato anche un grande pittore, ma sicuramente non sapeva da
dove cominciare per realizzare dei bozzetti per francobolli. Infatti i suoi
bozzetti altro non erano che dei veri e propri quadri. Tutte le prove ce
vennero fatte utilizzando i quadri dipinti da Michetti per i nuovi francobolli
diedero risultati assai deludenti.
Alla fine si diede la colpa ai tecnici dell'Officina Carte Valori e, seguendo
suggerimenti non disinteressati, venne deciso di stampare i francobolli, tratti
dalle opere di Francesco Paolo Michetti, in calcografia, affidandone la
realizzazione ad uno dei migliori incisori dell'American Bank Note Co.,
Robert Savage, che aveva preparato tanti francobolli per le poste statunitensi,
canadesi e di altri paesi.
Robert Savage si mette all'opera; alla fine del suo lavoro, invece della nuova
serie completa pensata dalla Regina Elena e dipinta dal Michetti, vedrà la
luce un unico valore da 15 centesimi.
A titolo di curiosità, c'è da notare che l'americano Savage "firma"
involontariamente la sua opera incidendo la parola "Cent" senza il punto (che
invece avrebbe voluto l'abbreviazione italiana di "Centesimi") secondo lo
stile americano che fa di "Cent" un sostantivo che al plurale diventa "Cents".
Tuttavia non sarebbe stata l'Officina Carte Valori di Torino a stampare il
francobollo "Michetti" da 15 centesimi, in quanto non era ancora dotato delle
attrezzature per la stampa calcografica, attrezzature che invece possedeva la
privata Officina Calcografica Italiana di Roma (acquistate proprio presso
l'American Bank Note Co.) che altri non era se non la vecchia Ditta Calzone
che aveva già lavorato per le Poste italiane.
C'è premura di avere il nuovo francobollo da 15 centesimi, in quanto la legge
9 luglio 1905, numero 374, aveva ridotto a 15 centesimi la tariffa delle lettere

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ordinarie per l'interno del Regno a decorrere dal 1° settembre 1905. In via
provvisoria si era provveduto a sovrastampare il taglio da 20 centesimi della
serie "Floreale" con la dicitura del nuovo valore «C. 15».
All'Officina Calcografica Italiana venne pertanto dato l'incarico «...in via
assolutamente eccezionale e di esperimento...» dell'«allestimento
calcografico e la provvista di n. 200 milioni di francobolli da centesimi 15.»
Sono questi il primo tipo dei Michetti, chiamato anche "primo Michetti a
destra" che venne emesso il 20 marzo 1906.
Quando i francobolli stampati dall'Officina Calcografica Italiana cominciano
a scarseggiare, si pone il problema del loro riassortimento: da un lato
all'Officina Carte Valori di Torino non sono ancora arrivate le macchine per
la stampa calcografica, dall'altro non si vuole ricorrere nuovamente
all'industria privata.
Viene così deciso di far stampare la nuova fornitura a Torino, usando la
tecnica tipografica in modo che imitasse la stampa calcografica.
Per ottenere questo ci si rimette alla perizia di Alberto Repettati che ottiene
un'incisione tipografica che imita, in rilievo, i tratti, le linee incrociate, i
puntini, gli ombreggi, tipici dell'incisione calcografica.
Ma la stampa in calcografia ha un'altra caratteristica: quella di presentare la
superficie della carta con una leggerissima velatura. Per imitare questo velo
di colore, i tecnici dell'Officina Carte Valori eseguono due passaggi in
stampa ai fogli: con uno stampano un rettangolo pieno (ripetuto 400 volte nel
foglio, quante sono le vignette) di un tenue colore grigio verdastro (che deve
dare l'impressione della velatura calcografica), con il secondo stampano la
tavola tipografica con l'impronta del francobollo. Nasce in questo modo il
secondo tipo Michetti, noto anche come "secondo Michetti a destra".
Questo francobollo è considerato provvisorio, fin tanto l'Officina Carte
Valori non si fosse attrezzata per la stampa calcografica. Ma anche una volta
arrivate le macchine, si continua a stampare il francobollo tipografico:
bisogna infatti impratichirsi con i nuovi impianti e ci sono altri lavori ai quali
dedicarsi.
Quando è la volta di rifare il Michetti calcografico, è ancora una volta
Alberto Repettati ad eseguire l'incisione, questa volta, ovviamente,
calcografica. Il Regio Decreto 22 giugno 1911, n. 659, ne autorizza
l'emissione «...ritenuto che l'Officina governativa di Torino è ora in grado di
fornire in modo continuativo francobolli calcografici...». E' questo l'ultimo
Michetti, il terzo tipo con l'effigie volta a destra, chiamato anche "terzo
Michetti a destra".
Questi, per sommi capi, i motivi per cui di questo francobollo esistono tre
differenti tipi, tutti ben distinguibili gli uni dagli altri, dei quali si riportano le
principali caratteristiche peculiari.

Il primo Michetti a destra Il secondo Michetti a destra Il terzo Michetti a destra


1906 1909 1911

Sassone n. 80 Sassone n. 86 Sassone n. 96


Unificato n. 80 Unificato n. 86 Unificato n. 96
Cei n. 75 Cei n. 81 Cei n. 91
Bolaffi (numerazione 1958) n. 75 Bolaffi (numerazione 1958) n. 81 Bolaffi (numerazione 1958) n. 91
Bolaffi (numerazione 1986) n. 133 Bolaffi (numerazione 1986) n. 139 Bolaffi (numerazione 1986) n. 149
Bolaffi (numerazione 2002) n. 137 Bolaffi (numerazione 2002) n. 143 Bolaffi (numerazione 2002) n. 153
Yvert & Tellier n. 78 Yvert & Tellier n. 82 Yvert & Tellier n. 92
Stanley & Gibbons n. 123 Stanley & Gibbons n. 138 Stanley & Gibbons n. 140
Scott n. 93 Scott n. 111 Scott n. 123
Michel n. 75 Michel n. 94 Michel n. 104

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Metodo di stampa: calcografico Metodo di stampa: tipografico Metodo di stampa: calcografico


Stampa: a un colore (colore base grigio Stampa: a due colori (colore base della Stampa: a un colore (colore base grigio
ardesia abbastanza scuro con sfumature vignetta nero azzurrastro, fondino pieno ardesia)
lievemente tendenti verso l'azzurro) visibile nello sfondo di colore grigio
Carta: senza filigrana nella zona destinata verdastro) Carta: senza filigrana nella zona destinata
alla stampa Carta: senza filigrana nella zona destinata alla stampa
Composizione: due gruppi di cento alla stampa Composizione: due gruppi di cento
Dentellatura: lineare 12 Composizione: due gruppi di duecento Dentellatura: lineare 13½ ed anche 13¾;
Dentellatura: pettine13x13¼ e 13x13½ pettine 13¾ ed anche 13½x14; sono note
anche altre dentellature in successive tirature
con passi da 13¼ a 13¾
Dimensioni vignetta: mm. 18,7x25 Dimensioni vignetta: mm. 19x24,2
Dimensioni vignetta: mm. 18,5x23,4

La scritta «Cent» non è centrata nel riquadro. La scritta «Cent» è meglio centrata nel La scritta «Cent» è centrata nel riquadro e di
La lettera «C» di conseguenza si presenta riquadro e le lettere sono più sottili conseguenza la lettera «C» è più vicina al
distanziata dal bordo sinistro e la «t» sfiora ("magre") e più distanziate fra loro. bordo di sinistra.
con il trattino orizzontale il bordo destro. Le lettere hanno le basi abbastanza allineate Le lettere sono in genere più grosse, ma
Tutte le lettere sono allineate sulla stessa sotto, anche se la lettera «C» è leggermente soprattutto è ben visibile la lettera «C» più
linea di base. abbassata rispetto alle altre. grossa che si spinge più in basso rispetto
all'allineamento del resto della scritta.

«15» spostata verso la sinistra del riquadro. «15» ben centrata nel riquadro. «15» ben centrata nel riquadro.
La cifra «5» è ravvicinata alla «1». Le cifre sono distanziate fra loro. Le cifre sono distanziate fra loro.
Lo sfondo scuro a forma di virgola che Lo sfondo scuro a forma di virgola che Lo sfondo scuro a forma di virgola che
delimita a destra il pallino della cifra «5» delimita a destra il pallino della cifra «5» delimita a destra il pallino della cifra «5»
termina senza punta. termina ben appuntito. termina senza punta.

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Sul bavero della giacca è visibile una Sul bavero della giacca sono visibili due Sul bavero della giacca sono visibili due
stelletta. stellette. stellette.
L'ombreggiatura della parte destra del L'ombreggiatura della parte destra del L'ombreggiatura della parte destra del
colletto è ottenuta con righe verticali. colletto è ottenuta con righe orizzontali. colletto è ottenuta con righe orizzontali.
L'ombreggiatura della parte sinistra del L'ombreggiatura della parte sinistra del L'ombreggiatura della parte sinistra del
colletto è ottenuta con righe orizzontali. colletto è ottenuta con una serie di puntini o colletto è ottenuta con righe orizzontali.
trattini.

Nella parte bassa dell'onda ci sono quattro Nella parte bassa dell'onda non sono ben Nella parte bassa dell'onda non ci sono gli
spruzzi di schiuma. distinguibili gli spruzzi di schiuma. spruzzi di schiuma.
Sono ben disegnate le creste dell'onda che Le creste dell'onda che ricadono verso il Le creste dell'onda prendono diverse
ricadono verso il basso. basso sono povere di linee. direzioni (sono più quelle che salgono).
L'onda è molto morbida. L'onda appare dura e spigolosa. L'onda appare molto agitata.

Le parti della nuvola illuminate sono sottili; La separazione tra le nuvole ed il cielo è Le parti della nuvola illuminate sono più
si nota appena una biforcazione di luce sulla affidata al differente tratteggio: linee grosse; la biforcazione di luce sulla nuvola è
nuvola. continue per le nuvole, linee tratteggiate per molto evidente.
La nuvola in alto, verso la testa del Re, il cielo. La nuvola in alto, verso la testa del Re,
riceve la luce secondo una riga tondeggiante riceve la luce solo in una striscia verticale.
diagonale.

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Il disco solare che racchiude la corona Il disco solare che racchiude la corona Il disco solare che racchiude la corona (che è
(leggermente appuntita) è staccato dal bordo (leggermente appuntita) tocca il bordo schiacciata e non appuntita) è staccato dal
superiore. superiore. bordo superiore.
I due nastri svolazzanti ed il globo crociato I due nastri svolazzanti sono quasi privi di I due nastri svolazzanti sono privi di
sopra la corona sono tratteggiati. tratteggio ed il globo crociato ha un solo tratteggio ed il globo crociato ha un solo
I quattro piccoli pinnacoli all'interno delle segno. segno.
anse della corona si staccano nettamente Non sono distinguibili i pinnacoli all'interno I quattro piccoli pinnacoli all'interno delle
dall'interno della corona di colore pieno. delle anse della corona e l'interno della anse della corona sono semplicemente
corona è costituito da linee orizzontali. disegnati sopra la corona con semplici linee.

Dagli elementi descritti (metodo di stampa, dimensioni della vignetta) e dai


principali particolari ingranditi (non sono tutti, ma questi sono molto facili da
individuare) non dovrebbe più essere un problema riconoscere a quale tipo
appartiene un "Michetti" con effigie volta a destra da 15 centesimi.

La storia di questi tre tipi di francobolli da 15 centesimi potrebbe finire qui,


con l'elencazione dei loro principali segni distintivi.
Tuttavia è opportuna una piccola appendice, per concludere compiutamente
il discorso iniziato (e senza per questo volersi sostituire all'ottima ed
esaustiva letteratura che si trova sull'argomento).
Con l'Italia entrata in guerra, il Regio Decreto 22 novembre 1915, n. 1643,
«...per provvedere ai bisogni straordinari del tesoro...» tra le altre cose porta
a 20 centesimi la tariffa delle lettere ordinarie per l'interno a decorrere dal 1°
gennaio 1916.
Per poter soddisfare questa tariffa, viene sovrastampato il 15 centesimi
calcografico "terzo Michetti a destra" con due gruppi di tre barrette
orizzontali a sinistra ed a destra a coprire il vecchio valore «Cent» e «15» e
la nuova indicazione «CENT. 20» al entro, sopra la testa del Sovrano.
Senza voler approfondire l'argomento, c'è da ricordare che tutti e tre tipi di
"Michetti", ed anche quello sovrastampato «CENT. 20», ricevettero vari tipi
Il "quarto Michetti a destra" non è altro che il "terzo
di sovrastampe per essere usati fuori del territorio metropolitano: a solo titolo
Michetti" calcografico che ha ricevuto la sovrastampa
per portarne il valore a 20 centesimi, a seguito
d'esempio si ricordano i "Michetti" sovrastampati per per gli Uffici all'estero,
dell'aumento della tariffa del primo porto di una per le isole dell'Egeo e per altri territori coloniali.
lettera ordinaria per l'interno a partire da 1° gennaio In alcuni casi ricevettero anche due sovrastampe successive!
1916. Come in quel caso, unico, con cui si creò l'anomalia di avere un "primo
Un caso particolare, del tutto anomalo, succederà a Michetti" calcografico sovrastampato «CENT. 20» (è noto che furono soli i
Durazzo dove questa sovrastampa venne applicata al "terzi Michetti" calcografici a ricevere questa sovrastampa): accadde a
"primo Michetti" già sovrastampato in viola per il Durazzo ed a Scutari per i quali uffici postali l'Officina Carte Valori di
locale ufficio postale (come si fa cenno qui a fianco).
Torino nel 1909 aveva sovrastampato in viola i "primi Michetti" con
l'indicazione «DURAZZO» (oppure «SCUTARI DI ALBANIA») ed il nuovo
valore «30 Para 30». Nel 1915 viene autorizzata la sovrastampa «CENT. 20»
(con la coppia di tre barrette sul valore) e questi francobolli anomali
cominciarono a circolare nel gennaio 1916.
Ma in qualche modo la storia continua ancora per uno dei coni predisposti,
precisamente per quello tipografico ("secondo Michetti a destra") inciso da
Alberto Repettati per farlo assomigliare ad una stampa calcografica.
Infatti il conio viene riutilizzato modificandone il tassello del valore per
ottenere gli stereotipi per il francobollo da 20 centesimi arancio del tipo
senza filigrana.
E con questo si conclude la storia di questo francobollo, ma non quella di
tutti gli altri "Michetti" che da questa traggono origine.

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Per chi desiderasse approfondire l'argomento, si consigliano i seguenti testi:

I Michetti - Storia e vicende di una grande ordinaria


di Regno
di Mauro Francaviglia e Beppe Ermentini
C.I.F S.r.L., 1999

Floreale & C. - La serie che non c'è


di Franco Filanci
Poste Italiane, 1996

Il Regno d'Italia nella posta e nella filatelia - In


occasione della Mostra filatelica Sala della Lupa di
palazzo Montecitorio, Roma, 9-16 febbraio 2006
di Bruno Crevato-Selvaggi
Poste Italiane S.p.A., 2006

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