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Copertina:
Progetto grafico di Angelo Zenzalari
Presentazione
'\lOVA \ EHSIOl\E DELLA BIBBI \DAl TESTI A"'oTICIII
La traduzione italiana
Quando l'autore ha ritenuto di doversi discostare in modo
significativo dal testo stampato a fronte, sono stati adottati i
seguenti accorgimenti:
- i segni r indicano che si adotta una lezione differente da
•
I testi paralleli
Se presenti, vengono indicati nelle note i paralleli al passo
commentato con il simbolo Il; i passi che invece hanno vici-
nanza di contenuto o di tema, ma non sono classificabili come
veri e propri paralleli, sono indicati come testi affini, con il
simbolo+.
La traslitterazione
La traslitterazione dei termini ebraici e greci è stata fatta con
criteri adottati in ambito accademico e quindi non con riferi-
mento alla pronuncia del vocabolo, ma all'equivalenza formale
fra caratteri ebraici o greci e caratteri latini.
ANNOTAZIONI 6
L'approfondimento liturgico
Redatto da Matteo Ferrari, rimanda ai testi biblici come pro-
posti nei Lezionari italiani, quindi nella versione CEI del 2008.
LUCA
Introduzione, traduzione e commento
a cura di
Matteo Crimella
~
SAN PAOLO
Nestle-Aland, Novum Testamentum Graece, 28th Revised Edition, edited by Barbara and
Kurt Aland, Johannes Karavidopoulos, Carlo M. Martini, and Bruce M. Metzger in coo-
peration with the Institute for New Testament Textual Research, MUnster!Westphalia. IO
2012 Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart. Used by pennission
ISBN 978-88-215-9636-0
INTRODUZIONE
ASPETTI LETTERARI
Studien zu ihrer Sammlung und Entstehung, Mohr Siebeck. TObingen 2008, 87-95.
Il INTRODUZIONE
due morti, due donne, due ospiti, due oranti, due ladroni. Ma il
protagonista principale è la terza figura: il malcapitato assalito dai
briganti, il padre della parabola, Abraam, Gesù, Dio. La chiave
di volta di ogni racconto non sta tanto nella presentazione di due
personaggi antitetici, ma nella contrapposizione dei punti di vista.
Questi episodi combinano sottilmente suspense e sorpresa sul filo
dell'intreccio, disponendo dei tre personaggi del triangolo dram-
matico che interagiscono all'interno di ogni pericope in modo del
tutto originale. Il narratore suscita un'attesa che fa immaginare
una soluzione ma, in luogo del superamento prospettato e/o atteso,
Luca sorprende il suo lettore per mezzo di qualcosa d'inaspettato.
L'imprevedibilità smorza la previsione e ogni pretesa di facile com-
prensione della vicenda, offrendo più ampio respiro alla narrazione
e obbligando a riconoscere la novità introdotta dal racconto. La
sorpresa, poi, si pone non solo al livello del racconto ma pure a
livello rivelativo, cioè teologico. In altre parole, il lettore è guidato
a entrare nella logica del regno di Dio e della rivelazione di Gesù
e deve apprendere a valutare la differenza di reazioni, comporta-
menti, pensieri e parole dei personaggi che popolano i racconti. Il
lettore, cioè, deve riconoscere palesi o sottili resistenze al regno di
Dio e alla persona di Gesù. Il terzo evangelista educa cosi il suo
lettore a discernere, lo rende cioè un interprete delle stesse vicende
narrate. A sua volta il lettore, lasciandosi stupire dalle sorprese nar-
rative, conoscendo la caratterizzazione dei personaggi e afferrando
la logica delle parabole, scopre la novità rivelati va e teologica che
i vari episodi intendono trasmettergli. Così egli diviene un lettore
che, passo dopo passo, si allinea al punto di vista di Gesù e fa sua la
logica paradossale del regno di Dio. Le resistenze, le obiezioni, le
aperture, le trasformazioni dei personaggi sono un prisma per com-
prendere non solo come la rivelazione entri nelle pieghe dell'uma-
nità, ma pure come l'umanità le offra la possibilità di dispiegarsi.
Printing Press- Terra Santa, Jerusalem- Milano 2011, 27-28: La fine del "grande viaggio"
«è variamente delimitata a seconda del criterio adottato. Per alcuni si conclude in 18,14
perché in 18,15 Luca riprende a seguire Marco; per altri si conclude in 19,27 o 19,28 oppure
in 19,44 con l'arrivo di Gesù a Gerusalemme; per altri infine il viaggio culmina in 19,45-46
con l'ingresso nel tempio».
21 INTRODUZIONE
7 J.A. Fitzmyer, The Gospel According to Luke (1-JX): Introduction, Translation, and
La relazione Chiesa-Israele
Intrecciato col tema della storia della salvezza, v'è il rapporto
fra Israele, la Chiesa e i pagani''· Dietro questa relazione v'è il
problema di individuare un punto di vista che consenta di cogliere
lo scopo e l'unità dei due tomi lucani (vangelo e Atti), senza ca-
dere nella fatale alternativa fra storia e teologia, alternativa che ha
caratterizzato per lunghi anni la letteratura secondaria a proposito
dell'opera «a Teofilo». Il proemio del vangelo rivela sia il carat-
tere storiografico sia la finalità ecclesiale dell'intera opera lucana;
l'evangelista si è posto nel solco di Marco e ne ha condiviso il
presupposto, mostrando l'identità fra il Risorto e il Gesù terreno. La
narrazione di Atti, dal canto suo, non aggiunge molte integrazioni.
11 Cfr. V. Fusco, «Progetto storiografico e progetto teologico nell'opera lucana», in Id.,
Il Gesù di Luca
In che modo Luca presenta il personaggio Gesù? Il racconto
evangelico accumula una serie di dati a proposito di Gesù nella
prima parte (l ,5--4, 13): al termine di quella narrazione il lettore sa
praticamente tutto circa il mistero del Nazareno; poi (4, 14-24,53)
però deve verificarlo 12 • Nella prima parte la presentazione di Gesù
è affidata a varie voci. Il narratore interviene solo quattro volte per
caratterizzare il personaggio. Anzitutto, lo chiama «Messia del Si-
gnore» (2,26): si tratta di una definizione messianica il cui linguag-
gio è intimamente legato ali' Antico Testamento (cfr. l Sam 26,9;
12 Cfr. D. Gerber, «Il vous est né un Sauveur>). La construction du sens sotério/ogique
Ricchezza e povertà
L'evangelista Luca è attento alla dimensione etica della fede.
La sequela di Gesù chiede una radicale trasformazione dell'esi-
stenza: si comprendono dunque i frequenti appelli alla conver-
sione (3,3.8; 5,32; 15, 7.1 0). L'esigenza di una trasformazione
della mentalità è strettamente connessa alla relazione con Gesù
e al suo insegnamento. In particolare v'è un tema che attraversa
l'intero racconto in modo singolare: l'uso delle ricchezze. Sul filo
della narrazione il terzo evangelista fa molti riferimenti a povertà
e ricchezza. Si inizia con la dichiarazione del Magnificai: «Ha
ricolmato di beni gli affamati e gli arricchiti ha rimandato a mani
vuote» (l ,53), si continua con la citazione di Isaia fatta propria da
Gesù di «annunciare la buona notizia ai poveri» (4, 18), si passa
poi alle beatitudini e ai guai (6,20-26) e a un discorso interamente
dedicato al tema del possesso dei beni (12, 13-34); l'insegnamento
si precisa (16,9-13) anche per mezzo della parabola di Lazzaro
e del ricco (16,19-31); l'incontro con l'uomo ricco (18,18-30)
è sotto il segno dal fallimento, mentre l'incontro con Zaccheo
( 19,1-1 O) diventa paradigmatico; infine, la vedova che offre due
spiccioli è additata come esemplare (21, 1-4).
Da questi passi molto differenti (si passa dall'inno, all'insegna-
mento, alla parabola, ecc.) emergono alcune dinamiche. La prima
è la logica del capovolgimento nella sua forma bipolare: il poten-
te conoscerà l'abbassamento, mentre l'umile sarà innalzato. Tale
contrapposizione emerge nel Magnificai, ritorna nelle beatitudini e
nei guai, è ripresa nelle sentenze a proposito del perdere e salvare
la propria vita (9,24; 17,33), nell'antitesi fra «essere innalzato»
ed «essere umiliato» (14,11; 18,14), nella parabola di Lazzaro e
del ricco, nella contrapposizione fra «essere servito» e «servire»
(22,24-27). Tale logica attinge la sua ispirazione nella tradizione
INTRODUZIONE 32
Autore
Per individuare il profilo dell'autore del terzo vangelo percor-
riamo due itinerari: il primo è il cosiddetto «autore implicito»,
ovverosia l'identikit che emerge dall'opera stessa; il secondo per-
corso è quello di porsi in ascolto di alcune testimonianze della
tradizione. Quali sono i tratti con cui l'autore si presenta nella sua
opera? L'autore del vangelo spunta solo nel proemio (cfr. l ,3) e il
suo nome è ignoto. Nel proemio si rifà alla tradizione dei «testi-
moni oculari» (l ,2) del ministero di Gesù, cui egli non appartiene;
è quindi un cristiano della seconda o della terza generazione. Si
tratta di un uomo colto, che conosce molto bene la Settanta, come
pure la letteratura greca, sia quella alta come quella popolare. Si
destreggia bene nell'utilizzo delle tecniche letterarie ellenistiche.
Non è di origine palestinese, anche se forse ha visitato il paese,
almeno Gerusalemme e le città della costa mediterranea. Pensa in
greco ma ha una certa abitudine a sentire termini e nomi stranieri,
sa destreggiarsi con le misure e le monete greche e romane. Ha una
limitata conoscenza sia della religione greco-romana sia di quella
giudaica, ha un'avversione per alcune pratiche pagane, mentre è
pratico delle regole dell'esegesi giudaica. Molto probabilmente
è un cristiano di origine pagana che però, prima di aderire alla
fede cristiana, era un timorato di Dio (ovverosia un simpatizzante
attratto dal giudaismo). Luca si destreggia bene anche nella selva
della burocrazia romana e conosce le figure pubbliche dell'epoca,
in particolare gli imperatori.
Quali sono i tratti che emergono dalla tradizione? Il nome Lou-
kds è un diminutivo greco di un nome latino (forse Lucius). Luca
è nominato tre volte nel Nuovo Testamento , come compagno di
Paolo. Nella lettera ai Colossesi si legge: «Vi salutano Luca, il
caro medico, eDema» (4,14). Luca appartiene al gruppo di quelli
che, insieme a Paolo, porgono il saluto anche nel breve scritto a
Filemone: «Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo
Gesù, con Marco, Aristarco, Dema, Luca, miei collaboratori» (23-
24). Le lettere ai Colossesi e a Filemone sono in stretto rapporto
INTRODUZIONE 34
W.K. Hobart, The Medica/ Language ofSt. Luke. A Prooffrom Interna/ Evidence That «the
Gospel According to St. Luke>> and «the Acts of the Apostles» Were Written by the Some
Person, and That the Writer Was a Medica/ Man, Hodges Figgis - Longmans Green, Dub-
lin - London 1882). Lo studioso irlandese analizzava con acribia il vocabolario lucano e lo
poneva a confronto con le opere classiche della medicina antica (lppocrate, Areteo e Galeno),
concludendo che Luca era medico. La ricerca è stata radicalmente contestata da Cadbury;
egli ha mostrato che il supposto linguaggio medico di Luca è utilizzato pure dalla Settanta,
da Giuseppe Flavio, Luciano e Plutarco, autori che non sono certamente medici. Afferma:
«Lo stile di Luca non ha maggiori elementi che tradiscano una formazione e un interesse
per la medicina di quanto non abbiano altri scrittori non medici» (H.J. Cadbury, The Sty/e
and Literary Method of Luke, Harvard University, Cambridge 1920, 50).
35 INTRODUZIONE
rea (cfr. Storia della Chiesa 3,4,6) e da Girolamo (cfr. Gli uomini
illustri 7). A quanto si conosce dai passi neotestamentari, questi
documenti aggiungono che Luca era d'origine siriana e che scrisse
la sua opera in Grecia dove poi morì.
I dati tradizionali e quelli che emergono dall'opera lucana vedo-
no coerenze e contraddizioni. Che Luca fosse una persona colta è
evidente; che fosse stato un compagno storico (almeno saltuario)
di Paolo è più difficile da dimostrare 14; che sia siriano di Antiochia
e sia morto in Grecia non è possibile provarlo, ma ciò non è in
contraddizione con la sua opera.
dell'!ÌilE1ç collettivo con l"'io" di Le l non è appropriato, per tre ragioni: l) l"'io" autoriale
non è equiparabile a un "noi" narrativo; 2) l"'io" di Le 1,1 è extradiegetico, mentre il "noi"
delle sezioni è attribuito a un personaggio (collettivo) del racconto, il gruppo dei compagni
di Paolo, dunque intradiegetico; 3) diversamente dal l'"io" del proemio, che domina dali' alto
la storia raccontata, il "noi" non si rivolge direttamente al lettore e rimane interno alla storia
raccontata» (D. Marguerat, La prima storia del cristianesimo. Gli Atti degli apostoli, San
Paolo, Cinisello Balsamo [MI] 2002, 36).
INTRODUZIONE 36
Destinatari
La critica è abbastanza unanime nell'identificare l'uditorio lu-
cano in un gruppo di cristiani provenienti dalla gentilità, ovverosia
in membri delle Chiese del Mediterraneo orientale. Ma Luca punta
anche a guadagnarsi un ampio uditorio nell'ambiente ellenistico.
A questo scopo il terzo evangelista, pur dipendendo da Marco,
sua fonte, ritocca alcuni dettagli che nel più antico vangelo sono
fortemente legati all'ambiente palestinese: il tetto verosimilmente
di frasche (cfr. Mc 2,4) diventa un tetto con le tegole (cfr. Le 5, 19);
i termini in ebraico o aramaico sono grecizzati: Rhabbi (Mc 9,5)
diventa epistata, ossia «Maestro» (Le 9,33); Talithà kum (Mc 5,41)
sparisce e lascia spazio a un semplice «Fanciulla, alzati» (Le 8,54).
Valorizzando il fatto che la duplice opera di Luca è indirizzata a
Teofilo (cfr. Le l ,3; At l, l) e che il movimento spaziale del vangelo
è una salita a Gerusalemme, mentre gli Atti si dirigono a Roma,
Kilgallen ha proposto di cogliere qui un segnale indicativo dei
destinatarP 5• In altre parole, l'evangelista offrirebbe una spiega-
zione di come la parola di salvezza di Dio ha raggiunto Teofilo, un
membro della comunità di Roma. Il destinatario dell'opera lucana
comprenderebbe così, nel luogo dove risiede, qual è stato il cam-
mino della Parola che l'ha raggiunto. Tale ipotesi è indubbiamente
suggestiva. D'altro canto occorre ricordare che l'ordine del Risorto
di giungere «fino ali 'estremità della terra» (At l ,8) non trova il suo
compimento nel racconto del secondo tomo di Luca: l'annuncio
della salvezza giunge a Roma, il centro dell'Impero. In altre parole,
il racconto di Luca-Atti è un solo segmento della più ampia corsa
della Parola che raggiunge il lettore.
15 Cfr. J.J. Kilgallen, «Luke Wrote to Rome: A Suggestion», Biblica 88 (2007) 251-255.
37 INTRODUZIONE
alcune pericopi dei primi sei capitoli. Della fine del II o dell'inizio
del III secolo è il papiro Bodmer XIV (IP' 5), prima conservato a
Ginevra, ma dal 2007 presso la Biblioteca Vaticana, contenente
quasi per intero i capitoli 3-24 del vangelo: è in ottime condizio-
ni e la calligrafia maiuscola dello scriba è leggibilissima. Del III
secolo vi sono anche altri due importanti papiri: il papiro Chester
Beatty I (IP45 ), conservato a Dublino presso la Biblioteca Chester
Beatty e contenente ampi frammenti dai capitoli 6-14; il papi-
ro di Oxyrhynchus XXIV (IP69), conservato a Oxford nel Museo
Ashmolean e contenente alcuni versetti del capitolo 22. Circa le
pergamene scritte con caratteri maiuscoli (o onciali), la più antica
(intorno al 300) è conservata a Firenze presso la Biblioteca Lau-
renziana e contiene alcuni versetti del capitolo 22; è catalogata tra
i Papiri della Società Italiana (2.124) e classificata tra i manoscritti
del N uovo Testamento con la sigla Ol 71.
L'intero vangelo è però attestato dai grandi codici onciali (ov-
verosia scritti con caratteri maiuscoli) del IV e del V secolo. Il più
prestigioso è indubbiamente il codice Vaticano (B), uno dei più
importanti manoscritti della Biblioteca Vaticana. Martin i, confron-
tando il papiro Bodmer XIV e il codice Vaticano, ha dimostrato
che «[i]l testo di Le del codice B è sostanzialmente quello esistente
all'inizio del secolo III in Bodmer XIV, e le diversità vanno attribui-
te a motivi casuali in entrambi o a qualche sporadico fatto editoriale
che non ha operato in maniera sistematica». Aggiunge poi: «[T]utto
fa pensare che l'ascendenza comune [del papiro e del codice] è da
riportare più indietro nel tempo, senza che sia possibile precisame
l'antichità. Si può tuttavia ritenere che essa ascenda almeno ad
alcuni decenni prima del tempo di IP' 5 , il che ci porta a collocare
l'archetipo IP'5-B non più tardi della fine del secolo 11» 16 • In altre
parole, il codice Vaticano (B), pur essendo del IV secolo, custodisce
un tipo testuale della fine del II secolo, non ancora influenzato dai
lavori critici di Origene, né dalle concezioni teologiche della Chiesa
del III-IV secolo e, dunque, non molto lontano dal testo originale.
Significativo è il codice Sinaitico (N), del IV secolo, conservato
16 C.M. Martini, Il problema della recensionalità del codice B alla luce del papiro
17 Il tennine indica un insieme di traduzioni in latino della Bibbia sorte in epoca prece-
Commenti
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41 BIBLIOGRAFIA
Secondo Luca
LUCA 1,1 44
1nEpÌ -rwv
1 'EnEl~~m:pnoÀÀoÌ ÈnEXElPTJOCXV àva:-ra~a:cr8a:1 ~l~YTJOlV
nEnÀTJpoc:popTJ~Évwv Èv ~~iv npa:y~a-rwv,
2 Ka:8wç na:pÉ~ocra:v ~~iv oi àn' àpxfjç a:ù-r6n-ra:1 Ka:Ì ÙnTJpÉ-ra:t
PROEMIO (1,1-4)
Il terzo vangelo si apre con una proposizione nella quale Luca espone le circostan-
ze, il contenuto, le fonti, il metodo, la dedica e lo scopo del suo scritto, mostrando
pure il legame fra l'autore e i destinatari dell'opera. Stile e vocabolario sono unici
rispetto al racconto evangelico; evocano i proemi classici (cfr. Erodoto, Tucidide, Po-
li bio) ed ellenistici (cfr. Giuseppe Flavio, Guerra giudaica l ,6 § 17: «Poiché anche
molti giudei prima di me hanno narrato con accuratezza la storia degli antenati ... »).
Nel proemio v'è il patto di lettura fra autore e destinatario che si estende non solo
al vangelo ma abbraccia pure il libro degli Atti: l'opera di Luca è destinata a far rico-
noscere a Teofilo la fondatezza della fede cui è stato iniziato (cfr. 1,4). Come già nei
proemi dell'antichità, cosi anche Luca fa riferimento ad altri che hanno tentato una si-
mile impresa, senza però nominare nessuno. Che cosa Luca abbia conosciuto (Marco,
la cosiddetta fonte Q, altri documenti) è questione ancora ampiamente dibattuta (cfr.
Introduzione). L'affermazione di Luca non si ferma allivello storico; c'è una chiara
finalità teologica, tutta tesa a garantire l'affidabilità della sua opera per fortificare la
fede dei suoi lettori. Sullo sfondo sta probabilmente la difficile situazione dei cristiani
45 LUCA1,4
1 1Poiché
molti posero mano a comporre una narrazione degli
avvenimenti che si sono compiuti fra noi, 2come ce li hanno
trasmessi coloro che fin dal principio furono testimoni oculari
e divennero ministri della Parola, 3è parso bene anche a me,
avendo seguito tutto dall'inizio in modo accurato, di scrivere a te
con ordine, illustre Teofilo, 4perché tu riconosca la solidità delle
parole intorno alle quali sei stato istruito.
At 15,28). Si fa esplicita menzione all'ispi- rio di Luca (cfr. At l, l), né se fosse cristiano, pa-
razione, cioè al fatto che l'autore scrive un gano o <<timorato di Dio» (cioè un pagano molto
testo che è parola di Dio. È però una glossa vicino all'esperien2ll religiosa ebraica); nemme-
(cioè un'aggiunta) posteriore. no si può escludere che il nome sia simbolico
Avendo seguito (trapTJCoÀ.Ou6TJcon)- Normal- («l'amico di Dio»), cioè che sia l'immagine di
mente il verbo ha senso di «seguire»; meno ogni lettore desideroso di verificare e comple-
sicuro quello di <<ricercare», <<investigare»; tare le proprie infonnazioni su Gesù; è possibile
quando però è costnùto col dativo della cosa, pure che Teofilo sia il mecenate dell'opera.
non indica un'indagine supplementare ma è 1,4 Riconosca (hlyvC\)ç)- Cioè: «compren-
da intendere nel senso di <<appoggiarsi» (a da a fondm>; il verbo ha pure la sfumatura
una cosa o a una esposizione), «seguire at- della decisione e del giudizio.
tentamente», «seguire con la mente», «avere Solidità (ào4MXJ..n11v)- Posto in posizione en-
completa familiarità con una questione>>. fatica, il vocabolo ha la connotazione della
Con ordine (KilEit~f)c;)- L'avverbio (cfr. Le «sicurezza», dell'affidabilità: l'accento cade
8,l;At3,24; 11,4; 18,23)indical'ordinecro- sulla qualità letteraria e retorica de li' opera,
nologico. Vedervi piuttosto la progressione caratterizzata dali' assenza di contraddizioni
logica e di significati, come fanno alcuni e da un'argomentazione certa e sicura inte-
interpreti, è sovradeterminame il significato. ramente a vantaggio del lettore.
lllustre (KplinotE) - Titolo onorifico degli Sei stato istruito (KiltTJX~Elrlc;) - Il verbo si-
alti funzionari (termine usato solo da Luca: gnifica «disporre di informazioni» (cfr. At
cfr. At 23,26; 24,3; 26,2.5). 21,21.24) e «istruire», cioè «offiire un'istru-
Teofi/o (E>Eocj>~J..E) - Nome molto comune zione cristiana» (cfr. Rm 2,18; ICor 14,19;
all'epoca (può essere giudeo o pagano). Non Gal6,6). Qui pare prevalere il secondo senso.
conosciamo la condizione sociale del destinata- + 1,1-4 Testo affine: At 1,1
nel tardo periodo apostolico: essi non conoscono più nessuno di coloro che hanno
incontrato Gesù; per questo Luca fa riferimento alla tradizione che lo precede. Ma il
suo racconto, se è in continuità con quella tradizione (al punto che l'autore tace anche
il proprio nome, quasi a sottolineare che si pone all'interno di quel flusso), tuttavia se
ne distingue, cosicché da un lato è intrecciato con l'annuncio cristiano fondamentale (il
kérygma: Gesù è morto ed è risorto), dali' altro lo configura proprio come narrazione.
Luca, uomo di Chiesa, assicurando la trasmissione della tradizione per mezzo di un
racconto, compie un duplice cammino: uno all'indietro, per approfondire l'affidabilità
di ciò che ha ricevuto; l'altro in avanti, per rifondare la memoria di Gesù, rileggendo
la tradizione all'interno della propria contemporaneità. Luca poi non intende per
niente separare la storia e la sua interpretazione, quasi che le due cose siano distinte.
A questo proposito è singolare che l'evangelista parli di coloro che furono testimoni
oculari e sono diventati ministri della Parola, quasi a dire: molti sono stati i testimoni
di quegli eventi ma solo alcuni, aderendo alla fede comune, sono divenuti annunciatori
(è la medesima logica di At 1,21-22). La testimonianza è dunque un fatto teologico
profondamente intrecciato con gli stessi eventi storici.
LUCA 1,5 46
1,5 Nei giorni di Erode (fv taiç n~ÉpaLç 469) fino al4 a.C., sicché l'indicazione cro-
'Hp~u)- Erode ricevette l'incarico di re- nologica di Luca è assai vaga Egli estendeva
gnare da Marco Antonio e dal senato romano il suo dominio sull'intem regione e non solo
nel40 a C. ma iniziò a esercitare la sua autori- sulla Giudea (qui forse la parte sta per il tutto).
tà solo dal 37 (cfr. Giuseppe Flavio, Antichità Zaccaria (Zaxap(aç) - Il nome significa
giudaiche 14,14,4-S §§ 383-386; 14,16,1 § «Dio si ricorda>>, ma Luca non lo esplicita.
nella narrazione ma, insieme, fornisce la chiave interpretativa per scoprire il senso
degli avvenimenti. Intriso di riferimenti anticotestamentari, l'inno invita a situarsi in
una storia più ampia che, a partire da Abraam e passando per David, si apre al futuro:
nello sviluppo di questa vicenda si manifesta il piano salvifico di Dio. Come Zaccaria
è «ricolmo di Spirito Santo» ( 1,67), cosi anche Simeone è «mosso dallo Spirito» (2,27)
e pronuncia il suo inno, il Nunc dimittis (cfr. 2,29-32): non solo Gesù è il salvatore
del suo popolo Israele, ma è pure la luce che porterà la rivelazione di Dio a tutte le
genti, cioè ai pagani. L'apice narrativo e teologico è l'episodio di Gesù dodicenne al
tempio (cfr. 2,41-52): per la prima volta Gesù prende la parola e interpreta il proprio
comportamento (e se stesso) come segno del compimento della promessa di Dio. Egli
rivela così la coerenza fra chi egli è e che cosa egli fa.
Il terzo parallelo (3,1-4,13) vede il confronto fra Giovanni Battista e Gesù onnai
adulti. Alla presentazione dell'attività del Battista (cfr. 3,1-20), segue un trittico ri-
guardante Gesù: il battesimo (cfr. 3,21-22), la genealogia (cfr. 3,23-38) e, infine, le
tentazioni (cfr. 4, 1-13). Le promesse proclamate da Gabriele si sono compiute: il Bat-
tista dimostra di essere il «profeta dell'Altissimo» (l,76). Gesù invece si manifesta per
quello che è, il «Figlio di Dio» (l ,35). Intorno alla sua identità trova unità il trittico a lui
dedicato: la voce celeste al battesimo dichiara: «Tu sei mio figlio» (3,22), la genealogia
risale di figlio in figlio sino al «figlio di Dio» (3,38}, infine il tentatore apostrofa Gesù
chiamandolo «Figlio di Dio» (4,3.9}, eco della dichiarazione battesimale.
Nella narrazione degli inizi Luca differenzia sempre più le due figure, mo-
strando la superiorità di Gesù su Giovanni Battista. Tale superiorità va pure al di
là delle promesse evocate per mezzo del linguaggio lirico-orante degli inni: Gesù
infatti non è solo il Messia, ma pure il Figlio di Dio; la salvezza che egli porterà
raggiungerà non solo i figli d'Israele ma anche tutti i figli di Adamo (la genealogia
di Luca risale proprio sino ad Adamo e quindi a Dio).
1,8 Svolgeva le sue funzioni (w tljì l.fpatfliE=w) Santuario- Luca distingue fra va6ç (il «san-
- Zaccaria è incaricato del servizio nel tem- tuario» al cui cuore c'era il Santo dei Santi) e
pio, una funzione che occupava ogni classe l.fp6v, tennine che indica l'intero edificio del
di sacerdoti (ce n'erano ventiquattro in tutto) «tempio» costituito dal santuario e da una
due volte, una settimana all'anno, da un sabato serie di cortili e di portici (cfr. 2,27.37.46;
all'altro, con una serie di compiti precisi asse- 24,53).
gnati estraendo a sorte. Il servizio che tocca 1,10 Tuna la moltitudine ('rriiv tò rrlf)lloç)- Ti-
a Zaccaria, l'offerta dell'incenso, em partico- pica espressione lucana(cfr. 8,37; 19,37; 23,1).
larmente prestigioso, in quanto pennetteva di Del fXJfXJio {toiì ÀaOU) -In Luca Àa6c; indica
avvicinarsi al luogo più sacro del tempio, il l'intero popolo d'Israele, destinatario delle
Santo dei Santi, nel quale poteva entrare solo promesse di Dio.
il sommo sacerdote. Nell'ora dell'offerta (tfl ~ tou ~~~toç)
1,9 Offrire l'incenso {toiì ~liùxu)- Secon- -I paralleli di Dn 9,21e At 3,1 indicano l'om
do Es 30,7-8 l'incenso doveva essere offerto nona, cioè le tre del pomeriggio.
mattina e sem (cfr. Mishnà, Tamid 5,2-6,3). 1,11 Gli apparve- La forma verbale Wcjle,
tempio e popolo fuori (vv. 8-1 O); C. Racconto centrale (vv. 11-20); B'. Conclu-
sione del racconto: popolo in attesa, Zaccaria a casa (vv. 21-23); A'. Situazione
finale: Elisabetta concepisce (vv. 24-25). Anche il racconto centrale (C) ha una
struttura concentrica: a) apparizione dell'angelo (v. 11), b) reazione di timore di
Zaccaria (v. 12), c) messaggio (vv. 13-17), b') reazione di Zaccaria (v. 18), a')
risposta finale dell'angelo (vv. 19-20). Una simile costruzione mostra che al cuore
della narrazione c'è il messaggio dell'angelo, nel quale viene descritta la figura e
la missione del Battista. Il genere letterario è quello dell'aMuncio di nascita (cfr.
Gen 15,1-4; Gdc 13,1-7). Tutto si svolge nel tempio di Gerusalemme, il simbolo
stesso del giudaismo; i protagonisti sono tipici rappresentanti della pietà ebraica.
L 'intervento di Dio. Se al centro della narrazione (elemento C) v'è la futura mis-
sione del nascituro, Luca abbonda nei particolari descrivendo Zaccaria ed Elisabetta
(elemento A): la loro appartenenza a famiglie sacerdotali, la loro irreprensibilità quanto
alla Legge e la loro età. Tutto intende porre in luce il paradosso fra la loro pietà giudaica
49 LUCAI,I3
(terza persona singolare dell'indicativo ao- airrov) - Alla lettera «una paura piombò su di
risto passivo di òpciw, «vedere») indica le lui» (allusioneaDn 10,7 eTb 12,16): tipica re-
apparizioni e le epifanie divine (cfr., p. es., azione umana di fronte a1l' epifania del mondo
Gen 12,7; 17,1; 18,1;26,24;Lc24,34;At2,3; celeste (cfr. Gdc 6,22; 13,6.22).
7,2.26.30.35; 9,17; 13,31; 16,9; 26,16). 1,13 È stataesaudita(Etm,Kofuan)- Dio ascol-
Un angelo del Signore (uyyEl~ Kup(ou)- ta le preghiere dei pii e dei giusti (cfr. 2Re 20,5;
Gli angeli erano pensati come annunciatori 2Cr 6,19-21; 2Mac 1,8; Sal 6,10; 27,6 LXX
e rappresentanti di Dio (cfr. Es 3,2; Gdc [1M 28,6]; 39,2 LXX [1M 40,2]; 65,19 LXX
6, 12; 13,3 ). Nel post-esilio si sviluppa [1M 66,19]).
un'angelologia che fa di loro esseri perso- Partorirà unfiglio (yewfpH ui.Ov)- La formu-
nali intermedi. I farisei accettavano questa la allude a Gen 17,19 LXX (llipplx ~ yuvt1 oou
credenza ma non i sadducei (cfr. At 23,8). t~Et!XL ooL uì.Ov, «Sara, tua moglie, ti partorirà
Qui l'angelo porta una parola che ha carat· un figlio»).
tere epifanico. Giovanni ('Iwavvnv) - Etimologicamente:
1,12 Fu preso da timore (cjl6!3oc; ~TifTIEOEV ~n· «Dio fa grazia»; Luca non lo esplicita.
e la mancanza di figli, cioè l'assenza del segno della benedizione di Dio, aggravato
pure dall'anzianità. L'apparizione e il messaggio dell'angelo colmano proprio tale
mancanza, annunciando l'intervento di Dio nella vita di Zaccaria ed Elisabetta, che si
concretizza con la nascita di Giovanni. Al tennine del racconto (elemento A'), dwtque,
l'anziana donna concepisce, cosi che la mancanza è scomparsa. Tuttavia l'intervento
di Dio, benché sia conosciuto solo da Zaccaria (che uscendo dal santuario è muto e
quindi non può parlare) e dal lettore (messo a parte dal narratore di tutto quanto acca-
de), è pure testimoniato da tutto il popolo (elementi B e B'), il quale prima sta fuori dal
santuario (v. IO), poi è in attesa ed è meravigliato per l'indugio del sacerdote (v. 21).
In altre parole, benché nesswto dei presenti sappia che cosa sia successo a Zaccaria,
tutti riconoscono che v'è stato un intervento di Dio, il quale avviene proprio nel luogo
più sacro per il giudaismo, cioè il tempio.
Una tessitura di allusioni. Il messaggero annuncia che Dio intende realizzare
qualcosa di straordinario: la nascita di un figlio per Elisabetta e Zaccaria si pre-
LUCA 1,14 50
1,14 Gioia ed esultanza (x.upa ... Kat -I nazirei (consacrati al Signore) non pote-
aya.U.(runc;)- È annunziata la reazione wnana vano bere vino o bevande inebrianti, non si
per la nascita del bambino. La formula rioorda tagliavano i capelli e non potevano toccare
1b 13,15; Sal95,11-l2 LXX [fM 96,ll-12]. i cadaveri (cfr. Nm 6,2-8; Gdc 16,17; lSam
1,15 Davanti al Signore (~vwtTLov (toii) l, Il). Qui si esplicita solo la prima carat-
Kuplou) - L'articolo toii è attestato in teristica, comune pure ai sacerdoti allorché
manoscritti importanti (fra cui il codice entravano nel tempio (cfr. Lv 10,9).
Vaticano [B)) e omesso da altri (fra cui il Rico/mo di Spirito Santo (TTVE=U.Wtoc; èty(ou
codice Sinaitico [K]). Da qui l'incertezza TTÀTJ09~oEtu~)- Sono evocati personaggi
degli editori, segnalata dall'uso delle pa- dell' AT cosi caratterizzati: Giuseppe (cfr.
rentesi quadre. Gen 41,38), Mosè (cfr. Nm 11,17), i giu-
Non berrà ... inebriante (otvov ... oli 11~ TTL\1) dici (cfr. Gdc 3,10; 6,34; 11,29), Sansone
questo? lo, infatti, sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni».
(cfr. Gdc 14,6.19; 15,14), Saul (cfr. lSarn passo sono possibili diverse interpretazioni:
10,6.10; ll,6), David (cfr. lSam 16,13), i a) i padri sono identificati coi giusti e i figli
profeti (cfr. Is 42,1; 61,1; Ez 11,5; 37,9; Os coi ribelli; b) i padri sono i ribelli e i figli
9,7; Gl3,1; Mi 3,8; Zc 1,6; 7,12). giusti. Forse, però, il riferimento non è tanto
Dal grembo (ÉK KOLÀI.a~)- Motivo che evoca alle relazioni familiari, quanto alla relazione
la vocazione profetica (cfr. ls 44,2.24; 49,1; con Dio: i ribelli indicano il rifiuto d'Israele
Ger 1,5). di obbedire a Dio, mentre i giusti il oontrario.
1,17 Con lo spirito e la potenza (tv TM~tL 1,18 In base a che cosa (K~ttò: t(}- Zacca-
KIÙ liuvliJ,IEL)- Tennini che Luca ama unire ria richiede qualcosa (d) in forza del quale
(cfr. Le 1,35; 4,14). (K~tta) poter avere la certezza (yvwaoiJ.IlL)
Per ricondurre ... alla saggezza dei giusti che un evento del tutto improbabile potrà
(ÉrrLatpÉijl~tL ... Év ljlpovi)CH liLK~t(wv)- Del effettivamente realizzarsi.
1,19 Io sono Gabriele (fyw El~L rappLI}l..)- Annunciarti questa buona notizia
L'angelo è lo stesso che si era rivelato a Da- (eixxyyùtaaaElat aoL tafrra)- Luca predilige il
niele, anche se non nel tempio (cfr. Dn 8, 16; verbo (dieci occorrenze) mentre non usa mai
9,21). Con Michele (cfr. Dn 10,13; 12,1) e il sostantivo e\xxyyÉÀLov (il verbo è utilizzato
Rafael (cfr. Tb 3, 17) è uno dei tre angeli che per un annuncio di nascita da Giuseppe Flavio,
neli' AT hanno un nome (l Enok 20 parla di Antichità giudaiche 5,8,1 § 277; 5,8,3 § 282);
sette «arcangeli» o «angeli del trono»). 1,20 Si compiranno (n.l..npw9naovtaL)- Il
(Gen 15,8 LXX), ha un senso totalmente diverso; di Abraam, infatti, si diceva che
«credette al Signore» (Gen 15,6). Benché, dunque il sacerdote abbia in bocca le
parole del patriarca, tuttavia il suo punto di vista è ben differente. La promessa
ascoltata dall'angelo non gli basta: questa gli chiede di guardare al di là della
concreta situazione sua e della moglie. Zaccaria, cioè, pur conoscendo la Scrittura
(e sapendo che la promessa di Dio si compie), in realtà non crede. Nella replica
(vv. 19-20) il messaggero celeste ribadisce l'autorità dellocutore (che finalmente
si presenta essere l'angelo Gabriele) e l'origine divina del suo lieto annuncio. Per
questa ragione, nonostante e al di là del dubbio di Zaccaria, la promessa di Dio
si compirà. Gabriele poi ricorda al sacerdote la necessità della fede (quella che
Abraam aveva e Zaccaria non ha). Il silenzio che colpisce il sacerdote durerà fino
al compimento della promessa: a parlare non sarà Zaccaria, saranno i fatti stessi.
Inizia il compimento. Nel momento in cui il sacerdote esce dal santuario alla
presenza della moltitudine, colui che cercava un segno diventa ironicamente egli
stesso un segno. L'azione di Dio inizia a compiersi. Il lettore è in una posizione
53 LUCA 1,26
19 L'angelo gli rispose: «lo sono Gabriele che sto alla presenza
di Dio; sono stato inviato per parlarti e annunciarti questa
buona notizia. 20 Ed ecco: sarai muto e incapace di parlare fino
al giorno in cui avverranno queste cose, proprio perché non
hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
21 11 popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava
oiKov ~avì~ Kaì -rò ovo}la -rfjç nap9Évov Mapux}l. 28 Kaì EicreÀ9wv
' 'av't"l')v
npoç 'T -
emev· xatpe, 'r
Kexapt-rW}lEVl'J, '
o Kvptoç }lE-ra'crov.
-
Da Dio (à~rò toiì 9Eoiì)- Complemento circa un anno; in un secondo tempo era
di moto da luogo: l'angelo Gabriele è introdotta nella casa del marito e iniziava
inviato «da parte di Dio»; alcuni codici la convivenza (nissu 'in).
hanno imò toiì 9Eoiì cioè un complemento Della casa di David (E~ OLKOU ~auUi) -
d'agente. Espressione stereotipata (cfr. l Re 12, 19;
Nazaret (Na.(ap~G) - Luca definisce il vil- 2Cr 23,3), che ricorda l'appartenenza alla
laggio di Nazaret una «città>> (~rélu;), come discendenza davidica.
fa anche per altri luoghi (cfr. 7,11 ), riflet- Maria (Mapux11) - La ricerca del signifi-
tendo molto probabilmente una tradizione cato etimologico del nome ha conosciuto
cristiana. un'ampia fioritura. Nell'antichità erano
1,27 Vergine promessa sposa (upG~vo.; sostanzialmente tre i sensi ad esso attri-
fiLV'lCtEUIL€v'l) - Una ragazza che, pur buiti: «colei che illumina il mare» (da cui
essendo già ufficialmente fidanzata con poi il titolo stella maris), «mare amaro»,
un uomo, non ha ancora avuto alcuna re- «signora». L'interpretazione più plausibile
lazione sessuale con lui. Sullo sfondo vi rimane quella che spiega il nome come «al-
sono le usanze matrimoniali ebraiche che ta», «somma». Il nome era assai popolare in
prevedevano due fasi. Nel primo momento memoria della profetessa sorella di Aronne
v'era un atto solenne (fidanzamento uffi- (cfr. Es 15,20).
ciale detto 'arusin), previo accordo tra le 1,28 Gioisci, tu che sei stata trasforma-
famiglie: la ragazza era cosi legalmente ta dalla grazia - Avvicinando xai:pE e
sposata, ma viveva ancora coi genitori per KEX,apL tWIL~V'l. parole che hanno un suono
vergine (v. 28a) e inizia il dialogo fra i due in tre tempi: al saluto (v. 28b)
segue la reazione di stupore (v. 29); l'annuncio del concepimento di Gesù (vv.
30-33) provoca una domanda di chiarimento di Maria (v. 34); alla spiegazione
dell'angelo (vv. 35-37) corrisponde la risposta della vergine (v. 38a). Infine,
l'angelo parte (v. 38b). Molto complessa, invece, è la definizione del genere
letterario. Il parallelismo con la scena precedente (cfr. vv. 5-25) evoca il genere
annuncio di nascita, mentre la notevole corrispondenza con Gdc 6,11-24 fa
pensare piuttosto a un racconto di vocazione. La presenza di un essere celeste
che porta con sé una rivelazione allude forse a un'investitura messianica di
stampo apocalittico. Infine, vi sono le tracce di una struttura d'alleanza: il
messaggero espone le esigenze di Dio e Maria esprime il proprio assenso di
fede. Riteniamo che le diverse prospettive non siano da escludere, a motivo
della straordinarietà della pericope che resta un unicum difficilmente inqua-
drabile in schemi precostituiti.
Un saluto singolare. Prima di presentare i personaggi umani, Luca introduce
l'angelo Gabriele, sottolineando il suo ruolo di messaggero divino. L'impor-
LUCA 1,28
da Dio in una città della Galilea di nome Nazaret 27a una vergine
promessa sposa di un uomo della casa di David di nome Giuseppe;
il nome della vergine era Maria. 28Entrando da lei disse: «Gioisci,
tu che sei stata trasformata dalla grazi~ il Signore è con te!».
Kaì 5waEt aùr<f> Kuptoç ò 9eòç ròv 9p6vov flauì8 rou rrarpòç aùrou,
33 K<XÌ ~<XO'lÀEUO'El Ém tÒV o{KOV 'laKW~ EÌç toÙç aiwvaç
1,29 Si domandava (OLE'À.OyL(no)- Il verbo todi <<Dio aiuta» oppure ((Dio è salvezza>>.
sottolinea la riflessione, l'attenta pondera- 1,32 Egli sarà grande (outoç ~atctL l.l~ycxc;)
zione e insieme l'interrogazione interiore; -L'aggettivo <<grande» (che qui ricorre con
l'imperfetto ha valore durativo. valore assoluto, a differenza di 1,15) non ri-
Saluto (&arrcta116ç) - Non si riferisce solo entra nel vocabolario messianico; solo YHWH
alla prima parola del saluto (<<gioisci!») ma è <<grande» (cfr. Dt 10,17; Sal86,10; 96,4).
all'intera formula utilizzata da Gabriele. L'espressione allude alla realtà trascendente
1,30 Hai trovato grazia (E'Ùj>E'c; yàp xlipLv)- del nascituro.
Allusione alla vicenda di Noè (cfr. Gen 6,8) Figlio del/ 'Altissimo (utòc; ùljl(atou)- Il tito-
e di Mosè sul monte Sinai (cfr. Es 33, 13.16). lo può essere ricondotto al contesto del mes-
1,31 Gesù ('l11aouv)- Nome teoforico (lo sianismo davidico (cfr. Sal 2,7; 89,27-30),
stesso nome di Giosuè), che ha il significa- ma posto dopo l'aggettivo <<grande» assume
e lo chiamerai Gesù.
32 Egli sarà grande, sarà chiamato Figlio dell'Altissimo;
«Figlio di Dio» (v. 35). Mentre l'identità di Giovanni era definita in riferimento
alle sue azioni (cfr. vv. 13-17), Gesù è presentato per quello che è.
Di fronte a un annuncio cosi pregnante, la domanda di Maria (v. 34) fa emergere
la tensione fra quanto ha detto l'angelo e la propria concreta situazione. Già dall'an-
tichità queste parole hanno avuto differenti spiegazioni (Maria avrebbe fatto un voto
di verginità, Maria non avrebbe ancora raggiunto la pubertà, Maria avrebbe compreso
il riferimento al concepimento verginale sulla base di ls 7,14), che però non trovano
fondamento nel testo. La concreta situazione di Maria, ancora nella prima fase del
matrimonio (cfr. v. 27). spiega il motivo della sua domanda. La sua difficoltà sorge dal
fatto che non «conosce» un uomo, cioè non vive ancora con Giuseppe. Maria cioè, in
forza dell'efficacia della parola divina, considera quanto annunciato dali' angelo imme-
diatamente realizzabile e per questa ragione pone l'interrogativo riguardante la propria
attuale verginità. Se Zaccaria chiedeva un segno concreto in base al quale avrebbe potuto
conoscere la verità delle parole dell'angelo (cfr. v. 18), Maria domanda un chiarimento
a partire dalla propria concreta situazione che pare essere un ostacolo alla maternità.
Una generazione singolare. La risposta dell'angelo (v. 35) riguarda la singolare
modalità della generazione e l'identità del nascituro. In forza di un intervento dello
Spirito di Dio (cfr. Gen l ,2; 2,7) sarà resa possibile la maternità verginale di Maria.
L'immagine dello Spirito che scende su Maria coprendola con la sua ombra allude
LUCA 1,36 58
ÈV y~pet aòt'~c; xaì oÒt'oc; ~~v EKt'oc; Èonv aòt'ft t'ft xaÀou~tvn
Ot'elP'il' 37 Ot'l OÙK à~uva~Ofl1t<Xpà t'OU eeou 1tiÌV p~~a. 38 ei1tEV
~è: Mapta~· Ì~oÙ ~ ~OUÀflKUpiou· yÉVOlt'O ~Ol K<Xt'à t'Ò p~~a oou.
xaì à7t~À9ev à1t' aù~c; 6 ayyeÀoc;.
Perciò colui che nascerà santo (oLÒ Kal tò 1,36 Parente (auyyEOv(c;) - Una parente
YE'VVW~oLEVOV ayLov)- La frase è difficile: in generale. Inutile speculare sul grado di
l'aggettivo «santo)) può essere considerato parentela o sul fatto che Maria fosse della
soggetto (la nostra interpretazione) o predi- discendenza di Aronne.
cato (da cui: «colui che nascerà sarà san- 1,37 Poiché nulla sarà impossibile a Dio
to))). Il participio yevvwllevov (alla lettera, (<ln OÙK douvan1au napà toO 9eo0 miv
«generato» o «nato») ha valore di futuro. Pfilla)- Alla lettera: «Poiché non sarà im-
Vi sono manoscritti e versioni che leggono possibile da parte di Dio ogni parola>> (cfr.
yevvwllevov EK aou («nato da te»), creando Gen 41,32).
una perfetta simmetria coi verbi precedenti 1,38 Serva (OOUÀ11)- Al maschile è un titolo
sempre seguiti da complemento. onorifico dato ai grandi d'Israele: Abraam
alla nube che si dispiegava sulla tenda dell'incontro e alla gloria del Signore
che riempiva la dimora (cfr. Es 40,34-35; Nm 9,18). Del bambino è detta
chiaramente la trascendenza per mezzo delle espressioni «santo» e «Figlio di
Dio». Come lo Spirito creatore è santo, così anche il nascituro avrà le sue ra-
dici nel mistero stesso di Dio. Senza che vi sia una richiesta da parte di Maria,
l'angelo le offre un segno. A colei che ha dichiarato all'angelo il limite della
propria condizione di verginità, viene dato un segno concreto della potenza
divina: la gravidanza dell'anziana e sterile parente Elisabetta. Il narratore si
riallaccia all'episodio precedente e prepara il terreno per quello seguente.
Tuttavia, se la gravidanza di una donna sterile e anziana ha precedenti illustri
nella Scrittura (evidente il riferimento a Sara), la concezione verginale è del
tutto inedita. 11 carattere straordinario del primo concepimento prepara il se-
condo, ancor più straordinario. L'ultima affermazione dell'angelo sottolinea
l'efficacia della parola divina in Maria: per quanto la dichiarazione alluda
alla promessa fatta ad Abraam (cfr. Gen 18,14 ), il verbo al futuro indica la
concreta situazione della vergine; ogni parola che viene da Dio non rimarrà
senza attuazione. La risposta di Maria (v. 38) comprende un 'autodefinizione e un
59 LUCA 1,40
figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei che era
chiamata sterile. 37Poiché nulla sarà impossibile a Dio». 38Allora
Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo
la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
(cfr. Sal 105,42), Mosè (cfr. Es 14,31; Dt 15,20), ridondante nella sintassi greca, imi-
34,5; Gs 1,1), David (cfr. 2Sam 7,5.8), il ta la Settanta, indicando l'inizio dell'azione
servo di YHWH (cfr. Is 42,1; 49,3.6). (cfr. Gen 13,17; 22,3).
Avvenga per me (yÉvom:\ !WL)- L'ottativo In fretta (f.Lftà anooof)ç) - La precisazione
(raro nel NT) esprime il carattere possibile non ha un carattere psicologico, ma sugge-
e desiderabile di un'azione. risce l'adeguata reazione di Maria al segno
~ 1,26-38 Testo affine: Mt 1,18-25 che Gabriele le aveva dato.
1,39 In quei giorni (Èv to:tç fli,Lépo:Lç to:uto:LC;) Una città di Giuda (dç no.hv 'Iouoo:) -
-Luca spesso utilizza questa o simili forum- L'identificazione con il villaggio di Ain
le (cfr. 6,12; 9,36; 23,7; 24,18). Karem (a circa otto chilometri da Gerusa-
Alzatasi (dvo:atiiao:) - Il verbo (cfr. 6,8; lemme) inizia solo nel VI sec.
~É; 44 ÌÒOÙ yècp wç ÈyÉVEtO ~ cpwv~ tOO Ò:cm<XO'}.lOV oou EÌç tèc
Wta }lOU, ÈO'KlptJ10€V Èv à:yaÀÀtaO'El tÒ ~pÉcpoç Èv tfj KOlÀl~
}lOU. 45 Kaì }lctKapia ~ motEuoaoa on
eorat tEÀEiwotç roiç
ÀEÀ<XÀJ1}lÉVOlç aùtft n:apèc Kupiou.
me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta alle mie
orecchie, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
45 E beata colei che ha creduto nel compimento di ciò che le è
1,43 A che cosa debbo (KaÌ. tréel:v 110~ toiito) - ll titolo <<Signore>> sulle labbra di Elisabetta
- La domanda allude a quanto aveva detto riflette la fede pasquale della comunità cristia-
David: «Come potrà venire da me l'arca del na oppure è Wl titolo messianico (come nel Sal
Signore?>> (2Sam 6,9). Tuttavia il re si scher- Il O, l: «Oracolo del Signore al mio signore»).
misce, perché ha paura della presenza dell'ar- 1,44 Ha sussultato (liyaHuiau) - Eco
ca, Elisabetta invece è colma di meraviglia. dell'annuncio fatto da Gabriele (cfr. v. 14).
Madre del mio Signore (l, lltlnP to\urupiou j.LOI!) + 1,3945Testiaffini:2Sam6,2-ll;Gdt 13,18
le parole di Ozia a Giuditta: «Benedetta sei tu. o figlia, da parte dell'altissimo Dio,
sopra tutte le donne che sono sulla terra e benedetto il Signore Dio, che creò il cielo
e la terra» (Gdt 13,18). Nell'uno come nell'altro caso (con le debite differenze) Dio
ha agito nell'esistenza delle due donne donando la sua benedizione. Qui la singolare
novità è l'identità del bambino che Maria porta nel grembo.
Lo Spirito Santo. Il narratore affenna che Elisabetta fu ricolma di Spirito Santo
(v. 41 ). A partire da questo dono quanto Elisabetta dice non è un semplice saluto in
risposta a quello di Maria: la sua proclamazione echeggia la parola ispirata dei profeti,
una parola capace di riconoscere l'azione di Dio e, dunque, di cogliere la profondità
della realtà. Inoltre, benché i personaggi siano tutti esseri umani, il cielo continua ad
avere un ruolo importante. Se nelle scene degli annunci Zaccaria e Maria reagivano
all'intervento di Gabriele, qui al saluto di Maria consegue l'azione dello Spirito. Lo
Spirito rende Elisabetta capace di interpretare correttamente quei segni che altrimen-
ti resterebbero impenetrabili. Mentre Zaccaria cercava un elemento per conoscere
la verità di quanto gli era stato annunciato dall'angelo, sua moglie, per dono dello
Spirito, gode di una conoscenza speciale. Le parole di Elisabetta, in effetti, hanno un
singolare carattere rivelativo. Non nomina Maria ma la definisce in rapporto al piano
di Dio per mezzo di tre titoli. Anzitutto «benedetta» (v. 42): non un augurio ma una
constatazione di quanto Dio ha già operato in Maria Poi <<madre del mio Signore»
(v. 43), riconoscendo al contempo l'identità di Maria(madre) e di Gesù (il Signore) e
facendo risuonare per la prima volta nel racconto il titolo kfrios (Signore) applicato a
Gesù. Infine, con l'espressione «beata colei che ha creduto» (v. 45), Elisabetta utiliz-
za un macarismo che s'indirizza certamente a Maria ma interpella pure il lettore; la
LUCA 1,46 62
definizione più generale fa sì che Maria sia presentata come un modello di fede nella
divina promessa (cfr. Il ).7). Benché si passi dalla considerazione di quanto Dio ha
fatto in Maria («benedetta>>) a quanto ella ha fatto («ha creduto»), l'accento, ancora
una volta, va su Dio e sulla sua promessa, cui Maria ha dato il suo assenso di fede.
Il Magnificai. Ben raccordato per meu.o di richiami lessicali all'annunciazione
e alla visitazione, il Magnificai (forse un antico inno giudeo-cristiano rielaborato
da Luca e inserito nella trama della sua narrazione) è il primo cantico del racconto
dell'infanzia. La prima parte (vv. 46b-50) è dominata dalla personale azione di
grazie di Maria, mentre la seconda parte (vv. 51-55) si apre su un ampio oriz-
zonte, evocando pure la vicenda d'Israele. Si passa cioè dalla biografia singolare
di Maria all'intera storia della salvezza. La coerenza interna è assicurata dalla
ripetizione dei termini megalynei («magnifica») e megtila («grandi»; vv. 46.49),
tapeinosin («umiltà») e tapeinoW; («umili»; vv. 48.52), geneai («generazioni») e
geneas («di generazione»; vv. 48.50), epoiésen («ha fatto», vv. 49.51), dynatos
(«potente») e dynastas («potenti»; vv. 49.52), éleos («misericordia») ed eléous
(«della misericordia»; vv. 50.54).
Il cantico non si limita a una visione retrospettiva degli avvenimenti: da un lato
63 LUCA 1,51
46 Maria disse:
«La mia anima magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48poiché ha volto lo sguardo all'umiltà della sua serva.
umiliazione, di oppressione da cui Dio libera presenta la persona: qui evoca Dio stesso.
(cfr. Gen 29,32; Dt 26,7). + 1,49b Testi affini: Sal 1ll,9
+ 1,48a Testi affini: ISam l,ll; Sal31,8; 1,50 Quelli che lo temono (toi' cjKlpo\JILÉvoL<;
Gen 29,32 aòt6v)- Non è una limitazione ai «timorati
+ 1,48b Testi affini: Gen 30,13 di Dio» (pagani interessati all'ebraismo).
1,49 Cose grandi (IJ.Ey&ì..a.)- Con l'uso dita- + 1,50 Testi affini: Sal103,17
le aggettivo, quanto Dio ha fatto in Maria è 1,51 //suo braccio (Év ppax(ovL aòtoii)-
posto in relazione con la liberazione d'Israele Immagine frequente per indicare la potente
dall'Egitto (cfr. Dt 10,21; 11,7; 2Sam 7,23). azione di Dio a favore d'Israele durante il
Il Potente (ò cSwatéc;) -Il singolare titolo divi- cammino nel deserto (cfr. Es 6,1.6 LXX).
no (presente solo in Sof3,17; Sal24,8; 89,9) Gli arroganti (ùnepTJC!xivouç)- Cioè gli orgo-
evoca l'affermazione di Gabriele (cfr. v. 37). gliosi: coloro che si oppongono a Dio (cfr.
+ 1,49a Testi affini: Dt 10,21 Is 2,12; 13,11; Sall39,6 LXX [fM 140,6]).
Il suo nome (tò livo!J4 aòtoii) -Il nome rap- + 1,51 Testi affini: Sal89,11; ll8,15
canta, nella fonna lirica dell'inno, la straordinaria e inaudita esperienza dell'incontro
con Dio che attraversa i tempi e tocca persone diverse; dall'altro, testimonia la fedeltà
di Dio al suo piano di salvezza. È dunque un inno fortemente teologico. Maria non
separa se stessa dagli altri perché la grazia proviene da Dio. Ella continua a pensare
se stessa in solidarietà coi poveri. Ciò che Dio ha fatto per lei è un segno di ciò che
Dio ha fatto e farà per loro. Dupont ha notato che l'inno, a differenza di molti Salmi,
«non s'indirizza a Dio, parlandogli alla seconda persona; parla di Dio, alla terza
persona». Per mezzo di un'immagine rara, Dio è detto il «Potente>> (v. 49a; cfr. nota).
La potenza si manifesta nella salvezza che Dio stesso realizza nella storia di Maria:
egli è il «salvatore» (v. 47) che «ha fatto[ ... ] cose grandi)) (v. 49a). Al v. 49b appare
un'altra caratteristica di Dio: la sua santità. Essa si precisa come misericordia che
attraversa i tempi: raggiunge tutte le generazioni (v. 50) e soccorre Israele (v. 54). In
questa luce prendono senso le opposizioni dei vv. 52-53: la sconfitta dei forti inquadra
l'azione salvifica di Dio che innalza gli umili e ricolma di beni gli affamati. Coloro
che sono oggetto dell'intervento divino sono caratterizzati secondo tre differenti
campi semantici. Anzitutto quello religioso: l'antitesi fra «quelli che lo temono»
(v. 50) e «gli arroganti» (v. 51) ripropone la classica contrapposizione fra giusti ed
empi; poi quello socio-politico: i potenti e gli arricchiti sono all'opposto degli umili
LUCA 1,52 64
}JV'lcr9fivat ÈÀÉouç,
55 Ka9wç ÈÀaÀ'lcrEV npòç roùç narépaç ~}JWV,
a casa sua.
57Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
quanto avverrà al termine dei giorni? Maria canta l'azione di Dio nella propria vicenda
personale dove l'impossibile è divenuto possibile proprio nella generazione di quel
figlio che è pure il Figlio dell'Altissimo: <<Nulla sarà impossibile aDio» (1,37). Quanto
è avvenuto nel suo grembo è il segno di quel rovesciamento che ella canta: la miseria
del mondo è riabilitata dalJa potenza del Dio d'Israele, fedele alla sua promessa.
Kaì Èl<Mouv a&tò È1tÌ -r<f> òv6}l'Xn -roO mxtpÒ<; aù-roO Zaxapiav. 60 KaÌ
ànoKpt9Eioa ~ ~~'tllP aù-roO EtltEV' oùxi, èiM' KÀfl~OETat 'Iw<Xvv.,c;.
61 KaÌ EtltCXV 1tpÒ<; C:XÙTIÌV on OÙÒEi<; ÈcmV ÈK 'dj<; OlJ)'YEVEiaç OOU &;
1,58 Aveva esaltato (È!LfyliÀuvw)- È lo stes- giudaiche 14,1,3 §IO; 20,9,1 § 197; Guer-
so verbo che apre il Magnificai (cfr. v. 46), ra giudaica 4,3,9 § 160; 5,13,2 § 534); più
qui però usato con una sfumatura differente: usuale era imporre il nome del nonno (cfr.
<<fare grande», cioè «accordare una grande Giuseppe Flavio, Vita l § 5).
misericordia». 1,62 Facevano cenni (Év~~uov)- Zaccaria,
1,59A//'ottavo giorno (Q, tfl~ tfl6y60n)- oltre che muto, sembra essere pure sordo.
SecondoGen l7,12eLv l2,3ilmaschiodeve Come voleva (tò tL lìv 9UoL)- La sostanti-
essere circonciso dopo otto giorni dalla nascita. vazione, mediante l'uso dell'articolo neutro,
Volevano chiamarlo (EK(XA.OIJV)- L'imposi- dell'interrogativa indiretta è tipica dello stile
zione del nome e la circoncisione sono stret- di Luca (cfr. 9,46; 19,48; 22,2.4.23.24; At
tamente unite già in testi antichi (cfr. Gen 4,21; 22,30).
17,5.10; 21,3.4). 1,63 Si meravigliarono (e9a4utoav)- Il mo-
Col nome di suo padre (Éut tQ 6va.wn tou tivo della meraviglia è tipico di Luca (cfr.
uatpòc; aùtoii)- L'usanza di dare al bambino 2,18.33; 4,22), che in questo si differenzia
il nome del padre è inconsueta ma possibile da Matteo e Marco.
(cfr. Giuseppe Flavio, Vita l § 4; Antichità 1,64AII'istante si aprì la sua bocca, si scio/-
occupa l'intero racconto. In prima battuta i presenti riconoscono che Dio opera e la
sua azione è una manifestazione di misericordia (v. 58). Quando poi Zaccaria scrive su
una tavoletta il nome del bambino (v. 63), gli astanti ignorano (ma non il lettore) che il
sacerdote conferma unicamente la decisione celeste. Infine, fra la notizia che Zaccaria
benedice Dio (v. 64) e l'inizio del cantico al v. 68, il JUIJT8tore informa a proposito dello
stupore generalizzato dei presenti (essi cioè percepiscono la presenza misteriosa di Dio
all'opera) ed esplicita il loro interrogativo (vv. 65-66a). Anche l'attesa generalizzata
degli abitanti della regione aumenta la tensione nanativa. L'ulteriore notizia deli' azione
di Dio nei confronti di Giovanni (v. 66b), se da una parte esplicita l'intervento divino nei
confronti del bambino, dall'altra non dichiara la modalità di quest'azione, col risultato
che la tensione narrativa e l'attesa del lettore crescono ulteriormente.
67 LUCA 1,66
profeti,
71 salvezza dai nostri nemici
-Alla lettera: «un como di salvezza»; il cor- re: «dai tempi antichi» (cfr. Gen 6,4); tipica
no è metafora di forza e potenza (cfr. l Sam espressione lucana (cfr. At 3,21; 15, 18).
2,10; lCr 25,5) oppure segno di Dio stesso 1,71 Dai nostri nemici(~~ ~xOpc;ìv 1\Lwv)-
(cfr. 2Sam 22,3; Sall8,3): qui indica il Mes- Cfr. Sal 106, l O. l «nemici» nell' AT sono gli
sia (cfr. Sal 132, 17; Ez 29,21 ). avversari di Dio (cfr. Nm 10,34; Dt 32,41),
Casa di David (oiK~ L\auili) - Il nesso fra del suo popolo (cfr. Lv 26,17; Dt 30,7),
quanto cantato da Zaccaria e Gesù è stabilito dei singoli individui (cfr. 2Sam 22,18; Sal
dal lettore, che conosce l'annuncio a Maria 18,18.41 ). Non è da escludere un riferimen·
(cfr. 1,27.32). to politico, che però non preclude una più
1,70 Da lungo tempo (cin' ai.wvat;)- Oppu- profonda dimensione teologica.
1,72-73 Ha avuto misericordia ... si è ricor- in quanto è attratto dal pronome relativo.
dato ... giuramento fatto (troLila«L H.roç ... 1,74 Dalla mano dei nemici (ÉK xupòç
ov
jJ.VTJC19flVUL ... opKOV WtJ.ooev)- Secondo èxepc;>v) - Alcuni codici leggono: «dei no-
una suggestiva ipotesi le tre azioni divine al stri nemici», ma si tratta di un'assimilazione
centro dell'inno in ebraico hanno la stessa al v. 71.
radice dei nomi dei tre personaggi: Giovanni Di servir/o (ÀatpeUE:w uòtC\))- Il verbo ha un
(Dio fa misericordia), Zaccaria (Dio si ricor- senso cultuale (il servizio d'Israele in quanto
da), Elisabetta (Dio ha giurato). Questi indizi popolo sacerdotale [cfr. Es 19,6; Gs 24,14]),
rimanderebbero a un'antica forma ebraica ma non può essere ridotto al servizio al tem-
dell'inno. pio (cfr. 2,37) ed esprime la conseguenza
1,72 Ha avuto misericordia (troLf)a«L Uroç) della liberazione (cfr. Es 3,2; At 7,7).
- Espressione tipica della Settanta (cfr. Gdc 1,75 Santità e giustizia (l:v òauh11n KuÌ.
1,24; 8,35; IRe 20,8; Rt 1,8): l'azione mi- liLKULOOUV(l)- Coppia di sostantivi che com-
sericordiosa di Dio si manifesta come libe- pare in Sap 9,3 per determinare le modalità
razione e salvezza. attraverso le quali Dio governa il mondo.
1,73 Giuramento fatto (opKov Bv WtJ.OOEV) 1,76 Profeta dell'Altissimo (trpocjl~t'llc;
- Alla lettera: «giuramento che giurò». ùljl~atou)- Espressione assente daii'AT ma
Benché il sostantivo opKOV sia apposizione analoga a «profeta di YHWID> (cfr. l Re 18,22;
del precedente liLu9~K11<; è all'accusativo, 22, 7). Giovanni è posto in relazione con il
Messia, chiamato «Figlio dell'Altissimo» scelta seguita anche da diverse versioni, che
(1,32). però sembra essere un'assimilazione al v. 68.
Al cospetto del Signore (~vwmov Kup(ou)- Il Un astro che sorge dall'alto (tivatoÀ.~ ~~
termine KUpLoç nella Settanta indica YHWH; IJIJiouç)- Se la seconda parte dell'espressio-
qui, però, il «Signore>> è il Messia e il Batti- ne (<<dall'alto») rimanda a Dio (cfr. 24,49},
sta ne sarà il precursore. è difficile capire il senso di tivatol~ (alla
1,78 Profonda misericordia (otrlciyxva lettera: «il sorgere»). Può indicare «l'alba»
lliouç)- Alla lettera: «viscere di misericor- o «un astro luminoso» (coerente col conte-
dia». In senso fisico tà anlcinva sono gli sto, in particolare il v. 79), oppure, tenendo
organi interni dell'uomo; in senso traslato conto dell'uso del termine in Ger 23,5; Zc
sono la sede dei sentimenti, in particolare 3,8; 6, 12 alludere al «virgulto» davidico (cfr.
la compassione, la pietà, la misericordia; anche Nm 24, 17).
cfr. il Testamento di Zabu/on: «Negli ulti- 1,79 Per risplendere ... di pace (ÉTrLcjlavaL ...
mi giorni Dio manderà la sua compassione dp~vnç) - Allusione combinata a Is 9, 1-2;
(orrì.linvov) sulla terra e là dove troverà vi- 42,7; Sal106,10 LXX (TM 107,10); indica
scere di misericordia (anlciyxva U.éouç), là la strada aperta dal Battista che per mezzo
abiterà» (8,2). della predicazione della penitenza, della con-
Ci visiterà (ÉtrLOKÉljl~taL) - Molti manoscritti versione e del perdono introduce nel tempo
hanno l'aoristo (ÉtrwKÉljlato, «ci ha visitati»), salvifico del Messia.
1,80 Cresceva (!lil~a.vev) - AJiusione aJia apostoli (cfr. At 16,4). Dal punto di vista giu-
crescita di Isacco (cfr. Gen 21,8) e Sansone ridico romano un OOyj.Ul implica una consul-
(cfr. Ode 13,24). tazione del Senato cui segue un decreto. Più
Nello spirito (TTVE'Uj.L«tL)- L'espressione è che su simili dettagli l'accento di Luca va
ambigua: può indicare la crescita interiore suJI'esercizio deJI'autorità.
di Giovanni, oppure (meno probabilmente) L 'intero mondo abitato (oLKOU~V11) -Equi-
riferirsi allo Spirito Santo (cfr. 1,1 5.41). vale al latino orbis terrarum, cioè l'impero
Regioni deserte (tv ta.ic; {pl\lOLc;)- Il plurale romano (cfr. Polibio, Storie 6,50,6: «l Roma-
(che non ha paralleli) offre un'ambientazio- ni ... in poco tempo assoggettarono l'intero
ne che sarà poi ripresa in 3,2. mondo abitato))).
Manifestazione (Uva&~Lc;)- Termine raro, che 2,2 Questo primo censimento (a. '11 v
indica la cerinlonia d'investitura di un re (il àrroypa.cji'Ì) rrpwt11 ÉyÉvno) - Alla lettera:
suo insediamento) oppure la presentazione al «questo fu il primo censimento, avvenne
popolo di una statua di una divinità provenien- quando Quirinio ... )). Anche dando a rrpc.)n, il
te da un tempio; si tratta dunque dell'insedia- senso di rrp<o}tepoc; (precedente, anteriore, cfr.
mento ufficiale per svolgere una funzione ben At l, l) non si elimina la difficoltà storica;
precisa (cfr. il Verbo cXVa.liEl.KV\+LL in l 0, l). la traduzione: «Questo censimento avvenne
2,1 Decreto (liOyj.L«) -Termine tecnico per prima che Quirinio fosse governatore)) fa
indicare un editto reale (cfr. Dn 3,10; 4,3; violenza al testo ed è dunque da scartare.
6,9.10) o un'ordinanza da parte dell'autori- Era governatore (TrYE'IJ.OVEUovtoc;)- Il verbo,
tà imperiale (cfr. At 17, 7) come pure degli pur richiamando il titolo irf~v («governato-
re»), ha un senso generico, in quanto in Siria 2,5 Gli era stata data in sposa (tl1
c'era un /egatus Augusti pro pra!tore, cioè un É~VT)OtE1J1.4ÉvtiiXÒtQ)- Come in 1,27. Alcuni
governatore della provincia imperiale. manoscritti e alcune versioni hanno introdot-
2,3 Ciascuno nella propria città (ÉK(Wtoc; Ele; to una glossa (yuva~KL, «donna», «moglie»)
tÌ)v Éautou noÀ~v)- La pratica di recarsi nella per attenuare il verbo che rimanda al sem-
città avita è attestata da un solo papiro egizia- plice fidanzamento. L'osservazione, unita
no (dell04 circa d.C.): «Essendo imminente alla seguente («ed era incinta»), sottolinea
il censimento familiare, è necessario notifica- la concezione verginale.
re a tutti coloro che per qualsiasi ragione sono 2,7 Suo figlio primogenito (npwtétot<:oc;) - La
assenti dai loro distretti di tornare alle proprie precisazione non comporta l'esistenza di altri
case, per compiere le consuete pratiche del figli (<<primo di molti»); sottolinea piuttosto
censimento». Estendere questa regola anche che Gesù aveva i privilegi del maschio primo-
alla provincia della Siria è abbastanza arduo. genito all'interno di una famiglia (cfr. 2,22-40).
2,4 Città di David (noÀ~v l11Xui~)- Nell' AT Per loro (1Xbroic;)- Un dativo d'interesse: «essi
la cittadella di Zion (e per estensione Geru- non disponevano per le loro cure del neonato
salemme) è detta «la città di David» (2Sam nemmeno di uno spazio nella camera» (Benoit).
S,7.9; 6,10.12.16; 2Re 9,28; 12,22; 2Cr S,2). La tradizione che Gesù sia nato in una grotta ini-
A Betlemme David è nato ed è stato unto re zia con Giustino (cfr. Dialogo con Trifone 78).
da Samuele (cfr. l Sam 16,1-13 ). Luca opera Alloggio (Ka't&À.qaa)- Non un «albergo» o un
dunque uno slittamento in quanto la città di «caravanserraglio» (navooxEi.ov, cfr. 10,35),
David è solitamente Gerusalemme. bensi una «stanza», un «locale» (come in 22,11 ).
2,8 Vegliando nella notte (cjlulaooovnç lo la congiunzione «e» (Ka(), che pare essere
cjmÀaKètc; tiiç vUKtoç) -Alla lettera: «veglian· originale in quanto meno solenne.
do le veglie della notte», una figura etimolo- La gloria del Signore- Nella Settanta, il gre·
gica (cfr. Nm 3,7.8.28; 8,26) dove la radice co&)QIKup(ou traduce l'ebraico k'bOdyhwh
del verbo è la stessa dell'oggetto. (((Splendore [o "gloria"] di YHWH»): indica
2,9 All'inizio del versetto, alcuni manoscritti la potenza che manifesta la presenza di Dio
e alcune versioni leggono: «Ed ecco» (Kat (cfr. Es 16,7.10; 24,17; Ez 1,28).
i6ou). I manoscritti più prestigiosi hanno so- Essijùrono presi da grande timore(~
(vv. 8-14) racconta l'apparizione angelica ai pastori, cioè l'annuncio e l' interpre-
tazione di quel fatto; nel terzo momento (vv. 15-20), infine, i due gruppi umani
s'incontrano. Al culmine del racconto si trova non tanto il solenne annuncio an-
gelico che proclama l'identità di Gesù (v. 11), quanto l'incontro fra i pastori e il
bambino avvolto in fasce e adagiato nella mangiatoia. La visione di quel segno
(v. 17) provoca la reazione dei presenti (v. 18) e di Maria (v. 19). V'è qui una
duplice sottolineatura: l'oggetto di tutte queste reazioni umane è non solo il nudo
messaggio, ma soprattutto il messaggio considerato unitamente al segno.
Il censimento di Quirinio solleva una serie di problemi dal punto di vista storico.
Ottaviano Augusto, infatti, regnò dal 43/42 a.C. sino al 14 d.C. e, per quanto ne
sappiamo, fece un paio di censimenti (29 e 8 a.C.) ma dei soli cittadini romani.
Erode il grande (cfr. 1,5) regnò dal 37 al4 a.C., ma non ci risulta che abbia preso
simili iniziative. Quirinio, invece, divenne governatore della Siria nel6 d.C. (cosi
attesta Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 18,1,1 §§ 1-3) e in quell'occasione
fece il censimento della sola Giudea (cfr. At 5,37). I dati a proposito del re e quelli
circa il governatore romano sono in chiaro contrasto: com'è possibile che Gesù sia
nato al tempo di Erode (verosimilmente nel6 a.C.) e in occasione del censimento
di Quirinio? Non si conosce poi l'usanza di recarsi nella città degli antenati per
farsi registrare, in quanto il censimento era collegato alla tassazione e, dunque, al
luogo di residenza. I dati storici, cioè, non coincidono con le notizie offerte da Luca.
Perché allora simili informazioni? Luca, inquadrando gli avvenimenti dentro la più
ampia vicenda storica, stabilisce un nesso e fornisce una chiave interpretativa. L'im-
peratore, ordinando il censimento, è posto dall'evangelista al servizio del piano di
Dio: proprio allora nasce il Messia. Ma v'è pure una nota sottilmente ironica: Luca
mostra che il salvatore non è l'imperatore romano (che proprio cosi era acclamato) e
la pace sulla terra (cfr. 2,14) è legata non alla sua persona, ma a colui che è apparso
nel mondo, ovverosia Gesù. Per mezzo poi del viaggio a Betlemme, Luca offre la
ragione per la quale Gesù è nato nella patria del re David e non a Nazaret, luogo
dove poi crescerà (cfr. 2,51; 4,16). C'è qui un'allusione alla profezia di Michea (cfr.
75 LUCA2,11
2,12 Questo per voi il segno (toùto u~iv tò Agli uomini della sua benevolenza (Èv
OTJI.Lfiov)- Fonnula classica nell'AI (cfr. Es &vepc.)noLc; ~:ifu<Lac;)- Nei manoscritti più pre-
3,12; ISam 2,34; 10,1; ls 7,14; 37,30; 38,7; stigiosi (codici Sinaitico [K], Vaticano [B] e al-
2Cr 32,34), che introduce i segni divini che tri, comprese molte versioni) si legge ~:ifu<l.ac;
accompagnano una rivelazione. (alla lettera: «e in terra pace agli uomini della
2,14 Gloria (Oé(a)- Benché il tennine sia lo benevolenza»), mentre in altri manoscritti e
stesso del v. 9, qui ha una sfumatura diffe- versioni si legge ~:ifu<l.a (cioè: «e in terra pa-
rente: si tratta dell'onore che gli angeli e gli ce, benevolenza verso gli uomini»). La prima
uomini rendono a Dio; cfr. Salmi di Salomo- possibilità è la più difficile (forse per questa
ne 18, l 0: «Grande è il nostro Dio e glorioso ragione è stata presto corretta) e rimanda a una
(Ev~oç), colui che abita nell'alto dei cieli». costruzione semitica, attestata pure a Qwnran
(«figli della sua benevolenza>>, Inni [IQH] decisione di Dio, che sceglie alcune persone e
12,32; «per tutti i figli della tua benevolenza» fa loro grazia manifestando la sua predilezione
Inni [IQH] 19,9), sicché è del tutto probabi- (cfr. 10,21 ). Forse qui si gioca sull'anfibologia,
le che sia l'originale. fl termine Eù'ìotcia, che indicando con I.Dl solo termine il duplice movi-
significa «compiacimento)), «volontà)>, «fa- mento dal cielo alla terra e dalla terra al cielo.
vore», «piacere)), <<decisione)), <<oonsiglio)), è 2,15 Questo avvenimento (tò pfllux tofito tò
riferito a Dio o agli uomini? LaPeshitta (<<buo- yEyov6~;) -Alla lettera: «questa parola che è
na speranza per i figli degli uomini))) e la Vul- accaduta» (cfr. il bel calco della Vulgata: hoc
gata (<<pace fra gli uomini di buona volontà)>) verbum quodfactum est). Il tennine pfllux ha
l'hanno interpretato in relazione agli uomini; valore anfibologico, indicando sia la «paro-
ma non è da escludere il riferimento alla libera la», sia l' «avvenimento)) (cfr. anche v. 19).
cura di Dio per il suo popolo, cura che dovrebbe suscitare una risposta d'amore e
di fiducia, corrispondono la ribellione e il peccato. La mangiatoia diviene cosi il
simbolo dell'azione provvidente di Dio che, invece di una risposta positiva, suscita
una forte opposizione, addirittura un rifiuto. Il passo illumina il «segno»: il bambino
adagiato nella mangiatoia evoca la profezia ed è il simbolo dell'amore di Dio nei
confronti del suo popolo. Il capovolgimento è radicale: l'ira di Dio non pesa più sul
popolo peccatore; i pastori, ormai, riconoscono nel bambino, la cui nascita portatrice
di pace era cantata dagli angeli, il Messia, il Signore, il salvatore.
Le reazioni. Lo stupore degli astanti per le parole dei pastori non è da leggere
come incapacità a comprendere; esso, invece, sottolinea la reazione umana di
fronte alla rivelazione di Dio che si rende visibile e tangibile, pur nel paradosso
di una nascita così umile. Maria, invece, è descritta come colei che custodisce
tutte queste «parole avvenute» (cfr. nota a 2,15) e insieme le soppesa nel suo
LUCA2,19 78
2,19 Custodiva tutte queste cose (navta di un segno, cioè di stabilirne la retta inter-
(JUIJf;tTpH tà tn\uxtiX mflta)- Il verbo au~ pretazione. Circa il «cuore» cfr. nota a 1,66.
(«conservare», «proteggere») caratterizza 2,20 Ritornarono (ÙnÉatpEijiiXv)- Tipico ri-
l'atteggiamento riflessivo di coloro che hanno tornello che chiude gli episodi nei cc. 1-2
avuto una visione rivelativa da custodire at- (cfr. 1,23.56; 2,40).
tentamente nella memoria, in attesa della sua Glorificando e lodando Dio (.So~açovteç
realizzazione (cfr. Giuseppe il sognatore [Gen tciXl IX l voùvtE'c; tòv 9rov) - La reazione dei
37,11], Daniele [Dn 7,28 testo di Teodozione] pastori echeggia quella delle schiere celesti
e altri personaggi della letteratura apocrifa). (cfr. 2,13-14) e ricorda l'inno dei tre fanciulli
Meditando/e nel suo cuore (aul'l3ciUoooa E:v nella fornace (cfr. Dn 3,26.55 LXX).
tt'JtciXp.S(~ IXÒ'tf)ç) - Il verbo alllli3«Àì..w (alla 2,21 Quando (tciXl ISte) -Alla lettera, «e
lettera: <<mettere insieme», <<avvicinare le quando», tipico dello stile lucano cfr.
parti») allude a un confronto che cerca di 2,22.42; 6, 13; 22, 14; 23,33. La proposizio-
afferrare il significato esatto di una parola o ne temporale introduce frequentemente il
cuore (v. 19). La sua fede (cfr. 1,38) non solo non esclude un lento processo
di comprensione; anzi, lo richiede. Da una parte, infatti, Maria ha ascoltato la
proclamazione della straordinaria identità del bambino (cfr. l'annuncio diGa-
briele); dall'altra, constata la sorprendente modalità della realizzazione della
promessa. Infine, il motivo della lode dei pastori è quanto hanno ascoltato e
.visto, secondo quello che era stato loro annunciato dall'angelo. Il nesso fra
ascolto e lode, visione e glorificazione è tipico dell'opera lucana (cfr. Le 7,16;
13,13; 17, 15; 18,43; 23,47; At 2,47; 11, 18) e segnala la grande gioia per la ma-
nifestazione di Dio. Cosi, cielo e terra sono uniti nello stesso canto di lode, e i
pastori rappresentano tutti coloro che, avendo creduto, hanno visto la salvezza.
tema del compimento (cfr. 1,23.57; 2,6.22). 31,48). L'usodellacongilmzione KCXL, che in ita-
fiii'Ono compiuti (€1TJ..Tpeypxv)- Lo stesso verbo liano non si traduce, per introdurre l'apodosi è
è usato per descrivere l'opera dello Spirito (cfr. lucano (cfr. 2,28; 7,12; 11,34; 13,25).
1,15.41.67). Il verbo nitLnÀ.TJI.L è usato ventidue 2,22 Loro purijìcazione (-roO Kcx9cxpLOIWiì
volte in Luca e Atti e tre volte nel resto del NT. afrrwv) -Il codice di Beza (D) e alcune tra-
Per circonciderlo ('roii !!~L'tEIJ.E'i.V cxùnSv) -Al- duzioni leggono: «la sua purificazione» forse
cuni manosaitti (p. es., il codice di Beza [D]) per venire incontro alla difficoltà del plurale;
e versioni leggono: «cirooncidere il bambino». il comandamento di Lv 12,2-8 riguardava uni-
La costruzione con articolo al genitivo (wii) + camente la puerpera, ritualmente impura per
infinito esprime finalità ed è anch'essa tipica di quaranta giorni a motivo del sangue del parto.
Luca(cfr. 1,74.77.79;2,24; 4,10; 5,7; 8,5; ecc.). Gerusalemme ('!EpoaoÀ.lJIUX)- Fonna greca
Glifu messo nome Gesù- La frase_si ispira in (cfr. 13,22; 19,28; 23,7), meno frequente di
modo inconfondibile alla Settanta (ÉI<:J..{J!h, 'tÒ quella ebraica ('!EpouaCXÀ.1\J,, ventisei occor-
~cxbroii+nome,cfr.Gen 11,9;25,30;27,36; renze nel vangelo).
cade non sui personaggi ma sul fatto stesso, adempimento dell'ordine dato
da Dio: l'iniziativa resta unicamente nelle sue mani. I genitori sono rappre-
sentati sottoposti alla Legge di Mosè e al comando di Dio. Grande enfasi è
data all'imposizione del nome: Luca ricorda al lettore un dato che egli già
conosce, cioè il nome proprio del bambino, Gesù, imposto non da Giuseppe
ma dall'angelo. Il futuro ruolo del bambino è quello di essere il «salvatore»
(cfr. nota a l ,31) di tutte le genti.
Presentar/o al Signore (mxpaoti'paL t<ji Kuplct>) (nel Testo Massoretico come nella Settanta
-n primogenito di ogni fàmiglia era oonsacrato il versetto suona in modo diverso).
a Dio (cfr. Es 13, 11-16) e doveva essere riscat- 2,24 Una coppia di tortore ((Eilyoc;
tato pagando cinque sicli d'argento (cfr. Nm tpuy6vwv)- Si tratta dell'offerta dei poveri
18, 16). Si evoca qui l'episodio di Samuele oon- (cfr. Lv 12,6.8) che sostituisce quella di un
dotto al tempio (cfr. l Sam 1,24-28; 2,20-22). agnello, più onerosa.
2,23 Come è scritto (KallW.; y€ypamaL)- For- 2,25 Un uomo giusto (ò &v9pwTroc; oùtoc;
mula introduttoria di una citazione (già in t'iLKaLoc;)- Il narratore caratterizza Simeone
2Re 14,6 e come in At 7,42; 1.5, 1.5), in realtà come Zaccaria ed Elisabetta (cfr. nota a l ,6).
quella che segue è una parafrasi di Es 13,2 Pio (Eù~tlç)- Termine esclusivo di Luca
(vv. 27.37), la presenza efficace dello Spirito (vv. 25-27), il compimento della
promessa salvifica di Dio (vv. 25.30.38) sia per Israele (vv. 25.32.34.38) come
per i gentili (vv. 31-32). Tuttavia, il cuore dell'episodio sono le parole di Simeone
e Anna a proposito di Gesù.
Simeone e Anna. L'evangelista ama rappresentare dei dittici che affianchino
un uomo e una donna (cfr. Zaccaria ed Elisabetta in 1,5-25, Giuseppe e Maria
in 1,26-38, Naaman e la vedova di Sarepta in 4,25-27, il centurione e la vedova
in 7,1-10.11-17, il pastore e la donna in 15,4-7.8-10). Simeone e Anna sono ca-
ratterizzati in modo differente: del primo si dà una descrizione interiore (giusto,
pio, mosso dallo Spirito che è su di lui, destinatario del dono di una rivelazione)
mostrando quello che fa e che dice; della profetessa, invece, viene offerta una
descrizione puramente esteriore (gli anni, la tribù d'appartenenza, la sua perma-
nenza nel tempio) spiegando e definendo. Simeone pronuncia due benedizioni:
una indirizzata a Dio, l'altra ai genitori di Gesù; le sue parole riguardano gli
effetti della venuta del Messia a proposito di se stesso, di tutti i popoli, d'Israele
e di Maria. Il discorso di Anna, invece, non è riportato, ma v'è un riferimento
pregnante alla liberazione di Gerusalemme. Entrambi sono pii israeliti, attendono
il compimento della promessa divina (cfr. vv. 25.3 8), parlano ispirati, benedicono
il Signore, sono condotti a riconoscere nel segno del bambino Gesù la visita di
Dio. Se Elisabetta e Zaccaria profetavano nella loro casa, qui tutto avviene nel
81 LUCA2,27
(cfr. At 2,5; 8,2; 22,12), che indica la piena la nazione (cfr. ls 40,1; 49,13; 52,9; 61,2).
osservanza della Torà. Platone caratterizza Lo Spirito Santo era (n~ii!J.Il ~v llyLov)-
con i due aggettivi «giusto e pio» l'uomo di Lo Spirito profetico di Dio è su Simeone
stato (Repubblica 311 B). (l'imperfetto sottolinea la continuità): Luca
Che attendeva la consolazione insiste sulla sua azione (cfr. vv. 26.27).
(npoo&xo~voc; nuprucl.TJOLV)- L'attesa qui 2,26 Il Messia del Signore (tòv XPLOtòv
menzionata caratterizza Simeone, Anna Kup(ou)- Espressione tipica dell'AI, che
(2,38) e Giuseppe d' Arimatea (23,5 l); la rimanda alla scelta divina di un Messia,
«consolazione» (nupaKÀ.TJOLt;) richiama la cioè l'unto, il consacrato (cfr. p. es. 1Sam
speranza postesilica per la liberazione del- 24,7.11).
28 KaÌ<IÙtÒçÈ~arocxòròEU;-ràçàyKQ:ÀaçKaÌEÙÀ6)'rlOEV-ròv&:òvJ<aidnE:v-
29 vuv àrroÀuEtç -ròv Oo0À6v oou, OÉ01to-ra,
' 't'- , , , l
Ka-ra -ro prn.1a oou ev Etpllvn·
30 on EÌOov oi. òcp9aÀJ.10l }JOU t'Ò own1pt6v oou,
31 o ~t'Ot}.laoaç Ka-rà rrp6owrrov miv-rwv -rwv Àawv,
32 cpwç eiç àrroKaÀUlpw tevwv
1tEpÌ cxòrou. 34 Kai EÙÀ6)'rlOEV cxòroùç lli}JEWv KaÌ EÌ7tEV rrpòç Maptà}.l -riJv
}.lllt'Épa cxòroo- iòoù oùmç KEi-rat Eiç mwmv KaÌ àvaOt"amv rroMWv Èv
-r<f> 'Iopa~À KaÌ EÌç Oll}JEiOV àvnÀfyO}JEVOV- 35 KaÌ oou [0€] aùniç ~V
lJ'lJXlÌV OtEÀEUO'Et'at po}.lcpa{a - oowç liv àrroKaÀucpewotv ÉK ltOÀÀWV
2,28 Benedisse (~òlOyT)O~V)- Verbo con wta Servo (lioiiì..oç) - Termine che definisce
forte impronta anticotestamentaria che indi- l'uomo fedele e giusto (Sal 27,9; At 4,29)
ca la recita di wta b•rakd («benedizione»), e i grandi personaggi dell'AT (cfr. nota a
cioè wta dichiarazione che riconosce in Dio 1,38).
l'autore di ogni bene. 2,31 Davanti a tutti i popoli (Ka.tci
2,29 Lasci (cboì..&Lç) - Un indicativo non 1rpoow1Tov 1r&vtwv twv ì..awv)- Allusio-
Wl imperativo (come nella CEI 1974: «ora ne a Is 52,10 («Il Signore ha snudato il
lascia>>); ci1Toì..lx.J è spesso usato nella Settan- suo santo braccio davanti a tutte le na-
ta in contesti nei quali si allude alla morte zioni; tutti i confini della terra vedranno
(cfr. Gen 15,2; Nm 20,29; 1b 3,6; 2Mac 7,9). la salvezza del nostro Dio») nel contesto
Signore (li~o1TOt11ç)- Alla lettera: «padro- della rivelazione di Dio a tutte le nazio-
ne» (cfr. At 4,24); nella Settanta traduce ni. Il termine ì..cxoç al singolare indica
talvolta l'ebraico 'iidon (cfr. Gen 15,2; Is Israele (v. 32); al plurale (v. 31) invece
1,24; 3, l), talvolta il tetragramma YHWH indica Israele e le altre nazioni. L'ordine
(cfr. Gen 4,3; Pr 29,25). di specificazione (((popoli», «Israele»)
è contrario alle attese (cfr. At 26,17.23; 2,33 Suo padre e la madre (o rra.t~p a.ùtoil
28,27.28) ma sottolinea ancor più l'uni- K!XL ti ll~t'lP)- Alcuni manoscritti per sal-
versalismo. vaguardare la dottrina della nascita vergi-
2,32 Luce ... gloria - l termini cjx3ç e oo~v nale di Gesù, hanno rimpiazzato l'espres-
sono da intendere come apposizioni di sione «suo padre» con «Giuseppe».
awn\pLov («salvezza», v. 30)? Oppure ~av 2,34 Di contraddizione - Il participio pre-
va considerato in parallelo a ò:rroKuÀuljiLv sente à.vnl.Eyoj.LEvov esprime l'azione conti-
(«rivelazione»)? Nella prima opzione la nua (e forse anche quella futura), indicando
«salvezza» è «luce» per i pagani e «gloria» il rifiuto della missione di Gesù (e forse an-
per Israele; nella seconda opzione la «salvez- che di quella dei discepoli).
ZIIl> diventa «luce» sia per la «rivelazione» ai 2,35 Una spada <Poi-UI>a.w) -Il termine greco
pagani, sia per la «gloria» d'Israele. La dif- indica una spada larga a doppio taglio.
ferenza delle due interpretazioni è piccola Perché (orrwç av)- La congiunzione può
La prima ci sembra sintatticamente meglio avere valore sia finale sia consecutivo. Qui
fondata. prevale la seconda accezione.
ebraico. Il libro degli Atti si chiude con un discorso di Paolo ai giudei di Roma
(cfr. At 28,28): le sue parole sono un'eco di quanto aveva detto Simeone (Le
2,29-32). La salvezza di Cristo ha raggiunto tutte le genti: nel momento in
cui Paolo è giunto a Roma, nel cuore dell'impero, il vangelo può diffondersi
in tutta la terra.
Una spada. La parentetica del v. 35 ha generato una ridda di interpretazioni.
Origene vedeva nella spada la metafora del dubbio di Maria, Epifanio il marti-
rio, Ambrogio la profonda comprensione della parola di Dio. L'interpretazione
più diffusa rilegge la sentenza di Simeone alla luce di Gv 19,25-27, facendo di
Maria la mater dolorosa. Tuttavia, leggere Luca per mezzo di Giovanni è pro-
blematico. Rimanendo, invece, all'interno del racconto, l'immagine della spada
è da collegare con il «segno di contraddizione» (v. 34): si tratta dell'opposizione
LUCA2,36 84
2,36 Profetessa (1Tpocjlt;nc;) -Come Miryam presentazione d'Israele (sette volte dodici).
(cfr. Es 15,20), Debom (cfr. Gdc 4,4), Hul- Servendo O.«tpEoooou)- An com una volta si
da (cfr. 2Re 22,14; 2Cr 34,22) e la moglie ricalca il modello di Giuditta (cfr. Gdt 11, 17;
d'Isaia (cfr. Is 8,3). si veda anche At 26, 7).
Giovinezza (1Tup9Ev(a) - Letteralmente: 2,38 La liberazione di Gerusalemme
«verginità». È il primo dei tre periodi della (ÀlJtpwoLv 'lEpououÀ.~IJ.) - Gerusalemme è
vita di Anna: la verginità, il matrimonio e una sineddoche (cioè la parte per il tutto)
la vedovanza. per parlare d'Israele.
2,37 Vedova (x~pu)- Non è chiaro se Anna 2,40 Sapienza ... grazia di Dio (oo4llu ...
sia vedova da ottantaquattro anni (avrebbe xapLc; 9Eoiì) - La «Sapienza» descrive la
cosi circa centocinque anni, l'età di Giudit- crescita di Gesù (cfr. anche 2,52) e prepa-
ta [cfr. Gdt 16,23] che la sua figum evoca m la presenza dello Spirito che animerà la
[cfr. Gdt 8,4-8]), oppure abbia ottanta- sua missione (cfr. 3,22; 4, l). La «grazia di
quattro anni. Il numero (dodici volte sette) Dio» rimanda ali' assistenza divina. Sapienza
rappresenterebbe l'abbondanza e la perfe- e grazia sono gli attributi tradizionali degli
zione; oppure Anna sarebbe la perfetta mp- uomini di Dio (cfr. At 7,10).
e del rifiuto cui andranno incontro Gesù e l'annuncio del Vangelo (negli Atti).
Anche Maria non è esente dalla sfida della retta interpretazione del segno di
suo figlio. L'accento cade sulla difficoltà a obbedire alla parola di Dio (in linea
con 8,21; 11,27-28).
La crescita di Gesù. Ancora un versetto di transizione, o sommario (2,40).
La descrizione allude alle notizie di crescita dell'Antico Testamento: Isacco
(cfr. Gen 21,8), Sansone (cfr. Gdc 13,24), Samuele (cfr. l Sam 2,21.26; 3,19).
Il confronto con il Battista mostra la differenza fra i due: se Giovanni cresce
e si fortifica nello spirito (cfr. 1,80), la notizia circa Gesù è più complessa.
85 LUCA2,42
2,41/ suoi genitori (ot yoVEic; uùtoil)- Per alla presenza del Signore. La celebrazione
salvaguardare la dottrina della nascita ver- includeva, con tutta probabilità, l 'uccisione
ginale alcuni copisti sostituiscono l'espres- dell'agnello nell'area del tempio, un pasto
sione coi nomi propri, «Giuseppe e Maria» festoso e la conswnazione dell'intero ani-
(cfr. v. 43). male (cfr. 22, l. 7).
Si recavano (bopEoovro)-Alla lettera: «cam- 2,42 Dodici anni (étGv &.Xie<:a)- Nella letteratu-
minavano», verbo con forte valore teologico ra antica l'eroe dimostra di essere straordinario
soprattutto quando la meta è la città santa (cfr. già da piccolo (cfr. Erodoto, Storie 1,108-144
9,51; 17,11; 19,28); esso esprime la consa- a proposito di Ciro; Filone, Vita di Mosè l ,21
pevolezza del destino di sofferenza di Gesù. circa Mosè; Giuseppe Flavio, Vita 2 §§ 8-9 a
La fèsta di Pasqua (tU roptn toil miaxa) - proposito di se stesso). Vedere qui il bar-mi$wfl
Il greco miaxa indica la festa (cfr. 22,1) e (ovverosia la cerimonia con la quale il ragazzo
l'agnello (cfr. 22,7.11). Si tratta di una delle di tredici anni entra a far parte della comunità
tre feste di pellegrinaggio (insieme a Setti- degli adulti) di Gesù appare perlomeno azzar-
mane e Capanne, cfr. Es23,14-17; 34,23; Dt dato: le testimonianze sono molto tarde, e tale
16,16) che obbliga gli uomini a comparire riferimento quadra poco con il contesto.
46 KO:Ì f:yÉvE-ro ~-rà ~jJÉpaç -rpEiç EÒpov a&ròv tv -re:;> iEpc.f> KO:E)~6~ov
è una vera e propria sorpresa, in forma di duplice domanda. In primo luogo, con
quel «perché» (greco, ti; v. 49) Gesù punta a svuotare la necessità della ricerca
dei suoi genitori: pare quasi che contesti la loro ignoranza a proposito della sua
situazione. Poi, in seconda battuta, avanza la motivazione che verte sulla rela-
zione che lo lega al Padre celeste. Infine, richiamandosi alla necessità (cfr. al v.
49 il greco dei; «è necessario», «devo», termine ripreso nel terzo vangelo per
dire l'obbedienza di Gesù fino alla croce: cfr. 4,43; 9,22; 11,42; 13,33; 17,25;
22,37; 24,7.26.44) inizia a togliere il velo sulla modalità della rivelazione mes-
sianica. In altre parole, il problema non è tanto chi è Gesù (cosa ben conosciuta
sia da Maria come dal lettore), ma come si manifesta. Ironicamente, però, quella
parola-avvenimento (rhima, v. 50; cfr. nota a 2,15) resta incompresa ai genitori
(come nel corpo del vangelo resterà incompreso l'annuncio della necessità
della passione). Una tale incomprensione, tuttavia, non appare un difetto, in
quanto il narratore dispone dell'intero racconto per spiegare il senso di quella
enigmatica risposta. A personaggi e lettore risulta chiara l'obbedienza di Gesù
alla volontà di quel Dio che egli chiama «Padre mio» (v. 49). In altre parole,
LUCA2,50 88
Il 3,1-20 Testi paralleli: Mt 3,1-12; Mc 1,2-8; cipio TrYEI.IOVEoovta<; rimanda al termine ge-
Gv 1,19-28 nerico fryE~v, che indica colui che governa
3,1 Nell'anno quindicesimo (~v hu 5f una certa regione (cfr. 2,2).
1TEVt€f<(U5EKcXt<y) -Non sappiamo quale Erode ('Hp~Bou) - Erode Antipa, pur es-
calendario di riferimento Luca utilizzi sendo asservito ai Romani, fu tetrarca della
(giuliano, ebraico, siro-macedone o egi- Galilea e della Perea dalla morte di Erode il
ziano), né da quale evento inizi a calcolare grande (4 a.C.) fino al39 d.C. (cfr. Giuseppe
gli anni dell'impero di Tiberio: egli fu co- Flavio, Antichità giudaiche 17,11,4 § 318;
reggente con Augusto (la cui morte fu nel Guerra giudaica 1,33,8 §§ 668-669).
14 d.C.) a partire dall'Il o dall2 d.C. Se Filippo (II>Lll1T1Tou)- Erode Filippo fu tetrar-
si parte dalla morte di Augusto, si arriva ca dei territori a est del Giordano (lturea e
al 28/29 d.C. Traconitide) dalla morte di Erode il grande
Ponzio Pilato (Ilovt(ou II~llitou)- Fu pre- fino al 34 d.C.
fetto della Giudea dal26 al 36 d.C. Il parti- Lisania (Aoocxv(ou)- Personaggio difficil-
mente identificabile. L' Abilene è il territorio Ebioniti e altri gruppi,gnostici. Non bisogna
a nord-ovest di Damasco, intorno alla città interpretare il battesimo di Giovanni in modo
diA bila, all'estremità sud dell'Anti-Libano. anacronistico, associandolo agli effetti del
3,2 Hanna e Kaifa (" Avva K«l Kai:ucjla) - battesimo cristiano.
Hanna (o Ananeo) fu sommo sacerdote dal Conversione (!-LftUVOL«) -Alla lettera, «un
6 al 15 d.C., mentre suo genero Giuseppe, cambiamento della mente»; il termine ha
chiamato Kaifa, dal 18 al 37 d.C. (cfr. Gv sempre un senso religioso, come allontana-
11,49; 18,13; At 4,6). mento dal peccato.
3,3 Battesimo @cintLCJII.IX)- Un bagno rituale Perdono dei peccati (cicjlf<nc; UIUlpnwv)- In
con una connotazione religiosa. Dal l SO a.C. greco acjiEoLc; indica l'estinzione dei debiti
al250 d.C. emergono molti gruppi che prati- (cfr. 11,4), la fine della punizione o la li-
cano varie fonne di bagni rituali: gli esseni, berazione dalla prigionia (cfr. 4, 18); qui il
Giovanni e i suoi discepoli (cfr. At 18,25), concetto è riferito alla remissione delle colpe
Gesù e i suoi discepoli (cfr. Gv 3,22), gli operata da Dio.
di Gesù che interpreta se stesso. La risposta, tuttavia, è cosi enigmatica che pone
più domande che risposte: sarà l'intero racconto del vangelo a esplicitare il senso di
quanto qui è preannunciato. Personaggi e lettore sono cosi condotti allo stesso punto.
D'ora in poi si deve ascoltare Gesù. Il ritornello di chiusura riprende 1,80 (Giovan-
ni) e 2,40 (Gesù) e ribadisce (dopo un episodio che ammicca al tema della ricerca
della sapienza) la sapienza di Gesù che conosce e obbedisce al progetto del Padre.
3,4 Come è scritto (wc; yÉypantaL)- L'espii- Giovanni è confonne all'oracolo profeti co.
cita citazione di Isaia è introdotta da una 3,4-6 Voce di uno che grida ... salvezza di
fonnula che si ritrova nella Settanta (cfr. Dio (cjlwvti p0<3vtoç ... tò owt~pLov tou
2Cr 35, 12) e a Qumran: il battesimo di 9E=ou) - La citazione di Is 40,3-5 segue la
Settanta con pochi ma significativi cam- Dio» (ls 40,3) diventa «fate dritti i suoi sen- .
biamenti (diamo qui una resa più lettera- tieri»; inoltre, Luca omette la frase «allora
le dei testi, per evidenziare le modifiche): si rivelerà la gloria del Signore» (ls 40,5;
l'espressione «fate dritti i sentieri del nostro cfr. Le 2,9).
3,7 Ira imminente (tftç IJ.Ellooo11ç òpyflç)- base per la consolazione di Zion. La lettera-
Espressione che ricorre solo qui e in 21,23 tura rabbini ca in vari modi ricorda che essere
per indicare la futura manifestazione della discendenza di Abraam protegge dali' ira di
collera divina: nell' AT rimanda al giudizio di Dio a motivo dei meriti del patriarca.
Dio che annienta il male; spesso questa im- Suscitare figli ad Abraam (ÈyEipaL tÉKva t~
magine è associata al <<giorno del Signore)) 'A~Il)- Dio non intende essere infedele
(cfr.ls 13,9; Ez 7,19; Sof 1,14-16). alla promessa fatta ad Abraam, ma ha pure
3,8 Frutti (Kap1rouç) - Espressione che ap- altre strade per estendere la sua benedizione
partiene alla parenesi cristiana e al linguag- al genere umano. Non v'è qui alcuna idea
gio missionario (cfr. At 26,20). Forse Luca sostituzionista (che veicoli cioè il rifiuto di
attualizza per i suoi lettori quanto ha ricevuto Israele da parte di Dio e la sua sostituzione
dalla tradizione. con la Chiesa).
AbbiamoAbraam CEXOilEV tòv 'A~pwi!L)- La 3,9 La scure è ormai ... gettata ne/fuoco (illl'll
benedizione di Abraam (cfr. Gen 12,1-3) è Bhal ~~(v, ... t:lç 1rup j31illnaL)- L'im-
l'orgoglio e il vanto d'Israele. In Is 51,2-3 magine non è interamente chiara, ma pro-
la benedizione al patriarca e alla moglie è la babilmente è un avvertimento escatologico.
Forse c'è un'allusione a Is 10,33-34 dove degli esattori era improntata sulla disonestà,
YHWH è rappresentato come un boscaiolo che in quanto essi aggiungevano al tributo e alla
pota i rami della potente Assiria. legittima commissione ulteriori balzelli che
3,11 Due tuniche (ooo x~ twvw;) - La tunica poi intascavano.
è il capo di vestiario a contatto con la pelle, 3,14 Soldati (atpatEt4E'vo~}- Si tratta o di
sicché un indumento che si cambia spesso. soldati di Erode Antipa, oppure di ebrei che co-
3,12 Esattori (tùWva~}- Giudei responsabili me mercenari servivano nell'esercito romano.
di raccogliere le tasse e le imposte per conto La risposta del Battista assomiglia ai consigli
dei Romani in varie aree della Palestina. Il dati da Giuseppe Flavio ai suoi soldati: «Disse
tennine tElWVT)I;, tradotto tradizionalmente, poi che avrebbe considerato prova della loro
ma erroneamente, con «pubblicano>> (a rigore disciplina in guerra, anche prima di attaccar
essi erano solo i grandi funzionari del fisco battaglia, l'astenersi dalle abituali malefatte,
romano, non i loro agenti ebrei) è da rendere dal furto, dal ladrocinio, dalla rapina, dall'in-
con «collettore di imposte» o «esattore». gannare il connazionale, dal considerare un
3,13 Nulla di più (J.LTJOÈV nÀÉov}- Le parole proprio vantaggio il danno dei più intimi»
di Giovanni sottintendono che la professione (Gue"a giudaica 2;20,7 § 581 ).
dell'equità e della solidarietà, punta a una rifonna dei comportamenti, non lancia
un messaggio di rottura sociale. La presenza di categorie sociali cosi disparate
testimonia la considerazione di cui godeva il profeta e la risonanza profonda della
sua predicazione.
Il terzo brano (vv. 15-17, dove Luca dipende da Marco e da Q, pur con note-
voli peculiarità) per mezzo della domanda del popolo mostra la vivida attesa del
Messia in un'epoca segnata dali' oppressione dei Romani. La smentita del Battista
rivela l'impronta cristiana del racconto. Giovanni oppone il proprio battesimo con
l'acqua al battesimo «in Spirito Santo e fuoco» (v. 16). Il fuoco è un'immagine
ambigua: è metafora del giudizio di Dio, ma pure segno della forza dello Spirito a
Pentecoste (cfr. At 2,1-4 ). La dichiarazione dell'indegnità a sciogliere il laccio può
essere intesa come professione di umiltà da parte del Battista, ma può essere pure
ricondotta al rito giuridico dello scalzamento, nel quadro della legge dellevirato
(cfr. Dt 25,5-10; Rt 4,7-8). Cosi Giovanni riconosce di non essere il Messia, nel
senso di non poter vantare alcun diritto di acquisizione «sponsale» nei confronti
9S LUCA3,20
ma viene colui che è più forte di me, al quale non sono degno
di sciogliere il laccio dei suoi sandali. Egli vi battezzerà
in Spirito Santo e fuoco. 1'Nella sua mano ha il ventilabro
per ripulire la sua aia e raccogliere il frumento nel suo
granaio; la pula invece la brucerà con fuoco inestinguibile».
18 Esortandolo con molte altre (parole) annunciava al popolo
23Lo stesso Gesù, quando cominciava (il suo ministero}, aveva circa
trent'anni, ed era- come era riconosciuto di diritto- figlio di Giuseppe,
Naxwp 35 Tou I:epoùx Tou 'Payaù Tou Cl>aÀEK Tou "E~ep Tou
I:aÀà 36 TOU KatV<Ì}.l TOU ì\pcpa~àO TOU I:~}.l TOU
Nwe Tou Aa}.lEX 37 Tou MaeoucraÀà. Tou 'Evwx Tou 'IapeT
TOU MaÀEÀE~À TOU KatV<Ì}.l 38 TOU 'Evwç TOU I:~9 TOU ì\O<Ì}.l
TOU eeou.
Eli (toii 'ID.t)- Il nome del nonno di Gesù è riporta trentasei nomi di persone sconosciute
differente dalla versione di Matteo (che parla (di cui non si ha alcuna notizia neii'AT). Co-
di Giacobbe). I nomi ricordati da Luca in parte me Matteo, anche il terzo evangelista ricorda
corrispondooo a quelli citati da Matteo, in parte l'ascendenza davidica e abramitica di Gesù.
invece non corrispondono. L'elenco di Luca 3,38 Adamo (toii 'A~) -Il riferimento ad
Adamo è stato interpretato in vari modi. l'episodio seguente delle tentazioni); per al-
Alcuni ritengono che Gesù sia considerato tri, invece, l'evangelista colloca il ministero
come il nuovo Adamo: Adamo era figlio di di Gesù nel contesto della storia umana uni-
Dio ma perse quest'onore per mezzo della versale, di cui Adamo è il capostipite.
disobbedienza, cosa che Gesù non fece (cfr. Il 4,1-13 Testi paralleli: Mt4,1-ll;Mc 1,12-13
Gesù ali' interno della creazione: Dio è il creatore di Adamo e di ogni uomo (cfr. At
17,29); Gesù dunque è «vero uomo», appartenente all'umanità Su questo sfondo,
in cui la relazione fra Dio e Adamo è esplicitamente evocata, è da comprendere la
speciale relazione di figliolanza divina di Gesù, di cui hanno già detto sia Gabriele
(cfr. 1,35), sia la voce dall'alto (cfr. 3,22).
4,1-13 Le tentazioni
Lo Spirito. L'episodio delle tentazioni è aperto da una duplice menzione dello
Spirito Santo: Gesù è ricolmato dello Spirito (cfr. 3,22) ed è condotto dallo stesso
Spirito nel deserto (v. l). La prova cui Gesù è sottomesso è dunque voluta da Dio
e da lui stesso sostenuta. Il tema di una grande prova che precede la vita pubblica
LUCA4,2 100