Sei sulla pagina 1di 190

Eugenio Bianchi

Solo per scelta


I Gialli

e-book4free.com 2010
1
Montesangiorgio, un piccolo paese come tanti, sui primi
contrafforti montagnosi, a poco più di mezz’ora di guida
dalla costa, con il suo bravo castello circondato da case che
resistono da secoli alle intemperie, quasi formassero una
coorte di legionari messi lì a proteggere il mastio; con le
strade di acciottolato e tratti di antiche mura tutto intorno
interrotte dalle due antiche porte ad arco e da qualche
concessione all’espansione del paese in tempi recenti. Alle
spalle del paese le montagne coperte di boschi con tanti
castagni forse la maggiore attrattiva per coloro che vogliono
scappare dalla città. E sono in tanti, soprattutto in estate ed in
autunno, a venire quassù, magari solo per una domenica,
magari solo per una passeggiata durante la quale sfuggire
alla calura estiva della costa in mezzo al bosco oppure per
raccogliere un po’ di castagne agli inizi dell’autunno. Un
paese in cui ci si conosce tutti. A parte i forestieri, quelli che
vengono a passare qualche settimana o qualche fine
settimana nelle villette che sono state costruite poco fuori del
paese, raggruppate in una specie di piccolo villaggio
satellite. Quelli entrano ed escono dalla vita di tutti i giorni
lasciando solo alcune tracce nella memoria dei paesani anche
se contribuiscono non poco al magro bilancio della
comunità. Magari qualcuno di loro viene riconosciuto dal
negoziante quando va a fare la spesa, se sono anni che
continua a tornare lì, ma, per la gran parte degli abitanti, i
forestieri restano degli estranei. È un posto tranquillo,
Montesangiorgio, un posto che viene citato sulle cronache
dei giornali locali solo quando c’è la fiera della castagna ai
primi di novembre.

3
Eugenio Bianchi

Quel giorno di Luglio, però, fuori dal piccolo negozio che


era allo stesso tempo una tabaccheria, una profumeria ed una
edicola, la locandina del giornale non poteva essere ignorata.
E come si faceva? C’era il nome del paese scritto a lettere
cubitali. E sotto, un po’ più in piccolo – ma mica tanto –
c’era la notizia: donna sospettata di duplice omicidio.
- Mo come, Giorgio! Possibile che avessi solo dieci
copie del giornale? Mo non potevi fartene lasciare
qualcuna in più?
- Cosa sapevo io, che c’era una roba del genere? Mica
posso vederli prima, i titoli! Il furgone arriva che io
ancora non ho aperto e mi lascia locandina e giornali
davanti alla serranda. E ringrazia che siamo d’estate e
qualche copia in più la ordino sempre! Tè lo sai
quante ne vendo d'inverno? A parte quelle che devo
tenere da parte per il municipio e per il bar, ne vendo
cinque! Mica sono tutti dei letterati in questo paese!
- E allora, adesso come faccio?
- Ti vai a prendere un caffè al bar e non hai neppure
bisogno di leggerlo il giornale: ti basta stare a sentire
i commenti.
E di sicuro al bar, dentro e fuori, i commenti fioccavano. Gli
uomini giravano lentamente il cucchiaino nella tazzina del
caffè cercando un soddisfacente compromesso fra il non
lasciare che il caffè si raffreddasse troppo ed il desiderio di
tirarla un po’ più lunga ed ascoltare qualche commento senza
mostrare di essere troppo interessati. Era forte la curiosità
ma, nei commenti, prevaleva l’irritazione: quella storia non
avrebbe portato niente di buono, al massimo qualche
giornalista ficcanaso e rompiscatole avrebbe girato qua e là
facendo domande e rompendo le scatole a tutti.

4
Solo per scelta

- Va là che a me non mi vengono a far perdere tempo!


Troppo hanno da scarpinare se vogliono trovarmi su
per la costa del monte!
- E io voglio vedere come fanno a farmi le loro
domande col rumore che fa il mio trattore!
Penseranno mica che smetto di lavorare per stare
dietro a loro?
- Io vorrei solo sapere a chi cazzo gli è saltato in mente
di mandare quelle lettere anonime! Mo che testa deve
avere uno che fa delle robe del genere?
- Uno … o una?
- Te dici che …..?
- Io non dico niente. Se una lettera è anonima non si
può sapere chi l’ha scritta. Può essere un uomo come
può essere una donna.
E la discussione riprendeva daccapo. Ma non solo lì. Perché
il bar, a Montesangiorgio, era il posto degli uomini. Le
donne avevano altri luoghi deputati al pettegolezzo: il
mercato, il negozio di alimentari, la parrucchiera e,
soprattutto, il forno. Lì c’era Nunzia, la fornaia, a tenere
banco: una massa di riccioli rossi, occhi verdi, bocca carnosa
e forme generose che lei amava mettere in evidenza con abiti
attillati e scollature generose.
- Ma te, Nunzia, sei proprio sicura che la metteranno
dentro, la straniera?
- Io non sono sicura di niente. Con quello che
combinano i giudici, di questi tempi i delinquenti
sono quelli che rischiano di meno. Di sicuro la
persona che ha scritto quelle lettere voleva fare un
favore a questo paese senza dover passare un
mucchio di guai.

5
Eugenio Bianchi

- Però sul giornale c’è scritto che il magistrato non ha


voluto dire niente. E poi c’è scritto anche che nelle
lettere ci sono solo indizi. Che vuol dire, secondo te?
- Vuol dire che il magistrato non aveva voglia di
parlare con i giornalisti. Si vede che è uno che non
vuole farsi pubblicità. Oppure, magari è vecchio e
brutto e non vuole vedere la sua foto sui giornali.
- Sul giornale dicono che neppure il maresciallo ha
voluto fare commenti.
- E ci credo! Se avessimo dovuto aspettare che si
muovesse lui, a quest’ora quella starebbe preparando
le valige per scappare chissà dove. Magari a cercarsi
un altro pollo da spennare. Ma mi sapete dire cosa ci
trovano gli uomini in una come quella?
- Si vede che ci sa fare.
- Poco ma sicuro! Se pensate che era riuscita ad
incastrare il povero Bruno, uno che una donna fissa
in casa non la voleva intorno neppure morto!
- E magari è morto proprio perché aveva intorno quella
lì!
- Eppure io non ci credo che sia stata lei ad ammazzare
Bruno. E anche se fosse stata lei quella volta, questa
volta mi sembra che non c’era nessun motivo per
ammazzare il professore.
- Séh! Continua pure a credere che quella di Bruno sia
stata una disgrazia! Proprio come è sempre stato
convinto il maresciallo. Te sei proprio ingenua!
Erano talmente impegnate nei loro pettegolezzi, le donne del
paese, che non si accorsero che Suntina era arrivata fin sulla
soglia del negozio e, nel sentire quello che stavano dicendo,
era immediatamente tornata verso il centro della piazza.

6
Solo per scelta

Mentre camminava verso casa una rabbia bruciante faceva


arrossare le guance dell’anziana donna. La tentazione di
tornare indietro e ricacciare in gola a quelle megere le
infamità che andavano spargendo era forte ma sapeva che
non lo avrebbe mai fatto. Da una vita intera si era rassegnata
a soffocare lo spirito combattivo che l'aveva animata quando
era una ragazzina. Da una vita intera continuava a ricordare a
se stessa che era proprio stato il suo spirito ribelle la causa di
tutti i suoi guai e di quelli di suo figlio. Non aveva voluto
dare ascolto ai suoi genitori ed aveva voluto sposare
Giovanni contro il loro parere, sorda anche alle parole delle
sue più care amiche. Era stata dura, una volta finita la guerra,
continuare a vivere in un paese dove quasi tutti la evitavano
e la guardavano con disprezzo. Aveva dovuto ringraziare il
cielo che a nessuno fosse venuto in mente di fare scontare a
lei le violenze subite, negli anni precedenti, da Giovanni, il
manganellatore più entusiasta fra gli squadristi del fascio.
Ma per anni aveva dovuto fare i conti con una barriera
invisibile che si era alzata fra lei ed il resto del paese. Una
barriera contro cui, per anni, era andato a scontrarsi anche
Bruno, suo figlio.

- Dal diario di Roberto


Ottobre - anno 1
A te piaceva scrivere lettere, Eleonora, e ti dispiaceva di non
avere nessuno con cui scambiare un po’ di corrispondenza. Hai
avuto solo quel breve periodo in cui Stefano era militare e lui ti
scriveva così raramente e solo per farti contenta. Era più comodo
il telefono. E sempre per restare in contatto con lui, più
recentemente ti eri quasi abituata alle e-mail anche se tu non sei
mai riuscita ad innamorarti della tecnologia. Per te il computer
era solo uno strumento di lavoro; a casa non ci volevi stare

7
Eugenio Bianchi

neppure un minuto davanti a quello schermo ed a quella tastiera.


Le mail non avevano quella concretezza tangibile che ti davano le
lettere che ti sembravano più reali anche se erano comunque
parole, a volte vere a volte solo la maschera di una bugia. Però
alla tecnologia del computer ed alle mail ti sei dovuta arrendere
quando Stefano se ne è andato così lontano. Quante volte quella
tecnologia ti ha permesso di vedere sul monitor, in tempo reale tuo
figlio che stava dall’altra parte del mondo? Ti ci sei rassegnata
come ti eri rassegnata a vedermi sparire per qualche giorno ogni
volta che andavo in giro in moto. Ma le lettere per te sono sempre
state il modo “vero” di comunicare con qualcuno. Migliori della
conversazione, dicevi, perché permettevano di pesare le parole e
dare loro il senso desiderato anche se della conversazione si
perdeva la parte visiva. Ed allora ho pensato che potrei
cominciare a scriverti delle lettere per continuare a raccontarti
quello che mi succede. Una specie di diario per corrispondenza.
Ne scriverò un po’ usando il computer ed un po’ usando la penna;
dipenderà da dove mi troverò. Perché ho deciso di scriverti? Già!
Forse perché non riesco ad accettare quello che è successo e in
questo modo mi illudo di averti ancora qui con me. O forse perché
scrivendo mi dimentico per qualche attimo di tanti dubbi che mi
vengono in mente in ogni momento del giorno. Dubbi sul senso di
una vita che comunque continua perché si fa fatica a troncarla
con le proprie mani, dubbi sul mantenere un ricordo un po’
sporcato un po’ offuscato, dubbi sul dover comunque mantenere
dei rapporti con il mondo là fuori senza il quale comunque risulta
difficile sopravvivere. Lo so che non avrò una risposta – e neppure
saprei dove spedirtele, le cose che scriverò - ma a me piace
pensare che, comunque, questa cosa non ti lascerebbe indifferente.
E quindi cominciamo da adesso e da qui. Perché ho deciso di
venire a vivere in questa casa prefabbricata, tutta in legno, in
mezzo a questo bosco di castagni? Non era molto più semplice
rimanere a vivere in città ed accettare di condurre una tranquilla
esistenza da pensionato che va a passeggiare nel parco o si iscrive

8
Solo per scelta

a qualche circolo in cui poter trovare altri coetanei coi quali


condividere un po’ di tempo? Non so perché ho preso questa
decisione ma potrei dire semplicemente che sono fatto in questo
modo. E magari mi piace complicarmi la vita. E in ogni caso la
prima risposta che mi viene in mente è che non sopportavo più di
vivere in quell’appartamento dove ogni cosa mi riportava te alla
mente. Ecco perché l’ho venduto così come era, mobili compresi.
Mi sono portato via ben poco e solo le cose che non
contribuiscano a farmi tornare indietro con i ricordi. E poi mi
erano diventati insopportabili anche gli sguardi di quelli che
vivevano nel palazzo, quegli sguardi nei quali forse avrei dovuto
leggere solidarietà ed invece leggevo solo compassione. E
sentirmi compatito non rientra nei miei piaceri quotidiani. Per cui
meglio cambiare radicalmente.
Da sei mesi sono in pensione. Lo sai. Non ho aspettato i fatidici
sessantacinque anni, me ne sono andato quattro anni prima. E
credo di aver fatto la cosa giusta. Ci pensavo già da un po’ ma la
decisione definitiva è arrivata un giorno in cui mi sono reso conto
che mi stavo lamentando dei miei alunni nello stesso modo in cui,
una decina di anni fa, si lamentavano alcuni colleghi che io
consideravo completamenti andati. Niente di particolare, per
carità! Le solite cose. “Come sono cambiati questi giovani d’oggi!
Non hanno più interessi e dello studio non gliene frega niente.
Praticamente fai lezione ad un gregge di pecore. Potresti
raccontargli le storie di Topolino invece della Divina Commedia e
loro manco se ne accorgerebbero.” Mi sono fermato un momento
a riflettere su quello che stavo dicendo ed è stato come guardarsi
allo specchio una mattina e, di colpo, accorgersi che non sei più
tu. Di certo non ero più quello che pochi anni fa faceva delle
battute sarcastiche sui colleghi più anziani ogni volta che se ne
uscivano con quelle considerazioni. Sono andato a cercare Franco
Tintori, un mio collega che ha una quindicina di anni in meno di
me ed ha già sulle spalle un buon numero di anni di
insegnamento. Lui è uno che dialoga molto con gli studenti, anche

9
Eugenio Bianchi

con tanti che non sono suoi alunni. Qualche collega insinua
spesso che, più che altro, dialoga con le alunne e che loro
sembrano molto sensibili al fascino da superstite dell’epoca hippy
che lui si porta appresso. Una delle mie colleghe un po’ più acide
lo definisce spesso il prototipo del maschio afflitto dal complesso
di Peter Pan, solo perché ha passato la quarantina, è ancora
scapolo ed ancora non ha rinunciato ai capelli lunghi e ad un
abbigliamento discretamente informale. A me sono sempre piaciuti
la sua serena capacità di analisi ed il suo humour sottile. C’è chi
sostiene che abbiamo la stessa capacità di dimenticarci, di tanto
in tanto, che esiste un mondo reale intorno a noi ma forse sono
solo invidiosi. Voglio dire: perché dovremmo sempre stare ad
avvilirci perché gli stipendi sono quello che sono, i politici sono
quello che sono e la professione che abbiamo scelto ci concede
ben poche soddisfazioni? Non dico che non ci si debba pensare
per niente, dico solo che, di tanto in tanto, fare finta per qualche
ora che questo mondo non esista può aiutare a non infilarsi dritti
dritti nella depressione. L’ho trovato nella saletta a fianco della
biblioteca immerso nella lettura di un saggio di Popper. “Come ti
sembrano i nostri alunni?” gli ho chiesto. “In che senso?” ha
chiesto lui. “Nel senso dell’impegno, della voglia di apprendere,
della capacità di capire, insomma, in parole povere: ti sembrano
meglio o peggio di quelli di una decina di anni fa?” Ci ha pensato
su un po’ prima di rispondermi. Lui non è mica come me che sparo
immediatamente le mie opinioni senza stare lì a pensarci troppo.
“Non mi pare che ci siano grosse differenze: gli studenti sono
sempre gli stessi perché comunque la scuola è sempre la stessa. E
guarda che non mi riferisco alla scuola italiana, parlo della
scuola in genere. Pensa come sarebbe più facile trovarsi davanti
delle facce interessate se i nostri studenti fossero tutti dei
pensionati che non sanno come riempirsi la giornata. Come
possiamo sperare che ragazzi di sedici, diciotto anni siano
interessati alle equazioni o alla Divina Commedia quando le loro
menti stanno inseguendo l’ultimo amore che si sentono scoppiare

10
Solo per scelta

dentro oppure la speranza di un nuovo telefonino o di un nuovo


scooter? Non ci possiamo fare niente: sanno che devono studiare
se vogliono trovare un lavoro e guadagnarsi da vivere ma i loro
interessi sono quasi tutti fuori dalla scuola. Anche perché c’è una
realtà nuova che contribuisce a distoglierli dallo studio: come fai
ad avere voglia di passare pomeriggi sui libri quando in tv vedi il
calciatore di successo che non ha un briciolo di cultura ma ha
tutto quello che può desiderare dal denaro? E per le ragazze puoi
spostare l’obiettivo dal calcio allo sculettamento in televisione ma
il risultato resta il medesimo. Il massimo che ci possono concedere
è quel poco di attenzione che basta a farli tirare avanti. Per avere
l’attenzione e l’interesse che tu vorresti da loro dovresti essere un
mago, uno di una bravura fuori dall’ordinario. Non dico che non
ci sia nessun insegnante del genere ma sono delle eccezioni.
Esattamente come gli studenti a cui piaccia davvero venire a
scuola.” Insomma, come temevo, lui mi ha confermato che gli
studenti non sono cambiati quanto sembrava a me. Sono i tempi
che cambiano e, probabilmente, io non sono più attrezzato a
sufficienza, per lo meno non lo sono da insegnante, per affrontare
questi cambiamenti soprattutto perchè in questi ultimi anni i
cambiamenti avvengono un po’ troppo in fretta. Ed allora ho fatto
la scelta più logica. La scuola sopravviverà anche senza di me e,
da qualche parte, un altro insegnante, che magari sta aspettando
da anni un posto definitivo, brinderà al raggiungimento della
tranquillità economica.

Novembre – anno1
La casa è ormai completata. È stata una bella esperienza metterla
su con le mie mani. Potevo chiedere al fornitore di mandarmi una
squadra di operai che me l’avessero consegnata pronta e rifinita
ma perché spendere tutti quei soldi quando avevo un mucchio di
tempo a disposizione? E poi mi è sempre piaciuto fare le cose da
me, tu lo sai bene, Eleonora. Ho chiesto aiuto ad un paio di amici
per qualche giornata quando c’era bisogno di essere almeno in

11
Eugenio Bianchi

due o in tre per montare le parti più pesanti ma per il resto non è
stato così difficile. E poi ad insegnare in un istituto tecnico si
trovano sempre dei colleghi che sanno di idraulica o di elettricità
per cui non mi sono trovato ad affrontare problemi insolubili. E
tra i motociclisti, grazie al cielo, ci sono ancora quelli legati alla
vecchia tradizione che ti fa sentire parte di un gruppo ristretto e se
chiedi loro una mano non si tirano indietro. Soprattutto se tu c’eri
quando erano loro ad aver bisogno.
Non ti piacerebbe vivere in questa casa, ne sono sicuro. Tanto per
cominciare l’arredamento è quanto di più essenziale si possa
immaginare: con la piantina della casa ho fatto un giro in un
grande supermercato di mobili a prezzi popolari ed ho comprato
solo le cose che sono indispensabili. Mobili che sia facili tenere
puliti e che si possano riempire senza sprecare spazio. Forse ai
mobili ti ci potresti anche abituare ma alla vicinanza della gente
credo che proprio non sapresti rinunciare. A te è sempre piaciuta
l’occasionale chiacchierata con la vicina, la sensazione di stare in
mezzo alla gente, il contatto con gli altri. Io posso passare giorni
senza vedere nessuno e magari accontentarmi dello scambio di
messaggi su qualche forum in internet. Siamo sempre stati così
diversi, noi due. Qui potrò avere tutta la tranquilla solitudine che
desidero: la casa più vicina è a quasi un chilometro di distanza e
mi pare che sia abitata solo d’estate e più o meno alla sessa
distanza ma nell’altra direzione ci sono le prime case del paese ed
è esattamente quello che volevo.
Però sono sicuro che ti piacerebbe il posto: la casa è in mezzo ad
un bosco di castagni con la montagna alle spalle. L’ho piazzata un
po’ indietro rispetto alla strada principale ma non proprio nel
mezzo del terreno che ho comprato per una cifra relativamente
modesta. Il proprietario di questo castagneto quasi non ci
credeva. A quanto pare i castagni non sono più considerati un
investimento. Troppo lavoro per raccogliere i frutti e prezzi troppo
bassi quando li vendi all’ingrosso. Però, fra la raccolta e la
vendita al pubblico, qualcuno che ci guadagna ci deve essere se è

12
Solo per scelta

vero che in città un cartoccino di caldarroste costa ormai una


fortuna. Recintare la mia proprietà mi è costato un bel po’ - quasi
quanto fare arrivare l’acqua, l’energia elettrica ed il telefono - ma
volevo tenere lontana la solita invasione di fanatici del picnic che
invadono il bosco ogni fine settimana.
Ti dà una sensazione strana pensare di affrontare una vita diversa
a questa età. Certo, la mia vita era già cambiata quando te ne sei
andata e quello è stato sicuramente un cambiamento radicale, ma
anche l’allontanarsi dalla città per andare a vivere in solitudine
non è cosa da poco. Capisco che non sto andando a vivere nel
deserto e che comunque basta poco più di una mezz’ora per
arrivare a tutte le comodità che la città può offrire ma questa
situazione mi costringerà comunque a rivedere tutte le mie
abitudini. Perché ho scelto di venire a ritirarmi in questo posto
isolato, lontano dalla città e lontano dalla gente? Non sto
cercando di escludere totalmente il genere umano dalla mia vita
ma voglio averci dei contatti solo quando ne ho voglia e qui sono
sicuro che le cose andranno esattamente come voglio io. Per
quanto riguarda i pasti potrei dirti che sono diventato un mago del
microonde ma in realtà cerco di usarlo il meno possibile. Ormai
ho imparato a preparare qualcosa di semplice da mangiare anche
se, naturalmente, siamo ad anni luce dalle cose che cucinavi tu ma
sai che io non mi sono mai creato dei problemi con il cibo. Se poi
voglio gustarmi qualche pietanza cucinata a dovere, giù in paese
ci sono un paio di ristoranti dove ancora ti portano in tavola dei
piatti con i sapori tradizionali e non ti fanno spendere neppure
tanto. Basta evitare i fine settimana ed i giorni festivi quando
dalla città arrivano a frotte.

Il forno di Nunzia
- Avete sentito? Cesco è riuscito a vendere il terreno!
Nunzia, la fornaia, era molto soddisfatta di avere una notizia
fresca fresca. Era ormai la fine di ottobre e la stagione morta era
appena cominciata. Di lì a poco ci sarebbe stato solo da sperare in

13
Eugenio Bianchi

qualcosa di straordinario per trovare un argomento di discussione


che non avesse a che fare con i capricci del meteo oppure la
televisione ed i suoi programmi. Succedeva ben poco di insolito a
Montesangiorgio. Durante l’estate si poteva almeno fare qualche
pettegolezzo sui villeggianti ma poi, finita la stagione, il paese
ricadeva nella sua vita quotidiana priva di qualsiasi fatto nuovo.
- Non ci posso credere! Si sa mica chi l’ha preso?
- Cesco è passato ieri da qui. Dice che è uno di città.
- Sarà il solito fesso che non sa dove buttare i soldi.
Pensano di fare un investimento magari costruendo un
villaggio vacanze e poi la metà delle villette gli resta sul
gozzo.
- Questo dovrebbe essere uno che è andato in pensione da
poco. Mi pare che Cesco abbia detto che era un maestro
…… un insegnate ….. qualcosa del genere.
- Ah bè! Allora vedrai che ci mette poco a rimetterlo in
vendita. Quanti ne abbiamo visti da queste parti di questi
di città che pensano di riempirsi le giornate con qualche
passatempo? Dopo un paio d’anni si accorgono di aver
fatto una cazzata, si stufano e spariscono. Questo poi non
deve essere neppure tanto giovane se è in pensione.
Figurati se avrà voglia di raccogliere castagne o tenere un
po’ pulito il terreno! Quelli son lavori che costano fatica,
lo sappiamo bene noi!
- Però intanto Cesco si è tolto un bel pensiero! Saranno
ormai cinque anni che cercava di vendere.
- Ah questo è sicuro! Ti ha detto anche quanto gli hanno
dato?
- Figurati se me lo diceva! Però c’aveva un’aria soddisfatta!
Vedrai che c’ha preso un bel po’ di soldini.
- Sono proprio curiosa di vederlo questo qui!
- Cesco dice che potrebbe anche venire a stare quassù. Dice
che gli è sembrato di capire che vuole costruire una
casetta. Però non è sicuro di avere capito bene.

14
Solo per scelta

- Di sicuro Cesco aveva già altro per la testa, magari


pensava a come sputtanarsi quei soldi.
- Come vuoi che se li sputtani? A donne! Finirà che si trova
una di quelle straniere che aspettano solo il coglione che
se le prende in casa in cambio di una scopata ogni tanto.
Ormai quelle arrivano dappertutto. Non ne abbiamo una
anche qui?
- Certo che quella si è sistemata adesso: la casa, un lavoro
ogni tanto e i soldi dell’assicurazione. Se lo veniva a
chiedere a me il lavoro lo prendeva nella schiena! Mo si
vede che nessuno voleva andare a fare l’aiuto in cucina al
ristorante! Io mi chiedo che cosa ci trovano gli uomini in
queste straniere. Guarda la povera Irene! Quel bastardo
del marito non ha avuto neppure il coraggio di dirglielo in
faccia. Sparito nel nulla! E poi scappa fuori che s’è trovato
un’altra all’estero e non è più tornato! Il fatto è che gli
uomini sono tutti dei maiali e pure coglioni. Basta che una
gli faccia intravedere la possibilità di un po’ di sesso e
perdono la testa! E si fanno portare via anche le mutande!

15
2
Il maresciallo Domenico De Vita non era proprio di
buonumore quella mattina. Erano passate da poco le otto e
già gli era toccato mettere a dura prova la sua pazienza per
non mandare a quel paese i quattro giornalisti che avevano
cercato di ottenere con una telefonata qualche informazione
da aggiungere a quelle poche di cui disponevano. Non aveva
nessuna intenzione di rimanere nel suo ufficio a sopportare
l'imminente invasione di quei ficcanaso per cui si alzò di
scatto dalla scrivania e si avviò verso la porta della caserma.
Mentre passava davanti al piantone si fermò solo un attimo
per dargli le istruzioni:
- Vado a fare un giro d'ispezione. Chiamatemi solo se
crolla il municipio o se rapinano la banca coi
bazooka.
Salì sulla campagnola e si diresse fuori dal paese. Aveva
intenzione di starsene fuori tutta la mattina visto che
comunque non c'era molto da fare. Avrebbe incontrato il
magistrato nel pomeriggio ed aveva già preparato tutto
quello che gli sarebbe servito. Aveva ormai raggiunto la
sessantina, il maresciallo, e non vedeva l'ora di andarsene in
pensione. Essere trasferito in quel paese, quindici anni
prima, gli era sembrata una punizione immeritata ma poi
aveva cominciato ad apprezzarne la calma, il carattere degli
abitanti e soprattutto la quasi totale assenza di criminalità. Il
massimo che gli poteva capitare era una lite fra vicini o un
furto in una cascina semiabbandonata. E tutto aveva
continuato ad andare avanti in quel modo fino a pochi giorni
prima. Se avesse potuto mettere le mani sull'autore di quelle
lettere anonime gli sarebbe piaciuto fargli passare la voglia

16
Solo per scelta

di scrivere a forza di calci nel culo. Il maresciallo rallentò


l'andatura della campagnola: stava percorrendo un pezzo di
strada completamente in ombra e la frescura che gli arrivava
dai finestrini aperti era veramente deliziosa. Si rese conto
che, senza accorgersene, aveva preso la strada che portava
alla casa del professor Rastelli. Continuò in quella direzione
ed andò a fermarsi davanti al cancello. Ovviamente non c'era
segno di vita ed il vialetto che portava alla casa cominciava
ad essere coperto di foglie. Ricordava ancora il primo
incontro con quello strano personaggio, cinque anni prima.
Era primavera ed il professore si era stabilito in quella
casetta già da qualche mese quando lui aveva pensato di
andare a fargli visita. Quando aveva suonato al cancello e si
era qualificato non c'erano stati commenti al citofono; il
cancello si era aperto lentamente e lui aveva portato la
campagnola sullo spiazzo davanti alla casa. L'uomo
indossava una tuta da meccanico e le sue mani erano
piuttosto sporche.
- A cosa devo questa visita? Ho commesso qualche
infrazione?
- Nessuna infrazione. Diciamo che mi piace sapere
qualcosa delle persone che vivono da queste parti. Lo
so che non è una prassi comune ma non credo che i
miei superiori ci troverebbero molto da ridire. In
paese non la si vede quasi mai e così …..
- Se Maometto non va alla montagna …..
- Più o meno.
- Se non le dispiace vorrei finire di regolare le valvole.
Penso che possiamo parlare anche se continuo a
lavorare. Prenda quella sedia e si accomodi; non mi
piace avere gente in piedi intorno quando lavoro. Se

17
Eugenio Bianchi

le va una birra si serva dal frigorifero che c'è dentro


al garage.
Il maresciallo aveva resistito alla tentazione della birra e si
era seduto mentre l'uomo era tornato a darsi da fare intorno
ad una moto dall'aspetto piuttosto imponente. Lui non era un
esperto ma il marchio Harley Davidson era conosciuto
dappertutto e quello doveva essere il modello di punta della
produzione.
- Bella moto! Non è pesante da manovrare?
- Mi pare che anche voi abbiate delle Guzzi che non
sono proprio leggere. E in ogni caso sì, questa è
abbastanza pesante ma ha un sistema che assomiglia
ad una retromarcia
- Forse le Guzzi ce le hanno giù in città ma non mi
sembra di averne vista nessuna simile a questo
bestione. Ci fa parecchia strada?
- Venti, trentamila chilometri all'anno. Dipende da
come mi gira.
- È un mucchio di strada da fare da solo.
- E chi le ha detto che io vada in giro da solo?
- In paese dicono che lei non sembra avere nessuna …
compagnia qui con lei e dicono anche che non abbia
molti amici.
- In paese farebbero meglio a farsi gli affaracci propri.
Non l'ho mai sopportata la gente che ficca il naso
negli faccende degli altri. Guardi che non mi riferisco
a lei. Lei fa il suo mestiere e, visto che ormai è qui,
cercherò di non farle perdere troppo tempo: sono un
insegnante in pensione, non ho legami familiari, non
ho un lavoro in nero e di conseguenza come è ovvio
pago tutte le tasse che devo pagare. Ho venduto

18
Solo per scelta

l’appartamento che avevo giù in città e sono venuto a


stare in questo posto perché non mi va di avere gente
intorno. Per essere più precisi, sono fermamente
deciso a scegliermi da me le persone con cui voglio
stare ed i momenti in cui ci voglio stare insieme. Non
credo che questo sia illegale o mi faccia diventare un
pericolo sociale per la comunità.
- Guardi che nessuno si è permesso ……
- Vorrei proprio vedere! Ma poi perché sto ad
arrabbiarmi con lei? In fondo lei ha ragione a volere
sapere con chi ha a che fare sul suo territorio. E
allora, tanto per completarle il quadro, le dico che
sono venuto a stare quassù perché volevo passare in
pace gli anni che mi restano da vivere senza trovare
discussioni con nessuno e questo terreno mi
garantisce una certa lontananza dal vicino più
prossimo. Mi piacciono le moto e mi piace la musica,
tutta la musica, e qui posso mandare lo stereo a tutto
volume senza che qualche vicino se ne debba
lamentare. Rispetto gli altri finché gli altri mi
rispettano. Mi piace viaggiare in moto ma mi sono
comprato un camper per potermene andare in giro
anche quando comincia a fare freddo sul serio oppure
nevica. Come le ho detto non ho legami di nessun
genere e questo mi permette di andare e venire
quando più mi fa piacere. Desidera sapere altro?
- L'offerta di quella birra è ancora valida?
L'uomo aveva accennato ad un sorriso.
- Si serva.
Il maresciallo era rimasto a parlare con il professore per
quasi un'ora. Era convinto che molte delle cose che si

19
Eugenio Bianchi

dicevano in paese fossero solo delle esagerazioni, in qualche


caso addirittura pure cattiverie, ma voleva cercare di sapere
qualcosa in più su quell'uomo sicuramente particolare. Non
poteva dire di avere ottenuto grandi risultati: appena la
conversazione cominciava a scivolare su argomenti personali
l'uomo cambiava argomento. Ed anche la sua opinione sulla
gente del paese non sembrava destinata ad essere modificata
dagli sforzi del carabiniere che ci teneva a convincerlo che in
fondo i suoi compaesani erano brava gente che lavorava duro
e che poteva contare su ben pochi svaghi. Gli fece anche
notare che, se si fosse fatto vedere al bar una sera ogni tanto,
a poco a poco avrebbe potuto diventare uno di loro. Ci aveva
provato sul serio ma non aveva avuto un gran successo: il
professore non aveva nessuna intenzione di integrarsi nella
vita del paese. Ed era rimasto fermo nel suo atteggiamento
per tutti gli anni che aveva trascorso in quella casetta
concedendosi solo pochissime eccezioni visto che con
qualche residente del piccolo paese aveva stretto un'amicizia
piuttosto solida.

- Dal diario di Roberto


Dicembre – anno 1
Finalmente è arrivata la neve! A sentire i discorsi della gente,
erano giorni che l'aspettavano tutti: qualcuno con un po' di timore
qualcun altro con speranza. Io l'aspettavo con un misto di
curiosità e preoccupazione: non l'ho mai vissuto un inverno in
montagna e mi chiedo se saprò organizzarmi anche per le
eventuali emergenze. Questa mattina, quando ho aperto la
finestra, mi sono trovato in un mondo di fiaba. Sembrava proprio
l'illustrazione di uno di quei bigliettini d'auguri natalizi. La neve
copriva ogni cosa e, con la coda dell'occhio, ho colto la rapida
fuga di una lepre che probabilmente si era avvicinata alla casa in

20
Solo per scelta

cerca di qualcosa da mangiare. Ha lasciato una traccia di piccole


buche che segnavano i suoi saltelli rapidi. Non sono riuscito a
trattenere un sorriso amaro al pensiero di come tu, se fossi qui,
saresti combattuta fra il piacere dello spettacolo che offre la
natura e la preoccupazione di rimanere bloccata in questa casa
magari per qualche giorno. Dopo colazione mi sono vestito a
dovere ed ho cominciato a distribuire un po' di cibo per gli
animali sulle mangiatoie che avevo già preparato. Ne ho messe un
paio sugli angoli estremi del terreno verso il bosco, abbastanza
alte perché i daini possano arrivare al cibo, ed alcune all'interno
del recinto per gli animali più piccoli che riescono a superarlo
abbastanza facilmente passandoci sotto. Sono sicuro che la lepre
che ho visto questa mattina non sia sola: ce ne devono essere un
paio di famiglie con parecchi piccoli leprotti. Ne ho visti alcuni
nei giorni scorsi sorvegliati dalla mamma. Sistemate le
mangiatoie mi sono avviato lungo il fianco della montagna. Da
quando sono venuto a stare quassù le passeggiate nel bosco sono
diventate una piacevole abitudine. Ti stupiresti, Eleonora, a
vedere quanto cammino negli ultimi tempi. Ricordi come cercavi
sempre di convincermi a fare lunghe passeggiate ed io trovavo
sempre qualche scusa per evitare di accompagnarti?
Evidentemente sto cambiando tutte le mie abitudini o magari tu
diresti che sto abbandonando alcune mie brutte abitudini. I primi
tempi sono stati piuttosto duri: mi ritrovavo col fiatone dopo
appena una decina di minuti. Poi, col tempo, ho imparato a
regolare il mio passo e la respirazione ed adesso riesco a
camminare anche per un paio d'ore senza avere bisogno di
fermarmi. A volte mi porto il cd player e lascio che la musica mi
accompagni e allo stesso tempo mi isoli ancora più dal resto del
mondo. Oggi però volevo gustarmi in pieno il silenzio ovattato che
la neve aveva portato con sé ed ho rinunciato a qualsiasi colonna
sonora. Gli unici suoni erano solo un occasionale frullo di ali o il
precipitare improvviso di un po' di neve da qualche ramo più
leggero. Nel pomeriggio ho fatto una puntata in città e ho

21
Eugenio Bianchi

provveduto a colmare una grave mancanza nella mia


organizzazione casalinga: mi sono comprato un piccolo trattore
con un paio di accessori fra cui un tagliaerba che mi servirà più
avanti ed un piccolo spazzaneve a turbina che mi servirà subito.
Mica posso pensare di poter spalare tutta la neve che scenderà
questo inverno!

----------------------------------------------------------------------

A volte essere un pensionato e vivere così isolato fa perdere la


nozione del tempo: ogni giorno può sembrare un giorno festivo ed
ogni domenica può sembrare un giorno qualunque. Non ci sono
più gli orari di lavoro a scandire lo scorrere dei giorni e così mi
capita di andare in paese e magari capire che è domenica perché
trovo i negozi chiusi. Ma in fondo cosa importa? Non essere
vincolati allo scorrere regolare dei giorni lavorativi e di quelli
festivi è un po’ come trovarsi perennemente in vacanza. In più
posso rimanere a casa oppure montare in sella alla moto o mettere
in moto il camper e partire come più mi piace. Devo tenere
d’occhio il calendario solo per non perdermi qualche raduno
oppure per farmi trovare in casa se qualche amico che viene da
lontano ha accettato la mia offerta di ospitalità. Di tanto in tanto
qualcuno mi chiede come sia possibile che non mi pesi la
solitudine nella quale mi sono rifugiato e mi guarda interdetto
quando io rispondo che la solitudine mi piace. Questa solitudine
mi piace. È una solitudine comoda, una finta solitudine che posso
interrompere in qualsiasi momento: posso andare a fare colazione
nel bar del paese al mattino oppure a pranzare in un ristorante o a
farmi una birra al pub giù in città ed ecco che non sono più solo.
Ci sono momenti in cui ci si può sentire soli anche al centro di una
piazza affollata: la solitudine è una condizione mentale più che
fisica. Quando, grazie alla tecnologia delle comunicazioni e
grazie al mio computer, entro in collegamento con qualche
“amico” dall’altra parte dell’oceano Atlantico oppure in qualche

22
Solo per scelta

paese scandinavo ecco che non sono più solo perché ho qualcuno
con cui dialogare quasi come se fosse qui, nella mia stanza, di
fianco a me. Ci vuole solo un po’ di pazienza per leggere quello
che ha scritto e digitare la mia risposta. E negli ultimi giorni mi
ritorna in mente una cosa che ha scritto Jodi Picoult in un suo
libro: “se incontrate dei solitari, qualsiasi cosa vi raccontino, non
è perché amano la solitudine. È perché hanno cercato di
amalgamarsi col mondo prima, e la gente continua a deluderli”.
Non sono così sicuro che questa considerazione valga per tutti.
Non sono così sicuro che tutta la gente mi abbia deluso o continui
a deludermi: se imparo a non giudicare dalla prima impressione e
a non limitarmi a considerare “gente” quei pochi coi quali entro
in contatto, se allargo i confini della “gente” trovo ancora uno
sparuto gruppo di persone che non deludono perchè sono coerenti
con quello che esternano. Forse che gli idealisti che inseguono il
loro concetto di giustizia non fanno parte della gente? Cosa
importa se verranno emarginati e magari schiacciati dalla
maggioranza che non la pensa come loro? Ed anche quella
maggioranza, non è forse coerente con la propria visione del
mondo? Se i miei connazionali, come tanti in tanti altri paesi, si
lasciano rincoglionire dalla televisione evidentemente è perché
sono soddisfatti di questa loro condizione e quindi non mi sembra
giusto provare una profonda delusione per questo. L’amore per la
cultura non è qualcosa che si può imporre per legge e lo stesso
vale per il rifiuto di quegli spettacolini da poco che godono di una
larga popolarità. Grazie al cielo siamo ancora liberi di sceglierci
le amicizie e le compagnie così come siamo liberi di scegliere se
guardare la televisione oppure andare a fare una passeggiata. Per
evitare le delusioni basta scegliersi accuratamente le une e le
altre. Non me ne sto da solo alla periferia di un paesino perché
l’umanità mi ha deluso, lo faccio perché per me è una condizione
più serena che mi permette di apprezzare appieno le occasioni in
cui mi incontro con altre persone che grosso modo la pensano
come me.

23
Eugenio Bianchi

-------------------------------------------------------------------------------

Esco e mi fermo davanti alla casa e il buio è diverso e il silenzio


regna sovrano. È notte fonda e il cielo è una immensità luminosa
di milioni di puntini brillanti. È diverso il cielo di quassù, diverso
da quello della città dove si fa fatica ad individuare le stelle per
colpa delle tante luci che velano gli occhi. E dopo pochi secondi
mi rendo conto che non sono circondato dal silenzio. Basta
rimanere immobili ad occhi chiusi e una moltitudine di suoni
arriva da tutto intorno: c’è il canto degli usignoli, c’è il battito
d’ali degli uccelli notturni e ci sono i rumori lontani di qualche
auto di passaggio o di un aereo lassù, in alto. Mi lascio
conquistare per un po’ da questo cielo immenso e buio che non è
per niente buio, da questo chiarore che viene diffuso dalla neve
tutto intorno a casa e da questo silenzio così chiassoso e poi seguo
l’improvvisa decisione di un momento e mi porto chitarra ed
amplificatore fuori, all’aperto e mi metto a rincorrere le note di
“The great gig in the sky” dei Pink Floyd perché è la musica che
mi pare più giusta per un momento come questo. Faccio un po’
fatica all’inizio perché le dita non gradiscono la brezza gelida che
soffia dalla montagna ma poi anche loro si sciolgono e inseguono
la melodia lungo le corde ed il manico della chitarra. È bello
pensare che la sentiamo solo io e gli animali intorno: gli esseri
umani a quest’ora dormono al caldo, sotto le coperte con le
finestre e le imposte ben chiuse per lasciare fuori la notte ed il
freddo e per escludere, almeno per qualche ora, le preoccupazioni
del doversi guadagnare da vivere per sé e la propria famiglia. Io
sono fortunato: posso starmene qui a godermi un momento
magico solo per me. Il futuro non è qualcosa di cui io debba avere
paura. Casomai qualcosa a cui pensare con curiosità, senza
aspettarsi chissà cosa. La mia vita me la sono vissuta e tutto
quello che mi è concesso di vivere e godere da adesso in poi è un
di più che va assaporato al meglio

24
Solo per scelta

Il forno di Nunzia
- Allora Nunzia? Niente di nuovo sul forestiero che ha
comprato la terra di Cesco?
- Macchè! Mi ha detto la Irene che si è fatto una bella casa
mo che non dà confidenza a nessuno. Scorbutico peggio di
un riccio spinoso!
- Ma almeno l’hai visto?
- Sì che l’ho visto! È venuto tre o quattro volte a prendere il
pane. Ho provato a farci un po’ di conversazione ma lui
niente! Sembra quasi che faccia fatica a risponderti!
Prende il pane, paga e via che va sulla sua moto! Chiedete
anche alla Concetta e alla Caterina che erano qui la prima
volta che è venuto.
- E com’è? Bello, brutto, giovane, vecchio? Io l’ho visto un
paio di volte passare per il paese mo era in moto e col
casco come fai a capire che faccia c’ha?
- Oddio ….. vecchio non mi sembra. Se è vero che è in
pensione, deve esserci andato presto. Io direi che ha poco
più di cinquant’anni. E penso che per qualche donna
potrebbe anche essere un tipo interessante.
- Per qualche donna? Dai Nunzia non fare la misteriosa: te
ci faresti un pensierino?
- Abbassa la voce che Erminio può sentire! Geloso com’è
poi finisce che mi fa un mucchio di storie
- Va bene, abbassiamo la voce ma te ci faresti un pensiero?
- Bè, brutto effettivamente non è ….. e poi c’ha quell’aria
un po’ scorbutica che qualche volta c’ha il suo fascino! E
poi c’ha ‘sti capelli grigi lunghi che sembra un attore degli
anni passati..
- Ho capito, te lo faresti sul bancone se solo non ci fosse tuo
marito!
- Mo il marito ce l’ho e quindi …… Te dici che ci resterà
per molto da solo in quella casa? Secondo me prima o poi
una che gli fa scordare la solitudine la trova!

25
Eugenio Bianchi

- Certo che una che cerchi una sistemazione potrebbe


provarci ….. brutto non è, qualche soldino da parte ce lo
deve avere che sennò come faceva a comprare il terreno e
mettere su la casa? …………. E poi, se c’ha anche la
pensione ……. se anche c’ha un carattere un po’ scontroso
basta avere un po’ di pazienza ………
- Come se fosse l’unico uomo scontroso che c’è in giro!
Certe volte a Erminio gli tirerei dietro un matterello!
C’abbiamo così poco tempo libero e quelle poche volte
che potremmo andare a fare un giretto fuori lui c’ha
sempre qualche scusa! Giusto una settimana di vacanza
all’anno sono riuscita a farmi fare. Te pensa che non
voleva portarmi a Sharm perché diceva che il sole mi
poteva far male alla pelle. Gli interessava molto della mia
pelle! Lo so io cos’era che gli dava fastidio: prendere
l’aereo. Mo va là che adesso che ho rotto il ghiaccio forse
il prossimo anno riesco a farmi portare alle Maldive!

26
3
Mentre percorreva l'ultimo tratto di strada che portava agli
uffici del tribunale, iI vice commissario Mori ringraziava
mentalmente l'avvocato Campana, suo coetaneo ed
appassionato motociclista, che l'aveva convinto ad acquistare
uno scooter per muoversi in città. In realtà Campana aveva
insistito parecchio per convincerlo a comprarsi una moto ma
Mori non aveva nessuna intenzione di mettersi a fare il
centauro. Lo scooter comunque si era rivelato una vera
mossa vincente per muoversi abbastanza velocemente nel
traffico intasato delle ore di punta. Quella mattina poi
sembrava che tutti i mezzi di trasporto si fossero concentrati
sul percorso che lo portava agli uffici del tribunale dove
doveva incontrare un magistrato. Per la verità sembrava che
tutti gli imbranati del circondario si fossero dati
appuntamento sul quel tratto di strada. Riuscì comunque ad
evitare di farsi travolgere dall'auto dell'ultrasettantenne che
aveva deciso di entrare in strada con l'accortezza di un
kamikaze, frenò giusto in tempo per evitare di tamponare la
signora che, evidentemente, aveva avuto una improvvisa
illuminazione davanti ad un negozio di frutta e verdura e
mandò a quel paese con tutto il fiato che riuscì a trovare il
fighetto col braccio mollemente sporgente dal finestrino
della Mercedes cabrio che aveva deciso che i semafori erano
un elemento trascurabile nella segnaletica stradale ed era
passato col rosso tagliandogli la strada. A parte questi episodi
riuscì a districarsi abbastanza agevolmente ed arrivò a
destinazione in un tempo decisamente limitato. Era nervoso
quella mattina. Avrebbe dovuto occuparsi di una storia di
telefonate anonime e l'idea non lo allettava per niente. Lui

27
Eugenio Bianchi

era abituato ad affrontare indagini più serie ma il magistrato


non aveva voluto sentire scuse. Nelle lettere si ipotizzava un
duplice omicidio e il magistrato voleva avere la certezza che
fossero solo il parto di una mente bacata. Mori aveva già
dato un’occhiata “in via non ufficiale” al fascicolo e
propendeva più per l’ipotesi del grafomane ma gli sarebbe
comunque toccato passare qualche giorno a fare delle
verifiche sul contenuto di quelle lettere. Decise di provare ad
addolcire la mattinata con una brioche alla crema ed un buon
cappuccino. Quando entrò nel bar si rese conto che forse
aveva esagerato. La sera prima aveva deciso che quella
mattina avrebbe incontrato il magistrato appena possibile e
poi si sarebbe fermato nel suo ufficio per potere mettere un
po’ di ordine sulla scrivania ormai inondata di fascicoli
ammucchiati alla rinfusa. Ora capiva che gli sarebbe stato
molto difficile entrare nel palazzo del tribunale visto che
mancava ancora una buona mezz’ora all'arrivo del personale.
Poteva solo sperare che il magistrato che doveva incontrare
fosse altrettanto mattiniero quanto lo era stato lui. Nell’attesa
si sarebbe concesso una colazione particolarmente lenta.
Simona, la barista, aveva avuto un sussulto nel vedere la
figura del poliziotto stagliarsi al di là della vetrata del bar.
Erano settimane che faceva di tutto perché lui le dedicasse
un po’ di attenzione. Sì, lo sapeva che fra loro due c’era una
notevole differenza di età ma quegli occhi scuri e quell’aria a
metà fra il trasandato ed il noncurante insieme ad un sorriso
vagamente ironico che aleggiava spesso sul volto l’avevano
conquistata dal primo momento che l’aveva visto. E adesso
lui era lì, davanti alla porta del bar.
- Non ci credo! Madonna, questa è l’occasione giusta! Me lo
sentivo che oggi doveva succedere qualcosa di speciale! Dai

28
Solo per scelta

dottor Mori spingi quella porta e vienimi a sorridere qui


davanti al bancone che poi ci penso io. Sono giorni che
aspetto di vederti passare da qui ma tu vai e vieni e stai
sempre con qualche magistrato! Dai entra e vieni a fare
colazione che oggi è la giornata buona e una Simona così
non l’hai mai vista.
E Mori spinse la porta ed entrò nel bar proprio come lei stava
desiderando.
- Siamo mattinieri oggi, Dottor Mori!
- Buongiorno Simona. Ma lei a che ora si alza?
- Abbastanza presto. Cosa le preparo?
- Cappuccino e brioche, grazie.
- Perché non prova una fetta di torta invece della solita
brioche? Abbiamo un nuovo pasticcere che ci
fornisce delle crostate favolose. Ne ha appena portata
una all’albicocca che è ancora calda.
- Vada per la torta.
- Si sieda, le porto tutto al tavolo.
Con il sorriso sulle labbra Simona riuscì a nascondere la sua
soddisfazione quando vide il poliziotto andare a sedersi ad
un tavolino fuori dalla vista di chi passava davanti alla
vetrina del bar. - Aspetta che ti arrivo a fianco con questi
dieci centimetri di tacchi e questa minigonna che mi sono
messa questa mattina e poi voglio proprio vedere se riesci a
restare indifferente, poliziotto mio. Se non ti accorgi di me
neppure questa volta vuol proprio dire che le donne proprio
non ti interessano! – Mantenendo sempre il volto sorridente
portò il vassoio con la colazione al tavolo di Mori.
- La crostata ha davvero un profumo delizioso ma
credo proprio che la fetta sia un po’ troppo grossa.

29
Eugenio Bianchi

Perché non si siede e mi aiuta a finirla? Come fa a


stare su quei tacchi per tutta la giornata?
Li aveva notati! E allora doveva avere notato anche la mini e
quel po’ po’ di gambe che c’erano fra i tacchi e la gonna.
- Veramente ho un paio di scarpe comodissime nello
sgabuzzino. Stavo per metterle quando è arrivato lei.
E comunque qui lavoro solo fino alle due.
- E poi ?
- Vado a casa a studiare.
- Università?
- Sì, economia del turismo. Mi mancano ancora un
paio di esami e poi la tesi. Sono discretamente fuori
corso ma lavorare e studiare non mi risulta facile.
- Studiare e lavorare non è mai stato facile. Da dove
viene, Simona? Il suo accento non è esattamente di
queste parti.
- Neppure il suo mi sembra. No, vengo dal fondo della
Puglia. E lei da dove viene?
- Dalla punta dello stivale: Calabria.
Con grande disappunto di Simona, un uomo a bordo di uno
scooter si fermò davanti alla porta del bar. Maledicendo
mentalmente il nuovo arrivato la ragazza andò velocemente
nello sgabuzzino che serviva anche da spogliatoio, cambiò
velocemente le scarpe coi tacchi tornando ai sandali che
portava abitualmente, indossò l’ampio grembiule che
arrivava ben sotto le ginocchia e andò a sistemarsi dietro il
bancone.
L'uomo si fermò un attimo sulla porta e sul volto gli si aprì
un sorriso.
- Dottor Mori! Come siamo mattinieri! Qualche caso
interessante in vista?

30
Solo per scelta

Mori faticò non poco a trattenere un gesto di insofferenza.


- Buongiorno Martini. Niente di particolare. La solita
routine.
- È vero che dovrà occuparsi lei del caso della rumena
pluriomicida?
- Mi è stato detto che dovrò occuparmi di lettere
anonime e questo è tutto quello che le posso dire.
- Ma l’unico caso di lettere anonime di cui siamo a
conoscenza è quello della rumena.
- Per quello che so io quella donna non è stata ancora
incriminata di nulla quindi lei dovrebbe andarci cauto
prima di definirla “pluriomicida”. E poi pensavo che
ormai dovrebbe conoscermi abbastanza per
risparmiarsi certe domande.
- La speranza è sempre l'ultima a morire, dottor Mori.
- Temo proprio che la sua speranza, per quel che mi
riguarda, non abbia grandi prospettive di vita lunga.
- Non vuole proprio darmi una mano? Non le chiedo
mica di violare dei segreti di ufficio! Mi basterebbe
sapere chi ha intenzione di interrogare.
- Evidentemente io e lei, Martini, abbiamo un diverso
concetto della correttezza professionale di un
poliziotto e quindi lei è sfortunato. Mi risulta che lei
abbia cercato di avere informazioni ….. diciamo così
….. esclusive anche dal dottor Sepe che è il
magistrato incaricato di questa inchiesta ed ho saputo
che il suo tentativo di ottenere qualche informazione
da uno dei suoi assistenti non abbia avuto molto
successo.
- Io cerco solo di fare il mio mestiere.
- Allora cerchi di farlo senza interferire col mio.

31
Eugenio Bianchi

Mori si alzò ed andò a pagare alla cassa e mentre Simona


sentiva crescere la rabbia dentro di sé, girò le spalle al
giornalista e si avviò verso l'ingresso dell'edificio. Non
riusciva proprio a sopportare quell'uomo in situazioni
normali, figuriamoci all'inizio di una giornata impegnativa
che sembrava essere cominciata così bene con il sorriso e
quel paio di gambe spettacolari della graziosa Simona.

- Dal diario di Roberto


Gennaio anno 2
E' tardi, Eleonora, quasi l'una. L’anno nuovo è appena cominciato
ed io sono qui, davanti al finestrino del camper a guardare fuori
mentre il televisore alle mie spalle manda in onda il solito
spettacolo di capodanno. Sono qui a constatare che il capodanno
lo trovo insulso. Tutta quella gente che si abbraccia e si bacia
pensando che da domani tutto sarà diverso ….. sì, lo so: sono un
vecchio orso brontolone. In fondo lo sono sempre stato. Niente a
che vedere con la donna che mi aveva accettato a condividere la
sua allegria, la sua voglia di vivere e la sua disposizione a stare in
mezzo alla gente. Avevamo in comune solo il piacere di viaggiare
e scoprire posti nuovi anche se io avrei preferito farlo in moto e tu
invece proprio non ne volevi sapere di passare tutto quel tempo in
sella. Per il resto non potevamo essere più diversi. Eppure siamo
riusciti a stare insieme per quasi trent’anni. Poi tu …… vabbè,
meglio lasciar perdere. Fuori dal camper i fuochi d’artificio che
stanno illuminando il cielo si specchiano nell’acqua
raddoppiando la loro brillantezza. Sono riuscito a parcheggiare
su uno spiazzo a picco sul mare e riesco anche ad avere una
bellissima vista su un pezzetto della costiera sorrentina. Avrei
potuto accettare l’invito di Achille e dei suoi amici motociclisti ma
proprio non me la sentivo di passare la serata seduto a tavola a
mangiare fin troppo ed a bere fino a svegliarmi poi con un mal di
testa feroce. Il problema con loro è che non puoi dire di no. Il

32
Solo per scelta

problema è che non si riesce a fargli capire che loro hanno come
minimo una decina d’anni in meno di me ed ancora riescono a
smaltire tutto quello che mangiano e bevono senza avere problemi
con lo stomaco. E allora molto meglio raccontare una balla,
inventarsi un problema al motore del camper e magari farsi
sentire domani pomeriggio quando saranno svegli e sobri.
Domani mattina dovrò togliermi abbastanza presto da qui, prima
che qualche vigile un po’ zelante venga a farmi notare il cartello
di divieto di sosta per i camper. Ma magari domani mattina anche
i vigili potrebbero non avere tanta voglia di mettersi al lavoro
presto e comunque io da tempo non ho più bisogno di dormire
tanto.
--------------------------------------------------------------------
Non è stato facile il ritorno a casa. Per fortuna tengo sempre una
pala fra gli attrezzi del camper. Un paio d’ore ad aprirmi un varco
fino a riuscire ad aprire la porta del garage e poi un'altra ora a
liberare dalla neve con il trattorino e lo spazzaneve il passaggio
che porta dalla casa alla strada provinciale. Due settimane via da
casa e mi sono ritrovato con più di mezzo metro di neve che
ostruiva tutto. Sono state due settimane piacevolissime con i primi
giorni passati tra cene e bevute insieme agli amici campani e poi
la solita amica solitudine a farmi compagnia mentre attraversavo
la Basilicata seguendo strade poco frequentate. Ho avuto fortuna:
poca neve e temperatura quasi mite. Poi la Puglia ed il Gargano.
Dovrò ritornarci in estate e prendere a noleggio una barca: la
vista della costa dal mare deve essere un vero spettacolo. È strano
Eleonora: è cambiato anche il mio modo di guidare. Adesso non
mi importa più di arrivare presto. E se quando sono in moto devo
comunque arrivare in qualche posto dove ci sia un campeggio
oppure un posto per dormire, col camper non ho neppure questo
vincolo. Mi basta trovare uno spazio libero fuori dalla sede
stradale ed eccomi sistemato per la notte. Forse me la prendo
tanto comoda perché non so neppure io dove voglio arrivare, mi
basta andare in giro, lasciarmi assorbire dalla guida e dal

33
Eugenio Bianchi

paesaggio che mi scorre davanti e di fianco. Il guaio è che i


ricordi non te li lasci dietro così facilmente come la vista di un
villaggio o di una montagna. Pensi di averli superati ed invece
ritornano prepotenti a reclamare una parte della mia mente. E il
ricordo di quel giorno è sempre lì a mescolarsi con il ricordo di
altri momenti passati insieme a te. Forse perché proprio quel
giorno io non c’ero e continuo a pensare che se ci fossi stato le
cose sarebbero andate diversamente. Un controsenso, non credi?
Un vero controsenso per uno come me che ha sempre creduto che
la nostra vita sia dominata dal capriccio del destino. E se anche
fossi stato lì quel giorno magari le cose sarebbero andate
diversamente ma la conclusione avrebbe potuto essere comunque
la stessa.
-------------------------------------------------------------------------
Tenere in ordine, mantenere un minimo di pulizia, pensare a cosa
mangiare: era molto più semplice la mia vita quando c’eri tu,
Eleonora. In teoria dovrei avere tantissimo tempo a disposizione
ed invece, non so perché, la fine della giornata mi arriva addosso
sempre troppo in fretta. A volte mi sembra che riuscissi a fare
molte più cose quando avevo la scuola a portarsi via buona parte
delle mie giornate. Mi accorgo che c’è un lievissimo velo di
polvere sui mobili e allora mi metto a pulire e di lì a poco mi
rendo conto che è ora di preparare il pranzo. Forse dovrei
cercarmi una donna che venga a dare una sistemata ogni tanto ma
mi sembra uno spreco di soldi. Non sono mai stato un amante
dell’ordine, lo sai bene Eleonora. Non è un problema lavare quei
pochi piatti e tegami alla fine di ogni pasto ma è un po’ più
difficile riuscire a capire cosa mettere nella lavatrice e quale
lavaggio scegliere. Ed ancor più difficile riuscire ad evitare che
resti qualche superficie coperta dalla polvere anche se mi era
sembrato di aver pulito dappertutto. Però è la scelta che ho fatto
io e la mia libertà comunque ha un prezzo che devo pagare. E se
devo essere sincero non mi sembra neppure un prezzo così alto.
Ho solo dovuto constatare che avevo ragione quando dicevo che

34
Solo per scelta

una donna sola se la cava molto meglio di un uomo nelle


incombenze più comuni. Per te era tutto normale: pulire,
preparare il pranzo o la cena, mandare la lavatrice e stirare. Non
mi pare che tu, Eleonora, avessi appeso in cucina l’elenco delle
cose da fare giorno per giorno per tenere in ordine la casa.
Eppure la casa era sempre in ordine perfetto. Ed io invece mi sono
dovuto arrendere all’evidenza ed adesso c’è una lavagnetta
appesa al muro con l’elenco delle incombenze che mi toccano
giorno per giorno. La decisione l'ho presa quando mi sono reso
conto che non avevo neppure una maglietta pulita da indossare
mentre il cesto dei panni sporchi ormai scompariva sotto la massa
di lenzuoli e capi di vestiario che aspettavano di essere messi in
lavatrice. E per fortuna che la lavanderia non costa molto e
quindi pantaloni e camice li faccio lavare e stirare da loro. Ma
per il resto mi è toccato impormi un minimo di programmazione.
L’ostacolo più difficile da superare – lo devo ammettere – è stata
la mia profonda pigrizia che mi ha sempre fatto posporre ad un
tempo futuro qualsiasi piccolo lavoretto si rendesse necessario. E
tu non perdevi occasione per farmelo notare. Adesso mi capita
così spesso di guardare la lavagnetta e pensare che quel lavoretto
lì lo posso anche fare più tardi. Poi mi accorgo che è arrivata sera
e il lavoretto non l’ho fatto e che domani mi toccherà dedicargli
un po’ di tempo che invece avevo pensato di utilizzare in un altro
modo e allora mi sono reso conto che non posso rimandare perché
poi mi ritroverei con una tale quantità di cose da fare tutte insieme
che ci perderei giorni prima di essermi rimesso in pari. E non
credere che non mi costi uno sforzo da poco mettere a tacere
quella vocina dentro di me che mi suggerisce di rimandare. Sì, lo
so, posso immaginare la tua faccia con un sorriso ironico che si
diverte a vedermi costretto ad ammettere che la mia profonda
pigrizia non mi aiuta a vivere meglio.

Il forno di Nunzia
- Nessuna novità sul forestiero, Nunzia?

35
Eugenio Bianchi

- Oh, dico! Son mica un carabiniere io! Se le cose non le


sento qui dentro o da qualcuna di voi mica me le posso
inventare! C’ho mica tutta sta fantasia! E poi, se il
forestiero vuole stare lontano da noi si vede che pensa di
essere superiore. E uno che ragiona in quel modo lì, per
me, può anche sparire che non lo vado a cercare di sicuro!
Ma ci abita davvero in quella casa? E ci abita da solo?
- Ci abita sì. Non ci sei mai passata vicino? Guarda che non
è mica brutta! Tutta di legno sembra una di quelle casette
sulle montagne svizzere. E sembra proprio che ci stia solo
lui.
- Ho saputo che il maresciallo é andato a trovarlo ma sua
moglie non è riuscita a tirargli fuori molto. Solo che gli
piace andare in giro in moto e che gli piace suonare la
chitarra. E che si è scelto quel posto proprio perché così
non dà fastidio a nessuno se fa casino con la musica.
- Ecco vedi? Te l’ho detto che sembra uno di quei musicisti
degli anni ’60! Ma non ha una famiglia?
- Dice che ha un figlio che è una specie di scienziato
dall’altra parte del mondo. Però neanche il maresciallo ha
capito se sia vedovo o separato. Di sicuro in quella casa ci
vive solo lui.
- Vedrete che non ci metterà molto a trovarne una che ci
vada a stare. Un uomo non dura molto da solo senza una
donna.
- Dì, Nunzia! Potrebbe provarci la Irene. Lui non sarà così
giovane ma se è uno che ha un po’ di soldi magari lei si
sistema.
- E magari, se ha qualche problemino col cuore, ci pensa lei
a farlo partire del tutto e tenersi l’eredità! Se ci si mette di
brutto, non c’è uomo che riesca a resistere a quelle due
tette e quel culo che si ritrova!

36
Solo per scelta

- C’avevamo già pensato ma bisogna che troviamo


l’occasione giusta. Certo che se non ci riesce la Irene non
lo so come è messo quell’uomo!
- Se state parlando del forestiero qualcosa ve la posso dire
anche io
- Tò, vè chi c’è! La Delina! Novità?
- Il forestiero ormai è diventato un cliente fisso nella mia
lavanderia. Mica che porti molta roba! Jeans soprattutto e
quasi tutti neri. E poi qualche camicia mo mi sa che ne
mette ben poche!
- E te ci sei riuscita a farlo chiacchierare un po’?
- Mica molto! Le prime volte mi ha detto di stirare
pantaloni e camice e poi basta. L’ultima volta mi ha
portato dei jeans che erano sporchissimi e mi ha detto che
era scivolato con la moto dove c’era erba e fango. Io ho
provato a farmi raccontare qualcosa ma lui ha detto solo
che era stato per colpa della strada sporca di neve su nel
trentino e che era stato fortunato a non farsi male. Allora
io gli ho chiesto come fa a andare in moto con ‘sto freddo
e lui mi ha raccontato che c’è un raduno in Germania che
lo fanno in mezzo alle montagne e che ci arrivano un
mucchio di motociclisti da tutta l’Europa. Dice che sono
sei o settemila e pensate che molti dormono nelle tende
piantate sulla neve.
- Certo che ce n’è di gente matta in giro! E anche lui se fa
delle robe così alla sua età mica deve essere molto
normale!
- Comunque se si fa stirare i jeans e le camice vuol dire che
una donna non ce l’ha, no?
- Così sembrerebbe.

37
4
L’ingresso di Mori nel bar fu marcato da un attimo di
silenzio: era la tipica reazione dei frequentatori ogni volta
che un forestiero metteva piede nel loro “territorio”. Da
quando poi era scoppiata la storia delle lettere anonime,
qualsiasi estraneo veniva guardato con un misto di sospetto e
di insofferenza. Il poliziotto si concesse un attimo per
guardarsi intorno con calma. Il bar era esattamente come se
l’era aspettato, simile alle migliaia di bar piazzati nel centro
di un qualsiasi paesino italiano: qualche tavolino, un
bancone, un videopoker e niente altro. Ma i frequentatori
abituali non avevano bisogno di altro. Si avvicinò al bancone
e, dopo avere ordinato un caffè, chiese:
- Mi sa dire come si arriva alla casa del professor
Rastelli?
- Giornalista?
- No.
- E allora perché le interessa la casa di un morto?
- Curiosità.
Il barista appoggiò il caffè sul banco e, mentre gli voltava le
spalle fingendo di avere altro da fare, mugugnò:
- Se la faccia dire dal vigile che sta in piazza la strada
per la casa del professore. I curiosi hanno già rotto i
coglioni abbastanza con questa storia.
Il silenzio adesso era assoluto e gli sguardi indirizzati verso
Mori non erano per niente amichevoli. Mentre girava il
cucchiaino nella tazzina una voce alle sue spalle chiese
- Curiosità o interesse professionale? - Mori si girò
sorpreso verso l’uomo che aveva fatto la domanda.
Non molto alto di statura, capelli grigi cortissimi ed

38
Solo per scelta

un fisico asciutto, un volto come tanti se non fosse


stato per gli occhi di un grigio strano. Aveva un
sorriso ironico stampato in faccia e lo guardava dritto
negli occhi. – Dovrà scusare la scortesia del mio
amico Sisto ma lui i giornali li legge poco. E poi la
sua faccia non c’è molto spesso sui giornali, dottor
Mori.
- E lei come la conosce, la mia faccia, signor ….?
- Mi chiami pure Gusto. Io ricordo bene le facce di chi
incontro. Non mi aspetto che lei ricordi tutte le facce
che si vede davanti ma io e lei ci siamo incontrati un
paio di anni fa. C’era di mezzo un tizio che diceva di
aver comprato con la mia mediazione delle piantine
che non sono proprio legali da coltivare.
Fortunatamente quella volta sono riuscito a
dimostrare che io gli avevo venduto solo il granturco
da seminare e non le piantine che lui coltivava nel
mezzo del campo sperando che il granturco fosse
abbastanza alto da nasconderle. Ma questa è una
storia passata. Mi scuserà se glielo chiedo, ma che
cosa spera di trovare nella casa del professore? E ce
le ha le chiavi per entrare?
- No, speravo di trovare qui in paese qualcuno che le
avesse. Mi pare di aver capito che aveva una …..
compagna, mi sbaglio?
- Vero. E lei potrebbe essere una degli eredi visto che il
figlio è lontano e si è fatto la sua famiglia. Sempre
che non scappi fuori un testamento lasciato a
qualcuno.
- Vedo che lei si tiene molto aggiornato su questa cosa.

39
Eugenio Bianchi

- Mi piace seguire la cronaca locale. Allora, non ce lo


vuol dire cosa spera di trovare nella casa del
professore?
- Diciamo che mi piacerebbe farmi un’idea un po’ più
precisa della persona e penso che mi aiuterebbe
molto vedere il posto in cui abitava. E poi vorrei
parlare anche un po’ con le persone di qui che
l’hanno conosciuto.
- Beh, per quello non ci vorrà molto. Mica aveva tanti
amici da queste parti! Ne aveva molti di più sparsi in
giro per il mondo. In compenso a molti, qui in paese,
gli stava sulle balle. Comunque, se vuole vedere la
casa, ce l’accompagno io. Non ho le chiavi per farla
entrare in casa ma almeno potrà girarci intorno visto
che ho le chiavi del cancello e del garage.
Mori pagò il caffè e si diresse verso la propria auto preceduto
da Gusto che salì su una vecchia Vespa ed andò a piazzarsi
sul lato della strada aspettando che lui si accodasse.
Quando arrivarono davanti alla casa del “professore” Gusto
si accostò all'auto del poliziotto.
- Se spera di poter farsi delle idee precise andando in
giro a far domande, le dico subito che si sta
illudendo. Nessuno le dirà nulla. Gli unici da cui
potrà avere qualche informazione siamo io, il dottor
Pericoli e forse Matteo, il ragazzo del benzinaio. Ma
su Matteo non ci farei troppo conto. Troppo coinvolto
sul fronte della gnocca locale, non so se mi capisce!
- Non molto, lo confesso.
- Prima o poi ci farei una chiacchierata anche con lui,
se fossi in lei. Senta dottor Mori, a me il professore
piaceva. Era uno che ci si poteva andare d'accordo.

40
Solo per scelta

Bastava capirlo. Se c'è qualcosa che non quadra nella


sua morte mi piacerebbe dare una mano. Io su questo
paese so molte cose. La gente già pensa che io sappia
parecchio ma nemmeno se lo immagina, le cose che
so io. E meglio così, meglio che non sappiano. A
qualcuno potrebbe dargli fastidio.
- Non capisco dove voglia arrivare...
- Glielo dico subito. Lei dovrà interrogare un po' di
gente, giusto?
- Diciamo di sì.
- Ecco, diciamolo. Allora, prima di interrogare
qualcuno lei si faccia una chiacchierata col
sottoscritto. Vedrà che le domande le verranno più
facili. E magari anche più giuste.
- E cosa si aspetta in cambio di questa sua ......
collaborazione?
- Io? Niente! Mi aspetto solo che lei scopra cosa è
successo davvero. Perchè questa è una cosa che mi dà
fastidio. Io di questo paese so tutto e pensavo di
sapere tutto anche sulla morte di Roberto e invece
adesso sembra che ci siano chissà quali misteri dietro
alla sua fine. E mi dà un fastidio della madonna. Ecco
perché le sto mettendo a disposizione tutto quello che
so. E le ripeto che è parecchio.
- Penso che la sua conoscenza potrebbe anche tornare
utile ma come faccio ad essere sicuro che lei non mi
racconta balle?
- Deve solo fidarsi.
- Allora incominci a dirmi qualcosa del professor
Rastelli.

41
Eugenio Bianchi

- A prima vista Roberto poteva sembrare scorbutico e


anche parecchio antipatico. Però io dicevo che era
come le castagne: se si riesce ad aprire il riccio
spinoso e si toglie anche la buccia amara si scopre
qualcosa di veramente buono. Secondo me la vita gli
doveva aver tirato qualche brutto scherzo, qualcosa
che aveva a che fare con la moglie, ma lui non ne
voleva proprio parlare. Non era uno che andava in
cerca di conforto. Era uno che cercava la pace della
solitudine.
- Mi scusi, ma uno che cerca la solitudine non si
imbarca in una relazione amorosa con una donna solo
pochi mesi dopo essersi sistemato in una casa nuova
lontana dal mondo.
- Relazione amorosa? Se si riferisce alla rumena, non
ne sarei mica così sicuro!
- Vuol dirmi che non c’era niente fra quei due?
- Di sicuro c’era amicizia ma non c’era una relazione
come dice lei. Io non ci metterei la mano sul fuoco
perché ho imparato che non si può mai essere sicuri
di niente però …….
- Però quello che ha scritto le lettere anonime sembra
sicuro che invece ci fosse.
- Quello o quella? Perché non potrebbe essere una
donna a scrivere quelle lettere? Magari una donna
gelosa? Vede, un uomo solo, un po’ avanti con gli
anni ma ancora in discrete condizioni fisiche ed
apparentemente benestante può anche suscitare un
certo interesse in qualche donna. Magari una che
cerchi di sistemarsi oppure una che voglia provare a

42
Solo per scelta

dare un po’ di …. diciamo così …. animazione ad


una vita un po’ noiosa.
- Non mi aspettavo di trovare un sociologo in un bar di
paese.
- Ma quale sociologo! Mi piace guardarmi attorno e
scoprire un po’ la gente del mio paese. In ogni caso si
tolga dalla testa l’idea della relazione amorosa. Le
garantisco che non ci sono state donne nella vita del
professore in questo paesino. Non nel senso che
intende lei.
- Eppure, come dice lei, poteva avere una certa
attrattiva ….
- Oh sì, quella ce l’aveva ma proprio non la usava. Le
dirò di più: adesso che ci penso le donne erano un
argomento che non lo interessavano proprio. Anche
quando lo stuzzicavamo un po’ lui cambiava
argomento. Moto, musica, viaggi - in moto e col
camper - lunghe passeggiate nel bosco e le serate nel
garage del dottore ma di quelle faremo in tempo a
parlare un’altra volta. Queste erano tutte le cose che
lo interessavano. E adesso mi dice chi sarà il primo
che interrogherà?
- Avevo appunto pensato al dottore, quello che è stato
chiamato appena hanno trovato il cadavere..
- Il dottor Pericoli? Allora si sieda perché ci sarà da
dire parecchio. Dovremo tornare indietro di parecchi
anni per capire qualcosa di quell’uomo ma cercherò
di non metterci troppi particolari. Bisogna ritornare a
qualche anno prima della guerra, quando ancora era il
figlio del medico condotto e frequentava il liceo giù
in città. Si era innamorato perso di Rebecca, una

43
Eugenio Bianchi

ragazza di un paio d’anni più giovane di lui. L’unica


figlia di una delle famiglie più ricche del circondario.
La famiglia del dottore però non vedeva di buon
occhio quella passione del figlio e questa cosa non
faceva che rinforzarla ancor di più, anche perché
sembrava proprio che la ragazza lo ricambiasse. Le
sembrerà strano che una famiglia benestante non
fosse entusiasta del possibile matrimonio del figlio
con l’unica erede di una vera e propria fortuna. E
tenga presente che la ragazza oltretutto era un vero
splendore. Bellissima, riservata, intelligente ed
educata. Che cosa si può volere di più? Il difetto
grosso della ragazza era di essere di famiglia ebrea
mentre il medico condotto era fra i più accesi
sostenitori del fascismo, tanto è vero che era stato per
un paio d’anni il federale del paese e sembrava
proprio che sarebbe arrivato in alto, almeno nella
regione. Quando il regime fascista promulgò le leggi
razziali il mondo crollò per i due innamorati. La
famiglia di lei decise di fuggire da dei parenti
svizzeri ed una notte sparirono dal paese. Il ragazzo
cercò di seguirli a distanza di un paio di giorni ma il
padre lo fece fermare dai suoi “camerati” e in pratica
lo chiuse in casa sorvegliato a vista notte e giorno.
Alla fine della guerra Pericoli sperò che Rebecca, il
suo grande amore, si facesse viva e gli dicesse che
sarebbe tornata. Invece il tempo passava e di Rebecca
nemmeno l’ombra. Appena laureato Pericoli si mise
in testa di andarla a cercare e riuscì a contattare quei
parenti svizzeri di cui lei gli aveva parlato. Scoprì
così che nessuno della famiglia era arrivato in

44
Solo per scelta

Svizzera. Il ragazzo si mise a fare ricerche


dappertutto e trovò le prime tracce a Fossoli. Quello
però era stato un campo di transito ed allora Pericoli
allargò le sue ricerche ai campi di sterminio in cui
erano stati spostati quelli passati da Fossoli. E
purtroppo, quando la speranza di un miracolo
sembrava crescere, trovò le tracce di Rebecca e della
sua famiglia a Ravensbruck, l’ultimo campo che gli
era rimasto da controllare. Ma non si diede per vinto.
Continuò a cercare finchè non trovò un superstite che
aveva condiviso con la famiglia di Rebecca tutto il
calvario della deportazione e poi del campo di
sterminio. E davanti alla sua testimonianza dovette
arrendersi. Tornò qui, a Montesangiorgio, alla casa
che i suoi avevano abbandonato precipitosamente
quando suo padre aveva capito che il fascismo era al
capolinea e che in paese c’era parecchia gente che
aspettava da tempo l’occasione per saldare i conti.
Ma nessuno aveva dei conti in sospeso con lui perché
tutti sapevano dei suoi contrasti col padre e lui
riprese possesso della casa e riuscì ad ottenere la
condotta di medico che era stata di suo padre fino a
qualche anno prima. Da quel giorno ha sempre
vissuto da solo. Tre volte a settimana la rumena va a
fare le pulizie della casa ma per il resto il dottor
Pericoli vive fedele al ricordo del suo unico amore e
probabilmente è l’unica persona che è profondamente
rispettato da tutto il paese e sul quale nessuno si
azzarda a dire malignità.
- Un uomo come ne sono rimasti pochi, mi par di
capire.

45
Eugenio Bianchi

- Lo tratti bene. Non ne troverà altri come lui in giro.

- Dal diario di Roberto


Febbraio anno 2
Chissà perché mi trovo sempre in imbarazzo quando incontro una
donna troppo sfacciata? O troppo ficcanaso? Magari è colpa del
mio caratteraccio. Quel caratteraccio che spesso mi fa sembrare
arrogante o aspro quando invece sono solo intimorito dalla
sfacciataggine o dalla sicurezza che certe persone esibiscono ogni
volta che trovano qualcuno sul quale vogliono far colpo. O forse il
mio carattere non c’entra ed invece automaticamente paragono a
te, Eleonora, la donna che mi sta davanti. Tu non eri certo così. Tu
non ti saresti mai comportata come la fornaia. Quella donna è
riuscita ad irritarmi fin dal primo momento in cui ci ho avuto a
che fare. E purtroppo quello è l’unico forno che c’è in paese e
anche se cerco di approfittare dei miei giri per rifornirmi da altre
parti, a volte mi tocca fermarmi lì. Per la verità devo ammettere
che il forno offre una bella scelta e fa anche cose molto buone per
cui deve fare buoni affari. Dato che è sulla strada provinciale che
taglia in due il paese ci sono tanti turisti di passaggio che si
fermano e non solo per il pane. Ciambelle e biscotti mandano un
profumo che si sente a decine di metri di distanza. Mi ricordo
ancora la prima volta che ci sono entrato: c'erano tre donne che
sembravano del posto e mi sono accorto che c'è stato un attimo di
silenzio appena si sono accorte della mia presenza. Ho colto
qualche sguardo incuriosito ma ho fatto finta di niente.
- Buongiorno! Cosa posso darle? Lei è il professore vero? Quello
che ha comprato il castagneto.
Avresti dovuto vederla, Eleonora. Truccatissima, una gran massa
di capelli ricci tinti di un rosso introvabile in natura e con una
camicetta abbondantemente aperta per mettere in mostra il seno.
Ho chiesto un toscano e lei ha provato a vendermi anche una
ciambella. Poi ha cercato anche di sapere qualcosa in più su di
me e mi sono accorto che anche le altre due donne provavano la

46
Solo per scelta

stessa curiosità che provava lei. Purtroppo per loro io non ero in
vena di confidenze, anche perché non credo che un panificio sia
un luogo ideale per far sì che gli altri ti conoscano meglio. La
fornaia ha fatto del suo meglio ma io ho pagato e me ne sono
andato. Sono sicuro che ne devono averne dette tante appena sono
uscito dal negozio. Ho sentito dire che quella donna è la più
aggiornata fonte di pettegolezzi su tutto quello che succede in
paese insieme alla parrucchiera. Chissà che cosa avrà tirato fuori
su di me? Immagino che comunque qualcosa si sarà inventata.
Mica può confessare di non avere niente da dire su un nuovo
arrivato? Ha una reputazione da difendere! Penso che sia proprio
per mantenere fede a quella reputazione che ogni volta che ritorno
lei ci riprova! Scommetto che mi considera un emerito stronzo ma
continua a sorridermi mentre butta lì qualche domanda su come
me la passo in questo paese. E sono sicuro che deve provare una
discreta rabbia ogni volta che io rispondo a monosillabi. Mi
chiedo che cosa può muovere un uomo a sposare una donna così e
l’unica risposta che mi viene in mente è l’attrazione sessuale. Di
quella, la fornaia ne esercita tanta di sicuro. Ma tu lo sai,
Eleonora, che su di me quel tipo di donna fa molta fatica a fare
colpo. A me piacevi tu proprio perché la tua bellezza non la esibivi
come un trofeo. E dire che io li vedevo gli sguardi invidiosi che ti
lanciavano alcune tue amiche che con gli anni avevano lasciato
per strada ogni loro attrattiva e facevano di tutto per mascherare i
segni dell’età.
----------------------------------------------------------------------
È arrivato ieri mattina su una Vespa che aveva visto tempi
migliori. Ho sentito suonare il campanello e pensavo che fosse il
postino. Anche se era un po' presto, più presto del solito. Sono
andato verso il cancello pensando di dover mettere una firma per
una raccomandata ed invece lì, davanti al cancello, c'era questo
tizio con degli strani occhi grigi ed un sorriso altrettanto strano
sulle labbra. Mi ha salutato come se ci conoscessimo da chissà
quanto tempo. Eppure io ero sicuro di non averci mai parlato. Ha

47
Eugenio Bianchi

detto di chiamarsi Gusto ed anche il nome non mi diceva niente.


Mi ha chiesto se potevo dedicargli qualche minuto per sentire una
proposta che aveva da farmi. L’ho fatto entrare e quando ci siamo
seduti con una birra ciascuno nel bicchiere, ha cominciato a
parlarmi di castagne. Come mi avevano già detto quando avevo
trattato l’acquisto del terreno, si fa molta fatica a trovare
manodopera per raccogliere le castagne e Gusto pensava che io
non avessi molta voglia di passare giornate intere a farlo, così mi
ha proposto di occuparsi lui di tutto. Mi ha già detto che non ci
prenderò molto ma non era quello il problema per me. Nemmeno
ci avevo pensato, a vendere le castagne. Questo Gusto però deve
sapere come fare affari perché quando ha capito che si poteva
concludere qualcosa di positivo mi ha fatto anche un’altra
proposta: lui si accolla le spese per mettere una recinzione
migliore attorno alla porzione di terreno in cui c’è la casa e io gli
lascio gestire il resto del castagneto nel momento della raccolta.
In pratica ho capito che vuole fare pagare una piccola somma in
cambio della libertà di raccolta all’interno del mio castagneto a
quelli che approfittano del fine settimana per fare scorta di
marroni.
- Mica tanti. – ha detto - al massimo cinque, sei persone
ogni mezza giornata. Lei si prende il suo camper o la sua
moto e se ne va a fare un giro in quei due o tre fine
settimana così non deve neppure sopportare l’invasione.
In ogni caso la recinzione nuova non gli permetterebbe di
aggirarsi intorno a casa. Tanto l’ho capito che non le
piace avere gente intorno. E dire che ci sono un paio di
belle signore che farebbero carte false per passare
qualche ora da queste parti … ma magari non sono il
genere di donne di suo gradimento.
Quando mette su quell’aria furbina e quel sorriso sarcastico
penso che siano in molti a provare la voglia di prenderlo a schiaffi
ma non avevo nessuna intenzione di dargli corda così ho fatto
finta di non aver capito ed ho preferito insistere sulla sua

48
Solo per scelta

proposta. Quando abbiamo messo in chiaro tutti i particolari del


nostro accordo lui si è alzato e mi ha allungato la mano:
- Spero che non ci sia bisogno di spendere i soldi da un
notaio. Secondo me quando ci conosceremo meglio sono
sicuro che andremo parecchio d'accordo perchè mi pare
di capire che non ci piace complicarci la vita se possiamo
stare lontano dai problemi. Se per lei va bene, da queste
parti quasi tutti gli impegni si prendono con una stretta di
mano, a meno che non ci siano tanti soldi di mezzo.
Per me andava benissimo così e ci siamo lasciati con quella
stretta di mano.

Il forno di Nunzia
- Dì Nunzia, ti ricordi che dicevi che il forestiero doveva
avere poco più di una cinquantina d’anni? Ti sbagliavi di
grosso. Mi ha detto mio marito che c’ha più di
sessant’anni. Lo ha detto Gusto al bar l’altra sera.
- Ah bè! Se lo dice Gusto sarà vero di sicuro. Quello è
peggio dei servizi segreti! Come farà a sapere tutte ‘ste
cose!
- Pare che lui ci abbia fatto un accordo per la raccolta delle
castagne. Al forestiero non gli interessa di venderle e
allora Gusto gli ha proposto di fare tutto lui. Naturalmente
quel furbone si mette in tasca quasi tutto il guadagno e al
forestiero gli restano giusto due soldi.
- Che Gusto sappia farsi i suoi affari lo sappiamo bene! E
non ha detto niente altro sul forestiero?
- Mica è facile farlo parlare tanto a Gusto! Lo sai anche te
come è fatto: qualche battutina spiritosa e qualche
malignità se gli gira storta le tira fuori sempre. Ma se
decide di non parlare, non c’è verso.
- Mo se c’ha fatto ‘sto contratto vuol dire che ci sarà andato
a casa del forestiero, no?

49
Eugenio Bianchi

- Quello sì. Ha detto che si è sistemato proprio bene! C’ha


tutte le comodità!
- Va bene! C’ha la casa comoda! Ma qualcosa di più
personale no?
- Aspetta, ha detto che è un professore in pensione.
- Pensa te! Uno che non c’ha niente da fare e si viene a
rintanare in un posto così! Mo magari è un mafioso che
deve nascondersi!
- Mo se t’ho detto che è un professore! E poi mica è
meridionale!
- Perché, per essere mafioso c’è bisogno di essere un
meridionale! E poi uno non può essere un mafioso e fare il
professore per coprire i suoi traffici?
- Mo no, dai! Se fosse stato un mafioso il maresciallo mica
ci avrebbe passato tutto quel tempo a chiacchierare! E poi
qualcosa con sua moglie avrebbe detto.
- Insomma questo è da solo, non c’ha niente da fare e si è
venuto a isolare quassù! A me mi pare mica molto
normale uno così! Se io c’avessi una pensione sicura e
non avessi niente da fare me ne andrei a passare il resto
della mia vita su una spiaggia nei caraibi.
- Si vede che a lui gli piace di più il fresco.
- Lascia pure che gli piaccia il fresco mo a me uno che
viene a rifugiarsi da queste parti e non fa amicizia con
nessuno e se ne sta sempre da solo mi dà da pensare che
abbia qualcosa da nascondere.

50
5
Quando il dottor Pericoli entrò nel suo ufficio Mori pensò
per alcuni istanti che, a sua insaputa, nei locali della questura
stessero girando un film ambientato nell’immediato
dopoguerra. Alto, magro, vestito impeccabilmente in un
completo di lino color panna su una camicia di un bianco
abbagliante aperta al primo bottone, ai piedi un paio di
scarpe marroni con la mascherina bianca e nelle mani un
panama bianco con una fascia dello stesso marrone delle
scarpe, sembrava un’icona dell’eleganza uscita da un film
degli anni cinquanta. I capelli bianchi finissimi arrivavano a
coprire il colletto della giacca e nel viso magrissimo
spiccavano due occhi grigi ed un pizzetto che contornava
una bocca dalla leggera piega verso il basso, quasi a dare
l’impressione di un carattere a metà fra il cinismo e la
tristezza. Anche la voce era educata e sommessa.
- Il dottor Mori? Ho ricevuto una convocazione da
parte sua tramite il maresciallo De Vita ma non
capisco il motivo …
- Il dottor Pericoli? Si accomodi prego. Ho bisogno di
alcune informazioni sulla morte del professor
Rastelli. Lei ha firmato l’atto di morte, non è vero?
- Sì, sono stato io a constatare il decesso.
- Come mai hanno chiamato lei? Mi risulta che non è
più il medico condotto di Montesangiorgio.
- Credo che sia stata una reazione naturale per Gusto.
Lui non accetta l’idea che io non sia più in attività.
Ah, mi scusi! Forse lei non sa chi è Gusto.
- Ho avuto occasione di incontrarlo proprio ieri.
Personaggio interessante.

51
Eugenio Bianchi

- Uomo dalle mille risorse ma con un brutto difetto:


una lingua tagliente come poche che lui usa senza
curarsi molto delle reazioni altrui. Fu lui a chiamarmi
quando trovarono il professore morto. Ma immagino
che lei non mi abbia convocato per parlare di Gusto,
vero?
- Vorrei che lei mi spiegasse perché non ha pensato di
suggerire una autopsia sul cadavere.
- E perché mai avrei dovuto? C’erano tutti gli elementi
per constatare una morte per cause naturali.
- Il professor Rastelli soffriva di cuore? Lei ha indicato
un infarto come causa della morte.
- Io ho indicato un arresto cardiaco, non un infarto.
Capisco che la terminologia sia vaga. In fondo tutti
moriamo perché il cuore si ferma ma con quella
formula io intendevo certificare che non vi era
elemento alcuno che portasse a sospettare che la
morte non fosse dovuta a cause naturali. Il cadavere
non presentava lesioni da percosse né sintomi di
soffocamento. Oltretutto il professor Rastelli non era
esente da problemi di salute. Oltre ad avere un cuore
un po’ ballerino aveva anche altri problemi molto più
difficili da sanare.
- Può essere più chiaro?
- Certamente. Il professore soffriva di un tumore al
pancreas, una forma di tumore che in molti casi porta
al decesso in pochi mesi.
- E lui lo sapeva?
- Lo sapevamo io e lui. Oltre ad un collega al quale
l’avevo indirizzato e, ovviamente, al personale che
gli aveva fatto gli esami diagnostici.

52
Solo per scelta

- Nessun altro?
- Sì, un paio di amici fidati coi quali passavamo delle
piacevoli serate e dai quali sapeva di potersi aspettare
comprensione. In parole povere sapeva che non
avremmo finto che fosse una cosa passeggera e non
ci saremmo raccontati pietose bugie perché proprio
non lo avrebbe sopportato così come non avrebbe
sopportato atteggiamenti di compassione. Direi che
anche la signora Cosmiu sapesse qualcosa ma sono
certo che lei non accettasse facilmente di far finta di
nulla. Però la signora è molto discreta in certe
situazioni e il professore aveva solo vagamente
accennato a qualcosa che le aveva detto.
- La conosce bene la signora Cosmiu?
- Penso di conoscerla abbastanza visto che mi tiene in
ordine la casa e continua a considerarmi il suo
medico curante, ma per lunga esperienza evito di
avere certezze nel campo della conoscenza
dell’universo femminile. Lei è sposato, dottor Mori?
- No.
- Beh, il giorno in cui decidesse di ammettere una
donna a condividere la sua vita ricordi che ogni
persona mantiene nascosta a chiunque una parte della
sua personalità. Che la parte sia piccola o grande
dipende dal carattere, ma non ci sarà mai nessuno che
possa affermare con assoluta certezza di conoscere
appieno un’altra persona.
- Sulla base di questa conoscenza che lei ritiene
limitata, come giudicherebbe la signora Cosmiu?
- Una brava persona che ha avuto modo di
sperimentare in più di una occasione le avversità

53
Eugenio Bianchi

della vita ed i pregiudizi delle persone ignoranti. Una


lavoratrice che non si è mai risparmiata. Nonostante
la frequentazione regolare con la cucina di un
ristorante non la definirei una cuoca eccezionale, se
proprio devo trovarle un lato poco positivo.
- Chiamarono lei anche quando morì il marito della
signora Cosmiu?
- Sì. All’epoca ero io il medico titolare della condotta
- Ricorda qualcosa?
- Non è facile dimenticare una cosa del genere. Il
corpo di un uomo schiacciato dal differenziale di un
camion non è uno spettacolo piacevole.
- Per tornare al professor Rastelli, dopo quello che lei
mi ha detto poco fa avrei un piccolo dubbio che
vorrei lei mi chiarisse. Esistono metodi …….
diciamo così …….. naturali per causare un arresto
cardiaco?
- Domanda sibillina, se mi permette l'osservazione.
Domanda che presume un suo dubbio sulle cause
naturali della morte del professor Rastelli. Che cosa
spera di sapere, dottor Mori?
- Se sapeva di avere un tumore, potrebbe essersi
procurato qualche farmaco che accelerasse il decorso
della malattia.
- In parole povere un suicidio. Difficile procurarsi
farmaci con un effetto tale senza avere una ricetta
……… però …….. a pensarci bene …….. una
possibilità c’è: esiste una pianta in natura che può
provocare conati di vomito prima ed un arresto
cardiaco poi. Si chiama digitale e non è difficile
trovarla nei campi. Però bisogna conoscere bene le

54
Solo per scelta

erbe e Roberto non era certo il tipo da dedicarsi alla


raccolta delle piante officinali. Inoltre mi sembra
difficile che il professore si sia suicidato.
- Qualcuno potrebbe avergli messo della digitale nel
cibo?
- Avrebbe dovuto essere qualcuno di cui si fidava
parecchio.
- Lei sa che ci sono state delle lettere anonime ……
- Leggo i giornali.
- Nei giornali sono comparse solo alcune delle accuse
che vengono lanciate in quelle lettere e prendono di
mira la signora Cosmiu. Se il professor Rastelli non
era il tipo da andare per campi a raccogliere erbe da
cucinare, la signora al contrario potrebbe disporre di
una buona conoscenza in materia. Ovviamente alcuni
giornalisti amano evidenziare la possibile
colpevolezza di una straniera e se si ventilasse
un'ipotesi del genere penso che ci sarebbero fior di
articoli sulla stampa locale ed anche su quella
nazionale.
- Onestamente, dottor Mori, troverei assurdo applicare
alla signora Cosmiu l'etichetta di omicida.
- Lasciamo da parte per un attimo la signora Cosmiu.
Mi spiace doverle dire però che alcune delle accuse
contenute nelle lettere anonime riguardano lei.
- Se qualcuno è così meschino da scrivere lettere
anonime non mi sorprende che cerchi di insinuare
sospetti privi di fondamento. Potrei sapere di cosa mi
si accusa?
- Di aver voluto proteggere la signora Cosmiu stilando
referti di morte affrettati in ambedue le occasioni in

55
Eugenio Bianchi

modo da evitare che le indagini andassero più a


fondo. La signora Cosmiu godeva della fiducia del
professore e penso che a volte gli preparasse anche
qualche pasto ……..
Il dottor Pericoli fece un gesto con la mano nell’aria come a
scacciare una mosca fastidiosa.
- Sciocchezze. Le cause della morte del povero Bruno
– il marito della signora Cosmiu – erano più che
evidenti. Quanto al professore, visto che ormai siamo
a questo punto le confesserò che avevamo stretto un
accordo io e lui: nel momento in cui la malattia
avesse preso decisamente il sopravvento e lui non
fosse più stato autosufficiente avremmo trovato il
modo per …. diciamo così …. accelerarne il decorso.
Penso che lei mi capisca. Non ce n’è stato bisogno
anche perché comunque il suo stato di salute era
pesantemente compromesso. Il fatto che avesse
vomitato poco prima di morire potrebbe anche far
pensare ad un peggioramento improvviso dei sintomi
del tumore. Ma per quello che riguarda la signora
Cosmiu, che cosa ci avrebbe guadagnato dalla morte
di Roberto? Dopo la morte del marito avrebbe potuto
vendere la casa ed andarsene da questo buco di paese
ed invece è rimasta a prendersi cura della suocera. Un
caso ben strano di cinismo omicida, non le pare?
Capisco che lei sia tenuto a fare tutti gli accertamenti
del caso ma mi pare evidente che la persona che ha
scritto quelle lettere è solo animata da risentimento o
magari da spirito razzista.
Mori capì che sarebbe stato inutile continuare con le
domande e si alzò per congedare l’anziano medico.

56
Solo per scelta

- Dal diario di Roberto


Marzo anno2
Tutto storto! Questa mattina andava tutto storto: ho quasi
spezzato una lama del tosaerba prendendo una pietra che non
avevo notato, poi ho rischiato di andare ad urtare la moto e farla
cadere dal cavalletto mentre portavo fuori il trattorino ed infine
ho fatto cadere una bottiglia di spumante mentre sistemavo gli
scaffali della cantina. Così ho capito che era meglio lasciar
perdere qualsiasi lavoro. Sono salito in moto e sono andato a fare
colazione al bar del paese, una cosa che non faccio tanto spesso.
Ovviamente avevo già messo in conto la curiosità dei
frequentatori del bar ma ormai ci ho fatto l’abitudine: c’è sempre
qualche sguardo curioso anche quando entro nel forno oppure nel
negozio di alimentari. Nel forno poi la fornaia non perde
occasione per cercare, purtroppo per lei senza alcun successo, di
attaccare bottone. Mi sono seduto ad un tavolino all’aperto con
un cappuccino ed una brioche ed ho aperto la rivista che avevo
comprato.
- Posso distrarla solo qualche minuto dalla sua lettura?
Davanti a me c’era un anziano che sembrava essere rimasto
indietro nel tempo, non solo nell’abbigliamento ma anche nel
modo di parlare.
- Mi scusi se la disturbo ma non è molto facile vederla qui
in paese e soprattutto seduto a questi tavolini. Mi
permetta di presentarmi: Italo Pericoli. Anche se ormai
non esercito a tempo pieno, qui in paese mi considerano
ancora il medico condotto.
- Piacere, immagino che non ci sia bisogno che mi presenti
visto che lei sembra conoscermi già. Si accomodi.
Gradisce qualcosa? Un caffè?
- Grazie, un caffè andrà benissimo. Per quello che riguarda
la sua conoscenza penso che tutti in paese sappiano chi è
lei ma mi permetta di farle notare che è per buona parte
colpa sua: non c'è nulla che stimoli la curiosità come

57
Eugenio Bianchi

qualcosa che sfugge al desiderio di sapere e conoscere. Se


lei avesse dato poche risposte banali ai curiosi che
cercavano di ficcare il naso probabilmente in un paio di
giorni l'avrebbero lasciata perdere. Ma lei non ha dato
soddisfazione e quindi …....comunque, per tornare alla
questione che mi sta a cuore, immagino che lei si stia
chiedendo perché ho deciso di romperle le scatole in un
momento di relax ma le garantisco che non ho intenzione
di disturbarla più del dovuto. Il fatto è che penso che lei
possa aiutarmi in una piccola impresa che vorrei portare
a termine da anni e che invece è rimasta sempre
incompiuta. Mi pare che lei sia un appassionato di moto.
La usa solo, la moto, oppure ne sa anche di meccanica?
- Non sono un meccanico provetto ma me la cavo
abbastanza.
- Anche con motori vecchi?
- Vecchi quanto?
- Più di una sessantina d’anni
- Caspita! Questo significa andare indietro di parecchio nel
tempo. Non ho molta esperienza in quel campo soprattutto
perché non ho mai avuto molte occasioni di avere per le
mani moto così vecchie.
- Cosa ne direbbe di accompagnarmi a casa? Ovviamente
quando avrà terminato la sua colazione e se non ha nulla
di urgente che l’aspetti. Penso che potremmo parlare della
cosa che mi sta a cuore con maggiore cognizione di
causa.
Una ventina di minuti più tardi il dottor Pericoli mi ha aperto il
cancello di una villetta costruita sicuramente da più di un secolo.
Un cancello enorme in ferro battuto si apriva su un vialetto di
ghiaia che divideva in due un giardino che aveva visto tempi
migliori. La facciata della casa aveva una scalinata larghissima
che saliva verso un terrazzo sul quale si apriva il portone ed
alcune porte finestre. Il dottore però ha svoltato prima della scala

58
Solo per scelta

e mi ha condotto direttamente nel garage, uno stanzone enorme


che avrebbe potuto ospitare un paio di auto. In realtà nelle
intenzioni di chi aveva costruito la villa, quella doveva essere
sicuramente una cucina di servizio visto che metà di una parete
era occupata da un grande camino con una spaziosa arola. Vicino
ad una parete c’era una vecchia Guzzi tenuta sul suo cavalletto
ma in modo che i pneumatici non toccassero terra. Che fosse una
Guzzi lo si poteva dedurre dal disco del volano sul fianco del
motore, una caratteristica di quella casa costruttrice che chiunque
abbia avuto un po’ di passione per i motori riconosce
immediatamente. Che modello fosse era un po’ più difficile
stabilirlo visto che io non ho grandi conoscenze di moto d’epoca
ma sono convito che il mio amico Romano riuscirà a trovare tutte
le informazioni che servono. Lui è una specie di enciclopedia
ambulante delle moto d’epoca e la moto sembra in buone
condizioni. Non assomiglia per niente a quei rottami semi
arrugginiti che si trovano buttati da qualche parte in vecchi fienili
di campagna.
- Pensa che sia possibile farla tornare in strada? – mi ha
chiesto il dottore
- Così a prima vista è difficile dirlo però mi sembra sia
stata tenuta discretamente ed ho un amico che potrebbe
farci una buona diagnosi. È un vero collezionista oltre che
un bravissimo meccanico.
- Lo porti qua una sera e sentiamo cosa ne pensa.
- Il guaio è che non so se avrà del tempo da dedicarci. È
molto impegnato.
- Basta che lui ci dica se si può fare. Poi ci mettiamo
insieme a qualcun altro che ho in mente io ed
eventualmente gli facciamo fare da aiuto esterno.
Ovviamente compensandolo per il disturbo.
- Domani lo chiamo ma non le prometto nulla.
- Lei ci provi comunque. Al massimo continuerà a riposare
qua dentro finchè non me ne sarò andato io.

59
Eugenio Bianchi

Ci siamo lasciati con una stretta di mano. Ti piacerebbe,


Eleonora, il dottor Pericoli. Ispira serenità e saggezza. E sono
sicuro che se ti incontrasse ti farebbe un mezzo inchino e si
toglierebbe il cappello prima di darti la mano oppure sfiorare la
tua mano con le labbra perchè secondo me lui è il tipo che ancora
riesce a fare il baciamano senza apparire eccessivo o
caricaturale. E tu ne resteresti affascinata perché i modi d’altri
tempi ti sono sempre piaciuti. Modi a cui i miei amici motociclisti
non sono certamente avvezzi, troppo impegnati come sono a
volere passare per rudi pronipoti dei pionieri che andavano per
terre sconosciute.
-------------------------------------------------------------------
Si sono fermati due amici motociclisti francesi per un paio di
giorni. Ogni volta che penso alla definizione “amici motociclisti”
mi dico che il vocabolario a volte dovrebbe avere più parole delle
tante che già ha. La parola amico ormai viene usata talmente a
sproposito! Un amico dovrebbe essere qualcuno a cui sai di
poterti rivolgere in qualsiasi momento tu abbia bisogno di aiuto
ovvero qualcuno che tu sei disposto ad aiutare in qualsiasi
momento. L’amico è la persona a cui sai di poter raccontare i tuoi
dubbi, le tue emozioni e le tue delusioni sapendo che lui le terrà
per sé e le comprenderà e sarà felice di condividerle con te
aspettandosi che tu sappia fare lo stesso nei suoi confronti. A
pensarci bene, io di amici del genere non ne ho. Ne ho avuti un
paio quando ero giovane, al tempo delle scuole superiori e poi
dell’università ma poi, dopo che con loro ci eravamo persi di
vista, non ne ho più avuti. Nel lavoro ho avuto colleghi sui quali
sapevo di poter contare per portare avanti dei progetti, colleghi e
colleghe coi quali era piacevolissimo trovarsi a tavola con le
rispettive mogli e i rispettivi mariti perché si condividevano le
stesse tendenze in politica e nell’approccio alla vita ma non mi
sarei mai sognato di confidarmi con loro sui miei problemi
personali. E lo stesso potrei dire degli amici motociclisti: so che,
se hanno un letto disponibile, quando passo dalle loro parti posso

60
Solo per scelta

fare a meno di cercare un camping o una camera d’albergo e loro,


allo stesso modo, sanno che possono trovare una sistemazione di
fortuna qui da me. Ma anche con loro le confidenze personali
sono molto limitate anzi, direi che ci si guarda bene dall’entrare
troppo a fondo nella sfera privata.
--------------------------------------------------------------------
Ero sceso in paese e stavo tornando a casa quando ho visto
un’auto ferma sul ciglio della strada col cofano aperto ed una
donna appoggiata alla portiera. Mi sono fermato e le ho chiesto
se serviva aiuto.
- Se ha il telefonino e mi fa chiamare il meccanico sarebbe
un grosso favore. Anche se temo che questa volta possa
fare ben poco anche lui.
Aveva un accento strano: si capiva che era straniera ma
evidentemente doveva aver vissuto in Italia per parecchi anni. Le
ho passato il cellulare e lei ha scambiato solo poche parole con il
meccanico.
- Ci penserà lui a venirla a prendere prima di sera. Ha
detto di lasciarla qui. – mi ha detto restituendomi il
cellulare.
- Abita lontano? – le ho chiesto.
- Non si preoccupi, sono abituata a camminare. E poi sono
solo una decina di minuti ……però, a ripensarci, un
passaggio in moto non mi dispiacerebbe. Una volta ce
l’avevamo una moto, quando mio marito era vivo. Sono
anni che non ci salgo. E non si preoccupi per il casco: di
sicuro non corre il rischio di incontrare né vigili né
carabinieri. Basta che non si metta a fare le corse e faccia
attenzione: l’asfalto finisce presto e ci sono delle belle
buche. Anche se non mi pare che questa sia la moto adatta
per farci le corse.
Le ho fatto comunque indossare il mio casco e poi l’ho fatta salire
sulla moto e siamo partiti. Che strana sensazione avvertire il
corpo di una donna appoggiato alla mia schiena! Quanto tempo

61
Eugenio Bianchi

era passato dall’ultima volta in cui tu, Eleonora, avevi accettato


di salire in moto per fare un breve giro insieme! E poi non ero
preparato a sentire le sue braccia che mi circondavano la vita!
Per qualche istante la mia attenzione ha lasciato la strada e per
poco non finivamo a terra nel momento in cui l’asfalto aveva
lasciato bruscamente il posto alla ghiaia. Per fortuna non stavo
andando veloce. Non c’è voluto molto ad arrivare a casa sua: un
edificio vecchio ma ancora in discrete condizioni perso in mezzo
al nulla, quasi come la mia nuova casa. È scesa dalla moto e mi
ha invitato a fermarmi per bere qualcosa. Stavo per rifiutare ma
poi mi sono detto che non avevo nulla di urgente da fare e per una
volta potevo anche evitare di sembrare il solito orso scorbutico.
La stanza dove mi ha fatto entrare doveva essere stata la cucina di
una famiglia numerosa: c’era ancora un camino nell’angolo più
lontano dalla porta ed un vecchio lavello nell’angolo opposto. Un
tavolo pesante segnato dagli anni occupava il centro della stanza
ed appoggiata al muro c’era una vecchia madia di quelle che
servivano per preparare l’impasto per il pane quando lo si faceva
in casa. La donna ha aperto il frigorifero che si trovava a fianco
della madia ed ha tirato fuori un paio di bottiglie.
- Birra? Altrimenti ho solo acqua oppure vino.
- La birra va benissimo
- Lei è il professore, vero? Quello che si è fatto la casa nel
castagneto
- Sì, vedo che mi conoscono tutti anche se io non conosco
quasi nessuno
- Questo è un paesino e tutti si conoscono da anni. Appena
arriva uno sconosciuto ci vuol poco ad accorgersene. Lei
poi se ne va in giro su quella moto che sembra fatta
apposta per farsi notare! Poi col tempo qualche cosa si
viene sempre a sapere. Anche se su di lei non è che se ne
sappia molto. Lo sa che in paese la considerano piuttosto
scorbutico?

62
Solo per scelta

- Posso immaginarlo. Anche lei non è di qui, a giudicare


dall’accento.
- Oh no! Io sono rumena ma ormai sono qui da otto anni e
non faccio più notizia, anche se molti continuano a
chiamarmi “la straniera”
- E vive qui da sola?
- Da quando è morto mio marito sì. Questa era la sua casa
e adesso è la mia visto che non ci sono altri eredi.
Preferirei un appartamento più piccolo in paese ma non è
facile trovare un compratore per una casa come questa e
se non la vendo …….
- E come fa a tirare avanti?
- Qualcosa Bruno mi ha lasciato grazie ad una
assicurazione che aveva fatto da anni, ma non è gran ché.
Pulizie in casa di qualche famiglia, una mano al
ristorante in cucina nei fine settimana, cose così. È nella
cucina del ristorante che ho saputo che era arrivato uno
nuovo.
- Nessuna amicizia, nessun legame in paese?
- Amicizie praticamente nessuna se escludiamo Gianna, la
cuoca del ristorante, che non è neppure una vera amicizia
ma diciamo che ci andiamo vicini, e se legame vuol dire
un uomo, no, non ho legami. L’unica persona a cui mi
sento legata qui è mia suocera che è anche l’unico motivo
che mi fa rimanere in questo posto.
- Vedo che qualche cosa in comune ce l’abbiamo. Anche io
di amicizie ne ho poche e di legami nessuno. A proposito
io mi chiamo Roberto.
- Gloria.
- Piacere di averla conosciuta, Gloria. Adesso devo proprio
andare.
Sono risalito in moto e sono tornato verso casa. C’era qualcosa in
quella donna che mi aveva fatto provare una specie di simpatia
improvvisa. Forse mi ha colpito la sua rassegnazione ad essere

63
Eugenio Bianchi

tenuta ai margini della vita del paese, la sua stanca accettazione


nell’essere una che di certo non viene guardata con simpatia da
parecchie persone.
--------------------------------------------------------------------------
Sembra destino che, quelle poche volte che mi fermo al bar del
paese, qualcuno debba sempre venire a dirmi qualcosa. Forse è
proprio perché mi ci fermo così di rado e quindi se qualcuno non
vuol venire fino al mio cancello approfitta dell’occasione. Oggi mi
stavo godendo una birra seduto al tavolino che dà sulla piazza
quando qualcuno si è piazzato fra me ed il caldo sole
pomeridiano. Non riuscivo a vederlo bene in faccia con il sole
negli occhi ma mi è sembrato uno che avevo già visto da qualche
parte.
- È lei quello nuovo che si è fatto la casa nel castagneto di
Cesco?
- Sì, sono io. Le dispiace spostarsi così posso continuare a
scaldarmi?
- Non si preoccupi, vado via subito. Volevo solo dirle di
stare attento a quello che fa e a quello che dice. A fare il
galletto dove non si deve rischia di farsi del male.
Sono rimasto sorpreso. Molto sorpreso. Gli stavo dicendo che non
capivo a cosa si riferisse ma mi ha girato le spalle e se ne è
andato biascicando qualcosa. Ero sicuro di non averlo mai
incontrato in vita mia e a quel punto la curiosità è stata più forte
della pigrizia: mi sono alzato e sono andato dal barista. Aveva
seguito la scena attraverso il vetro e non aveva sentito quello che
ci eravamo detti però conosceva bene quell’uomo. A quanto pare è
il fornaio, il marito della rossa, e questo mi sorprende ancora di
più. Che ragioni ha per apostrofarmi con quel tono minaccioso?
Certo che per essere un piccolo paese, ce n’è di gente strana!

Il forno di Nunzia
- Quando c’hai quella faccia lì vuol dire che ci sono novità.
Dai Cesarina, non tenerci sulle spine!

64
Solo per scelta

Le due donne davanti al bancone e Nunzia che stava pesando un


sacchetto di pane pendevano dalle labbra della nuova arrivata.
- Il forestiero ha fatto amicizie nuove!
- Con chi?
- Tanto per cominciare, col dottore!
- Sai che notiziona! Avrà pensato che gli può far comodo!
Tutte qui le novità?
- Eh no! La più bella arriva adesso. Indovinate chi è che si
fa portare in giro sulla moto del forestiero?
La pausa ad effetto di Cesarina aveva fatto colpo: le altre
sembravano quasi sospese nell’attesa
- La rumena
- Quella puttana! – Nunzia era davvero inferocita – basta
che ci sia un uomo libero in giro e quella se lo accaparra
subito! Io vorrei sapere che cazzo ci trovano gli uomini in
quella slavata! Non c’ha un gran fisico, non è bella, fa
fatica a mettere insieme un discorso mo appena un uomo
la vede finisce come le mosche nella ragnatela. Mo te,
Cesarina, sei proprio sicura?
- Sicura? Li ho visti io con i miei occhi! Ieri ero andata a
cercare un po’ di erbe da cuocere e ho sentito un rumore
strano sulla strada; ho alzato la testa e loro sono passati
che andavano verso la casa di Bruno, sì, insomma, quella
che era di Bruno. Quella dove sta la rumena. Lui guidava
e lei era seduta dietro tutta aggrappata a lui. E dovevi
vedere come se lo stringeva!
- Però è strano. Con noi ha sempre detto che non lo aveva
mai incontrato – Gianna era la cuoca del ristorante dove
Gloria andava a dare una mano nei fine settimana.
- T’avrà raccontato una balla!
- Mo no, dai! Anche domenica scorsa la Silvana, la
cameriera, diceva che aveva visto il forestiero in moto e
che era un tipo strano perché non si riusciva a sapere quasi
niente di lui e lei, la Gloria, ha detto che uno così

65
Eugenio Bianchi

incuriosiva parecchio. Se avesse saputo qualcosa io sono


convinta che l’avrebbe detto.
- E si vede che da domenica a ieri è riuscita a sapere
parecchie cose in più se si fa portare in moto.
- Comunque lui si è fermato poco a casa della rumena. È
ripassato da solo dopo al massimo un quarto d’ora.
- Magari le si era guastata la macchina alla Gloria e lui le ha
dato un passaggio. Lo sapete anche voi che la macchina
che c'ha lei è sempre nei rotti.
- Certo che te Gianna le vai proprio a cercare tutte! Pensa te
che razza di combinazioni devono essere successe tutte
insieme: alla rumena gli si è guastata la macchina proprio
cinque minuti prima che passasse il forestiero e lui si è
dimenticato proprio in quel momento che non guarda mai
in faccia a nessuno! Mo chi vuoi che ci creda?

66
6
Simona ebbe un moto di stizza nel vedere Mori entrare nel
bar in compagnia di un uomo vestito in modo dimesso ed
andare a sedersi al tavolino più isolato. Il suo turno di lavoro
stava per finire ed il bar era deserto. Sarebbe stata una buona
occasione per scambiare qualche parola con lui ma sembrava
proprio che la buona sorte non fosse dalla sua parte. Facendo
del suo meglio per nascondere la delusione portò ai due
uomini i due caffè che Mori aveva ordinato passandole
davanti.
- Oggi tocca alla rumena? – chiese Gusto
- Sì, che cosa mi sa dire a proposito di quella donna
che già non mi abbia raccontato il maresciallo?
- Vuole le mie impressioni oppure le cose che so?
- Partiamo dai dati e poi sentiamo le impressioni.
- È arrivata in paese con Bruno otto anni fa. Faceva la
cameriera in un ristorante dove si fermavano tanti
camionisti e lì Bruno l’ha conosciuta. Era scappata
dalla Romania al tempo di Ceausescu e qualcuno
diceva che aveva anche battuto il marciapiede prima
di trovare il posto da cameriera. Bruno era un
bell’uomo e quando è arrivato qui con lei, le donne
che gli avevano messo gli occhi addosso da tempo si
sono scatenate a dirne di tutti i colori. Sa com’è … le
solite cose che si dicono sulle straniere che vengono
a rubare i mariti o per farsi sposare da vecchi
rimbambiti. Solo che lei non aveva rubato il marito a
nessuna. Era solo riuscita a farsi sposare da uno che
non sembrava proprio intenzionato a mettersi una
donna in casa. Tenga presente poi che a quelle

67
Eugenio Bianchi

linguacce lei non ha mai fornito molte occasioni per


le maldicenze: niente vestiti vistosi, usciva da sola
solo per andare a fare la spesa o per andare a trovare
Suntina, la mamma di Bruno, e quando lui veniva al
bar non faceva che raccontare quanto fosse contento
di aver trovato una donna così. Ma le donne del paese
hanno continuato a darle addosso e quando Bruno è
morto si sono scatenate ancor di più. La fornaia poi
non ha mai perso occasione per spargere veleno.
- Ma non è sposata?
- Povero Erminio! Ha più corna lui di un cesto di
lumache ma è assolutamente convinto della fedeltà
della moglie! Il fatto è che la rossa, sì la fornaia,
aveva messo gli occhi su Bruno da un pezzo. Solo
che lui non le aveva mai dato retta.
- E lei cosa ne pensa? Della rumena voglio dire.
- Se mi venisse la voglia di mettermi una donna in casa
ci farei più di un pensiero. Non sarà uno schianto ma
non è mica una brutta donna …. Per quello che si può
vedere sembra anche avere un bel fisico ma su
questo, con le donne, è difficile avere delle certezze
con tutte le robe che hanno inventato ultimamente
…... finchè non le si vede spogliate del tutto non si è
sicuri di niente ….. Comunque è una donna
tranquilla, non sarà una cuoca eccezionale e non ha
imparato molto a lavorare nella cucina del ristorante
ma comunque riesce a mettere in tavola un pasto
decente e sa tenere la casa in ordine …. e poi guardi,
se Suntina le si è affezionata come ad una figlia vuol
dire che è una che merita considerazione. Suntina

68
Solo per scelta

sarà vecchia ma di sicuro non è rincoglionita e non


sta a farsi influenzare da quello che dicono in paese.
- Insomma niente di strano, niente di piccante, niente
di misterioso.
- Niente, a parte il fatto che i due uomini che hanno
avuto a che fare con lei sono morti ed uno le ha
lasciato la casa e l’altro …. ancora non si sa se abbia
lasciato un testamento ma qualcosa le deve aver
lasciato di sicuro. E poi, ovviamente c’è il ragazzo.
- Il ragazzo? Quale ragazzo?
- Pensavo lo sapesse. Matteo, il ragazzo del
distributore, uno dei pochi amici che aveva il
professore in paese. Innamorato perso senza alcuna
speranza della rumena da anni. Lo sa benissimo che
lei non gli concederà mai nulla perchè glielo ha già
detto in faccia che non ha nessuna intenzione di
illudere un ragazzo così giovane. Ma secondo me lui
continua ancora a sognarla …… anche se intanto
trova di che consolarsi …..
Con un sorriso ironico Gusto si alzò dal tavolo.
- La prossima volta le racconto qualcosa in più sul
ragazzo. Io se fossi in lei lo convocherei. Visto mai
che venga fuori qualcosa di interessante?

- Dal diario di Roberto


Aprile anno2
Stavo facendo il pieno alla moto al distributore in paese, giorni fa,
quando si è avvicinato il ragazzo che aiuta il gestore. Sembrava
che facesse fatica a parlare ma poi ho capito che è solo molto
timido. Aveva un favore da chiedermi e la mia fama di scontroso
non lo aiutava molto. Però si vede che ha trovato il coraggio ed
eccolo lì, di fianco alla mia moto, con la faccia in fiamme che mi

69
Eugenio Bianchi

raccontava il suo sogno. Avrà una trentina d’anni o poco più ma


in qualcosa mi assomiglia: gli piacciono le moto e gli piace la
musica. E vorrebbe saper suonare la chitarra. Per quelli del paese
non ci vuole molto a sapere che io me la cavo visto che, quando
attacco l’amplificatore, il suono si diffonde intorno a casa e anche
un po’ più in là. E allora Matteo – si chiama così il ragazzo del
distributore – ha pensato che posso insegnargli qualcosa. Ho
cercato di spiegargli che anche io non sono proprio un chitarrista
eccezionale, che non ci sarà molto da imparare da me e che per
imparare a suonare uno strumento musicale bisognerebbe
cominciare da piccoli, ma non c’è stato niente da fare. Così ieri
sera Matteo è venuto qui con la sua chitarra. Mi aspettavo una
normalissima chitarra acustica di quelle che si comperano per
una cifra modesta proprio perché deve solo servire ad imparare.
Però già solo vedendo la custodia mi ero reso conto che quella
non poteva essere una cosa da poco prezzo. Di solito i principianti
tengono la loro chitarra in una sacca floscia ed invece questa era
una custodia rigida con cerniere e chiusure color oro lucidissime.
L’ha aperta con attenzione, quasi stesse compiendo un gesto
rituale e sono rimasto senza fiato: adagiata nel velluto nero
all’interno della custodia c’era una Ibanez PM 120. Sì, Eleonora,
lo so che a te questo dice poco ma forse ti dirà qualcosa in più
sapere che PM sta per Pat Metheny, uno di quei musicisti che
sono conosciuti dappertutto nel mondo. La chitarra in sé era già
una festa per i miei occhi con la sua cassa abbastanza profonda,
le curvature morbide ed il color legno naturale, ma quello che la
rendeva davvero speciale era l’autografo di Metheny proprio sotto
il battipenna. Un autografo vero, non una di quelle cose che
vengono stampate su un adesivo già in fabbrica e fanno parte
della versione speciale di uno strumento. Ho chiesto a Matteo
come aveva avuto un oggetto del genere e lui mi ha raccontato di
un cugino appassionato di musica e patito del jazz che aveva
comprato quella chitarra folgorato dal miscuglio jazz-new age di
Metheny. Due anni fa si era fatto in macchina, da solo, tutta la

70
Solo per scelta

strada fino a Berlino per andare ad un concerto del suo nuovo


idolo ed aveva portato con sé la chitarra. Era arrivato con largo
anticipo nel pomeriggio, si era piazzato davanti all’ingresso degli
artisti poco prima che iniziassero il soundcheck ed aveva
pazientemente aspettato finché non aveva visto Metheny scendere
da un'auto. L’aveva fermato e, pennarello alla mano, gli aveva
chiesto di autografargli la chitarra. Il chitarrista era rimasto
sorpreso nel vedersi chiedere un autografo non sul solito pezzo di
carta o su uno di quei libretti che di solito hanno i collezionisti ma
su una chitarra che lui conosceva bene. Lo aveva accontentato
con un sorriso e gli aveva chiesto da dove venisse. Quando aveva
sentito che si era fatto tutti quei chilometri solo per il suo
concerto, l’aveva fatto entrare per assistere alle prove e poi gli
aveva permesso di restare nella zona ristretta sotto il palco fino
alla fine del concerto. Sulla via del ritorno però la stanchezza
aveva giocato al ragazzo un brutto tiro e la sua auto era finita
contro un albero secolare al bordo della strada a poche decine di
chilometri da casa. Ironia della sorte, la chitarra era nella sua
custodia, avvolta in una pesante coperta nel bagagliaio dell’auto
e non aveva subito nessun danno. Pochi giorni dopo i funerali la
zia di Matteo gli aveva chiesto di prendersi la chitarra: non
poteva più sopportare di vederla in casa a ricordarle da dove era
cominciata la fine del figlio. Matteo si è comprato un corso di
chitarra su dvd ma non gli sembra di avere imparato molto e
adesso conta su di me per acquisire almeno un po’ di sicurezza.
Spero proprio di non deluderlo anche se non so quanto potrò
insegnargli. Forse gli potrò essere utile soltanto spingendolo a
continuare senza arrendersi alle difficoltà.
-----------------------------------------------------------------
Vivere in un posto da cui si può comodamente raggiungere una
buona parte del territorio italiano procura un mucchio di amici,
soprattutto stranieri. Ovvio che, se uno di loro ti dice che passerà
dalle tue parti per andare a vedere un po’ di Italia, il minimo che
puoi fare è invitarlo a fermarsi a casa tua per qualche giorno. E

71
Eugenio Bianchi

da quando ho fatto sapere ai miei amici motociclisti sparsi in giro


per l’Europa che ho una casetta nella quale possono trovare
accoglienza, alcuni di loro non hanno mancato di preannunciarmi
la loro intenzione di approfittare dell’occasione che offro loro.
Non mi dispiace ospitarli di tanto in tanto: sono una interruzione
alla solitudine che mi sono scelto come prima compagna di quello
che resta della mia vita, quella solitudine che è così piacevole per
tanta parte del tempo ma che a volte gioca anche brutti scherzi.
Soprattutto quando ti porta a vagare liberamente nella memoria e
in mezzo a momenti piacevoli ti infila il rimpianto di decisioni mai
prese o lo sconcerto di errori fatti e che potevi evitare. In questi
momenti come invidio quelli che hanno solo certezze! Chissà se
davvero non capita mai che anche loro si soffermino a
riconsiderare i propri errori! Il guaio è che se mi capitano
momenti del genere non mi è mica facile poi uscirne. Basta un
nulla, una frase letta in un libro o poche note di una canzone e di
colpo è come se si accendesse un piccolo riflettore nel buio: ti si
affacciano immagini confuse che pensi di poter tranquillamente
rimuovere ed invece la mente si mette ad accendere altri piccoli
riflettori tutto intorno. E tu continui ad essere combattuto fra
l’irritazione e il masochismo. L’irritazione per non essere riuscito
a chiudere subito quello spiraglio di luce sul passato ed il
perverso desiderio di tornare ad esaminare le diverse possibilità
che ti si erano offerte e che tu avevi scartato. E ci insisti, su quella
ricerca, anche se sai benissimo che alla fine proverai solo un
pesante senso di delusione e magari anche un profondo rimpianto
per qualcosa che avrebbe potuto essere diverso nella tua vita e
che invece non lo è stato.
---------------------------------------------------------------------------
Abbiamo cominciato a lavorare alla moto di Italo, il dottore. Se
continueremo così non so quando finiremo il restauro ma di sicuro
passeremo delle belle serate. Pensa Eleonora: quattro uomini, a
volte cinque, in un grande stanzone intorno ad una vecchia moto,
con il camino che scoppietta se fa freddo, qualche bottiglia di vino

72
Solo per scelta

e di birra ed un vecchio stereo che suona un po’ di lirica ed un po’


di vecchio rock. Gusto è quello che parla di più. Matteo è il più
silenzioso. Abbiamo stabilito che ci vedremo due volte a settimana
e Romano ha promesso che verrà tutte le volte che potrà. In ogni
caso si è già guadagnato la sua buona reputazione. La prima volta
che è venuto a vedere la moto ci ha messo un attimo ad indicarne
il modello - Guzzi Airone 250 cc.- ed il periodo di costruzione, tra
il 1939 ed il 1946. Italo ricordava solo che suo padre l’aveva
comprata usata prima della fine della guerra e che si era rivelata
una instancabile compagna nei suoi spostamenti ogni volta che
c’era da andare a visitare qualche malato in una delle tante
cascine a volte costretto a percorrere stretti sentieri sterrati che
mettevano a dura prova le sospensioni della moto e la schiena del
medico condotto. Romano pensa che non avrà bisogno di
riparazioni importanti; secondo lui è ancora in ottime condizioni.
Dovremo smontare tutto il motore per controllarlo a fondo e
sicuramente ci sarà da sostituire le guarnizioni ma lui è convinto
che non dovremo passare mesi alla ricerca di ricambi difficili da
trovare. Italo sembra ringiovanito. Sono convinto che alla sua età
la solitudine sia qualcosa che diventa pesante da sopportare se la
si è scelta come compagna da tempo, anche se si sa che il paese
intero ti è riconoscente e che se ci fosse bisogno dell’aiuto di
qualcuno nessuno si tirerebbe indietro. A pensarci bene siamo un
gruppo di solitari: nessuno che abbia una donna in casa e, fino a
qualche settimana fa, nessuno che avesse una cerchia di amici con
cui trovarsi in compagnia. Gusto passa qualche ora al bar a
guardare gli altri giocare a carte ma nessuno dei frequentatori del
bar può essere considerato un suo amico anzi, da quel che ho
capito, con il suo parlare schietto deve essersi fatto non pochi
nemici. Quando poi si parla di donne Italo ed io ci divertiamo con
le schermaglie fra Gusto e Matteo con il più anziano che comincia
ad alludere alle gesta erotiche del ragazzo con due donne del
paese e col ragazzo che rinfaccia al più anziano di sputtanarsi

73
Eugenio Bianchi

buona parte dei suoi guadagni con le prostitute giù in città. Ma io


sono convinto che Gusto una donna da qualche parte ce l’abbia.
-------------------------------------------------
Stavo tornando dalla mia solita passeggiata nel bosco ed ero
ormai vicino a casa quando ho incrociato una donna.
- Lei è il professore, vero? Ma lo sa che è davvero difficile
riuscire ad incontrarla? Me lo avevano detto ma io non
volevo crederci ed invece è proprio così. E dire che non
abitiamo neppure così lontani anzi direi che siamo
praticamente vicini di casa. Io ho il negozio di
parrucchiera e ogni volta che lei va in paese ci passa
davanti! E quando ci passa in moto non ci si può
sbagliare, quel suono è inconfondibile. Lo sa che anni fa
mi era venuta la tentazione di compramene una anche io?
Mica grossa come la sua, però! Poi ho lasciato perdere
ma la voglia di provare mi è rimasta. Mi piacerebbe
proprio se riuscisse a trovare un po' di tempo uno di
questi giorni per farmi fare un giretto. Di solito le moto
sono scomode per il passeggero ma la sua sembra proprio
comodissima con quella sella che sembra una poltrona.
Non era facile interrompere quella valanga di parole così ho
aspettato che si stancasse ed intanto mi sono preso qualche
minuto per osservarla. Di certo è una che non passa inosservata:
ha un viso abbastanza carino anche se un po’ troppo truccato per i
miei gusti e un corpo dalle curve prorompenti che non bada certo
a nascondere. Secondo me deve essere una buona amica della
fornaia: stesso atteggiamento sfrontato, stesso abbigliamento
provocante. Di certo non era lì per caso: l’abbigliamento non era
proprio adatto ad una passeggiata nel bosco.
- Belli i suoi capelli! – ha continuato – Se vuole trattarli
bene guardi che io uso solo i prodotti migliori e sono
sicura che saprei occuparmene meglio di qualsiasi
barbiere per uomo.
- La ringrazio ma sono abituato a far da solo

74
Solo per scelta

- Ma come fa a starsene tutto solo tutto il giorno? Io


proprio non ce la farei! Ma poi sarà proprio vero che è
sempre solo?
- Mi piace starmene in pace e la solitudine non mi pesa. E
comunque ci sono tanti modi per riempire il tempo anche
da soli.
- Io da sola mi rattristo. La prossima volta che passa
davanti al mio negozio perché non si ferma a prendere un
caffè e tenermi compagnia se non c’è nessun cliente? Così
magari mi aiuta a passare il tempo più in fretta e più
piacevolmente.
Mi ha fatto un sorriso malizioso ed un cenno di saluto con la
mano e se ne è andata senza aspettare la risposta. Forse temeva
che rifiutassi come effettivamente stavo per fare.

Il forno di Nunzia
- Dì Nunzia, hai sentito che adesso il forestiero passa
qualche sera in paese? Dicono che lui e Matteo si trovano
la sera a casa del dottore. E c’è anche Gusto. Ha detto mio
marito che l’ha sentito al bar che parlava di una
motocicletta che devono riparare ….. una moto vecchia
che era del babbo del dottore. Tè Rosina te lo ricordi il
babbo del dottore?
- Me lo ricordo sì! Gran bell’uomo. E poi un vero signore
anche se aveva il difetto di essere un fascista. Mo la moto
forse è quella che usava anche il dottor Pericoli quando
aveva un po’ di anni in meno. Voi siete troppo giovani ma
quelle della mia età se lo ricordano di sicuro. Sapeste in
quante ci facevamo il filo, dietro al dottore! Non c’era una
ragazza qua intorno che non andasse in bambola ogni
volta che lo si vedeva per strada. Sempre elegante, sempre
distinto. Avreste dovuto vedere che sorrisi che gli
facevano le ragazze! E mica solo le ragazze! Anche fra

75
Eugenio Bianchi

quelle sposate ce n'erano che gli sarebbe bastato un segno!


Mo lui niente! Gli era rimasta in testa quella ebrea morta
nei campi di concentramento e non c’era niente da fare. E
infatti non si è mai sposato. Certo che l’ebrea era una vera
bellezza. Avreste dovuto vederla: sembrava un angelo. E
poi gentile, carina con tutti ….. c’era mica da
meravigliarsi se Pericoli si era innamorato perso.
- E quindi adesso vogliono rimettere a posto la moto? Mo
mica penserà di andarci in giro, il dottore? Ormai alla sua
età ….
- Dice mio marito che lo fanno solo per il gusto di farla
tornare come una volta.
- Eh già! Il forestiero va in giro solo sulla moto. Si vede che
anche quegli altri c’hanno quella passione lì!
- Anche il ragazzo del distributore è sempre in giro con la
moto. L’hai mai visto tè, Nunzia?
- Cosa vuoi che veda io! Sono sempre qui dentro! Per
fortuna che ogni tanto alla sera vado a fare quattro
chiacchiere con Irene altrimenti morirei di noia.
- A proposito! Non ci ha ancora provato la Irene? Col
forestiero ….
- Ci ha provato sì ma niente da fare. Ha detto che non si
rassegna ma la vedo dura!
- Non sarà mica uno che …….. sì, dai che hai capito …..
che ci piacciono i maschi?
- No, stai tranquilla che a quello ci piacciono le donne, altro
che i maschi!
- Sai qualcosa Nunzia? Dai non fare la misteriosa! Cosa hai
saputo?
- Vi dico solo che pare che fra forestieri si siano trovati
subito. C’è una che va in giro a cercare una moto da
comprare, pensate un po’!
- No! Dai! Ma sei sicura? Allora la Cesarina c’aveva
ragione! C’ha messo poco a farci amicizia!

76
Solo per scelta

- Pare proprio di sì. Quella c’ha un fiuto speciale per i polli


da spennare. Ve lo dico io! Tempo un paio di settimane
vedrete che a casa sua ci starà poco, vedrete se non ho
ragione …

77
7
Mori aveva aspettato quell’incontro con una crescente
curiosità. Non aveva mai incontrato la “straniera” – un po’
tutti chiamavano Gloria Cosmiu in quel modo a
Montesangiorgio – e quindi non sapeva neppure che aspetto
avesse. Se avesse voluto basarsi sul fascino che aveva
esercitato su tre uomini, si sarebbe dovuto aspettare una
bellezza mozzafiato ma Gusto aveva espresso qualche
riserva sull’avvenenza della rumena. Quando se la trovò
davanti, comunque, il magistrato si disse che probabilmente
le critiche di Gusto erano eccessive. Certo il viso non era di
una bellezza sconvolgente ma molti uomini l’avrebbero
trovato gradevole ed era difficile valutare l’armonia del
corpo visto che indossava una camicia scozzese di foggia
maschile e jeans discretamente sformati ma tuttavia
sembrava avere un fisico snello e sodo. Nel salutarla Mori
non poté fare a meno di accorgersi che le mani della donna
mostravano molto più di quello che diceva il suo viso: non
erano le mani di una che passasse le giornate a far nulla.
- Immagino lei sappia perché l’ho convocata.
- Penso che dipenda da quelle lettere anonime.
- Esatto. Vorrei farle qualche domanda ma ci tengo a
precisarle che lei è qui solo per darmi modo di farmi
un quadro abbastanza preciso della situazione. Lei
non è accusata di nulla allo stato attuale delle cose.
- Magari non da lei, ma mi pare che in quelle lettere mi
si accusi di un paio di omicidi. – il tono della voce
portava con sé una nota di risentimento e di rabbia.
- Possiamo lasciare da parte le lettere per il momento?
Ho cercato di sapere qualcosa di lei prima di

78
Solo per scelta

convocarla. Qualcosa in più di quello che mi poteva


dire il maresciallo De Vita. Lei abitava a Timisoara
dove faceva la cameriera in un albergo. Dodici anni
fa è stata fermata dagli agenti della questura vicino a
Treviso. Non è stata rispedita in Romania perché
aveva in corso le pratiche per ottenere l’asilo politico.
Dopo quel fermo, qualcuno le ha procurato un lavoro
come cameriera in un ristorante a Mestre dove poi ha
conosciuto Bruno Santoni che l’ha sposata otto anni
fa. Giusto?
- Sì.
- Quando lei è scappata dal suo paese c’era ancora
Ceausescu, se non sbaglio. Non deve essere stato
facile.
- No, non è stato per niente facile. Da qualsiasi parte si
andasse si finiva sempre in un paese comunista.
L’unica fuga possibile era il Mar Nero.
- È passata da lì?
- Sì
- E come ha fatto? Per quel che ne so i controlli erano
piuttosto rigorosi. Ha pagato qualcuno?
La donna d’improvviso esitò e sembrò volersi rifiutare di
rispondere. Mori aspettava che lei decidesse cosa fare.
- In un certo senso …… - la voce adesso era incerta
ma poi la donna ebbe uno scatto della testa e guardò
il magistrato dritto negli occhi quasi con un
atteggiamento di sfida – senta, è inutile che ci
giriamo intorno, tanto voi avete modo di venire a
sapere tutto! Sì, mi sono guadagnata la fuga andando
a letto con un paio di uomini che potevano aiutarmi.
E poi sì, per qualche mese ho fatto anche la puttana

79
Eugenio Bianchi

per strada ma non avevo altro modo per


sopravvivere. E quando quelli di un’associazione che
cercava di tirare via le ragazze dalla strada mi hanno
trovato quel posto come cameriera non creda che la
vita sia diventata improvvisamente facile. Ogni sera
continuavo a guardare in sala per paura di vedere
quelli che mi avevano messo sul marciapiede, per
paura che fossero tornati a riprendermi. Poi è arrivato
Bruno. Magari poco romantico, magari brusco in
certi momenti ma mai cattivo e sempre gentile. Non
ha fatto tanti giri di parole: mi ha offerto una casa ed
una vita normale ed ho pensato che un paesino
poteva essere un buon rifugio ed un buon
nascondiglio. Ed infatti qui avevo trovato la mia
pace: Bruno mi trattava come una regina e sua madre
mi aveva accolto come una figlia nonostante sapesse
bene cosa avevo fatto fino a quel momento. Cosa
potevo volere di più? Sì, c’era qualche linguaccia che
spargeva un po’ di veleno ma che cosa mi importava?
Non voglio fare la vittima ma per qualche donna a
caccia di un marito io ero la solita straniera che arriva
in Italia per rubare gli uomini a quelle del posto. Poi
c’è stata la disgrazia di Bruno. E un paio di linguacce
hanno ricominciato a spargere insinuazioni ma,
grazie al cielo, non è durato tanto. In fondo posso
anche capirle: la vita è un po’ monotona in paese e
qualche pettegolezzo aiuta a passare il tempo.
- Suo marito sapeva della …. del suo ……
- Che ero stata una puttana? Sì, è stata la prima cosa
che gli ho detto quando ha cominciato a farmi delle
proposte. E lui mi ha detto che della mia vita

80
Solo per scelta

precedente non gliene fregava nulla. E non mi ha mai


rinfacciato nulla di quello che ho fatto prima di
conoscerlo. Quando mi ha chiesto di sposarlo non ero
tanto convinta ma poi ho pensato che potevo
sistemarmi una volta per tutte. Non lo amavo. Come
avrei potuto? Lo conoscevo pochissimo! Eppure
vivendo insieme a lui ho imparato a volergli bene
perché era un buono. Magari un po’ scorbutico,
magari un po’ musone ma con un gran cuore. E
secondo lei io avrei avuto qualche ragione per
ammazzarlo?
- Non lo dico io. Io devo solo verificare che il
contenuto di quelle lettere sia vero o falso. Il
maresciallo mi ha dato il fascicolo della morte di suo
marito. In pratica non ci furono indagini perché erano
tutti convinti che si fosse trattato di un incidente. Suo
marito riparava sempre da solo il camion? Non
andava mai da un meccanico?
- Molto raramente. Sapeva fare di tutto e riusciva quasi
sempre a fare le riparazioni da solo.
- Quindi era piuttosto esperto.
- Certo
- Vede signora ….. mi sono documentato un po’ anche
io. Apparentemente il piede di suo marito urtò
accidentalmente il pedale di abbassamento rapido del
sollevatore idraulico e suo marito rimase schiacciato
dal differenziale del camion ….. giusto?
- Sì.
- Bene. Quei sollevatori, di solito hanno anche un
sistema che blocca l’abbassamento rapido. Possibile
che suo marito, esperto come era e sapendo di

81
Eugenio Bianchi

lavorare in una posizione rischiosa non abbia preso


alcuna precauzione?
- No, non è possibile. Lui ci stava sempre molto
attento a quelle cose. Lo so perché ogni tanto gli
davo una mano a passargli gli attrezzi o cose del
genere.
- E dove era lei quel pomeriggio?
- A raccogliere erbe da cuocere. A Bruno piacevano
molto
- Da sola?
- Certo! Ah, adesso capisco dove vuole arrivare! Non
c’è nessuno che mi abbia visto ed io sono quella che
ha chiamato l’ambulanza quando sono tornata a casa
ed ho trovato Bruno schiacciato dal camion. Quindi
……
- E lei è anche quella che ha trovato il professor
Rastelli ed ha chiamato il dottor Pericoli. Come mai
non ha chiamato un’ambulanza?
- Era chiaro che non c’era niente da fare ma la prima
persona che mi è venuta in mente è stato Gusto visto
che erra il suo migliore amico. Lui è arrivato di corsa
ed è stato lui a chiamare il dottore. Per molti di noi
lui è ancora il medico del paese e poi era un buon
amico di Roberto ….. sì, del professore voglio dire.
- Posso chiederle che rapporto c’era fra lei ed il
professor Rastelli?
- Eravamo amici.
- Solo amici?
- Lo so che tutto il paese era convinto che ci andassi a
letto e se lo vuol sapere non mi sarebbe dispiaciuto
per niente. Ho provato per lui un affetto diverso da

82
Solo per scelta

quello che provavo per mio marito ma non inferiore.


Mi ha sempre trattata come nessuno aveva mai fatto.
A volte mi ha fatto sentire una signora ed altre volte
mi ha fatto pensare di essere una vagabonda. Mi ha
portato in ristoranti di lusso e in osterie scalcinate, in
bar frequentati da motociclisti e in pub del centro, giù
in città. Mi ha convinto a comprarmi una moto
aiutandomi anche dal punto di vista economico e mi
ha insegnato il piacere di andarci in giro. L’unica
parte della sua vita da cui mi ha escluso erano le
serate a casa del dottore. Non ha mai chiesto nulla a
parte un po’ di compagnia e non mi ha mai dato
neppure la minima possibilità di diventare più che
amici. L’unica donna della sua vita era stata sua
moglie, quella che non c’era più.
- Morta?
- Ecco, questo era il mistero: non sono mai riuscita a
fargli dire cosa fosse successo a sua moglie. Ancora
oggi non so se lo avesse lasciato o se fosse morta. Ho
solo avuto l’impressione che provasse qualcosa di
strano …. non so come dire ….. so solo che
diventava scorbutico, quasi arrabbiato appena si
toccava quel tasto. Io ho sempre pensato che lei lo
avesse lasciato per un altro uomo ma lui si è sempre
rifiutato di parlarne. Per la verità si rifiutava di
parlare di qualsiasi cosa che aveva a che fare con la
sua vita privata prima di trasferirsi a
Montesangiorgio.
- Non le ha mai parlato di un figlio? Ho fatto fare delle
ricerche e risulterebbe che abbia un figlio ormai
quarantenne che vive all’estero.

83
Eugenio Bianchi

- Me ne ha parlato in un paio di occasioni ma ho capito


solo che si è sistemato bene e che ha un lavoro
importante. So che ogni tanto si tenevano in contatto
con internet ma Roberto evitava quasi sempre di
parlare della sua famiglia. Quando il figlio gli ha
comunicato con una mail che era diventato nonno è
stata l’unica occasione in cui l’ho visto quasi
emozionato.
- Sa se abbia lasciato un testamento? Oppure le ha mai
accennato a chi volesse lasciare le sue proprietà?
- Un paio di mesi fa, dopo che aveva ritirato i risultati
degli ultimi esami medici, mi aveva accennato ad un
testamento depositato presso un amico ma non mi ha
detto chi fosse questo amico.
- E non ha accennato a cosa dicesse il testamento?
- Solo che si era ricordato anche di me. Ma poi non ha
voluto aggiungere altro e io ho pensato che non
avevo nessun diritto di insistere. Non mi doveva
nulla anzi, ero io che dovevo qualcosa a lui.
- Cosa farà adesso?
- Cosa vuole che faccia? Continuerò a vivere come ho
fatto fino ad oggi. Mica posso lasciare sola mia
suocera! Anche se non abita con me ed è del tutto
autosufficiente, non so fino a quando potrà fare a
meno del mio aiuto. E lei è una delle poche persone
che mi hanno accolta senza alcuna difficoltà. Mi ha
sempre trattata come una figlia e io ho finito per
considerarla una seconda madre. Fino a quando lei
sarà in vita, da qui non mi muovo di certo, qualsiasi
cosa succeda, qualsiasi cosa dicano sul mio conto in
paese.

84
Solo per scelta

- Dal diario di Roberto


Maggio anno 2
Sì, Eleonora, avresti ragione a dirmi che le mie intenzioni di vita
solitaria stanno piano piano sgretolandosi. Lo so che mi ero
ripromesso che non ci sarebbe mai stata nessun’altra donna nella
mia vita dopo che ti avevo perso. Lo so che mi ero detto che non
avrei mai permesso a nessuna donna di occupare nei miei pensieri
un posto come quello che avevi occupato tu. Il modo in cui mi hai
lasciato non è di quelli che si dimenticano facilmente e lascia in
bocca un gusto amaro che niente potrà mai cancellare. L’unico
modo per mitigare l’amarezza ed il dolore è far finta che quel
giorno particolare nessuno di noi due l’abbia mai vissuto e forse è
proprio perché spero di andare avanti in questa finzione che sono
ancora qui a scriverti come se nulla fosse accaduto, come se tu
potessi davvero leggere le cose che sto scrivendo. Per esempio che
sono assolutamente certo che Gloria non riuscirà mai a prendere
il tuo posto anche se le apparenze potrebbero far pensare il
contrario. Siamo solo due persone sole che si sono incontrate ed
hanno scoperto che è piacevole passare qualche ora l’uno in
compagnia dell’altra seduti davanti ad una birra oppure in sella
ad una moto. La differenza non da poco fra la sua solitudine e la
mia è che io me la sono scelta mentre la sua le è stata imposta
prima dal destino e poi dai pregiudizi della gente del posto che è
piuttosto prevenuta nei confronti di quelli “di fuori” soprattutto se
sono donne e si fanno sposare da uno dei pochi scapoli
disponibili. Probabilmente è stata proprio la moto a farci
avvicinare tanto. Gloria ha scoperto che le piace davvero e sta già
pensando di comprarne una per seguirmi di tanto in tanto nelle
mie uscite. In attesa di trovare quella giusta l’ho portata per un
paio di giorni in giro per l’Umbria. Abbiamo scelto i giorni in
mezzo alla settimana perché lei nei fine settimana lavora al
ristorante ed è stata una scelta perfetta per trovare due camere
libere in una pensioncina e per goderci le piccole città come sono
davvero: con tutti i negozi aperti, la gente in giro nei mercati e

85
Eugenio Bianchi

l’atmosfera della vita vera. I giorni festivi mi danno sempre


l’impressione che manchi qualcosa, che la vita del posto sia
limitata, che la gente stia semplicemente vivendo una sosta che
interrompe il flusso tipico delle giornate. Il mese prossimo Gloria
avrà sicuramente la sua moto e allora la porterò a scoprire
l’Abruzzo e la Puglia. Più avanti magari ci spingeremo anche più
lontano ma prima dobbiamo vedere come se la caverà a dormire
in una tenda. Una moto ciascuno, una tenda ciascuno, su questo
non ho intenzione di far sorgere alcun dubbio. La tenda garantisce
molta più libertà e ti evita di dover prenotare con tanto anticipo
soprattutto nella stagione estiva e se decidi all’ultimo momento di
cambiare itinerario nessuno te lo impedisce e il posto per due
piccole tende lo si trova sempre. Maggio potrebbe essere un buon
mese per incominciare a cercare campeggi aperti.
---------------------------------------------------
Quando ho preso la decisione di venire ad isolarmi quassù ero
convinto che non avrei più avuto qualcuno con cui passare del
tempo a meno che non si trattasse di altri motociclisti nei raduni.
Avevo scelto un posto lontano da dove avevo vissuto tanti anni
della mia vita proprio per evitare di incontrare gente che mi aveva
conosciuto in “quell’altra vita”. E di certo quell’obiettivo l’ho
raggiunto ma non avrei mai immaginato che in un tempo
relativamente breve mi sarei trovato a condividere un po’ della
mia vita con persone mai viste prima e soprattutto che avrei
provato un certo piacere a farlo. Non sono andato a cercarli io
questi nuovi amici, sono loro che mi hanno trascinato fuori dal
mio progetto di “quasi eremitaggio” ma il fatto che io abbia
accettato così facilmente la loro compagnia sta a testimoniare che
non ero fatto per una vita di completa, assoluta solitudine.
Passare le serate a riparare la moto di Italo sta diventando un
modo molto comodo e piacevole per conoscere il paese. Gusto
sembra avere una rete di informatori più efficace di un servizio
segreto. Sa tutto di tutti. In realtà non ha nessun informatore ma è
abilissimo a cogliere sguardi, frasi lasciate in sospeso e allusioni.

86
Solo per scelta

E poi è altrettanto bravo a buttare lì un’osservazione che porta i


suoi interlocutori ad andare avanti a raccontare oppure a fare
ipotesi o trarre conclusioni. I suoi luoghi preferiti sono il mercato
e il bar ma anche il barbiere e il negozio degli alimentari gli
forniscono parecchio materiale. Giorni fa stava cercando di
insegnare anche a Matteo come fare per venire a sapere le ultime
nuove, visto che anche la stazione di servizio è un ottimo posto per
scambiare chiacchiere veloci, quando il ragazzo lo ha bloccato
dicendogli che già stava raccogliendo notizie interessanti. E per la
prima volta ho visto Gusto in difficoltà quando è venuto fuori che
le voci raccolte da Matteo riguardavano proprio lui e le sue
frequentazioni femminili, o meglio la frequentazione di una donna
che vive in un paese vicino. La prima reazione di Gusto è stata
negare tutto ma poi si è rassegnato ed ha ammesso che passa un
po’ del suo tempo – mica tanto, ci ha tenuto a precisare – a casa
di una cinquantenne separata. Si sono conosciuti lo scorso
inverno durante una fiera in un paese qua vicino: lui stava
cercando di vendere un paio di sacchi di castagne e lei dava una
mano in un banco che vendeva prodotti biologici. Lui con i suoi
soliti jeans e la giacca di pelle e lei con un abbigliamento di stile
hippy che riportava la memoria indietro di più di trent’anni. Fra
una valutazione delle castagne e un assaggio di pecorino
biologico è scattata una scintilla che è diventata una fiammella
davanti ad una pizza per lui ed una insalata per lei. Si sono
ritrovati dopo un paio di settimane ed hanno scoperto che tutti e
due stavano aspettando da tempo quell’occasione con un misto di
speranza e di incertezza. Per Gusto è la prima volta da tantissimi
anni che si sente addosso la voglia di stare con una donna per ore
anche solo per sentirne la vicinanza ma sa che dovrà fare molta
attenzione a non fare passi falsi perché per Laura invece è molto
difficile accordare fiducia ad un uomo: ha alle spalle un
matrimonio che le ha lasciato solo dolore e delusione. Il marito di
cui lei si fidava ciecamente se ne è andato con una ragazzina poco
più che maggiorenne dopo aver prosciugato il conto in banca che

87
Eugenio Bianchi

avevano in comune. Di colpo si è ritrovata senza una casa e senza


un soldo. L’ha salvata solo l’amicizia con una coppia che aveva
trasformato una vecchia tenuta agricola semi abbandonata in un
agriturismo: l’hanno accolta come una della famiglia in cambio
di un aiuto nei vari lavori della fattoria e lei ha fatto di tutto pur
di ripagarli. Né Gusto né Laura sanno come andrà a finire questa
loro storia ma nessuno dei due ha intenzione di affrettare le cose:
meglio godersi questa compagnia saltuaria piuttosto che buttarsi
alla cieca in una convivenza che potrebbe riservare poi una
cocente delusione. Quando Gusto ha cambiato argomento ho
pensato che era stata una sorpresa sentirlo parlare di sé anche
perchè mi sono reso conto che nessuno di noi si è mai lasciato
andare a confidenze sulla propria vita presente o passata. Ognuno
di noi sa ben poco degli altri: solo la storia di Italo la sa tutto il
paese e di sicuro lui non ha nessuna voglia di rivangare il
passato..
---------------------------------------------------
È passato un anno, Eleonora e sono qui, seduto davanti alla casa
con una scorta di lattine di birra mentre le lucciole portano il
cielo stellato a pochi metri da terra. Non c’è bisogno di alcuna
luce: dal prato alla notte su in alto è tutto un puntino luminoso.
Quelli in basso danzano accendendosi e spegnendosi mentre quelli
in alto sembrano così vicini che ti vien voglia di allungare una
mano. E le luna è talmente luminosa che riesco a scrivere anche
senza la luce accesa. Niente note psichedeliche o chitarre pesanti
questa notte. Dallo stereo escono i bassi profondi e gli esili violini
dell’adagio di Albinoni. Una musica dolcissima per mitigare
l’amarezza che ho dentro, quell’amarezza che mi sono in fondo
andato a cercare quando ho deciso poco fa di ammettere a me
stesso che, se la nostra unione è finita come è finita, una bella
parte di colpa me la dovevo prendere io. È una constatazione dura
da digerire ma andava fatta. Quanta pazienza può avere una
persona e quanto a lungo si può approfittare di quella pazienza? È
evidente che io la tua pazienza l’avevo messa alla prova già

88
Solo per scelta

troppo pesantemente prima che arrivasse quel giorno esattamente


un anno fa. Tu non sei mai stata una da decisioni improvvise, da
colpi di testa. Tu eri la ponderatezza e la calma. Ero io
l’imprevedibile. E quindi ci dovevi aver pensato parecchio prima
di quel giorno. E chissà se poi quello era il primo giorno oppure
ce n’erano stati altri simili prima di quello. Ma in fondo che
importanza può avere? Me la sono andata a cercare io la tua
reazione e tocca a me recitare il mea culpa. Da qualche parte ho
letto una citazione di Gabriel Garçia Marquez che diceva: “la vita
non è quella che abbiamo vissuta ma è quella che ricordiamo per
raccontarla”. Non è vero. Almeno non per me che negli ultimi
tempi ricordo tanti momenti della nostra vita insieme ma non ho
nessuna voglia di raccontarli a qualcuno. Ma purtroppo non esiste
una gomma magica per cancellare i ricordi e non esiste una
macchina del tempo per tornare indietro a cambiare qualche
pezzetto della nostra vita. C’è chi dice che l’unico modo per
cancellare i ricordi è annegarli nell’alcol ma allora c’è qualcuno
che mi sappia spiegare perché in questo momento continuo a
tornare indietro coi ricordi nonostante tutta la birra che ho in
corpo? Perché Eleonora, perché? Perché non mi hai fatto un
cenno, non mi hai fatto capire? Dovevo capirlo da solo, dici? E
magari me lo avevi anche fatto quel cenno ma io non ho saputo
coglierlo? Dici che mi sono meritato tutto questo? E allora che
sia come vuoi tu: me lo porterò addosso per sempre questo peso.

Il forno di Nunzia
- Tò, la Irene!
- Ciao Rosina, ciao Nunzia. Ieri sera il forestiero doveva
essere in vena di sbornia triste.
- E té come fai a saperlo? Non mi dire che c’hai parlato!
- Mo va là! Quello è più scorbutico di non so cosa. Ieri sera
non c’era niente in televisione, giusto quella roba della
politica che a me proprio non mi interessa e allora sono
andata a fare quattro passi dalla parte di casa sua.

89
Eugenio Bianchi

- Magari sperando di incontrarlo “per caso” …


- Perché no? L’idea era proprio quella. C’era uno stellato in
cielo che era una meraviglia e si sa mai quello che poteva
succedere. Insomma, sono arrivata vicino alla casa e si
sentiva una musica che non era la solita roba rock che
mette su lui a tutto volume. Questa doveva essere roba
classica. Però bella davvero. Una roba romantica con dei
violini ……
- Magari stava facendo una cenetta al lume di candela con
chi sappiamo noi!
- No, era da solo.
- L’hai visto?
- Quando sono stata davanti al cancello mi sono fermata,
tanto sulla strada non c’era una luce e avrebbe fatto fatica
a vedermi, anche se con lo stellato che c’era non sembrava
neppure che fosse notte. Era seduto davanti alla porta del
garage che fumava e beveva. E sentivo che stava dicendo
qualcosa ma non si capiva cosa diceva e non c’era
nessuno con lui. Allora ho pensato di passare lungo la
recinzione di fianco alla casa che forse si vedeva meglio.
E meno male che avevo le scarpe da tennis che coi tacchi
col cavolo che ci sarei riuscita. Insomma sono arrivata in
un punto che si vedeva bene quello che stava facendo e
non ci crederete: stava scrivendo al buio e intanto parlava.
Con la musica mica si capiva una parola! Però la voce
sembrava proprio quella di un ubriaco e secondo me lui
aveva bevuto un bel po’. A uno normale mica gli viene in
mente di mettersi a scrivere al buio! Lascia pure che ci
fosse la luna piena mo io dico che un po’ di luce per
scrivere ce l’hai bisogno! Comunque a un certo punto la
musica è finita e lui si è alzato e ha fatto un paio di passi
che andava via un po’ di traverso. Poi si è fermato di
nuovo, ha guardato in su e ha tirato un urlo che ho sentito
bene che cosa diceva.

90
Solo per scelta

- Cosa? Dai Irene non tenerci sulle spine!


- Ha urlato “Eleonora, perché?”
- E chi è ‘sta Eleonora?
- Boh! Vuoi vedere che c’ha un’altra donna? Per la rumena
sarebbe una bella fregatura!
- E se invece fosse la moglie? Magari c’ha una moglie da
qualche parte e noi non lo sappiamo!
- E anche così sarebbe una bella fregatura per la rumena!
- Qui bisogna che troviamo qualcuno che lo conosceva
quando stava giù in città. Mica si può andare avanti a non
sapere niente di uno che ormai sono sei mesi che sta qui!

91
8
Simona alzò gli occhi al cielo quando vide Mori entrare nel
bar in compagnia di quello sconosciuto col quale era rimasto
a chiacchierare fitto fitto solo due giorni prima. Da quella
mattina in cui erano stati interrotti dall’arrivo del giornalista,
non aveva più avuto occasione di trascorrere un minuto a
quattr’occhi col poliziotto. La sua amica Marika avrebbe
detto che il destino stava cercando di farle capire che stava
facendo uno sbaglio madornale. Marika era l’unica che
sapeva della cotta che lei si era presa per quel poliziotto e
non perdeva occasione per farle notare la notevole differenza
di età che c’era fra lei e Mori. Ma i modi gentili e soprattutto
gli occhi scuri e vivaci ed il sorriso del poliziotto avevano
ormai aperto una breccia difficilmente colmabile nel cuore di
Simona e lei continuava a sperare che prima o poi anche il
bel vice commissario si accorgesse di lei. Inconsapevole del
tumulto che si agitava nella mente di Simona, Mori ordinò
due birre e i due uomini andarono a sedersi al solito tavolino
appartato.
- Cosa c’è di interessante su questo ragazzo? – chiese
il magistrato
- Molto dal punto di vista del sesso e forse poco per
tutto il resto.
- Non capisco.
- Io glielo spiego pari pari ma poi non si scandalizzi
troppo eh!
- Non si preoccupi, ce ne vuole per scandalizzarmi.
- Se lei vivesse a Montesangiorgio saprebbe che le
belle donne non sono molte e neppure i ragazzi
giovani e con un fisico decente. Da qualche anno poi

92
Solo per scelta

i giovani si stanno tutti spostando verso le città più


grandi dove possono trovare un lavoro più
facilmente. E allora, se lei fosse una bella donna,
magari anche un po’ avanti con gli anni - mica
troppo, solo un po’ – ed avesse voglia di una bella
scopata, una scopata che non riesce ad avere perché
magari il marito non è all’altezza oppure perché il
marito non ce l’ha, cosa farebbe? Ecco, Matteo si è
trovato ad essere la preda di un paio di donne in
queste condizioni.
- Un paio?
- Eggià! Perché la prima che gli ha messo gli occhi
addosso è stata Irene la parrucchiera, una gran bella
gnocca, glielo dico io. Una che, fra l’altro, aveva
messo gli occhi anche su Roberto senza ottenere
soddisfazione. Ma magari ne parliamo un’altra volta.
Comunque Irene è una che si è sposata giovanissima
e poi ha visto il marito sparire dopo una decina di
anni. Fa la parrucchiera e il suo negozio è il posto
giusto per mantenersi informati su tutti i pettegolezzi
del paese. Dopo qualche anno che il marito era
sparito è venuta a sapere che viveva in Olanda
insieme ad un'altra donna e ci aveva anche fatto un
paio di figli. Faceva il camionista come Bruno, il
marito della rumena, e per un po’ avevano anche
lavorato insieme. Poi lui si era messo a lavorare per
un grosso trasportatore che faceva consegne anche
all’estero ed ha cominciato a stare via per parecchi
giorni di fila. Un giorno non è più tornato da un
viaggio e nessuno ne aveva più saputo nulla finché
un vecchio collega di Bruno non l’ha incontrato in

93
Eugenio Bianchi

un’area di servizio in Olanda. Gestiva il ristorante


insieme alla nuova compagna. Quando lo ha saputo
Irene ha cominciato a cercare uno con cui pareggiare
i conti col marito. E ha messo gli occhi su Matteo il
quale però non ne voleva sapere di legarsi con una
donna del genere. Che sia dura resistere all’attrazione
del sesso penso lo sappia anche lei e, a quanto pare,
Irene aveva deciso che poteva fare anche a meno di
un marito, le bastava uno stallone. In paese non c’è
voluto molto per capire come andavano le cose anche
perché lei non perdeva occasione per lanciare
allusioni con le sue clienti. E ne parlava parecchio
con la sua migliore amica, la fornaia. E quella a poco
a poco ha cominciato a farsi venire certe voglie.
Tenga presente che, a quanto pare, il fornaio non è un
gran che a letto e quindi …… la rossa focosa prima si
è messa d’accordo con la parrucchiera per farsi –
diciamo così - prestare il ragazzo di tanto in tanto.
Ovviamente oltre al ragazzo, la parrucchiera le
prestava anche il letto. Poi la parrucchiera deve avere
pensato che il ragazzo avrebbe potuto accontentarne
due allo stesso tempo e tutto sembrava andare per il
meglio. Solo che …….
- Solo che?
- Le due amiche non avevano fatto i conti con la parte
romantica del ragazzo. In realtà, Matteo è da sempre
innamorato perso della rumena ma finchè era sposata
non ci ha mai neppure provato anche se lei doveva
essersene accorta. Poi, quando Bruno è morto, lui ha
piantato le due amanti perché sperava di riuscire a
conquistare la rumena. Purtroppo per lui, lei non

94
Solo per scelta

aveva nessuna intenzione di legarsi ad un ragazzo


così giovane e glielo ha fatto capire abbastanza
chiaramente. Ci aggiunga che poi è arrivato il
professore e fra lei ed il nuovo arrivato si è creata
un’amicizia abbastanza stretta …….
- E quindi?
- Quindi le due amiche sono tornate all’attacco e si
sono messe d’impegno a ….. diciamo così ….
consolare il ragazzo. E lui ha trovato abbastanza
divertente farsi consolare dalla delusione.
- E queste cose in paese si sanno?
- Non proprio, come le ho detto si sa della parrucchiera
ma dell’intreccio a tre non credo proprio che lo si
sappia.
- E lei come fa a saperlo?
- Io sono sempre in giro. Ho più occasioni di notare
certe …. coincidenze. Per esempio: se Erminio, il
fornaio, fosse impegnato a giocare a carte al bar la
sera dopo cena e la sua signora gli avesse raccontato
che va a tenere compagnia alla sua grande amica
Irene, e se lei passasse davanti alla casa della stessa
Irene e notasse che c’è la moto di Matteo
parcheggiata lì a fianco, lei cosa ne dedurrebbe? E
poi io ho un ….. non so se chiamarlo sesto senso o
qualcosa del genere. Per esempio, lei si è accorto che
quella bella figliola della barista non le stacca gli
occhi di dosso?
- Simona?
- Non so se si chiami Simona, ma da quando ci siamo
seduti quella ragazza non fa che guardare da questa
parte anche se continua a servire quelli che entrano. E

95
Eugenio Bianchi

non credo proprio che sia affascinata da me. Sono


sicuro che non aspetta altro che l’occasione di stare
un po’ di tempo a quattr’occhi con lei.
- Ma se quasi potrebbe essere mia figlia!
- In amore l’età conta poco!
Mori mormorò qualcosa che avrebbe dovuto indicare
indifferenza e poi si alzò per salutare Gusto e tornare in
ufficio. Ma mentre sostava davanti al bancone per pagare le
consumazioni si prese un attimo per lanciare un sorriso a
Simona ed accorgersi che il viso della ragazza di colpo si
illuminava.

- Dal diario di Roberto


Giugno anno 2
Non è trascorso molto tempo da quando improvvisamente la mia
vita è cambiata e mi sono ritrovato solo e a volte ci si mette anche
la musica che proviene dalla radio a ricordarmi la solitudine che
mi è arrivata addosso inattesa ed imprevista. Oggi ci ha pensato
una canzone dei Chicago a farmi ritornare indietro e a rivivere
quei giorni. Il testo più o meno dice che “solitudine” è solo una
parola fredda ma porta con sé un dolore che la gente non riesce a
vedere per quanto possa continuare a fissarti. E di certo la gente
in quei giorni faceva fatica a staccarmi gli occhi di dosso. Chissà
cosa si aspettavano tutti quelli che mi stavano intorno? Che mi
mettessi a gridare, a bestemmiare? Che mettessi in piazza il mio
dolore e la mia rabbia? Oppure che magari facessi qualche
sciocchezza? Quanto poco mi conoscevano! Che senso avrebbe
avuto? Mi avrebbe forse restituito te, Eleonora? Mi avrebbe forse
aiutato a capire? Assurdo! Meglio, molto meglio, dimenticare loro
e farsi dimenticare. Nascondersi a quelli che aspettano solo di
cogliere gli attimi di debolezza di una persona e scegliersi un
posto dove nessuno ti conosce. Un posto in cui accogliere chi
continua ad esserti amico e da cui uscire solo quando lo si

96
Solo per scelta

desidera per andare ad incontrare persone che sanno capire ma


soprattutto non fanno tante domande. Perché quando la solitudine
ci riporta i ricordi che avremmo voluto cancellare e ci fa sentire
qualcosa che brucia dentro meglio essere isolati dal resto
dell’umanità e riservare solo per se stessi la voglia di gridare o di
sbriciolare qualsiasi cosa capiti a tiro. Aspettando che passi e si
possa tornare ad affrontare la vita di ogni giorno.
---------------------------------------------------------------------
Ogni tanto c’è qualcuno che mi chiede che cosa ci trovo di tanto
attraente a passare ore ed ore in sella ad una moto ed ogni volta
faccio fatica a spiegare. Come si fa a spiegare a qualcuno che è
abituato a guidare comodamente seduto nella sua auto al riparo
dalla pioggia, dal caldo oppure dal freddo, che può essere bello
anche doversi fare centinaia di chilometri sotto il sole che picchia
sull’asfalto oppure sotto la pioggia battente? Perché ci sono
momenti che diventano impagabili e che è impossibile godere
appieno seduti dentro un’auto. Certo, l’autostrada nella pianura
padana non è sicuramente il massimo dell’emozione ma appena si
comincia a cambiare lo scenario cambiano anche le immagini che
riesci a cogliere. E non è solo una questione di panorami.
Affrontare con calma, senza dover aggredire l’asfalto, i tornanti
che portano ad un passo alpino, con la musica tenuta di
sottofondo negli auricolari dentro al casco, ti fa sentire in pace
con te stesso, lontano dalla vita di tutti i giorni. Puoi dimenticare
tutto: il vicino rompiscatole che ogni giorno ha qualcosa da ridire,
le brutte notizie dei giornali, gli spettacoli imbecilli della
televisione e la rabbia per la corruzione impunita dei politici.
Ecco perché mi piace viaggiare solo. Non sono obbligato a
seguire il ritmo degli altri, posso fermarmi se voglio fotografare
un picco che sbuca tra le nuvole oppure posso continuare ad
andare finchè non sono costretto a rifornire il serbatoio. L’anno
scorso nella campagna alsaziana c’era una poiana bellissima
appollaiata su un palo ed io ho fatto in tempo a fermarmi, tirare
fuori la macchina fotografica, montare il teleobiettivo e prendere

97
Eugenio Bianchi

tutta una serie di foto. La poiana ha continuato a controllare i


miei movimenti senza mostrare di preoccuparsi più di tanto e
l’immagine di quel meraviglioso rapace mentre spicca il volo è
una delle più belle foto che io abbia potuto scattare. Se fossi stato
in compagnia di altri motociclisti tutto questo non avrei potuto
farlo. E mentre l’asfalto scorre sotto le ruote della moto, posso
seguire i miei pensieri e persino immaginare – o illudermi – che
tu, Eleonora, sia seduta dietro di me e ti stia godendo gli stessi
panorami che mi sto godendo io, provando lo stesso piacere che
provo io. Pura fantasia comunque fossero andate le cose. Nessuna
delle sensazioni che provo io ti avrebbe convinta a salire in moto.
Grazie al cielo Gloria si è adattata benissimo al mio modo di
viaggiare e sembra apprezzarlo tanto quanto me. E se voglio
andare a qualche raduno lei non sembra dispiacersi del fatto di
non poter venire perché deve lavorare nei fine settimana. Le basta
potersi godere qualche giornata di tanto in tanto quando non ha
impegni di lavoro. Quanto è difficile resistere alla tentazione di
farne qualcosa di più di un’amica! Ma il rapporto che abbiamo
instaurato è troppo bello così come è, senza obblighi e senza le
piccoli costrizioni che una vita di coppia comporta
inevitabilmente. Ma poi perché sto qui a prendere in giro me
stesso? La verità è che quello che tu hai lasciato in me, Eleonora,
farà sì che io non mi leghi mai più ad una donna. E’ vero che non
si dovrebbe mai generalizzare e me lo ripeto spesso ma l’amarezza
e il senso di vuoto che ho provato quando te ne sei andata non li
voglio più provare. E non ci sono stati solo amarezza e vuoto. C’è
stata anche rabbia mescolata al dolore perché comunque il dolore
c’è sempre quando resti senza una persona che ti è stata cara per
tanti anni. E poi il continuo chiedersi in cosa avevo sbagliato, in
cosa avevo mancato. Mi piacerebbe poterti chiedere cosa ti ha
spinto a fare quello che hai fatto ma sappiamo bene che sarebbe
una domanda oziosa, una domanda che resterà comunque senza
una risposta. E se io ho sbagliato e tu ti sei sentita giustificata nel
prenderti qualcosa che da me non potevi avere, alla fine abbiamo

98
Solo per scelta

pagato tutti e due, ognuno a modo nostro anche se non so chi dei
due adesso stia meglio. Penso spesso che il mio sentirmi così solo
anche se sono in compagnia di altre persone è la punizione che mi
sono meritato sicuramente. Ma continuo a chiedermi perché non
mi hai mai neppure lontanamente accennato a qualcosa che
desideravi da me e che io non ti davo. Avrei dovuto capirlo da
solo? Ho mancato di sensibilità? Chissà se riuscirò mai a darmi
una risposta! Chissà se Gloria saprebbe darmi qualche risposta se
le raccontassi tutto. Ma cercare il conforto di altri su quello che è
successo è una strada che non voglio percorrere. Quello che è
successo riguarda solo noi due e non ci sarà nessun altro
ammesso a dare pareri sulla nostra storia.
------------------------------------------------------------------------
Fa sempre male andare al funerale di un amico motociclista ma
quando a quella morte sai che ha contribuito molto l’indifferenza
di chi dovrebbe occuparsi della sicurezza sulle strade la rabbia
prende il sopravvento sulla tristezza e il dolore è ancora più
insopportabile. Carlo non era uno che aggrediva il percorso, non
andava in cerca della curva in piega col ginocchio che sfiora
l’asfalto. Carlo era uno che la moto amava godersela alla mia
stessa maniera, alla maniera di chi vuole immergersi nel suono
del motore senza che questo cancelli tutto il resto: il paesaggio
che ti circonda, gli odori che arrivano dai campi, le case di un
vecchio paese e persino gli anziani seduti fuori del bar quando
attraversi uno dei tanti paesini soprattutto nel meridione. E come
me Carlo era un fatalista e magari non sarà neppure sorpreso di
non essere più fra noi. Magari, se potesse ancora parlarci, ci
ricorderebbe che lui l’aveva sempre detto che ognuno ha il suo
giorno segnato e che a quello non si sfugge. Ma tutto questo non
basta, a me e a quelli come me, a far passare la rabbia nel dover
piangere ancora una volta un amico motociclista morto per colpa
di un guardrail. Sono anni che le associazioni dei motociclisti
pubblicano appelli e fanno manifestazioni per ottenere che i
guardrail vengano modificati e nessuno si degna di prestare un

99
Eugenio Bianchi

briciolo di attenzione. Si vede che non ci considerano un terreno


in cui andare a pescare voti nelle elezioni. Da decenni le strade
del nostro paese sono pensate e costruite avendo in mente il
traffico delle automobili; sembra che le moto neppure esistano ma
il guardrail che impedisce ad un'auto di volare oltre il ciglio della
strada diventa una ghigliottina per il motociclista che venga
sbalzato dalla sua moto e ci finisca contro. Eravamo in tanti al
funerale e alcuni di noi si erano fatti in moto qualche centinaio di
chilometri per esserci. Se pensassi che Carlo poteva vederci direi
che di sicuro ha sorriso al colpo d'occhio che offriva quella
doppia fila di moto che precedeva il carro funebre e gli faceva da
apripista bloccando il traffico che avrebbe potuto costringere il
corteo a fermarsi. Ci siamo salutati alla fine della cerimonia e
siamo ripartiti in direzioni diverse e a me è rimasta una
sensazione di qualcosa di incompleto. Non so in che momento il
destino abbia fissato la mia data ma se arriverà quando ancora
gli amici motociclisti si ricorderanno di me voglio che il mio
funerale sia diverso. Non vorrei vedere facce tristi: in fondo, se
anche quel momento arrivasse domani, la mia vita l’ho vissuta e il
bilancio non è neppure così negativo. E allora perché non
approfittare del funerale per fare festa? Quale modo migliore si
può trovare, per salutare gli amici, di una bella bevuta in
compagnia magari con accompagnamento della musica che ci
piace? Bisogna che ne parli a Gusto e Matteo. Sono sicuro che
loro saprebbero organizzare la cosa nel modo in cui piacerebbe a
me e senza opporre alcuna obiezione.

Il forno di Nunzia
- Allora Cesarina, hai trovato qualcuno?
- Mocchè! Niente da fare. Ho convinto la moglie del
maresciallo a farsi dire qualcosa in più mo l’unica cosa
che è riuscita a sapere è il nome: si chiama Roberto
Rastelli. Io allora ho pensato che se faceva il professore
doveva essere sull’elenco telefonico giù in città. E un

100
Solo per scelta

numero l’ho trovato mo non dà risposta. Che si vede che


non ci sta più nessuno lì. Però nell’elenco c’era anche
l’indirizzo e almeno ho visto da che parte della città stava.
Magari se qualcuna di noi capita giù in città e fa un giro
da quelle parti si riesce a trovare qualcuno che ci sa dire
qualcosa.
- Domani ci chiedo alla Teresa se va giù in città mercoledì
prossimo che c’è il mercato. Se trova un bar dove lo
conoscevano vedrai che ne sappiamo parecchie di robe.
Tanto uno che va in giro con una moto come quella lo
notano di sicuro.
- Mo secondo me quello non è il tipo da stare al bar. Sennò
una sera ogni tanto andrebbe da Sisto e invece .. mai visto!
- Vemmò che c’è la Irene! Allora? Stavamo cercando di
capire come si fa a sapere qualcosa sul forestiero. Tè hai
fatto qualche altro giro notturno dalle parti della sua casa?
- Ci sono andata ieri sera mo niente di chè. C’era Matteo.
- L’hai visto?
- No ma si capiva che gli stava insegnando a suonare la
chitarra. In compenso ho saputo una roba ….. pare che
sabato prossimo facciano un raduno di motociclisti sulla
spiaggia, giù al mare. Quasi quasi ci faccio una scappata
che magari incontro facce nuove e anche se non c’è lui
vuoi che non trovi qualcuno che lo conosce?
- E se c’è lui cosa fai? Ci riprovi?
- Mo non lo so. Bisogna vedere come si mettono le cose.
- Secondo me se insisti troppo finisci per ottenere niente. Io
andrei giù a ‘sto raduno e se c’è farei finta di non
conoscerlo neppure.
- E poi?
- Una come te vuoi che non trovi compagnia? Guardati
intorno, vedi se trovi uno magari un po’ giovane e carino e
datti da fare. Fagli vedere che non c’è solo lui e che puoi
trovare anche di meglio. Se c’hai un minimo di probabilità

101
Eugenio Bianchi

vedrai che ti viene a cercare lui. Se proprio non ti guarda


neppure allora tanto vale che ti tieni il giovane e il
forestiero lo mandi a quel paese.

102
9
Il ragazzo era evidentemente nervoso e non era solo il
nervosismo che prende chiunque, anche la persona più
innocente, quando ci si trova davanti ad un poliziotto che
conduce una inchiesta. Si guardava intorno non perché lo
incuriosisse l’arredamento della stanza – decisamente ridotto
al minimo indispensabile – ma soprattutto per evitare di
incrociare lo sguardo di Mori. Il quale non fece niente per
metterlo a suo agio continuando a fingere di leggere qualche
importante documento che aveva estratto da un fascicolo che
aveva sulla scrivania. Ancora non sapeva decidere se credere
o no a tutto ciò che Gusto gli aveva raccontato solo un paio
d’ore prima. Ritornando con la memoria a quelle
informazioni, il poliziotto si prese qualche manciata di
secondi per osservare a fondo il ragazzo. La maglietta che
indossava metteva ancor più in risalto un torace forte e due
bicipiti muscolosi che nulla avevano a che fare con gli effetti
di un lavoro costante in palestra. Bastava guardargli le mani
per capire che quei muscoli erano il risultato di giornate di
duro lavoro. Ed anche l’abbronzatura non era certo l’effetto
delle lampade agli ultravioletti.
- Ancora innamorato della straniera?
La domanda, arrivata così secca, lasciò per un attimo Matteo
a bocca aperta.
- Dal suo silenzio direi di sì. Però questi sono fatti
suoi. A me interesserebbe sapere qualcosa di diverso
e forse lei mi può aiutare. Perché la fornaia ce l’ha
tanto con la signora Cosmiu?
- E io come faccio a saperlo?

103
Eugenio Bianchi

- Non ne parlate mai quando vi vedete? Fate tutto così


in fretta da non riuscire a scambiare neppure qualche
chiacchiera?
- Io non capisco cosa ….
- Cosa vado cercando? Glielo spiego in poche parole.
Qui ci sono lettere anonime che insinuano, anzi no,
direi che affermano che la signora Cosmiu ha causato
la morte di due uomini: prima il marito e poi il
professor Rastelli. Stando alle mie informazioni lei è
innamorato cotto della signora in questione anche se
sa che lei non le concederà mai la minima possibilità.
Potrei anche pensare a lei come un possibile sospetto:
la gelosia a volte può spingere a commettere di tutto.
Ma per il momento vorrei pensare che lei sia solo un
innamorato senza speranza. Il che non le impedisce
di passare alcuni momenti piacevoli in compagnia di
due altre signore, una delle quali, secondo me, è
l’autrice delle lettere anonime e quindi non ha una
gran simpatia per la donna di cui lei è innamorato. In
questa situazione posso anche immaginare che la
donna che le procura alcuni momenti piacevoli faccia
di tutto per mettere in cattiva luce la …. diciamo così
….. rivale in amore. Si metta nei miei panni: sbaglio
se penso che lei sia a conoscenza di parecchie cose
interessanti?
- Si sbaglia sì. Che cosa vuole che possa dire Nunzia
che non sia già detto da tutti in paese?
- E Irene?
- Cosa c’entra Irene?
- Non è lei l’altra signora che le fa passare momenti
piacevoli? Anche Irene ce l’ha con la signora Cosmiu

104
Solo per scelta

oppure no? Stando a quanto ho saputo, anche Irene


avrebbe fatto dei tentativi nei confronti di Rastelli.
Tentativi peraltro infruttuosi.
- Non lo so se Irene ce l’abbia con Gloria. Con me non
ne parla mai. Immagino che magari la pensi come
Nunzia solo perché sono molto amiche.
- Ed invece la fornaia ne parla?
- A volte sì. Lei è convinta che Gloria abbia
ammazzato il marito. Prima che arrivasse lei fra
Nunzia e Bruno c’era stato del tenero ma siccome lei
è sposata e il marito è molto geloso, Bruno aveva
cominciato a fare la corte a Irene per mascherare
quella relazione. Poi però Bruno ha incontrato Gloria
ed ha troncato qualsiasi storia sia con Nunzia che con
Irene e quindi penso che molta della loro antipatia
per Gloria dipenda da quello.
- Lei pensa che Nunzia sappia più di quello che
racconta in giro?
- Non credo. Se avesse qualche prova in mano
l’avrebbe scritto nelle lettere.
- Lasciamo da parte momentaneamente la fornaia. Sia
sincero, considerando i suoi sentimenti nei confronti
della signora Cosmiu, non le dava un po’ fastidio il
rapporto che si era creato fra lei il professor Rastelli?
- All’inizio sì. Poi ho avuto modo di conoscere meglio
Roberto ed ho capito che era naturale che quei due si
trovassero così bene insieme. Io mi sono ormai
rassegnato al fatto che Gloria non mi prenderà in
considerazione per niente di più che un amico.
- Secondo lei c’era solo amicizia fra Gloria e il
professore oppure c’era qualcosa in più?

105
Eugenio Bianchi

- Lo so che molti pensavano che non fosse solo


amicizia ma io credo davvero che non ci fosse niente
di più. Una volta, nel garage del dottore, mentre
stavamo lavorando alla vecchia Guzzi, Gusto provò a
stuzzicarlo a fondo sul suo rapporto con Gloria e sui
loro giri in moto e lui prima lo mandò a quel paese
poi ci disse che non ci sarebbe stata nessuna donna
che potesse essere più di una amica. Non dopo sua
moglie. E io sono sicuro che lo dicesse sul serio solo
che non si riusciva mai a capire che cosa volesse dire
quando veniva fuori la moglie. Quell’argomento era
un mistero. A volte sembrava che fosse pieno di
rabbia come un marito tradito e altre volte sembrava
un vedovo che rimpiangesse la moglie morta. Ma era
solo una questione di momenti e non ci lasciava mai
continuare il discorso.
- Mi ha appena detto che ha conosciuto bene Rastelli.
Cosa mi saprebbe dire di lui, del suo carattere
intendo.
- Non era uno facile.
- In che senso scusi?
- Ha presente le castagne? Se lei vuole gustarsele
prima deve fare i conti con il riccio che le contiene.
Se trova il modo di aprire il riccio senza pungersi il
frutto sarà buonissimo. Roberto era così. Scorbutico,
chiuso e diffidente al primo approccio. Però se si
riusciva a superare quella barriera diventava una
persona gentile e generosa. Avevamo in comune
l’amore per la musica e per le moto anche se i generi
erano diversi sia per l’una che per le altre. Ma è stata
la musica quella che ci ha fatto passare tante ore

106
Solo per scelta

insieme. Era bravo con la chitarra ed aveva una


pazienza infinita quando si trattava di insegnare
qualcosa. Nonostante mi avesse detto più volte che
non avrebbe potuto trasmettermi gran ché, le
garantisco che è stato un ottimo insegnante. A tanta
gente sembrava un musone ma aveva dei momenti in
cui faceva cose pazze. Una sera di luglio era quasi
mezzanotte e stavamo suonando in casa sua e lui
disse che a suonare in quella stanza i suoni venivano
soffocati: portò fuori l’amplificatore e gli strumenti e
ci mettemmo a suonare a tutto volume roba metallara
con le basi fornite dal pc. Io gli andavo dietro ma mi
aspettavo di vedere arrivare il maresciallo dei
carabinieri da un momento all’altro. Un paio di giorni
dopo, quando ci ritrovammo nel garage del dottore,
Gusto ci raccontò che in paese continuavano a
chiedersi dove c’era stata una festa a base di droga e
musica rock. Ecco, questo è l’uomo che ho
conosciuto io e che non dimenticherò mai.
Mori si rese conto che non c’era molto che il ragazzo potesse
aggiungere a quello che già sapeva e con un lieve senso di
delusione lo lasciò andare.

- Dal diario di Roberto


Luglio anno 2
Passare un pomeriggio a leggere un libro. Passare un altro
pomeriggio a cercare di rifare con la chitarra un pezzo dei Dire
Straits esattamente come lo fanno loro. Passare anche un giorno
intero davanti al pc a scambiare chiacchiere con altri motociclisti
che vivono lontani, alcuni conosciuti di persona e altri mai
incontrati anche perché magari vivono di là dell’oceano. Passare
un giorno ad andare in giro in moto prendendo la prima strada

107
Eugenio Bianchi

che capita per poi lasciarla per la successiva prima strada che
capita. E quando la fame comincia a farsi sentire fermarsi nel
primo posto dove ti facciano un panino o un piatto di pasta. La
solitudine e la pensione ti permettono di sfruttare il tempo per la
glorificazione del non far niente. Almeno nel senso che la gente
comunemente dà al non far niente. Perché in fondo, la mia mente
è comunque chiamata a fare qualcosa. Qualcuno forse potrebbe
considerare ozioso anche lo scrivere un diario. Ma questo ozio è
troppo piacevole perché io possa rinunciarvi. È un ozio egoista
che fa sì che io dedichi quasi tutto il mio tempo racchiuso nel mio
guscio, lasciando solo una piccola parte ai contatti “reali” col
mondo esterno e con gli altri esseri umani. Ma il mio egoismo lo
uso soprattutto per evitarmi di entrare in contatto con gente che
non mi piace oppure per limitare il tempo di quei contatti al
minimo possibile. Se a volte non posso fare a meno di avere a che
fare con la fornaia perché comunque il pane che vende mi piace,
almeno posso limitarmi a chiederle il pane che voglio, pagare e
poi andarmene senza sentirmi costretto a soddisfare le sue
curiosità sulla mia vita in questo paesino. Mi ha detto Gusto che
le scoccia parecchio la mia amicizia con Gloria: non ne capisco il
motivo ma non sarà questo a togliermi il sonno. Gusto dice anche
che lei e la parrucchiera stanno raccontando a tutte le altre donne
che c’è una storia fra Gloria e me. Non c’è nessuna storia,
Eleonora, ma se anche ci fosse?
Non mi pare che abbiamo legami di alcun genere né io né lei ma
evidentemente la gelosia sciocca porta quella donna a spargere
veleno. Potrei capire un atteggiamento del genere se Gloria ci
provasse con suo marito ma un’ipotesi del genere è del tutto
impensabile. Forse ha ragione Gusto quando dice che quelle due
donne sanno benissimo che basta loro un cenno per avere tanti
uomini pronti a soddisfare parecchi loro capricci. E se invece ne
capita uno che rimane insensibile al loro fascino allora devono
fare di tutto per screditarlo davanti a tutti.
----------------------------

108
Solo per scelta

Ho incontrato Delio e non è stato un momento felice. O forse


questo incontro dovrebbe farmi capire quanto dovrei essere
riconoscente a madre natura per avermi fatto come sono. Delio ha
poco più di cinquant’anni, ha un cervello di prim’ordine che a
messo a frutto per fare un bel po’ di soldi ma, purtroppo per lui, il
suo aspetto fisico è un vero disastro: alto con una tendenza a
tenere il corpo leggermente piegato in avanti e quindi a sembrare
quasi gobbo, talmente magro da sembrare anoressico, un volto
irregolare al centro del quale campeggia un naso aquilino
leggermente storto nel mezzo a causa di una caduta dalla moto,
una voce acuta e sgraziata e modi bruschi. Non c’è da
meravigliarsi se le donne non gli cascano ai piedi ma la sua
timidezza congenita ha fatto sì che lui sia sempre stata l’eccezione
alla regola che dice che chi ha soldi comunque, prima o poi una
donna la trova anche se non è un Adone. Lui una donna non l’ha
mai trovata – ovviamente se si escludono quelle che si fanno
pagare per un rapporto di poche ore se non di pochi minuti - e
meno male che almeno ha trovato un ristretto gruppo di amici che
gli hanno trasmesso la passione per la moto. Purtroppo gli amici
ti tengono compagnia di tanto in tanto ma poi, quando torni a
casa e ti ritrovi da solo ……. c’è chi non si cura più di tanto ed
invece c’è chi la solitudine se la sente addosso come una cappa di
piombo e Delio fa parte di questa seconda schiera di persone.
Quando lui torna a casa la trova assolutamente immacolata,
pulita da cima a fondo dalla donna che ogni giorno va a fare la
governante part-time, la stessa che gli lascia sempre una cena
pronta che aspetta solo di essere scaldata nel microonde.
Ovviamente Delio preferirebbe una casa meno immacolata ed una
cena magari mezzo bruciacchiata se questo fosse il prezzo da
pagare in cambio dell’abbraccio di una donna. Abbiamo provato
di tutto per far sì che il suo desiderio di una compagna per la vita
si avverasse. Giancarlo, uno che ha sempre evitato la convivenza
continuata con una donna, ha perfino passato ore ed ore sulle
chat in internet, spacciandosi per Delio, mantenendo per

109
Eugenio Bianchi

settimane i contatti con quelle che sembravano adatte a lui. Ed


era riuscito anche a combinargli qualche appuntamento ma poi
niente da fare. Evidentemente anche la casalinga più disperata e
sola non se la sente di avere a che fare con uno come Delio e
mentre della solitudine noi non sentiamo il peso perchè Giancarlo
la vive quasi con compiacimento ed io me la sono comunque
cercata, Delio no. Per lui la solitudine è una maledizione, un
cruccio costante a cui ultimamente cerca di sfuggire cercando
rifugio nello stordimento dell’alcol. Per sua fortuna finora c’è
sempre stato qualche amico che l’ha portato a casa evitandogli di
mettersi alla guida completamente ubriaco.
---------------------------------------------------------
Sono seduto ad un tavolo da birreria sotto un grande tendone con
un piccolo vassoio colmo di patatine, un boccale di birra e il
portatile davanti a me mentre alcuni ragazzi stanno cominciando
a smontare il piccolo palco ed il grande bancone da cui hanno
servito bevande e cibo fino ad un paio di ore fa. Anche se le cucine
da campo le hanno smontate, nella loro club house hanno una
cucinetta ben fornita che torna molto comoda quando fanno le
loro festicciole riservate ai membri del club e a qualche ospite e
ovviamente anche la scorta di birra non manca mai. Sto facendo
una sosta visto che mi sono offerto di dare una mano e i ragazzi
sono stati ben contenti di avere un piccolo aiuto in più. Fuori i
bikers che questa mattina non erano riusciti a mantenere una
parvenza di sobrietà stanno risalendo sulle loro moto dopo aver
lasciato passare qualche ora per non rischiare la patente ai test
della polizia sulla strada per tornare alle loro case ma ci sono
ancora alcune tende anche se il grande prato si è ormai svuotato.
Sono anni che ritorno a questo raduno nel mezzo della campagna
tedesca a nord del lago di Costanza e ormai i membri del moto
club che lo organizza mi considerano un vecchio amico tanto è
vero che mi permettono di usare i servizi della loro club house. Un
favore non da poco visto il piacere che procura una bella doccia
appena arrivato. È una grigia domenica mattina ma il cielo ci ha

110
Solo per scelta

risparmiato la pioggia ed un po’ di fresco dopo il caldo di ieri fa


piacere. Ieri sera questo tendone sarebbe potuto sembrare a
qualcuno, anche a te Eleonora, un girone infernale: musica rock a
tutto volume, lampi di luce di ogni colore, gente che saltava al
ritmo della musica, altra gente assiepata davanti al bancone per
riempire di birra i bicchieri vuoti oppure per portarsi al tavolo il
vassoio con le patatine o i panini con le salsicce o i wurstel, voci
che urlavano nell’orecchio del vicino per farsi sentire. E fuori dal
tendone, sul vasto spiazzo al centro del quale un grande falò
mandava scintille verso il cielo, altrettanta gente con
l’immancabile bicchiere in mano che approfittava del volume
della musica un po’ più attutito per scambiare qualche
chiacchiera con amici che non vedeva da tempo oppure per fare
nuove conoscenze. Adesso, davanti ad un caffè che non è
nemmeno lontanamente imparentato con quello a cui sono
abituato, torno a pensare a come ci deve vedere strani chi non ha
questa passione. E non tanto perché ci facciamo anche centinaia
di chilometri per ritrovarci per una sera o due ma perché quei
chilometri li facciamo spesso sotto il sole o la pioggia esposti al
caldo o al freddo. In fondo una birra ed un po’ di musica li
potremmo trovare in qualche locale vicino a casa. Ed invece
carichiamo la moto con tenda, sacco a pelo e materassino e con
qualche ricambio di vestiario per le emergenze e ci mettiamo in
strada che il sole è sorto da poco. Quando ci fermiamo nelle
stazioni di servizio gli automobilisti ci guardano con espressioni
diverse in cui si può leggere magari compatimento ma a volte
anche un briciolo di invidia. Perché è pur vero che le giacche e il
casco che indossiamo sono un pedaggio in più da pagare
soprattutto nelle ore più calde ma la possibilità di uscire più
rapidamente dagli ingorghi, la visuale aperta sui panorami che ci
circondano e il senso di libertà che godiamo sulle nostre moto ci
ripagano di quel po’ di disagio che dobbiamo sopportare. Se poi
da sotto il casco emerge un volto femminile gli sguardi delle altre
donne marcano ancor più la sorpresa che raggiunge il punto più

111
Eugenio Bianchi

alto se la compagna del motociclista scende dalla propria moto.


Li ho invidiati parecchio anche io i motociclisti che hanno una
compagna pronta a condividere la loro passione, pronta a
condividere il caldo e il freddo e quell’antipatica sensazione di
dolore all’articolazione del polso destro che ti rende dopo qualche
centinaio di chilometri perché il sinistro lo puoi anche togliere dal
manubrio ma il destro è quello del gas e se lo togli ti fermi.
Adesso li invidio un po' meno perchè la moto che mi sono potuto
permettere qualche anno fa ha il cruise control che mantiene il
gas aperto anche se si toglie la mano dalla manopola ed anche
perchè di di tanto in tanto una compagna di viaggio ce l'ho anche
io.

Il forno di Nunzia
- Dice la Rosina che stanotte devono aver fatto una festa da
qualche parte fuori del paese. Dice che si sentiva la
musica dappertutto mo non si riusciva a capire da dove
venisse.
- L’ho sentita anch’io. Era verso mezzanotte. C’avevo le
finestre aperte perché mica c’ho l’aria condizionata io!
Una musica che sembrava un martello! Quella roba che
suonano i giovani che io vorrei capire come fanno a starla
a sentire per delle ore.
- Magari era una di quelle feste che fanno i ragazzi di
nascosto. Sai quelle che si sentono dire in televisione?
Che ci gira della gran droga e poi finisce che magari
qualcuno ci lascia le penne.
- A me mi pareva che arrivasse dalla parte sopra il paese,
dalla parte dove ci sta la Irene. C’hai mica parlato questa
mattina, Nunzia?
- ‘spetta che ci telefono……. Pronto, Irene? Te hai mica
sentito della musica verso mezzanotte. Qui c’è la Teresa
che dice che ci pareva che venisse dalla parte dove stai
te……. Ah sì? ……Mo perché non sei andata a vedere?

112
Solo per scelta

Magari potevi ……… però anche te mi vai a buttar via


delle occasioni così! Ah no, secondo te non era una festa?
Va bene dai, ci vediamo stasera. ….. Dice la Irene che
secondo lei la musica veniva dalla casa del forestiero.
Dice che all’inizio aveva pensato che stesse facendo una
festa con qualcuno dei suoi amici motociclisti ma poi ha
pensato che non aveva visto nessuna moto passare davanti
al suo negozio per tutto il giorno. Dice la Irene che forse
potevano essere il forestiero e Matteo, il ragazzo del
distributore. Va lì a imparare a suonare la chitarra.
- E c’ha bisogno di svegliare mezzo paese con la musica per
fare una lezione di chitarra? E poi ti sembra quello l’orario
per fare lezione di musica? Quello mica è tanto normale!
- Comunque quando arrivano i suoi amici motociclisti chissà
che cosa combinano in quella casa! Te dici che si
accontentano di bere o si buttano giù anche dell’altra roba?
- Vallo a sapere! Io dico che quello comunque è strano! Viene
a stare quassù e si chiude in quella casa senza mai vedere
nessuno di quelli che vivono intorno. E poi nel mezzo della
notte tiene sveglio mezzo paese con una musica che va bene
per i ragazzini mica per uno della sua età!
- Si vede che alle motocicliste quella è una musica che ci
piace e loro si esercitano con quella. A me, se un uomo mi
mette su una roba del genere, mi vien solo voglia di
scappare via! Magari alla rumena invece quella roba lì gli
piace.
- Te dici che non c’era solo il ragazzo?
- La Irene dice di sì! Magari se capita di nuovo ci facciamo
portare in macchina dalla Irene fino alla casa del
forestiero. Che se invece della lezione di musica c’è una
festa poi possiamo anche farci invitare, no? Se invece la
festa non c’è ……
- Potrebbe essere comunque una buona occasione per vedere
come s’è sistemato e che compagnia c’ha!

113
10
Alle nove della sera il bar del paese presentava la solita
scena di tutte le sere: tre o quattro tavoli occupati dai
giocatori di briscola e tressette e qualche osservatore seduto
alle loro spalle. L'aria era densa del fumo delle sigarette e di
qualche occasionale sigaro toscano ed il silenzio regnava
sovrano fino al momento della chiusura di una partita. Allora
si scatenavano i commenti, le critiche i rimproveri. Gusto
entrò portandosi dietro alcune gocce della pioggia che stava
scrosciando all'esterno e, dopo avere ordinato un caffé ed
una grappa, andò a sedersi vicino ad un tavolo dove era in
corso un tressette particolarmente teso. Sisto, che giocava
con Erminio il fornaio, gettò le carte sul tavolo con un gesto
stizzito.
- Se me lo dicevi subito che giocavi per perdere mi
risparmiavo la fatica! Dove cazzo c’hai la testa?
Avevamo la partita in mano e gli hai regalato le
ultime due prese!
- Dai Sisto, non prendertela così tanto. Te mica c’hai i
pensieri che c’ha il nostro Erminio! – il sorriso sul
viso di Gusto ben si accompagnava alla luce
maliziosa che gli brillava negli occhi – Tanto per
dirne una, mica c’hai da tenere a freno una rossa
scatenata! Mettiti nei suoi panni: lui lavora come un
mulo, soprattutto la notte, e quando riesce a stendersi
sul letto non vede l’ora di farsi una bella dormita. E
siccome nel letto ci arriva che è quasi arrivata l’ora di
pranzo, lui si dorme quasi tutto il pomeriggio. E il
pomeriggio nei giorni feriali il forno è chiuso e la
rossa si annoia. Poi quando il nostro Erminio si

114
Solo per scelta

sveglia, è quasi ora di cena. Un paio d’ore davanti


alla televisione, una partitina a carte qui al bar e poi
via di nuovo a lavorare nel forno. Magari una volta
ogni tanto il tempo per una bottarella veloce alla
rossa Erminio lo trova anche ….. mo a me mi sa che
a lei non gli basta mica! Una così, secondo me,
proprio non si accontenta di una bottarella ogni tanto
e magari cerca qualcuno che gliene dia qualcuna
extra. Te cosa ne dici, Sisto?
Il fornaio scattò in piedi e si piantò davanti a Gusto che
rimase tranquillamente seduto.
- Te ringrazia che non mi sporco le mani con una
faccia di merda come la tua! Ti diverti proprio a
raccontare cazzate, vero? Ma tanto quello che ti
sistema una volta per tutte, prima o poi lo trovi. E stai
tranquillo che in paese non piangerà nessuno.
- Me la sto facendo sotto dalla paura! Mò come? Io
cerco di aprirti gli occhi e té te la prendi con mé!
Dovresti ringraziarmi che ti faccio un favore! E
invece sei lì a minacciarmi! Proprio vero che non c’è
più la riconoscenza!
Erminio si girò, sbatté una banconota sul bancone e uscì dal
bar sotto la pioggia battente lasciando il locale in un pesante
silenzio.
- Comunque té Gusto sei un bello stronzo. – A Sisto
quella scena proprio non era andata giù
- Oh, finalmente qualcuno che ha il coraggio di
dirmelo in faccia! Complimenti Sisto! Almeno sei un
po’ più sincero di tutti questi altri che lo pensano
solo! Però adesso mi devi anche spiegare perché sarei
uno stronzo.

115
Eugenio Bianchi

- Erminio è un bravo ragazzo e non si merita che vai in


giro a raccontare quelle cose sulla moglie.
- Su una cosa hai ragione, Sisto: Erminio è un bravo
ragazzo, uno che lavora duro. Diciamo che non si
meriterebbe una moglie come la sua che gli fa le
corna da un casino di tempo. Però se uno sa di non
reggere l’alcol non dovrebbe comprarsi una bottiglia
di whisky, non ti sembra?
- Cosa c’entra ‘sto discorso adesso? Mica ha comprato
nessuna bottiglia!
- C’entra, c’entra. Voglio dire che uno non dovrebbe
prendersi una moglie come la rossa se sa di non
poterla accontentare a letto.
- Mo tè come lo sai che lui non riesce a contentarla? E
come sai che lei gli fa le corna?
- Mo dai! Mica vorrai dirmi che se una donna c’ha la
sua soddisfazione in casa va a cercarsi qualcosa
anche fuori? E sulle corna che gli mette, dai che lo
sapete tutti com’è la storia.
- No che non lo sappiamo tutti. Io di quello che te dici
che fa Nunzia non so proprio niente. Io so che sta nel
negozio. A qualcuno può dare fastidio che lei sappia
sempre tutto di tutti mo di lì a dire che fa le corna al
marito ……
- Allora Sisto ti metto una pulce nell’orecchio: dov’è
che va la rossa parecchie sere della settimana quando
Erminio è qui al bar?
- Dalla Irene. Lo sanno tutti che sono amiche quelle
due.
- Ecco. È vero che la Irene non sta proprio nel centro
del paese ma possibile che nessuno veda mai niente?

116
Solo per scelta

A me mi sa che siete in parecchi a sapere che quelle


due non sono sempre sole. E che di sicuro qualche
baldo giovane non va a trovarle per giocare a carte.
Solo che nessuno di voi se la sente di avvisare
Erminio. E poi non venite a dirmi che non sapete che
il primo che si è fatto un giro sulla rossa è stato
Bruno.
- Bruno? Il camionista? Quello che è morto?
- Proprio lui. Mo non vi siete mai chiesti perché la rossa ce
l’abbia sempre avuta tanto con la straniera? È che la
rumena gli aveva portato via il pane di bocca, alla fornaia.
E non parlo del pane che fanno nel forno, mi sembra
chiaro.
- Beh, mo allora magari c’avevano ragione quelli che
mormoravano che quello di Bruno non era stato un
incidente. Magari la straniera aveva scoperto che lui e la
fornaia ….
- O magari la fornaia si è voluta vendicare del maschio che
l’aveva lasciata per un’altra. Con le rosse bisogna starci
attenti: ci mettono mica molto a prendere fuoco!
- ‘Spetta un po’! Se è vero quello che dici te, potrebbe
anche essere che le lettere anonime ai giornali …… le
abbia scritte …..
- Vè mò che vi si sta svegliando il cervello!

- Dal diario di Roberto


Agosto anno 2
Questa volta penso proprio che “le comari del paesino” – per
usare una definizione di DeAndrè – avranno di che parlare per
qualche giorno. In fondo tutto il paese dovrebbe ringraziarmi: i
miei amici hanno portato una ventata di novità. Altro che i soliti
villeggianti che vengono quassù per respirare aria buona e fare
lunghe passeggiate rilassanti! Già gli svedesi del mese scorso

117
Eugenio Bianchi

avevano scatenato la curiosità di parecchi ma questa volta non


erano solo quattro o cinque. Avresti dovuto vedere le loro facce
mercoledì scorso, Eleonora, quando siamo arrivati nella piazza
tutti insieme e abbiamo allineato le moto davanti ai tavolini del
bar. Occhi spalancati e bocche mezze aperte per la sorpresa. E
quando mai era capitato di vedere un insieme di personaggi del
genere? Uomini e donne tutti attorno ai cinquanta anni di età e
tutti a cavallo di moto enormi e discretamente rumorose. Uomini e
donne tutti vestiti con magliette, pantaloni di pelle, alcuni con
stivali di stile western altri con scarponcini anfibi e tutti con
addosso gilet di pelle nera o di stoffa da jeans completamente
coperti da toppe con simboli strani. Posso anche capire la
sorpresa lo sconcerto di queste persone, a loro modo gente
semplice, che ogni giorno deve fare i conti con la rudezza di una
vita ristretta nei confini di questo paesino e nei ritmi immutabili
dei lavori della campagna ma anche loro ormai sanno che il
mondo è tanto vario. Molti di loro hanno la pay Tv e sono
sommersi dalla nuova ondata di informazioni sui diversi angoli
della terra eppure, nonostante questo, fanno fatica a capire che, a
volte, delle persone possano sentire il desiderio di travestirsi
anche se non è carnevale. Perché in fondo, l’indossare quei gilet,
quelle giacche, quelle calzature non è altro che il travestirsi per
dare un segnale al mondo esterno che si fa parte di una certa
categoria, di un gruppo, di una congrega. Certo, si può andare in
moto senza necessariamente doversi vestire così ma c’è gente che
considera impensabile andare ad un concerto di musica classica
in jeans e maglietta e di certo uno che andasse ad un concerto
rock in giacca e cravatta non passerebbe inosservato. Ci sono
convenzioni, abitudini, consuetudini che quasi costringono alcuni
ad indossare una divisa anche se non è quella dei militari o dei
poliziotti e, grazie al cielo, non è uguale per tutti. Ma penso che
spiegare queste cose a questi miei nuovi concittadini sarebbe forse
troppo complicato e allora lasciamo che si sorprendano.
Ovviamente la sorpresa maggiore l’hanno destata le donne che

118
Solo per scelta

guidavano le loro moto invece che fare da passeggere al


compagno come capita di solito. E poi la lingua che usavano: un
miscuglio strano di inglese, tedesco e francese. In pochissimo
tempo abbiamo occupato quasi tutti i tavolini disponibili e per
fortuna qualche giorno prima avevo avvertito il proprietario del
bar e lui ha provveduto a fare una buona scorta di birra. Io di
solito non bevo tanto ma molti dei miei amici sono pozzi senza
fine. Visto che nel fine settimana ci sarà un grande raduno di moto
a poco più di trecento chilometri da qui, ho proposto ad alcuni
amici tedeschi e olandesi di passare un paio di notti da me. Io
l’avevo proposto a quattro di loro ma poi si sono passati
l’informazione e me ne sono trovati in casa una quindicina.
Fortunatamente grazie alle mail sapevano tutti cosa avrebbero
trovato e nessuno di loro si aspettava che potessi mettere a
disposizione dei letti per tutti e così alcuni si sono montati la
tenda nel prato ed altri hanno dormito nei loro sacchi a pelo sul
tappeto del mio soggiorno. Quando tutti si sono sistemati siamo
andati in paese per farci un “aperitivo” prima di cena. Siamo
arrivati sulla piazza proprio nell’orario in cui anche i villeggianti
vanno a farsi quattro passi prima di andare a cena e dai nostri
tavoli ci siamo goduti la scena che si svolgeva davanti ai nostri
occhi. Uomini che avrebbero voluto fingere indifferenza ma che
non resistevano alla voglia di andare a guardare da vicino le moto
e donne che lanciavano occhiate scandalizzate alle motocicliste
del gruppo e soprattutto ai tatuaggi sulla spalla e sul braccio di
una di loro. Quando alcuni ragazzini si sono fermati intorno ad
una moto particolarmente modificata, il suo proprietario - Haiko,
un gigante tedesco alto più di due metri - si è alzato e si è diretto
verso di loro che sono subito scappati via spaventati. A parte due
che non si sono lasciati impressionare dalla mole del mio amico e
sono stati sollevati e depositati con molta attenzione sulla sella.
Quando hanno visto i loro piccoli amici sulla moto anche gli altri
si sono fatti coraggio e sono tornati tutti intorno ad Haiko il quale
ha dovuto chiamare in aiuto qualcuno di noi. E non puoi

119
Eugenio Bianchi

immaginare che cosa è successo quando Maajke, una


ultracinquantenne olandese ne ha fatti sedere due sul suo trike –
un misto fra un’auto ed una moto con due ruote posteriori
piuttosto grosse ed una ruota anteriore montata su una lunga
forcella – ed ha avviato il motore. Sotto lo sguardo
preoccupatissimo delle mamme i piccoli hanno avuto il loro
giretto della piazza come se fossero stati su una giostra. A quel
punto era evidente che buona parte di quelli che fino a pochi
minuti prima ci aveva guardati come fossimo dei barbari erano
dispostissimi a cambiare il giudizio e considerarci esseri umani
quasi come loro. Così quando Hans ha acceso la radio della sua
moto alcune ragazze si sono anche messe a ballare con i
“barbari”.
Qualche babbo che sapeva qualche parola di inglese ha
cominciato a scambiare due chiacchiere con i miei amici mentre le
mamme continuavano a scambiarsi commenti sottovoce e a
lanciare occhiate sconcertate verso le donne del nostro gruppo.
Tutto sommato non è andata male. Di sicuro al bar i commenti si
sprecheranno per giorni e giorni e Gusto ce li racconterà la
prossima volta che ci vedremo da Italo.
-------------------------------------------------------------------------
Bello l’Apennino abruzzese e molisano! Paesaggi aspri e ruvidi,
tornanti che ti portano su fino a percorrere il crinale con vallate
su tutti e due i lati della strada oppure vanno ad attraversare
piccoli paesi aggrappati al fianco della montagna. E poi sbucare
sull’altopiano delle cinque miglia e trovarsi davanti questo lungo
rettilineo alberato che taglia in due un paesaggio quasi lunare che
lascia il posto ad altri tornanti che si infilano in una vegetazione
che deve fare i conti con un vento costantemente teso, un vento
che piega le piante facendole sembrare figure chine in avanti e
porta in alto il volo dei rapaci così affascinanti con le loro ali
immobili spiegate a sfruttare le correnti ascensionali mentre
tengono d’occhio qualsiasi movimento denunci la presenza di una
preda giù, in mezzo alla vegetazione più bassa. Bello non avere

120
Solo per scelta

fretta di arrivare e godersi l’andatura rilassata con i Pink Floyd


nelle orecchie. Sarebbe tutto perfetto se non fosse proprio in quei
momenti che i ricordi approfittano del tuo essere a guardia
abbassata e tornano ad affollare la mente. E insieme ai ricordi
monta dentro quel misto di rabbia, di delusione di tristezza che
non si riesce a contrastare. Perché saranno passati anche degli
anni ma io so benissimo che non mi libererò mai di questi
sentimenti, di questa continua lotta fra il risentimento verso di te,
Eleonora, ed il rimprovero a me stesso. E se abbasso un attimo la
guardia non c’è nulla che possa arrestare l’ondata di “se” che mi
arrivano addosso. Se fossi stato un po’ più attento ai tuoi
sentimenti, se ti avessi dedicato un po’ più di attenzioni e di tempo,
se quella volta avessi rinunciato a quel raduno e fossi rimasto con
te …… ma poi chissà se davvero le cose sarebbero andate
diversamente! E dire che mi basterebbe rifugiarmi nella comoda
constatazione che siamo tutti vittime del nostro destino, che certe
cose succedono perché erano comunque destinate a succedere.
Non è sempre stato il mio modo di pensare quando tu ti
preoccupavi che mi succedesse qualcosa quando andavo in giro in
moto? Non ti ho sempre risposto che se qualcosa mi doveva
succedere, mi sarebbe successa che io fossi in macchina, in moto
oppure a passeggio nel parco? Non ti facevo sempre l ‘esempio di
quel nostro amico che era stato ucciso da un’auto guidata da un
ubriaco mentre era fermo davanti alla vetrina di un negozio? Sì,
potrei davvero aggrapparmi al destino cieco ma chissà perché,
quando ripenso a quello che ti è successo, non ci riesco proprio.

Il forno di Nunzia
- Dì Nunzia, il forestiero sarà anche un solitario mo quando
si mette in compagnia vedrai che si fa sentire! Le altre
volte che erano venuti i suoi amici se li era tenuti in casa e
magari si sentiva un po’ di casino che facevano con la
musica mo stavolta il casino lo hanno fatto in piazza!
- La Cesarina m’ha detto qualcosa. Dai racconta …

121
Eugenio Bianchi

- Mo te dov’eri?
- Lo sai che ogni tanto la sera vado a tener compagnia alla
Irene ……abbiamo sentito il rumore delle moto che
passavano davanti alla sua casa mo non c'abbiamo dato
tanta importanza.
- Non sai cosa ti sei persa! Sono arrivati che il sole stava
quasi tramontando, tutti insieme in piazza con le
motociclette e poi c’erano dei tedeschi che avevano delle
robe strane con delle ruote grosse didietro e una ruota
piccola davanti. Si sono seduti di fuori del bar e hanno
cominciato a bere. Poi c’è stato un biondo che s’è messo a
giocare coi bambini che stavano lì a guardare le moto. Li
metteva sulle moto e poi gli faceva accendere il motore e
dovevi sentire che casino che faceva! Però vedessi che
fisico che c’aveva! Sarà stato alto due metri ….. e dei
muscoli che sembrava uno di quelli che fanno il cinema! E
poi c’è stata una donna …. mo insomma, una donna …..
una che sembrava più un maschio che una femmina
….che s’è presa un paio di ragazzini su uno di quei cosi
strani con tre ruote e li ha portati in giro per la piazza. E
poi uno ha acceso la radio della motocicletta …… dì
Nunzia, tè l’avevi mai vista una motocicletta con la radio
che fa la musica? Io non l’avevo mai vista di sicuro! ……
insomma questo qui ha messo su ‘sta musica rock e un
paio si sono messi a ballare vicino alla fontana e poi due o
tre degli uomini hanno preso delle ragazze che erano lì in
piazza e hanno cominciato a ballare con loro. Sono andati
avanti a bere e a suonare musica e a ballare per un bel po’.
Poi però il professore ….. sì, il forestiero, c’ha fatto un
segno come di andare a mangiare. Mo come facciano a
capirsi quando parlano io mica l’ho capito! Mica parlano
come noi! Fatto sta che sono ripartiti tutti insieme che
dovevi sentire che casino che facevano!
- E te sei rimasta lì con quella compagnia tutto il tempo?

122
Solo per scelta

- Mo no! Mica stavo con loro! Figurati! Io ero andata a


prendere un gelato con mio marito e ci eravamo seduti su
una panchina. Poi quando sono arrivati i motociclisti
Primo ha detto che voleva dare un’occhiata da vicino a
quelle moto e poi si è messo a chiacchierare con uno di
loro che parlava un po’ di italiano. Dopo m’ha detto Primo
che veniva dall’Olanda e che qualcuno veniva dalla
Germania. Oh, mo dev’essere mica leggera farsi
dall’Olanda fino a qui! Lascia pure che si fermino a
dormire da qualche parte per strada mo devono avere della
gran voglia di motocicletta ‘sta gente.
- E devono avere anche un culo di ferro!
- Qualcuno ce l'ho robusto di sicuro mo ci sono di quelli
che c'hanno delle motociclette con delle selle che
sembrano delle poltrone. Te l'hai mai guardata da vicino
quella del forestiero? La sella didietro c'ha persino i
braccioli imbottiti! Io dico che la rumena ci sta bella
comoda quando va in giro con lui. Che non capisco mica
perchè si sia comprata la motocicletta per sé che non è
mica comoda uguale! Io se c'avevo la possibilità di girare
su una roba comoda mica mi andavo a complicare la vita.
- Si vede che a lei ci faceva piacere così.

123
11
Simona cominciava a chiedersi chi poteva essere quell’uomo
e che rapporti avesse con il poliziotto che le aveva
scombussolato il cuore. Era la terza volta che li vedeva
arrivare insieme e andare a sedersi al tavolo dopo aver
ordinato un paio di birre. E la volta precedente Mori le aveva
rivolto un sorriso prima di uscire e le era sembrato che non
fosse un sorriso di convenienza. Certo che se non trovava il
modo di avere qualche momento da sola insieme con lui, le
speranze che quel sorriso diventasse qualcosa di più
rimanevano solo delle illusioni.
I due uomini intanto avevano cominciato la loro
conversazione del tutto ignari di quello che passava nella
testa della graziosa barista.
- Sono proprio curioso di vedere che cosa verrà fuori
dalla chiacchierata con la fornaia. Dopo tutto quello
che mi è stato detto non vedo l’ora di incontrarla.
- Anche perché non è mica male! Sempre se a uno gli
piace quel tipo di donna lì!
- Lasciamo perdere questo aspetto. Vediamo un po’
…… sappiamo che aveva sperato in una relazione
duratura con Bruno di nascosto dal marito ma che
non solo la cosa è durata pochissimo ma addirittura
Bruno ha sposato la rumena. Sappiamo che ha
“condiviso” - o sta ancora condividendo - Matteo con
la parrucchiera. Secondo lei ci ha provato anche con
il professore?
- Pare di sì, anche se non ne ho la certezza come per
gli altri due. Roberto aveva accennato a qualcosa una
sera a casa del dottore. Sa, con la scusa di restaurare

124
Solo per scelta

la vecchia Guzzi che il dottore aveva da decine di


anni nel garage avevamo preso l’abitudine di passare
insieme un paio di sere a settimana. Io portavo
qualcosa da mangiare, salame, salsiccia, formaggi …
cose del genere … roba che non ha bisogno di un
cuoco, il dottore forniva il vino e la musica … lirica
soprattutto e il professore e Matteo fornivano le
conoscenze tecniche insieme ad un amico del
professore che era un vero esperto e che veniva
quando poteva. Una sera Roberto ha raccontato che
era andato a comprare una ciambella al forno e la
rossa aveva cominciato a buttargli lì delle allusioni
…. qualcosa sul portarla a fare un giro sulla moto ma
ha cambiato discorso d’improvviso perchè è apparso
il marito che veniva dal retro, dove c’è il forno.
Roberto era convinto che il marito fosse rimasto ad
ascoltare dietro la porta che separa il negozio dal
laboratorio perché sembrava parecchio incazzato.
Però non ha detto niente. Ho l’impressione che non
sia stata l’unica occasione che la rossa ci ha provato
ma il professore non ha mai voluto dirci altro, anche
se io l’avevo stuzzicato un po’.
- Ma il professore non era un po’ ….. diciamo così …..
avanti negli anni per una che già si divertiva con uno
giovane come Matteo?
- L’avevo pensato anche io. Ma chissà cosa passa nella
testa delle donne? Per quel che ne so, anche la
parrucchiera, l’amica della rossa, ci aveva provato un
paio di volte, anche lei senza successo. Però la
parrucchiera non è sposata e può darsi che la
stuzzicasse l’idea di trovarsi un uomo che magari

125
Eugenio Bianchi

diventasse qualcosa di più …. stabile, insomma


magari un marito ….. ma per la fornaia …. secondo
me in certe donne scatta una molla nel cervello ogni
volta che vedono un’altra donna che attira un uomo.
Una specie di istinto di competizione. E comunque
guardi che i suoi anni il professore se li portava bene
e secondo me le donne lo trovavano parecchio
attraente.
- C’è una cosa che continuo a chiedermi a proposito
delle scappatelle della fornaia: possibile che il marito
non si sia accorto di nulla?
- Erminio passa quasi tutta la notte e buona parte della
mattina a preparare e cuocere pane e dolci. Va a
dormire che è quasi mezzogiorno e si risveglia verso
sera. È uno molto preciso per cui i suoi orari sono
sempre gli stessi. Per esempio, tre sere a settimana va
a farsi una partita a carte al bar dopo cena e ci resta
fino a verso mezzanotte quando torna al forno e
comincia ad impastare. Si riposa un po’ alla
domenica ma per il resto è tutto lavoro e casa. Alla
rossa basta aspettare che lui sia arrivato al bar e sa di
avere un paio d’ore a disposizione per andare dove le
pare. Poi se lui si insospettisce, tutto il paese sa che
lei e la parrucchiera sono molto amiche e le ci vuol
poco a convincerlo che è andata a scambiare qualche
pettegolezzo con Irene. Però Erminio è un carattere
un po’ particolare. Magari si è accorto di tutto ma
preferisce far finta di niente. A certi uomini l’amore
per una donna li fa diventare ciechi e sordi. L’altra
sera ho provato a mettergli una pulce nell’orecchio

126
Solo per scelta

ma non c’è stato niente da fare. Come dicono da


queste parti : cotto e condito !
- E cieco!
Gusto si alzò e salutò Mori che si fermò davanti alla cassa
per pagare. Quando si trovò davanti il sorriso luminoso di
Simona decise che era ora di vedere se le sensazioni di Gusto
potevano avere un fondo di realtà
- Lei non esce mai la sera, Simona?
- A volte vado a bere qualcosa in centro con la mia
amica ma se voglio tirare tardi, a parte il sabato sera
ho poche occasioni, anche perché la mattina mi devo
alzare presto.
- Le andrebbe di tenermi compagnia davanti ad una
pizza una di queste sere?
Il sorriso di Simona avrebbe sciolto un cumulo di neve
quando lei accolse la proposta del poliziotto.

- Dal diario di Roberto


Agosto anno 2
Il garage di Italo è un paradiso in queste giornate calde. I muri
così spessi mantengono un fresco piacevolissimo e pane toscano,
formaggio pecorino e un albana secco e freddo sono meglio di
qualsiasi piatto di alta cucina. La vecchia Guzzi ormai è quasi
completata e Italo non sta nella pelle: ha deciso che almeno un
piccolo giro del paese lo vuole fare. Abbiamo cercato tutti di
dissuaderlo ma non c’è stato verso e allora Gusto si è assunto il
compito di verificare che non si faccia male. Un paio di pomeriggi
lo ha fatto salire sulla sua vespa e gli ha fatto fare qualche giro
sui vialetti in ghiaia intorno alla vecchia villa. Anche lui è rimasto
stupito dalla tranquillità con cui Italo se ne è andato in giro sulla
Vespa. Per essere uno che ha passato gli ottanta abbiamo dovuto
ammettere che se la cava egregiamente e quindi, appena il
restauro sarà completato, lui potrà tornare a sentirsi il medico

127
Eugenio Bianchi

condotto di una volta che andava a visitare i pazienti a domicilio a


cavallo della Guzzi.
---------------------------------------------------------
Le sagre paesane proprio non le reggo e in questo periodo ce ne
sono dappertutto in questa zona. Qualsiasi scusa è buona per fare
riempire un paesino con migliaia di persone: la sagra del
pomodoro, della patata, dei sapori di campagna e via dicendo. Ai
lati delle strade di accesso ai paesi macchine parcheggiate
ovunque restringono la strada già di per sé stretta costringendo
coloro che arrivano con un po’ di ritardo a lasciare l’auto a
distanze considerevoli dal luogo della festa oppure a manovre in
spazi ristrettissimi. Appena scende la sera c’è la solita orchestrina
che comincia a suonare il liscio o i vecchi pezzi degli anni ’60 e
via tutti a ballare. Miei coetanei e persone anche più vecchie si
lanciano in valzer e mazurke imbevendo le camice di sudore e a
volte rischiando un infarto. Anche Montesangiorgio ha la sua
sagra e oggi l’ho capito già a metà pomeriggio quando mi sono
trovato alcune auto parcheggiate ai lati del mio cancello e persino
sul sentiero che costeggia il fianco del mio terreno. E dire che per
arrivare da casa mia al centro del paese c’è da farsi una bella
camminata. Si vede che nulla può fermare gli amanti delle sagre.
Mi sono ricordato che Gusto mi aveva parlato di qualcosa del
genere dicendomi anche che se avessi fatto un giro in piazza lo
avrei trovato a dare una mano a Laura alla bancarella dei
prodotti biologici. Evidentemente Gusto ha deciso di non
nascondere più la sua amicizia con lei. Ho preso la moto e mi
sono diretto verso il paese e dopo qualche centinaio di metri mi
sono trovato la parrucchiera quasi nel mezzo della strada che mi
faceva segno di fermarmi.
- Me lo darebbe un passaggio fino in paese? Con questi tacchi
fare tutta questa strada! Doveva venire una mia amica a
prendermi ma ha avuto un contrattempo.
Non volevo essere scortese ma ho provato a cavarmela con la
scusa che non avevo un casco per lei ma lei mi ha detto che ne

128
Solo per scelta

aveva uno lasciatole da un amico. È entrata in casa e ne è uscita


con un casco in testa che mi pareva di conoscere: assomigliava
tanto ad uno dei caschi da cross di Matteo. Ho abbassato le
pedane del passeggero e lei si è disinvoltamente sollevata la
gonna causando non pochi problemi ad un automobilista che
stava sopraggiungendo e che per poco non andava a strisciare
un’auto parcheggiata sul ciglio della strada distratto dallo
spettacolo delle mutandine piuttosto ridotte di Irene. Che si
chiamasse Irene me lo ha detto mentre saliva in sella e per fortuna
con la moto sono riuscito a districarmi nel traffico ma nei cinque
minuti che ci sono voluti per arrivare vicini alla piazza del paese
quella donna non ha mai chiuso bocca ed ha continuato a far finta
di non aver visto che il sedile del passeggero della moto ha due
comodi maniglioni a cui aggrapparsi ed ha continuato a stringersi
ben più del necessario alla mia schiena.

Il forno di Nunzia

- Dì Nunzia, hai visto gli ospiti del forestiero che sono


arrivati stavolta? Dice Sisto che ieri si sono bevuti non so
quante birre in poco più di un’ora.
- Li ho visti sì! Li ha portati qui a comprare un po’ di
ciambella e una crostata. Parlavano mica italiano!
- Dice Sisto che sono svedesi e che qualcosa di italiano
riescono a dirlo. Dice che son venuti giù con le
motociclette. Ne han fatta di strada!
- Dì! Ma le hai viste le due donne! A me mi sembravano più
dei maschi con quegli scarponi nei piedi e quei tatuaggi
sulle braccia! E i capelli? Sembrava che c’avessero la
stoppa incollata sulla testa. Però devono avere una bella
resistenza! Lascia pure che siano abituati al freddo, mo
andare in motocicletta con addosso solo quelle magliette e
quel gilet! Saremo anche in agosto mo la sera fa un bel
freschino!

129
Eugenio Bianchi

- Mi sa che loro sono abituate al freddo. Mica deve fare


tanto caldo su in Svezia. Dice Sisto che vanno giù fino a
Roma e poi tornano su dall’altra parte dell’Italia. Dice che
stanno in giro più di un mese. C’hai fatto caso che bene o
male dal forestiero c’è sempre qualcuno che arriva in
moto? Pare che c’abbia amici un po’ dappertutto, persino
in America!
- Si vede che la birra gli ha sciolto la parlantina al forestiero
se Sisto sa tutte ‘ste cose! Da me sono entrati tutti e
cinque insieme mo ha parlato solo lui, ha pagato e se ne
sono andati. Si vede che ci starò antipatica io. O magari
gli stanno antipatiche le donne. Dice Irene che lei ha
cercato di essere carina con lui – non so se mi spiego – e
lui mancava poco che non le rispondesse nemmeno.
- Si vede che Irene non c’ha la passione per le moto. Magari
se gli chiedeva un consiglio per comprarne una vedevi
come le stava dietro!
- Figurati se a Irene gli viene in mente di andare in moto! A
lei ci piace stare comoda. Magari una bella macchina mo
di sicuro non una moto. Però mi ha detto che è riuscita a
farsi portare dal forestiero fino in piazza sabato scorso e
che su quella moto ci stava comoda.
- L’ho vista! E stai sicura che era uno spettacolo. Dovevi
vedere come gli stava attaccata alla schiena. E poi c’aveva
la sottana tirata su che si vedevano anche le mutande.
C’erano gli uomini con gli occhi fuori dalla testa.
- Lo so, me l’ha raccontato. Però poi quando lei è scesa,
ognuno per la sua strada. Lei ha provato a offrirgli una
birra per ringraziarlo del favore mo lui niente! Mi sa che
la Irene dovrà rassegnarsi che lì non si combina niente.
- Eh però se era un’altra donna, una che le moto ci
piacciono davvero, vedevi che ce la beveva una birra in
compagnia!

130
Solo per scelta

- Da mò che quella gli sta tenendo compagnia! Ve l’avevo


detto io che finiva così! Gli auguro solo di durare un po’
più di quell’altro!
- Te sei sempre convinta che sia stata lei?
- Io non dico niente. Però …. Tò vè chi c’è! Allora Teresa
cosa c’è di nuovo? C’hai la faccia giusta da novità!
- Sono uscita adesso dalla Irene. C’erano le motocicliste che
erano andate a sistemarsi i capelli. La Irene ha provato a
farci un po’ di conversazione perchè ce n’era una che
parlava un po’ di italiano. Dì, mo lo sai che c’hanno più di
cinquant’anni? Una è sposata con uno dei motociclisti ma
l’altra è libera. Ti dirò che messa un po’ a posto non è
mica male per una della sua età. C’ha ancora un bel fisico!
La Irene ha cercato di farsi dire qualcosa sul professore
mo l’unica cosa che è venuta fuori sicura è che se volesse
una donna basterebbe che facesse una mossa. Anche la
svedese gli fa il filo da anni mo lui niente. Ha detto che
era sposato ma adesso nessuno sa se sia rimasto vedovo o
se la moglie l’ha lasciato. Dice che in un anno si
incontreranno quattro, cinque volte in giro per l’Europa.
Si mettono d’accordo prima e poi si ritrovano tutti in
qualche raduno che è una roba che ci vanno in tanti
motociclisti che si fanno anche un migliaio di chilometri
per andarci. Gente matta, dico io! Comunque diceva la
svedese che fino a un paio di anni fa il professore parlava
spesso della moglie quando erano in compagnia ma poi
d’improvviso ha smesso e non c’è verso di fargli dire più
niente. L’unica cosa sicura è che lui vive da solo.
- Da solo per modo di dire!
- In ogni caso, per ora la rumena da lui non ci è andata a
stare. La Irene ha chiesto proprio alla svedese se la
rumena stava con lui e lei ha risposto che non c’è segno di
nessuna donna che vive lì. E se ci sbagliassimo? Se
davvero quei due fossero solo degli amici?

131
Eugenio Bianchi

- Dì Teresa, mo ti sei bevuta il cervello? Da quando un


uomo e una donna che stanno insieme per dei giorni
restano solo amici?
- Non lo so ….. mi sembra strano …. sono liberi tutti e due,
cosa gli impedisce di vivere insieme? Sarebbe tutto più
comodo e invece ……
- Insomma anche te ti sei fatta convincere come la Gianna?
- Cosa vuoi che ti dica? La motociclista ha detto così e
anche la Gianna dice che la rumena sta ancora a casa sua e
lo sapete che è la cuoca del ristorante dove va a lavorare
anche la rumena quando hanno bisogno. Mi ha detto che
ogni tanto insieme vanno per funghi nel bosco o
raccolgono le erbe per il ristorante e sembra proprio che
lei abiti ancora nella casa che le ha lasciato Bruno. La
Gianna è una delle poche che c’è in confidenza e si è
convinta che fra quei due non ci siano storie di letto.
- Per me la Gianna è una povera ingenua!

132
12
Nunzia entrò nel piccolo ufficio di Mori con una espressione
sul volto nella quale si mescolavano la rabbia, il timore e la
spavalderia. Il poliziotto si prese qualche secondo per
osservarla con comodo rimanendo in piedi mentre la invitava
a sedersi. Una massa di riccioli rosso fuoco faceva da
contorno ad un viso dai tratti piuttosto marcati nel quale
spiccavano gli occhi di un castano cosparso di pagliuzze
verde acceso. Indubbiamente quella donna avrebbe fatto
girare la testa a parecchi uomini e lei ne era assolutamente
consapevole.
- Mi piacerebbe proprio sapere perché sono dovuta
venire qui a buttare via un pomeriggio! Come se non
avessi già abbastanza da fare! – il tono era
particolarmente seccato ma Mori era convinto che si
trattasse di un modo per nascondere il nervosismo e
non aveva nessuna intenzione di facilitarle le cose.
- Lei è qui perché sembra la persona che sa più di tutti
su questa storia e magari anche quella che ha criticato
il nostro operato.
- Io non so niente e non critico nessuno.
- Sicura? Eppure, a sentire i suoi concittadini, lei è la
miglior fonte di informazioni e pettegolezzi di
Montesangiorgio! Devo pensare che ci sono tanti
bugiardi nel suo paese?
- Malelingue, niente altro che malelingue.
- Vuol dire che nel suo forno lei non ha mai detto nulla
di …… spiacevole ……. sulla signora Santoni?
- E chi sarebbe questa signora Santoni?

133
Eugenio Bianchi

- Magari lei non la chiama così. Magari Cosmiu le dice


qualcosa in più. O preferisce che la chiamiamo quella
“puttana straniera” ? Mi dicono che sia uno dei modi
di chiamarla che lei usa più spesso.
- Io chiamo le cose col loro nome. Se quella se ne
fosse rimasta al suo paese avremmo avuto meno guai
nel nostro.
- Per esempio?
- Per esempio cosa? Lei mi fa venire qui solo per
sentirmi dire delle cose che in paese dicono tutti?
Solo che magari non hanno il coraggio di dirle a voce
alta come faccio io? Queste straniere vengono qua a
fare le puttane fino a quando non trovano il gonzo
che le sposa. Allora pretendono di essere trattate
come delle signore. E poi magari trovano il modo di
eliminare il coglione e tenersi l’eredità. Sono tutte
uguali. Se ne sentono in continuazione di storie così,
in televisione.
- Quindi lei è convinta che la signora Cosmiu abbia
provocato la morte di Bruno Santoni.
- Io so solo che Bruno è morto in un modo strano.
- Cioè?
- Lui a quel camion ci lavorava spesso e non gli era
mai successo niente perché prendeva sempre le sue
precauzioni.
- Sembra che lei conoscesse Santoni piuttosto bene.
- Come tutti in paese, niente di più.
- Avevo avuto l’impressione che la sua conoscenza di
Santoni fosse più …… diciamo così ……
approfondita.
- Cosa vuol dire?

134
Solo per scelta

- Voglio dire che in paese si dice che lei e Santoni foste


un po’ più che amici.
- Io sono una donna sposata e certe cose non le faccio.
In paese possono dire quello che gli pare ma sono
tutte balle! E per quello che riguarda la morte di
Bruno, la straniera dove era quando il camion gli è
cascato addosso? In giro per i campi? Lo dice lei.
Nessuno l’ha vista. Poteva essere in qualsiasi posto.
- Però non ci ha guadagnato molto dalla morte del
marito.
- Una casa è sempre una casa.
- Ma se avesse voluto i soldi l’avrebbe venduta e poi se
ne sarebbe andata dal paese. Non mi sembra che ci
siano molte persone che l’abbiano in simpatia e
quindi non vedo perché dovrebbe restare in un posto
del genere.
- Si vede che ancora non ha trovato il compratore. E
poi adesso di case ce ne ha due. Magari riesce a tirar
su un po’ di più.
- Se è alla proprietà del professor Rastelli che lei si
riferisce, al momento l’erede è il figlio. Almeno
finché non si trovi un testamento.
- Stia tranquillo che prima o poi viene fuori.
Figuriamoci …. Erano diventati inseparabili quei
due. Lui le ha anche comprato la moto per portarsela
dietro quando andava in giro.
- Lei è sicura di non provare un po’ di gelosia nei
confronti della signora Cosmiu? A parte le voci sulla
sua amicizia con Bruno Santoni c’è chi dice anche
che non le sarebbe dispiaciuto che il professor

135
Eugenio Bianchi

Rastelli le dimostrasse un po’ di …….


interessamento.
- E chi sarebbe che lo dice? Malelingue! Io sono una
donna sposata, glielo ripeto. Ho un marito che mi
adora e un lavoro che mi lascia pochissimo tempo
libero. Figuriamoci se mi posso permettere delle
distrazioni!
- Eppure c’è chi dice che lei e una sua amica troviate
modo di divertirvi parecchio con un ragazzo
abbastanza giovane.
L’espressione sul volto della donna passò in un attimo dalla
sorpresa alla rabbia ma in qualche modo riuscì a trattenersi.
- Il mondo è pieno di malelingue.
- Quindi lei non ha mai passato qualche momento ….
diciamo così ….. piacevole con Matteo?
- Assolutamente no! E vorrei tanto sapere chi è che
mette in giro queste chiacchiere assurde.
- Qualcuno evidentemente c’è visto che sono arrivate
fino a me. Ma torniamo al professore. Come fa lei ad
essere così sicura che ci sia qualcosa di poco chiaro
nella sua morte? Lo sa che era malato?
- Come potrei saperlo? Chi glielo ha detto a lei? Il
dottor Pericoli? Guardi che quello è ormai troppo
vecchio per essere affidabile.
- Io mi affiderei senza alcuna preoccupazione al dottor
Pericoli, nonostante la sua età. Quello è un
galantuomo come non se ne trovano più. E comunque
Pericoli l’aveva indirizzato ad un collega che gli
aveva fatto fare tutta una serie di esami. La morte del
professor Rastelli è arrivata solo qualche mese in
anticipo sulle previsioni del medico.

136
Solo per scelta

- Mica sempre ci prendono i medici! C’è gente che è


campata anni dopo che qualche dottore gli aveva dato
solo pochi mesi di vita.
- Quindi lei resta convinta che la signora Cosmiu
abbia, diciamo così, accelerato il corso della malattia.
- Io so solo che due uomini che hanno avuto a che fare
con quella donna sono morti in modo strano.
- E questo le dà il diritto di mandare lettere anonime
per formulare accuse senza alcuna prova?
- E chi le dice che le ho spedite io quelle lettere? Senta
io ho un negozio da mandare avanti e non ho tutto
questo tempo da buttare via. Per quanto pensa di
andare avanti con questa storia?
- Poco. Solo il tempo di darle un consiglio, diciamo
così, da amico: stia attenta a non fidarsi troppo della
sua capacità di nascondere a suo marito quello che lei
combina insieme alla sua amica. Certe voci – lei le
può chiamare malignità o cattiverie come preferisce –
che sono arrivate fino a me, potrebbero altrettanto
facilmente arrivare all’orecchio di suo marito. E mi
pare di capire che sia piuttosto geloso e le garantisco
che mi è toccato più di una volta occuparmi delle
conseguenze della gelosia dei mariti.

- Dal diario di Roberto


Settembre anno 2
Finalmente Gloria è riuscita a trovare due settimane di libertà e
possiamo fare il viaggio che da tanto avevamo programmato. Il
primo giorno trascorso tutto in viaggio non è stato facile per
Gloria: poco più di ottocento chilometri non li aveva mai percorsi
su una moto ma ho fatto in modo che potesse comunque evitare di
affaticarsi troppo, fermandoci ben più del tempo necessario ad

137
Eugenio Bianchi

ogni rifornimento ed approfittando anche di alcune aree di sosta,


soprattutto di quelle svizzere che sono attrezzate alla perfezione e
di solito ti fanno godere anche di panorami bellissimi. Siamo
arrivati al camping che cominciava a far sera e Gloria non vedeva
l’ora di farsi una doccia ristoratrice. Ho scelto questo campeggio
perché ha delle tende in affitto che sembrano delle piccole casette
visto che hanno dei divisori interni che fanno pensare alla
suddivisione in piccole stanze, ma soprattutto perché il suo nome
“Carpe diem” mi ha fatto sorridere appena l’ho visto. Si adatta
perfettamente al tipo di vita che sto conducendo da quando sono
andato ad abitare a Montesangiorgio. Ho rinunciato alle nostre
tende in modo da poter portare un po’ di bagaglio in più visto che
staremo in giro una decina di giorni. Il campeggio è quasi nel
centro della regione appena a sud di Stoccarda ed è ideale per
farne una base da cui partire per visitare i migliori posti e le
cittadine più caratteristiche. Domani ci limiteremo a pochi
chilometri per vedere Tubingen e Schwaebische Alb un piccolo
paese che è rimasto quasi come secoli fa. E nei giorni seguenti
gireremo tutto il Baden Wurttemberg sempre tornando qui per il
pernottamento visto che al massimo dovremo percorrere un
centinaio di chilometri per raggiungere le città che voglio
mostrare a Gloria e con le moto non ci vorrà mai più di due ore
per arrivare a destinazione.
----------------------------------------------------------------
Penso che sarebbe stato difficile trovare una compagna di viaggio
migliore di Gloria. E non solo per come si è subito abituata ai
miei ritmi ma anche per come sta rispettando la mia decisione di
non andare oltre la sincera amicizia nei nostri rapporti. Io lo so
benissimo che la sera, quando ci ritiriamo ognuno nel proprio
piccolo vano interno della tenda, lei vorrebbe che io le chiedessi
di portare la sua brandina a fianco della mia e facessi a meno di
quella tenue divisione offerta da un pezzo di tela e da una zip. Ma
sa anche che io non voglio abbatterlo, quell’ostacolo, e non fa
mai neppure un accenno alla possibilità che io torni sulla mia

138
Solo per scelta

decisione. E non credere che sia facile, Eleonora, resistere al


desiderio di stringere fra le braccia il corpo nudo di una donna.
Pensavo che ad una certa età certe pulsioni dovessero, se non
scomparire del tutto, almeno farsi sentire meno ed invece ti
assicuro che è maledettamente difficile far finta di niente. Così
passiamo le giornate insieme in giro per la regione e quando
torniamo, dopo una bella doccia andiamo a sederci al tavolo del
self service del campeggio e ci scambiamo le impressioni sui posti
che abbiamo visto provando anche la cucina locale che poi non è
neppure malvagia, soprattutto se la si accompagna con la giusta
birra. Finita la cena ce ne restiamo ancora un po’ seduti nelle
poltroncine pieghevoli che fanno parte dell’arredamento della
tenda a scambiarci qualche ricordo della nostra vita: io le parlo
dei tipi strani e dei posti che ho visto andando in giro e lei mi
racconta le fatiche e le privazioni della sua vita in Romania.
Ognuno di noi evita di toccare tasti pericolosi: lei parla il meno
possibile di quello che ha fatto prima di sposare Bruno ed io evito
di parlarle di te, Eleonora.

Il forno di Nunzia
- Dì Cesarina, mo il forestiero è sparito? Saranno una
decina di giorni che non lo vedo in giro!
- Te Nunzia ultimamente mica sei molto aggiornata, eh!
Cos’è? Non ti funzionano più le orecchie?
- E’ che c’ho altro per la testa. Sto cercando di convincere
Erminio a prenderci una vacanza almeno per una
settimana mo lui non ne vuol sapere!
- Si vede proprio che certe donne c’hanno tutte le fortune!
Tè fai fatica a farti portare in vacanza per una settimana e
la rumena invece si è presa due settimane di ferie.
- Due settimane? Chissà dove l’avrà portata! È da mò che
sogno di tornare sul Mar Rosso e se stavolta Erminio non
mi porta giuro che gliela faccio pagare cara! Te non hai
idea di che bello che è stare stesi sulla spiaggia tutto il

139
Eugenio Bianchi

giorno e poi stare in quegli alberghi dove sei servita e


riverita!
- Non credo proprio che loro due vadano in alberghi come
dici tè. Mi ha detto la Gianna che sono andati via con le
moto e che dormiranno in tenda perché costa meno che
prendere due singole in albergo.
- Come sarebbe: due singole?
- Dice la Gianna che quando vanno in giro insieme
dormono in camere separate e anche in campeggio
c’hanno ognuno la sua tenda. Almeno questo è quello che
racconta la rumena.
- Sempre detto io che la Gianna è una povera ingenua.
Figurati te se un uomo e una donna che vanno in giro
insieme poi vanno a dormire in camere separate! Ti ha
detto anche dove andavano?
- Pare che facciano un giro fra la Svizzera, la Francia e la
Germania.
- Mo che due maroni! Io se avessi due settimane mi farei
portare alle Maldive o alle Seychelles. Che cosa ci sarà di
bello in Svizzera e in Germania proprio non lo capisco!
Tanto tanto Parigi, mo il resto ….
- Non mi pare che vadano a Parigi: il giro che ha detto la
rumena è tutto da un’altra parte.
- Mo allora sono proprio scemi! Me la facevo più furba la
rumena!
- Si vede che a lei va bene così. Però ‘sta storia delle
camere separate io proprio faccio fatica a crederci. Che se
fosse vera non si capisce cosa stia a perderci tempo quella
donna. Voglio dire: se stai cercando di prenderti un uomo,
lascia pure che non te lo vuoi sposare mo almeno te lo
dovrai portare a letto. Che sennò, se capita una un po’ più
sveglia finisce che te lo porta via da sotto il naso senza
che nemmeno te ne accorgi.
- A meno che …….

140
Solo per scelta

- A meno che?
- Che a lui non gli funzioni più! Che se fosse così si
capirebbe perché gli ha dato buca alla Irene. Che lei è
mica una che si accontenta dei giretti in moto!
- Sai che potresti avere ragione? ‘Spetta che tornino e poi ci
dico alla Gianna di buttare lì qualche parola giusta quando
la rumena va a lavorare nel ristorante.

141
13
Bastò un attimo a Mori per capire che c’era qualcosa di
nuovo e di poco piacevole. Gli bastò la telefonata di Gusto e
sentire la sua voce alterata nell'auricolare del cellulare.
- Matteo ha avuto un incidente! L’hanno portato in
ospedale e dicono che sia grave!
- Come è successo?
- Sembra che si siano rotti i freni mentre faceva cross
in mezzo al bosco. Prima ha sbattuto contro un albero
e poi è finito contro una roccia. Il casco gli ha salvato
la testa ma quando sono venuto via non sapevano
ancora se c’erano lesioni interne.
- Spero proprio che se la cavi ma temo che noi
possiamo fare ben poco.
- Se fossi in lei io invece una cosa la farei: metterei
sotto sequestro la moto e la farei esaminare da
qualche esperto.
- Per farlo dovrei avere delle motivazioni consistenti.
- Senta Mori, lei non sa che cosa era per Matteo quella
moto. Il ragazzo ha solo due cose che gli stanno
veramente a cuore: la chitarra e la moto. E magari la
rumena ma quella è un’altra storia! E per tutte e due
ha una cura incredibile. In particolare la moto la
controlla fino all’ultimo bullone ogni volta che va a
farsi qualche sgroppata in mezzo ai boschi. Difficile,
quasi impossibile che si siano guastati i freni così
d’improvviso. Qui c’è qualcosa che non quadra.
- Dov’è la moto adesso?
- Mi pare che l’abbiano portata al distributore dove
lavora lui.

142
Solo per scelta

- Lasciami il tuo numero che ti richiamo fra cinque


minuti. – senza rendersene conto Mori era passato a
dargli del “tu” - Fammi fare una telefonata.
Pochi minuti più tardi era di nuovo al telefono con Gusto.
- Perché qualcuno dovrebbe fare del male a Matteo?
- Diciamo pure perché qualcuno vorrebbe uccidere
Matteo. Io una mia idea comincio a farmela ma mi
sembra così assurda …..
- Sentiamo
- Bruno …. Roberto … Matteo … qualcosa in comune
ce l’hanno.
- Cominci a pensare che la fornaia abbia ragione? Che
sia stata la rumena ad ammazzarli tutti e tre? È lei la
“cosa” in comune a cui stai pensando, no? Erano tutti
e tre innamorati di lei. Ma se poteva guadagnarci
qualcosa dalla morte del marito e di Rastelli – e che
ci abbia guadagnato è tutto da dimostrare – che cosa
ci guadagnerebbe dalla morte di Matteo?
- No, io non pensavo alla rumena ….. cioè ….. sì, lei
c’entra in ogni caso perché ci ha avuto a che fare con
tutti e tre però …. anche la fornaia …. se vogliamo
…… prima se la faceva con Bruno e poi con Matteo
…. e anche con Roberto ci aveva provato e sai
…..non sai mai cosa può passare per la testa di una
donna che si vede respinta o che vede un’altra donna
portargli via un uomo …. Insomma, se le lettere la
fornaia le avesse spedite per …..
- Attirare l’attenzione sulla rivale e distoglierla da sé ?
- Eh! Più o meno …. Non potrebbe essere?
- Potrebbe essere sì. Però c’è un piccolo particolare
che tu non sai: per la morte di Bruno la fornaia ha un

143
Eugenio Bianchi

alibi inattaccabile. Ho controllato di persona: quel


giorno era in negozio fin dal mattino presto e quando
si è saputa la cosa, nel pomeriggio, lei era ancora lì.
Aveva chiuso il negozio solo per preparare il pranzo
al marito e sai anche tu che non avrebbe avuto il
tempo per arrivare a casa di Bruno fargli quello
scherzetto col sollevatore e tornare. E poi, come
avrebbe potuto sapere che Bruno sarebbe stato sotto
il camion a lavorare proprio in quel momento?
- Però non ti sembra strano che tutti e tre….?
- Alle coincidenze ci credo poco. Il problema è che
sarà magari possibile stabilire se il guasto alla moto
di Matteo è stato accidentale o provocato ma sarà
molto difficile trovarci impronte o indizi utili.

- Dal diario di Roberto


Ottobre anno 2
Stavo tornando dalla mia solita passeggiata e sul sentiero che
costeggia il bosco, poco lontano da casa ho incrociato la
parrucchiera.
- Lei è proprio sfuggente, lo sa? Sono giorni che spero di
incontrarla. Uno di questi giorni me lo farebbe fare un
giro in moto insieme a lei? Una cosa un po' più lunga di
quei due minuti quando mi ha dato un passaggio il giorno
della fiera. Io pensavo che le moto fossero scomode e
invece la sua è comodissima! Magari una di queste
domeniche potremmo andare a fare un picnic: al
mangiare ci penso io naturalmente! Tanto con quei bauli
che c'ha sono sicura che riesce a farci stare tutto quello
che serve. E poi conosco dei posti che si sta come in
paradiso e non c'è mai nessuno che rompa le scatole.
- Non amo molto avere un passeggero. Troppa
responsabilità.

144
Solo per scelta

- Adesso mi sta dicendo una bugia. Lo sa tutto il paese che


c’è una certa signora che lei trasporta molto volentieri. Si
vede che lei ha più fascino di me? Magari è il fascino
della straniera? Comunque se dovesse ripensarci basta
che lei si fermi un attimo da me e davvero mi farebbe un
gran piacere. E se lei volesse, io potrei prendermi cura di
quei suoi capelli meglio di qualsiasi barbiere di città, lo
tenga presente.
Mi ha fatto un saluto con la mano ed ha continuato per il sentiero
ma io sono convinto che non le importasse molto di continuare la
passeggiata. Ho avuto l’impressione che si fosse trovata
intenzionalmente sul mio cammino.
E gli incontri strani della giornata non erano ancora finiti:
davanti al cancello di casa c’era il fornaio ad aspettarmi. Lui non
parla molto.
- Lei pensa di continuare per molto con questa storia?
- Che storia scusi?
- Lei mia moglie la deve lasciare in pace. Me lo hanno detto
che lei continua a farle delle proposte ogni volta che viene
a prendere il pane. Stia attento che la mia pazienza è già
finita e non conviene ronzare intorno a Nunzia. Qualcun
altro non ha fatto in tempo a pentirsene e potrebbe
capitarle la stessa fine.
- Lei è un pazzo. Di sua moglie non me ne frega
assolutamente niente, anzi direi che è lei che spesso
provoca. E mi pare di capire che io non sia l’unico in
paese. Sarà anche vero che la gelosia rende ciechi ma se
vuole un consiglio provi ad aprire gli occhi che le
conviene!
Per un attimo ho avuto la certezza che mi avrebbe aggredito ed
invece mi ha solo appoggiato l’indice sul petto
- Ascolta brutto stronzo: solo per quello che hai appena
detto meriteresti che ti spaccassi la faccia! Stai
scherzando col fuoco! Me lo ha detto anche Irene che

145
Eugenio Bianchi

sono mesi che ci provi con mia moglie! E io so che di


Irene mi posso fidare perché non è la prima volta che mi
apre gli occhi su quelli che ronzano intorno a Nunzia.
Questa è l’ultima volta che ti avverto, non ci sarà una
prossima volta. O cambi registro o ci penso io a farti
pentire. Non sei il primo! Stai molto attento!
Si è girato e se ne è andato. Qui la cosa diventa preoccupante.
Quello è davvero pazzo di gelosia ed evidentemente vede insidie
dove non ci sono. O forse è la rossa che gli mette in testa queste
idee magari per deviargli l’attenzione dal vero obiettivo su cui
dovrebbe concentrarsi. Però lui ha detto che è stata Irene a
convincerlo e questa cosa mi puzza parecchio, soprattutto con
quello che racconta Gusto su quelle due donne. Il problema è
riuscire a far capire al fornaio che si sta sbagliando di grosso.
Bisognerà che chieda consiglio a Gusto: lui di sicuro sa come fare
in questi casi.
---------------------------------------------------
Peccato che tu non fossi qui, Eleonora, qui davanti al pc a leggere
la mail che è arrivata poco fa: saresti felice ed emozionata e sono
certo che verseresti parecchie lacrime a sapere che sei diventata
nonna. Dall’altra parte del mondo, poche ore fa è nata Ellen, un
nome che un po’ assomiglia al tuo. Chissà se Leonardo l’ha fatto
intenzionalmente oppure ha lasciato che a scegliere il nome fosse
quella sua moglie così esile e pallida ma con un carattere di
acciaio? L’abbiamo conosciuta solo attraverso il pc e la webcam,
quella ragazza dai riccioli biondi cresciuta sulla costa
meridionale della Nuova Zelanda, una terra che tutti descrivono
come un paradiso naturale. E ci eravamo ripromessi che saremmo
andati a vederlo davvero quel paradiso, che non ci saremmo
accontentati delle foto che ci mandava Leonardo. Questo sarebbe
stato il momento ideale ma evidentemente il destino aveva deciso
altrimenti. Da quando è arrivata la mail mi sento addosso
sentimenti contrastanti a pensare che ho una nipotina dall’altra
parte del mondo: mi sarebbe piaciuto fare il nonno, quello

146
Solo per scelta

classico che la porta in giro nel passeggino? Mah! Non so se mi ci


sarei sentito a mio agio. Ho avuto qualche occasione di trovarmi
con motociclisti più giovani che avevano figli di pochi mesi. Non
so. Avere a che fare con una creaturina che magari capisce quello
che le dico ma non è ancora in grado di rispondermi non è
un’idea che mi alletta. Però sono sicuro che mi piacerebbe avere
vicino un ragazzino di quattro o cinque anni al quale cominciare
ad insegnare a prendere in mano qualche attrezzo e fare piccoli
lavoretti. Sì, lo so che qui stiamo parlando di una bimba ma
oggigiorno le differenze si sono assottigliate e ci sono tante
ragazze che vanno in moto e sanno di meccanica. Cosa ne dici
Eleonora? Non sarebbe una buona idea andare a passare qualche
mese in Nuova Zelanda? Magari fra un paio d’anni, quando Ellen
sarà in grado di parlare e capire anche l’inglese del nonno che
sicuramente avrà un accento strano per le sue orecchie. Potrei
noleggiarmi un camper in modo da non essere di peso alla
famiglia di nostro figlio e farmi anche qualche giretto.

Il forno di Nunzia
- Vè chi si vede! Buongiorno Gianna! Tutto bene?
- Mo insomma! C’ho la schiena che mi fa diventar matta. Il
dottore dice che dovrei stare a riposo per almeno un mese
mo come faccio? Mica posso lasciare quelli del ristorante
senza una cuoca!
- Non c’è nessuno che ti può sostituire? La rumena ormai
dovrebbe avere imparato dopo tutto ‘sto tempo che sta con
te.
- Mo va là! Brava donna quanto vuoi ma per la cucina
proprio non c’è portata.
- E si vede che è portata per altre cose se gli uomini se li
trova sempre! Sta sempre col forestiero?
- Proprio non te lo vuoi mettere in testa che quei due non
stanno insieme, vero Nunzia?

147
Eugenio Bianchi

- Dai Gianna! Sono stati via per due settimane insieme e


anche quando vanno in giro in moto qua intorno sono
sempre inseparabili e te ti aspetti che qualcuno ci creda a
quello che racconta lei? Magari non scoperanno mo quello
forse dipende da lui che non ce la fa.
- E questa chi te l’ha raccontata?
- In giro si dice così. E poi mi ha detto la Irene che gli
aveva fatto capire abbastanza bene che poteva passare
qualche sera da lei e mi pare che con la Irene di solito non
c’è da fraintendere quando dice delle cose del genere. Mo
lui niente! E allora scusa, secondo te un uomo che gli
funziona tutto come si deve si lascia scappare
un’occasione così?
- Magari la Irene non è il suo tipo!
- O magari la moglie si è trovata un altro che le desse più
soddisfazione!
- Mo se non si sa neppure se la moglie è morta o è ancora
viva!
- Per me è viva e vegeta e siccome al marito non gli
funzionava più si è trovata un altro maschio, magari anche
un po’ più giovane e adesso si sta godendo la vita.
- Te stai sempre a pensare male di tutti!
- No, di tutti no. Mo a me quella puttana con la faccia da
santerellina non mi ha mai convinto. Voi potete farvi
incantare mo a me non mi frega. Quella l’ha capito da un
pezzo come si fa a campare alle spalle dei maschi.
- E allora perché continua a venire a lavorare al ristorante e
va a fare anche le pulizie in giro se i maschi la
mantengono? Dì Nunzia non è che ce l’hai con lei perché
magari avevi fatto un pensierino al forestiero?
- Io? Mo cosa ti salta in testa? Io c’ho il mio marito e non
vado in cerca di nessun altro.
- Va là che non ci crede nessuno! Anzi, se vuoi un consiglio,
sta attenta che le voci girano e mi dicono che c’è qualcuno

148
Solo per scelta

che potrebbe mettergli qualche pulce nell’orecchio al tuo


Erminio che mi pare sia piuttosto geloso.
- Mo di cosa dovrebbe essere geloso che sono sempre qui?
- Io ti dico che le voci girano. Non crederai mica di essere
solo te a spettegolare sulla gente del paese?
- E cosa direbbero queste voci?
- Sei te quella che sa sempre tutto! Prova a scoprirlo, ma se
fossi in te io mi sbrigherei che magari Erminio prima o poi
finisce che smette di essere sordo e allora sì che sono
guai!

149
14
Nonostante fuori il mattino già avesse preannunciato una
giornata caldissima, l’interno della casa era rimasto fresco e
Mori si rimise addosso il leggero giubbotto che si era tolto
quando era sceso dallo scooter davanti al cancello. Aveva
chiesto lui a Gloria di poter avere un colloquio informale con
lei e di poter esaminare la casa del “professore” da solo e con
un certo tempo a disposizione. Non avrebbe saputo neppure
lui dare una spiegazione razionale a quelle richieste ma c’era
qualcosa in quella storia che continuava a lasciargli una
spiacevole sensazione di incertezza. L’incidente a Matteo
non aveva fatto che accentuare la convinzione che la morte
del professore non fosse stata così “naturale” come
sembrava. Purtroppo gli servivano prove più consistenti per
trasformare quella sensazione in certezza e lui si era
convinto che per trovarne qualcuna, prima doveva riuscire a
capire appieno Roberto Rastelli ed i suoi rapporti con la
gente di Montesangiorgio. Pur se aveva parlato con le
persone che, per ragioni diverse, avevano avuto a che fare
con lui, ancora non era riuscito a farsi un’idea precisa del
carattere e della personalità di quell’uomo ed era convinto
che la rumena fosse la sola persona che poteva fornirgli
quello che lui andava cercando. Non sarebbe stato facile, di
questo era più che sicuro, ma doveva provarci e per poter
sperare in qualcosa di utile doveva fare di tutto per
guadagnarsi la fiducia di quella donna. Averle chiesto di
incontrarla nella casa di Roberto invece che nel proprio
ufficio in questura aveva proprio lo scopo di farla sentire
maggiormente a suo agio. Lì era lei a giocare in casa.

150
Solo per scelta

- Proprio non vuole convincersi che Roberto sia morto


per cause naturali!
- Quello che è capitato a Matteo può essere un caso
fortuito o potrebbe anche confermare tutti i miei
dubbi. Qualcuno ha manomesso i freni della sua
moto e non lo ha fatto per fargli uno scherzo
innocente. Matteo è stato molto fortunato: se i freni
avessero ceduto cento metri più avanti non avrebbe
avuto scampo. Però sappiamo che chi ha preparato
questo, può averlo fatto solo nello spazio di un paio
d’ore fra le dieci e mezzogiorno di sabato.
- Allora questa volta sono tranquilla: sabato ho passato
tutta la mattina e anche un po’ del pomeriggio ad
aiutare la cuoca del ristorante “Il sottobosco”.
Eravamo in tre e non ci siamo mosse dalla cucina
fino alle tre del pomeriggio. Era per questo che mi ha
chiesto di vedermi qui?
- No. Ci sono delle domande che avevo deciso di farle
prima ancora che Matteo avesse l’incidente. Penso di
essermi ormai fatto un’idea precisa della personalità
del professor Rastelli ma penso anche che lei mi
possa aiutare ad approfondire alcuni particolari..
- Come?
- Rispondendo sinceramente alle mie domande anche
se alcune le sembreranno indiscrete. E poi
permettendomi di esaminare questa casa a fondo e
con comodo. Gusto ha le chiavi solo del garage e
quindi mi servono le sue per poter prendermi tutto il
tempo che mi serve.
Gloria gli porse il mazzo di chiavi senza alcuna esitazione.
- Avanti, chieda pure.

151
Eugenio Bianchi

- So di averglielo già chiesto ma mi perdonerà se le


ripeto la stessa domanda: era innamorata di Roberto?
E che cosa provava lui per lei?
- A Roberto mi ero profondamente affezionata. Non so
se lo si poteva chiamare amore ma con lui mi trovavo
davvero bene. Mi sentivo serena. Non so se lui
provasse gli stessi sentimenti verso di me. So solo
che mi aveva spesso ripetuto che non si sarebbe
legato a nessuna donna e che, anche se la mia
compagnia lo faceva sentire molto bene, non ci
sarebbe stato niente di più di quello.
- Se devo credere a Gusto, era un uomo generoso e
schietto. Se devo credere a certe voci sentite in giro
era uno scorbutico un po’ presuntuoso e
discretamente intrattabile.
- Non era un carattere facile e posso capire che a molti
sembrasse arrogante così come posso capire che
andasse molto d’accordo con Gusto. Il fatto è che
diceva sempre esattamente quello che pensava e a
molti questa cosa poteva non piacere. Mi raccontava
che anche nel suo lavoro a scuola erano molti i
colleghi con cui si era scontrato ma fare l’insegnante
per lui significava qualcosa in più che insegnare una
materia. Mi raccontò che spesso passava ore a scuola
per preparare attività con i suoi studenti ed erano ore
che non gli venivano pagate. E questa era una cosa
che ai suoi colleghi più menefreghisti dava parecchio
fastidio perché sottolineava la loro scarsa dedizione.
Ma anche fra i suoi studenti ce n’erano tanti che lo
apprezzavano molto ed altri che lo trovavano
insopportabile. Di sicuro la delicatezza non era una

152
Solo per scelta

caratteristica dei suoi rapporti con gli altri. Però con


me è sempre stato di una gentilezza che raramente ho
trovato in altri uomini. E posso immaginare che
anche con sua moglie il suo atteggiamento fosse lo
stesso anche se non posso averne la certezza visto
che, come le ho detto, la moglie era un argomento
tabù.
- Da quello che lei mi dice devo dedurre che i vostri
rapporti non andassero oltre una pura amicizia?
- Mi sembrava di averle già detto che i nostri rapporti
non hanno mai toccato il sesso. Se proprio le
interessa non avrei avuto alcuna esitazione ad
accoglierlo nel mio letto se solo me lo avesse
proposto. Ma lui non ci ha mai provato, neppure
quando eravamo in giro con le moto e quindi lontani
dalle possibili malignità di questo paese. Non che ci
fosse qualcosa da ridire se anche ci avessero visti
dato che tutti e due eravamo liberi ma né a me né a
lui avrebbe fatto piacere fornire la scusa per qualche
pettegolezzo in più, qui in paese. Già se ne facevano
abbastanza se è per quello. Quando andavamo in giro
con le moto andavamo nei campeggi ed ognuno
aveva la propria tenda e cercavamo di ridurre al
minimo i pernottamenti in qualche albergo proprio
perché due singole sembravano uno spreco di denaro.
Per essere sincera direi che il sesso non fosse fra i
suoi interessi primari. Che avesse qualche donna in
giro non potrei escluderlo con sicurezza ma mi
sembrerebbe molto improbabile. So che c’era
qualche motociclista straniera che ci aveva provato
senza successo. Una di queste, una cinquantenne

153
Eugenio Bianchi

svedese, è stata anche sua ospite insieme ad altri


motociclisti lo scorso anno ma se aveva sperato in
qualche avance da parte di Roberto, sono sicura che
sia rimasta delusa. E una volta mi raccontò anche che
Irene, la parrucchiera, gli aveva fatto allusioni
piuttosto chiare sulla sua “disponibilità” ma lui non le
aveva fornito alcuna speranza.
- Eppure non era così vecchio …….
- Non mi fraintenda. Aveva l’energia di uomini molto
più giovani, almeno fino a quando la malattia non
prese il sopravvento, ma io penso che lui non fosse
mai stato di quelli che mirano a “una botta e via”, è
così che si dice, no? Secondo me lui era convinto che
il sesso avrebbe comportato automaticamente un
legame troppo stretto e, come già le ho detto, non
aveva nessuna intenzione di legarsi ad una donna.
- Il che fa pensare che fosse talmente innamorato della
moglie da non sopportare di sostituirla con un’altra.
- Oppure che la moglie gli avesse causato una tale
delusione da non voler più rischiare ……. Vede
dottor Mori? Lei si è appena dimostrato un ottimista
mentre io ho tirato fuori il mio amaro cinismo.
Evidentemente la vita ci ha dato strumenti diversi per
giudicare.
- E anche lui era un cinico?
- No. In fondo era un entusiasta. Alle sue passioni
dedicava tutte le sue energie. Non faceva nulla per
calcolo e faceva solo quello che gli piaceva.
- Le manca?
- Moltissimo, forse più di quanto mi sia mancato
Bruno. O forse in modo molto diverso.

154
Solo per scelta

- Dal diario di Roberto


Novembre anno 2
Bene! Adesso so che il mio destino una data di scadenza per me
l’ha fissata. Non so esattamente il giorno o il mese ma di certo so
che non sarà lontana nel tempo. Gli ultimi esami che Italo mi
aveva praticamente costretto a fare non lasciano alcuna
incertezza. Anche lo specialista a cui mi aveva indirizzato non ha
potuto che confermarmi quello che già avevo capito. Il tumore al
pancreas non lascia alcuna via di scampo. Mese adatto,
Novembre, per una notizia del genere, non ti pare Eleonora? No,
non mi pare il caso di disperarsi. Prima o poi tocca a tutti e fra
qualche mese toccherà a me. Spero solo di riuscire a convincere
Italo a non permettere al male di perseguitarmi troppo. Non sarà
facile ma penso proprio che ci riuscirò. In questi mesi la nostra
conoscenza reciproca si è fatta più profonda. Direi che siamo
davvero diventati amici. E un favore ad un amico non lo si può
negare. Quando sarà il momento giusto so che lui non si tirerà
indietro. Che la signora con la falce abbia deciso di venire a
bussare alla mia porta senza aspettare tanto a lungo mi causa
sensazioni diverse. Da una parte penso che ci sarebbero ancora
tanti posti da vedere e tanti chilometri da macinare sulla moto ed
allora provo un certo dispiacere a vedermi privato di queste
piacevoli esperienze ma d’altra parte penso che in fondo dalla
vita ho avuto tanto fino ad ora, nel bene e nel male, e sarà una
vera fortuna non dover ridursi nelle pietose condizioni in cui ho
visto ridursi tanti anziani soli. Non riesco a capire questo testardo
aggrapparsi alla sopravvivenza anche se ormai la mente funziona
a tratti e il corpo proprio non ne vuole sapere di muoversi come si
vorrebbe. Non ho mai accettato la convinzione che la vita sia un
dono divino e che vada conservata in ogni caso ed in ogni
condizione. La vita per me è sempre stata un qualcosa da
affrontare come un pasto in un ristorante sconosciuto: ti possono
servire cibi gustosissimi e pietanze che ti disgustano. L’importante
è saper godere di ciò che il palato apprezza e lasciar da parte al

155
Eugenio Bianchi

più presto ciò che proprio non ti piace. È pur vero che non sempre
è così semplice sfuggire alle trappole che la vita dissemina sul tuo
cammino ma ho sempre pensato che arrendersi o piangersi
addosso non aiuta certo a togliersi d’impaccio. E se ci pensi bene,
Eleonora, in cambio di un po’ di tempo in meno da vivere la morte
si prepara a farmi un regalo: non andrò a far parte di quella
schiera di poveri vecchi ridotti quasi a larve umane che hanno
bisogno di qualcuno che li accudisca in ogni momento della
giornata. Che senso ha continuare a vivere in quelle condizioni?
Che cosa si può trovare di bello o semplicemente di ragionevole
nel prolungare una esistenza priva di qualsiasi barlume di
indipendenza e di autonomia? Che cosa ci può essere di
apprezzabile nel dover dipendere dalla pazienza di altri? Meglio,
molto meglio rinunciare a qualche anno di vita pur di non essere
costretti a quella vita.
Dicembre anno 2
Anche quest’anno abbiamo rispettato la tradizione: ci siamo
trasformati in tanti Babbo Natale e, anche se un po’ in anticipo e
anche se non eravamo vestiti di rosso, siamo andati a portare un
po’ di doni agli ospiti di una casa protetta. Sono anni che la mia
amica Carla chiama a raccolta tutti i motociclisti che conosce per
contribuire a questa iniziativa. Raccogliamo giochi, vestiti, cibo a
lunga conservazione, carichiamo il tutto su un paio di furgoni e ci
mettiamo in sella in direzione della casa protetta. Se il tempo non
è troppo brutto riusciamo a mettere insieme un centinaio di moto e
quando arriviamo a destinazione la gioia dei giovani ospiti ci
scalda più di una bevanda calda nel vederli circondare le moto,
farsi aiutare a salire in sella, mettere in moto e dare di gas,
soprattutto a quelle moto stradali più grintose. Quest’anno
purtroppo il tempo ci ha bersagliato di pioggia ed anche di
qualche fiocco di neve e solo pochi di noi hanno deciso di sfidare
comunque il freddo e le intemperie in sella alla moto mentre gli
altri hanno scelto la comodità ed il tepore dell'auto. Ma quando
siamo entrati nel cortile dell'istituto e ci siamo ritrovati in una

156
Solo per scelta

decina a scendere dalle moto con le mani, soprattutto le mani,


intirizzite è stata una soddisfazione immensa vedere i ragazzi che
ci circondavano saltando e ridendo nell'accoglierci nel piccolo
cortile.
------------------------------------------------------------
Ho sempre desiderato fare un viaggio diverso dai soliti e penso
che questo sia proprio il momento giusto visto che potrebbe non
esserci un altro Dicembre. Di sicuro non è il momento ideale per
girare in moto ma sono convinto che sarà proprio questa la parte
migliore del viaggio: vedere le terre che attraverserò immerse
nella luce invernale, magari anche coperte di neve. Dovrò
rinunciare ai passi di montagna più alti perché saranno
sicuramente chiusi e dovrò accontentarmi di viaggiare in
autostrada per passare le Alpi ma sarà una piccola rinuncia. Ho
visto foto della Baviera in inverno che mi hanno incantato ed
anche Praga sotto la neve deve avere un gran fascino. Poi vorrei
passare da Dresda e Lipsia, un paio di città tedesche di cui mi
hanno descritto la bellezza. Vorrei poi proseguire per Colonia e
raggiungere Bruges che una rivista ha definito un museo all’aria
aperta. E dal Belgio passando per Parigi vorrei andare a vedere
che scenario possono offrire i castelli della Loira in inverno. Da lì
cominciare il ritorno però passando per Tolosa e Marsiglia. Ho
studiato l’itinerario e in totale sono circa 4.500 km. Due mesi fa
un moto club di Verona aveva organizzato una serata per
festeggiare un ragazzo che si era fatto 18.000 chilometri in trenta
giorni ma non è un record quello di cui vado in cerca io. Io vado
in cerca di immagini da stamparmi nella mente, del piacere di
stare in giro, a volte anche senza una meta precisa o senza un
tempo preciso di arrivo in un certo luogo e questo lo posso fare
proprio perchè non ho nessuno che aspetta, magari con una certa
trepidazione, di vedermi ritornare sano e salvo. Se me la prendo
comoda e se non mi capitano contrattempi dovrei essere di ritorno
a metà gennaio ma potrei anche metterci di più: dipenderà da
quanto ci sarà da vedere e da quante deviazioni dall'itinerario

157
Eugenio Bianchi

principale sarò tentato di prendere, ma forse dipenderà anche da


quanta neve troverò lungo la strada.

Il forno di Nunzia
- Il forestiero stavolta è partito da solo? Saranno due
settimane che non si vede in giro. La rumena però l’ho
vista.
- Dice la Gianna che è andato via in motocicletta e che forse
non torna prima del capodanno mo non è sicuro. La
rumena non se l’è portata dietro perché pensava che fosse
troppo difficile per lei e poi quelli del ristorante hanno
bisogno del suo aiuto.
- È andato via in moto? Sarà andato in Sicilia a cercare un
po’ di caldo!
- Mo va là! Dice che è andato verso l’Austria e la Germania
e poi forse arriva a Praga e se c’ha voglia anche più in là.
- Quello è proprio matto oppure alla vita proprio non ci
tiene! E poi ci deve avere la fissa con la Germania e
quegli altri posti su al nord.
- Forse c’hai preso
- Cosa vuol dire che c’ho preso?
- Che forse alla vita ci tiene poco. Sai che la rumena non
parla tanto però un pochino con la Gianna si confida e
sembra che il “professore” – lei lo chiama così – non ci
tenga più di tanto a diventare vecchio.
- Ah, mo se è per quello gli basta di piantarsi una
pistolettata nella testa e ha risolto il problema.
- Da quello che ha detto la rumena pare che lui sia convinto
che il destino di tutti è già scritto ma che se il suo sarà
quello di diventare un vecchio rincoglionito lui non vuole
starci e allora troverà il modo di farla finita prima.
- A pensarci bene mica c’ha tutti i torti! Il problema è che
quando ti sei ridotto un vecchio rincoglionito te non te ne
rendi conto. Mi ricordo mio babbo che non capiva più

158
Solo per scelta

neppure quando era ora di mangiare e quando era ora di


dormire, eppure pensava che fossimo noi a volerlo fregare
sugli orari. Ci ha fatto diventare matti mo lui mica se ne
accorgeva! Mi sa che il forestiero c’ha ragione da vendere.
Che sugo c’è a continuare a vivere in quelle condizioni?
- Sta attenta a non farti sentire da Don Fausto a fare ‘sti
discorsi! Te lo sai come la pensano i preti su quella roba lì.
- Don Fausto può pensarla come gli pare mo se io devo
ridurmi come s’era ridotto mio babbo preferisco farla
finita anche un anno più presto piuttosto che uno più tardi.

159
15
Gusto e Mori erano seduti nel prato davanti alla casa di
Roberto Rastelli e sembrava che nessuno dei due avesse
intenzione di rompere il silenzio che regnava tutto intorno a
loro.
Il quadro ormai era completo e tutto era chiaro. Il giorno
successivo Mori avrebbe cominciato l’ultimo interrogatorio,
quello che avrebbe preceduto il mandato di arresto. Non
c’era fretta. L’interessato di sicuro si sentiva tranquillo e non
sarebbe certo scappato chissà dove. Non sapeva
dell’esistenza del diario di Roberto Rastelli, quel diario che
loro avevano appena finito di leggere insieme. Mori lo aveva
trovato per caso, infilato in mezzo a dei dischi ordinatamente
disposti sulle mensole di un armadio chiuso da sportelli di
vetro a prova di polvere. Dischi di gruppi rock degli anni ’70
che avrebbero fatto la gioia di qualunque collezionista. Mori
aveva un collega che frequentava i mercatini dell’usato a
caccia di dischi di quel genere: i 33 giri in vinile che da
tempo erano stati soppiantati, prima dalle cassette e poi dai
cd. Proprio perché ne aveva sentito tanto parlare dal suo
collega, quei dischi avevano suscitato la sua curiosità e si era
messo ad esaminarne alcuni rendendosi conto che Rastelli li
aveva ordinati in base al nome dell’esecutore. E nel mezzo di
una decina di vinili dei Deep Purple aveva notato quello che
sembrava il dorso di un cofanetto che ne contenesse almeno
cinque o sei. Stranamente il dorso non recava alcuna
indicazione sul contenuto e Mori l’aveva tolto dallo scaffale
per esaminarlo meglio. Aveva capito subito che non si
trattava di un cofanetto di dischi ma di un raccoglitore ad
anelli. L’aveva aperto e si era reso conto di avere fra le mani

160
Solo per scelta

una sorta di diario in cui fogli scritti a mano erano mescolati


ad altri chiaramente stampati da un computer. Aveva
cominciato a leggere e si era subito fermato perché aveva
pensato che Gusto avrebbe potuto aiutarlo completando
eventuali lacune con le sue conoscenze. Non sarebbe stata
una procedura formalmente impeccabile ma ormai in quella
sua inchiesta Gusto c'era entrato a tutti gli effetti e non
sarebbe certo stata questa ultima violazione alla procedura
ufficiale a mandare a monte il risultato finale. Ben presto
avevano capito che c’erano brevi accenni e frasi lasciate in
sospeso che neppure Gusto avrebbe potuto chiarire: quasi
tutto il diario sembrava un dialogo con la moglie ed il
professore sembrava aver voluto intenzionalmente ignorare
la morte della donna. A Mori non c’era voluto molto, nei
primi giorni della sua indagine, per appurare che la signora
era deceduta in un incidente stradale poco più di quattro anni
prima e che quindi il professore era andato ad isolarsi lassù
poco dopo essere rimasto vedovo. Ma i dialoghi immaginari
che si potevano leggere in quel diario lasciavano interdetti:
sembrava quasi che Roberto l’avesse fatto apposta a lasciare
tutto così incerto, così difficile da interpretare correttamente,
a far trasparire in certi momenti una amarezza che si sarebbe
detta più consona ad un abbandono o a un tradimento che ad
una morte. La sorte della moglie di Roberto non era
comunque quello che loro avevano cercato e trovato nel
diario. Erano le poche frasi pronunciate da un’altra persona
che li avevano messi sulla strada giusta per chiarire le
ragioni della morte del professore e sicuramente anche di
quella di Bruno Santoni. E c’erano molte probabilità – Mori
le avrebbe chiamate certezze - che fosse stata la stessa mano
a manomettere i freni della moto di Matteo. Purtroppo

161
Eugenio Bianchi

sarebbe stato impossibile cercare prove più concrete facendo


riesumare il corpo visto che era stato cremato ma il poliziotto
non aveva alcun dubbio che sarebbe riuscito a dimostrare
che la gelosia era stata la motivazione fondamentale per due
omicidi portati a termine e per un terzo fallito solo per caso.
Adesso che aveva una traccia sicura, avrebbe chiesto
l’assistenza di esperti della scientifica per analizzare a fondo
l’impianto frenante della moto di Matteo ed avrebbe fatto
svolgere indagini approfondite sui movimenti della persona
che gli interessava per arrivare a smontare un eventuale alibi.
Certo non sarebbe stato un lavoro facile facile trovare le
prove relative all’uccisione di Bruno Santoni ma Mori
sperava di ottenere una confessione mettendo alle strette il
fornaio. Se riusciva a fargli ammettere l’ultimo omicidio,
c’era la possibilità che poi confessasse spontaneamente
anche quello precedente. Prima di tutto però doveva sentire
un’altra persona, una che fino a quel momento lui non aveva,
a torto, ritenuto sufficientemente coinvolta. Il diario di
Roberto Rastelli gli aveva invece fornito ottimi motivi per
cominciare proprio da quella persona a gettare le basi per
l’incriminazione del colpevole perché era da lei che si
sarebbe potuto avere il movente di tutto.

- Dal diario di Roberto


Gennaio anno 3
È quasi mezzanotte, fuori il cielo è pieno di stelle, la neve quasi
brilla sotto il chiaro della luna e dallo stereo Don McLean sta
cantando “starry starry night”: notte stellata. Lui canta di una
notte stellata diversa per una storia di solitudine diversa, quella di
Van Gogh. Brutta bestia a volte la solitudine Eleonora: può
apparirti quasi una compagna piacevole in sella alla moto sui
tornanti di una strada di montagna ma diventa un peso

162
Solo per scelta

insostenibile quando assomiglia a quella che troppo spesso mi


sento addosso in questi ultimi tempi. Ci sono serate in cui vale la
pena di sedersi all’aperto anche se il freddo ti punge il viso.
Guardi in alto e ti senti meno di una formica con tutti quei mondi
che brillano in quel cielo scuro. Dal terrazzo di casa nostra giù in
città un cielo così non saremmo mai riusciti a vederlo. Guardi in
alto e ci puoi vedere quello che ti pare. Persino qualche piccola
nuvola passeggera ti può aiutare a dare uno spunto alla fantasia.
Le forme le puoi creare a tuo piacere semplicemente tracciando
una linea che colleghi qualche mondo lontano, una linea del tutto
immaginaria che non tiene alcun conto della reale distanza di quei
mondi. Io credo che i potenti della terra di tutte le epoche non si
siano mai seduti a guardare le stelle in una notte come questa. Io
sono sicuro che nessuno di loro ha mai assaporato questa pace
che ti riempie la mente e la accarezza come una mano
morbidissima che ti aiuta a sognare. Se lo avessero fatto anche
solo una volta non gli sarebbe mai venuto in mente di riempire le
loro giornate solo con il desiderio di conquista, la conquista di
sempre maggior potere, di sempre maggiori ricchezze. E pensare
che la pace che provo in questo momento non costa un centesimo
e ti lascia una impagabile sensazione di completezza. E non posso
negare che sia proprio la mia solitudine a permettermi di sentirmi
in questo modo. Sono incoerente, Eleonora? Sicuramente sì ma la
mia incoerenza non ti dovrebbe sorperendere. Cerco sul pc un
altro brano e lascio che l’amplificatore dello stereo scateni
altissimo dalle casse acustiche il segno della mia incoerenza
passando dalla dolcezza disperata di Don McLean alla potenza
dell’organo della toccata e fuga di Bach. Un inizio che sembra
un’ondata che voglia travolgere tutto e tutti e poi un fraseggio di
note lievi che si rincorrono, si intrecciano, si svolgono come un
gioco di bambini mentre le note basse che entrano in sottofondo di
tanto in tanto sembrano la raccomandazione alla cautela e alla
prudenza di un vecchio nonno. Mi fa ritornare indietro nel tempo,
questa musica, a quando da ragazzino, mentre la gente usciva

163
Eugenio Bianchi

dalla chiesa alla fine della messa, l’organista si concedeva il lusso


di alcuni minuti di musica che non fosse rigorosamente “sacra”
ed io me ne stavo in un angolo della balconata su cui si trovava
l’organo a sentirmi invadere dalle sue vibrazioni ed a immaginare
che non ci fosse assolutamente nulla intorno a me. Forse già
allora avrei dovuto chiedermi perchè molte delle cose che mi
piacciono non hanno bisogno della presenza di altri per poterne
godere.
Febbraio anno 3
Oggi ho passato un po’ di tempo con un’altra anima solitaria.
Sono andato a casa di Suntina. Era un pezzo che mi ripromettevo
di farlo. In questo paese, in questi tre anni, ho finito per conoscere
quasi più donne che uomini ma non posso dire che la conoscenza
di un paio di loro sia stata molto piacevole. Però devo ammettere
che sono tutte donne di carattere quelle che ho conosciuto. E
Suntina non fa eccezione. Vita dura la sua. Nel momento in cui
poteva cominciare a godersi un po’ di tranquillità e di serenità le è
arrivata la mazzata finale: la morte del figlio. Gloria l’ha aiutata
a tener duro, a continuare ad affrontare la vita nel momento in cui
era ormai decisa a lasciarsi andare. Bruno e Gloria sono stati le
sole eccezioni alla sua solitudine che dura ormai da più di
sessant’anni. Una solitudine con la quale il paese le ha fatto
pagare l’errore di gioventù commesso quando aveva sedici anni. È
vecchia Suntina ma il suo fisico ancora regge e le permette di
continuare a vivere da sola in quella casetta addossata alle mura
medievali del paese. Gloria mi ha raccontato tutto di lei così come
credo le abbia raccontato parecchio di me. Non ci eravamo mai
incontrati fino ad oggi ma è stato come rivedere un vecchio
conoscente. All’inizio ero un po’ imbarazzato. Non sapevo neppure
di cosa avremmo potuto parlare ma poi ci ha pensato lei a
rompere il ghiaccio con una domanda secca:
- Cosa ha intenzione di fare con Gloria?

164
Solo per scelta

Non me la aspettavo una domanda così diretta e sono rimasto


incerto per un po’ ma lei ha aspettato pazientemente la mia
risposta.
- È più facile dirle che cosa non ho intenzione di fare. Non
ho intenzione di sposarla e le garantisco che Gloria lo sa
perfettamente. E non ho neppure intenzione di conviverci.
Però le posso garantire che non voglio farla soffrire.
Penso che ne abbia già passate abbastanza ….. un po’
come lei. Stiamo bene insieme e penso che farci un po’ di
compagnia sia la cosa che ci dà più piacere.
- La compagnia può essere di tante specie …… la vostra
com’è?
- Passiamo qualche ora insieme. Qualche volta lei viene a
mangiare da me, qualche volta la porto fuori a mangiare
da qualche parte …. qualche volta andiamo in giro con le
moto ……
- Tutto qui? Niente altro? E a letto?
- Ognuno nel suo. Anche se immagino che tutto il paese la
pensi diversamente.
Ha fatto un movimento con la mano come se dovesse scacciare
una mosca.
- Quello che pensano in paese non mi interessa. E
comunque lo so cosa pensano. Mica ci vuol molto! Basta
fermarsi cinque minuti al forno o alla bottega per sapere
tutto di tutti. Anche se su voi due non aprono bocca
quando mi vedono. Ma le mezze parole dicono più di un
discorso intero. E perché non ha intenzione di sposarla?
Ho capito che Suntina ha questo modo diretto di farti le domande
che può lasciare spiazzati ma che per uno come me è soltanto un
pregio.
- Tanto per cominciare c’è la differenza di età …
- Balle!
- Ma potrebbe essere mia figlia!

165
Eugenio Bianchi

-Conta niente! Lasci stare ‘ste storie sull’età che sono solo
balle! Se state tanto bene insieme perché non potete
sposarvi? È vero quello che dicono in giro? Che lei ha
una moglie e un figlio che ha lasciato in giro da qualche
parte?
- Questa non l’avevo ancora sentita!
- Allora? È vero o no?
- No, non c’è nessuna moglie e nessun figlio “lasciati in
giro”. Mio figlio ha un buonissimo lavoro in Australia e lì
si è fatto una famiglia. E mia moglie è morta quasi quattro
anni fa.
- Mi dispiace. Però, se non c’è nessuna moglie perché non
potrebbe rifarsi una vita con Gloria? Mica è così vecchio!
A occhio e croce le mancano ancora una ventina di anni
prima di arrivare alla mia età
- Alla sua età non ci arriverò mai. Mi creda, per Gloria è
meglio che restiamo solo due buoni amici.
- Lei crede davvero che per una donna come Gloria, un
amico sia meglio di un marito?
- Non so esattamente cosa sia meglio per Gloria. Io so che
quando mia moglie se ne è andata ho giurato a me stesso
che non mi sarei mai più legato a nessuna donna e penso
anche che non sarei un marito facile da sopportare per
Gloria. E poi, in ogni caso ….…. senta Suntina, questa
cosa non la sa nessuno a parte il dottor Pericoli e un altro
paio di amici della cui riservatezza mi fido ciecamente.
Spero di potermi fidare anche della sua. Non mi resta
molto da vivere, forse un paio di mesi. Ecco perché non ho
nessuna intenzione di sposare Gloria. Perdere un altro
marito non penso che la farebbe sentire molto bene. Però
ho già provveduto a lasciare un testamento da un mio
amico notaio e stia sicura che ho pensato anche a Gloria.
È rimasta per qualche istante in silenzio e poi si è alzata dalla
sedia:

166
Solo per scelta

- Le vanno due biscotti con un po’ di vin santo? - mi ha


chiesto – Sono sicura che male non le fanno di sicuro.
No, Eleonora, non mi è sembrato il caso di raccontarle tutta la
verità su di te. A che sarebbe servito?
Marzo anno 3
Diventa sempre più difficile vivere una vita normale. E meno male
che Italo si è rassegnato ed ha rinunciato a chiedermi di fare altre
analisi ed altri esami medici. Che senso ha continuare a perdere
tempo solo per avere la conferma di qualcosa che già sappiamo e
che non ha alcuna possibilità di essere cambiato? Non c’è nulla
che possa fare recedere il tumore che si è installato nel mio corpo
e non ho nessuna intenzione di sottopormi ad un intervento che
servirebbe solo a ritardare di qualche mese la mia fine. Voglio
solo passare queste ultime settimane o questi ultimi mesi in pace,
ovviamente per quanto me lo concederà la malattia. Ero venuto in
questo posto convinto che mi sarei isolato dal resto del mondo per
una larga parte dei miei giorni ed invece ho trovato persone
generosissime che mi hanno dimostrato che esiste ancora gente
per la quale vale la pena di rinunciare ad essere un isolotto
nell'oceano, persone che adesso mi stanno aiutando ad affrontare
questa ultima prova. Italo dice che il mio arrivo in paese ha
contribuito ad alleviare la sua solitudine, Gusto sostiene che
grazie a me ed al castagneto il suo reddito è migliorato e Matteo
mi considera quello che ha saputo dargli convinzione
nell’imparare a suonare la chitarra ma a me piace pensare che il
destino si è divertito a mettere insieme persone che si erano
sbagliate quando pensavano di poter vivere bene anche da sole.
Aprile anno 3
Penso proprio che si stia avvicinando il momento in cui dovrò
chiedere ad Italo il grosso favore che lui non vorrebbe farmi. I
sintomi ormai ci sono tutti. Salire in moto ormai è diventato
proprio difficile ed è diventato difficile anche riuscire a fare le
passeggiate nel bosco a cui mi ero abituato. Che ironia! Adesso è
Italo che viene a trovarmi in sella alla sua vecchia Guzzi. Lo fa

167
Eugenio Bianchi

solo se Gusto ha tempo di accompagnarlo ma devo ammettere che


comunque se la cava benissimo e sembra quasi ringiovanito. Lo
abbiamo ormai capito tutti che non mi resta molto da vivere ma
tutti preferirebbero continuare a far finta che sia solo qualcosa di
passeggero. Ho provato a farlo capire a Gloria, ho provato a
convincerla che io so benissimo quello che mi aspetta e che in
fondo va bene così, che mi basta sapere che Italo non permetterà
alla malattia di ridurmi ad un vegetale tenuto in vita grazie a
qualche macchina, oppure ad un essere che viene imbottito di
tranquillanti per sopportare il dolore ma lei non vuole sentire
neppure una parola di quello che cerco di farle capire. Forse è
colpa mia che non sono riuscito a mantenere nei suoi confronti la
freddezza che mi ero ripromesso di avere nei confronti delle donne
con cui avessi avuto a che fare. E fortunatamente non ho mai
permesso al nostro rapporto di superare i limiti di una piacevole
amicizia. Lo so benissimo che lei non la pensa allo stesso modo
ma almeno non mi sentirò addosso la responsabilità di averle
prospettato false aspettative. Anche Matteo non sembra disposto
ad accettare il mio prossimo destino ma lui è ancora giovane e
avrà tutto il tempo per superare questo momento. Perché mai gli
amici si devono sentire in obbligo di continuare a fingere anche se
sanno che la realtà non lascia alcuna speranza? Meno male che
almeno un paio di loro l’hanno accettata questa realtà ed hanno
capito che la finzione mi dà solo fastidio. Gusto e Italo si stanno
dimostrando due persone che sarebbe stato bello incontrare molti
anni fa. Hanno storie personali e caratteri così diversi eppure
sanno trovarsi d’accordo su argomenti sostanziali senza dover
sprecare tempo in discussioni oziose. E grazie al cielo hanno
capito che non è proprio il caso di fingere.

Il forno di Nunzia
- C’hai una faccia Gianna! Che cosa t’è successo?
- A me niente. È al professore che gli sta succedendo
qualcosa di brutto.

168
Solo per scelta

- È un pezzo che non lo vedo in giro.


- Dice la Gloria che sta molto male. Pare che quasi non
riesce a andare in motocicletta.
- Strano che quelli del bar non ne sappiano niente. Figurati
se Gusto non lo andrebbe a raccontare. E se lui avesse
detto qualcosa Erminio me ne avrebbe parlato.
- Non lo so se Gusto lo racconterebbe. Ormai lui e il dottore
sono diventati amici buoni del professore e Gusto è di
sicuro una linguaccia ma non credo che andrebbe in giro a
raccontare i fatti del suo amico.
- Ma la rumena cosa racconta?
- È difficile capire cosa ci passa per la testa a quella donna.
Però ultimamente a me mi sembra molto preoccupata e un
paio di volte aveva l'aria di una che aveva pianto. Viene a
lavorare e si fa fatica a tirarle fuori due parole.
- Io l’ho sempre detto che quella straniera agli uomini gli
porta sfiga! Sempre che non faccia finta di essere
preoccupata e magari di nascosto non gli stia facendo
chissà che maligne. Tanto la razza è quella degli zingari e
loro sono bravi in quelle robe lì. Magari lui gli già
intestato la casa a lei e lei sta facendo in modo di avere
un’altra eredità senza aspettare troppo.
- Mo perché ce l’hai tanto con quella donna? Non ti ha mai
fatto niente di male.
- Tanto per cominciare ha fregato l’uomo alla Irene che è
mia amica.
- Quale uomo? Mo se il professore alla Irene manco la
guardava!
- Non parlo del forestiero, parlo di Bruno. Se non ci fosse
stata la rumena la Irene sarebbe riuscita a farsi sposare di
sicuro
- Mo va là che lo sai anche te che il Bruno non c’aveva
nessuna intenzione di sposare la Irene.

169
Eugenio Bianchi

- Io so che la rumena a Bruno se lo è preso quando la Irene


cominciava a avere qualche possibilità. E poi ‘ste straniere
sono tutte uguali: ti incantano i nostri uomini con due
moine e poi magari fanno in modo di toglierli di mezzo
per godersi l’eredità.
- Mica è colpa delle straniere se i nostri uomini sono dei
coglioni che si fanno incantare! E poi non mi pare proprio
che la Gloria sia il tipo da fare tante moine. E se fosse solo
una profittatrice come dici te, avrebbe preso su i soldi che
le aveva lasciato Bruno, avrebbe venduto la casa e sarebbe
andata a stare in città dove magari poteva trovare qualche
altro uomo coi soldi, qualche pollo da spennare come dici
te. Mica avrebbe continuato a stare dietro alla Suntina.
Che poi se c’hai fatto caso la rumena è l’unica che ancora
gli dà una mano a quella povera vecchia e cerca di fargli
fare una vita un po’ più tranquilla. C’è mai stato nessuno
in paese che l'abbia aiutata un po'. Neanche fosse colpa
sua se il marito era uno che si divertiva a fare il prepotente
con la camicia nera addosso.
- Beh! Mo la Suntina lo sapeva bene chi si sposava! Mica
sarà colpa del paese se lei si è scelta l’uomo sbagliato!
- Mo dai che tutti facciamo i nostri sbagli. E poi sono ormai
quasi sessant’anni che quel figlio di puttana è scappato dal
paese! Se la gente c’avesse un po’ di carità cristiana
sarebbe anche ora di dimenticarselo il passato.
- Mo lei ha mai fatto qualcosa per farsela perdonare la sua
scelta sbagliata? Mocchè! Sempre in giro con quell’aria da
vittima e anche con un po’ di superbia secondo me. Che
non mi meraviglio mica tanto che ci vada d’accordo con la
rumena. Due che hanno fatto i loro sbagli mo non si
sognano neppure di riconoscerli.
- E che sbagli avrebbe fatto la Gloria?
- Oh, mica ce l’hanno costretta a venire a fare la puttana da
noi! Fosse stata a casina sua ….

170
Solo per scelta

- Chissà cosa dovrebbe fare quella donna per convincervi


che non è come pensate voi?
- Tornarsene al suo paese, ecco cosa dovrebbe fare. E
lasciare in pace gli uomini di qui.

- Dal diario di Roberto


Maggio anno 3
Che strana persona il fornaio! È venuto a suonare al mio cancello
un paio di ore fa e deve essersi accorto della mia faccia sorpresa.
Lì per lì non avrei quasi voluto aprirgli ma poi ho notato che non
aveva la stessa espressione minacciosa che gli avevo visto in
faccia in quel paio di occasioni in cui ci eravamo incontrati e poi
ho pensato che sarebbe stato davvero stupido a venire a
minacciarmi proprio a casa mia. E in mano non aveva nulla che
potesse assomigliare ad un’arma ma solo una busta di carta con il
nome del forno. Gli ho aperto il cancello e quando mi è arrivato
davanti aveva un’aria piuttosto imbarazzata.
- Le porto via solo due minuti. Il fatto è che ci ho pensato
un po’ e mi sono reso conto che per colpa della mia
gelosia ho fatto la figura dello stupido e sono stato anche
piuttosto maleducato. Non so cosa farci ma io vedo
dappertutto uomini che vogliono portarsi a letto mia
moglie. Però adesso ho saputo che lei la donna ce l’ha già
e che di mia moglie non gliene frega niente e mi sono
sentito in dovere di scusarmi. Le ho portato una torta di
erbe, una cosa che facciamo nel forno e che di solito
piace molto ai turisti che vengono da noi. Spero che
piaccia anche a lei. E spero che mi scuserà per le cose
che le ho detto le altre volte.
Non ha neppure aspettato che rispondessi. Si è girato e se ne è
andato. La torta ha un bell’aspetto e non sembra una di quelle
cose pesanti da digerire. Mi tocca fare molta attenzione a non
esagerare col cibo, negli ultimi tempi. Il mio stomaco
evidentemente ormai comincia ad essere stanco di lottare contro

171
Eugenio Bianchi

la malattia. Ho messo la torta in frigo e me ne farò una bella fetta


a cena e magari mi concederò anche un buon bicchiere di vino per
brindare alle corna del fornaio. Perché la fornaia non è proprio la
donna che andrei a cercare ma lui di corna ne deve avere un bel
po’, se quello che dice Gusto è vero. E di solito Gusto queste cose
le sa.

Il forno di Nunzia
- Un funerale così non ce lo scorderemo tanto facilmente!
L’avete visto il terreno intorno alla casa del professore? Te
non l’hai visto Nunzia, vero?
- Come facevo? Non ho avuto un momento di tregua con
tutta quella gente che veniva a comprare pane e altra roba.
Erminio ha dovuto fare gli straordinari e una infornata in
più. Chi se l’aspettava che ci sarebbe stata tutta quella
gente?
- Dì la verità che voi dei negozi c’avete fatto su un bel po’
di soldini con questo funerale! Neanche a ferragosto s’era
vista tanta gente in paese. Dovevi vedere che roba lassù!
Tutto intorno alla casa era pieno di tende. Ce n’erano
anche in mezzo ai castagni. Ha detto mio marito che sono
stati Gusto e Matteo a organizzare tutto. Io non ci capisco
niente con quelle robe dei computer ma il ragazzo ci sa
fare e dice mio marito che hanno una specie di posta che
funziona meglio dei telegrammi.
- Ha detto Sisto che per fortuna lo avevano avvertito e
aveva fatto una bella scorta. Gli hanno fatto portare un
banco per la birra alla spina dentro il garage e lui ci ha
messo suo figlio a servire. Non stava dietro a cambiare i
fusti della birra. E anche il bar dell’albergo ne ha servita!
Mo tanta!
- Però io dico che il professore era ben strano! Dice mio
marito che aveva lasciato al dottore, a Gusto e Matteo un
foglio dove c’era scritto come lo voleva, il funerale e

172
Solo per scelta

aveva lasciato anche i soldi per le spese e loro hanno fatto


tutto quello che aveva chiesto. Niente manifesti sui muri.
Che fosse morto in paese lo sapevano solo quei cinque o
sei che c’avevano fatto amicizia. Prima l’hanno fatto
cremare e poi hanno organizzato tutto per il sabato della
settimana dopo in modo che potessero venire in tanti
anche da lontano. Gusto ha riempito di salsicce e
bistecche il freezer del professore e poi ha chiesto anche al
macellaio di tenergli un bel po’ di carne in frigo. Dovevi
vedere che razza di grigliate mettevano su fuori dalla casa.
È vero che più che un funerale sembrava una festa mo chi
avrebbe mai pensato che ci sarebbe stata tanta gente
pronta a farsi tanti chilometri in moto per uno come lui?
Te l’avresti mai pensato Nunzia?
- No che non me lo immaginavo. Però con molti di loro ci
ho parlato mentre erano qui in negozio e per fortuna non
erano scorbutici come il forestiero. Mi hanno raccontato
che ci sono dei gruppi che si incontrano in giro in dei
raduni e che si sentono come se fossero degli amici anche
se si vedono due o tre volte in un anno. Dice che si
tengono in contatto con internet. E uno mi ha spiegato che
gli sono arrivati i messaggi nel computer che dicevano del
funerale e della festa che era tutto pagato dal forestiero.
Mi ha detto un francese che Matteo ha fatto in modo che
si potessero mettere in contatto fra di loro anche quelli che
non si conoscevano ma conoscevano il professore. E mi
ha detto un tedesco che molti hanno pensato di
approfittare per farsi qualche giorno in giro per l’Italia.
- Mo io un funerale con la musica rock non mi sarebbe
neppure passato per l’anticamera del cervello. E mettere il
vaso con le ceneri su un piedestallo proprio nel mezzo dei
tavoloni dove mangiavano e bevevano a me non mi
sembra una gran roba. Non lo so … a me mi pare che sia
come mancargli di rispetto a un morto. Mo se lui lo voleva

173
Eugenio Bianchi

così magari hanno fatto bene a fare quello che hanno fatto.
Però neppure una messa gli hanno fatto dire! Hanno
scavato una buca sotto il castagno più grosso e a
mezzanotte il vaso ce l’hanno sepolto lì con una lapide
che sembrava una mattonella da tanto che era piccola!
- A me non mi ha mica meravigliato molto! Te l’avevi mai
visto in chiesa? Dice don Giuseppe che non gli ha neppure
aperto una volta che era andato per benedire la casa. Cosa
vuoi che gli facessero la messa a uno così?
- E anche gli altri mica si sono meravigliati più di tanto.
Tutti senza dio ‘sti motociclisti. Cosa vuoi che ti dica? A
me sembrano gente poco raccomandabile. Ho visto certe
facce!
- Va là Teresa che anche lì ci sono quelli giusti e quelli
sbagliati. Pensa te che uno che è venuto a comprare dei
biscotti da portare a casa fa l’avvocato e mi ha detto che
ce n’erano parecchi altri che hanno lavori da soldi. E’ solo
che ogni tanto gli viene la voglia di scappare via dalle
solite cose e allora li vedi così, vestiti come dei disgraziati
e dietro a viaggiare scomodi con qualsiasi tempo.
- Sarà come dici te mo io uno così non me lo prenderei in
casa.
- Mo insomma! Non lo so mica se sono d’accordo con te! Io
qui in negozio ne ho visto qualcuno che se solo non
c’avessi già Erminio ……

174
16
Irene non fu una sorpresa per Mori. Non se l’aspettava mora
ma per il resto era esattamente come se l’era immaginata.
Definirla vistosa sarebbe stato il minimo. Di certo era una
bella donna che faceva di tutto per esaltare ancor più la
propria bellezza. Capelli corvini lisci e lunghi oltre le spalle
con due ciocche quasi bianche ai lati del viso, occhi scuri,
bocca carnosa, un trucco sapiente che faceva sembrare gli
zigomi più alti di quanto già non fossero, una camicetta
sbottonata in modo da mettere in mostra un seno
prorompente ed una gonna ampia di un tessuto leggerissimo
che lei non si curava di abbassare se saliva a mostrare due
gambe perfette su tacchi a spillo stratosferici. Mentre la
donna si sedeva accavallando le gambe e mettendo in mostra
una abbondante porzione delle cosce, Mori si disse che
Gusto poteva anche essere a volte maligno ma che, nel
parlargli di Irene, non aveva neppure esagerato più di tanto
quando l’aveva definita “una puttana mancata”. Essendo un
po’ più benevolo lui l’avrebbe definita una donna
consapevole della propria attrattiva sessuale e ben
intenzionata a non farsi mancare nulla in quel campo. In
fondo non doveva essere facile, per una così, vivere in un
paesino come Montesangiorgio e Mori era convinto che lei
avesse vissuto con sentimenti contrastanti l’amicizia con la
fornaia che poteva essere una complice ma forse anche una
pericolosa rivale.
Il sorriso sfrontato con cui lei lo fissava sparì in un attimo
dalla faccia di Irene alla prima domanda:
- Quanto ci ha messo a convincere Erminio che la
moglie e Bruno Santoni avevano una relazione?

175
Eugenio Bianchi

-Non capisco che cosa ………


-Vuol dirmi che non è stata lei a mettergli la pulce
nell’orecchio? E che non è stata lei a convincerlo
anche che il professor Rastelli stesse facendo la corte
a Nunzia?
- Ma certo che no! Ma come si permette di inventare
delle storie del genere?
- Non le ho inventate io. Purtroppo per lei c’è qualcuno
che le ha scritte nero su bianco.
- Lei sta sognando!
Mori prese una fotocopia e la mostrò alla donna.
- Se legge il pezzetto evidenziato forse possiamo
cominciare a ragionare seriamente. Oppure, se
preferisce glielo dico io cosa c’è scritto. C’è scritto
che Erminio è andato a casa del professore e l’ha
minacciato di ucciderlo se non avesse smesso di fare
la corte alla moglie. C’è scritto che Erminio ha
affermato che è stata lei a raccontargli che Nunzia le
aveva parlato delle proposte del professor Rastelli,
proposte che alla stessa Nunzia avevano fatto molto
piacere. C’è scritto anche che Erminio di quello che
lei gli raccontava si fidava perché era stata proprio lei
ad aprirgli gli occhi sulla relazione fra Bruno e
Nunzia.
- Ma chi le ha scritte tutte ‘ste fesserie?
- Questa è una copia del diario del professor Rastelli.
Nessuno sapeva che lo tenesse, neppure quella
puttana della straniera. È così che lei e Nunzia
chiamate la signora Cosmiu, vero?
- Io non …..

176
Solo per scelta

- Lei non pensava che qualcuno avrebbe potuto


scoprire le sue manovre per vendicarsi degli uomini
che non le erano caduti ai piedi? Mi tolga una
curiosità: anche Matteo cominciava a stancarsi di lei?
Ha convinto Erminio che anche Matteo se la faceva
con Nunzia? Se non altro almeno questa non era una
balla. E se Matteo non fosse stato così fortunato chi
sarebbe stato il prossimo candidato ad entrare nel suo
letto? Mi lasci fare una ipotesi: Erminio? Sì, penso
proprio che sarebbe riuscita a convincerlo che non
era il caso di continuare a tenersi una moglie che gli
metteva le corna con tanti maschi. Forse l’avrebbe
anche convinto a trovare un modo abbastanza sicuro
per sbarazzarsene. Questo diario mi basta per
incriminarla per istigazione all’omicidio. Farà bene a
cercarsi un avvocato.
Irene aveva perso tutta la sua sfrontatezza iniziale ma in un
momento la sua espressione divenne quasi rabbiosa.
- Facile giudicare da dietro una scrivania, vero? Facile
soprattutto per voi uomini. Che ne sapete voi di come
ci si sente a vedere la propria vita crollare per colpa
di una stronza straniera che ti incanta quel coglione
che hai sposato? Immagino che lei sappia che sto
parlando di mio marito se è così ben informato! E che
ne sapete voi uomini di che cosa voglia dire poi
dovere ricominciare tutto daccapo? Io vorrei sapere
che cazzo c’hanno ‘ste straniere più di noi! Io non ho
fatto niente di diverso da quello che fanno loro:
quando mio marito si è fatto un’altra vita all’estero
ho solo cercato di trovarmi un uomo per non dover

177
Eugenio Bianchi

finire la mia vita da sola. Se questo è un crimine


allora mi faccia arrestare.
- Istigare un uomo ad ucciderne un altro è un crimine e
lei ha fatto esattamente questo.
- Io non volevo nessun morto. Io speravo solo che
rimandassero a casa sua quella maledetta rumena in
modo da poter provare a prendermi Bruno. Tanto lo
sapevo che prima o poi ci sarei riuscita se non ci
fosse più stata lei. E che convenienza ci avrei avuto a
provocare la gelosia di Erminio? Io mica volevo che
se la prendesse con Bruno!
- Se Bruno proprio non ne voleva sapere di lei, magari
Erminio avrebbe potuto essere una soluzione …..
diciamo così di ripiego. Se si fosse convinto che la
moglie se la intendeva con Bruno, forse avrebbe
potuto accorgersi delle attenzioni che lei gli stava
dedicando e, in un colpo solo, lei avrebbe potuto
soffiare il marito all’amica e fare avere una lezione
all’uomo che l’aveva rifiutata.
- Certo che lei ce ne ha di fantasia! E poi come fa a
dire che Bruno e il professore sono stati ammazzati?
- Questo non sono tenuto a dirglielo ma stia pur certa
che lo si può dimostrare.
- E chi li avrebbe ammazzati?
- Andiamo! Lo ha capito benissimo!
- Erminio? No, guardi che se lei pensa che sia stato
Erminio si sbaglia di grosso. Erminio non farebbe
male a una mosca. Lui pensa solo al suo lavoro e a
sua moglie.
- E la moglie per ricompensa se la fa con un bel
ragazzo giovane. Secondo lei Erminio non è geloso?

178
Solo per scelta

- Beh, un po’ geloso lo è. Ma da qui a ammazzare


qualcuno…
- E non le ha mai detto che aveva minacciato il
professor Rastelli?
- Ma se usciva dal forno giusto per andare al bar la
sera dopo cena! Come faceva a minacciare uno che
non lo vedeva mai?
- Eppure c’è riuscito un paio di volte.

Il forno di Nunzia
Chiuso temporaneamente

Il negozio di alimentari di Rosina


- Mo davvero Erminio ha ammazzato Bruno e il forestiero? Io
non ci posso credere! Te Rosina c’hai parlato con la Nunzia?
- Come fai a parlare con una che non esce di casa? Io so solo
quello che sapete voi: il forno è chiuso e non si sa quando
riaprirà e Nunzia non parla con nessuno.
- Dì Rosina, mo è vero che c’è di mezzo anche la Irene?
- Sembra proprio di sì mo io mica ho capito come ha fatto a
entrarci anche lei. Va bene che era la migliore amica della
Nunzia ma adesso mi verrebbe quasi da pensare che fosse
più amica con Erminio ……
- Te dici che Erminio e la Irene …..
- Io non dico niente. Si dice in giro che la Irene ha convinto
Erminio che prima Bruno e poi il forestiero volevano
fregargli la moglie e allora io dico solo che mi sembra strano
che uno come Erminio si faccia convincere a ammazzare due
persone solo per un sospetto. Per me doveva averci un
tornaconto suo. E di sicuro dalla Irene non credo che gli
interessasse di avere una messa in piega! O no? Io dico che
dalla Irene forse lui si aspettava di avere qualcos’altro.
- Mo cosa gliene fregava alla Irene del forestiero?

179
Eugenio Bianchi

- Ti ricordi che la Irene con Bruno ci aveva provato quando il


marito l’aveva mollata? E poi lo ha raccontato un paio di
volte anche nel forno che ci ha provato anche col forestiero.
L’ho sentita io la Nunzia che ci diceva alla Irene di andare a
fare un giro nel bosco alla mattina che lo incontrava di sicuro
…… e lei il giro nel bosco diceva che lo aveva fatto
parecchie volte e che il forestiero l’aveva incontrato ……. E
poi dai che ve la ricordate tutti quella volta che è arrivata in
piazza sulla moto che c’aveva un sorriso che sembrava sicura
di avercela fatta! Mo poi invece sembra proprio che gli fosse
andata buca anche quella volta.
- Certo che per una donna come la Irene sentirsi dire di no da
un uomo non gli deve andare giù tanto facile. Io dico che gli
deve essere venuto un bel nervoso.
- Me lo ha detto anche la Gianna che Erminio si era fatto
convincere dalla Irene che il forestiero facesse il filo alla
Nunzia.
- La Gianna? Mo come l’ha saputo lei?
- Pare che la rumena abbia detto qualcosa del genere mentre
dava una mano nel ristorante. Dice che il forestiero glielo
aveva detto lui alla rumena.
- Oh, ma ‘sta rumena è sempre nel mezzo? Io dico: se Bruno
quella volta non se la fosse presa in casa mica sarebbe
successo tutto ‘sto casino. Che bisogno c’aveva di andarsi a
cercare una straniera? Qui c’aveva solo da scegliere! Sai
quante ragazze gli facevano il filo?
- Per me gli uomini sono tutti dei gran coglioni ….. basta che
una sia un po’ furba e si fanno fregare come niente.
- Toh, vè che c’è anche la Cesarina! Allora? C’hai parlato con
la Nunzia?
- Mocchè! Non c’è verso! Chiusa in casa che non esce e non
apre a nessuno.
- E dire che te e lei siete amiche da un pezzo!

180
Solo per scelta

- Mo insomma! Amiche il giusto. Quattro chiacchiere lì nel


forno mo poi ognuna a casa sua!
- Mo davvero non esce mai?
- Si vede che c’ha delle gran scorte nel freezer. Non va
nemmeno a fare la spesa! Però intanto c’è un’atra novità:
sembra che Erminio abbia cercato di ammazzare anche
Matteo, il ragazzo del distributore. Pare che quell’incidente
che c’ha avuto col motore fosse colpa dei freni …. che
qualcuno c’aveva messo le mani perché non funzionassero.
- E il qualcuno sarebbe Erminio? Mo adesso io vorrei sapere
cosa gli poteva aver fatto Matteo a Erminio.
- Oh, io vi dico quello che ho sentito in giro … e poi c’è
dell’altro……. magari sono tutte balle però …… se fosse
vero ci sarebbe da farci un film di quelli vietati …. che altro
che le telenovele!
- Dai Cesarina non fare la misteriosa!
- Pare che Matteo con la Nunzia ……
- La Nunzia? Mo non dicevano che il ragazzo c’aveva una
mezza storia con la Irene? Che mi ricordo che qualcosa una
volta gli era scappato detto nel suo negozio …… mo è roba
di parecchio tempo fa.
- È qui il bello! Pare - oh, guardate che io vi dico quello che ho
sentito eh! Che poi non andate a dire in giro che le ho dette io
‘ste robe qui – comunque pare che se la facessero tutte due
col ragazzo.
- Che a pensarci bene, la Nunzia ci andava spesso la sera dalla
Irene. Lei diceva che era per tenerci compagnia mo magari la
compagnia era un po’ più numerosa!
- Mo se a Erminio la pulce nell’orecchio su Bruno e sul
forestiero ce l’ha messa la Irene, su Matteo chi ce l’ha
messa? Non mi pare logico che sia stata lei. Se il ragazzo ci
restava secco era lei che ci rimetteva.
- Magari Erminio ha cominciato a starci più attento a quello
che combinava la Nunzia e quindi ……

181
17
Il bar aveva aperto da pochi minuti e Simona era ancora
intenta a sistemare le sedie intorno ai tavolini quando vide
entrare Mori e Gusto e l’espressione sul volto del poliziotto
le disse che non era un buon momento per sperare in qualche
frase carina. Ordinarono due caffè ed andarono a sedersi al
solito tavolo.
- Il magistrato non ne vuol sapere di concedere
l’autorizzazione a tenere qualche giorno in cella il
fornaio. Secondo lui le prove a carico del fornaio non
sono sufficienti ad una incriminazione formale e
senza quella qualsiasi avvocato lo fa uscire in un paio
d'ore. Certo che se non avessero cremato il corpo
adesso potremmo almeno fare delle analisi e magari
avremmo qualcosa di più in mano!
- Ma quello che ha scritto Roberto nel diario dovrebbe
essere più che sufficiente!
- Il guaio è che non abbiamo nulla di tangibile, a parte
il diario. E lui nega di aver mai detto le cose che
Rastelli ha scritto. Ammette solo di averci scambiato
qualche parola una mattina davanti al bar in piazza.
- E Matteo? Il perito ha scritto che la sua moto è stata
manomessa apposta per provocare l’incidente.
- E noi potremo procedere contro ignoti ma purtroppo
non abbiamo nulla che colleghi il fornaio con il
lavoro fatto ai freni della moto.
- Ma non ha un alibi!
- Per ora. Sono disposto a scommettere un bel po’ di
soldi che se lo portiamo davanti ad una corte in
tribunale la moglie sarà pronta a testimoniare che non

182
Solo per scelta

si è mai allontanato dal forno. Mettiti nei suoi panni:


fornire un alibi al marito è il prezzo più piccolo che
le toccherebbe pagare per fargli dimenticare tutto
quello che è venuto fuori sulle sue serate in
compagnia di Irene. Non mi è mai piaciuto vedere un
assassino farla franca ma temo che purtroppo non
abbiamo molto materiale probatorio per convincere il
magistrato che si occupa di questo caso.
- Quindi Erminio la farà franca.
- Sembra proprio di sì. A meno che non ci sia qualche
altro corteggiatore che faccia venir voglia di
scappatelle alla fornaia. Ma non mi pare molto
probabile che gli uomini di Montesangiorgio
vogliano correre il rischio dopo quello che si è
saputo.
- Se è per quello non credo che quei due rimarranno in
paese. Circolano già voci che stiano cercando un
compratore per il forno e vedrai che appena lo
avranno trovato lasceranno Montesangiorgio per
andare da qualche parte dove non li conosce nessuno.
Ma sarà meglio che si cerchino un posto bello
lontano perchè in quelli vicini ci potrebbe sempre
essere una linguaccia che sparge veleno sul loro
conto. Tu non hai idea di quanto posso essere carogna
io se mi ci metto.
Gusto si alzò e si diresse verso la porta del bar ma poi
sembrò esitare e tornò verso Mori:
− Solo per mia curiosità personale, come va con la
barista? Guarda che io sarò anche una linguaccia ma
so anche tenere la bocca chiusa.

183
Eugenio Bianchi

− Non c'è molto da raccontare: niente di più di una


uscita per una pizza ma penso proprio che non ci sarà
alcun seguito. Mi sono reso conto che non sono
adatto a corteggiare ragazze che potrebbero essere
mie figlie. Meglio continuare con le coetanee.
− Abbè! Allora una di queste sere fai una scappata in
paese: conosco una parrucchiera che ultimamente ha
avuto qualche problema con gli uomini e sarebbe
felicissima di passare una serata in compagnia di un
bell'uomo.
Mori non fece in tempo a mandare a quel paese Gusto perchè
lui aveva girato le spalle ed era ormai sulla porta. Si alzò
anche lui dal tavolo e visto che il bar era deserto si preparò a
fare un discorsetto serio a Simona ma lei lo anticipò
- Buongiorno Francesco, speravo proprio di vederti
perchè ho una cosa da dirti.
- Importante?
- Non lo so, magari non ha nessuna importanza però ha
a che fare con quella cosa che stai seguendo tu:
quella storia delle lettere anonime a proposito di una
straniera che avrebbe ammazzato due uomini. Sai, di
solito io non leggo molto i giornali ma ieri c’era
calma e così ho dato un’occhiata alla cronaca locale e
mi è capitato di vedere il tuo nome ……. e poi c’era
anche un altro nome che non mi era nuovo: ero sicura
di conoscerlo ma non riuscivo a ricordare perché. Poi
ieri sera m’è venuto in mente che quella persona
viveva nel condominio dove abito io.
- Quale persona Simona?
- Il professor Rastelli. Io sono arrivata qua cinque anni
fa e lui abitava al piano sotto il mio e lo incontravo di

184
Solo per scelta

tanto in tanto. Un uomo gentilissimo. Con me era


sempre sorridente, sempre affabile e mi sembrava
impossibile credere a qualcuno che nel condominio
lo considerava piuttosto scontroso. E anche la moglie
era dolcissima. Li vedevo spesso uscire insieme
tenendosi per mano come due ragazzi innamorati.
Però c’era qualcuno, in particolare un paio di donne,
che sostenevano che era tutta apparenza e che un
uomo innamorato non lasciava la moglie da sola per
giorni per andare in giro in moto. Poi è successa la
disgrazia e non l’ho più visto e la signora che mi
aveva affittato l’appartamento mi ha raccontato tutta
la storia. Che cosa triste! Chi avrebbe mai potuto
immaginare che quella donna potesse essere così
falsa? Che riuscisse così bene a fingere un affetto che
di sicuro non provava? Ma davvero lui è stato ucciso
da quella rumena?
- No, non è stata la rumena ad ucciderlo e temo che
faremo molta fatica a mettere in galera quello che
l’ha ammazzato. Però mi piacerebbe sapere cosa mi
puoi dire sul professor Rastelli e sua moglie. Non che
sia importante per la mia inchiesta ma ormai la vita di
quell’uomo mi incuriosisce parecchio.
- Come ti ho detto lui viveva nello stesso condominio
dove vivo io. Nel palazzo lo consideravano un po’
strano per la sua passione per la moto. A me piaceva
quel suo spirito di avventura e poi quando ci
chiacchieravo mi piaceva la sua ironia nei confronti
del mondo intero ed anche di se stesso. Mi è stato
utilissimo nei miei studi con i suoi consigli ed i suoi
suggerimenti. E poi era un generoso. Se qualcuno nel

185
Eugenio Bianchi

palazzo aveva bisogno di aiuto o di qualche piccola


riparazione lui era sempre pronto a dare una mano e
non si aspettava nulla in cambio. Ma come ho detto
alcuni lo guardavano storto e lo consideravano un
maleducato. Sicuramente era uno che non si faceva
problemi a dire quello che pensava e posso
immaginare che un paio di persone che vivono nel
palazzo abbiano avuto modo di sperimentare la sua
sincerità. Qualcun altro lo considerava un orso
scorbutico e altri pensavano che non ci fosse tutto
con la testa. Farsi migliaia di chilometri in moto con
qualsiasi tempo e spesso in solitaria non sembrava
una cosa normale. E in tanti consideravano la moglie
una donna davvero paziente ad accettare che lui se ne
andasse per giorni e che ogni tanto le arrivassero in
casa gruppi di motociclisti a volte anche dall’estero.
Gente matta, secondo il giudizio degli altri
condomini. Poi, quando è successa la disgrazia, si è
capito che la moglie aveva trovato il modo di
riempire le assenze del marito senza che nessuno lo
avesse mai sospettato.
- La signora morì in un incidente stradale mi risulta. Il
professor Rastelli era fuori città quando avvenne
l’incidente e rientrò appena in tempo per il funerale.
Questo è ciò che abbiamo appurato noi.
- Ah sì. Però alla guida dell’auto su cui si trovava la
signora c’era uno dei colleghi del marito e l’auto fu
investita mentre usciva dal parcheggio di un motel
che è conosciuto in tutta la città come il rifugio ideale
per le coppie clandestine. Non hai idea di cosa si
scatenò nel condominio quando la cosa si riseppe!

186
Solo per scelta

Avresti dovuto sentire i commenti! Io credo che il


professore sia andato a stare in quel posto isolato per
dimenticare tutto e soprattutto per lasciarsi alle spalle
gli sguardi compassionevoli o i mezzi sorrisi ironici
di tutti quelli che abitavano nel palazzo. E mi è
dispiaciuto tantissimo non essere riuscita a parlarci
con calma dopo la disgrazia ma lui è sparito il giorno
dopo il funerale. Mi ricordo che c’era tanta gente in
chiesa e io non potevo fare a meno di provare una
rabbia profonda perché erano ben pochi quelli che
erano lì per ricordare una donna che magari aveva
fatto degli errori ma che era sempre stata gentile con
tutti. Gli altri erano lì solo per vedere come avrebbe
reagito lui. Molti erano addirittura convinti che non
sarebbe neppure venuto al funerale. Sembrava di
essere a teatro con l’unica differenza che il pubblico
non riusciva a starsene zitto. In chiesa era un brusio
continuo tanto che il prete si girò un paio di volte con
la faccia incazzata per fare un po’ di silenzio. E
contrariamente a quello che pensavano in tanti, lui
era lì, solo, completamente solo su quella panca
davanti all’altare e per tutto il tempo della messa non
ha mai smesso di fissare la bara con uno sguardo
davvero difficile da decifrare. Però a me è sembrato
che non ci fosse odio in quello sguardo, casomai
incredulità. Quando la messa è finita il prete si era
avviato verso di lui ma lui gli ha girato le spalle ed ha
fatto cenno agli uomini delle pompe funebri che
portassero la bara fuori dalla chiesa. Nessuno sapeva
cosa fare: forse qualcuno avrebbe voluto andare a
fargli le condoglianze ma poi non c’è stato uno che

187
Eugenio Bianchi

gli si sia avvicinato. E quando il carro funebre si è


mosso verso il cimitero lui è salito sulla sua moto ed
è sparito. Scusa Francesco, perché adesso hai quella
faccia?
- Perché finalmente tu mi hai fornito la chiave per
interpretare tante frasi ambigue che ho letto in questi
giorni. Ti devo almeno una pizza. Va bene questa
sera?
- Certo!
Mori tornò in strada e salì sul suo scooter. Qualche ora in più
non avrebbe certo aumentato le aspettative di Simona e lui
sperava di riuscire a trovare il tempo per prepararsi il
discorsetto che le doveva fare.

fine

188
INDICE
1 ...........................................................................................3 
- Dal diario di Roberto.......................................................7 
Il forno di Nunzia.............................................................13 
2 .........................................................................................16 
- Dal diario di Roberto.....................................................20 
Il forno di Nunzia.............................................................25 
3 .........................................................................................27 
- Dal diario di Roberto.....................................................32 
Il forno di Nunzia.............................................................35 
4 .........................................................................................38 
- Dal diario di Roberto.....................................................46 
Il forno di Nunzia.............................................................49 
5 .........................................................................................51 
- Dal diario di Roberto.....................................................57 
Il forno di Nunzia.............................................................64 
6 .........................................................................................67 
- Dal diario di Roberto.....................................................69 
Il forno di Nunzia.............................................................75 
7 .........................................................................................78 
- Dal diario di Roberto.....................................................85 
Il forno di Nunzia.............................................................89 
8 .........................................................................................92 
- Dal diario di Roberto.....................................................96 
Il forno di Nunzia...........................................................100 
9 .......................................................................................103 
- Dal diario di Roberto...................................................107 
Il forno di Nunzia........................................................... 112 
10 ..................................................................................... 114 
- Dal diario di Roberto................................................... 117 
Il forno di Nunzia...........................................................121 

189
Eugenio Bianchi

11 ..................................................................................... 124 
- Dal diario di Roberto .................................................. 127 
Il forno di Nunzia .......................................................... 129 
12..................................................................................... 133 
- Dal diario di Roberto .................................................. 137 
Il forno di Nunzia .......................................................... 139 
13..................................................................................... 142 
- Dal diario di Roberto .................................................. 144 
Il forno di Nunzia .......................................................... 147 
14..................................................................................... 150 
- Dal diario di Roberto .................................................. 155 
Il forno di Nunzia .......................................................... 158 
15..................................................................................... 160 
- Dal diario di Roberto .................................................. 162 
Il forno di Nunzia .......................................................... 168 
- Dal diario di Roberto .................................................. 171 
Il forno di Nunzia .......................................................... 172 
16..................................................................................... 175 
Il forno di Nunzia .......................................................... 179 
Il negozio di alimentari di Rosina.................................. 179 
17..................................................................................... 182 

190

Potrebbero piacerti anche