Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n.

649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

Unicuique suum Non praevalebunt
Anno CLIII n. 60 (46.304) Città del Vaticano mercoledì 13 marzo 2013
.
I cardinali in conclave dopo la messa «pro eligendo Romano Pontifice» presieduta dal decano a San Pietro

Chiamati a servire l’unità

Ognuno deve impegnarsi per edificare l’unità della
Chiesa. Perché per realizzarla è necessaria «la collabora-
zione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni
membro». Quindi «tutti noi siamo chiamati a cooperare
coi pastori, e questi in particolare con il successore di
Pietro, per ottenere questa unità nella santa Chiesa». Il
decano del collegio cardinalizio Angelo Sodano ha usato
le parole rivolte da san Paolo agli Efesini per orientare
la riflessione «sulla missione che Cristo ha affidato a
Pietro e ai suoi successori» nell’omelia pronunciata mar-
tedì mattina 12 marzo, durante la messa pro eligendo Ro-
mano Pontifice presieduta nella basilica di san Pietro.
Una missione, ha detto, che si comprende meglio se
la si legge nell’ottica del servizio che i Pontefici sono
chiamati a rendere al popolo di Dio. Un servizio d’amo-
re innanzitutto, «che spinge i pastori della Chiesa a
svolgere la loro missione» in mezzo agli uomini di ogni
tempo. E a farsi artefici di misericordia, di carità, di
evangelizzazione come più alte espressioni di «servizio
della Parola».
Nell’omelia il cardinale ha descritto l’atteggiamento
pastorale dei discepoli, i quali, pur nella loro diversità,
lavorano insieme all’edificazione dell’unico Corpo di
Cristo. «È proprio per l’unità del su0 corpo Mistico —
ha ricordato — che Cristo ha inviato il suo Santo Spirito
e allo stesso tempo ha stabilito i suoi apostoli, fra cui
primeggia Pietro come fondamento visibile dell’unità
della Chiesa». San Paolo, ha proseguito, «ci insegna che
anche tutti noi dobbiamo collaborare a edificare l’unità
della Chiesa».
Quindi la missione del Papa. Il porporato ha propo-
sto il Vangelo dell’ultima cena e quanto Gesù «disse ai
suoi apostoli: “Questo è il mio comandamento: che vi
amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”». L’amore
dunque è il comandamento di Gesù: quello stesso amore
«che spinge il buon Pastore a dare la vita per le sue pe-
core».
E proprio nell’ottica di questo servizio d’amore verso
la Chiesa e verso l’umanità intera «gli ultimi Pontefici —
ha detto ancora — sono stati artefici di tante iniziative
benefiche anche verso i popoli e la comunità internazio-
nale, promuovendo senza sosta la giustizia e la pace».
«Preghiamo — ha esortato in conclusione — perché il
futuro Papa possa continuare quest’incessante opera a li-
vello mondiale». Del resto, ha ricordato, questa è «una
missione di carità che è propria della Chiesa e, in modo
particolare, è propria della Chiesa di Roma».
Al termine della celebrazione eucaristica i cardinali
elettori sono rientrati nella loro residenza alla Domus
Sanctae Marthae, in Vaticano. Poi, nel pomeriggio, han-
no dato vita alla suggestiva processione dalla Cappella
Paolina alla Cappella Sistina, dove, dopo aver prestato
solenne giuramento, hanno ascoltato la meditazione pro-
posta dal cardinale Prosper Grech, al termine della quale
sono iniziate le procedure disposte dalla costituzione apo-
stolica Universi dominici gregis per l’elezione del Pontefice.

Un rapporto di una commissione dell’Onu denuncia crimini contro l’umanità Sulle questioni del petrolio e della smilitarizzazione del confine

Siria senza pace Rilanciato l’accordo

DAMASCO, 12. Si fa di giorno in
giorno sempre più cruento il conflit-
to siriano: a testimoniarlo è il recen-
te rapporto delle Nazioni Unite che,
oltre a fare il punto della situazione,
mostra anche le ultime evoluzioni
dei combattimenti e della tipologia
degli scontri.
y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!%!=!@
Nel presentare il rapporto al Con-
siglio dell’Onu per i diritti umani a
Ginevra, la commissione inquirente
ha chiesto udienza al Consiglio di
sicurezza per esporre le ragioni — se-
condo quanto riportano fonti di
stampa — in base alle quali si debba-
no deferire al Tribunale penale inter-
nazionale dell’Aja «i crimini di guer-
ra e contro l’umanità perpetrati nel
Paese mediorientale».
Il rapporto condanna tanto le
truppe governative quanto i ribelli.
Il presidente dell’organismo inqui-
rente dell’Onu, il giurista brasiliano
Paulo Pinheiro, ha definito «una
tendenza allarmante e pericolosa»
quella del carattere appunto «setta-
rio» assunto sempre più spesso dalle
violenze. Pinheiro ha ribadito che
sono responsabili di crimini di guer-
ra o contro l’umanità anche gli in-
sorti, i quali sottopongono regolar-
mente a esecuzioni sommarie i mili-
tari o i miliziani lealisti catturati e
hanno allestito appositi centri di de-
tenzione ad Aleppo e a Homs.
Alla presentazione del rapporto è
intervenuto anche il rappresentante
siriano presso il Consiglio Onu per i
diritti umani, l’ambasciatore Faysal
Khabbaz Hamoui, che ne ha respin-
no diplomatico, ieri, al termine del
consiglio dei ministri degli Esteri Ue
a Bruxelles, l’alto rappresentante eu-
ropeo per la politica estera e la sicu-
rezza comune, Catherine Ashton, ha
chiesto un maggiore impegno del
Cremlino nella soluzione della crisi
I ritratti papali della basilica di San Paolo fuori le Mura
Pontefici nel tempo
«San Pietro»
(V secolo, mosaico
dall’arco trionfale
della basilica
siriana. L’inviato speciale delle Na-
zioni Unite e della Lega araba, La-
khdar Brahimi, ha detto, incontran-
do i capi delle diplomazie Ue, che la
situazione in Siria potrebbe diventa-
re peggiore di quella somala se non
si arriverà a una soluzione negoziata.
tra Khartoum e Juba
ADDIS ABEBA, 12. Il Sudan e il Sud
Sudan hanno raggiunto un accordo
sulla ripresa dei flussi di petrolio
entro quindici giorni, oltre un anno
dopo che il Governo sudsudanese
di Juba aveva bloccato produzione
ed esportazione. L’interruzione sta
di fatto strangolando le economie
di entrambi i Paesi fortemente di-
pendenti dagli introiti del settore
petrolifero. L’annuncio è arrivato
oggi, dopo quattro giorni di tratta-
tive ad Addis Abeba mediate
dall’Unione africana. L’accordo
perfeziona quelli già sottoscritti nei
mesi scorsi dal presidente sudanese
Omar Hassan el Bashir e da quello
sudsudanese Salva Kiir Mayardit.
Il Governo di Juba, nel cui terri-
torio si trova il grosso dei giaci-
menti petroliferi, aveva sospeso le
attività di pompaggio ed estrazione
nel gennaio dell’anno scorso, dopo
l’ennesimo fallimento nella ricerca
di un accordo con Khartoum ri-
guardo alle imposte sul transito del
greggio negli oleodotti sudanesi.
Juba aveva accusato Khartoum di
imporre tariffe anche trenta volte
maggiori di quelle usuali nel mon-
do. Quella di Khartoum era stata
litarizzata, per smorzare la tensio-
ne. Secondo il calendario concor-
dato con i mediatori, guidati
dall’ex presidente sudafricano Tha-
bo Mbeki, il ritiro dovrebbe inco-
minciare questa settimane e conclu-
dersi entro il 5 aprile.
Da Addis Abeba è arrivata inol-
tre la notizia di un incontro fissato
per il prossimo 17 marzo, per di-
scutere «le questioni relative ai
gruppi armati», altro nodo irrisol-
to, con accuse speculari tra i due
Governi. Secondo Juba, e i gruppi
dell’insurrezione armata presenti
sul suo territorio sono sostenuti e
finanziati dal Sudan. Khartoum ac-
cusa di contro il Sud Sudan di so-
stenere i ribelli del Movimento po-
polare per la liberazione del Sudan
– Nord (Splm-N), alleati della for-
za politica al potere a Juba e attivi
soprattutto negli Stati sudanesi di
confine del Kordofan meridionale
e del Nilo Azzurro.
Tra l’altro, sempre secondo
Khartoum, l’Splm-N avrebbe per-
fezionato un’alleanza anche con il
Movimento per la giustizia e
l’uguaglianza (Jem),il principale
gruppo ribelle del Darfur, la regio-

to il contenuto parlando di «infor-
mazioni di parte provenienti da fonti
inaffidabili». Il diplomatico è quindi
tornato ad accusare il Qatar e la
Turchia di «fomentare il terrorismo»
in patria. Intanto, oggi almeno 14
persone sono state uccise nei corso
dei combattimenti nella città di Dayr
Ezzor, nella Siria orientale. Sul pia-
di San Paolo una ritorsione al rifiuto sudsudane-
se di far valere anche dopo l'indi-
fuori le Mura,
oggi custodito pendenza le ripartizioni delle risor-
nelle Grotte Vaticane) se petrolifere a suo tempo fissate,
sia pure per i previsti sei anni di
transizione, dall’Accordo generale
di pace del 2005.
Le due delegazioni hanno anche
FABRIZIO BISCONTI concordato il ritiro delle rispettive
A PAGINA 4 truppe da una zona di confine smi-
ne occidentale teatro da oltre dieci
anni di un conflitto civile che ha
provocato una delle maggiori crisi
umanitarie tuttora in atto nel mon-
do. Il Jem, insorse nel febbraio
2003 insieme all’Esercito di libera-
zione sudanese (Sla), poi divisosi
in diverse fazioni. Contrariamente
allo Sla, il Jem non ha mai sotto-
scritto accordi con Khartoum.
pagina 2
Verso il Consiglio Ue del 14 e 15 marzo
L’Europa cerca strategie
per rispondere alla crisi
BRUXELLES, 12. L’Europa cerca nuo-
ve strategie per rispondere alla crisi.
Se non si trovassero accordi con i
partner europei in tempo utile, la
Germania è pronta ad andare avanti
da sola, sul piano nazionale, nella
regolamentazione dei mercati finan-
ziari. Lo ha annunciato ieri il mini-
stro delle Finanze tedesco,
Wolfgang Schäuble, a Berlino in
occasione di una riunione dei parla-
mentari dell’Unione di Cdu e Csu:
«Se è il più lento a dettare il ritmo
— ha detto Schäuble — non raggiun-
geremo mai l’obiettivo».
La Commissione Ue si aspetta
che il Consiglio europeo di giovedì
e venerdì sostenga la linea dettata
dal presidente Durão Barroso in
materia di conti pubblici, una linea
che si basa su un «consolidamento
graduale» adattato a ogni Paese e
su una «flessibilità sugli obiettivi»
di bilancio. Durão Barroso ha già
annunciato che Bruxelles chiederà
al Consiglio un anno in più per il
Portogallo per ridurre il deficit.
Intanto, l’Ocse (Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo
economico) ha reso noto che
nell’eurozona la crescita sta per ri-
partire. Il superindice Ocse per gen-
naio 2013 continua a mostrare «per-
corsi divergenti» tra le due sponde
dell’Atlantico, ma con un migliora-
mento della situazione nell’Ue.
«Nell’insieme dell’eurozona, e in
particolare in Germania, il superin-
Respinta
dal Congresso
la proposta
di riforma dell’Fmi
WASHINGTON, 12. Una commissione
del Senato degli Stati Uniti ha re-
spinto la richiesta dell’Amministra-
zione Obama volta ad attuare la ri-
forma dei diritti di voto nel Fondo
monetario internazionale (Fmi) au-
mentando il peso delle economie
emergenti su scala globale. L’appro-
vazione del Congresso è necessaria
per completare il pacchetto di rifor-
me del Fondo monetario presentato
nel 2010. Il pacchetto, se attuato, fa-
rebbe della Cina il terzo Paese più
influente, dopo Stati Uniti e Giap-
pone, all’interno del Fondo. E au-
menterebbe anche il potere di voto
di altre economie emergenti, come
Brasile e India. Cina, Brasile e le al-
tre potenze emergenti chiedono da
tempo di essere più ascoltate e ri-
tengono che l’attuale sistema di vo-
to si traduca in benefici per l’Euro-
pa e gli Stati Uniti, che dominano
nell’Fmi da quando è stato fondato,
dopo la seconda guerra mondiale.
Ancora in calo
il pil
della Grecia
ATENE, 12. Nel quarto trimestre
dell’anno scorso l’economia greca si
è contratta del 5,7 per cento rispetto
allo stesso periodo dell’anno prece-
dente, portando così la media della
contrazione per tutto il 2012 al 6,4
per cent0. Lo riferiscono i media
ateniesi, citando dati forniti
dall’Istituto statistico ellenico (El-
stat). Sempre nel quarto trimestre
del 2012 i consumi in Grecia si sono
ridotti del nove per cento rispetto
allo stesso trimestre del 2011. Sulla
crisi economica è intervenuto ieri il
premier greco, Antonis Samaras,
sottolineando che l’intento dell’at-
tuale Governo è quello di «rafforza-
re il coordinamento» con Cipro
«poiché le nostre politiche sono ca-
ratterizzate da una visione comu-
ne». Le nostre relazione con Cipro
— ha aggiunto il presidente Samaras
— «sono fraterne, nessuno lo deve
dimenticare; gli sviluppi della situa-
zione attuale a Cipro riguarda diret-
tamente anche la Grecia».
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO
Unicuique suum Non praevalebunt
00120 Città del Vaticano
ornet@ossrom.va
http://www.osservatoreromano.va
Angela Merkel visita una fabbrica in Germania (Afp)
dice punta a una ripresa della cre-
scita», con un più 0,16 per cento su
base mensile, dopo il più 0,13 di di-
cembre, spiega l’Ocse in una nota.
L’Italia e la Francia, due grandi
economie europee attualmente in
difficoltà, non mostrano segni di
«ulteriore deterioramento», con un
superindice che riprende il percorso
in positivo, aumentando rispettiva-
mente del più 0,11 e del più 0,05 per
cento rispetto a dicembre. Il con-
Secondo i dati del 2012 diffusi dall’Istituto nazionale di statistica
Il Portogallo alle prese
con la peggiore recessione dal 1975
LISBONA, 12. Con una caduta del
3,2 per cento dell’economia nel
2012, il Portogallo ha registrato la
peggiore depressione dal 1975, a
causa, soprattutto, del rallentamen-
to delle esportazioni e del crollo
del consumo privato. I dati sono
stati diffusi ieri dall’Istituto nazio-
nale di statistica di Lisbona.
Nell’ultimo trimestre dell’anno,
fra i mesi di ottobre e di dicembre,
il prodotto interno lordo portoghe-
se si è contratto del 3,8 per cento
su base annua. Nel 2012, le espor-
tazioni sono cresciute del 3,3 per
cento, contro il più 7,2 per cento
del 2011, mentre l’import è sceso
del 6,9 per cento, contro il meno
5,9 per cento di due anni fa.
Il 2012 è stato, dunque, il secon-
do negativo esercizio economico
della storia del Portogallo, peggio-
rato solo dalla caduta del pil del
5,1 per cento registrata nel primo
anno di democrazia, nel 1975, se-
condo i dati elaborati dalla Banca
centrale lusitana. Gli analisti colle-
gano la caduta del prodotto inter-
no lordo, provocata da quella si-
gnificativa dei consumi, crollati del
5,6 per cento nel 2013, al severo
programma di tagli concordato dal
Governo del primo ministro, il so-
cialdemocratico Pedro
Coelho, con l’Unione europea e
Passos
con il Fondo monetario internazio-
nale in cambio del piano di salva-
taggio economico del Paese.
L’economia cipriota
sempre più in difficoltà
NICOSIA, 12. L’economia di Cipro,
che sta negoziando con l’Europa
un piano di salvataggio, ha regi-
strato un arretramento del pil
(prodotto interno lordo) dell’1,1
per cento nell’ultimo trimestre
2012 in rapporto al precedente tri-
mestre. Si tratta — come riporta la
France Presse — di dati ufficiali. Il
terzo trimestre era stato caratteriz-
zato da un boom del settore del
turismo, l’unico a progredire in
un’economia in difficoltà. Su base
annuale, cioè in relazione all’ulti-
mo trimestre del 2011, il pil di Ci-
pro è arretrato del 3,4 per cento;
precedenti stime parlavano di un
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile EDITRICE L’OSSERVATORE ROMANO
Carlo Di Cicco don Sergio Pellini S.D.B.
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Segreteria di redazione
caporedattore
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
Gaetano Vallini
segretario di redazione
L’OSSERVATORE ROMANO
fronto con lo stesso mese dell’anno
scorso, però, resta negativo, con una
contrazione dello 0,66 per cento per
l’Italia e dello 0,53 per cento per la
Francia. Negli Stati Uniti, rileva an-
cora l’organizzazione parigina, pro-
segue il trend di «consolidamento
della crescita», con un superindice
che fa segnare invece un incremento
dello 0,08 su base mensile e dello
0,53 per cento su base annua.
Il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho (Reuters)
calo del 3,1 per cento. Si tratta, co-
munque, del sesto trimestre conse-
cutivo di arretramento per l’econo-
mia dell’isola. Il ministero delle
Finanze stima una contrazione del
pil per l’intero 2012 pari al 2,4 per
cento, mentre per quest’anno il da-
to dovrebbe essere pari al 3,5 per
cento. Cipro è in trattative con la
troika (la squadra di esperti della
Commissione Ue, della Bce e
dell’Fmi) per un piano di salvatag-
gio per il proprio sistema bancario,
duramente colpito — dicono gli
analisti internazionali — dagli svi-
luppi della crisi greca.
TIPO GRAFIA VATICANA
Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va
Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va
direttore generale Servizio culturale: cultura@ossrom.va
Servizio religioso: religione@ossrom.va
fax 06 698 83675 Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
segreteria@ossrom.va photo@ossrom.va www.photo.va
Intervento della Santa Sede a Ginevra
La piaga della tratta
degli esseri umani
Pubblichiamo una nostra traduzione
dell’intervento pronunciato il 7 marzo
a Ginevra dall’arcivescovo Silvano M.
Tomasi, Osservatore Permanente della
Santa Sede presso l’Ufficio delle Na-
zioni Unite e delle Istituzioni Specializ-
zate a Ginevra, alla ventiduesima Ses-
sione Ordinaria del Consiglio dei Di-
ritti dell’Uomo sulla tratta delle perso-
ne umane.
Signor Presidente, lungi dal dimi-
nuire, con l’aumento della mobilità
umana e la globalizzazione della co-
municazione e del commercio, la
piaga del traffico di esseri umani sta
crescendo e si sta diversificando
sempre più. L’enfasi posta nell’ulti-
mo Rapporto del Relatore speciale
sulla vendita, la prostituzione dei
bambini e la pornografia infantile
mette in evidenza una tendenza glo-
bale della tratta di esseri umani.
L’ultima Relazione sulla tratta di es-
seri umani dell’Ufficio delle Nazioni
Unite contro la Droga e il Crimine
(2012) traccia un quadro lugubre di
milioni di persone vittime di questa
tratta ai fini dello sfruttamento ses-
suale e del lavoro forzato: hanno al-
meno 136 nazionalità diverse e sono
state trovate in 118 Paesi. Sebbene la
maggioranza di queste persone sia
costituita da donne (55-60 per cen-
to), il flusso di bambini sta crescen-
do rapidamente in modo allarman-
te, passando dal 20 per cento nel
periodo 2003-2006 al 27 per cento
Accordo bancario
tra Croazia e Slovenia
ZAGABRIA, 12. I premier della Croa-
zia e della Slovenia, Zoran
Milanović e Janez Janša, hanno fir-
mato ieri un accordo per porre fine
a un contenzioso finanziario, che da
vent’anni appesantiva i rapporti tra
le due ex Repubbliche jugoslave ed
era l’ultimo ostacolo alla ratifica da
parte di Lubiana del trattato di ade-
sione della Croazia all’Ue.
L’intesa prevede che una soluzio-
ne per le rimesse dei risparmiatori
croati della Ljubljanska banka, ri-
maste bloccate nel 1991 dopo la pro-
clamazione d’indipendenza di Zaga-
bria e Lubiana, venga in futuro tro-
vata nell’ambito del processo di suc-
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Ufficio diffusione: telefono 06 698 99470, fax 06 698 82818,
ufficiodiffusione@ossrom.va
Ufficio abbonamenti (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480,
fax 06 698 85164, info@ossrom.va
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
tra il 2007 e il 2010. Tra tutti i casi
di tratta di esseri umani identificati
globalmente, quelli ai fini dello
sfruttamento sessuale costituiscono
il 58 per cento.
Il Rapporto del Relatore speciale
mostra con accuratezza come i bam-
bini possono diventare vittime delle
fantasie sessuali degli adulti. Il fe-
nomeno di certo non è nuovo, ma
recentemente è stato accentuato dal-
la liberalizzazione del comporta-
mento sessuale. Alcuni studi passati
e attuali hanno mostrato chiaramen-
te che l’interesse dei trafficanti è
principalmente economico. Essi cer-
cano di massimizzare le loro attività
di profitto, utilizzando gli esseri
umani come “merci”. La comunità
internazionale si deve confrontare
con un mercato criminale che pro-
duce miliardi di dollari per i traffi-
canti. Quando i rischi nel dedicarsi
a tali attività sono bassi, gli alti pro-
fitti diventano una tentazione. Il
Rapporto del Relatore speciale mo-
stra che, nel caso della tratta dei
bambini, i rischi sono bassi sotto di-
versi aspetti e in molte parti del
mondo. C’è la chiara esigenza di
aggiornare la legislazione, aumenta-
re la cooperazione internazionale e
regionale, condividere informazioni
e buone pratiche, combattere l’im-
punità e la corruzione, accrescere le
pratiche giudiziarie, prendersi cura
delle vittime e fornire modi per
reintegrarle in una vita normale e
dignitosa nella società.
Signor Presidente, come in qual-
siasi mercato, l’offerta corrisponde a
una domanda. La tratta dei bambini
esiste perché c’è domanda. Per fer-
mare il mercato, dobbiamo affronta-
re e combattere i “consumatori” che
sono disposti a pagare i “servizi” dei
bambini. È possibile prevenire quel-
le attività in modo efficace promul-
gando e attuando una legislazione
che criminalizzi il consumo di por-
nografia infantile o l’abuso sessuale
sui bambini.
Le misure legali, però, non basta-
no. Come sottolinea il Rapporto del
Relatore speciale, la prevenzione
dovrebbe indirizzarsi anche alla cul-
tura consumistica, che stimola e
promuove i desideri sessuali insani e
immaturi che spingono i “consuma-
tori” verso questo mercato. Occorre
porre domande legittime sul perché
tanti turisti cercano questi “servizi”,
che causano danni irreversibili ai
bambini. La prevenzione dovrebbe
osare chiedere che cosa è accaduto
al turista che cerca quel genere di
“servizio”. E, in primo luogo, come
si crea il mercato dello sfruttamento
sessuale? Se la comprensione della
libertà individuale rifiuta i confini
etici imposti dalla natura stessa, al-
lora la tratta delle persone e la vio-
lazione della loro dignità innata
continueranno a ripetersi, e l’azione
dello Stato sarà inefficace.
La persistente crisi economica, le
guerre e i conflitti civili attuali, i
prezzi elevati del cibo, la carestia,
l’abietta povertà e la migrazione, le
agitazioni politiche, gli Stati falliti,
sono tutte opportunità per i traffi-
canti di esseri umani per predare le
loro vittime indifese. La pratica pre-
datoria dei trafficanti si nutre dei
più deboli, delle persone che già vi-
vono nel bisogno e che quindi è fa-
cile sequestrare, ridurre in schiavitù,
in “merci”. Un esempio concreto del
cessione dei beni della Federazione
jugoslava presso la Banca dei rego-
lamenti internazionali di Basilea.
Si tratta di alcune centinaia di
milioni di euro, risarciti ai rispar-
miatori da parte dello Stato croato,
che poi da parte sua ha presentato
una serie di ricorsi contro la
Ljubljanska banka. Zagabria ha pro-
messo di congelare le procedure
giudiziarie contro la banca slovena,
in attesa che venga trovato un com-
promesso. Lubiana si è impegnata
ad avviare la procedura di ratifica
del Trattato di adesione della Croa-
zia all’Ue, bloccato previa soluzione
della disputa bilaterale bancaria.
Concessionaria di pubblicità
Il Sole 24 Ore S.p.A
System Comunicazione Pubblicitaria
Alfonso Dell’Erario, direttore generale
Romano Ruosi, vicedirettore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214
segreteriadirezionesystem@ilsole24ore.com
mercoledì 13 marzo 2013
traffico di esseri umani è l’organiz-
zazione che opera nel Corno d’Afri-
ca e nella regione del Sinai; costitui-
sce un campione di “vita reale” del
ciclo di abusi che viene scatenato
dal traffico delle persone umane
(Mirjam van Reisen, Meron Estefa-
nos, Conny Rijken, Human traffic-
king in the Sinai, Tilburg, Wolf legal
publishers, 2012). Al fine di preveni-
re questa piaga, dobbiamo rafforza-
re la sicurezza umana e affrontare le
cause fondamentali che rendono le
persone vulnerabili. Combattere
questo commercio significa scorag-
giare i gruppi criminali dal cercare e
sfruttare vittime innocenti.
Signor Presidente, tra le pratiche
sconvolgenti della tratta di esseri
umani, quelle che riguardano i bam-
bini esigono un’attenzione e
un’azione speciali e urgenti per mo-
tivi sia umanitari, sia morali. Identi-
ficare le vittime, offrire loro soste-
gno, prepararle a una vita produtti-
va libera da traumi e perseguire in
modo efficace i trafficanti sono i
compiti comuni del settore privato e
pubblico della società. Le vittime,
però, troveranno una protezione ve-
ra solo se il compito di prevenzione
verrà preso sul serio, cambiando
una cultura che giustifica il loro
sfruttamento e tollera con impunità
la violazione della sicurezza umana,
terreno fertile per la vulnerabilità
umana.
Papa Giovanni Paolo II, in una
Lettera in occasione della Conferen-
za internazionale sul tema Schiavitù
del XXI secolo: la dimensione dei dirit-
ti umani nella tratta di esseri umani,
affermò che la tratta di persone
umane «costituisce un oltraggio alla
dignità umana e una grave violazio-
ne dei diritti umani fondamentali
[...]. In special modo, lo sfrutta-
mento sessuale di donne e di giova-
ni è un aspetto particolarmente ri-
pugnante di questo commercio e va
riconosciuto come violazione intrin-
seca della dignità e dei diritti uma-
ni» (Lettera all’arcivescovo Jean-Lo-
uis Tauran in occasione della Confe-
renza Internazionale sul tema
“Schiavitù del XXI secolo: la dimen-
sione dei diritti umani nella tratta di
esseri umani”, 15 maggio 2002).
Tensione
tra India e Italia
sul caso marò
ROMA, 12. L’ambasciatore italia-
no in India, Daniele Mancini, è
stato convocato oggi al ministero
degli Esteri indiano per dare
spiegazioni sulla decisione della
Farnesina di non far rientrare a
New Delhi i due marò Massimi-
liano Latorre e Salvatore Girone
alla scadenza del secondo per-
messo concesso dalle autorità in-
diane per un loro soggiorno in
Italia. Il primo ministro indiano,
Manmohan Singh, ha definito
«assolutamente inaccettabile» la
posizione italiana, e l’Esecutivo
sta studiando le contromosse sul
caso dei fucilieri, accusati di aver
ucciso due pescatori.
«L’Italia — si legge in una no-
ta della Farnesina — ha sempre
ritenuto che la condotta delle au-
torità indiane violasse gli obbli-
ghi di diritto internazionale gra-
vanti sull’India in virtù del dirit-
to consuetudinario e pattizio, in
particolare il principio dell’immu-
nità dalla giurisdizione degli or-
gani dello Stato straniero e le re-
gole della Convenzione delle Na-
zioni Unite sul Diritto del mare
del 1982». All’indomani della
sentenza del 18 gennaio 2013 del-
la Corte Suprema indiana — pro-
segue la nota — «l’Italia ha pro-
posto formalmente al Governo di
New Delhi l’avvio di un dialogo
bilaterale per la ricerca di una so-
luzione diplomatica del caso». Di
conseguenza, «l’Italia ha infor-
mato il Governo indiano che,
stante la formale instaurazione di
una controversia internazionale
tra i due Stati, i fucilieri di Mari-
na Massimiliano Latorre e Salva-
tore Girone non faranno rientro
in India».
Aziende promotrici della diffusione de
«L’Osservatore Romano»
Intesa San Paolo
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Banca Carige
Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
mercoledì 13 marzo 2013 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 3

Crisi sempre più grave
Monito
di Washington
dopo le minacce
di Pyongyang
WASHINGTON, 12. «Gli Stati Uniti
non rimarranno a guardare»: è il
monito lanciato dal consigliere
per la sicurezza della Casa Bianca,
Thomas Donilon, a proposito del
programma portato avanti dalla
Corea del Nord per sviluppare
missili nucleari che potrebbero
colpire anche il territorio america-
no. «Gli Stati Uniti non accette-
ranno le vuote promesse e le mi-
nacce della Corea del Nord», ha
detto Donilon, ribadendo che
l’Amministrazione di Washington,
se necessario, «sarà pronta a ri-
spondere». Gli Stati Uniti — ha
continuato — «non accetteranno la
Corea del Nord come Stato nu-
clearizzato», dopo essersi impe-
gnati per decenni nella denuclea-
rizzazione della penisola coreana.
Il consigliere per la sicurezza
del presidente statunitense, Barack
Obama, ha inoltre ribadito come
«la comunità internazionale abbia
detto chiaramente che ci saranno
conseguenze per il regime comu-
nista di Pyongyang in presenza di
nuove flagranti violazioni degli
obblighi internazionali». E non
sarà considerata una minaccia
contro gli Stati Uniti solo la co-
struzione di missili nucleari, ma
anche il trasferimento di armi del
genere ad altri Paesi o altre entità.
Donilon ha quindi ricordato come
rapporti sempre più stretti ed este-
si con Corea del Sud e Giappone
sono «fondamentali per la ricerca
di una soluzione diplomatica», co-
sì come «una stretta collaborazio-
ne anche con il nuovo Governo
della Cina, anch’esso interessato
alla stabilità della penisola corea-
na». Donilon ha quindi annuncia-
to che il neo presidente sudcorea-
no, Park Geun Hye, verrà in mag-
gio a Washington per colloqui
con il presidente Obama.
«Gli Stati Uniti — ha aggiunto
— hanno più volte chiarito di esse-
re aperti ad autentici negoziati
con la Corea del Nord, anche se
in cambio hanno solo ricevuto
provocazioni e minacce». E se la
Corea del Nord «vuole l’assisten-
za di cui ha disperatamente biso-
gno — ha ammonito il consigliere
alla sicurezza della Casa Bianca —
deve cambiare linea. Altrimenti gli
Stati Uniti continueranno a lavo-
rare con i partner internazionali
per rafforzare le sanzioni».
Il dipartimento al Tesoro statu-
nitense ha nel frattempo deciso
nuove sanzioni contro la Corea
del Nord, colpendo la Banca per
il commercio estero di Pyongyang,
accusata di avere un ruolo di
grande sostegno al programma
per la realizzazione di armi per la
distruzione di massa. La misura
ha come obiettivo quello di ridur-
re le entrate utilizzate per svilup-
pare il programma nucleare nord-
coreano.
L’armistizio che ha messo fine
alla guerra di Corea (1950-1953) re-
sta valido, nonostante l’annuncio
da parte della Corea del Nord di
considerare nullo l’accordo. Lo af-
ferma il portavoce delle Nazioni
Unite, Martin Nesirky, spiegando
che «i termini dell’accordo di ar-
mistizio sono ancora validi e in vi-
gore». L’intesa — ha aggiunto il
portavoce — «non consente a nes-
suna delle due parti di svincolarsi
unilateralmente».
Un militare di Kabul uccide due soldati statunitensi e tre membri delle forze di sicurezza locali
L’Afghanistan e il nemico interno
La famiglia di un soldato statunitense ucciso in Afghanistan (Reuters)
KABUL, 12. Ancora sangue in Afghanistan. Ieri un
militare di Kabul, che indossava una divisa della
polizia, si è impossessato — in una base statuni-
tense situata nella provincia di Wardak — di una
mitragliatrice. Ha sparato all’impazzata: due sol-
dati statunitensi e tre membri delle forze di sicu-
rezza afghane sono rimasti uccisi. Numerosi i fe-
riti. L’aggressore è stato a sua volta ucciso. Nella
seconda metà dello scorso anno episodi del gene-
re si sono verificati con preoccupante frequenza,
tanto che le autorità competenti hanno deciso di
procedere a una revisione del regolamento per il
reclutamento del personale afghano e dei rapporti
fra questo e la Forza internazionale di assistenza
alla sicurezza (Isaf, a guida Nato). Al momento,
tuttavia, i piani di revisione non hanno portato i
risultati sperati: la cruente azione che ha avuto
luogo ieri è la terza da gennaio, e la seconda in
tre giorni.
Sempre ieri cinque membri delle forze dell’Isaf
sono morti in seguito a un incidente di elicottero.
In una nota, il comando dell’Isaf ha comunicato
che la causa della sciagura è ancora da chiarire.
Secondo i primi accertamenti, nella zona dell’in-
cidente «non c’era attività nemica».
Le Falkland-Malvinas
scelgono Londra
Aung San Suu Kyi
candidata
alla presidenza
del Myanmar
NAYPYIDAW, 12. Il premio Nobel
per la pace Aung San Suu Kyi,
rieletta nei giorni scorsi all’unani-
mità leader della Lega nazionale
per la democrazia (Lnd), il princi-
pale partito dell’opposizione nel
Myanmar, ha deciso di candidarsi
alle prossime elezioni presidenziali
nel Paese del sud-est asiatico.
«Sono la leader di un partito e
devo assumermi il coraggio di es-
sere presidente — ha dichiarato al-
la stampa Aung San Suu Kyi — e
se questo è ciò che vuole la gente,
lo farò». A riguardo, il premio
Nobel per la pace 1991 ha spiega-
to che l’Lnd proporrà al Parla-
mento di cambiare la Costituzio-
ne, per cancellare il divieto di can-
didarsi a coloro che hanno con-
giunti con passaporto straniero.
Aung San Suu Kyi — che nel
novembre del 2010 ha riguadagna-
to la libertà dopo aver trascorso
agli arresti domiciliari quindici de-
gli ultimi ventitré anni — ha poi
aggiunto che «il sostegno del po-
polo viene dalla volontà di cam-
biare, ma è difficile dire cosa e
dove potremo cambiare. Vedremo:
una cosa alla volta». E sull’onda
dei quarantatré seggi su quaranta-
quattro conquistati nelle elezioni
suppletive di un anno fa, dopo
l’annullamento del voto del 2010
Sul piano diplomatico si confermano tesi i rap- za lascerà l’Afghanistan e la gestione della sicu- vinto nettamente dall’Lnd, ma an-
porti fra l’Afghanistan e gli Stati Uniti, dopo le rezza sarà affidata solo alle forze locali. nullato dai militari, il partito di
affermazioni del presidente Hamid Karzai, che ha Anche in Pakistan, intanto, le violenze non Aung San Suu Kyi può legittima-
accusato Washington di aver ripreso i colloqui danno tregua. Tre membri delle forze di sicurezza mente puntare a un trionfo nelle
con i talebani. Il portavoce della Casa Bianca, locali, fra cui un ufficiale, sono morti in seguito legislative del 2015.
Jay Carney, ha respinto con fermezza gli addebiti alla deflagrazione di un ordigno rudimentale nel-
mossi dal capo di Stato afghano ribadendo la vo- la Kurram Agency, uno dei sette territori tribali
lontà di Washington di operare solo per il bene pakistani al confine con l’Afghanistan. Lo hanno
dell’Afghanistan. Rilevano gli analisti che da tem- reso noto fonti dell’esercito di Islamabad, le quali
po il Pakistan rimprovera all’Afghanistan di esse-
re “troppo docile” nei riguardi degli Stati Uniti
hanno riferito che un convoglio militare ha urtato
un ordigno rudimentale nell’area di Manatoo del-
Riprendono
riguardo alla propria politica interna. E gli stessi
analisti osservano che nel cercare di difendere la
la Kurram Agency. Subito dopo è stata lanciata
una caccia all’uomo nella zona: dieci miliziani so-
gli scontri
propria sovranità, Karzai potrebbe aver spinto
troppo “sull’acceleratore” con affermazioni che
no rimasti uccisi nel corso dei combattimenti.
Il Pakistan, nel frattempo, non si tira indietro e
nella Repubblica
potrebbero non rivelarsi fondate.
Sia Kabul sia Washington condividono la stra-
sfida i ripetuti attacchi contro la campagna di
vaccinazioni antipolio. Il 23 marzo partirà una
Centroafricana
tegia di coinvolgere i talebani nel processo di ri- campagna di vaccinazioni nelle aree tribali del
BANGUI, 12. Nel giro di poche ore
costruzione dell’Afghanistan. Solo che Kabul te- Paese. Tuttavia, riferisce Geo News, resteranno e senza incontrare grande resisten-
me di rimane isolato nel complesso scenario delle esclusi circa 200.000 bambini del Waziristan del za, elementi della coalizione ribel-
dinamiche diplomatiche. Ma al di là delle scher- Nord e del Sud a causa delle assai precarie condi- le Seleka (alleanza, in lingua loca-
maglie verbali, resta il fatto che gli insorti taleba- zioni di sicurezza. Obiettivo della campagna, che le sango) hanno preso il controllo
ni continuano a rispedire al mittente ogni invito a durerà tre giorni, è vaccinare 700.000 bambini. Il di due città meridionali della Re-
sedersi al tavolo delle trattative. Atteggiamento Pakistan, insieme all’Afghanistan e alla Nigeria, è pubblica Centroafricana, Gambo e
che proietta cupi nubi sul dopo 2014, quando il uno degli ultimi tre Paesi al mondo in cui la po- Bangassou. Ne dà oggi notizia il
contingente delle forze internazionale di assisten- liomielite è ancora endemica. quotidiano centroafricano «Jour-
nal de Bangui», citando fonti mi-
litari che hanno confermato infor-
mazioni filtrate già ieri mattina.
Per ora non ci sono invece detta-
Ritiro francese dal Mali gli sul bilancio degli scontri.
Crépin Mboli, il portavoce del
neocostituito Governo di unità
entro tre settimane nazionale nato dagli accordi di
gennaio a Libreville, nel Gabon
tra Seleka e il presidente François
BAMAKO, 12. Secondo il ministro nizzarsi per attaccare le basi dei Bozizé, detto che un convoglio di
degli Esteri francese, Jean-Yves Le gruppi islamisti nell’altipiano degli
sette veicoli carichi di uomini ar-
Drian, ci vorranno altre tre settima- Ifoghas e nell’area Timetrine, zone mati è entrato a Bangassou, co-
ne per completare l’operazione montuose nei pressi del confine con stringendo i soldati regolari a ri-
dell’esercito francese contro i grup- l’Algeria. piegarsi verso Bakouma, a est.
pi jihadisti nel nord del Mali. Jean- Il ministro francese ha però so- Mboli ha parlato di nuovi attacchi
Yves Le Drian si è espresso in que- stenuto che l’obiettivo non sarebbe «assolutamente incomprensibili»,
sto senso in un’intervista rilasciata cacciare i miliziani jihadisti «fino ricordando che il Governo, nel
al quotidiano «Le Monde» durante all’ultimo», ma permettere al Mali quale hanno ruoli di rilievo i mas-
la visita lampo nel Sahel. «Le ope- di «recuperare la sua sovranità». A simi esponenti della Seleka, sta
razioni si svolgono conformemente giudizio di molti osservatori, questo varando provvedimenti «per acco-
all’agenda che ci eravamo prefissa- significa che il Governo di Parigi gliere le richieste dei ribelli».
ti», ha detto il ministro, secondo il intende comunque terminare le Già nelle scorse settimane, nelle
quale bisognava in primo luogo ri- operazioni militari entro la fine di regioni centromeridionali sono
conquistare le città controllate dagli marzo, come ha sempre dichiarato, stati sferrati diversi attacchi attri-
Jihadisti, per consentirvi la ripresa quale che ne sia in quel momento buiti a elementi dissidenti della ri-
dell’attività civile e per dissipare la l’esito, per lasciare il posto alle for- bellione che hanno assunto il con-
paura delle popolazioni, e poi orga- ze africane. trollo di numerose località.

In Messico Incontro a Luanda tra i presidenti angolano, sudafricano e congolese

la sfida dei narcos Si tenta di fermare le violenze in Nord Kivu

ai giornalisti
CITTÀ DEL MESSICO, 12. La sfida
dei narcotrafficanti in Messico si
fa ogni giorno maggiore, al punto
da condizionare l’informazione.
La direzione di «Zocalo», un quo-
tidiano diffuso soprattutto nello
Stato settentrionale messicano di
Coahuila, ha annunciato ieri che
non pubblicherà più notizie sul
crimine organizzato, «perché non
esistono condizioni di garanzia e
sicurezza per il libero esercizio del
giornalismo». In una nota, la dire-
zione del giornale aggiunge che
«dobbiamo rispondere dell’incolu-
mità di oltre mille dipendenti».
A quanto riportato dalle agen-
zie di stampa internazionali, il di-
rettore responsabile del quotidia-
no, Francisco Juaristi, la scorsa
settimana ha ricevuto minacce di
morte per sé e per i suoi collabo-
ratori.
Residenti festeggiano il risultato del referendum (Reuters)
PORT STANLEY, 12. Gli abitanti del-
le isole Falklands-Malvinas, hanno
votato in modo schiacciante a favo-
re del mantenimento della sovranità
britannica sull’arcipelago, rivendica-
to dall’Argentina. Nel referendum
di domenica e di ieri, si sono recati
alle urne il 92 per cento dei 1.672
elettori, che si sono espressi al 98,8
per cento affinché l’arcipelago con-
servi lo statuto di Territorio esterno
del Regno Unito, il che significa
che il no ha avuto una quindicina
di voti.
Nell’intenzione dei promotori del
referendum, frutto di un’iniziativa
del deputato locale Dick Sawle, il
voto dei kelpers, come sono noti gli
isolani, vuole essere una risposta al-
la mobilitazione internazionale del
Governo argentino del presidente
Cristina Fernández de Kirchner per
rilanciare il reclamo di sovranità.
La consultazione, alla quale il
Governo di Buenos Aires non attri-
buisce alcun valore, è stata indetta
a più di trent’anni dalla guerra tra
Argentina e Gran Bretagna per le
Falkland-Malvinas, invase il 2 apri-
le 1982 da truppe di Buenos Aires
poi sconfitte dall’intervento della
flotta britannica.
LUANDA, 12. La crisi nella regione
orientale del Nord Kivu è l’argo-
mento dell’incontro di oggi a Luan-
da tra il presidente angolano, José
Eduardo Dos Santos, quello sud-
africano, Jacob Zuma, e quello della
Repubblica Democratica del Con-
go, Joseph Kabila. «L’incontro ha
l’obiettivo di analizzare la situazione
per attuare l’accordo siglato ad Ad-
dis Abeba, affinché si raggiunga pa-
ce, stabilità e cooperazione in quel
Paese e in quella regione», si legge
in una nota della presidenza
dell’Angola.
L’accordo siglato ad Addis Abeba
il 24 febbraio scorso dai Paesi
dell’Africa orientale e centromeri-
dionale prevede fra i punti principa-
li il rafforzamento con altri 2.500
uomini della Monusco, la missione
dell’Onu nella Repubblica Demo-
cratica del Congo. Il nuovo contin-
gente avrà il compito di controllare
la frontiera orientale congolese, per
scongiurare interventi esterni a favo-
re dei diversi gruppi ribelli che ope-
rano nell’area. Nel testo dell’accor-
do si chiede ai Paesi confinati con la
Repubblica Democratica del Congo
l’interruzione di qualsiasi interferen-
za nella vicenda. Il riferimento è al
Rwanda e all’Uganda, i cui vertici
sono sempre stati seduti ai tavoli di
pace e di trattativa pur essendo ac-
cusati dall’Onu di essere i maggiori
sostenitori dei ribelli congolesi, a
partire da quelli del Movimento del
23 marzo (M23), che da un anno a
questa parte hanno ripreso le armi
nel Nord Kivu.
Ancora ieri, per il terzo giorno
consecutivo, sono proseguiti gli
scontri tra fazioni rivali dell’M23 a
Rugari, località che dista quaranta
chilometri da Goma, il capoluogo
del Nord Kivu. L’emittente Radio
Okapi precisa che i combattimenti
si sono svolti per le strade del cen-
tro cittadino e sulle colline circo-
stanti, mettendo a confronto i soste-
nitori di Sultani Makenga, il capo
militare dell’M23, e quelli di Bosco
Ntaganda, considerato l’ispiratore
della nuova ribellione, dopo essere
stato il leader di quella del disciolto
Consiglio nazionale per la difesa del
popolo e incriminato dalla Corte
penale internazionale dell’Aja. Un
numero imprecisato di feriti sarebbe
già stato trasportato all’ospedale di
Rutshuru mentre centinaia di civili
sarebbero scappati in direzione di
Rumangabo e di Kibumba.
Il Nord Kivu, come pure le altre
regioni orientali congolesi a ridosso
dei Grandi Laghi, il Sud Kivu,
l’Ituri e la provincia Orientale, è da
anni teatro di scontri innescati da
gruppi ribelli diversi, ma accomuna-
ti, secondo l’Onu, sia dallo sfrutta-
mento illegale delle ingenti risorse
minerarie dell’area, sia dal fatto di
essere finanziati dai Paesi vicini in-
teressati al controllo di tali risorse.
pagina 4 mercoledì 13 marzo 2013
I ritratti papali della basilica di San Paolo fuori le Mura dal v secolo alla nuova consacrazione del 1854
Pontefici nel tempo
La lunga sequenza dei tondi leonini esprime la continuità della Chiesa di Roma
di FABRIZIO BISCONTI
a maestosa basilica di San Paolo
L
fuori le Mura che si erge sulla via
Ostiense nasconde nella sua storia
una fitta serie di fasi, consacrazioni
e ristrutturazioni. L’attuale assetto
architettonico rappresenta l’esito estremo di
un interminabile cantiere seguito da una
Commissione speciale per la riedificazione
della basilica di San Paolo sulla via Ostiense,
istituita da Leone XII (1823-1829), già il 26
marzo del 1825, per recuperare il monumento
che, com’è noto, aveva sofferto le gravi conse-
guenze dell’incendio che lo colpì nella notte
tra il 15 e il 16 luglio 1823, distruggendo gran
parte dell’edificio e, specialmente, la parete
settentrionale della navata centrale.
I laboriosi interventi della ricostruzione si
conclusero soltanto il 10 dicembre del 1854,
quando Papa Pio IX (1846-1878) consacrò la
nuova basilica, che, pur rispettando i volumi,
l’iconografia, il fasto della basilica martiriale,
rappresenta un edificio completamente nuovo,
seppure costellato di memorie autentiche o
sapientemente ricostruite di un intermina-
bile cantiere costruttivo e cultuale.
La basilica sorge dove in età apo-
stolica si estendeva, a ridosso dell’an-
sa del Tevere, una complessa necro-
poli pagana, dove fu sistemato il
corpo di Paolo dopo il martirio che,
secondo le fonti e la tradizione ico-
nografica, avvenne proprio nei pressi
del luogo della deposizione, che, ben
presto, dovette essere stata monu-
mentalizzata, secondo la stessa dina-
mica che vide la segnalazione della
tomba di Pietro in Vaticano. Euse-
bio di Cesarea, seppure al tempo di
Costantino, rievoca la testimonianza
del presbitero romano Gaio, il quale,
appunto, tra lo scorcio del II e gli
esordi del III secolo, poteva mostrare
i trofei dei principi degli apostoli, ri-
spettivamente presso il Vaticano e lungo la
via Ostiense (Historia ecclesiastica, II, 25, 7).
Ebbene, su quella prima sobria memoria
Costantino fece costruire una piccola basilica,
consacrata nel 324 da Papa Silvestro (314-335),
non maestosa come quella situata sul colle
Vaticano, in corrispondenza del sepolcro di
Pietro, eppure utile a definire un culto che si
definì nel tempo e, segnatamente, nella secon-
da metà del IV secolo, quando la figura di
Paolo ricevette tanta attenzione da parte del
popolo romano e, in particolare, dell’aristo-
crazia dell’Urbe, che l’epoca che dal pontifi-
cato di Damaso (366-384) giunge alla fine del
IV secolo, venne definita come il tempo di
Paolo e, anzi, la gente vissuta in questa sta-
gione fu emblematicamente riconosciuta da
Richard Krautheimer come la “generazione di
Paolo”.
L’edificio costantiniano, troppo angusto e
interessato presumibilmente da infiltrazioni
d’acqua, fu inglobato da una basilica ben più
importante, che, mutando orientamento ma
mantenendo al centro il sepolcro dell’apostolo
delle genti, impegnò ben tre imperatori, ossia
Valentiniano II, Teodosio e Arcadio, anche se
Stampa raffigurante la basilica di San Paolo fuori le Mura
il cantiere si concluse solo al tempo di Ono-
rio (395-422), figlio di Teodosio, come ricorda
la perduta iscrizione musiva dell’arco trionfa-
le: Teodosius coepit, perfecit Honorius aulam
doctoris mundi sacratum corpore Pauli.
Lo splendido edificio martiriale fu interes-
sato, tra il 422 e il 445, da un evento distrutti-
vo, forse un incendio dovuto a un fulmine,
forse un terremoto. Per questo — come ricor-
da un’iscrizione marmorea, un tempo nella
controfacciata della basilica e ora conservata
nel monastero — Leone Magno (440-461) si
preoccupò di restaurare e, presumibilmente,
di decorare la basilica, come suggerisce la
perduta iscrizione dell’arco absidale che chia-
ma in causa la grande reggente Galla Placi-
dia: Placidiae pia mens operis decus homne pa-
terni / gaudet pontificis studio splendore Leoni.
Non è semplice ricostruire le fasi decorative
del santuario paolino e gli studiosi hanno do-
vuto prendere in considerazione i disegni, gli
acquerelli e tutte le menzioni antecedenti il
grave incendio del 1823. In questo senso, si
sono dimostrati fondamentali i disegni acque-
rellati fatti eseguire dal cardinale Francesco
Barberini nel 1635, ma anche quelli commis-
sionati da Seroux D’Agincourt e prodotti tra
il 1777 e il 1781 da Louis Étienne Deseine. Con
l’aiuto di queste e altre testimonianze grafiche
siamo riusciti a restituire, con buon margine
di probabilità, il progetto decorativo dell’edi-
ficio, con riguardo speciale per la navata cen-
trale, scandita da venti paia di colonne, al di
sopra delle quali erano sistemate le teorie dei
ritratti pontifici.
Superiormente si distribuivano i cicli pitto-
rici disposti in doppio registro che rievocava-
no, nella parete settentrionale, gli episodi re-
lativi alla vita di san Paolo e, in quella meri-
dionale, le storie dell’Antico Testamento. Sce-
ne cristologiche, relative ai momenti della
passione, interessavano la controfacciata, men-
tre nel maestoso arco trionfale i principi degli
apostoli, i 24 seniores e il tetramorfo attornia-
vano l’icona clipeata e radiata del Cristo tra
gli angeli.
Non è facile collocare nel tempo i diversi
elementi decorativi, se, cioè, tutte queste rap-
Papa Callisto
presentazioni debbano essere riferite all’inter-
vento leonino o se alcune di esse, magari in
una versione più sintetica, possano essere
proiettate addirittura verso l’edificio dei tre
imperatori o se invece debbano avanzare fino
ai diversi rifacimenti medievali, tanto da inte-
ressare, secondo alcuni studiosi, un cantiere
cavalliniano.
Si è consolidata l’idea, alla luce delle rifles-
sioni più recenti, che il frammento musivo
che si conserva presso le grotte vaticane e che
rappresenta, in maniera suggestiva e assai
espressiva, il volto di Pietro, non sia altro che
una “reliquia iconografica” dell’arco leonino
della basilica di San Paolo. Al tempo del
grande Pontefice romano, che si colloca come
un colosso al centro di una delle stagioni più
delicate e travagliate della storia della Chiesa
di Roma, possono essere anche attribuiti i ci-
cli figurati della navata centrale e la originale
teoria pontificale. Il pri-
mato della Chiesa ro-
mana, l’equilibrio e la
comunione universale
della fede, anche in re-
lazione al complesso
esito del concilio di
Calcedonia (431), il
contributo potente nei
confronti dell’ortodossia
e della disciplina eccle-
siastica, disegnano il
pontefice Leone, chia-
mato eloquentemente
“Magno”, come il com-
mittente della revisione
monumentale e decora-
tiva dei due santuari
martiriali più importan-
ti della città e, dunque,
non solo della basilica
di San Pietro, simbolo
dopo l’incendio del 1823 concreto del primato,
ma anche di quella del
doctor gentium.
Qui, il Pontefice che guidò la comunità ro-
mana in un tempo difficile, che aveva cono-
sciuto pestilenze, carestie e invasioni, vuole
anche “fissare” la storia figurata del pontifica-
to romano, inteso come vero e proprio istitu-
to, inaugurando una sequenza iconografica
che include, entro i clipei, le effigi ieratiche
dei Papi nel tempo. Un’idea figurativa, que-
st’ultima, che veniva da lontano, quando i
volti di filosofi, regnanti, defunti erano rap-
presentati in busto entro un enfatico cerchio,
dando luogo a un effetto iconico, nel senso
che quei volti assurgevano a un senso celebra-
tivo e rappresentativo.
Proprio nelle pagine di questo giornale, nel
giugno del 2009, in chiusura dell’Anno paoli-
no, si annunciò la fortunata scoperta della più
antica immagine dell’apostolo delle genti in
un clipeo dipinto nella volta di un cubicolo
della catacomba di Santa Tecla. Di lì a qual-
che mese, nello stesso contesto, furono sco-
perti i volti di Pietro, Andrea e Giovanni.
Quei primi volti degli apostoli, riferibili allo
scadere del IV secolo, rappresentavano la testi-
monianza iconografica più antica di una pras-
si che troverà espressione nell’antico arco del-
la basilica di Santa Sabina, ma anche di mo-
numenti ravennati coevi e più
maturi: dalla chiesa di San Gio-
vanni Evangelista all’oratorio di
Sant’Andrea alla basilica di San
Vitale. E la tradizione delle sequen-
ze dei clipei campiti dalle effigi degli
imperatori, degli apostoli, dei martiri e
dei santi si diffonderà in tutto l’ecumene
cristiano sino al monastero di Santa Cateri-
na del Sinai, e si proietterà nei secoli fino
all’alto medioevo, quando i volti delle “donne
sante” decoreranno in mosaico la fronte della
cappella di San Zenone nella basilica romana
di Santa Prassede.
L’idea di includere nei perimetri circolari
simboli fototropici di visioni e apparizioni, di
rappresentazioni sospese nel tempo e nella
storia, si inquadra perfettamente nel pontifi-
cato di Leone Magno che concluse un proget-
to politico e religioso avviato nella Roma da-
masiana. I suoi interventi — desumibili dalle
lettere e dai sermoni — tutti tesi a definire una
disciplina e una fede dislocata nel tempo e
proprio nella successione episcopale romana,
seppure osservata nelle interazioni che i diver-
si rappresentanti della Chiesa dell’Urbe in-
trattengono con le comunità del suolo italico,
gallico, ma anche orientale, difendono coeren-
temente la fede di Calcedonia, e si impegna-
no, con molta incisività, alla custodia fidei et
canonum (Epistula, 115, 1).
Leone vuol far dialogare il suo impegno
pastorale e la consapevolezza della sua digni-
tà episcopale, allargata verso un’unità politica
e religiosa, disegnando una sorta di ecclesia
imperialis che si mette a disposizione del po-
polo di Dio, toccato dai problemi conseguenti
alle invasioni degli Unni e dei Vandali. In
questa visione si cala perfettamente la teoria
dei clipei dei Pontefici di San Paolo fuori
le Mura. In quel tempo nella vicina me-
tropoli partenopea, nel cuore delle cata-
combe di San Gennaro, viene concepita
la cripta dei vescovi, dove i presuli napo-
letani, ma anche il vescovo di Cartagine
Quodvultdeus sono sepolti e rappresentati
in mosaico proprio entro sfavillanti cli-
pei, anticipando di qualche anno una ve-
ra e propria teoria che nella basilica ipo-
gea della catacomba di Capodimonte ri-
produce con effigi in clipeo, indicati da
una sequenza numerata, la cronotassi
episcopale della città a cominciare dal
primo vescovo Asprenas.
Tornando alla teoria pontificia di San
Paolo fuori le Mura, la sequenza era or-
ganizzata in coppie di clipei campiti dai
volti dei Pontefici e definiti da didasca-
lie, che ricordavano il nome e la durata
del pontificato. Quaranta ritratti si salva-
rono dall’incendio del 1823 e un paio di
anni dopo furono staccati dal pittore
Pellegrino Succi e sistemati nel monaste-
ro. Sulla parete meridionale si distendeva
la prima serie che rappresentava i pontefici
da Pietro a Innocenzo I (401-417). Della pare-
te settentrionale abbiamo solo la documenta-
zione delle copie ad acquarello che riproduco-
no la serie che va da Lino (67-76) a Vitaliano
(657-672). Durante il pontificato di Niccolò
III (1277-1280) fu ripetuta la teoria, proprio so-
pra al colonnato, con la sequenza da Pietro a
Bonifacio I (418-422), mentre, a più riprese, la
serie fu proseguita per volontà di Benedetto
XIV (1740-1758) e Pio VIII (1800-1823).
L’originale progetto leonino, replicato nelle
basiliche di San Pietro e di San Giovanni in
Laterano, vuole chiudere un ragionamento
storico che guarda ai Pontefici come ai desti-
natari ultimi di un piano salvifico che si muo-
ve dalle prefigurazioni veterotestamentarie,
prosegue con le storie dell’Apostolo delle
genti e viene solennemente consegnato ai rap-
presentanti ufficiali della Chiesa romana.
Le effigi dei diversi Pontefici rispetto alla
redazione della prima serie leonina mostrano
ritocchi, ripensamenti, restauri, rifacimenti
che rendono difficoltose le operazioni di resti-
di MARCELLO FILOTEI
Un affollato consiglio deve prendere una
decisione giusta e difficile, che avrà impor-
tanti ripercussioni sul futuro. Perché que-
sto avvenga, però, un monarca ottuagena-
rio, un padre, dovrà dimettersi, ponendo il
bene comune al di sopra e prima di quello
personale. Quando ha messo in musica il
libretto che Francesco Maria Piave aveva
tratto dal dramma di Byron non avrebbe
mai potuto immaginare che quasi 170 anni
dopo la prima al Teatro Argentina (3 no-
vembre 1844) l’opera sarebbe tornata a Ro-
ma, al Costanzi, quasi come paradigma del
momento storico che stiamo vivendo.
I due Foscari, in prima al Teatro
dell’Opera il 6 marzo e in scena fino al 16,
non è la migliore opera di Giuseppe Verdi,
ma ha il pregio di avere una trama chiara,
fatta di lotte di potere e incentrata su un
errore giudiziario. Jacopo Foscari, figlio
del doge Francesco, è ingiustamente con-
dannato all’esilio, nel quale non gli è con-
cesso il conforto dell’amata moglie. Il cuo-
re non regge e il giovane muore di dolore.
Papa Zefirino
tuzione delle immagini più antiche. Al di là
dei diversi interventi non è, comunque, com-
plicato comprendere l’intenzione dei pittori
della serie primitiva, poi pedissequamente ri-
presa dai continuatori della teoria. I tondi
leonini, infatti, mostrano figure raggelate,
geometriche, poco caratterizzate e tutte pro-
venienti dal tipo dell’“uomo santo”, del rifles-
sivo pensatore, del saggio, del sapiente filoso-
fo di classica memoria.
Tutto fa pensare a una galleria di istantanee
di “uomini eccezionali”, difficili da identifica-
re, poco diversificate, quasi per creare una se-
quenza naturale, senza iati, senza traumi, do-
ve non sono importanti i caratteri e le perso-
nalità, ma dove emerge il concetto di un dive-
nire fluido, coerente, che sfocia nell’estuario
ideologico della continuità e dell’unità di una
Chiesa coesa e compatta. Il pensiero dell’en-
tourage leonino che ha concepito la teoria di
Pontefici vuole disegnare l’evidente filo rosso
che unisce, in maniera indissolubile, il Cristo
con Pietro e con i Pontefici nel tempo. Que-
sto nitido concetto definisce l’idea del prima-
Papa Innocenzo
I
to della Chiesa di Roma, ovvero del legame
tra Cristo e Pietro, per chiarire l’assunto
dell’eredità apostolica che si proietta nell’epi-
scopato romano considerato nel tempo e nella
storia.
Ancora oggi entrando nel luminoso santua-
rio paolino, pur consapevoli di accedere
all’interno di un edificio sostanzialmente rico-
struito dalle fondamenta, si percepisce l’idea
di una Chiesa piantata e radicata sulla tomba
dell’Apostolo delle genti. Ma poi lo sguardo
si alza su quella teoria pontificia che, pur rea-
lizzata dai restauratori del passato prossimo,
consegna il sentimento di una Chiesa romana
definita da un’incessante susseguirsi di uomi-
ni santi, che fungono da calamita, da glutine,
da tenace connettivo di una Chiesa più larga
che abbraccia il popolo di Dio, che costella
l’intero ecumene cristiano.
«I due Foscari» di Giuseppe Verdi al Teatro dell’Opera di Roma con la regia di Werner Herzog
Tutti fermi, dirige Muti
Proprio in quel momento, come accade
all’opera, una lettera che lo scagiona giun-
ge al padre, il quale abbandonate le inse-
gne del potere che non è più in grado di
sopportare cede di schianto.
Lo schematico susseguirsi dei numeri,
con momenti sublimi perché Verdi è sem-
pre Verdi, lascia qualche spazio alla rifles-
sione su alcuni aspetti del teatro e della
musica, realtà che risulterebbero inutili se
non combaciassero con la vita. Certo le
circostanze narrate sono assai diverse, ma
alcuni archetipi rimangono: da una parte il
senso di responsabilità che eleva oltre ogni
privata debolezza e apre la possibilità di
una via coraggiosa, diversa, magari inusua-
le, dall’altra il momento della decisione,
comunitario, difficile e grave.
Ma l’opera, di un Verdi già affermato
anche se non ancora in posizione egemoni-
ca nel panorama musicale italiano, è fatta
di emozioni forti e quasi assoluta immobi-
lità. Non accade quasi nulla, perché nulla
può accadere. Il senso di responsabilità
congela l’azione. Fa bene quindi l’autore
delle scene e dei costumi, Maurizio Balò, a
L’OSSERVATORE ROMANO
di VALERIO GIGLIOTTI
l mutevole aspetto della
I «modernità liquida», com’eb-
be a definirla Zygmunt Bau-
man, sembra quasi nutrire un
endemico timore nei confron-
ti di quanto nel tempo si riesce a
consolidare in una continuità che in-
fonde fiducia, così che «correre è
meglio che camminare, e cavalcare le
onde è addirittura preferibile al cor-
rere».
Tra le onde che da circa un mese
a questa parte vengono cavalcate or-
mai quotidianamente dalla globalità
mediatica non fa eccezione quella
che riguarda la ricerca compulsiva di
un’origine — più o meno documen-
tata, più o meno attendibile — degli
istituti della Chiesa romana. Così è
capitato per la “novità” della rinun-
cia al pontificato di Benedetto XVI
(che nuova storicamente non era af-
fatto) così capita ora per la ricerca di
“primati” nell’avvicendarsi delle ele-
zioni papali: quando è stata la prima
volta che la Chiesa ha eletto un Pa-
pa? A quando risale il primo concla-
ve della storia? Qual è stato il Papa
eletto più giovane, o il più vecchio?
Chi è stato il primo Pontefice africa-
no? Queste e molte altre domande
possono trovare oggi esaustive rispo-
ste nell’ormai diffusa bibliografia di
settore (tra cui il recentissimo saggio
di Agostino Paravicini Bagliani,
Morte e elezione del papa. Norme, riti
e conflitti. Il Medioevo, Roma, Viella
2013, pagine XIV + 335, tavole fuori
testo 15, euro 25). Meno indagato —
anche se forse più urgente per la ri-
flessione ecclesiologica contempora-
nea — il ruolo “primaziale” che nei
secoli l’elezione di un nuovo romano
Pontefice ha rivestito e continua a
rivestire oggi per la definizione di
un modello di Chiesa e del conse-
guente magistero a esso ispirato. Co-
me spesso accade, forse l’occhiale
privilegiato della storia può aiutarci
a spostare il focus visivo del nostro
sguardo dalla dimensione della con-
tingenza a quella dell’universalità.
Potremmo così, ad esempio, riflet-
tere sul fatto che l’idea di partecipa-
zione del popolo di Dio all’elezione
del successore di Pietro (questi isti-
tuito, non eletto, da Cristo stesso:
Matteo, 16, 18-20; Luca, 22, 31-32;
Giovanni, 21, 15-17; 1 Corinzi, 15, 5)
auspicata da Paolo VI nella costitu-
zione Romano Pontifici eligendo (1975)
è già bene definita nel II secolo
dell’era cristiana, con lo sviluppo a
Roma dell’episcopato monarchico: le
attestazioni di Egesippo e Ireneo di
Lione (ripreso poi da Eusebio di Ce-
sarea) concordano nel riconoscere
una procedura uniforme a quella de-
gli altri vescovi per l’elezione del
Pontefice romano (quella descritta
nella Tradizione apostolica attribuita a
Ippolito di Roma), «scelto da tutto
il popolo» in una forma non identi-
ficata con chiarezza e «consacrato
attraverso l’imposizione delle mani»
dai vescovi delle Chiese vicine, alla
presenza della comunità riunita in
preghiera. Ma Roma è, in questi se-
coli, pur sempre la capitale dell’Im-
pero, e come tale appetibile quale
cassa di risonanza per il diffondersi
delle eresie (in particolare gnostiche
e marcionite) a cui serve come argi-
ne proprio una definizione della
“sollecitudine” giuridica e spirituale
garantita dalla successione papale,
che viene quindi fissata per iscritto
nelle prime liste episcopali, dal Cro-
nografo romano al Catalogo liberiano
(entrambi del IV secolo) al posteriore
Liber pontificalis (prima stesura VI se-
colo) le quali tutte riportano, come
primi successori di Pietro, i vescovi
Lino, Anacleto e Clemente Romano.
ricordarcelo con colate di ghiaccio ovun-
que. Anche il regista Werner Herzog, sem-
bra però contagiato dall’immobilismo di
fondo, e decide di tenere tutti fermi, o
quasi, per quasi tutto il tempo. Se in parte
si può ipotizzare un tentativo di recupero
della tradizione e magari anche della pras-
si, il pensiero del grande autore sembra co-
munque rimanere accennato e a tratti ine-
spresso.
Fa agio su tutto comunque la direzione
di Riccardo Muti, che con questo titolo ha
una lunga consuetudine. La lettura è aspra
ed emotiva, nervosa a tratti, con ampi ri-
lassamenti lirici, soprattutto nei poetici
momenti cameristici. Grandi contrasti di-
namici, una sorta di marchio di fabbrica,
sorretti da una buona compagnia di canto
costruita anch’essa su una dicotomia inter-
na tra le voci tonde e fluide dei due prota-
gonisti maschili — l’ottimo baritono Luca
Salsi per Francesco Foscari e il tenore
Francesco Meli per il figlio Jacopo — e la
scintillante e vibrante, a tratti un po’ trop-
po, Lucrezia del soprano Tatiana Serjan.
Nuovo perché fondato in Cristo
Il progressivo affermarsi della co-
scienza teologica e giuridica del pri-
mato della sedes apostolica (così la
definisce Papa Liberio scrivendo a
Eusebio di Vercelli nel 354) nei seco-
li della tardoantichità e dell’alto me-
dioevo, passa attraverso la complessa
evoluzione della definizione del mi-
nistero petrino, il cui significato pare
arricchirsi e illuminarsi proprio in
occasione di ogni nuova elezione.
Così, dall’ingresso nel lessico cano-
nistico della plenitudo potestatis di
Leone I (445) all’auctoritas sacrata
pontificum di Gelasio I (494) l’idea di
fondo di una funzione posta a servi-
zio della «cura della Chiesa univer-
sale» sarà la più grande àncora di
salvataggio nelle tempeste delle lotte
con i dominatori germanici prima e
con la sempre più invadente autorità
imperiale poi. Proprio nel corso del
braccio di ferro con i carolingi si af-
ferma la nuova prassi elettiva stabili-
ta da un sinodo Laterano nel 769,
che cercava di escludere l’ingerenza
del potere politico nella successione
apostolica: il Papa deve essere scelto
dal solo clero romano, senza alcun
intervento dei laici, a cui spetta sol-
tanto la ratifica per acclamazione, in
L’idea auspicata da Paolo VI
della partecipazione del popolo di Dio
all’elezione del successore di Pietro
era già ben definita nel II secolo
una seconda fase. Tuttavia una Costi-
tuzione romana dell’imperatore Lota-
rio nell’824 (ratificata da un sinodo
laterano nell’826 e ancora a fine se-
colo da Giovanni IX, all’indomani
del processo al cadavere di Papa
Formoso) riuscirà ad avere ragione
di questa esclusione reintroducendo
la partecipazione attiva dei laici ro-
mani nella scelta del Papa, che
avrebbe dovuto essere consacrato al-
la presenza dei legati imperiali depu-
tati a ricevere il giuramento di fedel-
tà all’imperatore da parte del neoe-
letto.
È bene ricordare come il tanto ci-
tato decreto di Niccolò II (promul-
gato con la bolla In nomine Domini il
13 aprile 1059) che riserva ai soli car- mistico
dinali vescovi l’elezione del Papa
non sia che l’esito — più teorico e di
principio che pratico — di un pro-
gressivo percorso di riaffermazione e
garanzia, ad intra e ad extra, della li-
bertas ecclesiae, passato per un conso-
lidamento del rapporto con l’episco-
pato voluto da Leone IX e risonante
negli scritti di san Pier Damiani, co-
sì come nelle opere giuridiche di
Burcardo di Worms e Umberto di
Silva Candida. La riaffermazione del
primato romano, anche nei confronti
del doloroso scisma orientale del
1054, passava quindi formalmente at-
traverso la rivendicazione della pote-
stà elettiva a una parte del collegio
cardinalizio che, stabiliva il decreto,
ovunque fosse radunato «là sarebbe
stata la Chiesa di Roma».
Che l’obiettivo fosse ancora lonta-
no dall’essere raggiunto, però, ci vie-
ne segnalato dalla prima elezione av-
venuta all’indomani della promulga-
zione del decreto, quella di Alessan-
dro II, resa possibile solo con il so-
stegno delle armi normanne, ma so-
prattutto dal caso di Ildebrando di
Soana, imposto al soglio pontificio
nel 1073 per acclamazione della folla
(e non secondo le regole canoniche)
Francesco Hayez, «I due Foscari» (1842)
Il ministero petrino nella storia delle elezioni pontificie
con il nome di Gregorio VII, primo
campione della lunga teoria di Papi
giuristi e teocrati che guideranno la
Chiesa medievale. Le fosche nebbie
della lotta politica tra Papato e Im-
pero non riuscivano evidentemente a
far filtrare i raggi illuminanti della
riforma se ancora nel 1179, dopo il
consumarsi di scismi interni e l’avvi-
cendarsi di Papi e antipapi, si sentì
l’esigenza di riformare la disciplina
elettiva in un concilio ecumenico, il
III Lateranense, inaugurato dal cano-
ne Licet de evitanda discordia con cui
si volle precisare la responsabilità
esclusiva dell’intero collegio cardina-
lizio (abolendo la distinzione tra
cardinali vescovi e non), escludendo
ogni forma di partecipazione del cle-
ro e del popolo romano e stabilendo
l’obbligo della maggioranza, tutt’og-
gi vigente, dei due terzi dei presenti
(a meno che non si fosse addivenuti
a «unanime concordia»).
Queste norme furono effettiva-
mente efficaci per garantire elezioni
rapide, in momenti difficili per la
Chiesa, ma soprattutto legittimarono
l’adesione al nuovo modello giuridi-
cizzato di Chiesa della matura età
medievale: parte della storiografia fa
risalire all’8 gennaio 1198 la prima
autosegregazione volon-
taria dei cardinali, riuniti
nell’antico edificio impe-
riale di Settimio Severo,
il septizonium, per elegge-
re il trentasettenne cano-
nista Innocenzo III, allie-
vo di Uguccione, che da
un lato portò alla massi-
ma estensione la forza
della “pienezza della po-
testà” papale ma dall’altro — in con-
tinuità con la feconda tradizione dei
pontificati medievali — mostrò una
lungimirante attenzione nei confron-
ti della religiosità popolare e dei na-
scenti movimenti pauperistici (fu lui
a concedere la facoltà della predica-
zione itinerante a san Francesco).
Proprio in occasione di un sermo-
ne pronunciato nel primo anniversa-
rio della propria elezione (22 feb-
braio 1199) Innocenzo III, che rende-
rà stabile l’utilizzo per sé e i suoi
successori del titolo di vicarius Chri-
sti, definirà le fasi del perfeziona-
mento dell’elezione papale utilizzan-
do l’allegoria nuziale del matrimonio
tra il Papa e la sua Chiesa,
mentre Innocenzo IV completerà
Nel
Il cardinale
di GIULIA GALEOTTI
Aprile 1915. Appena ordinato sa-
cerdote dopo alcuni anni passati
a Roma, il giovane Stephen Fer-
moyle attraversa l’oceano sul
transatlantico italiano Vesuvio:
sta tornando nella natia Boston
per iniziare la sua missione sa-
cerdotale come vicario parroc-
chiale nella parrocchia di Saint
Margaret in Malden, sobborgo a
forte immigrazione italo-irlande-
se, in cui risiede anche la fami-
glia di origine.
Uscito per la prima volta nel
1950, The Cardinal di Henry
Morton Robinson (1898-1961)
racconta — tra difficoltà e gioie,
«Gesù consegna le chiavi a Pietro»
(XI secolo, «Libro della pericope di Enrico II», Monaco, Biblioteca statale)
l’identificazione del papato con la
sede romana nella costituzione Quia
frequenter (1246): «Dove è il Papa, lì
è Roma».
Il processo di transizione al siste-
ma di elezione attuale si completa
dopo il famoso e famigerato concla-
ve di Viterbo, apertosi il 28 novem-
bre 1268 e terminato solo il 1° set-
tembre 1271 con l’elezione di Grego-
rio X . Fu a seguito della tormentata
e inconcludente clausura nel palazzo
pontificio (dapprima volontaria, poi
coartata dal podestà Corrado di Al-
viano) del collegio cardinalizio, tra
cui «grandissimo era il disaccordo»,
che i cittadini viterbesi giunsero i
primi di giugno del 1270 a scoper-
chiare parte del tetto sovrastante le
romanzo di Henry Morton Robinson
speranze e incomprensioni, crisi,
dolori e una grande fedeltà alla
Chiesa cattolica — le vicende del
sacerdote Stephen Fermoyle fino
alla creazione cardinalizia.
Vicario di Saint Margaret; esi-
liato in una parrocchia periferica
della diocesi in territorio anglo-
canadese (ne sarà poi nominato
parroco); segretario del cardinale
di Boston e poi suo conclavista
(arrivati a Roma, i due riescono
solo a osservare da spettatori la
fumata bianca; per il cardinale,
che avrà un collasso, è la secon-
da volta che succede; la terza vi
riuscirà); assistente nella Segrete-
ria di Stato; assistente del legato
apostolico a Washington; vesco-
vo di Hartfield; arcivescovo; car-
dinale.
Ambientato tra le due guerre
mondiali, il romanzo — oltre a
essere popolato di intelligenti
cardinali che leggono «L’O sser-
vatore Romano» da ambo le
parti dell’oceano — è denso di
personaggi storici laici ed eccle-
siastici (il segretario di Stato Eu-
genio Pacelli viene descritto da
Robinson come «un duplicato di
Abramo Lincoln, visto da El
Greco»).
Se ogni tappa del suo percor-
so umano e sacerdotale è arric-
chente, durante il periodo roma-
no Stephen Fermoyle impara a
vedere e considerare anche il
punto di vista vaticano delle co-
se. È, per certi versi, il cuore del
romanzo.
Dottrina e umanità; concretez-
za del quotidiano e fedeltà ai
principi; insegnamenti e cuore;
politica e questioni sociali; medi-
cina e fede religiosa; vocazione e
tentazioni (dal romanzo nel 1963
verrà tratto il film omonimo di-
retto da Otto Preminger: la pel-
licola, però, riduce quasi del tut-
to la vicenda all’amore impossi-
bile con la nobildonna romana
Ghislana Falerni, interpretata da
camere dei cardinali per affrettare
l’elezione che avrebbe tardato a ve-
nire ancora più di un anno e che si
sarebbe risolta in realtà con un com-
promesso, cioè con la scelta del nuo-
vo Papa affidata a soli sei cardinali.
Come è ovvio il neoeletto provvi-
de subito a regolamentare le elezioni
con la costituzione Ubi periculum vo-
tata il 7 luglio 1274 dal II concilio di
Lione e che resta a oggi la prima
(ecco il tanto ricercato “primato”)
disciplina ufficiale del conclave: do-
po un periodo di dieci giorni dalla
morte del Papa, i cardinali avrebbero
dovuto riunirsi in un luogo chiuso
«con la chiave» la cui inviolabilità
deve essere garantita dal cardinale
Camerlengo e lì condurre vita in co-
Romy Schneider, banalizzando e
togliendo ogni spessore alla tra-
ma). Nella complessità delle
questioni affrontate da Robinson
nel suo romanzo v’è soprattutto
la relazione — difficile a tratti,
ma indubbiamente costruibile e
fruttificante — tra la Chiesa ame-
ricana e il Vaticano («si devono
conciliare i due punti di vista.
L’energia americana, illuminata,
disciplinata da Roma può ben
essere il fattore decisivo degli an-
ni difficili che si prepararono»).
Grande sostenitore di Pio XI,
Stephen Fermoyle sarà suo
“complice” nel cercare la pace e
denunciare il nazifascismo («una
copia del messaggio di Sua San-
tità può essere portata ai giornali
di Londra e di Parigi»).
Pur senza fare nomi, Robin-
son ammette di aver tratto ispi-
razione da figure concrete. «Non
posso pretendere che Stephen
Fermoyle sia interamente un pro-
dotto della mia immaginazione.
Ritengo di essere più prossimo
al vero nel dire che riassume tut-
ti i sacerdoti che ho conosciuto
e, particolarmente, quelli che
hanno lasciato le impronte mi-
steriose della loro missione sacra
sulla mia giovinezza» (pare co-
munque che il romanzo sia par-
zialmente ispirato alla vita del
cardinale statunitense Francis
Joseph Spellman, 1889-1967).
The Cardinal — che si chiude
con l’elezione e l’incoronazione
di Pio XII (e il cardinale Fer-
moyle che, nell’epilogo, compie
nuovamente in piroscafo un
viaggio verso i suoi Stati Uniti)
— è dunque anche una riflessione
sulla duplice fedeltà a Chiesa
cattolica e patria di origine. Una
riflessione di cui negli anni Cin-
quanta si sentiva la necessità e
che oggi continua a essere inte-
ressante perché riflette l’essenza
del cattolicesimo. Una sola Paro-
la per mille tradizioni e culture.
mercoledì 13 marzo 2013
mune, senza contatto alcuno con
l’esterno a pena di scomunica.
Trascorse tuttavia quasi un ven-
tennio, tra sospensioni e reintrodu-
zioni, prima che la nuova normativa
trovasse effettiva applicazione. E se,
a causa di una sospensione della Ubi
periculum, per eleggere Celestino V ci
vollero ventisette mesi di conclave,
la riconferma del provvedimento da
questi operata con la bolla Quia in
futurum (28 settembre 1294) e
l’estensione dell’efficacia anche al ca-
so di renuntiatio papale permisero al
suo successore Bonifacio VIII di ad-
divenire alla contestata elezione in
meno di ventiquattr’ore (24 dicem-
bre 1294). E non si deve dimenticare
che pure in questo momento di forte
contestazione giuridica della validità
dell’elezione di Benedetto Caetani,
la continuità del papato romano non
fu mai messa in discussione, neppu-
re da un accanito oppositore come
Dante pronto al contempo a dichia-
rare spiritualmente la sede vacante
per indegnità (Paradiso, XXVII, 22-
27) così come a difenderne la legitti-
mità nella successione apostolica
(Purgatorio, XX, 86-90).
Ma l’elezione di Bonifacio VIII se-
gnava già il passo al contempo al
culmine e al tramonto di una certa
icona dell’ecclesiologia ierocratica
che doveva ora attraversare le grandi
tempeste della cattività avignonese e
dello scisma d’Occidente, in cui la
concezione plurisecolare della “pie-
nezza della potestà” papale, sulla
scia delle riflessioni del Defensor pa-
cis di Marsilio da Padova, sarebbe
stata messa in discussione in favore
della stessa negoziazione dell’attri-
buzione divina dell’autorità con il
potere imperiale. L’ostinatezza di
Urbano VI, che neppure l’invito di
santa Caterina da Siena a fare dei
cardinali le «vere colonne che aiutas-
sero a sostenere il peso delle molte
fatiche» riuscì a piegare,
aprì quella grande frattu-
ra che consumò la Chiesa Nella diffusa ricerca di curiosità
occidentale per quasi un che accompagna i giorni del conclave
quarantennio, tra Papi e
l’occhiale privilegiato della storia
antipapi irregolarmente
eletti dai concili (l’ultimo può aiutarci a spostare l’attenzione
fu Felice V nel 1440) e
teorie collegiali concilia-
dalla dimensione della contingenza
riste che a Costanza ten- a quella dell’universalità
tarono di imporre un
nuovo modello ecclesiale
proprio intervenendo sulla disciplina
elettiva. Secondo il decreto Ad lau-
dem del 30 ottobre 1417, il Papa
avrebbe dovuto essere eletto dai ven-
tidue cardinali presenti e da sei rap-
presentanti per ognuna delle cinque
nazioni partecipanti al concilio.
Il fallimento del conciliarismo e la
riunificazione della Chiesa romana
erano pronte a essere consegnate alla
modernità: l’appannamento dell’uni-
versalismo delle due autorità sovra-
statuali, Chiesa e Impero, in favore
dell’ascesa degli Stati nazionali e la
nuova cesura teologica e istituziona-
le operata dall’antigiuridicismo della
Riforma protestante dovevano far
emergere da un conclave di soli due
giorni (il primo privo di capitolazio-
ne elettorale) il settantasettenne Pao-
lo III Farnese (1534-1549), ideatore e
primo attuatore del programma della
Riforma cattolica portato avanti con
il concilio di Trento. Tuttavia lo stes-
so rinnovamento tridentino, operato
dalla feconda sinergia tra una ridefi-
nizione canonistica delle istituzioni
ecclesiali quanto dell’espressione di
una pietà laicale e della santità che
da Ignazio di Loyola e Teresa d’Avi-
la giunge fino a Giovanni della Cro-
ce, Carlo Borromeo e Filippo Neri,
sarebbe stato travolto, nello spazio
di due secoli, dalle ondivaghe cor-
renti giurisdizionaliste e illuministi-
che che, dopo la Rivoluzione france-
se e la temporanea occupazione di
Roma nel 1798 parevano aver dissol-
to il nesso di continuità del papato
romano.
«Il papato non è altro che lo spet-
tro del defunto impero romano assi-
so sulla sua tomba con la corona in
mano» chiosava Thomas Hobbes
nel Leviatano a cui faceva eco il sem-
pre caustico, ma realista, Voltaire: «il
Papa è un idolo a cui si legano le
mani e si baciano i piedi» (Le Sotti-
sier, 1880, postumo). L’anticlericali-
smo liberale ottocentesco e la prepa-
razione della debellatio dello Stato
pontificio del 20 settembre 1870, pur
in una controinterazione involonta-
ria, avrebbero ancora consentito e
stimolato una riflessione sulla fun-
zione petrina: dalla sottolineatura
del verticismo papale del Sillabo di
Pio IX (1864) a una più matura e ar-
ticolata ridefinizione dell’«intera pie-
nezza della suprema potestà» conte-
nuta nella costituzione Pastor aeter-
nus del concilio Vaticano I (18 luglio
1870).
L’immagine della societas iuridice
perfecta che il Vaticano I andava ela-
pagina 5
borando non fu però così in contra-
sto come si potrebbe credere con il
rinnovamento voluto del Vaticano II:
il conclave apertosi durante i lavori
conciliari dopo la morte di Giovanni
XXIII (come già era accaduto a Co-
stanza nel 1417, nel corso del Latera-
nense V e quattro volte durante il
Tridentino) elesse Papa il 21 giugno
1963 Giovanni Battista Montini, il
quale già nel 1965 ricordava ai cardi-
nali di essere «uniti al primato del
Papa da un fortissimo legame di ne-
cessità, poiché per legge canonica
spetta a loro il diritto di eleggere il
successore di Pietro»; gli esiti della
legislazione postconciliare si consoli-
deranno nei due documenti che re-
golano l’elezione papale: il motupro-
prio Ingravescentem aetatem del 21
novembre 1970 e la costituzione apo-
stolica Romano Pontifici eligendo, del
1° ottobre 1975 che accoglie, nella
continuità teologica ed ecclesiologica
del papato stesso, l’istanza parteci-
pativa della Chiesa alla scelta della
sua guida: «Così l’elezione del nuo-
vo pontefice non sarà un fatto isola-
to dal Popolo di Dio e riguardante
il solo collegio degli elettori, ma, in
un certo senso, un’azione di tutta la
Chiesa».
Le istanze di Paolo VI sono poi
state sostanzialmente recepite e con-
fermate nella costituzione Universi
dominici gregis di Giovanni Paolo II
(1996) e nel motuproprio De aliqui-
bus mutationibus di Benedetto XVI
(2007) ulteriormente integrati dalle
disposizioni del motuproprio Nor-
mas nonnullas del 22 febbraio 2013.
Dunque da sempre la Chiesa eleg-
ge — tramite i cardinali, per tradizio-
ne «parte del corpo del Papa» — il
suo Papa e il Papa esprime la Chiesa
che lo ha eletto. Ogni neo-eletto re-
ca in sé, pur nella continuità della
successione apostolica, un’originalità
magisteriale, un nuovo modello di
Chiesa che è chiamato a servire e
guidare come sommo Pastore nella
piena libertà di esercizio dei tria mu-
nera (docendi, regendi, sanctificandi),
in comunione con il collegio episco-
pale: «La consacrazione episcopale
conferisce pure, con l’ufficio di san-
tificare, gli uffici di insegnare e go-
vernare; questi però, per loro natura,
non possono essere esercitati se non
nella comunione gerarchica col capo
e con le membra del collegio» (Gau-
dium et spes, 21). La costituzione sul-
la Chiesa del Vaticano II risalda i
due percorsi che spesso, nel corso
dei secoli, la storia aveva disgiunto:
«Il collegio o corpo episcopale non
ha però autorità, se non lo si conce-
pisce unito al Pontefice romano, suc-
cessore di Pietro, quale suo capo, e
senza pregiudizio per la sua potestà
di primato su tutti, sia pastori che
fedeli. Infatti il Romano Pontefice,
in forza del suo Ufficio, cioè di Vi-
cario di Cristo e Pastore di tutta la
Chiesa, ha su questa una potestà
piena, suprema e universale, che può
sempre esercitare liberamente»
(Gaudium et spes, 22). Il nesso tra il
fondamento sacramentale del mini-
stero papale e la sua funzione giuri-
dica di governo trova evidentemente
la propria sintesi nell’elezione cano-
nica che conferisce un ruolo giuridi-
co primaziale a un cristiano ordinato
vescovo con un atto sacramentale.
Ma allora quale “nuovo” Papa per
quale “nuova” Chiesa? Il sopravveni-
re della «società liquida» e della
globalizzazione anche del fenomeno
religioso consegna all’oggi la sfida
dell’applicazione dei princìpi della
tradizione confluiti nel Vaticano II e
oggi messi a rischio dalla base irri-
nunciabile dell’autosussistenza indi-
vidualistica e soggettivista della sen-
sibilità postmoderna. Lo scollamento
tra coscienza individuale dei credenti
e magistero morale della Chiesa, la
defezione giovanile nella frequenza
ai sacramenti, la difficile armonizza-
zione dell’applicazione dei princìpi
postconciliari con la dilagante cultu-
ra secolarizzata, la sfida dell’incultu-
razione delle Chiese dell’Africa, la
crisi istituzionale e vocazionale, la
prosecuzione del dialogo interreli-
gioso e del cammino dell’ecumeni-
smo non sono — non tutti — banchi
di prova “nuovi” che il papato con-
segnatoci dal settantacinquesimo
conclave dovrà affrontare: la storia
ce lo insegna. Nuovo, ma di quella
“novità” che ha fondamento in Cri-
sto, primo e unico pastore della
Chiesa, che fa «nuove tutte le cose»
(Apocalisse, 21, 5) potrà essere il pri-
mato del nuovo successore di Pietro,
un primato della carità, «che non
avrà mai fine» (1 Corinzi, 13, 8).
pagina 6
Critiche al progetto di legge che riduce i sostegni fiscali nel Regno Unito
Gli anglicani contro i tagli
alle spese per le famiglie
LONDRA, 12. Preoccupazione per il
crescente rischio di aumento della
povertà nelle famiglie con bambini
è stata espressa dall’arcivescovo di
Canterbury, Justin Welby. Il presule
— che verrà intronizzato come capo
spirituale della Church of England
e primate dell’Anglican Commu-
nion, in una cerimonia che si terrà il
21 marzo — ha unito la sua voce a
quella di altri 43 vescovi anglicani
che, in una lettera aperta pubblicata
sul giornale londinese «The Sunday
Telegraph», hanno denunciato le
nuove politiche delle autorità statali
del Regno Unito che penalizzano i
sostegni fiscali alle famiglie. La
House of Lords ha infatti in pro-
gramma la discussione del Welfare
Benefits Up-rating Bill, una legge
proposta dal Governo attraverso la
quale si stabilisce che gli aiuti fiscali
potranno aumentare nei prossimi tre
anni entro un tetto massimo
dell’uno per cento, indipendente-
mente dalle variazioni dell’indice
dei prezzi. La misura colpirebbe an-
che i sussidi di maternità, l’indenni-
tà di disoccupazione, gli assegni per
i figli a carico. Il Governo, nelle
I vescovi del Paraguay per le elezioni presidenziali del 21 aprile
Un voto cosciente
libero e responsabile
ASUNCIÓN, 12. Un’esortazione af-
finché si esprima nelle urne «un vo-
to cosciente, libero e responsabile»
è stata lanciata nei giorni scorsi dai
vescovi cattolici del Paraguay in vi-
sta delle elezioni politiche del pros-
simo 21 aprile che decideranno il
successore del presidente Federico
Franco. I presuli hanno redatto un
documento, con un particolare rife-
rimento alle prossime presidenziali,
al termine della 197ª assemblea ple-
naria ordinaria che si è svolta pres-
so la sede della Conferenza episco-
pale (Cep), nella capitale Asunción.
Nel documento, l’episcopato pa-
raguayano ha invitato la popolazio-
ne a fare attenzione e di tenere a
mente, al momento di votare, quei
candidati che danno priorità «al
principio del bene comune, alla tu-
tela della vita e della famiglia e alla
libertà». Monsignor Claudio Cata-
lino Giménez Medina, vescovo di
Cacaupé, e monsignor Adalberto
Martinez Flores, vescovo di San Pe-
dro, rispettivamente presidente e se-
gretario della Conferenza episcopa-
le paraguayana, hanno sottolineato
quanto sia importante eleggere un
candidato che possa garantire al
Paese un futuro di uguaglianza so-
ciale, di prosperità e di convivenza
pacifica. Secondo i vescovi, i candi-
dati alle presidenziali dovranno im-
pegnarsi per garantire la salute
pubblica e l’istruzione alle popola-
zioni indigene e contadine, così co-
me affrontare in maniera efficace
una politica di sviluppo rurale e di
lotta alla corruzione.
I presuli, inoltre, hanno sottoli-
neato che «le ambiguità delle cam-
scorse settimane, aveva spiegato che
l’iniziativa mira a realizzare un siste-
ma di welfare basato su «sostenibili-
tà, integrità ed equità».
L’arcivescovo di Canterbury —
pur non risultando, assieme all’arci-
vescovo di York, tra i sottoscrittori
della lettera — ha sottolineato che
«oltre 200.000 bambini saranno
spinti nella povertà» in caso di ap-
provazione della legge. Per questo,
il presule ha esortato le autorità sta-
tali a compiere «una scelta chiara»
in merito alla questione della prote-
zione dell’infanzia. La legge, ha
spiegato, di fatto «rimuoverà le pro-
tezioni esistenti contro l’aumento
dei prezzi, coinvolgendo in egual
modo sia le famiglie nelle quali vi
sono persone che lavorano che quel-
le nelle quali vi sono disoccupati e
che già quotidianamente devono af-
frontare una battaglia per sbarcare il
lunario». Questi cambiamenti, ha
aggiunto l’arcivescovo di Canterbu-
ry, «significano che sia le famiglie
che i bambini pagheranno il prezzo
dell’inflazione al posto del Go-
verno».
pagne elettorali, i giochi di partito
e la compravendita dei voti non do-
vrebbero offuscare o delegittimare
la volontà sacra espressa nelle urne.
Diamo il voto intelligente a pro-
grammi realizzabili, ai partiti che
promettono e compiono, votiamo
con coscienza sincera e onesta per
ottenere quelle condizioni di vita
nel nostro Paese più giuste e più
umane che tutti ci aspettiamo».
Nelle elezioni di aprile, saranno
chiamati alle urne poco più di 3,5
milioni di persone, che dovranno
esprimere il successore di Franco,
che ha sostituito l’ex presidente
Fernando Lugo, accusato nel giu-
gno scorso di impeachment. I para-
guaiani auspicano che Mercosur e
Unasur tolgano la “sospensione” al
Paese. Si tratta di una punizione
presa dagli Stati sudamericani, per
il modo in cui il senato paraguaya-
no, lo scorso 22 giugno, ha destitui-
to il presidente della repubblica,
Fernando Lugo. Il Mercosur è
un’unione economica e riunisce
quattro Paesi (Argentina, Brasile,
Paraguay e Uruguay), mentre
l’Unasur rappresenta dodici nazioni
sudamericane e ha un carattere di
governance politica. Mercosur e
Unasur ritengono che la destituzio-
ne di Lugo abbia segnato il crollo
della democrazia nel Paese.
Da tempo la Chiesa cattolica ha
intrapreso una campagna civica af-
finché gli elettori scelgano i loro
migliori rappresentanti.
I candidati alle presidenziali so-
no: Aníbal Carrillo, Mario Ferreiro,
Horacio Cartes, Lilian Soto ed
Efraín Alegre.
L’OSSERVATORE ROMANO
Peraltro, secondo un’analisi com-
piuta dalla Children’s Society, ben il
sessanta per cento dei risparmi pre-
visti con le nuove misure fiscali sa-
ranno a carico delle famiglie a basso
reddito. Anche l’arcivescovo di
York, John Sentamu, ha aderito
all’appello, sottolineando la necessi-
tà che «i bambini, che sono i più
vulnerabili, siano protetti da questi
cambiamenti, che avrebbero effetti
negativi per nove famiglie su dieci».
Il presule ha poi criticato il fatto
che la maggior parte dei risparmi si
facciano sulle famiglie a basso red-
dito.
I vescovi anglicani chiedono
quindi di rivedere il provvedimento.
L’arcivescovo di Canterbury ha an-
che ricordato che la società civile ha
«il dovere di sostenere quelli tra noi
che sono vulnerabili e bisognosi»
puntualizzando che «quando i tem-
pi sono difficili, il dovere dovrebbe
essere sentito più che mai».
Già nel 2011 erano stati fatti dei
tentativi legislativi per introdurre
dei limiti al sostegno fiscale delle fa-
miglie. Per l’occasione, una ventina
di presuli, sempre anglicani, aveva-
no pubblicato una lettera sulla rivi-
sta «The Observer». La Church of
England, era scritto nella lettera,
«ha un impegno e un obbligo mo-
rale di dare voce a coloro che non
hanno voce. Siamo pertanto chia-
mati a parlare per tutti quei bambi-
ni che potrebbero trovarsi di fronte
ad una più grave povertà e poten-
zialmente dei senza fissa dimora a
causa delle circostante in cui si tro-
vano i loro genitori. Un simile im-
patto è profondamente ingiusto».
La questione della giustizia socia-
le e della solidarietà è stata da tem-
po indicata come prioritaria dall’ar-
civescovo di Canterbury, Justin Wel-
by, succeduto a Rowan Williams.
Nelle scorse settimane Welby era in-
tervenuto anche in merito alle rego-
le che guidano il mercato bancario e
finanziario, richiamando la necessità
di sostenere un sistema che sia al
servizio della società per promuove-
re il bene comune. In un intervento
pubblicato sul sito «Bloomberg», il
presule ha offerto un’analisi dell’at-
tuale contesto economico e sociale
nel Regno Unito, sottolineando la
necessità di una maggiore integra-
zione dei servizi offerti dagli istituti
di credito nell’ambito in particolare
delle politiche di sostegno alle fasce
sociali: «I servizi finanziari — ha af-
fermato Welby — devono servire la
società e non dominarla».
Intesa fra la Holy Trinity Church e il consolato dello Sri Lanka
Per gli immigrati cristiani
a Dubai
DUBAI, 12. La cappellania della
Santissima Trinità di Dubai (Holy
Trinity Church) e il consolato ge-
nerale dello Sri Lanka presso gli
Emirati Arabi hanno espresso il lo-
ro impegno a collaborare e lavorare
insieme per affrontare i problemi
della comunità, in particolare la
questione dei lavoratori cingalesi
migranti. La decisione è stata presa
a margine di un incontro, svoltosi
nei giorni scorsi, tra i rappresentan-
ti della cappellania e i consoli ge-
nerali di diversi Paesi presenti a
Dubai. La chiesa della Santissima
Trinità di Dubai ha forti legami
con la tradizione anglicana, ma è
utilizzata da oltre 120 diversi grup-
pi cristiani, con una presenza me-
dia settimanale di dieci-undicimila
fedeli provenienti da diversi Paesi.
«Serviamo un gran numero di
cittadini provenienti dallo Sri Lan-
ka, all’incirca cinque-seimila perso-
ne — ha spiegato il reverendo Ru-
wan Palapathwala, cappellano
maggiore della cappellania di Du-
bai, Sharjah e degli Emirati del
Nord — la maggior parte delle qua-
li lavorano come assistenti e colla-
boratori domestici che hanno biso-
gno di un nostro sostegno morale e
spirituale».
Nel complesso, negli Emirati
Arabi vivono e lavorano tra i
250.000 e i 275.000 cingalesi, dei
quali circa il 40-50 per cento sono
impiegati come collaboratori dome-
stici. «Una maggiore cooperazione
tra i due Paesi — prosegue il reve-
rendo — aiuterebbe ad affrontare
meglio le esigenze dei lavoratori
dello Sri Lanka e anche a massi-
mizzare le risorse ed evitare di of-
Secondo Human Rights Watch ben 264 episodi di violenza nel 2012
Ancora attacchi in Indonesia
alle minoranze religiose
JAKARTA, 12. Più di duecentosessan-
ta attacchi nel solo 2012, in pratica
due ogni tre giorni; le minoranze re-
ligiose sono ancora nel mirino in
Indonesia. È quanto emerge dall’ul-
timo rapporto dell’organizzazione
non governativa Human Rights
Watch (Hrw) dedicato all’intolleran-
za fra i credenti di diverse fedi; te-
ma che appare sempre più all’ordine
del giorno nel grande arcipelago del
sud-est asiatico. «Nel nome della re-
ligione» è il titolo della ricerca, nel-
la quale si invita esplicitamente il
presidente della Repubblica e capo
del Governo, Susilo Bambang Yu-
dhoyono, ad adottare una politica
di “tolleranza zero” verso i ripetuti
attacchi che stanno avvelenando la
società.
Una società piena di contraddi-
zioni, quella indonesiana. Infatti,
pur essendo il Paese musulmano più
popoloso al mondo, non presenta
nella sua Costituzione alcun riferi-
mento diretto all’islam. Tuttavia so-
no forti le pressioni dei gruppi fon-
damentalisti e in alcuni territori, co-
me nella provincia di Nanggroe
Aceh Darussalam, i governatori lo-
cali applicano la sharia. Di qui un
clima di incertezza e confusione, nel
quale bande di estremisti islamici at-
taccano chiese cristiane, mentre non
raramente le forze dell’ordine —
questa la denuncia di Hrw — assi-
stono «passivamente», di fatto la-
sciando campo libero ai seminatori
di odio. Proprio per questo, recente-
mente il presidente Yudhoyono ha
firmato un nuovo regolamento (che
ha ricevuto il plauso della Confe-
renza episcopale cattolica) che dà a
frire due o più volte gli stessi ser-
vizi».
Secondo Palapathwala, la chiesa
potrebbe fungere da punto di con-
tatto per i migranti dello Sri Lanka
bisognosi. L’obiettivo, infatti, è
quello di aiutare in tutti i modi
possibili i migranti e metterli in
contatto diretto con i funzionari
del consolato. Il console generale
dello Sri Lanka a Dubai, M. M.
Abdul Raheem, ha accolto con fa-
vore la proposta di collaborazione
della cappellania sottolineando che
dal loro ufficio tratteranno tutti i
casi con priorità alta. «Posso inca-
ricare due funzionari — ha spiegato
il console — che gestiscano le prati-
che, coordinino e mantengano un
registro e un dialogo costante con
la comunità». Raheem ha anche ri-
cordato che dal 2011, quando ha
assunto l'incarico di console gene-
rale, il suo ufficio ha aggiornato i
servizi e ha costantemente offerto
un sostegno a tutti i cingalesi che
vivono a Dubai e negli Emirati del
Nord.
La cappellania ha anche offerto i
suoi due operatori sociali e membri
del consiglio affinché lavorino fian-
co a fianco con i funzionari del
consolato, in particolare per i pro-
grammi di assistenza sociale, che
comprendono, tra le altre cose, le
visite in carcere e la sistemazione
alloggiativa per i lavoratori mi-
granti.
Il consolato indiano è stato il
primo a rispondere all'invito pro-
mosso dalla cappellania e si è reso
disponibile a ogni forma di colla-
borazione.
governatori, sindaci e reggenti mag-
giori poteri nella gestione dei con-
flitti fra comunità diverse e della
violenza di carattere sociale e reli-
gioso.
L’ultimo episodio, avvenuto solo
pochi giorni fa, ha avuto come ber-
saglio la comunità cristiana Banua
Niha Keriso Protestan, nella città di
Bandung, capoluogo della provincia
di Giava occidentale. Il gruppo pro-
testante ha ricevuto minacce e l’or-
dine di fermare le assemblee di cul-
to. Secondo quanto denunciato, un
leader di quartiere, a capo di un nu-
trito gruppo di estremisti islamici,
ha ordinato ai fedeli cristiani di to-
gliere tutte le immagini sacre e di
lasciare l’edificio in cui si riuniscono
a pregare. Come riferito dall’Indo-
nesian Committee of Religions for
Peace, al rifiuto opposto dai leader
dalla comunità i musulmani hanno
promesso di tornare con una folla di
militanti, per far sloggiare i cristiani
con la forza.
Il rapporto di Human Rights
Watch, relativo al 2012, documenta
quello che viene definito “il falli-
mento” della gestione dell’ordine
pubblico in Indonesia. Una situa-
zione che porta i gruppi militanti a
diventare sempre più aggressivi, per-
ché impuniti. A farne le spese sono
comunità ahmadiyya (considerati
musulmani eretici), cristiani e comu-
nità islamiche sciite. Secondo un
monitoraggio compiuto dall’ong in
dieci province, l’anno scorso si sono
verificati ben 264 episodi di violen-
za contro le minoranze religiose.
Nella maggior parte degli attacchi,
esecutori e mandanti sono rimasti
Incontro all’Al-Azhar
Islam
e cristianesimo
religioni
di pace
IL CAIRO, 12. «Islam e cristiane-
simo sono due religioni di amore,
di pace e di perdono che nulla
hanno a che fare con l’estremi-
smo»: lo ha dichiarato Ahmed El
Tayeb, il gran imam di Al-Azhar
— la più prestigiosa istituzione
universitaria dell’islam sunnita,
con sede al Cairo, in Egitto — in-
tervenendo in un recente incon-
tro interconfessionale svoltosi
nella capitale. Il rappresentante
musulmano ha fatto riferimento
alle tensioni sociali e agli scontri
in atto nel Paese arabo da mesi,
sottolineando che alla loro base
vi sono motivazioni politiche
piuttosto che religiose. Il gran
imam di Al-Azhar ha anche pro-
posto una serie di incontri dal ti-
tolo «Insieme per l’Egitto» — da
svolgersi al Cairo — al fine di
educare i leader religiosi ad af-
frontare e contrastare l’estremi-
smo religioso. L’iniziativa si inse-
risce in un quadro di altre propo-
ste che da tempo vedono prota-
gonista l’istituzione universitaria
e che si propongono di dare con-
cretezza «al volto moderato» del-
la comunità musulmana. Nel
2011, per esempio, l’università ha
presentato la nuova «Carta dei
valori di Al-Azhar», nella quale
si delinea il futuro dei rapporti
tra Stato e religione islamica e
che si basano su una visione mo-
derata dell’islam. La Carta, com-
posta da undici articoli, è frutto
di discussioni e confronti con in-
tellettuali e ulema.
mercoledì 13 marzo 2013
impuniti. In due casi, i funzionari
locali si sono rifiutati di applicare e
far rispettare le decisioni della Corte
suprema, che garantiva alle mino-
ranze il diritto di costruire luoghi di
culto.
Secondo Hrw, il presidente della
Repubblica e capo del Governo
«dovrebbe insistere per far persegui-
re ogni attacco violento contro le
minoranze», mentre maggiore deter-
minazione viene richiesta a funzio-
nari governativi e forze di sicurezza.
Fra i gruppi estremisti più attivi,
vengono segnalati il Forum Umat
Islam (Forum del popolo islamico)
e il Front Pembela Islam (Fronte
dei difensori dell’islam), formazioni
che sposano un’interpretazione
dell’islam sunnita che definisce i
non musulmani come “infedeli” e
“blasfemi”.
Da tale contesto deriva una grave
erosione della libertà religiosa sia
per i cristiani sia per le altre mino-
ranze, soprattutto in alcuni territori
come le Molucche, i sobborghi di
Giacarta, come Bogor e Bekasi,
l’area della Papua indonesiana, l’iso-
la di Sumatra. Un’erosione talvolta
giustificata e nei fatti avallata — è
l’aspetto peggiore, secondo il rap-
porto di Hrw — anche da rappre-
sentanti delle istituzioni pubbliche.
Proprio per porre rimedio a una si-
mile situazione, come accennato, nel
gennaio scorso, è stato varato un
nuovo regolamento che consente un
maggiore coordinamento nelle poli-
tiche per la sicurezza delle comunità
religiose. «Siamo convinti che sia
un passo nella giusta direzione», ha
detto padre Benny Suseyto, segreta-
rio della commissione per il Dialogo
interreligioso dell’episcopato indo-
nesiano. «Il coordinamento fra go-
verno, polizia, leader locali è essen-
ziale: troppe volte in passato questa
carenza ha generato vittime e per-
messo che la violenza facesse gravi
danni. Le nuove norme gioveranno
ai diversi contesti potenzialmente
conflittuali», ha assicurato padre
Suseyto.
Per il rappresentante dell’episco-
pato, «le cause principali dei con-
flitti sociali e religiosi in Indonesia
sono la provocazione e la manipola-
zione della religione per fini politi-
ci. Spesso micro-conflitti locali non
si sono potuti fermare per le insuffi-
cienze della leadership politica o
per la mancata applicazione delle
leggi esistenti». Sull’impatto che le
nuove regole potrebbero avere sulle
formazioni radicali, padre Suseyto
afferma che «i gruppi estremisti isla-
mici in Indonesia sono piccoli ma
“rumorosi”» e «se c’è la volontà po-
litica di fermarli, non possono nuo-
cere, e l’armonia sociale e religiosa
si può costruire». In particolare, la
Chiesa cattolica crede fermamente
che «bisogna agire, promuovere il
rispetto della legalità e dei diritti
umani, ma anche pregare e dialoga-
re con tutti».
mercoledì 13 marzo 2013 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 7

La messa «pro eligendo Romano Pontifice» presieduta dal cardinale decano

Chiamati a servire l’unità

«È bello riflettere oggi, in questa basi-
lica, su quest’invito all’unità». Si è ri-
ferito al «forte appello all’unità eccle-
siale», contenuto nella lettera di Paolo
agli Efesini, il decano del collegio car-
dinalizio Angelo Sodano nell’omelia
pronunciata durante la messa pro eli-
gendo Romano Pontifice presieduta
martedì mattina, 12 marzo, all’altare
della Cattedra. Questo il testo dell’ome-
lia.
Cari cardinali concelebranti, distinte
autorità, fratelli e sorelle nel Signo-
re!
«Canterò in eterno le misericordie
del Signore» è il canto che ancora
una volta è risuonato presso la tom-
ba dell’apostolo Pietro in quest’ora
importante della storia della Chiesa.
Sono le parole del Salmo 88 che so-
no fiorite sulle nostre labbra per
adorare, ringraziare, supplicare il Pa-
dre che sta nei cieli. Misericordias
Domini in aeternum cantabo: è il bel
testo latino, che ci ha introdotto nel-
la contemplazione di Colui che sem-
pre veglia con amore, con misericor-
dia verso la sua santa Chiesa, soste-
nendola nel suo cammino attraverso
i secoli e vivificandola con il suo
Santo Spirito.
Anche noi oggi con tale atteggia-
mento interiore vogliamo offrirci con
Cristo al Padre che sta nei cieli per
ringraziarlo per l’amorosa assistenza
che sempre riserva alla sua santa
Chiesa ed in particolare vogliamo
ringraziarlo per il luminoso Pontifi-
cato che ci ha concesso con la vita e
le opere del venerato Pontefice Be-
nedetto XVI, al quale in questo mo-
mento rinnoviamo tutta la nostra
gratitudine.
Allo stesso tempo noi vogliamo
implorare dal Signore che attraverso
la sollecitudine pastorale dei padri
cardinali voglia presto concedere un
altro buon Pastore alla sua santa
Chiesa. Certo, ci sostiene in que-
st’ora la fede nella promessa di Cri-
sto sul carattere indefettibile della
sua Chiesa. Gesù, infatti, disse a
Pietro: «Tu sei Pietro e su questa
pietra edificherò la mia Chiesa, e le
porte degli inferi non prevarranno
contro di essa» (cfr. Mt 16, 18).
Miei fratelli, passiamo ora alle let-
ture della Parola di Dio che or ora
abbiamo ascoltato. Sono letture che
ci aiuteranno a comprendere meglio
la missione che Cristo ha affidato a
Pietro ed ai suoi Successori.
La prima lettura ci ha riproposto
un celebre oracolo della seconda
parte del libro di Isaia, quella parte
che è chiamata «il Libro della con-
solazione» (Is 40-66). È una profe-
zia rivolta al popolo d’Israele desti-
nato all’esilio in Babilonia. E a quel
popolo sofferente che cosa annunzia
Dio? Dio annunzia l’invio di un
Messia pieno di misericordia, un
Messia che potrà dire: «Lo spirito
del Signore Dio è su di me... mi ha
mandato a portare il lieto annunzio
ai poveri, a fasciare le piaghe dei
cuori spezzati, a proclamare la liber-
tà degli schiavi, la scarcerazione dei
prigionieri, a promulgare l’anno
di misericordia del Signore» (Is
61, 1-3).
Il compimento di tale profezia si è
poi realizzato appieno in Gesù, ve-
nuto al mondo per rendere presente
l’amore del Padre verso gli uomini.
È un amore che si fa particolarmente
notare nel contatto con la sofferenza,
con l’ingiustizia, con la povertà e
con tutte le fragilità dell’uomo, fisi-
che e morali. È nota al riguardo la
celebre enciclica del Papa Giovanni
Paolo II Dives in misericordia, Dio
ricco in misericordia. E il Papa al ri-
guardo annotava: «Il modo in cui si
manifesta l’amore viene appunto de-
nominato nel linguaggio biblico
“misericordia”» (ibidem, n. 3).
Questa missione di misericordia è
stata affidata da Cristo in modo par-
ticolare ai Pastori della Chiesa. È
una missione che impegna ogni sa-
cerdote e vescovo, ma è una missio-
ne che impegna ancor più il vescovo
di Roma, il pastore della Chiesa uni-
versale. A Pietro, infatti, Gesù disse:
«Simone di Giovanni, mi ami tu più
di costoro?... Pasci i miei agnelli»
(Gv 21, 15). È noto il commento di
sant’Agostino a queste celebri parole
di Gesù: «Sia pertanto compito
dell’amore pascere il gregge del Si-
gnore»; sit amoris officium pascere do-
minicum gregem (In Iohannis Evange-
lium, 123, 5; PL 35, 1967).
Ed in realtà, fratelli e sorelle nel
Signore, è proprio quest’amore che
spinge i pastori della Chiesa a svol-
gere la loro missione di servizio agli
uomini di ogni tempo, dal servizio
caritativo più immediato fino al ser-
vizio più alto, quello di offrire agli
uomini la luce della fede, la forza
della grazia di Cristo.
Così lo ha indicato Benedetto XVI
nel messaggio per la Quaresima di
questo anno (cfr. n. 3). Leggiamo,
infatti, in tale messaggio queste pro-
fonde parole: «Talvolta si tende, in-
fatti, a circoscrivere il termine “cari-
tà” alla solidarietà o al semplice aiu-
to umanitario. È importante, invece,
ricordare che massima opera di cari-
Nel pomeriggio dell’11 marzo nella Cappella Paolina
tà è proprio l’evangelizzazione, ossia
il “servizio della Parola”. Non v’è
azione più benefica, e quindi carita-
tevole, verso il prossimo che spezza-
re il pane della Parola di Dio, ren-
derlo partecipe della buona Notizia
del Vangelo, introdurlo nel rapporto
con Dio: l’evangelizzazione è la più
alta e integrale promozione della
persona umana. Come scrive il Ser-
vo di Dio Papa Paolo VI nell’Encicli-
ca Populorum progressio: è l'annuncio
di Cristo il primo e principale fatto-
re di sviluppo» (cfr. n. 16).
La seconda lettura, poi, è tratta
dalla Lettera agli Efesini, scritta
dall’apostolo Paolo proprio in questa
città di Roma durante la sua prima
prigionia, negli anni 62-63 secondo
gli storici.
È una lettera sublime nella quale
Paolo presenta il mistero di Cristo e
della Chiesa. Mentre la prima parte
è piuttosto dottrinale (cap. 1-3), la
seconda, dove si inserisce il testo che
abbiamo ascoltato, è di tono più pa-
storale (cap. 4-6). Ed in questa parte
Paolo insegna le conseguenze prati-
che della dottrina presentata prima e
comincia con un forte appello
all’unità ecclesiale: «Vi esorto dun-
que io, il prigioniero nel Signore, a
comportarvi in maniera degna della
vocazione che avete ricevuto, con
ogni umiltà, mansuetudine e pazien-
za, sopportandovi a vicenda con
amore, cercando di conservare l’uni-
tà dello spirito per mezzo del vinco-
lo della pace» (Ef 4, 1-3).
Ed è bello riflettere oggi, in que-
sta basilica, su questo invito all’unità
dei cristiani. E san Paolo spiega poi
che nell’unità della Chiesa esiste cer-
to una diversità di doni, secondo la
multiforme grazia di Cristo, ma que-
sta diversità è in funzione dell’edifi-
cazione dell’unico corpo mistico di
Cristo: «È lui che ha stabilito alcuni
come apostoli, altri come profeti, al-
tri come evangelisti, altri come pa-
stori e maestri, per rendere idonei i
fratelli a compiere il ministero, al fi-
ne di edificare il corpo di Cristo»
(cfr. 4, 11-12).
È proprio per l’unità di questo
suo Corpo mistico che Cristo ha in-
viato il suo Santo Spirito e poi ha
stabilito i suoi apostoli, fra cui pri-
meggia Pietro come fondamento vi-
sibile di questa unità della santa
Chiesa.
Nel nostro testo, poi, san Paolo ci
insegna che anche ognuno di noi de-
ve collaborare ad edificare questa
unità della Chiesa, dicendo che per
realizzarla è necessaria «la collabora-
zione di ogni giuntura, secondo l'e-
nergia propria di ogni membro» (Ef
4, 16). Tutti noi, quindi, siamo chia-
mati a cooperare coi pastori, questi
in particolare con il successore di
Pietro, per ottenere questa unità nel-
la santa Chiesa.
Ed infine, miei fratelli, il Vangelo
ci riporta all’ultima cena, quando il
Signore disse ai suoi Apostoli:
«Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri, come
io vi ho amati» (Gv 15, 12). Il testo
si ricollega così anche alla prima let-
tura del profeta Isaia sull’agire del
Messia, per ricordarci che l’atteggia-
mento fondamentale dei pastori del-
la Chiesa è l’amore. È quell’amore
che ci spinge ad offrire la propria vi-
ta per i fratelli. Ci dice, infatti, Ge-
sù: «Nessuno ha un amore più gran-
de di questo: dare la vita per i pro-
pri amici» (Gv 15, 12).
L’atteggiamento fondamentale di
ogni buon Pastore è quindi offrire la
propria vita per gli altri (cfr. Gv 10,
15). Questo vale soprattutto per il
successore di Pietro, perché quanto
più alto e più universale è l’ufficio
pastorale, tanto più grande deve es-
sere l’amore del pastore. Per questo
nel cuore di ogni successore di Pie-
tro sono sempre risuonate le parole
Il solenne rito
che il divino Maestro rivolse un
giorno all’umile pescatore di Galilea:
Diligis me plus his? Pasce agnos
nella basilica di San Pietro
meos... pasce oves meas; «Mi ami più Il rosso, il colore della Pentecoste, momento rinnoviamo tutta la no-
di costoro? Pasci i miei agnelli… pa- predominava nella lunga processio- stra gratitudine».
sci le mie pecorelle!» (cfr. Gv 21, 15- ne introitale che lentamente al can- Alle preghiera dei fedeli si è pre-
17). to Dominus fortitudo plebis suae, ha gato per la Chiesa, per i cardinali
Ed è nel solco di questo servizio fatto il suo ingresso nella basilica chiamati a eleggere il Pontefice, af-
d’amore verso la Chiesa, e poi verso di San Pietro, nella piovosa matti- finché «il Signore li colmi del suo
l’umanità intera, che gli ultimi Pon- na di martedì 12 marzo, giorno in Santo Spirito di intelletto e di con-
tefici sono stati artefici di tante ini- cui è iniziato il conclave. Si è cele- siglio, di sapienza e di discerni-
ziative benefiche verso i singoli, ver- brata la messa Pro eligendo Romano mento». Si è pregato poi per tutti i
so i popoli e verso la comunità in- Pontifice. C’erano i porporati eletto- popoli della terra, per le necessità
ternazionale, promuovendo la pace, ri e quelli che non entreranno in della vita umana, per la famiglia di
la giustizia e l’ordine mondiale. Pre- conclave, uniti nel rito presieduto Dio convocata.
ghiamo perché il futuro Papa possa dal cardinale Angelo Sodano, deca- Al momento della preghiera eu-
continuare quest’incessante opera a no del Collegio. Tra loro Tarcisio caristica sono saliti all’altare il car-
livello mondiale. Bertone, camerlengo di Santa Ro- dinale camerlengo, e in rappresen-
Del resto, questo servizio di carità mana Chiesa. Hanno preso
fa parte proprio della natura intima posto intorno all’altare della
della Chiesa. L’ha ricordato il Papa Confessione. Erano cento-
quarantadue porporati con-
Benedetto XVI dicendoci: «Anche il
celebranti e altri nove han-
servizio della carità è una dimensio- no assistito. Il cardinale So-
ne costitutiva della missione della dano ha intonato il Gloria,
Chiesa ed è espressione irrinunciabi- che è stato cantato in latino
le della sua stessa essenza» (Lettera dalla Cappella Sistina, e ha
apostolica in forma di motuproprio poi invocato Dio, «pastore
Intima Ecclesiae natura, 11 novembre eterno, che governi il tuo
2012, proemio; cfr. Lettera enciclica popolo con sollecitudine di
Deus caritas est, n. 25) padre, dona alla tua Chiesa
Ed è questa missione di carità che un Pontefice a te accetto
è propria di tutta Chiesa, ma come per santità di vita, intera-
già detto è in modo particolare pro- mente consacrato al servizio
pria del pastore della Chiesa di Ro- del tuo popolo».
ma, propria di tutta questa Chiesa di La prima lettura, tratta
dal profeta Isaia, è stata
Roma che, secondo la bella espres-
proclamata in inglese; poi
sione di sant’Ignazio d’Antiochia, è
un cantore della Cappella
la Chiesa che «presiede alla carità»,
Sistina ha intonato il salmo
praesidet caritati, proprio in una let-
responsoriale numero 88 e
tera che Ignazio, nel primo secolo,
in spagnolo è stato letto un
martire per Cristo dirigeva ai romani
brano della lettera di san
(cfr. Ad Romanos, praef.; Lumen gen- Paolo apostolo agli Efesini.
tium, n. 13). In latino, infine, il passo del
Miei fratelli, preghiamo quindi Vangelo secondo Giovanni, dove si tanza dei vari ordini del Collegio i
perché il Signore ci conceda un narra l’episodio in cui Gesù disse cardinali Giovanni Battista Re,
Pontefice che svolga con cuore gene- ai discepoli di averli scelti e costi- Godfried Danneels e Jean-Louis
roso tale nobile missione. Glielo tuiti perché portassero frutto. Tauran. Prima di concludere la
chiediamo per intercessione di Maria Il cardinale Sodano ha quindi concelebrazione eucaristica, il car-
santissima, Regina degli apostoli. tenuto l’omelia. Un lungo applau- dinale Sodano ha pregato il Signo-
Glielo chiediamo per l’intercessione so ha sottolineato il ringraziamento re affinché doni «un pastore santo
di tutti i martiri e di tutti i santi che al Signore per il «luminoso Ponti- che illumini il tuo popolo con la
nel corso dei secoli hanno reso glo- ficato che ci ha concesso con la vi- verità del Vangelo e lo edifichi con
riosa questa storica Chiesa di Roma. ta e le opere del venerato Pontefice la testimonianza della vita». La
E così sia! Benedetto XVI, al quale in questo messa si è conclusa con il canto
dell’Ave, Regina Caelorum. Hanno
prestato servizio liturgico i mini-
stranti del Pre-seminario San Pio X
e i sacerdoti dell’Ufficio per le ce-
lebrazioni liturgiche del Sommo
Pontefice.

Il giuramento degli addetti al conclave Al termine, i cardinali elettori

hanno fatto ritorno nella Domus
Sanctae Marthae, in attesa dell’ini-
Giurano uno dopo l’altro sul libro dei Vangeli, sfilando lentamente nella zio del conclave.
Cappella Paolina, alla prima Loggia del Palazzo Apostolico, lunedì pome- Alla messa erano presenti, con il
Corpo Diplomatico accreditato
riggio, 11 marzo. Sono i centodieci addetti al conclave, ecclesiastici e laici,
presso la Santa Sede, gli arcivesco-
approvati dal cardinale camerlengo e dai tre cardinali assistenti.
vi Angelo Becciu, sostituto della
Dopo essere stati istruiti sul significato del giuramento dall’arcivescovo
Segreteria di Stato, Dominique
Lorenzo Baldisseri, segretario del Collegio cardinalizio, gli officiali e il
Mamberti, segretario per i Rappor-
personale hanno giurato di «osservare il segreto assoluto con chiunque ti con gli Stati, i monsignori Peter
non faccia parte del Collegio dei cardinali elettori, e ciò in perpetuo, a Bryan Wells, assessore della Segre-
meno che non ne riceva speciale facoltà data espressamente dal nuovo teria di Stato per gli affari generali,
Pontefice eletto o dai suoi Successori, circa tutto ciò che attiene diretta- Antoine Camilleri, sotto-segretario
mente o indirettamente alle votazioni e agli scrutini per l’elezione del per i Rapporti con gli Stati, José
Sommo Pontefice». Hanno promesso inoltre di astenersi «dal fare uso di Avelino Bettencourt, capo del Pro-
qualsiasi strumento di registrazione o di audizione o di visione di quanto, tocollo. Tra i numerosi presuli e
nel periodo della elezione, si svolge entro l’ambito della Città del Vatica- prelati della Curia Romana, erano
no, e particolarmente di quanto direttamente o indirettamente in qualsiasi gli arcivescovi Lorenzo Baldisseri,
modo ha attinenza con le operazioni connesse con l’elezione medesima». segretario del Collegio cardinalizio,
Il giuramento è stato pronunciato alla presenza del cardinale Tarcisio Pier Luigi Celata, vice camerlengo,
Bertone, camerlengo di Santa Romana Chiesa, dell’arcivescovo Pier Luigi Guido Pozzo, elemosiniere, Georg
Celata, vice camerlengo, e dei monsignori Marcello Rossetti e Francesco Gänswein, prefetto della Casa Pon-
Di Felice, rispettivamente decano e membro del Collegio dei protonotari tificia, il vescovo Giuseppe Sciacca,
apostolici di numero partecipanti. uditore generale della Camera
Dopo la recita della formula di giuramento, che si conclude «Così Dio Apostolica, i monsignori Guido
mi aiuti e questi Santi Evangeli, che tocco con la mia mano», i centodieci Marini, maestro delle Celebrazioni
addetti al conclave hanno firmato il documento richiesto. La cerimonia si Liturgiche Pontificie, e Leonardo
è conclusa con la recita del Pater Noster e con la benedizione impartita dal Sapienza, reggente della Prefettura
cardinale camerlengo. della Casa Pontificia.