Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Un po’ distaccata dal resto del mondo, la Nuova Zelanda è teatro di accesi
scontri tra la popolazione locale e i discendenti dei colonizzatori europei. Nel
1840 fu firmato il Trattato di Waitangi, tramite il quale i britannici si
impegnavano a rispettare le volontà dei Māori. Il tentativo di portare la pace
si è rivelato, tuttavia, un piano fallimentare. Nel 1975 è stato necessario
istituire il Tribunale Waitangi per i Māori, dando quindi a tale popolazione
una voce in capitolo sulle questioni più urgenti per il Paese.
In tempi recenti si sono riaccese le ostilità tra le due differenti culture quando alcune figure di spicco
neozelandesi hanno sostenuto che il governo si impegna troppo per tutelare i diritti Māori,
trascurando quelli del resto della popolazione ed impedendo alla nazione di svilupparsi. Per evitare
ulteriori contrasti, molte persone hanno voluto diffondere l’invito ad essere tutti costruttori di pace,
sigillando questo impegno annodando un nastro bianco ad un piccolo albero dal nome, in lingua
Māori, Kowhai, che significa “giallo”. Pur sottile nei suoi rami, il Kowhai è un albero forte che può
crescere fino a 20
metri di altezza. Un
bel simbolo
dell’umile ma forte
grido di pace.
I costumi indigeni vanno gradualmente attenuandosi; fenomeno dovuto all'impatto negativo della
colonizzazione sui maori, che da dominatori di tutto il territorio occupano ormai poche riserve soprattutto
nell'Isola del Nord. Delle antiche consuetudini è rimasta solo una debole traccia: la vecchia società definita su
basi aristocratiche è scomparsa, così come scomparse sono le case dei nobili e dei capi che avevano la
facciata, i pali di sostegno, le pareti interne dipinti di rosso, ornati di fregi con raffigurazioni umane fortemente
stilizzate. Esistono ancora, invece, le case di riunioni (whare runanga). A sparire sono state anche molte
consuetudini legate alle pratiche di vita: un tempo, ad esempio, la moglie incinta del capo andava a vivere in
una casa separata e partoriva in un'apposita capanna dotata del “letto di lavoro”. Anche gli antichi riti per il
matrimonio non sono più in uso: se la preferenza delle donne andava tradizionalmente a chi aveva un volto
ricco di tatuaggi (moko) di cui i maori erano artisti eccellenti frequente era anche il rapimento della futura
sposa, attuato dagli uomini per superare l'eventuale rifiuto della donna, rapimento che, molto spesso, diveniva
il pretesto di vere e proprie guerre fra tribù. Alla base del costume maori c'era, inoltre, il concetto della
riparazione (utu) personale dell'offesa: a testimonianza di quell'epoca guerriera restano ancora alcuni villaggi
fortificati (pa), dove l'ingresso, con statue e ornamenti lignei, rivela un interessante artigianato. Per quanto
riguarda invece le comunità di origine anglosassone si può osservare che ancor oggi le nuove generazioni
conservano alcune tradizioni di vita legate alle usanze britanniche. L'ambito culinario è probabilmente quello in
cui si è verificata la migliore fusione tra peculiarità locali e influenze esterne, come dimostra la variegata
alimentazione (carne, pesce, crostacei, patate, vino di kiwi ecc.) della popolazione neozelandese.