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He aha te mea nui o te ao? He tangata, he tangata!

Qual è la cosa più importante al mondo? Le persone, le persone!


Proverbio Māori
La Nuova Zelanda si trova nell’Oceano Pacifico, vicino
all’Australia. Inizialmente abitata da tribù Māori, fu scoperta e
colonizzata da olandesi e inglesi nel Settecento.
Si tratta di un arcipelago formato da due grandi isole, chiamate
Isola del Nord e Isola del Sud e separate dallo Stretto di Cook, più
un vasto numero di isole minori. L’economia, basata sulla
lavorazione della lana e l’esportazione di legname e prodotti agricoli
(come il kiwi), rende la Nuova Zelanda un Paese di media
ricchezza.

Un po’ distaccata dal resto del mondo, la Nuova Zelanda è teatro di accesi
scontri tra la popolazione locale e i discendenti dei colonizzatori europei. Nel
1840 fu firmato il Trattato di Waitangi, tramite il quale i britannici si
impegnavano a rispettare le volontà dei Māori. Il tentativo di portare la pace
si è rivelato, tuttavia, un piano fallimentare. Nel 1975 è stato necessario
istituire il Tribunale Waitangi per i Māori, dando quindi a tale popolazione
una voce in capitolo sulle questioni più urgenti per il Paese.

In tempi recenti si sono riaccese le ostilità tra le due differenti culture quando alcune figure di spicco
neozelandesi hanno sostenuto che il governo si impegna troppo per tutelare i diritti Māori,
trascurando quelli del resto della popolazione ed impedendo alla nazione di svilupparsi. Per evitare
ulteriori contrasti, molte persone hanno voluto diffondere l’invito ad essere tutti costruttori di pace,
sigillando questo impegno annodando un nastro bianco ad un piccolo albero dal nome, in lingua
Māori, Kowhai, che significa “giallo”. Pur sottile nei suoi rami, il Kowhai è un albero forte che può
crescere fino a 20
metri di altezza. Un
bel simbolo
dell’umile ma forte
grido di pace.

He aha te mea nui o te ao? He tangata, he tangata!


What is the most important thing in the world? People, people!
Māori proverb
New Zealand is located in the Pacific Ocean near Australia. Initially inhabited by Māori tribes, it
was discovered and colonized by the Dutch and the English explorers in XVIII th
century.
It is an archipelago made up of two large islands called North Island and South
Island, separated by the Cook Strait, plus a large number of smaller islands. The
economy, based on wool production and the export of timber and agricultural
products (such as the kiwi), makes New Zealand a country of average wealth.
Detached from the rest of the world, New Zealand saw fierce clashes between
local people and the descendants of the European colonizers. In 1840 they
signed the Treaty of Waitangi, by which the British promised to respect the will of
the Māori. This attempt to bring peace turned out to be a bankruptcy agreement,
so that in 1975 it was necessary to set up the Waitangi Tribunal for the Māori, in
order to give this people a voice on the most important issues about the country.
Recently, hostilities between the two different cultures have shown up again when some
newzealander leading figures argued that the government is much too focused on protecting the
rights of the Māori, rather than those of the rest of the population. This prevents the country from
developing, they say. In order to avoid additional fights, many people decided to spread the invitation
to be all peacemakers, sealing this promise by tieing a white ribbon to a small tree named Kowhai
(yellow) in the Māori language. Although it has fragile branches, the Kowhai tree is very strong and
can grow up to 20 meters high. A beautiful symbol of the humble but strong struggle for peace.
Benché la colonizzazione inglese abbia incrinato molti equilibri, arrivando a compromettere la sopravvivenza
stessa dei maori e alterandone lo stile di vita, l'organizzazione sociale, le pratiche rituali private e comunitarie,
il XX secolo ha visto una netta ripresa in termini demografici e culturali dell'elemento nativo. La letteratura
neozelandese nasce con l'esperienza coloniale, dai primi resoconti e diari sulla vita nella nuova terra, ai
rapporti con gli indigeni, per approdare alle opere del Novecento, indagatrici delle radici culturali autoctone
così come delle contraddittorie sfaccettature dello sviluppo e della modernità. Costante di molti scritti degli
ultimi decenni è la presa di coscienza da parte degli autori neozelandesi della propria perifericità, geografica e
culturale, rispetto all'Occidente, e del punto di vista “laterale” e privilegiato sulla realtà e sul mondo che questa
condizione può concedere. Le tradizioni orali dei maori, a lungo sopite e quasi disperse, hanno trovato in
tempi recenti nuove voci e attenzioni, non solo entro i confini nazionali.L'arte tradizionale trova le espressioni
più importanti nella lavorazione del legno, nella decorazione e nell'ornamento corporei, con tatuaggi, amuleti
ecc. Una ricca raccolta di produzioni artistiche e artigianali maori si trova presso l'Auckland Museum, ma nel
Paese sono molte le istituzioni e le gallerie che hanno dato agli artisti neozelandesi una ribalta di portata
internazionale. Anche la musica, l'architettura, il teatro, la danza vivono questo fermento portato dalla rinascita
delle tradizioni dei nativi e dal loro incontro con le influenze e le suggestioni occidentali. Non si può parlare di
Nuova Zelanda senza citare il rugby, per questo popolo più di uno sport nazionale, un rito collettivo, una danza
di guerrieri (celebre l'haka con cui inizia ogni incontro degli All Blacks). Un ambito costantemente in
evoluzione, contraddistinto da personalità e opere di livello internazionale, è la cinematografia, dai
documentari di esplorazione e divulgazione alle pellicole pluripremiate in Europa e a Hollywood.

I costumi indigeni vanno gradualmente attenuandosi; fenomeno dovuto all'impatto negativo della
colonizzazione sui maori, che da dominatori di tutto il territorio occupano ormai poche riserve soprattutto
nell'Isola del Nord. Delle antiche consuetudini è rimasta solo una debole traccia: la vecchia società definita su
basi aristocratiche è scomparsa, così come scomparse sono le case dei nobili e dei capi che avevano la
facciata, i pali di sostegno, le pareti interne dipinti di rosso, ornati di fregi con raffigurazioni umane fortemente
stilizzate. Esistono ancora, invece, le case di riunioni (whare runanga). A sparire sono state anche molte
consuetudini legate alle pratiche di vita: un tempo, ad esempio, la moglie incinta del capo andava a vivere in
una casa separata e partoriva in un'apposita capanna dotata del “letto di lavoro”. Anche gli antichi riti per il
matrimonio non sono più in uso: se la preferenza delle donne andava tradizionalmente a chi aveva un volto
ricco di tatuaggi (moko) di cui i maori erano artisti eccellenti frequente era anche il rapimento della futura
sposa, attuato dagli uomini per superare l'eventuale rifiuto della donna, rapimento che, molto spesso, diveniva
il pretesto di vere e proprie guerre fra tribù. Alla base del costume maori c'era, inoltre, il concetto della
riparazione (utu) personale dell'offesa: a testimonianza di quell'epoca guerriera restano ancora alcuni villaggi
fortificati (pa), dove l'ingresso, con statue e ornamenti lignei, rivela un interessante artigianato. Per quanto
riguarda invece le comunità di origine anglosassone si può osservare che ancor oggi le nuove generazioni
conservano alcune tradizioni di vita legate alle usanze britanniche. L'ambito culinario è probabilmente quello in
cui si è verificata la migliore fusione tra peculiarità locali e influenze esterne, come dimostra la variegata
alimentazione (carne, pesce, crostacei, patate, vino di kiwi ecc.) della popolazione neozelandese.

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