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Ottica geometrica

- Riflessione della Luce

Prima legge della riflessione


Il raggio incidente, quello riflesso e
la normale al piano giacciono sullo
stesso piano.

Seconda legge della riflessione


L'angolo α di incidenza e l'angolo β
di riflessione sono uguali.

Guardarsi allo specchio sembra una esperienza banale, invece si va a toccare l’


essenza della Natura. Un fisico anche davanti ad una legge che sembra scontata
come la prima o seconda legge della Riflessione si domanda il perché. Perché il
raggio non viene riflesso ad un angolo la metà o il doppio dell’ angolo di incidenza?
Esiste un Principio generale della Natura, che viene per lo più ignorato, non solo a
scuola, noto come il Principio della Minima Azione. L’ Azione è definita come il
prodotto Energia x Tempo, bene la Natura agisce in modo che l’ Azione sia minima.
La luce è energia e si mantiene costante nella propagazione del raggio, quindi per
avere il minimo bisogna risparmiare sul Tempo. Il Principio di Fermat è la versione
del Principio della Minima Azione in Ottica. Esso afferma che la luce si propaga tra
due punti in modo che il tempo sia minimo. Come in figura sotto, il raggio di luce
per andare da S a P toccando lo specchio ha varie traiettorie ma una dimostrazione
geometrica mostra che il cammino più breve e quello con gli angoli i = r
I raggi luminosi corrispondenti all’onda che si propaga nelle diverse direzioni sono
semirette che si dipartono da P.
Quando raggiungono la superficie
dello specchio vengono deviati in
accordo con la seconda legge della
riflessione: l’angolo di riflessione rˆ è
uguale in valore assoluto all’angolo di
incidenza iˆ Consideriamo allora:
– il raggio PV che raggiunge lo
specchio perpendicolarmente alla sua
superficie, e immaginiamo di
prolungarlo al di là dello specchio.

– consideriamo anche un generico


raggio PO che raggiunge lo specchio in un punto O con un angolo di incidenza iˆ , e il
raggio riflesso che da O si allontana dalla superficie dello specchio con un angolo di
riflessione rˆ = - iˆ
– immaginiamo di prolungare questo raggio al di là dello specchio fino a intersecare
il prolungamento di PV nel punto P'.

Dall’uguaglianza dell’angolo di riflessione rˆ e dell’angolo di incidenza iˆ segue che i


due angoli POˆV e P'OˆV sono uguali, e quindi i due triangoli rettangoli OVP e OVP',
che hanno il lato VO in comune, sono congruenti.
Sono quindi uguali i due segmenti PV e VP’. Se conveniamo di utilizzare un sistema
di coordinate cartesiane con l’origine nel punto V e l’asse x diretto da sinistra verso
destra, e indichiamo con s l’ascissa dell’oggetto P e con s' l’ascissa del punto P',
possiamo porre s' = –s .
Poiché il raggio PO è stato scelto in modo arbitrario, la stessa relazione vale per tutti
i raggi emessi da P che incidono sulla superficie dello specchio: i prolungamenti dei
corrispondenti raggi riflessi si intersecano nel punto P' posto, dietro lo specchio, a
una distanza s' pari alla distanza s dell’oggetto P dallo specchio. È come se tutti
questi raggi riflessi provenissero da una sorgente puntiforme posta nel punto P'
simmetrico a P rispetto allo specchio si dice allora che P' è l’immagine di P.
Consideriamo ora una situazione in cui, anziché avere un oggetto puntiforme P,
abbiamo davanti allo specchio una sorgente luminosa estesa, per esempio un
segmento PQ illuminato
Possiamo quindi concludere che
uno specchio piano produce
un’immagine simmetrica degli
oggetti che sono posti davanti ad
esso che non è né ingrandita né
rimpicciolita, con un’inversione
che opera uno scambio tra destra
e sinistra. Un uomo che porta un
orologio al polso sinistro, per
esempio, appare nell’immagine riflessa da uno specchio come se portasse l’orologio
al polso destro.
Uno specchio piano produce un’immagine virtuale degli oggetti che sono posti
davanti ad esso.

Campo di vista di uno specchio piano

Spesso è necessario determinare


quanto deve essere grande uno
specchio e dove esso si deve trovare,
perché da una data posizione possa
essere visto interamente un oggetto
riflesso dallo specchio. Questo
problema può essere risolto sia
trattando lo specchio come se fosse
un’apertura attraverso cui si guarda
l’immagine; o prendendo la posizione
dell’occhio riflesso dallo specchio e
guardando l’oggetto, sempre trattando lo specchio come un’apertura.
Rotazione di uno specchio piano.

Quando un fascio di luce è riflesso da uno specchio piano c’è un cambiamento nella
direzione del fascio di luce. Vogliamo ora studiare come l’angolo di cui il fascio è
ruotato (ossia l’angolo di deviazione) dipende dall’angolo di incidenza.

Il fascio di luce riflesso da uno


specchio ruotante ruota del
doppio dell’angolo di cui è
ruotato lo specchio.

δ – δ’ = 2α

La riflessione su uno specchio


mobile viene utilizzata in alcuni
strumenti di misura (bilance di
torsione, galvanometri) per
misurare con precisione piccole rotazioni. Una bilancia di
torsione costituita da un'asta orizzontale A sospesa a un
sottile filo F. Un raggio di luce è indirizzato verso un piccolo
specchio fissato al filo, e la posizione del raggio riflesso viene
individuata sulla scala graduata S. A una rotazione j dell'asta
orizzontale corrisponde una rotazione 2j del raggio di luce
riflesso, che può essere misurata sulla scala S. Un dispositivo di
questo genere viene detto leva ottica.

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