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access to Il Saggiatore musicale
Nel Nuovo dizionario de' sinonimi della lingua italiana di Niccolò Tommaseo
(1830), alla "voce" udire , ascoltare , si legge: «Udire è ricevere l'impressione del suono,
è proprietà del senso; ascoltare è porre attenzione per udire, è azione dell'intelletto»;
e pertanto: «Uditori nella sala d'un concerto, ascoltatori in una scuola, in un tempio».
L'esempio addotto per chiarire la distinzione dei due sinonimi sembra separare l'eser-
cizio della musica dall'attività dell'intelletto, e mi pare esprima in modo indiretto ma
chiaro lo stato d'inferiorità in cui la musica, negli anni in cui l'Italia si formava nazio-
ne, è stata tenuta dalla cultura più influente, con conseguenze alla lunga negative sul
mancato inserimento della musica nella scuola dell'obbligo e sulla educazione musi-
cale italiana in senso generale. Questo Colloquio di musicologia è specialmente cen-
trato sulla didattica della Storia della musica; ma voglio approfittare della libertà di
scelta che mi è stata accordata per dedicare la mia relazione inaugurale a un breve
excursus sui rapporti fra alcuni letterati italiani e la cultura musicale; in modo più pre-
ciso, sull'indifferenza, sull'interesse o sulla passione di alcuni letterati italiani nei con-
fronti della musica, sul posto che la musica ha occupato nella loro opera e personalità;
non è forse inutile dare un'occhiata in questa direzione anche in vista di una didattica
della Storia della musica che non voglia privarsi di visuali e suggerimenti capaci d
ampliare il quadro di riferimento.
La lamentela è risaputa: non c'è stato da noi quel connubio intimo e naturale fra
musica e letteratura tipico, ad esempio, dei paesi di lingua tedesca, e presente sia pure
in modo meno intenso anche in altre culture. In realtà, è sopra tutto nell'Ottocento
che la distanza della cultura italiana dalla musica come arte sembra farsi più evidente;
l'influenza di Alessandro Manzoni sul melodramma italiano è stata da tempo ricono-
sciuta e continua a fornire spunti di riflessione critica; ma il reciproco, il nutrimento
Una prima versione di questo intervento è stata letta a Bologna il 21 novembre 2008 come pro-
lusione al XII Colloquio di musicologia del «Saggiatore musicale», le cui tavole rotonde erano en
trambe incentrate sulla didattica della Storia della musica; se ne veda la relazione di base: A. Chegai
P. Russo, La didattica della Storia della musica , questa rivista, XV, 2008, pp. 269-279.
al concetto di 'anticipo',
da vicino la tecnica dire
mualdi delucidare l'effe
un accordo non risolve,
del previsto». Ma il pun
luppi del racconto, il gr
musica rispetto al timp
stato chiesto di compor
in un convento, ma i m
ma ricordi distorti di M
turalmente riconosce su
per subdole approssimaz
che lui non si era ancora
tentando a caso i tasti,
quella: la si la, do si do
E così avanti per tenta
si assiste umoristicamen
tica tedesca sarebbe stat
cale con il pentagramma
il tour de force che Sol
dolo almeno con la nomenclatura delle note.
Su un caso ancora vale la pena soffermarsi, anche perché tipico del rapporto dei
nostri letterati con la musica, non costruito con la calma che viene da un costume dif-
fuso, ma per illuminazioni, lampi di passione: quello di Elsa Morante. Carmelo Samo-
nà ci informa della sua relazione totale con la musica, un vero rapporto d'amore; ci
elenca le preferenze della scrittrice, Mozart, Bach, il Beethoven ultima maniera, per
qualche tempo Verdi, Brahms, Chopin, Musorgskij: ma sempre senza sistematicità,
secondo incontri e percorsi legati al suo vissuto in cui un momento escludeva l'altro,
in una serie di raptus, di atti di possessione; poi c'erano le sordità, le chiusure stagne:
Gabriele Baldini provò con Puccini, Franco Serpa con Wagner, ma senza successo;
una discoteca privata venne a formarsi fra il 1960 e il '70, poi più nulla; il distacco
dalla musica, il silenzio totale degli ultimi anni volle dire per Elsa il distacco dalla vita.
Non accettava disquisizioni musicologiche; ma si comprò i cinque volumi del Wyze-
wa - Saint-Foix su Mozart, come un atto di devozione per quella guida a un itinerario.
Fu lei, in prove d'ascolto nella casa romana di via dell'Oca, che consigliò Pasolini nel-
la scelta delle musica per Accattone (1961), con il coro finale della Passione secondo
Matteo; e poi, di Mozart, la Marcia funebre massonica K 477 per il Vangelo (1964),
l'Adagio introduttivo del Quartetto "delle dissonanze" per Edipo re (1967). Altrettan-
to non le riuscirà con lo scrittore della porta accanto alla sua, Alberto Moravia, che
negli Indifferenti (1929) aveva fatto incominciare con degli "accordi" una Fuga di
Bach suonata da Carla. In Menzogna e sortilegio (1948) rientra nelle convenzioni
già note il personaggio del padre di Francesco, un fanatico di melodrammi, che fa
«echeggiare di cabalette la sua stamberga all'ultimo piano»; ma ancora più interessan-
te, anche se le tracce ne sono state cancellate, quanto Samonà ci racconta della genesi