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Lezione 43 di Fisiologia e Biofisica
Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
Tali recettori informano l’SNC dello stato di lunghezza e tensione dei muscoli nelle varie
configurazioni posturali della gabbia toracica, in modo tale da compensare l’aumento della
resistenza all’espansione con una maggiore forza contrattile. Si tratta di riflessi monosinaptici per le
afferenze dai fusi neuromuscolari e disinaptici per quelle associate agli organi tendinei di Golgi. Le
afferenze dai fusi neuromuscolari contraggono sinapsi direttamente con i motoneuroni dei muscoli
che vengono stirati. Ad esempio, quando un muscolo respiratorio viene stirato in una determinata
postura, si contrae di più compensando l’aumento delle resistenze. - Paragrafo non riproposto a
lezione e riportato da medesima lezione del 2018, Ndr.
È visibile schematicamente l’azione dei due nervi in una respirazione forzata. Si possono notare:
la fase inspiratoria (I) in cui è apprezzabile
una scarica in aumento nei motoneuroni del
diaframma, registrata nel nervo frenico.
la fase post-inspiratoria (PI o anche E1) in
cui è ancora visibile la contrazione del
diaframma, seppur di intensità decrescente.
Tale fase finale di contrazione del nervo
frenico è necessaria a rendere più lento il
deflusso di aria durante il ritorno elastico del
polmone, quando ancora i muscoli espiratori
non sono attivi (ma si verifica anche in
espirazione a riposo).
Nella stessa fase inizia la contrazione parziale
dei muscoli adduttori della glottide, portando
al risultato di rendere più graduale l’emissione
dell’aria durante l’espirazione.
la fase espiratoria propriamente detta (E2)
che nel respiro forzato coinvolge i muscoli
espiratori (oltre agli intercostali interni, si ricordino retto anteriore, obliqui e trasversi
dell’addome).
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Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
danno della sostanza reticolare pontina, responsabile di altre funzioni come il mantenimento della
postura. Il danno della sostanza reticolare è responsabile, tra l’altro, della rigidità da
decerebrazione. Non esiste dunque un centro apneustico, l’apneusi è un fenomeno transitorio.
Dai primi modelli rimane valida l’idea di una zona pontina con attività di tipo pneumotassico e
funzione autoritmica, che facilita l’alternanza da una fase all’altra della respirazione, e
l’acquisizione che l’attività respiratoria è controllata a livello bulbo-pontino.
Non si parla più di centri ma di gruppi neuronali con attività inspiratoria o espiratoria.
In conclusione:
1. Il gruppo respiratorio pontino (ex centro pneumotassico) consta di nucleo parabrachiale
mediale e di nucleo di Kölliker-Fuse;
2. Nel bulbo sono presenti
- il gruppo respiratorio dorsale, nella zona del nucleo del tratto solitario dove terminano
le afferenze del VII, IX e X nervo, comprende un gruppo di neuroni inspiratori (con sola
attività inspiratoria);
- il gruppo respiratorio ventrale si trova dietro al nucleo ambiguo (posizione retro e
para-ambiguale) ed è formato sia da neuroni inspiratori (parte più rostrale) sia da
neuroni espiratori (parte più caudale). Nel gruppo ventrale, porzione più rostrale, si
trovano i neuroni respiratori organizzati in un doppio complesso, il complesso Bötzinger
e il complesso pre-Bötzinger, gruppi neuronali attivi nella ritmogenesi.
Nello schema sono visibili le modalità di scarica delle principali popolazioni di neuroni respiratori
bulbari durante un ciclo respiratorio.
1. Inizialmente si attivano neuroni inspiratori, detti precoci, i cui potenziali evocati sono
particolarmente frequenti all’inizio mentre poi tendono progressivamente a diminuire di
frequenza;
2. Ci sono poi neuroni a rampa la cui frequenza di scarica aumenta durante l’inspirazione;
3. I neuroni inspiratori tardivi sono associati alla fine dell’attività inspiratoria;
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Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
del nervo frenico (N.B. l’attività del nervo frenico è conseguente all’azione delle attività di
questi neuroni bulbari);
i neuroni post-inspiratori sono attivi nella fase finale dell’attività del nervo frenico (fase E1)
in cui c’è ancora contrazione del diaframma;
i neuroni espiratori a rampa sono attivi tra un’attività del frenico e l’altra;
i neuroni “phase spanning” occupano il passaggio tra una fase espiratoria e una fase
inspiratoria (corrispondono ai pre-inspiratori dell’immagine precedente, Ndr.).
Diversi modelli sono stati formulati per interpretare l’attività coordinata dei centri del controllo del
respiro. Uno di questi, molto accreditato, è il modello a rete. Esso attesta che i diversi neuroni,
sparsi tra i gruppi respiratori dorsali e ventrali del bulbo, abbiano tra loro connessioni sia inibitorie
che eccitatorie. Nel doppio complesso Bötzinger e pre-Bötzinger, in particolare in quest’ultimo,
molti studi riferiscono la presenza dell’“oscillatore primario”, determinante autoritmico per il
passaggio tra attività inspiratoria e espiratoria.
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Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
Curiosità: i gruppi neuronali Bötzinger e pre-Bötzinger sono stati chiamati così dal nome del vino,
un bianco della Mosella, che era servito alla cena del congresso in cui ne fu annunciata la
scoperta.
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Afferenze da altri recettori muscolari, indipendenti dai fusi neuromuscolari e dagli organi
tendinei di Golgi, che durante l’esercizio fisico portano segnali ai circuiti respiratori,
contribuendo alla loro attivazione;
Azione di ormoni che fanno aumentare la frequenza e l’ampiezza del respiro, come gli
ormoni tiroidei;
Afferenze da recettori dolorifici: il dolore può avere un effetto duplice perché può
aumentare la frequenza e la profondità del respiro oppure, se il dolore è troppo forte, può
indurre apnea. Quest’ultima azione coinvolge la mediazione di oppioidi endogeni
(encefaline, endorfine) che hanno un ruolo nella modulazione del dolore.
Il pianto “a singhiozzo” consiste in una serie di inspirazioni forzate seguite da espirazioni a glottide
parzialmente chiusa. Il riso consiste in espirazioni forzate a glottide parzialmente chiusa.
Lo sbadiglio consiste in un’ampia inspirazione a bocca aperta indotta da ipossia. Questo automatismo
potrebbe essersi evoluto con il vantaggio di migliorare l’espansione polmonare, durante l’inspirazione
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Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
profonda, spandendo meglio il tensioattivo sulla superficie alveolare e stimolando gli pneumociti di tipo II alla
sua produzione.
chemocettori sono ammassi cellulari molto piccoli, del peso di milligrammi, situati all’esterno della
parete aortica e carotidea, al contrario dei barocettori che si trovano nell’ambito della parete
stessa. Sono formati da cellule chemocettrici e da cellule di sostegno. Le cellule chemocettrici
sono, dal punto di vista della localizzazione e della provenienza degli stimoli che trasducono,
degli enterocettori, mentre, dal punto di vista del tipo di sensibilità che veicolano, dei
chemocettori (come i recettori di gusto e olfatto). Una caratteristica peculiare di queste strutture è
di avere una perfusione molto elevata, di circa 1.5-2 l/min ogni 100 g, e quindi la differenza
artero-venosa di O2 è molto bassa nonostante sia elevata l’estrazione per queste cellule (ci sono
delle arteriole apposite che servono i glomi). Le cellule chemocettrici, a livello del sangue arterioso
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Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
aumenta frequenza e profondità degli atti respiratori; in questa situazione, nella stanza chiusa,
diminuisce l’ossigeno e si mantiene costante l’anidride carbonica prodotta dal soggetto che
ventila (curva azzurra). Se nella stanza sigillata si inserisce un vassoio contenente calce sodata
(usata anche nello spirometro per assorbire la CO2), l’assorbimento della CO2 da parte della
calce diminuisce di molto la risposta ventilatoria del soggetto (curva rossa). Ciò dimostra che
l’anidride carbonica potenzia la carenza dell’ossigeno nello stimolare l’attività ventilatoria.
Risposta lenta: l’anidride carbonica all’interno del liquor si trova alle stesse concentrazioni
del plasma ma le reazioni di idratazione e di dissociazione dell’acido carbonico sono più
lente, in quanto nel liquido cerebrospinale si registra una minore attività dell’anidrasi
carbonica. Ne deriva che la risposta alle variazioni di pH in relazione alla pCO2 è più lenta;
Risposta “ripida”: nel liquor ci sono poche proteine e quindi il repertorio di molecole con
attività tamponante per gli H+ è quantitativamente minore rispetto a quello del sangue. La
variazione di pH in relazione a una data pCO2 risulta quindi più accentuata e, di
conseguenza, la risposta dei chemocettori centrali a queste variazioni, una volta che è
iniziata, aumenta notevolmente ed è più “ripida” rispetto a quella dei chemocettori periferici;
Compenso in più giorni da trasporto di HCO 3-: quando avviene il ripristino dei valori
normali di pCO2 e di pH nel sangue circolante, a seguito di attività respiratoria o renale,
l’effetto tampone nel liquor richiede tempo per la scarsa permeabilità della barriera emato-
liquorale allo ione bicarbonato, che la attraversa perlopiù attraverso trasporto attivo.
In sintesi quindi la stimolazione dei chemocettori centrali comporta tempi più prolungati rispetto
quella di quelli periferici.
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Controllo nervoso e regolazione chimica del respiro
sangue aumenta molto di più rispetto a quella dell’ossigeno, a parità di variazioni positive di
pressione parziale.
Le considerazioni fatte in merito alla
variazione della ventilazione in risposta
all’inalazione di miscele che contengono
quantità crescenti di anidride carbonica non
discriminano la quota che spetta ai
chemocettori periferici da quella che spetta ai
chemocettori centrali. È possibile affermare,
però, che la quota che spetta ai chemocettori
centrali è maggiore: la risposta all’anidride
carbonica deriva particolarmente dai
chemocettori centrali, che vi
contribuiscono per circa il 70% rispetto al
30% dei chemocettori periferici. Ciò è
dimostrabile tramite denervazione dei
chemocettori periferici.
Inalando una miscela di CO2, aumenta la sua
pressione parziale negli alveoli e nelle arterie;
a livello delle arterie i chemocettori periferici
misurano direttamente la pCO2 mentre i
chemocettori centrali misurano gli ioni H+
prodotti dalla reazione di idratazione e
dissociazione della CO2 contenuta nel liquor; aumenta la scarica dei chemocettori; aumenta la
contrazione dei muscoli respiratori; la ventilazione viene incrementata e si ritorna ai valori normali
di CO2 e di pH ematici.
- Utile schema riassuntivo degli stimoli chimici efficaci nella regolazione della ventilazione -
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