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Quando si è cominciato ad avere un attenzione educativa per l’infanzia ? Gli storici, in particolare il
primo storico dell’infanzia Philippe Aries formulato una tesi secondo la quale prima del 1400-1500
non esisteva una vera e propria attenzione educativa per l’infanzia, si andò sviluppando dal 1400-
1500.
In realtà già fino al medioevo c’era un’attenzione per l’infanzia, per la sua educazione ma
esistevano anche degli elementi contraddittori nelle società antiche, a Sparta (così come a Roma) i
bambini illegittimi o deformi venivano esposti o buttati dalla rupe del monte Taigeto. Il mondo
dell’infanzia era visto in modo controverso. Ancora oggi l’infanzia non gode dei propri diritti in
tutto il mondo. Stando nel mondo europeo, la tesi di Philippe Aries è chiara. Esiste un’età in cui
l’attenzione al mondo infantile è minoritaria a quella che si sarebbe affermata successivamente.
Nell’età moderna si realizza una maggior attenzione educativa verso l’infanzia, seguendo la tesi di
philippe aries. Quali sono gli elementi che denotano questa svolta ? Fu un’idea tutta umanistica,
tipica dell’umanesimo. Si diffonde l’idea che l’educazione possa rinnovare la società, l’idea che
l’educazione abbia un flusso positivo, che si affermi in modo più marcato. Comincia ad affermarsi
anche l’idea che l’educazione deve fornirsi di metodi efficaci cioè nasce la didattica. L’introduzione
della carta stampata è un fattore che favorisce l’istruzione. Vengono abbattuti progressivamente i
tempi di produzione.
Si cominciano ad affermare i primi segni degli affetti famigliari, cioè si comincia a manifestare
l’affetto da parte dei genitori verso i figli.
La scoperta dell’infanzia in ambito religioso, cioè il riconoscere che l’infanzia ha delle
caratteristiche proprie. (Gesù bambino)
Siamo nell’età della riforma Cattolica o controriforma, la chiesa cerca di investire nell’educazione
attraverso le scuole. Congregazioni religiose si dedicano all’insegnamento, occupandosi
dell’istruzione secondaria e superiore fondando i collegia nobilium. Cominciano a diffondersi le
scuole popolari gestite da ordini religiosi nelle parrocchie perché il concilio di Trento obbligava i
parroci e i genitori a garantire l’istruzione religiosa di base a tutti i bambini, nasce il catechismo
che assunse il nome di scuole della dottrina cristiana, diventano dei luoghi di alfabetizzazione, in
alcune si insegnava anche a scrivere. C’era il maestro della dottrina, il silenziere, colui che stava tra
i banchi e richiedeva il silenzio, il cancelliere, colui che prendeva nota delle presenze, il
pacificatore, colui che metteva ordine tra i ragazzi, il pescatore, colui che andava per strada a
recuperare coloro che non andavano a lezione. Aveva finalità religiose ma raggiungeva obiettivi di
tipo istruttivo.
La vera svolta con cui si segnala una scoperta dell’infanzia avviene nel 700, perché in modo più
deciso rispetto al passato si sviluppa il sentimento dell’infanzia e si comincia a organizzare
sistematicamente un sistemato scolastico per i bambini.
Una vera e propria scoperta dell’infanzia, ovvero che esiste una categoria anagrafica che ha delle
caratteristiche proprie, accade in ambito medico con la nascita della pediatria. È la medicina la
prima ad accorgersi di uno specifico bisogno dell’infanzia ma anche la pedagogia, con Jean-Jacques
Rousseau, nella sua opera “Emilio”, dirà che l’infanzia ha dei modi di pensare, agire e comportarsi
suoi. Essere bambini ha delle caratteristiche proprie. Nel 700, sul piano politico, nasce il “diritto”
dei bambini all’istruzione e si comincia a pensare di organizzare scuole dell’alfabeto per tutti i
bambini.
Nell’età delle riforme e dispotismo illuminato, chiamata così perché i sovrani si fanno consigliare
dagli illuminati per fare le riforme che potessero avere due obiettivi: mantenere il potere dello
stato e andare incontro al popolo per garantire un progresso della società. Nasce l’idea di creare
un sistema di istruzione pubblico per tutto il popolo, ciò favorì il progresso economico ma anche di
disciplinamento.
Con il 700 abbiamo il punto d’inizio dell’attenzione educativa.
L’ILLUMINISMO
“L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che deve imputare a se stesso. Minorità
è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro... È questo il motivo
dell’illuminismo.” Kant
Minorità: inferiorità, Kant ci dice che l’uomo con l’illuminismo diventa adulto. Secondo Kant, prima
dell’illuminismo l’uomo non è riuscito ad usare autonomamente la propria testa. Per uscire da
questa minorità occorre coraggio usando la propria intelligenza. Viene chiamato anche “lume della
ragione”, la ragione si regola da se è non ha bisogno di una guida, deve liberarsi dalla:
Superstizione religiosa (critica alla religione), no alle riforme magiche
Dogmatismo (critica all’autoritas: tutto ciò che ha un contenuto che viene ritenuto valido in se
senza bisogno di spiegazione, credere a una cosa perché autoritaria in se senza doverla verificare
con la ragione.
Per questo il pensiero dev’essere laico, ci fu una laicizzazione della società, con l’anticlerialismo e
un rifiuto delle religioni rivelate ossia che professano ateismo e deismo. La religione dev’essere
razionale, posso arrivare a Dio con la ragione, posso dimostrare con la ragione che c’è una casa
prima (Dio) che ha generato il mondo. Non è una religione rivelata perché utilizzo la ragione.
Parte politica: Viene contestato l’assolutismo e la società dell’Ancient Regime. Uno dei fondamenti
dell’assolutismo è che il potere arriva da Dio. La società dell’Acient Regime è caratterizzata da
privilegi ed ha una struttura gerarchica con a capo i ricchi e gli ecclesiastici.
Gli illuministi in contrasto con questi fondamenti teorizzano delle dottrine:
Le opere principali
Se il progresso delle scienze e delle arti abbia contribuito alla pianificazione dei costumi
(1750)- Concorso Accademia di Digione
Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini (1755)
Economia Politica, voce per l’Encyclopedie (1755)
Giulia o la nuova Eloisa (1761)
Contratto sociale (1762)
Emilio (1762)
Confessioni (postume)
Lo stato di natura
Il primo concetto per comprendere Rousseau è lo stato di natura, l’uomo è buono nel suo stato
naturale, così come esce dalle cose del Dio di Rosseau. E’ uno stato teorico, non storico. E’ l’uomo
senza la contaminazione della famiglia, della scuola. Contrappone i concetti di cultura/ società/
progresso e natura.
Da quando l’uomo ha iniziato a possedere delle cose è entrato in rivalità con gli altri uomini, cioè si
è corrotto. Dal momento che difendo ciò che è mio si genera la rivalità. E’ la proprietà privata che
ha generato la società gerarchica che genera ingiustizia e violenza e da qui l’uomo è diventato
malvagio.
Si genera il contrasto con gli illuministi, per loro è il progresso che migliora la società. Rousseau
affronta il tema della ragione da un punto di vista diverso da quello degli illuministi. Dice che:
Il contratto sociale
Rousseau inizia l’opera con la frase “L’uomo è nato libero, ed è ovunque in catene”, non si può
tornare allo stato di natura, occorre creare le condizioni per far convivere gli uomini tra loro.
Occorre che si stipuli un contratto per cui l’uomo non diventi lupo dell’altro uomo. C’è la necessità
di creare una forma di convivenza civile in cui ogni uomo rimane libero grazie alla tutela esercitata
dalla collettività, dallo stato. Esiste la volontà di tutti, somma della volontà dei singoli che è
diversa dalla volontà generale, con cui Rousseau identifica lo stato, è un patto/contratto tra
uomini eguali rinunciando a interessi individuali a favore della comunità. C’è uno stato e delle
leggi. E’ necessaria un educazione pubblica, è lo stato che si prende a carico l’educazione del
cittadino con una scuola statale per tutti.
Ha in mente come forma di stato la repubblica partecipativa.
Esprime il concetto di religione civile, creata dallo stato nel cui i cittadini venerano i valori dello
stato.
Emilio
E’ un trattato pedagogico in forma di romanzo. Immagina di educare Emilio attraverso le cinque
fasi della sua crescita, dall’infanzia fino alla giovinezza, cioè Rousseau crea questo allievo
immaginario, nobile, sano, europeo, orfano e di educarlo in campagna, solo in un rapporto tra
l’Emilio e il precettore ossia l’educatore. Il primo concetto è quello dell’educazione naturale. In un
passo scrive “tutto è bene quando esce dalle mani dell’autore delle cose, tutto degenera tra le
mani dell’uomo”.
Se il bambino è buono di natura, bisogna assecondare la natura, ecco perché l’educazione di
Emilio avviene in campagna, lontano dagli influssi negativi della società. Quindi la bontà originaria
determina che l’educazione dev’essere naturale. L’educazione naturale è la chiave distintiva
dell’opera di Rousseau. Prima del cittadino va educato l’uomo. Formato l’Emilio, uomo nuovo, sarà
pronto a formare il contratto naturale.
1. Il bambino non è un piccolo adulto, cioè che l’infanzia ha delle specificità. L’infanzia non è
punto conosciuto… Ha delle maniere di vedere, di pensare, di sentire, che sono proprie.
2. Il bambino è al centro del processo educativo, se il bambino ha delle esigenze proprie si
dovrà adattare il processo educativo alle sue esigenze. Si dovrà perdere tempo, cioè sapere
che serve tempo per l’educazione.
L’educazione indiretta o negativa, vuol dire che il precettore non interviene direttamente, il
compito dell’educatore è quello di provocare l’esperienza del bambino e non dirigerla. Preservare
dagli influssi negativi molo più che come azione positiva nei confronti di un inviduo.
Proposte pedagogiche:
Il bambino apprende attraverso i sensi. Non attraverso l’innatismo che ritiene che il
bambino nasce con idee innate.
Educazione sensoriale: Il bambino per imparare deve fare esperienza con cui :
Asseconda il bisogno di movimento e curiosità e
Impedisce l’acquisizione di abitudini, impedire che il bambino svolga una serie di
comportamenti ripetitivi.
Evitare il giudizio morale sul comportamento del bambino.
3) PREADOLESCENZA (12-15)
Fase dell’istruzione.
Il maestro non trasmette contenuti. Ma l’insegnamento non è subito dall’educando in
modo passivo: “Che non sappia nulla perché voi glielo avete detto, ma perché lo ha capito
lui stesso; che non impari la scienza, ma la inventi”.
Unico libro ammesso: romanzo Robins Crusae di Daniel Defoe (1791)
Il principio è quello dell’utilità. Una morale utilitaristica. Emilio apprende in base a ciò che
gli può essere utile. “A che serve ciò? Ecco la parola sacra, la parola che determina tra me e
lui tutte le azioni della nostra vita”.
Apprendimento di un lavoro manuale (falegname).
4) ADOLESCENZA (15-18)
Si manifestano le prime passioni e si ha lo sviluppo razionale, il pensiero razionale.
Si può parlare di educazione morale e religiosa.
Educazione morale, insegnare ciò che è bene e ciò che è male: “le nostre miserie comuni portano i
nostri cuori all’umanità”
Siamo di fronte ad un antinomia (contraddizione che tiene insieme due elementi che possono
coesistere anche se contradditori) tra educazione liberatrice (che migliora le condizioni delle
persone, crea un elevazione) e l’accettazione della propria condizione sociale (ciascuno accetti la
situazione/lo status in cui si trova). Non prevede un mobilità sociale, cioè che un contadino
necessariamente migliori il proprio status, in senso che ascenda la scala sociale. Per Pestalozzi
l’educazione è un processo di elevazione morale interiore.
IL METODO ELEMENTARE
Fasi del processo di apprendimento: il bambino apprende secondo tre fasi progressive
1. Ha intuizioni e impressioni confuse, intuisce ciò che vede, ne ricava impressioni ma in
modo generico.
2. Intuizioni distinte di alcuni oggetti/elementi particolari, distingue un oggetto da un altro.
3.Formazione delle idee, associa l’oggetto che vede ad un concetto mentale.
Fasi didattiche:
1. Separare gli oggetti per renderli distinti, una classificazione
2. Riunire con l’immaginazione le intuizioni nelle relazioni intercorrenti tra loro, attraverso
la formazione di immagini mentali metto in relazione l’oggetto al concetto che esprime
3. Impadronirsi delle idee, padroneggiarle
Ciò che collega le fasi del processo di apprendimento alle fasi didattiche è un ragionamento che
Pestalozzi fa. Ci dev’essere corrispondenza tra le potenzialità di apprendimento del bambino e la
didattica.
Obiettivo della scuola è far cogliere al bambino l’orientamento della realtà attraverso gli elementi
fondamentali di tutte le cose, secondo lui ogni cosa si caratterizza in base al NUMERO, FORMA,
PAROLA.
“Forza del braccio” (capacità manuali e del corpo) tutta quella parte che potremmo
definire educazione manuale e fisica ed è il potere. Ciò che il bambino può fare con le
proprie mani e il proprio corpo. Pestalozzi dice di assecondare questa spontanea tensione
del movimento. Pestalozzi introduce così educazione fisica nelle scuole, coglie il bisogno
del movimento del bambino è quello di orientare il movimento.
“Forza del cuore” (affetti, volontà, eticità). Il bambino ha bisogno di affetti, collegata ad
essa la volontà e l’eticità. Il cuore è volere, volere è scegliere. L’educazione morale parte
dal cuore, dagli affetti. Il bambino comprende il bene e il male perché lo ha sperimentato
attraverso l’affetto. La relazione con la madre e il modello su cui si fonda la moralità del
bambino perché l’amore materno è un amore OBLATIVO cioè un amore che si sacrifica,
insegnando così al bambino del bene.
Le tre dimensioni devono essere educate secondo un equilibrio armonico, non deve esserci uno
squilibrio.
Tutte e tre le dimensioni hanno una parte fondamentale nell’educazione del bambino.
Un bambino che si sente escluso non imparerà facilmente, se non recepisce affetto farà più fatica.
c’è un cambiamento delle condizioni di vita, con condizioni di vita disagiate delle famiglie
dei ceti popolari.
Lavoro minorile;
Inizia il lavoro femminile, dunque c’è bisogno di assistenza dell’infanzia (assistenza primaria) e la
risposta/soluzione è la filantropia (l’amore per il prossimo, ama l’uomo perché è un suo simile) o
caritativa (l’aiuto al prossimo con il fondamento religioso).
Nascono così le sale di custodia che sono luoghi dove i bambini vengono assistiti e vengono
trasmesse delle buone abitudini.
In alcuni casi c’è qualche responsabile delle sale di custodia che esegue interventi educativi, anche
se qui l’intervento è assistenziale.
Generalmente sono donne che hanno il compito di assistere questi bambini, non c’era un intento
educativo anche se qualche momento educativo (buona abitudine) c’era.
Le esperienze erano diverse, non tutte positive ma neanche negative.
Ci sono delle testimonianze con critiche verso queste sale di custode (per quanto riguarda
l’igiene).
I fattori di sviluppo dei primi asili infantili della prima metà dell’800:
Scoperta della seconda infanzia (3-6 anni) porta una nuova immagine del bambino sia in
ambito medico ma anche in ambito pedagogico-scolastico (educatibilità). La scoperta
medica è la più decisiva, i medici iniziano a parlare di seconda infanzia (dalla prima metà
dell’800 circa). Prima infanzia bambini dai 0 ai 2 anni, seconda infanzia i bambini dai 3 ai 6
anni.
Flessibilità degli organi MALLEABILITÀ (piega il ramo quando è giovane) i suoi organi
sono flessibili, perché è in fase di sviluppo.
Linguaggio (=ragione)/ sensi RICETTIVITÀ (contatto con adulto, usare oggetti circostanti)
Il bambino parla, quindi può ragionare. Usare gli oggetti per educarlo.
FERRANTE APORTI
Cenni biografici
• Nasce a S. Martino dell’Argine (Mantova) nel 1791.
• E’ un sacerdote della diocesi di Cremona(1815), viene inviato al Thereslanum di Vienna
(prestigioso istituto per la formazione del clero). Segue le lezioni di V.E. Milde e entra in contatto
con Wertheimer, di cui leggerà la traduzione in tedesco del testo di Wilderspin sulla Infant school
in inglese.
• Torna a Cremona e insegna presso il seminario diocesano; è nominato direttore delle scuole
elementari maggiori maschili (1821) e insegnante di metodica agli aspiranti maestri(1826)
• Nel 1828, fonda a Cremona, la prima scuola infantile per paganti, cui fanno seguito altre due
scuole infantili, una maschile (1830) e una femminile (1833), per le famiglie povere, nel 1834, a
San Martino, fonda il primo asilo rurale.
• Riscuote le simpatie dei liberali, che erano considerati con sospetto specialmente dai lombardo-
veneto e dagli austriaci perché il risorgimento porta con sé l’idea dell’Unità Nazionale (età del
risorgimento italiano =complesso di personaggi, idee, eventi che miravano alla realizzazione
dell’Unità d’Italia), questa sua idea di educare i bambini ebbe una risonanza molto positiva negli
ambienti liberali e dal 1844 fu chiamato in piemonte per iniziare a collaborare con il governo
piemontese nell’ambito delle sue iniziative scolastiche, viene nominato senatore del Regno di
Sardegna. La collaborazione con i Savoia gli rende ostile tutto il mondo dei conservatori (coloro
che erano contrari al risorgimento e al ruolo che i Savoia stavano assumendo)
• Pio IX non ratifica la sua nomina a arcivescovo di Genova (Il sovrano nomina Aporti arcivescovo
di Genova ma il Papa non conferma la nomina perché Aporti è considerato liberale mentre il Papa
è conservatore).
• Esule, muore a Torino nel 1858.
Le sue opere sono delle guide, dei manuali, testi che affrontò per dare delle indicazioni pratiche a
coloro che avessero voluto fondare asili infantili. Le opere principali:
Arriva a spiegare gli scopi della scuola infantile (2 anni e mezzo-6 anni)
EDUCAZIONE INTELLETTUALE:
Per Aporti l’istruzione intellettuale è PRESCOLARIZZAZIONE, perché per molti bambini l’asilo era
l’unica e l’ultima possibilità di istruzione per le classi popolari.
EDUCAZIONE MORALE:
Passa attraverso la religione stessa e i valori del cattolicesimo.
EDUCAZIONE FISICA:
Esercizi ginnici/giochi liberi (equilibrio, corsa, salto, pertica, cerchio, disco…) – movimento
e sensi. Movimento libero però giochi organizzati, l’obbiettivo è assecondare lo sviluppo
sensoriale
Igiene personale e del vestiario (i bambini dovevano andare a scuola puliti, ordinati).
Banchi da 8 per le lezioni frontali (con possibilità di lavorare anche in piccoli gruppi con il
mutuo-insegnamento cioè i bambini più bravi insegnano agli altri)
Tavola nera (lavagna)
Pallottoliere
Tavole per la nomenclatura e la Storia sacra
CUCINA e REFERTORIO (per pranzo: minestra calda fornita dalla scuola; altro cibo dai genitori)
L’OPPOSIZIONE CATTOLICA:
• origine protestante
• matrice liberale: rischio sovvertimento dell’ordine socio-politico
mescolanza delle classi sociali e dei sessi
scarsità e non ortodossia delle pratiche religiose
sottrazione dei figli alla famiglia
Cenni biografici
• Nasce a Oberweissbach (Turingia, Germania) nel 1782
• Orfano di madre, è cresciuto da uno zio materno
• Durante gli studi universitari in filosofia, nutre interesse per matematica, botanica, mineralogia,
mentre lavora come guardiaboschi e poi come agrimensore
• Nel 1809 si reca a Yverdon, entrando in contatto con il pensiero e l’opera di Pestalozzi
• Nel 1817 fonda l’Istituto universale tedesco di educazione a Keilhau
• Fonda altri istituti/orfanotri a Burgdorf (Svizzera, 1835) e a Blankerburg (Germania, 1837)
• Nel 1840 apre il primo Kindergarten (giardino d’infanzia)
• Muore nel 1852
Opere principali
Immanentismo e attività
Dio è immanente e in perenne attività (essere in azione, agire), Dio agisce continuamente e si
manifesta nella realtà in tre modi. L’attività di Dio è la creazione, non fatta all’origine del mondo,
Dio crea continuamente la natura, l’uomo manifesta questo suo essere riflesso di Dio nel lavoro,
nel bambino questa attività è il gioco. Ciò che lo costituisce come bambino è il gioco.
«Il gioco rappresenta il grado più alto dello sviluppo infantile... Perché esso è libera manifestazione
del mondo interiore, per necessità e bisogno di questo mondo stesso»
Il gioco non è ozio, trastullo cioè una cosa che il bambino può fare se ha voglia
Non è una delle attività infantili
Ma è l’attività del bambino
E’ attività spontanea con significato spirituale
Il bambino non fa e non sa che giocare
Il giardino d’infanzia
In un giardino il fiore sboccia per virtù propria ma ha anche bisogno delle cure del giardiniere. Con
questa metafora mette insieme due elementi pedagogici la natura/spontaneità del fanciullo e lo
sforzo della maestra per far crescere ciò che è potenziale. Rifiuta sia il permissivismo, lasciar fare
al bambino, lasciare che la sua spontaneità abbia la meglio, che l’autoritarismo, imporre con
fermezza la propria volontà. Due poli opposti. Dice che la sua spontaneità è così importante che le
restrizioni necessarie non devono essere presentate come dei no categorici ma come dei valori, la
maestra deve porre delle restrizioni non come dei limiti ma come dei valori a cui tendere
(autorevolezza).
1° DONO: LA PALLA
Unità/ pluralità (essere/divenire: la palla sta ferma o si muove; passato/presente/futuro:
rotazione)
Ma l’eredità pedagogica di Froebel è legata al valore dell’infanzia e del rispetto che le deve il
mondo adulto: significato ideale della sua proposta riconosciuto anche da chi ne criticò i principi di
fondo o il metodo.
Il metodo Froebeliano raramente verrà applicato in modo fedele alla lezione del maestro, quando
parliamo di Froebelismo in Europa (corrente di pensiero riguardo all’educazione infantile che si
richiama a Froebel)
LE LEGGE DEI TRE STADI, secondo Comte l’umanità ha attraversato tre fasi
Stadio teologico: gli uomini spiegavano i fenomeni della realtà ricorrendo a spiegazioni
religiose, soprannaturali
Stadio metafisico: spiegazioni attraverso idee astratte, esito di riflessioni filosofiche
Stadio POSITIVO: spiegazioni attraverso il METODO SCIENTIFICO (non ci si domanda più il
perché delle cose ma il come)
Il metodo della scienza cioè il metodo che da Galieli in avanti ha caratterizzato il metodo
scientifico. Il metodo scientifico sperimentale, ha fasi molto chiare, uno scienziato comincia con
l’osservazione della realtà, formulazione di un ipotesi per spiegare ciò che ha osservato,
sperimentazione, esperimento, verifica dell’ipotesi, se è verificata si formula la legge scientifica, se
non è verificata si ritorna all’osservazione.
Il metodo scientifico si chiama anche induttivo, cioè dal particolare risalgo al generale, la ragione
invece prevede un metodo deduttivo. Scienza non è uguale a ragione. Comte dice che l’umanità è
arrivata allo stadio positivo-scientifico per cui l’uomo non deve domandarsi il perché cioè il senso
delle cose ma il come cioè il loro funzionamento.
Siamo arrivati alla centralità della scienza che ha un POTERE TAUMATURGICO (che ha tutte le
soluzioni, la scienza è la risposta per tutto) :
che può esaminare ogni aspetto del reale (FATTI). Un fatto è qualcosa di osservabile perché
esiste in quanto tale. Posso sottoporre all’osservazione scientifica ogni realtà che ho
davanti. Ogni realtà è un fatto in quanto spiegabile scientificamente.
Scienza come motore del PROGRESSO dell’umanità. Lo sviluppo scientifico farà progredire
l’umanità, garantisce il progresso. In quel periodo in Europa i dati storici sembravano dar
ragione a Comte Industrializzazione e società borghese, lo sviluppo delle scienze
naturali e della medicina.
Positivismo e educazione
Se tutta la realtà è osservabile, anche l’educazione è osservabile e studiabile come un fatto, quindi
secondo i positivisti la pedagogia deve assumere il metodo scientifico e liberarsi della filosofia.
EDUCAZIONE = FATTO LA PEDAGOGIA è SCIENZA (affrancamento della filosofia)
Le due maggiori correnti europee del positivismo pedagogico si hanno in due correnti.
Per la prima corrente (sociologica) : Emilie Durkheim (1858-1917) L’EDUCAZIONE è un FATTO
SOCIALE. Il compito dell’educazione è quello di promuovere la socializzazione.
Deve favorire l’ingresso del bambino nella società attraverso l’adattamento, il bambino deve
conformizzare le regole e i valori della società (ruolo) per poi rispettarle. Per Durkheim
socializzazione = adattamento, conformazione, l’unico modo per evitare l’anomia ossia l’assenza di
norme. Ha in mente una società statica, nella quale bisogna entrare adattandosi.
Per la seconda corrente (naturalistica) : Herbert Spencer (1820-1903). L’EDUCAZIONE come
FATTO NATURALE: L’educazione deve seguire l’evoluzione naturale dell’uomo (darwinismo). Deve
consentire l’adattamento dell’uomo al suo ambiente e la conservazione della specie. Centrale è
l’educazione fisica.
In entrambe le prospettive troviamo il FUNZIONALISMO: essere in funzione di qualcosa e
funzionare per qualcosa. Per Durkheim l’educazione è in funzione della società e per Spencer
l’educazione è in funzione della specie.
Centralità dell’INTUIZIONE
che deve seguire un metodo induttivo (dal particolare al generale: si basa sui fatti, sulle
cose più che sulle parole e il ragionamento (cfr. Aristide Gabelli: formare lo «strumento
testa»
ABITUDINE
che i positivisti applicavano all’educazione morale cioè creare delle abitudini (tendenza
spontanea alla virtù) cioè stimolare la ripetizione di comportamenti ritenuti corretti in
modo da farli diventare delle abitudini; morale naturalistica (non religiosa)
SOCIETÀ E SCUOLA
Secondo una legge sabauda del 1853, gli asili sono Istituzioni di beneficenza e assistenza
controllati dal Ministero degli interni
Silenzio della legge Casati (1859) sugli asili, gli asili sono ancora esclusi dal sistema di
istruzione nazionale
Nel 1863 (Inchiesta Natoli) gli asili aportiani erano 1806 (81.513 bambini, 2222 maestre,
346 assistenti)
Nel VII Congresso pedagogico di Napoli (1870) è un convegno nazionale in cui pedagogisti
e il mondo della scuola e politico si riunivano per affrontare questioni educative-
pedagogiche, emerge che :
- Favorevole alla pedagogia di Froebel
- Contrario alla didattica perché troppo artificiosa e perché serve istruzione (l’Italia è un
paese analfabeta)
Tutto questo mette in crisi gli asili aportiani.
Imprenditori, i bambini giocano anziché lavorare. C’è la condanna del gioco come perdita
di tempo, il bambino deve essere abituato a fare sacrifici, a fare fatica per diventare un
buon lavoratore.
FAVOREVOLI:
RELAZIONE DI CARLO GIODA AL MINISTRO BOSELLI (1889) Il ministro della Pubblica Istruzione
Boselli commissiona una relazione a un parlamentare Carlo Gioda sullo stato degli asili infantili nel
1889, dai dati emersi:
- Metodo: 10% froebeliano, 16% aportiano, 74% misto
- 3/4 delle insegnanti senza titolo (ignorano il metodo)
- Molte insegnanti sono suore
- Pessime condizioni delle strutture e del materiale didattico
LE SORELLE AGAZZI
Cenni biografici
• Nascono a Volongo (CR)
• Frequentano la Scuola Normale di Brescia
• Nel 1889 iniziano attività di insegnamento a Nave (BS):
Rosa: scuola elementare; Carolina: asilo infantile
• Incontro con Pietro Pasquali (direttore didattico; froebeliano)
• Nel 1891, frequentano il Corso di lavoro manuale e il Corso froebeliano diretti da Pasquali Nel
1895 fondano il primo asilo a Brescia, precisamente a Mompiano e questa è un’esperienza che
fungerà da prototipo per elaborare poi il loro metodo.
l’educazione dell’infanzia sia condizione indispensabile per una buona preparazione alla
scuola e alla vita,
critica il formalismo con cui viene applicato il metodo di Froebel poiché lo ritiene troppo
rigido e
propone nuove proposte seguendo il modello di Froebel; tra queste possiamo trovare:
Il metodo agazziano
Le sorelle Agazzi davano molta importanza alla spontaneità infantile, il bambino era come un
essere attivo, come un germe vitale che aspira al suo sviluppo e a ciò si unisce l’intenzionalità
educativa e la capacità creativa della maestra; ci si basa sul metodo naturale o materno con
esperienze graduali legate alla vita di tutti i giorni in un ambiente familiare e queste possono
essere ad esempio la lingua parlata, il canto, il gioco, l’esercizio fisico, museo delle cianfrusaglie,
contrassegni ed igiene e cura personale.
I contrassegni
I contrassegni rappresentano occasioni didattiche, contrassegnano la proprietà di un bambino o
con la loro funzione educativa fanno apprendere il concetto di proprietà e i disegni rappresentano
oggetti comuni e più vari della quotidianità. Inoltre, questi, concorrono anche alla prima
educazione linguistica intesa non come il leggere o scrivere ma come l’imparare i nomi delle cose
e avviano anche all’osservazione e al disegno.
MARIA MONTESSORI
Cenni biografici
• Nasce a Chiaravalle (Ancona) nel 1870
• Trasferitasi con la famiglia a Roma, frequenta un Istituto tecnico e, dopo un passaggio a Scienze
Naturali, si iscrive a Medicina
• Nel 1896 si laurea in Psichiatria con Ezio Sciamanna, di cui diviene assistente presso la Clinica
psichiatrica universitaria; con lei lavorano Sante De Sanctis e Giuseppe Montesano (con
quest’ultimo inizia una relazione da cui nascerà, nel 1898, il figlio Mario, abbandonato dalla M. e
ripreso con sé nel 1913)
• Partecipa al movimento femminista europeo, movimento che rivendicava i diritti delle donne
(parità salariale, diritto di voto, diritto all’istruzione femminile)
• Nel 1898 interviene al Congresso Pedagogico di Torino (educabilità bambini disabili)
• Studia Itard e Séguin (i testi di quest’ultimo vengono ritrovati dalla M. in Francia presso il
neuropsichiatra Bourneville. Itard e Séguin sono i padri della pedagogia/educazione speciale per i
bambini disabili. Itard è il medico francese che tra la fine del 700 e l’inizio dell’800 cerca di educare
un fanciullo selvaggio trovato tra i boschi secondo un educazione di tipo sistematico. Séguin è un
medico, iniziatore della pedagogia speciale, elaborò il cosiddetto metodo fisiologico cioè far fare al
bambino degli esercizi e proporgli dei materiali per attivare l’apparato muscolare e i sensi in modo
tale da risvegliare la sua intelligenza e volontà); dirige con Montesano la Scuola Magistrale
Ortofrenica di Roma
• All’inizio del Novecento si allontana dalla psichiatria per avvicinarsi all’antropologia pedagogica,
pedagogia fortemente intrinseca di elementi medici, di cui ottiene la libera docenza nel 1904
• Nel 1901 lascia la Scuola Ortofrenica e inizia ad insegnare Igiene e Antropologia presso l’Istituto
Superiore di Magistero Femminile di Roma – rottura con Montesano (si era spostato con un’altra
donna), ma anche nuovo impegno per il rinnovamento della scuola del tempo
• Nel 1902 si iscrive ai corsi della Facoltà di Lettere
• Nel 1907 apre la prima Casa dei Bambini nel quartiere romano di S. Lorenzo
• Nel 1913 compie il primo viaggio negli U.S.A; lascia l’Università per dedicarsi alle sue Case dei
bambini
• Diffusione del metodo montessoriano nel mondo
• Appoggio al metodo anche in Italia (regina Margherita, Gentile...); nel 1929 nasce a Roma la
Regia Scuola Magistrale Montessori. La Montessori entra in contatto con il fascismo, fra i due si
stipula un “matrimonio di interesse”: sia la Montessori, sia Mussolini avevano interesse a trovare
un alleanza reciproca, la Montessori voleva che il suo metodo si diffondesse in Italia dove faticava
a decollare, Mussolini aveva interesse perché la Montessori era famosa all’estero e quindi voleva
aumentare il prestigio del regime all’estero.
• Nel 1934 avviene la rottura col fascismo (conferenza della M. su pacifismo)
• Lascia l’Italia (Spagna, Olanda, India)
• Nel secondo dopoguerra torna in Europa (anche in Italia)
• Muore a Noorwijk am See (Olanda) nel 1952
La sperimentazione
L’ambiente che fa costruire è composto da una cattedra, una credenza chiusa a chiave che
contiene il materiale, i tavoli dei bambini (pesanti), alcune sedie di piccola dimensione e attività
legate alla vita quotidiana (cura di sé, riordinare l’ambiente). Un ambiente non diverso dalle altre
scuole se non per il materiale scientifico che viene utilizzato.
Inizia con un osservazione ripetuta e documentata del comportamento del bambino:
Libera scelta del bambino rispetto all’attività cui dedicarsi, aveva notato che quando apriva
la credenza i bambini si avvicinavano e prendevano il materiale che volevano
Il “nuovo bambino”
Questo esperimento fa emergere l’immagine di un nuovo bambino.
Ambiente strutturato in relazione ai bisogni infantili: non è più una scuola, ma “Casa”, una
comunità che favorisce la costruzione dell’autonomia e dell’autostima.
Adulto non direttivo/invasivo, ma osservatore discreto, organizzatore e custode dell’ambiente
(maestra direttrice).
Bambino laborioso, attento, CONCENTRATO, calmo, disciplinato, riflessivo, autonomo, giocoso,
amante dell’ordine, curioso, osservatore e esploratore dell’ambiente, fiducioso nelle proprie
capacità, competente.
Il “materiale di sviluppo”
“Una chiave che apre il mondo”
2. Materiali per l’apprendimento di: linguaggio, aritmetica, geometria, botanica, biologia. (es.
cofanetto figure geometriche, lettere tattili = il bambino imparava a leggere attraverso il
tatto)
APPRENDIMENTO INDIVIDUALIZZATO
Non tanto conoscere le forme, i colori… ma soprattutto favorire una “ginnastica intellettuale”
(attenzione, comparazione, giudizio)
La mente assorbente
Per rispondere alle critiche mossele da Dewey, Claparède e Decroly sulla sua concezione
prevalentemente senso-motoria della vita psichica La Montessori accoglie il contributo della
psicologia contemporanea (inconscio, affettività, socialità: dimensioni che c’erano ma sembravano
nascoste) Formula la TEORIA DELLA MENTE ASSORBENTE: La mente del bambino assorbe ma
non passivamente; mentre assorbe, sceglie, seleziona, confronta, associa, distingue. Il bambino
mentre assorbe, lavora. Il bambino apprende attivamente ciò che i sensi comunicano alla sua
mente “Aiutami a fare da me” L’educazione è un supporto al lavoro psichico che il bambino già
compie.
Periodi sensitivi dello sviluppo utilizza la metafora delle “nebule”: totalità indistinte e dotate di
dinamismo. Le nebule sono così come la mente del bambino, totali e dinamiche. Il bambino
apprende nella sua globalità, apprendendo informazioni e le emozioni che l’apprendimento suscita
L’assorbimento è globale (la distinzione avviene in seguito)
Educazione e pace
Il primo concetto che va delineato è l’«Educazione di vastità»: l’educazione del bambino deve
avere una progressiva estensione all’esterno, c’è un allargamento della prospettiva con il quale il
bambino deve guardare il mondo per far uscire il bambino dal suo egoismo e da ciò che lo
rinchiuderebbe nei suoi interessi personali.
Questo concetto nasce da un processo secondo cui ogni individuo è dipendente necessariamente
dagli altri e dall’ambiente in cui vive. Esiste un prospettiva della interdipendenza e della
collaborazione tra individui tra loro e con l’ambiente in cui vivono.
Considerando questa prospettiva è impossibile non sviluppare un educazione alla PACE che per la
Montessori consiste nel far scoprire al bambino (e all’uomo) che ciascuno è dipendente dagli altri
e che quindi la creazione di una relazione positiva e pacifica tra due persone è positiva per tutti.
Si tratta di un PIANO COSMICO:
NON è aspirazione ad un mondo pacificato,
MA comprensione dei legami e delle dipendenze che esistono tra le creature e delle leggi che
governano la vita.
Ogni essere è chiamato, consciamente o inconsciamente alla conservazione e alla promozione
della vita. L’uomo deve scoprire attraverso l’educazione che egli concorre alla conservazione della
specie e che egli ha bisogno dei legami con gli altri essere umani e con l’ambiente in cui vive.
GIOVANNI BOSCO
• 1815: nasce a Castelnuovo d’Asti (Piemonte)
- famiglia povera
- ambiente rurale
- orfano di padre a due anni
- presenza significativa della madre (Margherita Occhiena)
- educazione: profonda religiosità, senso del dovere e del sacrificio
• 1841: ordinazione sacerdotale
• 1841-1845: prime esperienze pastorali a Torino:
- assistenza alla gioventù indigente (convitti, carceri)
- collabora alle Opere benefiche della Marchesa di Barolo
• 1846: una svolta significativa fu la fondazione dell’oratorio di Valdocco
• 1854: fonda la Società Salesiana
• 1872: fonda con Maria D. Mazzarello le Figlie di Maria Ausiliatrice
• 1888: muore a Torino
Educazione popolare
Inizialmente l’oratorio è un luogo di educazione popolare. Destinata soprattutto alla gioventù
povera e abbandonata.
• FINALITÀ:
“Ricoverare giovinetti poveri e abbandonati... allontanarli dal vestibolo delle prigioni, ridonarli alle
loro famiglie e alla civile società buoni cristiani, onesti cittadini, capaci di guadagnarsi onesto
sostentamento colle proprie fatiche”
Formare un buon cristiano significa formare il buon cittadino (onesto, rispettoso delle leggi, capace
di diventare un buon padre di famiglia, un buon lavoratore).
• DESTINATARI:
“giovani poveri e abbandonati”, ma anche giovani sbandati, studenti bisognosi di ospitalità, ragazzi
in cerca di lavoro e, più generalmente, la gioventù nel suo insieme.
• PROPOSTA INTEGRALE: Catechismo, gioco, istruzione, formazione professionale, ginnastica,
musica. Don Bosco riteneva che l’oratorio doveva prevedere anche una serie di attività attente ai
bisogni dei ragazzi.
• METODO: Sistema preventivo
Il sistema preventivo
“Due sono i sistemi in ogni tempo usati nell’educazione della gioventù: PREVENTIVO e
REPRESSIVO. Il sistema repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare
per conoscere i trasgressori ed infliggere ove sia d’uopo il meritato castigo. Su questo sistema le
parole e l’aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli
stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti [...] Diverso, e direi, opposto è il sistema
preventivo. Esso consiste nel far conoscere la prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi
sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore e degli
assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed
amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di
commettere mancanze. Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra
l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli stessi leggeri
castighi”. (Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù, 1877)
Dipendenti= ragazzi
Con la presenza amorevole e vigilante dell’educatore si previene la trasgressione delle regole.
All’educatore è chiesto di essere presente, stare con i ragazzi. Ha la funzione di educatore.
La sua presenza scoraggia i ragazzi dal commettere delle violazioni al regolamento.
Amorevolezza: tratto della spiritualità del tempo. Spiritualità che si fonda sul concetto di
benevolezza, carità, amore del prossimo… Il rapporto educativo dev’essere famigliare e affettivo.
RISPETTO DELLE REGOLE
- Prevenire la trasgressione delle regole (persuasione)
- Punire dopo aver esaurito tutti gli altri mezzi: “Le correzioni e i castighi non si diano mai in
pubblico e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l’allievo comprenda il suo torto colla
ragione e colla religione” (Il sistema preventivo, 1877)
La ragione serve come strumento su cui far leva per persuadere i ragazzi della bontà delle regole.
E’ la ragionevolezza, spiegare ai ragazzi che la punizione è ragionevole, ha senso, che la regola è
fondamentale. Usare la ragione come strumento di persuasione.
Don Bosco ad esempio, chiedeva sempre agli educatori, prima di castigare il ragazzo, di spiegargli il
perché. Il no c’è ma è motivato.
1862: nasce la tipografia dell’oratorio (Dal 1908 S.A.I.D) vasto progetto editoriale:
- Scritto teologici e apologetici
- Romanzi edificanti
- Copioni teatrali e partiture musicali
- Letture ricreative
- Manuali scolastici
Nasce la tipografia anzitutto per insegnare un lavoro ai ragazzi, la tipografia era facilmente
impiantabile nelle scuole, i ragazzi potevano imparare il mestiere (tipografo) e poi per diffondere
la buona stampa, cioè una stampa di orientamento cattolico che entrasse in concorrenza con la
stampa laica: testi di carattere teologico, romanzi, copioni teatrali da mettere in scena negli
oratori, battiture musicali, letture ricreative e manuali scolastici, un progetto editoriale che pian
piano va sempre più ampliandosi.
La riforma dell’istruzione ha due finalità, da un lato, una sorta di disciplinamento, l’istruzione serve
a disciplinare il popolo, a trasmettergli dei valori i più possibili fedeli alla forma di società e di
governo che c’era.
Dall’altro lato la diffusione della conoscenza ma contenendo i rischi sovversivi grazie alla religione
(alleanza trono-altare che garantisce l’istruzione in modo prudente). Un istruzione guidata dal
sovrano che evita un istruzione troppo aperta che potrebbe scardinare l’ordine sociale. Le scuole
di stato avevano come riferimento i valori religiosi.
Gli propone di stendere un regolamento scolastico generale per le scuole tedesche normali,
centrali e triviali degli Stati ereditari dell’imperatrice e regina (1774)Prima legge statale sulla scuola
I principi fondamentali del Regolamento
• La scuola è una funzione dello Stato (è lo Stato ad avere dei compiti in materia di istruzione) e
mezzo di diffusione dell’ideologia governativa attraverso una burocrazia centralizzata e gerarchica
(viene creato un assetto amministrativo della scuola con dei funzionari per amministrazione e
ispettori)
• Importanza dell’ insegnamento religioso e morale per prevenire il disordine sociale. La scuola si
stato austriaca è molto religiosa, la religione e l’educazione morale che ne deriva sono
fondamentali.
• Controllo sulla preparazione dei maestri (corso apposito e relativa certificazione)
• Utilizzo di libri approvati dallo Stato
• Uniformità del metodo didattico: METODO NORMALE, fa da norma, modello, a cui la didattica si
deve ispirare (cfr. lezione successiva)
• Obbligatorietà dell’istruzione elementare (maschi e femmine 6-12 anni)
NB: obbligo di istruzione NON di frequenza
• Affidamento della sovraintendenza scolastica e dell’insegnamento soprattutto al clero (impulso
verso la laicizzazione con Giuseppe II)
• Maestro = padre; missione religioso-politica; qualità umane e relazionali. Il maestro è visto più
come una vocazione che una professione. Dev’essere un buon esempio, essere amorevole.
• Uso dei premi/castighi (con cerimonie di premiazione)- il principio dell’emulazione (imitare chi è
più bravo)
L’amministrazione scolastica
AULICA COMMISSIONE AGLI STUDI (Vienna)
COMMISSIONE SCOLASTICA PROVINCIALE
(consiglieri del governo locale + delegato del vescovo + direttore della scuola normale):
Il “metodo” individuale
Molto diffuso prima delle riforme del Settecento in scuole piccole/private
Il maestro insegna a ciascun allievo a leggere e scrivere, mentre gli altri rimangono inoperosi.
Mutuo insegnamento
Iniziatori in GB:
• Andrew Bell (1753-1832)
• Joseph Lancaster (1778-1838)
Il metodo normale
Imposto dalla riforma teresio-giuseppina negli Stati austriaci
Chiamato anche simultaneo, consiste nell’insegnare contemporaneamente a tutti gli scolari di una
classe le stesse nozioni (metodo simultaneo)
Insegnamento nelle scuole normali: “norma” per i maestri
Caratteristiche fondamentali:
Simultaneità, tutti fanno la stessa attività nello stesso momento
Utilizzo di libri: - abbecedario, abc, libro delle lettere
- sillabario perché la lettura si iniziava sillabando (libro di lettura)
- libro di aritmetica
Tavola nera (lavagna) e cartelloni murali
Scolaresca divisa in classi secondo l’età e le capacità intellettuali
Disposizione: - prime file: alunni medio rendimento, quello su cui il maestro deve calibrare
la propria didattica cioè il maestro ha davanti l’alunno medio perché se ha capito lui sta
andando sullo standard adeguato
- seconde file: alunni peggiori
- ultime file: alunni migliori
I contenuti da insegnare
Oltre alla RELIGIONE, si doveva insegnare, nell’ordine, a:
CONOSCERE LE LETTERE
• Dai segni alle lettere
COMPITARE E SILLABARE
• Far sillabare da DX a SN e da SN a DX non solo memorizzazione
• Lettura individuale osservare progressi individuali
SCRIVERE
• Posizione del corpo, delle mani, impugnatura
• Correzione individuale dei quaderni
SCRIVERE SENZA ERRORI (ORTOGRAFIA)
• Il maestro scrive alla lavagna frasi con errori
• Dettato
FAR DI CONTO (4 OPERAZIONI ARITMETICHE)
• Esempi alla lavagna + far lavorare alla lavagna gli allievi più bravi
• Dividere la classe per lavoro su diverse operazioni
• Non passare mai ad un regola successiva senza che tutti abbiamo capito quella precedente
AUTORITÀ Aiutato dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (solo per lefunzioni
CENTRALI consultive)
Dirigono le diverse aree di competenza del ministero 3 ispettori generali: 1 per studi
superiori; 1 per studi secondari classici; 1 per studi tecnici, primari e scuole normali
La scuola elementare
Lo stato delega ai Comuni la gestione delle scuole elementari (il comune è tenuto a trovare il
locale dove collocare la scuola elementare, dotare le classi di ciò che serviva e pagare gli
insegnanti).
Distinta in scuola maschile e scuola femminile (maestri/maestre)
Articolata in:
grado inferiore (primo biennio)
- obbligatorio in ogni comune
- insegnamenti: religione, lettura, scrittura, lingua italiana, aritmetica
grado superiore (secondo biennio)
- nei comuni con più di 4000 abitanti (3000 al sud) o dove ci siano scuole di grado successivo per
consentire agli studenti di proseguire
- insegnamenti: come primo biennio + regole della composizione, calligrafia (capacità di scrivere in
modo leggibile), geografia, storia, elementi scienze e fisica applicabili alla vita quotidiana (leggi che
preseguono queste regole) + geometria e disegno (maschi) e lavori donneschi (femmine, cucito..)
MA la legge, comunque, mostra maggior attenzione per l’istruzione primaria, intesa anche come
strumento per la formazione del cittadino. Vuol passare l’idea che il cittadino deve avere una
formazione di base. Gli storici vedono un legame stresso con la:
LEGGE SUL SUFFRAGIO DEL 1882: allarga il suffraggio, prevede il diritto di voto ai maschi di 21 anni
(e non più 25) che avessero superato l’esame conclusivo del corso inferiore o pagassero
un’imposta diretta di almeno 19,80 lire (votanti da 2,2% a 6,9% della popolazione italiana)
La legge Coppino aggiunge una nuova materia ma non cancella l’obbligo dell’insegnamento
religioso che la Casati aveva prescritto? Oppure la legge Casati è considerata abrogata in questo e
quindi l’insegnamento religioso non è più obbligatorio ed è sostituito dall’educazione civica?
ARISTIDE GABELLI
Famoso perché scrisse i programmi per la scuola elementare del 1888, dopo la promulgazione
della legge Coppino del 1877 si rese necessaria una revisione dei programmi.
Fu uno dei più importanti pedagogisti, uno dei massimi esponenti del POSITIVISMO PEDAGOGICO
italiano insieme a:
-Roberto Ardigò (1828-1920) tentò di dare un quadro fondativo alla pedagogia italiana, teorico del
pedagogismo italiano cioè colui che nelle sue opere cercò di porre le basi fondative della
riflessione pedagogica di stampo positivo, a lui si deve il concetto di abitudine
-Fausto Saverio De Dominicis (1846-1930) compilò numerosi manuali ad uso delle scuole per
insegnanti
Gabelli, insegnante e poi provveditore agli studi (MAI MINISTRO: errore Gecchele p. 312),
collaborò con diversi ministri della sinistra storica, si dedicò soprattutto alla questione del
METODO.
Opera principale:
Il metodo d’insegnamento nelle scuole elementari d’Italia (1888):
La tesi fondamentale che Gabelli sostiene in questa opera è la coincidenza tra il
Metodo della vita e il Metodo della scuola:
L’apprendimento scolastico deve avvicinarsi all’apprendimento che ogni uomo ha della sua
esperienza di vita. La scuola deve avere un metodo esperienziale, cioè dev’essere:
Pratico, cioè declinato nel concreto
Intuitivo, che si basi sull’intuizione, che si sviluppa e cerca di farla emergere
Induttivo, parte dall’esperienza per arrivare alle tesi generali, metodo della scienza
sperimentale, io ricavo una legge generale dall’esperienza (osservazione)
Attivo
Hanno lo scopo di formare lo “strumento testa” (“teste chiare”), cioè teste che sappiano
ragionare. (scopo scuola elementare)
DIDATTICA LABORATORIALE [?] E PEDAGOGIA DELLA VOLONTÀ CHE PREPARA ALLA PROVE
DELLA VITA
Didattica laboratoriale è un metodo un po’ forte per Gabelli, più specifico dell’attivismo. In quale
modo Gabelli anticipa quest’istanza.
«La scuola dev’essere un continuo esercizio di osservare, di esaminare, di parlare, di scrivere, di
computare a memoria, di misurare, di disegnare nel quale l’alunno, in luogo di rimanere passivo e
indifferente sotto ad un addottrinamento che annoiandolo non gli penetra mai nel fondo
dell’anima, faccia sempre qualcosa da sé, si affronti colle difficoltà, affini il suo spirito
industriandosi (impegnandosi) di superarle, fortifichi il suo volere lottando con esse, s’attenti,
s’industri, s’agguerrisca a quella stessa battaglia che lo aspetta poi nella vita»
Affrontare un problema è qualcosa che mi serve, oltre che per formare lo “strumento testa”, per
prepararti ad affrontare le difficoltà o i problemi che ci sono nella vita. Se io mi abituo ad un
metodo di lavoro di un certo tipo, lo applicherò anche nella mia esperienza di vita.
Sono una novità perché al primo posto c’è il corpo, il movimento. Nella scuola come era concepita,
al primo posto c’era l’educazione intellettuale. Si sente l’influsso del movimento igienista, è un
movimento fatto da medici igienisti che cominciarono a fare una battaglia a favore dell’igiene,
igiene non significa solo pulizia ma più in generale cura del corpo.
• La scuola deve sì fornire cognizioni (conoscenze), ma deve mirare soprattutto a coltivare delle
«abitudini che il pensiero acquista nel modo in cui [esse] vengono somministrate» In base al
metodo con cui il maestro insegna, lo studente acquisirà un metodo di apprendimento che è
importante tanto quanto i contenuti che apprende. (METODO)
• «La scuola non deve sviare dalla vita con un formalismo ambizioso» Non può essere una scuola
in cui il maestro formalizza la conoscenza staccandola dalla vita. (NO NOZIONISMO)
• «Il maestro deve evitare di abbreviare la strada ai suoi alunni, somministrando loro l’idea
generale: ... deve avvezzare gli alunni a osservare le cose in mezzo alle quali vivono... la forma
degli oggetti, il loro colore, la loro genesi, l’uso a cui servono» (se possibile, deve ricorrere alla
«collezione di oggetti», ma può supplire colla sua diligenza e il suo ingegno» (OSSERVAZIONE)
Istruzioni speciali collegate alle singole discipline, indicazioni operative per insegnanti in modo
tale che sapessero come interpretare i programmi (influsso di Gabelli) – alcuni esempi
• Lingua italiana:
- Poca grammatica; meglio insegnarla «praticamente» cioè a partire dalla lingua utilizzata
- Importanza della comprensione del testo, insegnare a comprendere il testo
- Scegliere i temi sulla base di ciò che gli alunni conoscono, temi che partissero dall’esperienza di
vita (es: il mio passatempo preferito)
• Geografia (dalla classe III):
- Comprendere ed usare una carta geografica a partire da esercizi pratici. Non nozionistica
• Storia (dalla classe III):
- Partire da semplici racconti, utilizzare una reazione storica per aneddoti (storielle con riferimento
storico); riferimenti all’attualità (osservare l’ambiente in cui il bambino vive e da lì partire per
comprendere la storia, ad esempio partire dai monumenti locali). Nonostante l’attenzione al rigore
storico, la storia è insegnata come un profondo tabulato etico, cioè la storia è una disciplina che
concorre all’educazione morale, dalla storia traggo degli esempi di vita, dei valori (sacrificio, patria,
famiglia) : la finalità principalmente etica della Storia: dovere/amor patrio.
• Aritmetica e geometria:
- Partire da oggetti e usare casi particolari (che partono dalla vita reale)
• Nozioni dei diritti e doveri dell’uomo e del cittadino:
- Abituare a compiere il proprio dovere; far comprendere i benefici della convivenza civile. Non è
una trasmissione di contenuti quanto piuttosto una disciplina che ha un forte valore morale, cioè il
cittadino prima ancora di conoscere i contenuti dell’educazione civica deve sviluppare un
comportamento adeguato al suo ruolo di cittadino.
Programmi (meno diretto l’influsso di Gabelli, scritti da lui con qualche funzionario ministeriale )
sezione del documento in cui sono elencati i contenuti.
• Si rilevano alcune contraddizioni rispetto alle Istruzioni:
- storia: oltre a finalità morale, ripresa dalla Storia sacra (molto spazio), c’è poco
spazio alla Storia antica; c’è la lettura della storia d’Italia in chiave risorgimentale =
storia d’Italia vista come una evoluzione, il cui apice è il risorgimento. Ci sono tappe
che lo introducono: la storia di Roma (caput mundi), i Comuni (nel Medioevo,
espressione dell’autonomia italiana rispetto all’impero tedesco), decadenza del
dominio spagnolo(600), grande opera dei Savoia (Unità d’Italia).
- aritmetica: già a sette anni si devono conoscere le 4 operazioni, questo obiettivo
contrasta con un aritmetica che parte dall’esperienza (es. tabelline insegnate a
memoria).
Quando nasce l’idea dell’istruzione di massa, la scuola viene pensata come un contesto di
organizzazione scientifica del lavoro. Fortismo: poter programmare in modo scientifico i tempi e i
modi di produzione (embela:catena di montaggio). Questa logica è applicata alla scuola, devo
riuscire ad ottenere un risultato entro un tempo prestabilito. E’ una logica che ha molte ombre dal
punto di vista pedagogico.
Svolta conservatrice/autoritaria dei governi della Sinistra storica (ETÀ CRISPINA Al governo c’è
Crispi che governa quasi interrottamente dal 1877-1896) L’Italia vive una situazione di crisi
piuttosto evidente, c’è una crisi economica che frena lo sviluppo industriale che era iniziato, crea
malcontento sociale e disoccupazione, inizia ad essere molto forte la conflittualità sociale, cioè ci
sono conflitti, sommosse o rivolte popolari (1891-1894: Fasci siciliani, movimenti di protesta in cui
i lavoratori protestano per migliorare le condizioni disumane in cui vivevano e di lavoro).
Nel 1892 nasce il Partito Socialista Italiano (a Genova): il primo partito dei lavoratori che si
propone come obiettivo difendere l’interesse dei lavoratori e rappresentarli politicamente. Questa
conflittualità sociale molto forte sfocerà a fine secolo: nel 98 i moti del pane che vengono repressi
da Papa Beccaris, capo dell’esercito, spara sulla folla per sedare la rivolta. Questa tensione sociale
si conclude con l’omicidio del re d’Italia Umberto I da parte di un anarchico, Gaetano Bresci
(1900). Le masse cominciano a farsi sentire (popolo organizzato che chiede di essere ascoltato,
rappresentato.
Iniziano a svilupparsi nuove ideologie. Conferenza Berlino (1884): spartizione dell’Africa.
Patriottismo: amor di patria. Nazionalismo: amor di patria che porta ad esaltarla tanto da far di
tutto per renderla superiore alle altre, ciò comporta la guerra (legato al militarismo: idea che per
affermare la patria posso ricorrere allo strumento bellico o coloniale). Imperialismo: alcune nazioni
formano un impero. L’Italia in questa fase avvia la sua politica coloniale.
Con Crispi si ha una discontinuità nella politica della Sinistra Storica. Con Crispi si ha una svolta
conservatrice, autoritaria cioè oltre all’imperialismo (politica estera aggressiva), la svolta
autoritaria è nella politica interna. Le masse devono essere represse: repressione del dissenso.
Progetto politico reazionario alternativo al solidarismo e all’interclassismo.
SCUOLA come strumento di DISCIPLINAMENTO del popolo e UNIFORMAZIONE CULTURALE e
ideologica delle MASSE.
I CAPISALDI DEI PROGRAMMI DEL 1894, che vanno a sostituire i programmi di Gabelli:
• Leggere, scrivere e far di conto
• Bambino è visto come un futuro «galantuomo operoso» (galantuomo: uomo con dei valori)
• Far acquisire «abitudini di operosità, di ordine, di previdenza (risparmio)»
• Esaltazione della disciplina (il maestro deve correggere)
• Forte sentimento nazionale (centralità della Storia risorgimentale)
Questo contesto politico ha degli effetti sulla scuola, che non può più essere la scuola come l’aveva
pensata Casati. C’è un esigenza diffusa di riformare il sistema scolastico (inadeguatezza
dell’ordinamento casatiano rispetto alle nuove condizioni socio-economiche dell’Italia).
Ci sono pressioni soprattutto dalle organizzazioni degli insegnanti:
Unione Magistrale Nazionale (1901)
Federazione Nazionali Insegnanti Scuola Media (1902)
Abbiamo due obiettivi: diminuire il tasso di alfabetizzazione + inserimento ordinato delle masse
nello Stato
Collegata alla riforma elettorale del 1912 con la legge sul Suffragio universale maschile: diritto di
voto: ai maschi di 21 anni (leggere, scrivere e servizio militare); a tutti i maschi di 30 anni – 23%
della popolazione. La nazione genera i suoi figli nella scuola nazionale e nell’esercito.
Porta a compimento un processo iniziato con Casati, potenziato con Coppino e compiuto con la
legge Orlando (innalzamento dell’obbligo e garantisce di assolverlo)
• Patto Gentiloni (1912): patto tra Gentiloni e Giolitti, per cui alcuni cattolici vengono deputati
nelle file dei giolittiani (nelle elezioni) purché non si varassero leggi contrarie all’insegnamento
della Chiesa.
In Italia viene raccolta dal NEOIDEALISMO (è una reazione al positivismo, una critica forte al
positivismo già in crisi, si chiama neoidealismo perché è una ripresa dell’idealismo hegeliano). Ci
sono due figure fondamentali:
Benedetto Croce (soprattutto nella critica letteraria ed estetica)
Giovanni Gentile (filosofia e pedagogia)
Ripresa della tradizione idealistica napoletana di metà Ottocento.
Insoddisfazione per gli esiti del processo risorgimentale: ripresa dello spirito nazionale.
GIOVANNI GENTILE
Cenni biografici
• Nasce a Castelvetrano (Trapani) nel 1875
• Studia filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa (allievo di Donato Jaja, esponente
della scuola neoidealistica partenopea)
– Incontro e inizio della collaborazione culturale con Benedetto Croce
• Professore liceale e poi docente universitario (a Palermo, Pisa e Roma)
• Aderisce al fascismo e diviene ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Mussolini
(1922 -1924) – Varò la Riforma scolastica (1923)
• Nel 1925 scrive il Manifesto degli intellettuali fascisti: rottura con Croce (non aderì al fascismo)
• Nel 1925 fonda, con Giovanni Treccani, l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e promuove la nascita
dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista
• È contrario alle leggi razziali del 1938
• Nel 1943 aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e diviene presidente dell’Accademia d’Italia
• Il 15 aprile 1944 viene ucciso a Firenze da un gruppo partigiano di ispirazione comunista
d) Molteplicità del sapere vs unità del sapere: centralità della filosofia. Molteplicità del
sapere significa un sapere specializzato in tante discipline, unità del sapere invece
Nella filosofia si inverano e si unificano tutte le esperienze culturali, da quelle scientifiche a
quelle estetiche, da quelle umanistico-letterarie a quelle religiose. PRIMATO DELLA FILOSOFIA
4. La didattica come teoria della scuola, nell’indagine di Gentile si possono distinguere una parte:
• Critica: contro la didattica empirica (metodologia che egli chiamava: pedotecnica, cioè tecnica
per i bambini). Ci sono tecniche didattiche che non servono a nulla.
• Positiva: La didattica non è una tecnica, ma è teoria della cultura basata sull’unità del sapere: la
scuola deve suscitare il sapere più che trasmetterlo.
«DIDATTICA DELLE FORME DELLO SPIRITO»:
- soggettività (arte): esperienza del sentimento attraverso cui l’uomo scopre la ricchezza delle sue
energie
- oggettività (religione): esperienza dell’altro da me (divinità)
- unità (filosofia): sintesi nella riflessione speculativa
FORMAZIONE DELL’INSEGNANTE = FORMAZIONE DELL’UOMO
Sapere («Chi sa sa insegnare») Non servono metodologia, psicologia,
sociologia, tirocinio
Coscienza e coerenza etica (moralità)
Opere principali:
• Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale (1913)
• L’ideale educativo e la scuola nazionale. Lezioni di pedagogia generale (1915)
• Educazione e diseducazione (1923)
• Saggi di critica didattica (1927)
Maestro e scolaro
Fedeltà, ma anche approfondimento critico dell’attualismo gentiliano: confronto della teoria
pedagogica con la realtà della vita scolastica
Pur partendo dalla pedagogia filosofica di Gentile, approfondisce alcuni aspetti, rimane una fedeltà
innovativa al magistero di Gentile perché nella riflessione di Lombardo Radice è molto più
presente un attenzione alla realtà della vita scolastica. Radice cerca di tradurre la proposta di
Gentile, in una proposta più vicina all’educazione nel suo farsi concreto.
• L’identità maestro-scolaro non è data interamente e definitivamente: il problema educativo
consiste nella possibile estraneità degli individui. Al di fuori dell’atto educativo, maestro e scolaro
sono estranei, sono una dualità, cioè separati.
«[si può verificare] un oscuro tormento a cagione dell’estraneità dell’educatore al suo
[dell’educando] mondo»
• Se la dualità può generare estraneità, è necessario superarla, ma nella misura del lecito e del
possibile.
«Dalla diversità (dualità) di maestro e alunno comincia ogni particolare atto educativo; ma non c’è
atto educativo sia pur minimo, dentro il quale quella diversità si mantenga. Educare o essere
educato non è restar diversi, ma unificarsi o immedesimarsi per quel tanto che l’atto educativo
significa» Nell’atto educativo si supera la dualità.
• L’identificazione maestro-scolaro avviene nella dimensione del «comprendere» cioè
l’identificazione, la fusione tra maestro e scolaro è possibile nell’atto del comprendere.
«Se insegno come maestro o imparo come scolaro una qualsiasi verità, nel momento che faccio
capire o, rispettivamente, comincio a capire, nell’ambito di quella verità il mio spirito si identifica
coll’altro, che era diversa e magari opposto al mio; pensiamo lo stesso, ci facciamo uno» Nel
momento in cui io mi sforzo di farmi capire come maestro e l’alunno si sforza di capire, cioè il
maestro comprende il bisogno dell’alunno e l’alunno cerca di andare incontro al maestro, allora
avviene la fusione.
• Il rapporto educativo è reciprocità di due persone che riconoscono la necessità di uno sforzo di
Avvicinamento: «Per questa unificazione è necessario che io, maestro, senta con chiarezza la
difficoltà in cui si trova lo spirito dello scolaro (e mi metta a dir così –nei suoi panni e la elimini,
come se fosse mia); come è necessario che io, alunno, senta la lotta del maestro contro il mio
errore, e la vada trasformando in mia: quel che faccio col manifestare le mie esitazioni, chiedere
schiarimenti, muovere obiezioni, domandare che mi spieghi la stessa cosa in altro modo»
E’ lo sforzo sia del maestro che dell’alunno che permette l’incontro, lo sforzo del maestro è di
avvicinarsi all’alunno cogliendo i suoi bisogni e l’alunno deve avvicinarsi allo sforzo del maestro per
capire.
La scuola serena
L’idea è di avvicinare la scuola alle esperienze infantili, la scuola serena è quella che il più vicino
possibili alle esperienze infantili:
• E’ la comunità scolastica fondata sul rispetto della spontaneità dell’alunno e della sincerità delle
sue espressioni, attenta alla soggettività dell’alunno.
• Scoperta e costruzione autonoma del sapere da parte degli allievi. L’alunno è visto come colui
che spontaneamente partecipa alla vita scolastica, si esprime e quindi scopre il sapere.
• Rifiuto di insegnamenti di tipo mnemonico o nozionistico/intellettualitisco
• Valorizzare le forme espressive dei fanciulli:
- canto
- disegno
- poesia
- folklore / dialetti, i bambini provengono da un mondo in cui la lingua che loro sentono e
utilizzano è quasi sempre il dialetto, il dialetto come espressione del folklore, cioè delle attitudini
di vita delle persone e delle società rurali, non chiudere a ciò che il bambino porta di suo a scuola.
- sentimento religioso
Attinge ad una nuova visione dell’infanzia = Il BAMBINO è visto come un essere INTUITIVO E
FANTASIOSO, cioè le facoltà più spiccate nel bambino sono l’intuizione e la fantasia.
(Puerocentrismo di stampo attivistico molto spiccato) Questa visione del bambino NON si basa su
basi empirico-sperimentali (come la Montessori) o psicologiche MA di tipo romantico-poetico.
• Critica severa a Montessori, Radice non la apprezza per la sua forte carica scientifica-
sperimentale.
• Apprezzamento verso le sorelle Agazzi (la loro è la vera «scuola materna italiana») e verso
altre insegnanti (Maria Boschetti Alberti, Giuseppina Pizzigoni). Radice fu colui che garantì
successo al metodo agazziano.