Per Platone l'anima è l'elemento sostanziale dell'essere umano e solo temporaneamente essa è unita al corpo materiale col quale forma l'uomo, ma questa è appunto una condizione temporanea e imperfetta della anima. L'anima possiede tutte le caratteristiche proprie delle idee: Immateriale Incorporea Incorruttibile Immortale Appartiene al mondo delle Idee --> è divina Essa in particolare è preesistente rispetto al corpo motivo per cui noucro corporeo assume e questo par che muova sé per se stesso, mentre è la potenza di lei che lo muove. i conosciamo le cose, e cioè la nostra anima avendo fatto parte del mondo delle idee le ha conosciute, ma una volta unita al corpo può solo anelare e provare a rimembrare le idee conosciute precedentemente.
" «L'anima che ha perduto le ali viene portata giù, finché si attacca a qualcosa di solido. Quivi prende dimora; quivi un terreno involucro corporeo assume e questo par che muova sé per se stesso, mentre è la potenza di lei che lo muove. Il tutto fu chiamato vivente animale (zoon), e questo tutto, anima e corpo (psyché kai soma) insieme compaginati, ebbe nome appunto di mortale»." (platone, fedro 246 e.)
Il l'unione del corpo (soma) + anima (psyche) viene detto "animale vivente" cioè "zoon". Il corpo porta l'anima a corrompersi portandola ai vizi e passioni. È da sottolineare come per Platone anima e corpo siano due cose che non hanno assolutamente nulla in comune e che quindi non si possono "unificare" o paragonare in qualche modo ma ovviamente questa concezione è sempre stata denigrata dai suoi contemporanei, motivo per cui Platone deve prima affrontare la problematica di questa equiparazione dimostrando che l'anima è nettamente superiore al corpo, basti pensare alla sola immortalità, che per molti non esiste.
IMMORTALITÀ dell'ANIMA Tesi in cui ritroviamo discorsi sull'anima: Gorgia, Fedro, Convito, Fedone, Repubblica e Leggi.
GORGIA:
L'uomo - afferma Platone - non è solo corpo, ma corpo e anima; il "vero uomo" non è il corpo bensì l'anima; per conseguenza, la "vera vita" è la vita che si vive non nella dimensione del corpo, ma in quella dell'anima. Vivere per il corpo significa vivere per ciò che è destinato a morire; vivere per l'anima significa invece vivere per ciò che è destinato ad essere sempre. Se il giusto soffre in questa vita, vittima della prepotenza e dei soprusi degli ingiusti e dei violenti, soffre nel corpo e può, al limite, perdere il corpo; ma salva l'anima e la salva per l'eternità.
"L'uomo, inoltre, abbiamo ormai concluso, deve rivolgere ogni cura e ogni studio, non a sembrar d'essere buono ma a esserlo veramente; buono come privato cittadino, buono anche come uomo politico. Se poi, ammetti il caso, si commette qualche errore, si deve accettare la pena; questo infatti è il secondo bene nella vita (il primo naturalmente è il pieno possesso di giustizia)" ⇒ PLATONE, Gorgia 492 ss.
Come rispondere alla preesistenza dell'anima secondo la volontà di Dio? (Cioè se noi diciamo che Dio ci ha pensati ed eravamo appunto nei suoi pensieri allora come spiegare l'unione di materia e forma? Se entrambe esistono contemporaneamente al crearsi dell'una e dell'altra
FEDRO: Nel fedro Platone mette in campo l'immortalità dell'anima in quanto motore proprio cioè capace di muoversi da sé e non è mossa da altro, e come ogni cosa che si muove da sola deve essere necessariamente immortale, allora anche l'anima è immortale. Inoltre l'anima è ingenerata:
"In realtà qualsiasi corpo, cui dal di fuori proviene il movimento, è privo di anima. Ciò che per interiore energia, da se stesso ha movimento, è invece animato. E tale appunto la natura dell'anima. E se soltanto anima è ciò che da se stesso è mosso, ne viene, conseguenza ineluttabile, che senza rapporto d'origine dovuto a generazione e immortale è I'anima. ⇒ Fedro 245
Quindi chi si muove possiede un anima (essere animato, appunto) e questa anima deve essere immortale e ingenerata.
CONVITO: Sottolinea il legame tra bellezza e immortalità. La bellezza è legata all'eros: la Bellezza è la calamita che attrae l'Eros il quale a sua volta cerca di impadronirsi della bellezza generando opere immortali. In questo caso l'immortalità è concepita come perpetruatrice della vita cioè come ri-generazione dopo la morte. In particolare nel Fedro si elogia la Bellezza come il puro e ultimo fine e mèta a cui ogni uomo ambisce e che solo tramite l'esercizio corretto della virtù può raggiungere efficacemente; una volta raggiunta la visione e la contemplazione vera e piena della Bellezza senza più le distorsioni e i filtri della materia del corpo e del mondo diventa quindi egli stesso immortale poiché partecipe della Bellezza stessa.
FEDONE: Riprende 3 difese puntuali portate avanti da Platone: Prova basata sulla reminiscenza --> dimostra solo che l'anima ha avuto una "vita" precedente per cui conosce le idee, ma non ne dimostra la sua immortalità Prova basata sull' affinità dell'anima con !e Idee Prova basata sul contrari (queste 3 prove non sono spiegate nel libro)
REPUBBLICA: Qui la prova dell'immortalità è basata sul male. Platone afferma che ogni cosa ha il suo bene proprio e specifico (che giova e fa vivere) così come ha il suo male proprio e specifico (che distrugge e fa perire). Ogni cosa può essere distrutta solo dal proprio male e non da quello esterno proprio di altre cose. Il male dell'anima è il vizio il quale anche se portato al suo estremo comunque non può distruggere completamente e definitivamente l'anima che piuttosto continua a esistere sebbene malvagissima. Non essendo "distruggibile" dai mali esterni delle altre cose allora si può concludere che l'anima è indistruttibile. E se è indistruttibile allora non potrà neanche morire. Perciò una cosa che non perisce di alcun male né proprio né estraneo, è evidente essere necessario che quella cosa sia sempre; e se è sempre, è immortale.
LEGGI: Nelle Leggi pone in campo una critica forte contro i naturalisti in particolare sull'aspetto della precedenza tra copro e anima quindi quale dei due sia originato per primo e quale governa l'altro. Questo perché i naturalisti facendo provenire tutto il reale da uno degli elementi (acqua aria terra e fuoco) davano priorità e precedenza al corpo piuttosto che all'anima. Egli affronta nuovamente il tema dell'immortalità in quanto origine del movimento e qui però compie un'accurata rassegna dei vari generi di movimento e, alla fine, li riduce a due: il movimento che non ha la sua ragion d'essere nell' ente che lo esercita = poiché questi lo riceve da altri; il movimento che è prodotto direttamente e originariamente dall' ente stesso che lo possiede.
Il secondo tipo di movimento è proprio del vivente ed è, per definizione, proprietà essenziale dell' anima. Così Platone può concludere categoricamente: «Ormai è dimostrato che l'anima è fontale origine e moto primievo di quanto esiste, di quanto fu, di quanto sarà( ... ). Allora, esattamente e opportunamente, con piena verità e con ragione consumante, abbiamo detto che l'anima è sorta prima del corpo; invece il corpo in momento successivo. Diremo pure che l'anima è signora; l'altro, invece, è sottoposto per naturale ragione»."
ETICA E METAFISICA DELL'ANIMA => SPERANZA L'anima per Platone ha una bivalenza e cioè vale sia come elemento metafisico fondante della vita degli esseri viventi ma è anche il fine morale della vita stessa e cioè l'obiettivo a cui ogni uomo è portato a portare a termine. Per Platone il conseguimento della virtù non è appunto la mera "natura" dell'anima ma ne è anche il suo bene e la sua speranza. La SPERANZA è un elemento fondamentale per l'uomo anche se Platone non lo postula esplicitamente ma lo cita innumerevoli volte.
Il vivere una vita secondo virtù per un uomo lo porta a superare la mortalità del mondo e del corpo facendolo vivere come già un abitante dell' Iperuranio, ciò lo porta a condurre una vita secondo virtù e valori perenni ( Sapienza, prudenza, giustizia, ecc) piuttosto che vivere seguendo cose transitori e corruttibili proprie del mondo materiale. E per seguire questi valore l'uomo giusto e santo è disposto a dare la vita in quanto crede fermamente e scommette tutto sulla vita oltre quella presente. La speranza è la disposizione fondamentale di chi sa che questa vita è soltanto di passaggio e gioca tutte le sue carte sulla vita futura.
Ma la speranza di Platone non è basata su una fede cieca nell'immortalità dell'anima, non è un credo quia absurdum. Non si aggrappa a una speranza infondata e stolta. Così egli esamina accuratamente, in tutti i suoi aspetti, l'essere dell'uomo, per scoprire la sua verità. Ciò gli consente di cogliere la preminenza irriducibile dell' anima rispetto al corpo e la sua evidente appartenenza a un altro mondo.
MITI ESCATOLOGICI Vengono usati da Platone come i mangimi semi-metaforiche/allegoriche in quanto lui stesso afferma che la ragione umana in quanto limitata dalla realtà materiale può arrivare a conoscere fino a un certo quelle che sono le realtà trascendentali come Dio e l'iperuranio, ai quali si può giungere con dimostrazioni anche abbastanza "semplici" ma poi descrivere Dio in sé e l'iperuranio è un compito alquanto arduo se non impossibile nelle attuali condizioni, anche di sproporzione tra l'uomo e le sue capacità e Dio stesso che è come il Sole che non si può guardare direttamente perché accecante, allora bisogna usare altri metodi per descriverlo. Fermo restando che le descrizioni che dà Platone, come lui stesso afferma, non vanno considerate come vere e certe ma più orientative.
ANIMA = UNA O TRINA?
C'è un problema nella descrizione che Platone dà dell'anima e deriva dalla sua descrizione divergente e contraddittoria in quanto descrive l'anima in 3 modi diversi, probabilmente non sono da assumersi come descrizioni "assolute" ma come adeguazioni dell'anima in Base al punto di vista che si analizza in quel momento. Quindi vediamo alcuni modi di descrivere l'anima e nel loro contesto Psicologica nel Fedro descrive l'anima con tre facoltà, e le descrive riferendosi a un carro alato Intellettiva (ragione) ed è l'auriga Irascibile è il cavallo mansueto Concupiscibile è il cavallo irrefrenabile
Politica descritta nella Repubblica, in cui applica le facoltà dell'anima alla divisione delle classi sociale della polis, sempre è una sola anima ma con 3 facoltà/potenze Facoltà Raziocinante (ragione) è propria della classe dei Governanti (Filosofi) Facoltà Irrazionale (ira), è la facoltà che porta l'anima ad avere fame, sete e concepisce sempre nuovi desideri, è associata alla classe militare. E questo in realtà non è soggetto alla Concupiscenza ma invece deve correre in aiuto alla ragione quando nell'anima c'è dissidio. Facoltà Concupiscente (passionale) è amica della ricchezza e dei piaceri, attribuita ai Commercianti
Fisiologica, viene descritta nel Timeo dove distingue tra: Anima Immortale, creata dal Demiurgo e attornia quale viene annesso il corpo, è dello stesso genere delle idee (motivo per cui le conosce) e appartiene al mondo immateriale Anima mortale, proviene dalla materia ed è soggetta alla morte e corruzione come il corpo, in quanto proveniente da potenze (quindi non è un ente necessario/sussistente come quella immortale) La differenza che potrebbe trarre in inganno e cioè considerarle come 2 anime distinte e separate è invece che queste anime devono crescere in modo armonioso seguendo coerentemente quello che è il proprio movimento connaturale. Quando ciò non accade allora sorgono i conflitti e le discordie. Ma è chiaro per Platone che origine di tutta la vita nell'uomo è l'anima che è sostenuta dal Demiurgo come il filo del burattinaio sostiene la testa del burattino motivo per cui il burattino sta fisicamente in piedi (esempio creato da me, ma il senso è questo) (per Platone questa è la spiegazione per cui noi stiamo in posizione eretta, in quanto nella testa risiede l'anima immortale e la radice dell'anima sta nell'Iperuranio)
Inoltre, Platone afferma che l'armonia che deve intercorrere tra le due anime non è di parità, piuttosto va privilegiata l'anima immortale perché punta a virtù e premi impareggiabili ed eterni, rispetto all'anima mortale che proprio perché mortale e caduca può tendere e agire solo verso azioni e "virtù" mortali. Platone afferma che la crescita armoniosa non si deve fermare alla parte "spirituale" ma deve includere anche quella fisica del corpo, cioè la crescita deve avvenire sia per la mente con l'esercizio della virtù sia per il corpo che deve essere mantenuto in buona salute e rafforzato.
GRADI DELLA CONOSCENZA Ci sono 3 tipi di ente con relativa conoscibilità: Massimamente essere è massimamente conoscibile Non-essere è assolutamente inconoscibile Enti intermedi: sono intermedi tra l'essere e il non-essere ed è la realtà del sensibile, e si conosce con la doxa cioè l' opinione in quanto non è una reale conoscenza che oscilla tra scienza e ignoranza.
Per Platone esistono 4 modi di essere a cui corrispondono 4 modi di conoscere. (i termini greci sono il nome della corrispettiva forma di conoscenza che conosce quel tipo ente-realtà) MONDO SENSIBILE Cose reali: piante, animali, oggetti --> pistis Immagini del reale: ombre, immagine nello specchio, ecc.--> eikasia MONDO IDEALE Idee metafisiche --> noesis Entità Matematico-Geometriche --> dianoia
DOTTRINA DELLA REMINISCENZA Come già detto precedentemente per Platone non esiste la "conoscenza" come un passaggio dal non sapere al sapere tramite un atto conoscitivo, piuttosto è la reminiscenza ANAMNESI il "ricordare" un qualcosa di già conosciuto che va, appunto, fatto dai nostri ricordi e va cercato dentro di noi. Platone attraverso questa visione giustifica come si fa a fare un ragionamento matematico, oppure il perché dell'esistenza di una comparazione o di una certa attribuzione (Tizio è bello, ma non è la bellezza, quindi la bellezza è un qualcosa di più). Platone parte dalla visione orfica e pitagorica dell'anima, e cioè della """reincarnazione""" dell'anima in più corpo: L'anima nasce in un corpo e conosce Il corpo muore ma l'anima no, la quale va in un altro corpo In questo nuovo corpo conosce altre cose ancora Così all'infinito si avrà un anima che ha conosciuto tutte le cose. In questo modo l'anima deve solo cercare in sé stessa e ricordare le cose ed anche delle Idee (l'anima quando muore va nell'Ade) Il fatto poi che l'anima abbia conosciuto tutto, avvalora anche la sua visione dell'anima immortale e perenne, cioè l'anima che continuamente "muore" e rinasce. Per giustificare questa sua affermazione (cioè la reminiscenza) Platone nel suo testo dimostra come uno schiavo che non ha mai studiato o conosciuto la geometria, formule matematiche ecc. sia in grado di arrivare alla conclusione del Teorema di Pitagora praticamente "da solo", l'unico aiuto è il metodo maieutico, cioè fare domande alla persona in modo che arrivi da solo a una certa conclusione. Per Platone questa era la dimostrazione che lo schiavo avesse semplicemente ricordato questo teorema e non che l'abbia dovuto imparare o dedurre per la prima volta (il metodo maieutico non riguarda la capacità di conoscenza o il come si conosce ma si ferma al puro metodo strumentale utilizzato). Inoltre Platone tramite la reminiscenza giustifica e spiega perché in noi sono universalmente presenti delle idee di bene, bellezza, intelligenza, ecc. Cioè perché se diciamo "Tizio è bello" tutti siamo d'accordo sul dire che Tizio non corrisponde alla bellezza assoluta, ma che invece è una bellezza imperfetta. Questo perché avendo noi conosciuto la reale idea di bellezza (quindi la vera bellezza) riconosciamo che non corrisponde alla bellezza di Tizio e che quindi sia manchevole di qualcosa. Per ciò noi conosciamo tanto più che facciamo lo sforzo di ricercare dentro di noi le conoscenze, le reminiscenze, delle cose.
CONVERSIONE DELL'ANIMA = Mito della caverna Platone afferma il discorso della Conversione dell'anima e della ricerca della verità e cioè del Bene. Per farlo adotta il mito della caverna: Prigionieri legati a dei ceppi, che gli impediscono di girarsi e guardare attorno Vengono "proiettate" delle ombre sulla parete della grotta in cui stanno Per i prigionieri queste ombre diventano la realtà, il loro mondo Un prigioniero si libera ed esce Inizialmente è accecato dalla luce del giorno, piano piano si adatta la sua vista alla luce Inizia a distinguere progressivamente le sagome e gli oggetti che lo circondano Alla fine riesce ad adeguarsi alla vista diretta delle cose, fino ad arrivare alla visione diretta del Sole
Per Platone il mito della caverna descrive quello che è il percorso di ricerca e di raggiungimento della verità del filosofo cioè del Sapiente il quale non è colui che possiede la conoscenza (quello è Dio) e né è l'ignorante che cerca rifiuta lo sforzo di conversione e di ricerca autentica. Per Platone la conversione parte dal cambiamento profondo di considerazione su ciò che ci circonda ma essendo estremamente difficile c'è bisogno della mano del pedagogo. Il quale non ha il compito di istruire cioè di fornire nozioni da fare imparare, piuttosto ha il compito attraverso la maieutica di fare arrivare il discepolo alla verità. In pratica: Platone dice che il pedagogo non è colui che dà la visione a chi non vede, il cieco, ma invece è colui che fa girare lo sguardo di chi può guardare (ha la capacità di guardare) verso la direzione giusta che non è guardare il basso alla cose terrene ma alzarlo verso il Sole che rappresenta Dio stesso. Quindi l'obiettivo del Sapiente è contemplare faccia a faccia la Bellezza direttamente.
Ovviamente però questa visione è dolorosa perché richiede un cambiamento e una conversione profonda alla persona, il dolore !o paragona a quello di chi è abituato al buio che all'improvviso guarda direttamente la luce del sole e né rimane acciecato e dolorante. Invece la conversione è graduale e porta a una conoscenza sempre maggior e migliore delle realtà sensibili, poi a quelle spirituali proprie delle anime per arrivare alla verità assoluto. Questo sforzo di ricerca Platone lo paragona all'inseguimento dell'amore da parte dell'amante. In cui l'Eros che è l'amore più carnale è solo una minima parte dell'amore, anzi è il grado più basso e cioè l'amore fisico.
L'amore in questo caso non è un amore possessivo e dominatore ma deve essere fecondo e produttivo.
Risalendo quindi tutti i tuoi di amori: dal fisico si passa alle virtù (azioni giuste e belle, costumi virtuosi e buone abitudini), Poi si arriva alla bellezza della conoscenza (conoscere bene e il bene) fino al conoscenza per eccellenza: la Bellezza.
Il culmine di questa ricerca è la contemplazione diretta della Bellezza che diviene l'obiettivo finale per raggiungere il vero amore pieno e completo.
PRATICA DELLE VIRTÙ La conversione implica l'acquisto di abitudini morali, le quali rendono l'anima sempre più stabile nella sua adesione al Bene (Bello). In questa stabilità nel!' ordine al Bene sta la virtù (areté) La virtù, precisa Platone, è un ordine portato nell'anima analogo a quello che producono gli artefici, i quali fanno in modo che gli elementi sui quali operano, acquistino una data forma, adattando l'uno all'altro nella maniera più conveniente, fino ad ottenere un tutto ordinato e perfetto.
La virtù morale viene così definita come una particolare specie di ordine e di armonia dell'anima rispetto al Bene. Fare ordine nel disordine significa: portare unità nella molteplicità.
«E nel tempo in cui siamo in vita, come sembra, noi ci avvicineremo tanto più al sapere quanto meno avremo relazioni col corpo e comunione con esso, se non nella stretta misura in cui vi sia imprescindibile necessità, e non ci lasceremo contaminare dalla natura de] corpo, ma dal corpo ci manterremo puri, fino a quando Dio stesso non ci abbia sciolto da esso. E così liberati dalla stoltezza che ci viene dal corpo, come è verosimile, ci troveremo con esseri puri come noi e conosceremo nella purezza della nostra anima, tutto ciò che è puro; questa è forse la verità. Infatti a chi è impuro non è lecito accostarsi a ciò che è puro». Fedone 67b
La virtù che regola e mantiene nell'ordine l'anima razionale si chiama sapienza; quella che regola l'anima irascibile fortezza; quella che regola l'anima concupiscibile temperanza; quella infine che regola i rapporti tra le tre anime giustizia.
Questa liberazione e purificazione di fatto si realizza allorché l'anima, lasciati i sensi e tutta la sfera delle conoscenze sensitive, si impossessa del puro mondo intelligibile e spirituale, congiungendosi ad esso, come a ciò che le è congenere e connaturale.