Sei sulla pagina 1di 6

CAPITOLO 5: LO STUDIO DELLE COMPETENZE PERCETTIVE E CONGITIVE NELLA

PRIMA INFANZIA.

L’interesse per i processi e per le operazioni mentali nei b della prima infanzia hanno
spinto gli studiosi dello sv a spostare l’attenzione da cosa il bambino fa a come
programma quello che fa. Secondo Piaget il neonato è un essere puramente
biologico dotato di risposte riflesse, e usa l’azione come fonte privilegiata della
conoscenza. Con lo sv dell’approccio dell’elaborazione dell’info l’obiettivo è
diventato quello di indagare i processi di base che costituiscono il substrato di ogni
possibile azione. Quindi i comportamenti e le risposte prodotte dai b vengono
studiate per compiere delle inferenze sull’organizzazione del sistema cognitivo. Vi è
stata grazie a qst teoria una rivalutazione delle competenze percettive del b, poiché
con lo sv dell’HIP si capisce che l’attività percettiva svolge un ruolo più rilevante dal
pdv cognitivo rispetto all’azione nelle prime fasi dello sv quando il sistema motorio è
ancora immaturo mentre gli altri sistemi sensoriali possiedono già un livello di
maturità funzionale. Un secondo fattore che ha contribuito alla rivalutazione del
mondo mentale del b è rappresentato dai miglioramenti delle tecniche di ricerca. I b
sono soggetti sperimentali difficili sia per la loro variabilità degli stati neuro
comportamentali poiché non avendo controllo dei propri stati passano
frequentemente da uno stato all’altro, secondariamente hanno un ridotto
repertorio comportamentale da cui inferire le loro capacità, e inoltre le uniche
risposte registrabili sono quelle emesse spontaneamente. Due tecniche di ricerca
sperimentali per b così piccoli sono la tecnica della ricerca visiva e della fissazione
visiva. Per quanto riguarda la tecnica della ricerca visiva essa consiste nella
presentazione al b di due stimoli posti ai lati di un punto di fissazione e grazie alla
registrazione della direzione dello sguardo del b e del tempo in cui egli fissa ciascuno
stimolo è possibile inferire che se il b fissa per più tempo uno stim rispetto all’altro
vuol dire che egli ha codificato l’info di entrambi gli stimoli, li ha discriminati e ne ha
preferito uno; è necessario per far ciò che li abbia guardati entrambi. Tale tecnica di
prefe visiva consente quindi di studiare le preferenze visive manifestate
spontaneamente dal b. spontaneo non significa per forza innato ma che può essere
una preferenza dovuta sia a fattori ambientali che grazie all’esperienza. il limite di
tale tecnica consiste nel fatto che essa produce dati interpretabili solo se positivi, ma
cmq da questi dati non è possibile inferire a quali stimoli il b ha fatto attenzione.

Il limite della tecnica della prefe visiva può essere superato dalla tecnica
dell’abituazione o della familiarizzazione visiva il quale consiste nella misurazione
della durata del tempo di fissazione visiva del b tramite la misurazione del numero
degli orientamenti compiuti dal b in direzione degli stimoli presentanti e la durata
delle fissazioni verso ciascuno stimolo. Tale tecnica si compone di due fasi: la prima
fase è di familiarizzazione o abituazione nella quale uno stesso stimolo viene
presentato più volte al b, e una seconda fase detta di test in cui lo stimolo diventato
familiare viene ripresentato al b insieme ad uno stimolo nuovo diverso dall’altro.
Questa tecnica si basa sulla tendenza del b a preferire la novità e quindi a fissare più
a lungo lo stimolo nuovo. I dati possono esser immessi in una curva di abituazione
che descrive le variazioni nella durata della fissazione visiva di conseguenza alla
ripetuta rapp dello stimolo familiare. Secondo Sokolov il decremento dei tempi di
fissazione per lo stimolo familiare è la conseguenza della costruzione nel b di una
rapp mentale o traccia mnestica dello stimolo ripetutamente presentato, che viene
continuamente arricchita fino a raggiungere il criterio di abituazione il quale avviene
quando la durata della fissazione di uno stimolo familiare smetterà di crescere.
Quando il tempo ottenuto nelle ultime 3 fissazioni sarà la metà di quello ottenuto
nelle prime 3 allora di può dire che il b ha raggiunto il criterio di abituazione. Tale
criterio viene utilizzato per studiare le capacità del b non sono nella modalità visiva
ma anche in quella tattile e uditiva.

La tecnica dell’abituazione visiva è anche alla base del paradigma della violazione
dell’aspettativa che consente di studiare in b di età preverbale le abilità di tipo
rappresentativo. Tale tecnica sfrutta la tendenza del b a reagire con sorpresa agli
eventi impossibili ovvero quelli che violano le aspettative del b ovvero alle rapp
mentali che il b aveva costruito in base a quell’evento,i quali vengono fissati da esso
più a lungo rispetto a quelli possibili. Un contributo importante è stata l’introduzione
della misurazione dei movimento oculari dei b, fatta attraverso un’apparecchiatura
non invasiva chiamata EYE-TRACKER costituita da una telecamera a raggi infrarossi.
Grazie a questo meccanismo è possibile analizzare le modalità di esplorazione visiva
utilizzate dal b attraverso un tracciato di movimento oculari prodotti dai b durante la
presentazione di uno stimolo.

I risultati di ricerche che si sono basati sulle teorie di Piaget dimostrano che lo sv di
molti dei fenomeni studiati da piaget non è così lento coerente e organizzato in
stadi, ma che l’architettura funzionale della mente sin dalla nascita è più complessa.

Si è visto che durante la fase sensomotoria di Piaget la prima cosa che apprende il b
non è quella di apprendere tramite l’azione la realtà esterna, ma ancora prima viene
la capacità del b di integrare e coordinare le info provenienti dai diversi organi
sensoriali. Secondo Gibson e altri autori fin dai primi giorni di vita il b integra info
provenienti da diversi sensi. Un esempio è la capacità dei neonati ad effettuare la
localizzazione dei suoni secondo cui quindi un suono deve per forza esser legato ad
un ogg che lo ha prodotto, e cercano tale ogg o sogg attraverso la vista. Inoltre si è
dimostrato che i b di 1 mese sanno riconoscere un ogg grazie all’esperienza orale
avuto con esso (as es il ciuccio). Quindi possiamo dire che è riconosciuta l’abilità dei
b di una capacità di coordinazione intersensoriale ovvero di integrazione tra sensi
diversi. Quindi possiamo dire che fin dai primi mesi di vita il mondo percettivo dei b
è più stabile coerente e organizzato di quanto Piaget pensasse.

Questi paradigm come quella della prefe visiva o dell’abituazione non solo hanno
chiarito potenzialità e limiti dei b nei primi mesi di vita ma hanno anche permesso di
individuare alcuni proc fanno parte dell’architettura innata dell’attività congitiva
come l’apprendimento. Secondo il comportamentismo l’app è un processo innato
che consente l’acquisizione di comportamenti nuovi o la modifica di quelli già
esistenti. Le teorie cognitive considerano l’apprendiemtno associativo come il
risultato di proc cognitivi di acquisizione e rappresentazione, quindi il b riesce a
predire relazioni di tipo associativo tra stimoli che presentano regolarità con
l’ambiente. vi sono altri tipi di app attraverso cui il b si rappresenta la realtà che lo
circonda come l’app di regolarità statistiche o Statistical Learning che consente di
individuare e rappresentare regolarità all’interno di uno spazio temporale, quindi di
estrarre regolarità dall’ambiente attraverso l’app di relazione statistiche
(probabilità) tra due eventi che possono succedersi in sequenza. Ricerche basate
sullo studio dello statustical learning hanno fatto emergere anche la presenza di un
meccanismo di app dominio.generale efficace sia con stimoli uditivi che visivi
presente già in età molto precoci.

Un secondo tipo di apprendimento disponibile sin dalle prime fasi dello sv è


l’apprendimento di regole o Rule Learning, il quale consente di individuare delle
regole astratte a partire dalla costatazione di regolarità o spazio-temporali e di
generalizzare tali regolarità a sequenze nuove creando così delle leggi generali a
partire da regolarità particolari. Tale proc viene definito generalizzazione induttiva e
un es è l’ipercorrettismo nei verbi irregolari dei b, i quali generalizzano le regole dei
verbi regolari a tutti i verbi compresi quelli irregolari.
Un altro proc che fa parte dell’architettura innata dell’attività cognitiva è la capacità
di categorizzazione, ovvero la capacità di cogliere caratteristiche simili in stimoli
percettivamente diversi i quali possono essere raggruppati in categorie sia sulla base
di somiglianze percettive e quindi fisiche (categorizzazioni percettive) sia sulla base
di somiglianze funzionali (categorizzazioni concettuali). La categorizzazione è anche
alla base dell’apprendimento nel momento in cui affinché l’app sia possibile
l’organismo deve essere in grado di trattare diversi stimoli come equivalenti. Il fatto
che la cate sia considerata innata non significa che il sogg è già nato con categorie
già formate ma che egli possiede fin dalla nascita le capacità di individuare le
caratteristiche rilevanti di un ogg per poterlo categorizzare. Tale proc viene definito
quindi innato e continuo e quindi caratterizzato da uno sv graduale che avviene
attraverso un proc quantitativo e non qualitativo.

Turati, Simion e Zanon hanno confrontato le capacità dei b di 3-4 mesi con quella dei
neonati nel formare categorie percettive utlizzando figure semplici come quelle
geometriche. I risultati dimostrano che i neonati diversamente dai b di 3-4 mesi
sono in grado di formare unicamente delle categorie percettive globali che si
differenziano per caratteristiche macroscopiche. Inoltre a partire dai 3 mesi i b si
dimostrano capaci di categorizzare una grande varietà di stimoli visivi. Nonostante
questo rapido sv nelle capacità di categorizzazione sono verso i 7 mesi i b sono in
grado di applicare tale processo a oggetti complessi. Il carattere innato dei proc di
categorizzazione può essere inteso come uno dei principi elementari di
organizzazione dell’attività cognitiva di cui il sistema cognitivo di serve per estrarre
l’info dall’ambiente e per trasformarla.

La visione dominio-specifica dell’architettura della mente ha condotto gli studiosi ad


indagare le abilità che consentono ai b di interpretare stimoli diversi relativi ai
diversi domini della conoscenza. Numerose ricerche hanno dimostrato che nei primi
6 mesi di vita i b possiedono delle conoscenze percettive tali da consentire loro di
rappresentare gli ogg del mondo fisico come dotati di determinate proprietà
pertinenti che quindi non si modificano al variare delle condizioni ambientali. Ad es
è stata dimostrata la capacità di rappresentare ogg parzialmente occlusi come
continui già all’età di 4 mesi (completamento percettivo).

Un altro contributo fondamentale all’ampliamento delle ricerche riguardo al


funzionamento della cognizione in ambito infantile deriva dalle ricerche sulla
capacità di quantificazione e sulle abilità numeriche nei neonati e nei b al primo
anno di vita. Nella visione Piagetiana i b non sono in grado di rappresentare gli
aspetti quantitativi dell’ambiente prima dei 5-6 anni e quindi prima del periodo
operatorio concreto, invece i risultati delle ricerche hanno dimostrato che i b nei
primi mesi di vita non solo sono in grado di compiere discriminazioni tra diverse
quantità numeriche e non ma anche di compiere operazioni numeriche come
somma o sottrazione. Tale capacità di discriminazione numerica si fondano su
rappresentazioni davvero numeriche e che la capacità di generare tali
rappresentazioni sin dalla nascita. Izard e colleghi dimostrarono che il neonato già a
3 giorni di vita riusciva a riconoscere la corrispondenza numerica tra un insieme di
suoni e un insieme di oggetti. Inoltre al primo anno di vita sono capaci anche di
rappresentarsi le relazioni ordinali tra quantità numeriche (<o>) oltre che a quelle
cardinali. Tali abilità numeriche mostrate dai b in età preverbale sarebbero una
manifestazione del senso del numero che non è propria solo dell’uomo ma anche di
altre specie animali. Tali abilità costituiscono poi le basi per le abilità matematiche.

La cognizione sociale: uno degli aspetti della cognizione umana a cui gli psicologi
hanno dato molta attenzione è la cognizione sociale. Il dominio della cognizione
sociale comprende le conoscenze che i b possiedono relative alle proprietà degli
esseri sociali. Oggetti sociali = persone o cmq cose con volto e movimento.

Numerosi studi hanno rilevato che alla nascita i b mostrano una preferenza
spontanea per il volto umano, si è visto ciò semplicemente ponendo 3 quadrati neri
all’interno di una figura ovale e ciò è bastato a catturare l’attenzione del neonato.
Un altro esp molto importante è stato fatto sui b nei primi 9 minuti dalla nascita ai
quali veniva rappresentata la figura di un volto e successivamente quella del volto
capovolto e si vide che i b preferivano orientare lo sguardo in direzione della prima
figura. Tale preferenza è stata interpretata da molti studiosi come la manifestazione
dell’esistenza di un meccanismo innato sensibile ai volti. Johnson e Morton hanno
ipotizzato l’esistenza di un meccanismo specializzato per il riconoscimento del volto,
da loro chiamato CONSPEC il quale si trova a livello sottocorticale. Inoltre si è visto
come i neonati per quanto riguarda il riconoscimento di volti sono sensibili
soprattutto all’informazione veicolare degli occhi poiché si è vista la preferenza dei
neonati per volti con occhi aperti piuttosto che chiusi, e anche una preferenza per
volti con sguardi diretto piuttosto che altrove, quindi il contatto oculare nei neonati
è molto importante e dimostra una sensibilità innata per il contatto visivo. Inoltre si
è visto anche come alla nascita i b preferiscono un volto felice piuttosto che uno
triste o neutro. È probabile che questa preferenza dipenda dall’esperienza
accumulata dal b nei primi giorni di vita, in cui il b sviluppa anche una preferenza per
il volto della madre piuttosto che quello di una donna estranea anche ai primi 3
giorni di vita. Ciò potrebbe succedere poiché nei primi giorni dalla nascita il b è stato
abituato ad una lunga esposizione al volto della madre che quindi automaticamente
riconosce come familiare. Questi dati dimostrano che i neonati sono in grado di
codificare e rappresentare le caratteristiche che definiscono l’identità del volto.

Altri studi hanno visto che i b sono in grado di riconoscere un volto il quale erano
stati abituati a vederlo di faccia, anche di profilo, ciò dimostra che i neonati sono in
grado anche di riconoscere l’invarianza del volto anche se è girato. Un’altra abilità
importante per il dominio della cognizione social è il movimento biologico, si è visto
come i neonati non riconoscono un individuo solo grazie al volto ma anche dal
movimento che l’essere umano compie. Ciò si è dimostrato anche grazie al point
light animation in cui il mov dell’essere umano era rappresentato da una
configurazione dinamica delle luci, tale capacità è stata rilevata anche nei b si 5
mesi. Tali sensibilità fanno quindi presagire un preadattamento all’ambiente sociale
nei neonati. La presenza di queste complesse capacità nei primi giorni di vita dei
neonati fanno presagire che il sistema umano abbia ereditato non solo meccanismi
generali ma anche quelli specifici nonchè innate forme di conoscenza. In quest’ottica
le abilità mostrate dai b sono sottili predisposizioni innate che rendono il b sensibile
nei confronti di alcuni aspetti dell’ambiente e di alcuni stimoli.

Potrebbero piacerti anche