Sei sulla pagina 1di 5

CARAVAGGIO 

Caravaggio nasce nel 1571 (seconda metà del '500 – dopo il Concilio di Trento) a​ rte 
post-tridentina​, ha caratteristiche che preludono al linguaggio barocco (eccesso in architettura, 
decorazione) 

Il Barocco trionfante si afferma quando la Chiesa cattolica ha superato quella condizione di 
fragilità e di incertezza nel confronto con il Protestantesimo. 

Alla fine del Concilio di Trento (1545-1563) la Chiesa decide che posizione prendere in merito al 
Protestantesimo, si parla anche del ruolo delle immagini, perché i Protestanti rifiutavano 
completamente le immagini, perché vedevano in esse il pericolo di idolatria, cioè di adorazione 
dell'immagine stessa al posto della divinità. Per contrapposizione la chiesa cattolica ribadisce 
l'importanza delle immagini sacre all'interno delle chiese, stabilendo però dei p ​ rincipi generali​, 
a cui si devono ispirare i quadri religiosi all'interno delle chiese, dei monasteri e dei luoghi di 
culto. 

I principi si possono riassumere in tre parole 

● chiarezza espositiva; (immediatamente comprensibile) 


   
● rispetto dell'ortodossia   
   
● decoro 
 

Tre elementi che contribuiscono al superamento del manierismo, l'arte era diventata artificiosa, 
un po' intellettuale, complicata, difficile da capire, con libertà assolute.  

La prima vittima è il “Giudizio Universale” di Michelangelo, pieno di nudi, che vengono coperti 
da Daniele da Volterra con i famosi braghettoni, mutandoni lunghi fino alle ginocchia. 

La chiarezza espositiva spinge i pittori a cercare delle nuove strade, lontano dalle cose 
artificiose del manierismo, essi infatti t​ ornano a guardare il vero,​ guardando la realtà più 
diretta, più immediata, più umile, quasi la realtà di strada.  

Caravaggio nasce nel 1571 e si forma a Milano, dove è presente già una pittura improntata al 
naturalismo, l’influenza della pittura fiamminga (pittura che guarda dal vero, osservazione 
fenomenica della luce, la pittura ad olio, lo studio degli effetti speciali come: riflessi, 
trasparenze) studio della natura morta, lezione di Leonardo Da Vinci (il Cenacolo) da 
quest’opera prende i moti dell’animo, la gestualità, l’espressività dei sentimenti. Non abbiamo 
opere di Caravaggio della gioventù.  

Nei primi anni 90 si trasferisce a Roma, ha una vita molto tormentata, piena di alti e bassi, è un 
genio ribelle, maledetto. A Roma vive vicende alterne, di povertà, solitudine, poi riceve 
commissioni importanti, è però un uomo privo di freni, che vive senza regole , frequenta le 
osterie, vive di notte, frequenta le prostitute e queste sono le persone che mette nei suoi quadri.  
Nel 1606 in una rissa uccide un uomo ed è costretto a fuggire da Roma perché viene condannato 
a morte, in quel momento inizia il suo pellegrinaggio fino al 1610, quando morirà in Maremma, 
solo e abbandonato da tutti. Prima fugge a Napoli, poi in Sicilia, poi a Malta dove viene messo 
in prigione ma riesce a fuggire, gli ultimi anni della sua vita sono disperati finché non arriva in 
Toscana e si sta avvicinando allo Stato della Chiesa perché spera di ricevere la grazia, ma per 
ironia della sorte mentre si sta imbarcando per andare a Roma viene arrestato di nuovo per un 
caso di omonimi, in quel caso non cercavano lui, ma un altro che aveva lo stesso nome, quando 
venne rilasciato alcuni giorni dopo la nave su cui aveva caricato tutte le sue cose era già partita, 
la grazia nel frattempo era già stata concessa a Roma e lui muore di malaria nella spiaggia della 
Maremma.  

Nel 1600 inizia a dipingere delle opere dentro alle chiese, fino al 1606, poi le ultime opere sono 
quelle della disperazione. 

RAGAZZO MORSO DA UN RAMARRO​ (1593-1594) 

Caravaggio è poco più che ventenne, è appena arrivato a 


Roma e questi sono i soggetti che gli vengono richiesti, scene 
di vita quotidiana in cui si vede la formazione lombarda: la 
forte gestualità, lo scatto istantaneo compiuto dal ragazzo che 
si ritrova davanti a questa natura morta (frutta e fiori) e vede 
un ramarro che gli morde un dito, lui immediatamente si 
ritrae un po’ spaventato. La gestualità, l’espressività del volto, 
il contorcersi del corpo e la presa diretta così fortemente 
ravvicinata sono tutti elementi che richiamano Leonardo e i 
moti dell’animo. È già molto bella la resa delle luci e dei 
colori anche se ancora non c’è il fondo nero (arriverà qualche 
anno dopo) e soprattutto l’effetto della pittura fiamminga, la 
pittura ad olio dà l’effetto delle trasparenze in questa anfora 
con l’acqua trasparente e il riflesso della finestra sul vetro. 
La simbologia della natura morta: la rosa fiorita nei capelli 
richiama il vigore della giovinezza e la rosa sfiorita nel vaso di fiori ricorda la vecchiaia e la 
morte.  

LA CANESTRA DI FRUTTA​ (1597 circa) 

Unica natura morta isolata (cioè senza figura umana) 


realizzata da Caravaggio. I fiamminghi sono maestri 
nel dipingere la natura morta, sono i primi, ma 
Caravaggio aggiunge degli elementi in più, 
tipicamente classici, questa tradizione fa si che 
Caravaggio rappresenti delle nature morte cercando 
anche nella composizione complessiva quell'ordine 
tipico dell’arte classica/rinascimentale che i 
fiamminghi non hanno, in loro c’è sempre un 
carattere enciclopedico, un eccesso di particolari che 
porta ad una sorta di horror vacui. 
Caravaggio ha una visione sintetica, fortemente ravvicinata che dialoga con lo sfondo, la 
composizione è quasi quadrata, se si tracciano idealmente due diagonali si ottengono quattro 
triangoli, ma la natura morta ne occupa solo uno. Questo rapporto di 1:4 fra il soggetto in primo 
piano e lo sfondo dà una visione sintetica, percepisco un senso di ordine, di armonia, dato dalla 
composizione. Diversamente dagli altri dipinti di Caravaggio lo sfondo è chiaro, non crea, così 
una intensa atmosfera drammatica.    
La natura morta è appoggiata su un piano, probabilmente un tavolo, ma si coglie l’effetto 
prospettico della canestra appoggiata sul piano da questa leggera sporgenza in avanti che 
proietta un’ombra. Con pochissimi elementi Caravaggio è riuscito a costruire un’immagine 
straordinaria e di grande efficacia, se poi vado a guardare da vicino i frutti vedo che non sono 
perfetti, ma la mela è bacata, gli acini sono avvizziti, i fichi sono passati, le foglie sono secche; 
quindi capisco che pur sembrando un’immagine bellissima la frutta invece è gia passata e 
quindi ha un significato metaforico riguardo alla caducità della vita. 

I BARI 

In quest’opera ci sono i due giovani che stanno 


barando (si vede dalla gestualità e dagli sguardi) con 
un giovane che invece ha l’aria innocente che sembra 
poco pratico delle strade romane. Queste immagini 
creano un effetto teatrale, cioè fortemente 
ravvicinate, in modo che lo spettatore sembra quasi 
partecipe della scena, sembra il quarto presente 
insieme agli altri tre personaggi e assiste 
direttamente alla scena, la luce ha un ruolo 
straordinario, anche se ancora non c’è il fondo nero; 
l’effetto prospettico della stanza è dato dal tavolo e 
dal gioco che sporge in avanti creando un’ombra sul piano del tavolo com’era già accaduto per 
la canestra di frutta. 

CENA IN EMMAUS 

La storia dei discepoli e degli apostoli che lungo il cammino incontrano un pellegrino che si 
aggrega al loro cammino, la sera arrivano in 
osteria cenano insieme e si accorgono di 
avere davanti Gesù Cristo e rimangono 
profondamente stupiti, l’unico che non si 
stupisce è l’oste, Caravaggio trasferisce 
queste scene del Vangelo nella realtà del 
‘600 in cui vediamo tre pellegrini (simbolo 
della conchiglia = la usavano per bere) e un 
oste che non capisce cosa stia accadendo, 
perché non conosce la figura di Cristo. 
Viene rappresentato l’attimo preciso in cui i 
due apostoli riconoscono Cristo: uno sta 
aprendo le braccia creando un grande effetto di profondità (quasi perpendicolare al piano del 
tavolo) i volti sono veri, anziani, stempiati, con i capelli scomposti; l'altro invece, visto di 
schiena e in controluce, si percepisce lo stupore del volto, sembra debba scattare in piedi da un 
momento all altro. Vediamo inoltre un vaso di natura morta sulla tavola, torna quindi l’idea 
della canestra di frutta di cui percepiamo la profondità perché sembra in bilico, sporge in avanti 
creando un’ombra sulla tovaglia del tavolo.  

In occasione del Giubileo (nel 1600) aumentano le commissioni e nella chiesa di San Luigi dei 
Francesi Matteo Contarelli aveva lasciato l’incarico di realizzare tre tele dedicate alle storie di 
San Matteo, questo incarico viene dato prima al cavaliere Dappino, che era uno dei pittori più 
importanti di Roma, ma aveva troppe commissioni e il cardinale Dalmonte (mecenate di 
Caravaggio) riesce a far avere questa commissione a Caravaggio che era ancora sconosciuto. Qui 
Caravaggio nel giro di pochi mesi deve dipingere queste tele, perciò il suo linguaggio diventa 
più complesso. 

San Matteo è Matteo Levi, che abbiamo visto anche nel convitto in casa Levi di Veronese, cioè 
un esattore delle tasse romane che viene chiamato all’apostolato e scriverà i Vangeli. 

Nel quadro centrale (il più piccolo) c’è San Matteo l’Evangelista con il suo simbolo, che è 
l’angelo, che gli detta cosa scrivere. La prima versione venne rifiutata dai frati perché ritenuta 
troppo volgare, passò di man in mano e nell’800 finì in Germania, conservata nel museo di 
Dresda, che però venne raso al suolo, perciò l’opera non esiste più. Era ritenuta volgare perché 
San Matteo sembra un uomo rozzo, dalle gambe scoperte, i piedi sporchi, i vestiti stracciati e 
soprattutto analfabeta. La seconda versione invece è più solenne, lui ha la barba lunga, sta 
scrivendo lui stesso e l’angelo detta, però Caravaggio non rinuncia al suo realismo, sono le 
prime scene dove lo sfondo è nero, è come se fossimo a teatro e sembra una luce artificiale, di 
un faro, la luce fa emergere i volti e i gesti. Accresce l’illuminismo di Caravaggio, dando una 
grande potenza al suo linguaggio, anche se comunque c’è mancanza di perfezione, il Santo è 
appoggiato in questo sgabello che sembra gli debba sfuggire da un momento all altro. La stanza 
è sostituita dal fondo nero, la profondità non c’è più, ma la prospettiva si proietta in avanti. I 
colori sono ridotti al minimo, il rosso, il bianco, il nero; sono pochi colori ma molto potenti. 

La vocazione di San Matteo è un quadro molto famoso, Cristo chiama Matteo all’apostolato. 
Caravaggio trasferisce quest episodio della vita di Gesù in una scena a lui contemporanea (forte 
attualizzazione) giocano i soldi in un’osteria, i vetri sono sporchi, lo spazio è ristretto, c’è un 
tavolone circondato dai 5 personaggi. Sono tutti esattori delle tasse, perciò stanno contando i 
soldi che hanno preso alla fine di una giornata di lavoro. Sulla destra è presente l’iconografia di 
Cristo con l’aureola, in parte coperto dalla figura di San Pietro, il gesto che compie, sottolineato 
dal fascio di luce in diagonale che entra da un finestrone in alto a destra, richiama il gesto di 
Dio Padre nella volta della cappella sistina nella creazione di Adamo. Il personaggio che indica 
se stesso è San Matteo, è stupido ed è come se dicesse “stai chiamando proprio me?”. Tre dei 
personaggi intorno al tavolo avvertono la presenza di Cristo e due no. In quest’opera c’è anche 
una riflessione sul tema della salvezza e il rapporto ai protestanti: i protestanti credevano nella 
giustificazione verso la fede, cioè è predestinato ad essere salvato o dannato; invece per la 
Chiesa Cattolica il fedele può scegliere se salvarsi o meno, sosteneva la tesi del libero arbitrio e 
può scegliere: se avverte la presenza di cristo si converte. chi non lo vede invece ha la facoltà di 
scegliere e di rimanere nel peccato. I personaggi hanno tutti volti reali, veri, sono ritratti di 
strada, la forza della luce e dell’ombra sono simboli.  

La madonna dei pellegrini; la morte della Vergine e la madonna dei palafrenieri sono state 
realizzate nel periodo romano. 

LA MADONNA DEI PALAFRENIERI​ è​ una 


scena a grandezza naturale, con due pellegrini in 
primo piano. La cosa che scandalizzò era il fatto che 
questi due poveri dai vestiti tutti stracciati 
presentavano i piedi gonfi e sporchi (cosa che veniva 
ritenuta molto volgare). Sono inginocchiati davanti a 
una Vergine, la donna col vestito rosso in velluto 
scollato è Lena, una prostituta, che tiene in braccio 
un bambino un po’ in carne, in punta di piedi davanti 
alla soglia di casa.  

Il tema è quello della madonna di Loreto, si dice che 


gli angeli abbiano spostato la casa della madonna da 
Betlemme a Loreto, trasportandola in cielo.  

DAVIDE CON LA TESTA DI GOLIA (​1609-1610) 

Si vede il giovane David che tiene in mano la spada e la testa di 


Golia appena mozzata, che è ancora vivo e sta urlando con gli 
occhi spalancati. E’ un autoritratto di Caravaggio, che ci mostra 
tutta la sua disperazione e la sua paura di essere decapitato; se 
c’è qualcuno che prova compassione per il povero Golia è 
proprio David. E’ totalmente buio, buio assoluto, questo fascio 
di luce ci fa emergere in parte il volto pietoso di David. 

Potrebbero piacerti anche