Sei sulla pagina 1di 11

CRISTIANESIMO

Nelle ultime fasi della filosofia antica si sviluppano molte correnti religiose (fine età precristiana e
inizio dopo cristo) e abbiamo lo sviluppo del Cristianesimo. Quando si sviluppa, i filosofi che
seguivano altre filosofie secondo ragione, la vedono come una corrente superstiziosa e mistica. Ci
vogliono circa 2 secoli per far si che questa religione possa essere vista anche come filosofia. Dal II
secolo a.C. si conclude la filosofia antica e si comincia con una nuova cultura, quella cristiana.
Nell’arco di due secoli si acquisiscono dalla filosofia i metodi (razionale, deduttivo), i problemi e
pone le premesse per la filosofia medioevale
Concezione della creazione, del tempo, finalistica della storia (avremo una concezione teleologica
dell’uomo= finalistica. Il fine ultimo dell’uomo è la salvezza eterna, giudizio universale, vita
ultraterrena). Tutta la filosofia medioevale è incentrata sul concetto di ragione e fede e si basa sul
rapporto di fede e religione (dal momento che è una filosofia cristiana la fede sarà sempre più
importante e sarà al i sopra della ragione).
Cardini del Cristianesimo
Nasce dalle basi della religione ebraica, religione che si basa sulla fede, l’ebraismo è una religione
rivelata, ovvero svelata da Dio tramite un suo profeta.
Temi del primo testamento: creazione, monoteismo, alleanza di dio con il suo popolo.
1. Monoteismo: si crede in un solo dio che è unico, sta al di sopra della natura, del cosmo e di
ogni legge, è ingenerato, indipendente rispetto alla natura. È un dio trascendente.
2. Creazione: novità, Dio non ha plasmato la cora per darle forma e ordine ma ha creato ex Nilo
l’intera realtà, il mondo. Passato dal non essere all’essere, dalla non esistenza all’esistenza, era
un pensiero inconcepibile. Questa creazione è un libero atto originario e risponde alla domanda
sul perché c’è qualcosa e non il nulla, perché Dio l’ha creato. Idea nuova rispetto alla credenza
dell’eternità del mondo
3. Alleanza: patto reciproco tra Dio e il popolo di Israele, (il dio dell’antico testamento è un dio
proprio del popolo ebraico. Il cristianesimo non crea questo patto esclusivo). Gli uomini
rispettano la legge e dio li proteggerà, la legge fondamentale sono i 10 comandamenti che dio ha
dato a Mosè, oltre ai 10 comandamenti ci sono i primi 5 libri del testamento (genesi, esodo,
levitico, numeri, deuteronomio) che costituiscono la torà, ci sono indicazioni su come
comportarsi, stili di vita.

Predicazione di Gesù, ritenuto il salvatore ovvero il messia di Israele (salvatore in nome di dio,
cristo= unto dal signore) punti fondamentali:
1. Gesù andava in giro predicando l’avvento del regno di dio. Ci deve essere una trasformazione
della realtà in base alla giustizia verso sé stessi e verso il prossimo, bisogna pentirsi della
propria vita e delle proprie colpe e convertirsi. Bisogna cambiare il proprio sistema di valori che
devono essere sentiti nei cuori nello spirito e nella realtà. Valore fondamentale del cristianesimo
e di Gesù è l’amore, accogliere sempre l’altro.
2. C’è sempre la legge però ci sono altri due aspetti rivoluzionari: sincerità dell’animo e non
violenza e amore sincero che superi vendetta anche verso i nemici. Dio è misericordioso,
amoroso e accogliente. Tutti sono figli di dio.
3. Ribaltamento dei valori correnti della società: lui esalta la condivisine, opere per la pace, non
violenza, chi compie opere per la pace sarà ricompensato da dio. È contro la ricchezza, no
attaccamento ai valori terreni, sono superflui. Questi valori del cuore devono tradursi in prassi
(=azioni concrete)
4. Sta dalla parte degli ultimi: Gesù scelse i suoi discepoli dalle persone umili. Gesù a
Gerusalemme si fa nemici gli ebrei, qui ci sono i romani che temevano una riforma molto forte,
molte persone (quelle più bisognose) si univano a Gesù. Quindi egli vene condannato.

Come viene diffuso e infine concretizzato in dogmi:


I discepoli: testimoniano (affermano di aver visto e sentito) la resurrezione di Gesù. Inizia con
Paolo la teologia della resurrezione, viene definito Gesù come il messia. Per i credenti questo
legittima la speranza di potere anche noi vivere dopo la morte, comportandoci anche secondo i
principi e valori di Gesù, e risorgere il giorno del giudizio universale in anima e corpo.
Nuovo testamento: nuova testimonianza non fatta da Gesù ma dagli apostoli (gli inviati), sono
fonti in greco che risalgono al primo secolo d.C. Comprende i quattro vangeli sinottici (danno una
visione simile della vita di Gesù, Matteo Marco e Paolo, poi c’è Giovanni ma non è sinottico, è il
più filosofico e teologico), le lettere di Paolo, gli atti degli apostoli fatti da Luca, lettere, apocalisse
di San Giovanni (non quello del vangelo è un altro Giovanni). Paolo universalizza il messaggio di
Gesù, dio è padre di tutte le genti. Paolo e Pietro sono i primi che andranno fuori da Israele e
arriveranno a Roma, Paolo è il primo a porre le basi della dogmatica. Dogma: principio di fede, se
hai fede ci credi.
Paolo porta avanti la dottrina del peccato originale (altro dogma), l’uomo è macchiato dal peccato
originale (Adamo ed Eva) ma il sacrificio di Cristo ci solleva in parte da ciò. Il Logos è il pensiero
di dio, ma è anche la parola con cui dio ha creato il mondo, dio è anche Gesù (dio si è fatto uomo).
Il Logos è dentro al mondo, lo regge, è l’ordine, è il figlio di dio e permette agli uomini di
convertirsi e cambiare vita.
Nel 313 con l’editto di Milano si ha libertà di culto.
Nel 380 con l’editto di Tessalonica, il cristianesimo diventa religione di stato.

Patristica si ha dal III secolo all’VIII: elaborazione dottrinale da parte del padre della chiesa (erano
scrittori cristiani), le hanno rielaborate. Inizialmente erano padri apologisti, difendevano la
religione.
Padri della Chiesa: i primi a diffondere la religione cristiana.
Concezione teleologica= finalistica
Movimento culturale dei padri della chiesa: patristica fa riferimento a queste figure che elaborano le
dottrine teologiche che hanno dei collegamenti con la filosofia, sono scrittori cristiani dell’antichità.
Tre grandi periodi della patristica:
1. Padri apologisti: si occupavano di difendersi, dovevano difendere la loro religione;
2. Fase più dottrinale dal 3 secolo d.C.;
3. Fase di analisi e rielaborazione fino al 730 circa.
Per un filosofo cristiano la fede viene prima di tutto. Il logos serve per capire meglio i dogmi della
fede. Ragione e fede per alcuni si completano per altri la fede è più importante.

AGOSTINO VITA E PENSIERO


Nasce nel 354 a Tegaste, in Numidia, attuale Algeria. Nell’infanzia riceva un’educazione cristiana
perché la madre Monica si era convertita e gli impartisce un’educazione cristiana. Gli studi che fa a
Cartagine sono incentrati su autori latini, ha una formazione letteraria, basata sulla retorica e sulla
grammatica. A soli 19 anni scopre la vocazione filosofica leggendo l’Ortensius di Cicerone (opera
ora andata persa) che costituisce per lui una svolta esistenziale. Lascia gli studi legati alla retorica e
si avvicina alla filosofia e al Manichesimo, corrente religiosa molto diffusa tra gli intellettuali di
Roma e provincie, che vede contrapporsi due principi: il bene e il male, due principi materiali
universali in perenne conflitto, Dio e il suo regno del bene e il mondo materiale che è perennemente
rappresentato dal male. Egli è attratto da questa teoria perché i manichei sostenevano il culto della
verità, la verità era la luce, Dio, il resto era il mare. Ha avuto per molti anni una compagna, di una
classe sociale diversa dalla sua, e con lei ha avuto anche un figlio, che lo ha seguito in Italia. A
Roma insegna retorica e grammatica, ma la vede troppo corrotta. Si sposta a Milano, sede della
corte imperiale, e anche qui insegna grammatica e retorica. Adesso si allontana dai manichei e si
avvicina agli scettici, cerca una verità. A Milano incontra il Vescovo di Milano Ambrogio, grande
teologo che studiava la Bibbia, cerca di leggere la bibbia non in modo letterale, ma cercava un
messaggio, la leggeva in chiave allegorico, per scoprire il senso profondo, significato che va oltre la
descrizione degli episodi. Con lui studia anche Plotino, neoplatonico, che racconta di un dio che non
è materia, a dio è spirito. Nel 385, cambia vita, il figlio lo accompagna, e in questa svolta si fa
catecumeno (in greco istruire a voce, la prima istruzione cristiana prima del battesimo), quello che
deve prepararsi per ricevere il battesimo. Dalla retorica si passa ala filosofia di tradizione platonica.
Nel 386 si ha la conversione e nel 387 riceva il battesimo. A questo punto Agostino decide di
tornare in Africa, dove creerà una comunità di monaci agostiniani. Prima di partire muore la madre
Monica (nel libro 9 delle confessioni). Da origine ad un ordine monastico, ad una comunità
religiosa. Tutto questo è raccontato nelle Confessioni, opera autobiografica. Diventerà prima
sacerdote, poi vescovo. Da vescovo (dal 395 fino alla morte) farà tante attività come padre della
chiesa, combatte forme eretiche.
Opere:
- Le Confessioni, in 13 libri (397-401), autobiografia intimistica, descrivono il suo discorso
per arrivare alla verità. I primi 9 libri sono la storia della sua sofferta ricerca della felicità,
della verità (passa anche tutti i momenti che gli fanno più male, i suoi desideri mondani, ma
anche degli aspetti positivi, come il rapporto con la madre). Il 10° libro è di passaggio. Nel
libro 11 parla della concezione del tempo, tempo interiore, psicologico, il 12° fa riferimento
alla concezione del tempo e alla creazione (ribaltamento dei valori greci). Parte dalla Genesi
(1° libro dell’Antico Testamento). Il libro 7° parla del Male. Fede e ragione si intrecciano,
uno ha bisogno dell’altro. Rapporto fede e ragione è presente in tutta la filosofia medievale.
- Il De Trinate, sulla trinità
- La città di Dio, in 22 capitoli (426), libro di filosofia della storia;

Affida alla filosofia un compito esistenziale, ha il compito di portarci alla ricerca di una verità e
principio che dia pace al nostro animo, deve dare senso alla nostra vita ed esistenza. Diventerà
vescovo, monaco, farà conversioni... ricerca le felicità, ovvero vuole arrivare alla verità (Dio).
Se dio è buono, da dove deriva il male? Tema drammatico che ancora oggi la chiesa si pone.

LE CONFESSIONI DI AGOSTINO
È un’autobiografia che ha a che fare con la esistenza di Agostino. è una riflessione che fa
(linguaggio meno trattatistico) con un linguaggio più colloquiale. È un pensare e un parlare “davanti
a Dio” piuttosto che parlare di Dio (opera di carattere teologico). È un dialogo davanti a dio al
culmine di un viaggio di ricerca interiore di Agostino. alla fine del viaggio scrive quest’opera tra il
390 e il 401, fa una riflessione su tutta la sua vita, un dialogo con la sua anima. Non è un soliloquio,
ma è un dialogo interiore (lavoro di introspezione psicologica). Chiede sempre aiuto a Dio. Con i
filosofi della tradizione classica condivide la domanda sul senso della vita e sula ricerca della
felicità (domande dei filosofi fin dall’antichità). Differenza: per Aristotele la felicità si trova nella
sapienza, nella conoscenza in grado di rispondere, solo così si può rispondere. La felicità è
conoscere. Nei testi sacri uno dei nomi che viene dato a Dio è Sapienza, Verità. Le caratteristiche di
Dio (ma anche di un qualsiasi dio): è onnisciente, sa tutto, è perfetto. Per il filosofo cristiano la
felicità è assicurata dalla conoscenza della verità, ma la verità è Dio. non è una scienza puramente
intellettuale, teoretica, ma è una conoscenza che unisce con Dio e le da un senso. Agostino in questa
sua ricerca nelle Confessioni ci spiega come è arrivato a capire e ha conoscere questa verità. La
verità (cioè Dio) abita nell’uomo. È una ricerca interiore, non esteriore. Partire dall’anima, perché la
ricerca parte dentro di noi. Questa verità dentro di noi è solo parziale, è in parte immanente e in
parte trascendente (in parte nell’anima e in parte in dio). è un viaggio alla ricerca della verità che
poi finisce dentro di noi. È un viaggio esistenziale ma anche intellettuale. Questa ricerca non porta
per forza tutti gli uomini ad una conversione, ad un cambiamento di vita e dei valori. Valorizza
moltissimo la tradizione classica, perché c’è a ricerca attraverso il Logos. Il titolo ha un duplice
significato:
- Titolo tradizionale, confessio peccatorum, confessione dei peccati, che Agostino analizza
- Cantico di lodi, confessio lodi. È come una lunga preghiera dove Agostino ripercorre il suo
viaggio
Il primo libro si chiama “invocazione a Dio” e sembra una vera e propria preghiera. Agostino
chiede aiuto a Dio, gli chiede aiuto nella sua ricerca. Il libro inizia con una preghiera. Inizia con
un’invocazione a Dio.

TEMI
1) Il primo tema è il RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONE: è un filosofare nella fede.
Prendere le domande e gli strumenti della filosofia nella fede. Ragione e fede non si
oppongono, ma si completano, secondo Agostino. la fede è quella che deriva dalla
rivelazione biblica, la ragione si rifà alla ricerca filosofica. La filosofia è insufficiente. Dalla
nostra ragione la spinta a conoscere e comprendere i principi primi. Le due famose
espressioni sono: “capisci per credere” e l’altra è “credi per capire” (la fede che è come una
luce illumina il nostro cammino verso la verità). La religione mostra che il Cristianesimo è
una religione vera. Fede e filosofia sono entrambi un dono di Dio e convergono per
l’obiettivo principale: raggiungere la felicità, la verità.
2) Tema del MALE, in questo caso si parla anche del rapporto con il manicheismo. Se dio
onnipotente e sommo bene, è buono, come mai nel creato, nella terra esiste il male? Dio ha
creato il mondo a sua immagine e somiglianza, sembra una contraddizione la presenza del
male nel mondo terreno. I manichei affermano che non si può attribuire a dio la presenza del
male. I manichei affermano che c’è una lotta continua tra due principi: bene e male. Quando
prevaleva il principio del male, nel mondo c’era il male. I manichei presupponevano un dio,
sommo bene, ma davano importanza anche a questi due principi. Come se ci fossero due
sostanze: una divina e due più terrene. Agostino vuole trovare una teoria che non
presuppone la presenza di altre due sostanze esterne a Dio. Prima agostino si chiede cos’è a
natura del male: ogni creatura poiché voluta e creata dalla pienezza della bontà di dio è
buona, per il solo fatto di esistere. Ogni creatura per il solo fatto di essere stata creata da Dio
è bene. Ciò non toglie che alcune creature siano meglio di altre, più piene di bene di altra,
ciò che è più alto nell’ordine della realtà, è più buono in quando più pieno di forma e di
essere. Mentre ciò che è in basso, legato alla materia, non è di per sé malvagio, ma è povero
di essere e di forma. La conclusione: in sé stesso, come principio sostanziale, il male non
esiste, è la privazione di bene, ovvero di Dio. è una relativa mancanza di bene, di forma, di
perfezione, di essere. Il male di per sé non può esistere perché tutto ciò che è creato è buono.
Potrà mai esistere nel creato il concetto di perfezione assoluta? No, perché saremmo uguale
a dio, ma più ci si avvicina alla fede, più ci si avvicina al bene. Il male non esiste, è solo una
privazione di bene. Neanche la materia informe è male, ma deve acquisire la forma e quindi
avvicinarsi al bene. Nella vita terrena esistono anche altri tipi di male: morale e fisico. Il
male morale fa riferimento al peccato, è il male dei nostri pensieri e delle nostre azioni, si va
contro ai principi fondamentali. Il peccato da cosa dipende? Dall’instabilità della nostra
anima, la mia volontà è debole (cercare beni mutevoli, attaccamento ai beni materiali, come
il successo, i soldi, la carriera, tutto questo ti fa allontanare dalla vita spirituale. Tutti questi
bene non danno la vera felicità, perché la vera felicità è data dalla conoscenza divina). I mali
fisici è una realtà ben presente nella vita, che causa malattie. È difficile per il filosofo
cristiano dare una spiegazione per il male fisico. Agostino dice che anche questi aspetti
fanno parte dell’armonia del mondo e del cosmo.
3) Altro tema collegato al male è la TEORIA DELL’ANIMA E DELLA CONOSCENZA PER
ARRIVARE ALL’ILLUMINAZIONE. Il suo obiettivo è il filosofare nella fede, per
Agostino è la ricerca della felicità, si tratta di un percorso. La sua ricerca deve convincerlo e
l’arrivo della ricerca è dio. Si avvicina ad una conoscenza di Dio e della fede: si avvicina
agli scettici. Gli scettici credono che l’uomo non abbia le conoscenze per arrivare ad una
verità. Le facoltà che abbiamo non ci permettono di farlo (pensiero e ragionamento non sono
abbastanza). Entra nella fase di messa in discussione, poi supera questa fase e confuterà la
posizione degli scettici. Per superare questa fase cerca di capire come gli uomini possono
conoscere, arrivano a conoscere:
- Prima forma di conoscenza più immediata deriva dalle sensazioni, quando i nostri
sensi sono colpiti da uno stimolo esterno (realtà corporee). Questa è una conoscenza
molto debole, perché le percezioni che arrivano attraverso i sensi sono sempre in
mutamento. Non è stabile.
- Secondo livello di conoscenza: con l’intelletto umano, ho una conoscenza
deduttiva, data dalla ragione. L’intelligenza fora dei giudizi (esempio:
dimostrazione matematica). Si ha già un criterio di verità.
- Terzo livello di conoscenza: intelletto. L’intelletto attinge la verità dalla Verità
(Dio). È la facoltà più alta. Si parla quasi di un’illuminazione: teoria
dell’illuminazione. Questa verità è dentro di noi. I criteri di verità (per Platone
derivano dal mondo delle Idee) arrivano da Dio, che è esterno, che come una luce ci
illumina su come fare un ragionamento. Dio da i criteri di verità, i criteri per capire,
ma non le singole conoscenze. Dio da questa capacità di poter conoscere. Un’altra
verità che si trova dentro di noi, oltre alla capacità di intelletto, è la capacità di
confutare gli scettici. La confutazione classica: non si può dubitare del pensiero, del
fatto di stare dubitando, non si può dubitare dell’azione di pensiero. Il fatto di
dubitare è una certezza. Bisogna trovare dentro l’anima i criteri di verità e di ricerca
filosofica. Per Agostino la ricerca parte dentro di sé, Agostino vuole ricercare in che
cosa consiste la verità, scava dentro di sé per vedere se partendo dall’anima si può
arrivare a Dio, per poi uscire a andare a Dio, che è Verità.
4) Altro tema è quello del TEMPO (libro 11°), tema tipico della filosofia che viene poi ripreso
dal cristianesimo, ha a che fare con la creazione (inizio e fine). Parte da una provocazione
che deriva dai manichei sui 6 giorni della creazione (raccontata nella genesi), insieme di
azioni scandite nel tempo. Avvengono nel tempo. Provocazione dei manichei: se la
creazione è questo susseguirsi di atti nel tempo, prima di creare il mondo cosa faceva Dio
prima (come se dio avesse una concezione del tempo come quella degli umani)? Secondo
Aristotele Dio vivrebbe nella dimensione Metafisica, quindi il tempo per dio non ha un
inizio e una fine, vive in una dimensione eterna. Agostino risponde ai manichei dicendo che
l’eternità è comprensione del tutto in un istante, nella mente di Dio c’è tutto, anche quello
che è ancora in potenza, dio è atto puro, non ha cambiamenti. Il creatore vive in un’eternità
che prova a definire dicendo che è la presenza del tutto in un istante, nella mente di Dio tutto
era presente. Questa è la riflessione che fa su Dio come eternità. Successivamente si chiede
che cos’è il tempo? Il passato e il futuro in realtà non esistono, però noi tratteniamo del
passato la memoria, il ricordo. Fa un’analisi introspettiva e dice che il tempo viene
interpretato con una chiave interiore, mentale. Bisogna guardare dentro di noi per capire
cos’è.
- Il presente consiste è l’attenzione verso ciò che sta avvenendo in questo momento.
- Il passato è una realtà vissuta ma rimasta nella nostra memoria presente, di adesso.
- Il futuro è quello che io attendo, è l’attesa presente di quanto immaginiamo possa
accadere. All’attesa si unisce anche il sentimento di Amore.
È la nostra mente che misura il tempo. Questo Agostino lo chiama Distensivo Animi,
distensione dell’anima, la nostra anima si distende ora nel ricordare il passato e nell’attesa
del futuro.

LA CITTÀ DI DIO
Elenca le caratteristiche della città di Dio e la concezione del tempo nella filosofia cristiana
paragonata con la filosofia greca?
Il tema che si tratta con quest’opera è la filosofia della storia. È un’opera di filosofia della storia, ma
anche teologica. È un’opera di filosofia/teleologia (finalistica) della storia. Agostino è il primo
autore che porta avanti una teologia della storia. La finalità è quella di vedere se la storia ha senso.
È una nuova lettura della storia di stampo finalistico.
In precedenza, la verità era circolare, la storia consisteva in un eterno ripetersi dell’identico.
La visione del cristianesimo è invece lineare perché Cristo è morto e ha sofferto una sola vota.
Anche noi uomini viviamo una sola volta, ma con la morte abbiamo la speranza di una salvezza
eterna. La salvezza è trascendente, fuori da questo mondo. Non è una visione ciclica perché cristo è
morto e nato una sola volta. Per il filosofo cristiano, questa storia è la storia della salvezza e quindi
deve coinvolgere tutte le genti. L’ordine e il senso della vita sono dati dalla provvidenza, che guida
le nostre azioni. Chi guida la storia e gli eventi è sempre la provvidenza. La storia ha un inizio e una
fine con il giudizio universale. La storia ha un ordine che viene impartito da Dio, una provvidenza
che guida le nostre azioni, che va oltre le nostre intenzioni: si parla di eterogenesi dei fini (secondo
il quale la storia umana, pur conservando in potenza la realizzazione di certi fini, non è lineare e
lungo il suo percorso evolutivo può accadere che l'uomo nel tentativo di raggiungere una finalità
arrivi a conclusioni opposte). Questa è la filosofia della storia di stampo finalistica della storia.
mette al centro della lettura della storia la provvidenza. Ma nel corso dei secoli, soprattutto nel
1800, si assiste ad una secolarizzazione (=rendere qualcosa terreno e mondano) del modello
cristiano, ovvero a Dio sostituisco qualcosa di mondano (come la fortuna, un qualcosa di scientifico
o anche l’uomo inteso come ragione). A questo modello religioso dove chi guida la storia è
l’elemento divino, se ne oppone una che afferma che nel corso dei secoli chi guida la storia è un
qualcosa di più mondano. Nell’opera che Agostino scrive (Citta di Dio) legge la storia in chiave
escatologica, finalistica e ci vuole dare anche un taglio apologetico, opera che parte in difesa del
Cristianesimo, dal momento che c’era stato il sacco di Roma e quindi il cristianesimo veniva visto
come la causa della decadenza del romano impero.
Con quest’opera Agostino vuole affermare la superiorità del cristianesimo rispetto a tutte le altre
forme di culture umane e la presenza di Dio nella storia dell’uomo, che va letta e interpretata in una
prospettiva escatologica, ossia alla luce della nostra salvezza, che culminerà nel giorno del giuduzio
universale.
Riprendendo la sua concezione giovanile manichea della realtà, egli concepiva la storia universale
come una lotta drammatica tra il bene e il male, sempre in lotta tra di loro, piuttosto che un
progresso lineare e ininterrotto dell’umanità verso la beatitudine ultraterrena. Quindi Agostino
interpretava il corso della storia non come una successione diversa di età, ma come una lotta tra
quelle che definiva le due città, nelle quali l’intera umanità era stata divisa:
- Città di Dio, città celeste, costituita da uomini giusti, che per grazia divina vivono
secondo lo spirito;
- Città terrena, costituita da uomini dominati dall’egoismo, che vivono secondo la
carne.
Cosi facendo Agostino non vuole però contrapporre e separare la Chiesa e l’Impero, ma vuole
opporre gli eletti che saranno salvati da altri uomini, in particolare da quelli che avevano venerati i
falsi dei pagani.

ANSELMO D’AOSTA (11 secolo, successivo ad Agostino)


Due opere più importanti:
- Il monologion, soliloquio, un dialogo con sé stesso (1076).
- Il proslogion, dialogo, colloquio.

Dal 1000 al 1250 si parla di pieno medioevo, seconda metà del 1200, culturalmente è molto
importante. Dal 1250 che è un periodo di crisi che poi porterà alla crisi del 1300 (peste, guerre e
carestie). È un periodo culturalmente parlando molto importante, alla fine del 1200 si parla di
Dante, c’è un grande fervore culturale. In questo periodo le città si popolano, aumenta la
popolazione e quindi aumenta la ricchezza. A bologna nasce l’università su richiesta degli studenti
che volevano avere più conoscenze in abito giuridico. Le università sono delle associazioni di
studenti, c’è un maestro che viene chiamato nelle città più importati per tenere delle lezioni.
Temi maggiormente richiesti: Salerno (medicina), Bologna (campo giuridico), Parigi (cultura legata
alla filosofia e alla teologia), Oxford e Cambridge. Durante l’alto medioevo (periodo buio)
l’istruzione veniva impartita nei monasteri, ancora legata alla religione.
La scuola si ampia con le arti liberali. La teologia è la ricerca razionale su ciò che riguarda dio. nel
medioevo la filosofia cristiana è questa ricerca razionale su dio. I due temi di confronto in tutto il
medioevo sono lo strumento della filosofia, ovvero la ragione e lo strumento della religione, ovvero
la fede e molto importante è il rapporto tra queste due. Non rimane solo nel medioevo, anche in
Galileo Galilei. I conflitti inizieranno ad arrivare con l’arrivo dell’umanesimo e del rinascimento: si
vuole un metodo che si renda autonomo da quello che viene dato dalla chiesa (si vuole staccare
dallo studio dei testi sacri). Nel medioevo il tema che prevale continua ad essere la fede. Nel
medioevo, all’interno del cristianesimo si ragiona con il metodo della filosofia per spiegare i dogmi
più importanti. Agostino diceva che la fede completa la ragione e viceversa, non si possono
separare. Questa cultura che noi troviamo è la Scolastica, una cultura che si diffonde che non è più
patristica. La scolastica è la cultura e la filosofia che si diffonde nelle scuole. Dal 12 secolo fino al
14 secolo. Si sviluppa soprattutto nelle città, quindi non solo nelle città vescovili. Questa cultura è
strettamente legata alle scuole, che nel basso medioevo si sviluppano in tutte le città più importanti
e non solo nelle città vescovili. Nell’alto medioevo l’insegnamento era molto ridotto. I monaci
avevano come compito quello di trascrivere testi sacri, ma anche latini e greci per poterli
conservare. Adesso invece c’è una classe nuova che vuole essere colta e per questo motivo nascono
le scuole. Si sviluppano queste scuole legate all’insegnamento. Come si chiamava l’insieme delle
discipline che venivano insegnate all’interno delle scuole? Arti liberali, arti degne dell’uomo libero
senza fini pratici (come per Aristotele). Erano degne dell’uomo libero perché non avevano una
finalità pratica, rappresentano quindi le basi della formazione. Veniva insegnato il Trivio:
grammatica (testi di grammatica latina), logica (la logica di Aristotele) e retorica (si studiava
Virgilio, Orazio). Il Quadrivio, aveva un taglio più scientifico: geometria, aritmetica, astronomia e
la musica (tutte queste materie avevano qualcosa di scientifico). Questa era preparazione di base se
poi volevi accedere alla facoltà. Gli insegnati si chiamavano magister, maestri che venivano
chiamati da tutta l’Europa. All’inizio erano quasi tutti chierici, uomini di chiesa (francescani,
domenicani, cistercensi…). Poi con il tempo i magister diventano laici. Il maestro teneva una
lezione che consisteva nello studio di un testo sacro o di Aristotele della metafisica. Si analizzava e
si comprendeva un testo, dell’antico o nuovo testamento o della metafisica di Aristotele. Poi
avveniva la discussione dialettica (disputatio), era un esame. Ovviamente il compito fondamentale
di questi studi era quello di portare l’uomo alla comprensione della verità rivelata. Questo era il fine
ultimo, anche perché il medioevo era cristiano. Uno dei temi che i filosofi teologi studiano è quello
dell’esistenza di Dio. in questo ambito emerge la figura di Anselmo. Anselmo era un dialettico, si
serve delle dimostrazioni razionali per affermare le sue tesi. Credo per capire. Anselmo mette in
primo piano la fede: infatti la fede riesce a “sottomettere” la ragione attraverso delle argomentazioni
razionali. Per Agostino fede e ragione sono inseparabili, inscindibili. Un’altra differenza sta nel tipo
di ricerca: Agostino ricerca dentro di sé, la verità assoluta si trova dentro di noi. Non da le
argomentazioni razionali di Anselmo, il quale invece afferma che ci sono dei dogmi di fede ai quali
aderisco per fede e siccome è un bravo dialettico vuole riuscire a spiegarli. Nel soliloquio di
Anselmo si trova, per spiegare l’esistenza di Dio, l’argomento a priori (argomento ontologico, non
parte dall’esperienza, si parte dall’analisi del concetto di Dio per arrivare a spiegare la necessità
dell’esistenza di Dio) e a posteriori (parto dall’osservazione della realtà e risalgono alla necessità
dell’esistenza di Dio). A priori: indipendente dall’esperienza, con il ragionamento e basta. A
posteriori: si parte da un concetto, lo si analizza e da li si deduce per conseguenza l’esistenza di dio
(osservazione della realtà). Le prove di Aristotele erano prove a posteriori. Aristotele è uno dei
primi empiristi. La filosofia cristiana prende le prove e le conoscenze di Aristotele e le cristianizza:
c’è un principio, il Primo motore immobile, che attua un processo continuo che porta alla
perfezione. Si osserva che c’è un ordine, un fine, una causa che ha dato vita al movimento.
Invece la prova a priori per la spiegazione della presenza di Dio è già presente nella nostra mente
(anche nella mente del più stolto). Parte da un’idea che si trova nella mente dell’uomo, anche il più
stolto ha nella propria mente l’idea di un dio, onnipotente e sommo bene. L’uomo ha sempre avuto
la necessità di avere una religione. Non ha a che fare con il ragionamento logico, se è perfetto vuol
dire che non manca di nulla. È una sorta di sillogismo (Il tipo fondamentale di ragionamento
deduttivo della logica aristotelica): se dio è perfezione vuol dire che è completo in sé stesso, non
manca di nulla, se è perfetto per definizione non può essere privo di esistenza. Quindi non può
mancare dell’esistenza sennò non sarebbe perfetto. Di conseguenza Dio esiste.
Prova a posteriori, argomento dei gradi. Per ogni qualità o valore esistono più gradi, dal più positivo
al più negativo (più giusto al meno giusto). Per questo motivo dovrà per forza esistere un grado
assoluto, ovvero la perfezione di ogni qualità (il più giusto). L’assoluto di ogni valore, tra cui anche
l’essere, coincide con Dio, che è fuori dal mondo e quindi non ha un limite.
Una critica fondamentale gliela farà Kant ed è di argomento ontologico (fine 1700). C’è un salto dal
piano del pensiero, logico al piano dell’esistenza, ontologico. Si cade in contraddizione. Se Dio
esiste, l’esistenza implica il qui e l’ora ed essendo Dio per definizione fuori dallo spazio e dal tempo
non può esistere. Dio può esistere solo nella fede, bisogna crederci o non crederci (è un fatto del
cuore, ci si aderisce o meno non in base ad una dimostrazione). Le prove a posteriori sono più
pertinenti e meno facili da confutare.

TOMMASO D’AQUINO
Tommaso nacque nel 1225 e morì nel 1274 nell’abbazia di Fossanova (Lazio). Fu non solo un
grande teologo cristiano, ma anche un commentatore aristotelico e interprete. Si sforzò di
comprendere il suo insegnamento e di applicare la sua lettura alla filosofia cristiana. Nel Summa
Theologiae, egli mostra come il sistema aristotelico sia perfettamente compatibile con i principi di
fede. L’influenza di Aristotele si nota anche nell’utilizzo di uno stile rigoroso e sobrio, privo di
metafore religiose e allegorie. Ovviamente fa riferimento alle Auctoritates cristiane (sacre scritture),
ma sono molto più frequenti i riferimenti alle opere di Aristotele. Tommaso è la sintesi della cultura
medievale filosofica. Tommaso vive tra 1225-1274, è un magister, figura che si spostava tra le
scuole nuove (università) e insegnava (arti liberali). Nel 7 marzo 1274: muore nell’abbazia
cistercense di Fossanova. Nel 1323 viene proclamato santo, soprannominato doctor angelicus.
OPERE IMPORTANTI
- Summa theologiae (sintesi del pensiero aristotelico in ambito della filosofia cristiana,
riflessioni sull’essere e sull’ente, collegamento tra uomo e Dio.
- Summa contra gentiles
- Molti commenti aristotelici
- Gran numero di dispute (de anima, de virtutibus etc...).
SISTEMA DI PENSIERO
Tommaso parte da due convinzioni fondamentali:
- Fede e ragione sono complementari
- L’opera di Aristotele rappresenta il modo perfetto in cui praticare filosofia, ovvero usare la
ragione per arrivare alla verità.
Sia ragione che fede sono stati donate da Dio, perciò non possono entrare in conflitto, per questo
motivo se si arriva a conclusioni del genere bisogna rivedere il processo logico perché ci devono
essere per forza degli errori (fede e ragione non sono mai in contrasto tra di loro). La fede ha
funzione di regola per la ragione, perché la fede è fiducia nella parola di Dio.
Quando Tommaso parla di fede non pensa ad una credenza immotivata bensì ritiene che l’atto di
fede coinvolge oltre la volontà anche la ragione. La ricerca filosofica e l’atto di fede sono i due
modi attraverso i quali l’uomo acquista nuove conoscenze. Ma c’è una differenza:
- Con il ragionamento filosofico la conoscenza è diretta, non ricorre a qualcun altro
- Con l’atto di fede è indiretta, la riceve da qualcun altro, la ragione umana è spinta dalla
volontà a prendere per vero ciò che proviene da un’altra fonte che l’uomo ritiene autorevole
e sicura.
L’atto di fede presuppone la fiducia completa nella fonte. Con la ragione è possibile dimostrare che
l’universo abbia bisogno di un ideatore e realizzatore, questo creatore deve essere onnisciente,
onnipotente, bene e perfezione assoluto. Perciò avere fede nella sua parola (perfezione assoluta) è la
logica conseguenza di ciò che l’uomo ha compreso razionalmente della parola di Dio. Tra fede e
ragione perciò ci deve essere continuità.
Il compito del filosofo è proprio quello di mostrare questa continuità e di combattere chi a causa
dell’errore mette in contrasto ragione e fede. La filosofia aristotelica è quella che si presta meglio a
questo scopo:
- Riesce a dimostrare la razionalità della fede (esistenza di Dio, uomo ha anima immortale)
- Riesce a chiarire le verità di fede che la ragione non riesce a dimostrare (trinità, incarnazione
di Gesù)
- Svela gli errori razionali di coloro che negano la fede i principi di fede.
Due capisaldi della sua filosofia: rapporto tra ragione e fede e le prove dell’esistenza di Dio. A
priori: parte dal ragionamento, non dipende dall’esperienza, parte dalla definizione. A posteriori:
parte dagli effetti (esperienza) per risalire alla causa.
Primo tema:
La fede e la ragione si completano a vicenda, non sono in contraddizione tra di loro. Sono state
donate all’uomo da Dio e non ci possono ingannare, la ragione è fondamentale per capire i principi
di fede. Se c’è un contrasto la ragione ha sbagliato nel suo percorso, chi crede fa una scelta
razionale, non è basata sull’intuizione. Attraverso la ragione si crede, presuppone un’adesione, un
assenso sia della ragione sia della volontà. Quindi se viene usata la ragione non può contraddire la
fede. La ragione aiuta a conoscere meglio e dimostrare i preamboli (presupposti) della fede:
- Trinità
- Esistenza di Dio.
Questi vengono chiariti e dimostrati attraverso la ragione, incentiva la fede.
La ragione serve per chiarire alcune verità che sembrano poco accessibili, attraverso similitudini e
metafore, infine ha una funzione di mostrare gli errori razionali di coloro che negano le verità di
fede (non credono in Dio/eretici). La fede è sostenuta dall’assenso, non è priva di qualsiasi
fondamento, non deriva solo dalla volontà (facoltà dell’anima con cui prendiamo delle decisioni).
Oltre alla volontà si ha ragione e sensibilità (i sensi). Con il ragionamento filosofico si acquisisce la
conoscenza direttamente, si può subito dimostrare senza ricorrere a testi sacri o altro. Mentre la fede
acquisisce conoscenza da altro, testi sacri, testi rivelati.
Secondo tema:
Tommaso parla di vie per dimostrare l’esistenza di Dio. Fa un discorso a posteriori, da cinque vie,
riprendendo i discorsi di Aristotele del primo motore immobile. Parte dagli effetti e dalle cose che
circondano l’uomo, attraverso il ragionamento risale a Dio: tutto si trova nella Summa theologiae.
Partire da ciò che accade nel mondo è più semplice da comprendere, non sono solo ragionamenti
astratti bensì più concreti, facilmente accessibili dalla ragione, sono ragionamenti intuibili. È più
convincente. Tutto ciò su cui si costruiscono le più alte teorie dell’intelletto partono dall’esperienza:
è un concetto ripreso da Aristotele, è un metodo induttivo, parte dai casi particolari per risalire al
concetto generale. Contrario al metodo deduttivo che è completamente logico, si parte dal generale
per arrivare alle conclusioni. Tutte le teorie che partono dall’esperienza: empirismo. Le teorie che
partono dal ragionamento: razionalismo.
Tommaso d’Aquino è quindi un empirista.
Le vie per dimostrare l’esistenza di Dio devono partire dal mondo sensibile, egli ne formula cinque
partendo dalle dimostrazioni di Aristotele, tradizione neoplatonica e anche araba.
1) Prova cosmologica o del movimento:
Parte dalle due dimostrazioni di Aristotele
- Tutto ciò che si muove è stato mosso da un altro ente.
- Non ci può essere una serie infinita di enti collegati tra di loro ed esistenti in atto
(potenza). Questo perché quando si offre la spiegazione di un qualche fenomeno
fisico (movimento in questo caso) ci deve essere sempre una causa iniziale,
altrimenti non si risponde mai alla domanda del perché quel fenomeno avviene, si
deve chiudere la spiegazione.
Quindi secondo Tommaso l’uomo può osservare (esperienza) che le cose all’interno
dell’universo si muovono, basandosi sul fatto che ciò che si muove (chiamato il Mosso) è
mosso da altro (chiamato Motore). Si può ricondurre il mosso ad una serie di motori che a
loro volta sono mossi da altro. Visto che non è possibile costruire una catena infinita, c’è
necessariamente un primo motore immobile, che quindi è causa formale (non efficiente. È la
causa ma non come colui che lo ha creato, muove attirando a sé le cose) e che muove senza
essere mosso, a questo ente si da il nome di Dio.
2) Prova causale.
Il ragionamento è lo stesso della causa cosmologica, ma qui si fa riferimento alla causa
efficiente. Infatti, Tommaso (come Aristotele) osserva che nell’universo non esistono cose
che si producono da sole, da sé stesse, infatti la relazione causa/effetto è irriflessiva (tale che
nessuna cosa può trovarsi in questa relazione con sé stessa): le cose (effetti) devono per
forza essere prodotte da altre cose diverse dalle prime (cause). Sempre perché non si può
andare avanti all’infinito nella spiegazione e nella ricerca di cause, c’è bisogno di una causa
prima incausata (non causata da altro), che prende il nome di Dio.
3) Quarta prova o gradi di perfezione.
È di origine neoplatonica e fa riferimento ai diversi gradi di perfezione degli enti. Tommaso
afferma che tutte le cose presentano un grado maggiore o minore di perfezione,
ontologicamente di bontà e bellezza. Siccome esistono diversi gradi ci deve necessariamente
essere un livello di comparazione, perciò un minimo ed un massimo. Egli non spiega
veramente il perché ma è sempre per il fatto che la catena degli enti deve essere chiusa. Il
grado di perfezione minima è dato dalla materia, che da Aristotele è considerata potenza
pura. Allora necessariamente ci deve essere un ente che rappresenti la perfezione massima,
che sia atto puro, cioè Dio.
4) Prova teleologica:
Fa riferimento alla causa finale dell’universo. Tommaso afferma che è un fatto
empiricamente accettato che l’universo sia composto da enti privi di intelligenza che sono
indirizzati verso un fine ultimo. Siccome sono appunto privi di intelligenza non possono
orientarsi da soli verso un fine, ma vi è una volontà esterna. Gli enti sono quindi guidati da
un essere intelligente verso un fine, che dopo una riflessione risulta essere l’intelligenza
ordinatrice stessa. Quindi bisogna ammettere l’esistenza di un’intelligenza massima
(suprema) che orienta l’universo verso un fine (intelligenza stessa) che viene chiamato Dio.

Potrebbero piacerti anche