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Mt 6,13 - Lc 11,4: frasi identiche

μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν


mē eisenégkēs ēmas eis peirasmón
 non ci indurre in tentazione (trad. classica)
 non permettere che siamo indotti / non abbandonarci alla
tentazione (CEI 2008, liturgia da 2010)
 non metterci alla prova
1) non ci indurre in tentazione
 eispherō: valore di imp., attivo e di mov.to = portare v.so, trascinare,
collocare dentro qlc.no/qlc.sa in senso spaziale o figurato
o oltre 100 volte nei LXX e 8 volte nel NT
Lc 5,18 cercavano di introdurlo (paralitico) e di porlo davanti a lui.
Lc 12,11 quando vi porteranno davanti alle sinagoghe.
inducere (ne nos inducas in temptationem) rispetta meglio il greco,
indurre: idea di intenzionalità/costrizione, assente nel lat./greco
 ēmás: noi: il riferimento al noi rimanda all’orizzonte ©rio.
 eis= in: prep. doppia occorrenza rafforza idea del mo.to v.so
 peirasmós: ampia γ significati: tentativo (At 9,26: Saulo, post-convers.
Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di
lui..), esperienza, prova (situazione difficile, dolorosa, pericolosa),
tentazione (occasione di male). L’attribuzione di significato←contesto
Dio può spingere alla tentazione?
cozza col Dio buono e misericordioso del Vangelo.
 nel NT, Dio non tenta nessuno, come afferma Gc 1,13-15
 nel VT non è così chiaro.
Il testo suscita disagi nelle chiese dei 1i secoli:
 Marcione: 1°: non permettere che siamo condotti nella
tentazione. Inducere cozza col dualismo gnostico: Dio-NT
buono/demiurgo malvagio-AT.
 con Agostino, non ci indurre in tentazione viene interpretata nel
modo corrente (Dio non induce in tentazione, ma la permette  un
suo disegno).
La perplessità/polemica è già presente nel NT:
 Gc 1,13 nessuno, quando è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”;
ché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno
 1Cor 10,13: Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha
sorpresi; Dio infatti … non permetterà che siate tentati oltre le vostre
forze, ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di
uscirne per poterla sostenere (CEI 2008).
2) non permettere che siamo indotti in tentazione
¥ di un originale aramaico: in certi verbi causativi, la negazione può
riferirsi all’azione del soggetto o all’effetto dell’azione (non fare che, non
permettere che). Sal. 141,4ab: [Signore, a te grido, accorri in mio aiuto…]. Non
lasciare che il mio cuore si pieghi al male e compia azioni inique con i
peccatori (lett. non inclinare il mio cuore verso una cosa/parola malvagia).
Nel tradurre la formula in greco, la © giudeo-cristiana del I sec. non
avrebbe esplicitato per esteso il significato della costruzione aramaica,
supponendo che gli uditori ne comprendessero il senso. Quando la
formula iniziò a circolare in ambito gentile→difficile comprensione.
Criticità: -) no attestazioni manoscritte, -) ≠ retroversioni tra i ≠ AA.

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non abbandonarci alla tentazione: scelta CEI 2008
Mons. G. Betori, biblista, ex Segr. generale CEI: può significare:
 non lasciarci soli quando siamo nella tentazione
 non lasciarci alla deriva della tentazione.
Tale soluzione pone problemi:
 inserisce un verbo (abbandonare) non presente e lascia cadere uno
presente (portar dentro)
 non rispetta costruzione greca: azione di Dio prima e in vista di qlc.sa
(eis), no durante.
 chiede a Dio di non fare qlc.sa di –vo che si suppone possa fare.
Se è inaccettabile pensare che Dio possa indurci in tentazione, lo è
anche supporre che possa abbandonarci in essa.
3) non metterci nella prova
péirasmos (←πειράζω ←πεῖρα = esperienza, esperimento/tentativo).
prova, tentativo, tentazione, esame, test, esperienza, dimostrazione...
γ significati: campo semantico dello sforzo/tentativo/esame/esperienza.
Nel greco biblico, 2 significati principali:
 prova (intesa sopr.tto come tribolazione)
 tentazione (istigazione al male).
Tentare connotato di certa malevolenza. Ma qui il soggetto è Dio, a cui
non può esser attribuita alcuna intenzione cattiva.
Pietro Bovati (Esegesi e θ AT/Pont. Ist. Biblico e membro Commiss. biblica pont.) :
la traduzione con prova (non metterci alla prova) appare più adeguata
e rispettosa del significato ricorrente di peirazō e peirasmos nel NT.
AT: tutto lo spettro delle possibili concezioni di tentazione/prova
-talora Dio tenta, × motivi non sempre chiari e tenta anche colui col
quale è adirato, per far sì che pecchi e così punirlo;
-più spesso, Dio tenta o permette la tentazione per motivi pedagogici
 saggiare la fede del credente: Abramo-sacrificio Isacco (Gn 22) è
forse il caso più estremo.
 fine πδco e sapienziale: i 40 anni nel deserto (Es 15 e 16, Lv, Nm)
sono una prova  conoscere le intenzioni del cuore/saggiare la
fedeltà di Israele e prepararlo all’entrata nella terra promessa.
Mosè Dt 8,2: Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha
fatto percorrere in questi 40 anni … per umiliarti e metterti alla prova, per
sapere quello che avevi nel cuore, se avresti osservato o no i suoi
comandi.
 verificare la gratuità della fede: Giobbe è messo alla prova su
istigazione di Satana, per provare la gratuità della sua fede.
Per giustificare YHWH (problema sofferenza innocente) gli amici di
Giobbe sono costretti ad affermare l’impossibilità della giustizia
umana davanti a Dio: Può l’uomo essere più retto di Dio, o il mortale più
puro del suo creatore? .. dei suoi servi egli non si fida e nei suoi angeli
trova difetti, quanto più in coloro che abitano case di fango, che nella
polvere hanno il loro fondamento! (Gb 4,17-18).
 testi sapienziali: la sofferenza è una prova che saggia la fedeltà
del giusto: Sir 2,1-6: Figlio, se ti presenti per servire il Signore,
preparati alla tentazione. Accetta quanto ti capita e sii paziente
nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli
uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
-Is 53: le sofferenze del giusto  la giustificazione dell’uomo
 YHWH sembra spingere l’uomo al peccato,  poi punirlo

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2Sam 24,1-10: Dio è in collera col popolo, per ragioni no spiegate.
 castigare Israele, incita Davide a fare un censimento, che il re
attua, nn.stante il parere contrario dei consiglieri. Alla fine, Davide si
rende conto di aver peccato e chiede perdono.
Dio lo punisce: vuoi 3 anni di carestia, 3 mesi di fuga davanti al
nemico, 3 giorni di peste nel paese? Davide accetta la peste e ne
muoiono in 70mila. In qs storia qlc.sa non quadra, tanto che 1Cr 21,1
elimina il riferimento a YHWH ed esplicita il satana insorse contro
Israele e incitò Davide a censire Israele. Il satana = l’avversario:
nome comune (no proprio) che sta per la collera del Signore.
In sintesi, la prova biblica ha il fine di verificare e purificare la fede e
obbedienza in Dio. La metafora del fuoco/crogiuolo esprime la
valenza verificativa e purificativa della prova:
Giuditta 8,25-27: .. Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove
ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe…. Certo, come
ha passato al crogiuolo costoro col solo scopo di saggiare il loro cuore,
così ora non vuol fare vendetta di noi, ma è a scopo di correzione che il
Signore castiga quelli che gli stanno vicino.
 Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel
crogiuolo (Sap 3,5-6)
Col tempo, in alcune correnti del pensiero ebraico, si inizia attribuire
la tentazione a il satana (cf. 2Sam e 1Cr) e sempre più si ≠guono i 2 sensi:
 se il soggetto è Dio, la prova è mirata a saggiare la fede
 se è il satana, è un incitamento al male  allontanare l’uomo da Dio
NT: tentazione: istigazione al male, all’allontanamento da Dio.
 tentazioni di Gesù: rientrano nel disegno divino, ché è lo Spirito
a condurlo nel deserto, per essere tentato dal diavolo (ὑπὸ τοῦ
διαβόλου) (Mt 4,1) o dal tentatore (Mt 4,3).

NT: prova
 Lc 8,13: il seme caduto sulla pietra: alcuni hanno ascoltato la
Parola e l’hanno accolta con gioia ma in un momento di prova si
tira no indietro. Paralleli ( Mt 13,21, Mc 4,17): giunta una tribolazione o
persecuzione a causa della Parola.
 Lc 22,28: voi siete q.lli che avete perseverato con me nelle mie prove
Non metterci alla prova dicono i sostenitori
 rispetta meglio il testo greco e coerenza rispetto al testo biblico.
 non comporta problemi riguardo alla bontà di Dio (ma è vero?!)
 è problematico rispetto al suo consueto modo di agire e rispetto
al messaggio del NT, secondo c u i la prova/tribolazione pare un
passaggio obbligato per entrare nel regno. At 14,22 Paolo e Barnaba
esortano i fedeli a restare saldi nella fede perché -dicevano- dobbiamo
entrare nel Regno di dio attraverso molte tribolazioni.
 Tentazione e prova: confine tenue, oscillante, a seconda del pdv
Ma liberaci dal male ἀλλὰ ῤῦσαι ημὰς ἀπò τοῦ πουνεροῦ.
 ruziàzo trascinare via, strappare via
 poneros: interpretabile neutro (male) o maschile (Male/maligno).
PD’ARRIVO: Dio non tenta, ma mette alla prova l’uomo, in vari modi .
Se la prova è data da Dio  purificare le intenzioni del cuore/fede, come
comprendere la richiesta del contrario? Risposte date:
 sia fatta la tua volontà è l’unico vero desiderio di chi invoca aiuto
 l’intento non è ricordare a Dio qlc.sa di cui si è dimenticato, ma
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rinnovare la memoria dell’azione compassionevole del Padre.
 chi prega, domanda di non essere immerso nella fornace del dolore,
perché riconosce che diverrebbe per lui una tentazione.
 la tentazione è superata già nell’istante dell’invocazione: la
preghiera fa sì che la prova diventi il kairos di una crescita
spirituale.
 pregare  superare le tentazioni e supplicare Dio ché conceda il
suo aiuto a chi è piccolo e fragile (la carne è debole Mt 26,41).
 prendendo spunto da Gesù, il cristiano chiede al Padre di non
esser messo alla prova, intendendo con tale richiesta di
esserne dispensato o, se la prova fosse necessaria, che non
sia troppo dura o, qualora lo fosse, che con l’aiuto divino
possa esser superata senza soccombere. Lorenzo Gasparro, Docente
di Sacra Scrittura, Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Merid.
Secondo l’interpretazione tradiz.le, l’enigma del dolore e della morte è
sottoposto a ≠ approcci interpretativi nella Bibbia:
 alcuni aspetti dolorosi patiti dagli uomini sono interpretati come → nza
del peccato: in qs caso, gli effetti di sofferenza che hanno luogo
nella storia sono voluti e attuati da Dio come provvedimento
correttivo che aiuta il peccatore ad abbandonare il male/aderire al
bene e come esercizio di giustizia.
 altre esperienze di patimento non sono collegate al peccato, ma
disposte dal Signore per favorire nell’uomo la decisione buona.
È qui che, nella tradizione biblica, appare il concetto di prova, quale
chiave di lettura per accettare il dramma oscuro del male che
colpisce il giusto, senza perdere la fede nella giustizia di Dio.
FIN QUI IL DOVEROSO
Ma liberaci dal male ἀλλὰ ῤῦσαι ημὰς ἀπò τοῦ πουνεροῦ.
ruziàzo strappare via. poneros neutro (male) o maschile (maligno).
Bibbia ebraica: col termine il satan (avversario/nemico) tradotto in gr. con
diabolos, si indicano figure simboliche o persone
es. Davide, di cui i Filistei dicono Non venga con noi in guerra, perché non
diventi nostro avversario (satan) durante il combattimento (1Sam 29,4).
il satana ruolo importante in Giobbe, dove compare come ⨍ (no come
nome proprio): sovrintendente, solerte funzionario al servizio di Dio, per
accusare al suo cospetto i peccatori.
La ⨍ del satana è accusare gli uomini davanti a Dio x poi castigo.
Gesù presenta un Dio che a tutti offre amore incondizionato (benevolo v.so
ingrati e malvagi, Lc 6,35). Se Dio non castiga, ma ama anche i peccatori, la ⨍
del satana (accusatore, calunniatore), viene meno e il diavolo è →espulso
dalla corte divina (vedevo Satana precipitare.. È stato precipitato l’accusatore …).
Nei vangeli, il satana/diavolo appare in azione come personaggio solo
nell’episodio delle tentazioni (Mt 4,1-11).
Gesù chiama satana anche Giuda (uno di voi è un diavolo! Gv) e Pietro (Va’
dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non ragioni secondo Dio
ma secondo gli uomini, Mt 16,23)
Essere un satana = ragionare da uomini
diavoli ≠ demòni: termine dàimon nasce tra III-II sec. a.C., quando Bibbia tradotta in
gr. I traduttori greci (+ colti) si imbattono in residui della mitologia babilonese
(assorbita 200 anni sotto i persiani) e traducono con demòni, quegli esseri intermedi
tra il divino e l’umano, es. sirene, sàtiri. Il daimon socratico (Platone, V-IV sec. a.C)
Al tempo di Gesù, tutto quel che aveva cause inspiegabili ed era sconosciuto all’uomo
(depressione epilessia, sonnambulismo, ubriachezza, era ricondotto a un’azione
demoniaca).

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Bibbia ebraica: assente l’idea di persone possedute dal diavolo o dai demòni e non si
trova un solo caso di indemoniato. NT: solo casi di  possedute dai demòni.

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Senso: chiedere perdono? da sempre perdonati
essere/sentirsi dei perdonati-perdonare
Non è l’amore di Dio che salva (toglie dall’inferno), ma il riconoscersi dei
salvati (amati da Dio)
Senso chiedere non essere messi alla prova/tentazione?

Dio non ha bisogno di metterci alla prova


≠nza fond.tale tra mentalità moderna Vs arcaica: l’uomo antico fa fatica
a darsi ragione della propria interiorità e delle responsabilità delle
sue decisioni, così tende ad attribuire alla divinità ciò che è frutto
delle sue scelte.
Grecista Bruno Snell: scontro tra Achille ed Agamennone (1o libro
Iliade, ~750 a.c.): Achille sta per uccidere il re greco e ne viene
dissuaso da Atena.
 Bibbia VI secolo a. C.: esilio babilonese, dopo distruzione 1° Tempio
(586 a. C.). alcuni Salmi apd X sec a.C. Pentateuco: no prima VI sec. a.C.
Prequel: guerra Troia: a un certo punto, tra i greci, scoppia la peste, mandata
da Apollo, arrabbiato ché Agamennone ha rapito Criseide, figlia del suo
sacerdote, per renderla schiava. Dopo 10 gg. di morti  peste, Achille chiede
ad Agamennone (fratello di Menelao, re di sparta e marito di Elena, rapita da
Paride) di liberarla. Agamennone vuole in cambio un’altra schiava, adeguata
alla prec. e, se non lo faranno, rapirà la schiava di Achille. I due litigano.
Omero: l’uomo non si sente ancora promotore della propria
decisione. Ciò avverrà solo nella tragedia (V sec a.C.).
Omero: ogni volta che l’ prende una decisione dopo aver riflettuto, si
sente spinto a ciò dagli dèi. Anche ogni ↑nto delle forze fisiche e spirituali
arriva dall’esterno, sopr.tto per intervento della divinità.
 Qs’aspetto dell’uomo greco arcaico è applicabile all’uomo biblico :
 a un 1o momento in cui ogni azione umana è attribuita dirett. nte a
Dio, si passa a una concezione in cui l’uomo è spinto al male da
uno spirito tentatore o dalla sua concupiscenza, come in Gc.
Dio: no bisogno di metterci alla prova/tentarci,  vedere se siamo
abbastanza bravi.
Non è un professore, esaminatore che dà il voto
È rifugio, venite a voi che siete affaticati e oppressi
 genitore con figlio che sta imparando a camminare
 un padrone che lascia apposta i soldi in giro
 volete bene a qualcuno che è a dieta per salute…
chi fa così non si fida
Gb 4, 17-19: Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente l'uomo
davanti al suo creatore? Ecco, dei suoi servi egli non si fida e ai suoi angeli
imputa difetti; quanto più a chi abita case di fango, che nella polvere hanno il
loro fondamento!
Chi non si fida-affida ha paura
Dio crede in noi – come faccia non lo so! Tanto da affidarci il suo divenire
(io sarò sarò, il figlio consegnato, essere con-dipendi dall’altro
L’autoproclamazione del Nome in Es 3, 14 è declinata in ebraico con
un doppio futuro.
Il Dio vivente manifesta la propria solidarietà con l'esperienza
umana del tempo, sul fondale di una imprevedibilità dell'avvenire.
Io sarò sarò indica un divenire, un esserci, un essere presente.
Credere Vs conoscere (credere = non sapere tutto) Amàn=credere:
idea di solidità, appoggiarsi a, il contrario di prostrarsi

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Immagine più vicina a quello che può essere l’amore di Dio
1Cor 13,4-7 La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità,
non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si
compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Vi pare uno che mette alla prova?
Veniamo a noi, da qualcuno che crede in noi
Vicenda di Israele nel deserto è figura della storia umana, che la
Scrittura presenta come un incessante susseguirsi di prove.
 Dio conduce Israele in qs landa: condizioni disagevoli, risorse
scarse (pane, acqua), no una strada chiara da percorrere,
proibitive condizioni climatiche, insidie e nemici crudeli.
 se viene dato qlc.sa è sempre provvisorio, precario (manna del giorno)
 nel deserto sono date le 10 parole dell’alleanza/relazione che nutre
(non di solo di pane vive l’uomo, ma di quanto esce dalla bocca del
Signore, Dt 8,3).
La vita è una prova
Dio non ha bisogno di metterci alla prova. O semmai, l’unica prova
in cui ci ha messi, è di averci messo in qs mondo, dentro un progett
Non è forse una tentazione la vita dell’uomo sulla terra? (Gb 7,1)
 prova insita nel regno (non fa rumore, è vicino ma non qui, cresce
lento, non si impone...)
 prova perché siamo fragili e neotenici (nati prematuri, incompiuti)

Fragile = che si rompe (fragilem da frangere = rompere)


Qlc.sa facile a rompersi, che va protetto.
Il contrario è resistente, indistruttibile. Fragilità Vs forza.
Fragilità è associato a debolezza ed è considerato indicatore di uno
stato di malessere e disagio, qlc.sa da allontanare/temere, in quanto
potrebbe evolvere in difficoltà e squilibrio dell’individuo.
 La fragilità ci riguarda dal 1° istante di vita.
 Serve molto tempo e cura, solo per vivere e svilupparsi.
 Da adulti, chiunque siamo diventati, conserviamo una certa fragilità
e vulnerabilità. Ci diamo molto da fare  superare la fragilità. tutti i tipi
di protesi per le parti indebolite del ns corpo: denti, occhi, orecchie, ossa.
Cerchiamo rassicurazioni di forza e di superamento di qs condizione
di incompiutezza (neotenia = noi umani siamo nati prematuri, anche
quando la gravidanza è a termine).
 Da anziani, alla fine della vita, siamo di nuovo fragili/vulnerabili.
La fragilità è insita nella condizione umana:
 da un lato, nutre la ns attitudine alla relazione (non svilupperemmo
la capacità di fare insieme)
 dall’altro, viviamo le nostre ≠nze, come altrettante zone di fragilità.
La ≠nza è una fragilità.
Ogni ≠nza è una fragilità. Un segno di non-totalità.
C’è sempre qualcosa che mi manca e che qualcuno altro ha.
1a fragilità nella Bibbia: ≠nza tra uomo e donna.
La sex.tà è una forza essenziale della vita, ma la separazione dei sessi
in due è, nell', un segno di povertà: la povertà di non poter godere
pienamente di se stessi senza un altro o di generare vita in sé stessi,
povertà di conoscenza di quel che viva l’altra metà dell’umanità.
Nella Genesi, qs ≠nza indebolente è sorvegliata dalla 1a legge.

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Tra la comparsa dell'uomo e quella della donna, è posta la proibizione
di mangiare l'albero della conoscenza del bene e del male (meglio
disgrazia e prosperità, no connotazione astratta o morale).
Puoi mangiare tutto meno uno. Questo no: resta uno spazio altro, uno
spazio per l’altro.
Dal giorno che ne mangerete morte tu morire, dice Elohim ad Adam.
Come se il Creatore dicesse: conserva questa fragilità tra te e la donna
Tieni questo non mangiare, questo inconsapevole. Altrimenti morirai.
Dio segna la vita le di un taglio (sesso da secare = tagliare), un segno
di fragilità al posto della forza (organi del potere della vita).
Dio raddoppia qs marchio di fragilità e ne proibisce la scomparsa.
Il limite-taglio è lo spazio per la relazione, perché l’altro possa
essere come soggetto

E il serpente che vieta la fragilità: Non morirai - se mangi - ma Elohim


sa che se mangi, sarai come Elohim. Non restare fragile, suggerisce il
serpente.
Eden: Il serpente era la più astuta (nuda) di tutte le bestie selvatiche fatte dal
Signore Dio.
Mentre l'uomo e la donna non si sono ancora riconosciuti differenti, la
menzione della loro nudità (tutti e due erano nudi, ma non ne provavano
vergogna) e l'apparizione del serpente nudo si seguono immediatamente.
Il serpente, simbolo maschile quant'altri mai, si rivolge alla donna,
presentandole il sesso che essa non ha.
Questo sesso-serpente è una riprova che dio non ha dato tutto agli esseri
umani, poiché li ha fatti mancanti di qualche cosa e la donna è la prima ad
accorgersene.
In precedenza, fra la formazione dell'uomo e quella della donna, il dio aveva
posto una proibizione: non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e
del male.
Il serpente presenta il dio come colui che vuole conservare solo per sé la
conoscenza divina. Per diventare come dei, il serpente incita gli esseri umani
a non accettare limiti. Qs discorso del serpente è diabolico, perché la
proibizione data dal dio era al contrario l'accesso alla parola, il limite che
consente a due soggetti di trovarsi l'uno di fronte all'altro, senza mangiarsi.
Dio non vuole che siate come lui
In realtà è il 1° a mettersi un limite (tzimtzum)
Dio non è un politico che chiede sacrifici, mentre lui non li fa.
Prima della Creazione esisteva solo l’Infinito che riempiva tutta l'E/esistenza.
Quando vi fu/sorse la Volontà di Dio di creare mondi ed emanare l’emanato
… Egli Si contrasse (tzimtzum) nel centro stesso della Sua luce, Egli limitò
quella luce: allontanandola ai lati che circondavano il punto centrale, cosicché
rimanesse un vuoto, uno spazio vuoto indefinibile (informe) lontano dal punto
centrale … Dopo questo tzimtzum … estrasse dall’Or Ein Sof una singola
linea retta [di luce] … da sopra a sotto, e “formò per gradi/concatenò giù” …
scendendo “in quel vuoto” …. Nello spazio di quel vuoto Egli emanò, creò,
formò e fece tutti i mondi.
sfera con buco al centro: in qs spazio Dio non c’è, ma noi siamo
dentro Dio
Adamo, dietro l’albero che lo nasconde senza proteggerlo, vive la
fragilità come paura: ha paura dell'altro.
Qualsiasi disabilità, malattia, anomalia, tutto ciò che evoca
l'imperfezione ci riporta, vicini o lontani, al nostro status di mortali.
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Non accettare la fragilità puede riassunto in una sola parola: la paura.
E tutte le paure si uniscono in una: la paura di essere annientati.
umorista: Beati i fenduti/rotti/crepati perché lasceranno passare la
luce.
Nelle Beatitudini, ogni debolezza è in realtà una forza che consente
la presenza dell'altro. miti, poveri, affamati…
È la forza della relazione, del vero noi, che trionfa sulle persecuzioni.
Dio crea e si rivela mediante la parola.
Quando si tratta di accedere alla parola e alla relazione, la regola è la
stessa di Genesi. Ciò che regola e rende possibile la parola/relazione
tra un Io e un Tu come soggetti è molto ≈ alla proibizione della Genesi.
Ascoltare = accettare di non far sparire l'altro in sé, mangiandolo,
cioè non conoscerlo tutto.
L'ascolto si basa sulla non-conoscenza
Ogni presenza reale si basa su una rinuncia all’onnipotenza.
La fragilità è la vera condizione del simbolo.
simbolo ←σύμβολον =segno ←verbo συμβάλλω: radici σύν insieme
e βάλλω gettare, che significa ± mettere insieme 2 parti ≠.
Grecia antica: il simbolo aveva il significato di tessera di riconoscimento o
tessera hospitalitas, secondo l'usanza per cui 2 /famiglie/città, spezzavano
una tessera, di solito di terracotta o un anello, e ne conservavano ognuno una
delle due parti, a conclusione di un accordo/alleanza. In seguito, ognuno di
loro poteva dimostrare l’avvenuto patto riunendo i 2 pezzi che dovevano
adattarsi perfett.nte: era il segno che permetteva il riconoscimento dell'altro.
Nessun simbolo/nessuna allenza/nessuna comune unione tra diversi,
senza fratture. Se la fragilità è proibita, l'accesso al simbolico non è
possibile.
Attraverso il coraggio di affrontare la paura che, automaticamente, la ns
natura umana fa scattare in presenza di un dolore, noi accettiamo la
fragilità e cominciamo a conoscerla e a condividerla.
La fragilità condivisa diventa una ferita rimarginata, come una ferita
esposta alla luce del sole e diventa trattabile (si può toccare).
La vera donazione è possibile solo in presenza di fragilità accettata.
Il dono della fragilità: mito di Pandora: il titano Prometeo ruba il fuoco agli
Dei per donarlo agli uomini (dono della mente), Zeus lo punisce e, non
contento della punizione di questo, decide di punire anche la stirpe umana.
Poiché ancora non esisteva la donna, Zeus incarico Efesto (Vulcano) di
modellare un’immagine umana con acqua e argilla, di modo che non avesse
nulla da invidiare alla bellezza delle dee.
Ne uscì che la donna era superiore a ogni possibile immaginazione.
Tutti gli dei furono incaricati da Zeus di riporre in lei dei doni (Pandora =pan
doron). Zeus donò alla fanciulla un vaso, col divieto di aprirlo.
Il vaso conteneva tutti i mali che l’umanità ancora non conosceva: vecchiaia,
gelosia, malattia, pazzia, vizio, passione, sospetto, fame, ecc.
Alla fine Pandora andò in sposa al fratello di Prometeo, nonostante i moniti
del fratello che gli aveva raccomandato di non accettare alcun dono dagli dei.
Dopo un po’, presa dalla curiosità, aprì il vaso e tutti i mali corsero come
fulmini sulla terra. L’unico dono buono che Zeus aveva posto nel vaso
rimase incastrato sotto il coperchio che subito Pandora aveva chiuso:
elpis = speranza.
Qs mito può essere collegato al femminile, legato al dono del contatto
col dolore e con la fragilità: donna permette agli uomini di scorgere
nell’oscurità/profondità del vaso, cioè di se stessi, per vedere parti

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buie, dolori, e quanto altro vi è nascosto, mantenendo la speranza,
ossia il contatto con la Luce.
Fragile=che si rompe
klao =rompere: verbo dell'Ultima Cena. Nei 4 racconti (3 sinottici e
1Cor.) c’è lo stesso verbo klao= sbriciolare, rompere, spezzare.
Klao, non è condivisione, non è lo stesso pane dato a tutti, ma a
ciascuno un frammento spezzato.
Tentazione: annullare la fragilità
La prova/tentazione del diabolico
Soprattutto in 3 racconti, eden, giobbe, tentazioni di Gesù.
Giobbe, l'uomo integro. E tuttavia... “i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa
di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per
mangiare e bere insieme. Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe
li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il
numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: Forse i miei figli hanno peccato e hanno
benedetto - l'autore non ha osato scrivere “maledetto” - Dio nel loro cuore. Così faceva
Giobbe ogni giorno.”
Giobbe faceva dei sacrifici per annullare, non una colpa reale commessa dai figli, ma
una colpa immaginaria supposta da lui. Colui che crede di non compiere il male, lo
suppone negli altri il male e colpisce a colpi di sacrifici preventivi e illimitati.
Quando Giobbe ha perduto tutto, persino la pelle, egli aprì la bocca e maledisse il suo
giorno; prese a dire: Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: E stato
concepito un uomo! Ciò che esce dalla bocca di Giobbe quando infine apre la sua
bocca è molto vicino a quel che supponeva nei suoi figli: egli maledice, non il suo dio,
ma il giorno che da Lui ha ricevuto, e vorrebbe abolire la sua nascita.
Così la voce chiamata satana portava veramente in sé ciò che Giobbe rimuoveva: il
desiderio di maledire la propria vita, lui l'uomo troppo perfetto che non aveva
accesso a ciò che l'anima umana custodisce di incontrollato, se non proiettandolo
sugli altri.
Il diabolico sarebbe interno alla psiche e emanerebbe dalla relazione con
gli altri, là dove un limite è stato misconosciuto o violentato.
Ciò che l'uomo non può intendere dalla sua anima incontrollata, un giorno
o l'altro gli ritorna. O diabolizza gli altri, come Giobbe al principio, o prende
la strada della parola, ancora come Giobbe - parlare del proprio dolore, dire la
propria collera contro l'origine...
Nei vangeli, Gesù affronta il diavolo.
Quest'uomo, che risale da un battesimo ed è stato chiamato figlio da una voce
dal cielo, è condotto dallo Spirito per essere tentato dal diavolo.
“Se tu sei figlio di Dio... ”
 provalo comandando alla materia (dì che questi sassi diventino pani),
 alla morte/vita (dal pinnacolo del tempio... buttati giù)
 a tutti gli altri uomini (tutti i regni della terra... ti darò... se ti prostri
dinanzi a me).
Dopo l’inizio del ministero pubblico, la prova/tentazione si ripresenta
anche nelle ultime ore della vita terrena di Gesù, facendo da
inclusione a tutta la sua esistenza.
Gesù è provato/tentato fin sopra la croce: Salvi se stesso, se è il Figlio
di Dio… (Mt 27,40.43).
Qual è dunque la tentazione e quale la posta in gioco?
 la posta in gioco è l’identità di figlio
 la tentazione è l’onnipotenza e ruota sulla identità
se sei… allora…e che succede se fallisco?

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il servo che ha paura nasconde il talento, ma, nel vangelo, il servo che
ha moltiplicato i 5 talenti riceve lo stesso trattamento del figlio che ha
perso/dilapidato tutto
Gesù è tentato e nella tentazione centrale (acme)
Satana cita le Scritture: la tentazione suggerita proviene dall’interno, da una
distorta lettura delle Scritture.
Gesù risponde Sta anche scritto: non tenterai [ek-peiraseis] il
Signore Dio tuo
Colui che è tentato risponde non tenterò, come se cedere alla
tentazione sia tentare Dio (mettere alla prova la sua bontà/amore)
Manca l’acqua: Massa e Meriba, protesta degli Israeliti che misero alla
prova il Signore, dicendo: Il Signore è in mezzo a noi sì o no?
Gesù rompe il gioco il gioco perverso e senza via di uscita della
reciproca messa alla prova.
Assurdità del se lo facciamo non va bene, se lo fa Dio è giusto e santo
Oppure del : Lui può e noi no…questo è il suggerimento del serpente,
questi siamo noi, non Dio.
Dio, per primo è morto a se stesso (morte=assenza)
Buco nella pancia-gestazione-tutta la creazione geme e soffre
nelle doglie.. Rom 8,18-25: …le sofferenze del momento presente non
sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. 19La
creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio…
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Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle
doglie del parto;23essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le
primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la
redenzione del nostro corpo.
simbolo Vs diavolo
Il simbolo ha la capacità di porre in relazione e far convivere
fecondamente alterità irrelate che, l’azione del dia-ballo vuole distruggere,
frammentandolo nell’esplosione dei separati o sprofondandolo nell’implosione
degli identici.
Il diavolo (come simbolo) è l’opposto del simbolo:
sym-ballo=mettere insieme e diá-ballo= dividere, calunniare.
Satana lavora a separare, a fare esplodere la diversità e l’incomunicabilità, o
all’identificazione che annulla le differenze e, con ciò, annulla il TU.
Considerare Dio in termini di onnipotenza (umana) sarebbe la fine di Dio,
la sua riduzione a mondo, la sua diabolizzazione.
Il PN è una preghiera di domande, non di lode, né di ringraziamenti. Fotografa
l’uomo nelle sue dimensioni più reali: il pericolo, l’impotenza, la paura e il
bisogno. Proprio perché fatta solo di domande, chiede le cose necessarie, non
quelle di troppo: il Regno di Dio, il pane di ogni giorno, il perdono, la vittoria
sul male. I bisogni dell’uomo sono tanti. Così pensiamo noi. Il PN ne indica
solo 3: il pane per ogni giorno, il perdono dei peccati, la liberazione dal
male. Evidentemente li considera essenziali e sufficienti.
Il senso letterale del verbo greco è strappar via.
Il male è nostro. Non va combattuto fuori, nelle cose, negli altri, ma in noi
stessi. Una frase di Gesù è al riguardo lapidaria:
Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive:
fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, malvagità, inganni, impudicizia, occhio
cattivo, bestemmia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose vengono fuori dal di
dentro (Mc 7,21-23).
Non sono forse tutti limiti negati, annullati, violentati?

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Non sentirsi messi alla prova = credere che Dio non ci mette alla
prova, ma è con noi, nella prova. È lì che si contrae e ci sta
partorendo e non può evitarci gli scossoni dovuti alle sue contrazioni.

La fragilità è essenziale per la vita degli uccelli.


L'anatra protegge e cova le uova.
Il guscio di queste uova è estremamente sottile e fragile.
Ed è un bene, perché, un giorno, sarà necessario che possa rompersi
sotto i colpi leggeri del pulcino. Se il guscio/contenitore non fosse
fragile, il pulcino, murato vivo, sarebbe soffocato dalla protezione che
deve invece servire solo a permettergli di essere, un giorno,
abbastanza forte da romperlo.
Il guscio è utile solo se, dopo essere stato usato come protezione, può
scomparire.
Guscio, protezione... dalla protezione dei genitori, alla psicoterapia, alla
guida spirituale. Scatole, recinti, contenitori, indispensabili per un certo
tempo, poi destinati a scomparire come tali.
Una setta o un sistema totalitario è un guscio che viene costantemente
rafforzato in modo che non si rompa. È il guscio che conta, no il pulcino. E
questo accade spesso, a tante istituzioni che pervertono il loro ruolo:
istituzioni umane non fragili, © non aperte, matrici chiuse.
Abbiamo 2 nascite da fare.
La 2a viene fatta rompendo g°.nte un guscio che ci circonda  lungo
tempo. Quindi raggiungiamo l'altro mondo: il mondo delle relazioni, del
simbolico, delle alleanze.
Spesso, la piccola anatra è angosciata. Vorrebbe che Dio aggiustasse
il suo guscio.
A volte, è meglio riempirlo momentaneamente perché non è ancora
pronto per uscire. Abbiamo inventato un sacco di modi per questo.
Tuttavia, la crescita dell'essere finirà per superare le dimensioni
del guscio. Che si romperà, anche nell'ultima ora.

Un umorista ha detto: Beati i fenduti/rotti/crepati perché lasceranno


passare la luce.
Beati quelli che presentano e che danno all'altro se stessi
fratturati, e benedetti coloro che lo ricevono: raggiungono insieme
il mondo altro, quello dell’uomo liberato dall'ordine del tempo.

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