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SECOLO D’ITALIA 11

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DOMENICA 4 APRILE 2010
APPENA
USCITI

L’interesse di Dante
è etico-religioso,
proprio perché
etico-politico...

ADRIANO OLIVETTI
IMPARÒ DA DANTE
L’HUMANA CIVILITAS
◆ Davide Cadeddu Sia per verificare la domanda dello studioso, sia dio al vulnus generato dal peccato originario. Ga-
per cogliere compiutamente l’attualità della ri- rantisce solo l’amministrazione della giustizia e
flessione di Dante. È, infatti, questa «humana ci- la lotta alla cupidigia. Scopo dell’«humana civili-

U
na campana. Con sopra un cartiglio svo-
lazzante. Al suo interno l’espressione «hu- vilitas» che aiuta le persone a risolvere la con- tas», invece, è permettere la completa espressio-
mana civilitas». Questo fu il simbolo che traddizione tra il loro fine sommo e l’incapacità ne dell’intelletto umano. E un potere politico de-
Adriano Olivetti, imprenditore e riformatore an- di raggiungerlo. Lo scopo ultimo è la beatitudine ve consentirne la realizzazione.
ticonformista nell’Italia degli anni Cinquanta, celeste, che si inizia ad assaporare (e a inverare) Scopriamo così un Dante in parte nuovo. Equi-
scelse per rappresentare i propri ideali politici. in terra, grazie a una serie di condizioni. La so- librato nel coniugare razionalità e grazia, lungo
Molti collegano l’immagine della campana alla cievolezza è una caratteristica dell’essere umano. una linea di continuità tra naturale e sopranna-
presenza del campanile in una comunità cristia- Ma l’«humana civilitas», in effetti, non si manife- turale. L’eredità principale del suo pensiero po-
na. E certamente è così. Nessuno, però, si è mai sta per natura. Una società mondiale di persone è litico-religioso sembra essere la nozione di seco-
posto il problema del significato profondo del sin- possibile solo se agevolata dalla presenza della larità. Non si tratta di un’alternativa tra laici-
tagma latino che la arricchisce. Non si tratta, in- pace. Che, a sua volta, dipende dall’esistenza di smo e clericalismo. Bensì della considerazione
fatti, di un motto qualsiasi, che banalmente vada uno strumento politico: la monarchia universale. di Impero e Chiesa come due ordini diversi e au-
tradotto «civiltà umana». E magari sia inopinata- L’«humana civilitas» può essere senz’altro de-
finita l’approdo della riflessione etico-politica di
tonomi, che implicano la dipendenza del monar-
ca universale direttamente da Dio. Il pensiero
L’EREDITÀ PRINCIPALE
mente sostituibile da «civitas hominum» (come
recita il titolo di un recente libro di scritti olivet- Dante Alighieri. L’individuo è costitutivamente dantesco esprime in questo modo una soluzione DEL SUO PENSIERO
tiani) o da altre formule simili. La fonte cui attin- incapace di raggiungere da solo la beatitudine ter- moderna al problema della laicità dello stato, È LA CONSIDERAZIONE
se Olivetti fu nientemeno che il De Monarchia di rena. E realizza compiutamente sé stesso solo che si fonda sull’idea delle due beatitudini uma-
Dante Alighieri. Ma cosa rappresenta per Dante, nell’«humana civilitas». Occorrono però stadi in- ne reciprocamente non subordinate: la «beatitu- DI IMPERO E CHIESA
e dunque almeno in parte anche per Olivetti, il termedi di associazione: quelle comunità partico- do huius vitae» e la «beatitudo vite eterne». Eti- COME DUE ORDINI
concetto di «humana civilitas»? lari che non sorgono per volontà, bensì per natu- co-politico o etico-religioso, dunque, l’interesse
La soluzione può non essere semplice. In parti- ra. Esse sono la «communitas domestica», la «vi- di Dante? Etico-religioso senz’altro, proprio per- DIVERSI E AUTONOMI
colare se si è digiuni di pensiero dantesco. Una ri- cinia», la «civitas» e il «regnum». In altre parole, ché etico-politico.
sposta esaustiva e articolata può essere indivi- la famiglia, la vicinanza (che pare
duata ora anche grazie al libro di Mario Ciampi, evocare la “Comunità” olivettiana),
Il pensiero politico di Dante Alighieri nella critica la città e lo stato. Secondo un ordine
del Novecento (Drengo, € 12). Quattro capitoli den- di grandezza ascendente, che postu-
si che danno mostra di rigore logico nell’attra- la una sorta di principio federale an-
Una campana con sopra
versare la letteratura filosofica del secolo scorso. te litteram. Ogni comunità, infatti,
un cartiglio svolazzante
Da Etienne Gilson a Luigi Pietrobono, da Gusta- implica un governo, subordinato a
e l’espressione
vo Vinay a Michele Barbi, da Gioele Solari a Gui- quello di ordine superiore. Ciascuna
«humana civilitas»,
do Vernani, passando per Bruno Nardi, Ernesto di queste «communitates particula-
fu il simbolo
Giacomo Parodi e Francesco Ercole, Arrigo Sol- res» possiede un proprio fine. Edu-
di Adriano Olivetti
mi e Michele Maccarrone, l’autore svolge un’ana- care e gestire l’economia apparten-
lisi che segue e verifica il ragionamento interno gono rispettivamente alla prima e
alle posizioni della storiografia novecentesca. E alla seconda tipologia. La politica
che coinvolge anche i più famosi Giovanni Genti- contraddistingue le altre due. Le
le e Hans Kelsen. Talvolta, in questa pluralità di une non possono sussistere senza la
commenti, il filo interpretativo principale pare capacità politica delle altre. Le qua-
nascondersi tra le pagine. Sicuro, tuttavia, l’ap- li, tuttavia, raggiungono il proprio
proccio. Che non sopravvaluta eventuali citazio- scopo solo se quello delle prime è
ni dantesche, come se ne derivasse la condivisio- stato conseguito.
ne di tutto un sistema filosofico. Sullo sfondo so- E la monarchia universale dov’è
prattutto Tommaso d’Aquino e Averroè. Etico- finita? Affinché gli individui possa-
politico o etico-religioso l’interesse di Dante? La no essere pienamente felici, essa è
risposta è lo scopo dichiarato del lavoro. necessaria. Ma non lo è per natura.
Diversi gli aspetti del pensiero dantesco che Implica la volontà umana. La mo-
vengono affrontati. Ma il senso di tutto sembra narchia universale pur essendo di
fornirlo proprio il concetto di «humana civilitas». origine divina, non può offrire rime-

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