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Internazionali
(7) E . Besta, Il diritto pubblico italiano dagli inizi del secolo XI alla
seconda metà del secolo XV, Padova, 1934, p. 344.
(8) A . Doren, Le arti fiorentine, Traduzione di G . B . Klein,
Firenze, 1930, I, p. 35.
(9) Statuto del Capitano del Popolo del 1323, edito a cura di R. Cagge-
s e , Firenze, 1910, I, lib. V, rub. III : « de non faciendo propositam in Consilio
sine Consilio et consensu Priorům et Vexilliferi ». Idem, lib. II, rub. III : « pos-
sint (i Priori e Gonfaloniere di giustizia) etiam convocare Consilia... domini Ca-
pitanei et Defensoris et alia Consilia que viderint convenire quando, ubi et quo-
tiens eis videbitur pro bono et pacifico statu populi et civitatis ». Cfr. pure
Prow. Reg. 126, cc. 227.
(10) Le Consulte della repubblica di Firenze, a cura di A. Gherardi,
Firenze, 1896, I, p. IX.
(11) Prow. Reg. 19, cc. 29 (1322, apo 18): « Possint predicti Priores et
Vexillifer iustitie... facere societatem. ligam, unionem et iura inhire, contrahere,
firmare et facere et fieri facere cum quibuscumque civitatibus, comunitatibus,
terris, universitatibus, dominis aut singularibus personis ». Cfr. pure Provv.
Reg. 6, cc. 56v; 11, cc. 124 e 186v; 12, cc. 10; 14, cc. 26; 16, cc. 29; 18, cc. 22;
19, cc. 29; 20, cc. 39; 111, cc. 93.
(22) Statuto del Capitano del Popolo del 1323, cit., I, lib. II, rub. III :
« salvo quod nullas litteras, ambaxiatam vel ambaxiatorem, seu ambaxiatores ex
eorum parte (cioè dei Priori e Gonfaloniere) vel Comunis et populi Florentie
destinare, vel eligere pro eundo possint ad Summum Pontificem, vel ad aliquem
cardinalem, vel ad regem, nisi prehabita deliberatione Duodecim Bonorum viro-
rum et obtento partito ad secretum scruptineum inter eosdem Priores et Vexil-
liferum iustitie et Duodecim ad fabas nigras et albas ». Idem Statuto del Capitano
del 1355, lib. II, rub. VI.
(23) Prow. Reg. 55, cc. 44 (1367 agosto 29) : « in primis quod domini
Priores non possint... mittere aliquos ambaxiatores seu commissarios ad Summum
Pontificem, seu ad imperatorem, seu ad aliquem regem.... nec etiam scribere seu
scribi facere aliquas litteras, etiam pro factis comunis, ad ipsum Summum Ponti-
ficem et imperatorem vel aliquem regem, absque deliberatione dominorum Prio-
rům artium et Vexilliferi iustitie, Gonfalonierorum societatum populi et Duodecim
Bonorum virorum predictorum, sub pena librartim quingentarum >V.
(24) E . Besta, Il diritto pubblico italiano , cit., p. 344.
(25) Provv. Reg. 99, cc. 168.
(26) Statuta Papulit et Comunis Florentie , anno 1415, cit., tomo II, lib. V,
rub. CCXIII.
(27) Prow. Reg. 54, cc. 21 ; 56, cc. 92 e 131 ; 57, cc. 144v.
(28) Prow. Reg. 56, cc. 92.
(29) P row. Reg. 57, cc. 144v.
nel quäle la guerra sarebbe stata, per lo più, una malattia cronica. L'au-
torità concessa fu la più ampia che si possa immaginare : furono i pieni
poteri in fatto di politica estera che vennero, sia pure per poco tempo,
delegati a tali commissioni, cui si diede «omnem et totam illam ba-
liam, auctoritatem -et potestatem quam habet totus populus et co-
mune Florentie... circa inihendum, contrahendum et firmandum quan-
dunque ligam, confederationem, socie tatem, -unionem, collegationem et
talliam cum quibuscumque dominis... comunitatibus, universitatibus et
bellum indicere et f acere et fieri facere contra quoscumque hostes » (30).
Nel secolo XIV, e particolarmente nella seconda metà, l'alterazione
politica produsse sensibili trasformazioni alla costituzione repubblicana:
l'urto incessante fra l'altra borghesia che lentamente decadeva e le
nuove classi sociali prementi dal basso verso l'alto alla conquista del
potere, le continue lotte politico-sociali e lo stato di guerra quasi cronico
nella ¡penisola, produssero nuovi istituti di diritto pubblico, che meglio ca-
ratterizzarono e determinarono nelle sue varie funzioni il Comune, tra-
sformandolo lentamente e differenziandolo da quello medioevale. Fu
il periodo quello del degene ramento del comune dell'età di mezzo,
mentre per molti aspetti, vuoi per l'estensione del territorio, per una
più chiara delimitazione di poteri, se cosi si può dire, ed una maggiore
articolazione degli uffici, si preannunziava lo stato moderno. L'ammi-
mini strazione del Comune, che allargava la sfera delle sue competenze
e doveva soddisfare a nuovi bisogni della collettività, divenne più com-
plessa: sorsero problemi nuovi e straordinari e da essi, conseguente-
temente, organi straordinari di governo. Fu la necessità contingente
che spinse lo stāto su questa nuova strada e ad essa la Repubblica fio-
rentina, che di tali organi straordinari fece largo uso, non poteva, per
forza di cosć, sottrarsi.
Un volume, conservato nella terza serie delle St razziane dell'ar-
chivio di Stato di Firenze, ci tramanda un lungo elenco di uffici straor-
dinari creati dal Comune per far fronte ad esigenze particolari dello
stato, specialmente in periodi di guerra (31) : non potendo, per ovvie
ragioni, ricordare tutti quegli organi eccezionali, dovremmo limitarci a
menzionare soltanto i più noti di essi.
Quando nel 1349 Firenze fu angustiata dalla guerra contro i po-
tenti Ubaldini dél Mugello, il Comune ricorse alla elezione di Otto cit-
tadini, cui attribuì « omnem et totam illam baliam,/ auctoritatem et
potestatem et officium circa illam guerram honorabiliter et victoriose re-
gehdam » '(32). Ben più grave fu, poco dopo, la situazione in cui si
venne a trovare esposta la Repubblica per le mire espansionistiche di
Giovanni Visconti: ancora una volta, Firenze affidò la tutela dei suoi
interessi ad un magistrato eccezionale, detto l'ufficio degli Otto sopra
le « leghe e taglie », cui venne concessa l'autorità di « faeere ligam et
compagniam, societatem, unionem, colli'gationem, seu confederationem,
ac veteres ligas reformare et rinovare... cum quibuscumque comunibus,
civitatibus, terris, castris, universi tatibus, populis, gentibus, dominis
principalibus, baronibus et singularibus personis... et bellum indice re,
et f acere, et fieri faeere contra hostes et rebelles dieti populi et comu-
nas... Et síndicos, procuratores, ambaxiatores, nuntios, mittere semel et
pluriens et quotiens... eisdem officialibus placuerit » (33).
Un decennio dopo, Firenze affidò la direzione politico-militare della
guerra contro Pisa ad un muovo ed analogo organo collegiale di Otto
membri (34).
Quando poi, nel 1375, la repubblica si trovò coinvolta nella -guerra
con la sede apostolica, fu ad un ufficio straordinario di otto cittadini,
cui il popolo fiorentino « in dispregio al pontefice diede il nome di
Otto Santi » (35), che venne affidata la condotta politica e militare di
queli' inpresa memorabile >(36).
Gli Otto di Balia, o Otto Santi, non debbono però essere confusi
con l'altro ufficio, che dal numero dei suoi componenti ed in relazione
alla sua principale funzione prese il nome di Otto di Guardia o Custo-
dia. Sorse quest'ultimo la prima volta nel settembre 1378, subito dopo
l'avvento al potere delle arti minori, e precisamente nell'intervallo 2-6
di quel mese, come appare dai verbali delle Consulte e Pratiche fioren-
tine: in data 2 'settembre vediamo infatti la proposta della sua istitu-
zione (37), mentre nell'altra del 6 troviamo «dominus Bettinus de
Covonibus » parlare «pro Octo Custodie» (38). Nel semestre iniziato
con il 19 settembre 1380 le funzioni degli Otto di Custodia furono ec-
cezionalmente assorbite dagli Otto di Balia che, già soppressi il 29 ot-
tobre 1378 (39), furono in quel giorno 19 settembre 1380 di nuovo
istituiti con il nome di « Otto della Balia e della Guardia della città e
contado e distretto di Firenze e con quella stessa autorità che era sitata
affidata il 16 agosto 1375 a Giovanni Dini e compagni, cioè ai famosi
Otto Santi » (40). Compito degli Otto di Custodia fu in origine quello
(33) Prow. Reg. 39, cc. 43. Vedi gli atti relativi conservati nelle Balie, ai
numeri 8-10.
(34) Prow. Reg. 51, cc. 1.
(35) A. Paneli a, Storia di Firenze, 1949, p. 119.
(36) Su quest'episodio di storia fiorentina cf r. A. Gherardi, La guerra
dei fiorentini con Papa Gregorio XI, in A.S.I., serie III, t. v.
(37) Consulte e Pratiche 16, cc. 17: «quod eligantur super custodia octo
cives, quatuor de maioribus et quatuor de minoribus ».
(38) Idem, cc. 21.
(39) Prow. Reg. 68, cc. 76v.
(40) Prow. Reg. Dupl. 36, cc. 76v : cf r. N. Rodolico, La democrazia
fiorentina al suo tramonto, Bologna, 1905, p. 253.
sia stato per gran tempo in Firenze organo straordinario, non v'è
dubbio alcuno: la straordinarietà, oltre alla testimonianza di cronisti
e storici contemporanei, è ripetutamente confermata dalle varie leggi
autorizzanti la creazione del medesimo e nelle quali si trova affermato
doversi intendere l'ufficio sciolto entro uno o due mesi dal giorno in
cui sia venuta meno la causa, per fronteggiare la quale essi Dieci erano
stati eletti (46).
Tale carattere di straordinarietà conservarono i Dieci per oltre un
secolo : fu solo con la fine del secolo XV che, per necessità politiche, -
acquistarono di fatto una continuità d'ufficio, dopo aver cambiato la
loro denominazione in Dieci di Libertà e Pace, come meglio vedremo in
prossime ricerche.
Anzitutto i Dieci di Balia non debbono essere confusi con i Dieci
della Libertà, come spesso purtroppo è accaduto (47) : questi ultimi
furono per gran tempo un ufficio a se stante (48), con compiti loro
particolari fino al 31 gennaio 1459, epoca in cui l'ufficio venne sop-
presso ed in data 12 febbraio dello stesso anno i poteri relativi
vennero trasferiti nell'ufficio dei Regolatori delle entrate e delle spese
del Comune (49). Dei Dieci di Libertà non possiamo determinare con
precisione il momento della prima elezione e le ricerche relative hanno
dato un esito negativo : la cosa, comunque, non ha soverchia importanza
creazione al 1478: da essi vediamo come talvolta da una elezione all'altra inter-
corra una lunga serie di anni e quasi mai vi sia una soluzione di continuità.
(46) L'ufficio dei Dieci dovrà essere soppresso un mese dopo che sara stata
proclamata la pace con il signore di Lucca (Prow. Reg. 120, cc. 397). Su tale
argomento cfr. Balie 26, cc. 158 e 176v; Prow. Reg. 142, cc. 123; Consiglio del
Cento 2, cc. 32, 41v, 69. Cfr. pure Dieci di Balia, Deliberazioni 20, cc. 259:
«die 4 aprilis 1454, hodie bannita fuit pax in civitate Florentie inter Venetos
et eorum colligatos et illustrem Ducem Mediolani et colligatos ». L'ultimo docu-
mento del registro (cc. 276) porta la data del 31 maggio 1454: evidentemente
l'ufficio, passato il mese dalla conclusione della pace, era stato soppresso.
(47) D. Giannotti, Discorso intorno alla forma della Repubblica di
Firenze, in opere politiche e letterarie, cit., p. 35-36 ; G . Thomas, Les revo-
lutions politiques de Florence (1177-1530), Paris, Hachette, 1887, p. 206, nota 1;
A. Renaudet, Les sources de l'histoire de France aux archives d'état de
Florence , Paris, 1916, p. 21 ; cfr. pure Mss. 197, Il foro fiorentino , ovvero degli
uffici antichi e magistrati della città di Firenze , trattato di Tommaso
Forti.
(48) Ciò si vede chiaramente consultando i registri delle estraz
ufficiali «intrinseci» conservati nell'archivio delle Tratte: dal 1378, tale è in-
fatti l'inizio del primo registro ed i precedenti devonsi ritenere perduti, si può
seguire le estrazioni dei Dieci di Libertà fino all'anno in cui furono assorbiti dai
Dieci di Balia. Un confronto dei componenti i due uffici nei momenti della loro
coesistenza conferma pienamente la distinzione dei due organi : furono inoltre,
per gran tempo, i Dieci della Libertà uno degli organi concorrenti alla elezione
dei Dieci di Balia e quindi non chiamati, certo, alla elezione di loro stessi. (Cfr.
Prow. Reg. 73, cc. 102).
(49) Carte di Corredo 2ó, cc. 245 e Tratte 81, cc. 20.
18.
quem et seu quos, tam in genere quam in specie, eligerentur, seu deputarentur
officiales ad guerram ». (Prow. Reg. 104, cc. 64 del 20 gennaio 1416). Le
notizie relative a questa magistratura non vanno, purtroppo, al di là di quelle
contenute nelle provvisioni rammentate ed ogni ricerca compiuta nell'archivio è
risultata vana, non essendo stato trovato alcun documento riferentesi all'attività
di detti Dieci.
(82) Delizie degli eruditi toscani , cit., XIV, p. 292: «et omnes supradicti,
domini (Priores et Vexillifer iustitie), Collegia, Octo, Sex et 64 (cives), in to-
tum numero 129, die 22 dicti mensis augusti (1405) elegerunt Decem Balie».
Prow. Reg. 103, cc. 4 (1414 ago. 20) : si concede agli Ottantuno, ai quali do-
vranno essere aggiunti altri 80 cittadini, il potere* di eleggere i Dieci di Balia
dando loro quell'autorità « quam solitus habere erat numerus appellatus gli Ot-
tantuno ». Prow. Reg. 117, cc. 27 (1427 mag. 5): agli Ottantuno sono aggiunti
altri 32 cittadini per concorrere alla elezione dei Dieci e si attribuisce loro l'au-
torità già goduta dagli Ottantuno. Prow. Reg. 120, cc. 304 (1429 die. 12) : agli
Ottantuno sono aggiunti 64 cittadini (tutti insieme prenderanno il nome di con-
siglio dei Centoquarantacinque) per la detta elezione. Lo stesso avviene il 24
ottobre 1440 (Prow. Reg. 131, cc. 210). Nei periodi nei quali erano in funzione
le balie, ed il fatto nel periodo mediceo fu tutt'altro che infrequente, la elezione
dei medesimi era affidata ai componenti la medesima con l'aggiunta della Signoria
e Collegi. Confronta, ad esempio, per le elezioni avvenute negli ultimi anni 1452-
1453, Balie 27, cc. 32, 118, 149v.
(83) Frovv. Reg. 94, cc. 138 (1405 ago. 20) : « quod Domini, Collegia, Ca-
pitanei. Octo et Sex eligant 64 civés, videlicet quatuor pro gonfalone», dei quali
tre dovranno appartenere alle arti maggiori e scioperati ed il quarto alle arti
minori.
(84) Prow. Reg. 103, cc. 4v (1414 apr. 20) : agli Ottantuno vengono ag-
giunti 80 cittadini « qui extrahuntur et extrahi debeant de bursis de quibus solet
extrahi consilium del Dugento ».
(85) Balie 26, cc. 158.
Dieci (86). Non c'è bisogno di avvertire che questa fu una procedura
eccezionale ed insolita, solo giustificata da un pericolo imminente.
A differenza di quasi tutti gli uffici fiorentini, tradizionalmente
distribuiti a sorte con estrazione dei candidati da borse ripiene con
i noti sistemi dello squittinio (87), i Dieci di Balia furono nominati
per via di elezione da farsi negli organi stabiliti, e da noi or ora esa-
minati (88). Era questa una conseguenza diretta dell'essere stati i
'Dieci un organo straordinario, per il quale, evidentemente, non po-
tevano formarsi le borse, riservate agli organi aventi un carattere di
stabilità e continuità di esercizio: anche la preoccupazione di immet-
tere in quella carica tanto importante cittadini di esperimentate qua-
lità politiche, p.uò avere esercitato la sua influenza determinante.
I Gonfalonieri di Compagnia, rappresentanti nel governo le varie
circoscrizioni cittadine e soliti preparare le liste degli scrutinabili per
gli uffici del proprio gonfalone, presentavano al collegio elettore la li-
sta dei candidati, tenendosi, naturalmente, distinti gli appartenenti alle
arti maggiori da quelli delle minori. Coloro che avessero riportato nel
primo scrutinio i due terzi di voti, s'intendevano eletti alla carica cui
erano destinati : non raggiungendo i candidati la quantità suddetta di
voti -si procedeva ad' un secondo scrutinio ed i posti erano assegnati
a maggioranza semplice (89). In proseguo di tempo, oltre la lista pre- •
sentata dai Gonfalonieri di Compagnia e normalmente contenente un
elenco dai 14 ai 20 nomi, anche agli altri membri dell'organo elettore
fu permesso presentare il nome di un solo candidato, da mandarsi in
votazione con quelli presentati dai Gonfalonieri úi Compagnia (90).
la presenza delle stesse persone per un periodo più lungo di quello in-
dicato, potevano ad essi concedersi -proroghe suppletive di sei in sei
mesi (95). Allo scopo poi di istruire i nuovi eletti sugli affari in corso,
fu saggia abitudine farli partecipare alle riunioni di quelli prossimi a
scadere, ottenendo con ciò negli affari del Comune quella continuità
d'azione tanto necessaria per la condotta della guerra e per il rego-
lamento dei rapporti fuori del dominio (96).
Se un membro dell'ufficio dei Dieci fosse morto durante l'eser-
cizio delle proprie funzioni, la elezione del sostituto, da scegliersi fra
persone appartenenti allo stesso gruppo di arti ed al medesimo quar-
tiere dello scomparso, era demandata alla Signoria e suoi Collegi (97).
In adunanza plenaria le deliberazioni . dovevano essere prese con
sette voti favorevoli {98) : ragioni di servizio potevano però fare allonr
tañare dalla città alcuni membri dell'ufficio ed in tal caso era una legge,
emanata dai Consigli opportuni, che stabiliva via via il numero di voti
necessari per la validità delle medesime (99) : le votazioni erano se-
grete ed all'inizio di ogni ufficio dovevano i Dieci giurare sui Vangeli
di « reddere eorum fabas secretas et copertas, ita quod non possit di-
scerni faba nigra ab alba » (100). A somiglianza della Signoria, i Dieci
eleggevano ogni tre giorni il « preposto », cui era affidato in quel torno
di tempo la presidenza dell'assemblea (101). Allo scopo poi di ottenere
•una maggiore efficienza dell'ufficio, si faceva fra i membri del mede-
simo una certa distribuzione di compiti (102), mentre le deliberazioni
dovevano prendersi collegialmente.
Cessato l'ufficio, i Dieci avevano il divieto del medesimo per un
triennio (103) e solo il voto unanime dei Signori e Collegi poteva to-
glierlo (104) : una volta eletti non potevano «a dicto offitio renuntiare,
(105) Prow. Reg. 73, cc. 102; Statuta Populi et Comunis Flor., anno 1415,
cit., tomo III, lib. V, rub. XXXIIII ; Prow. Reg. 142, cc. 123.
(106) Idem.
(107) Idem: cfr. pure Frovv. Reg. 117, cc. 2 7v e 131; 131, cc. 210.
(108) Prow. Reg. 142, cc. 113 (1451 giù. 11): «et si contingeret aliquem
eligi ad dictum offitium Decem predictorum, qui esset in aliquo alio uffitio, non
perdat tale offitium, sed simul possit exercere».
(109) Prow. Reg. 73, cc. 102 e Statuta Populi et Comunis Flor., anno 1415,
cit., lib. V, rub. XXIII.
(110) Memorie di ser Naddo, cit., XVIII, p. 69: «si chiamassero Dieci
cittadini, i quali chiamino Dieci di Balia, i quali hanno balia intorno alla detta
guerra e possono fare ciò che vogliono ». Cfr. pure G . Dati, Istorie fioren-
tine, in Capponi, cit., I, app. XII, p. 643.
(121) Statuta Populi et Comunis Fior., anno 1415, cit., tomo III, lib. V,
rub. XXIII. Cfr. pure Dieci di Balia, Deliberazioni 20, cc. 42v : « dicti Decem
elegerunt vigore deliberationis et licentie eis facte et concesse per Dominos et
Collegia quod dicti Decem possint eligere ambaxiatorem seu ambaxiatores ad im-
peratorem pro tractatu pacis ».
(122) ...aliqua liga, societas, unio, vel confederatio per dietos officiates, vel
eorum auctoritate seu commissione fieri non possit nisi prius et ante omnia de
ipsa liga, societate, unione vel confederatione quod fieri posset, deliberatio facta
fuerit per dominos Priores et Vexilliferum iustitie et eorum Collegia predicta,
vel duas partes eorum, ut dictum est... (Prow. Reg. 73, cc. 102). Le di-
sposizioni di cui sopra furono interamente riportate nello statuto del comu-
ne del 1415 (lib. V, rub. XXIII) e vennero sempre ripetute nelle varie prov-
visioni autorizzanti la elezione dei Dieci. Cfr., ad esempio, Prow. Reg. 120,
cc. 397 e Signori e Collegi, Deliberazioni, 14, cc. 120. Cfr. pure Le commissioni
di Ri an a ldo degli Albizi, cit., I, p. 211.
(123) Le Commissioni di Rinaldo degli • Albizi, cit., I, p. 563,
nota 2.
(124) Statuta Populi et Comunis Fior., anno 1415, cit., tomo III, rub. XXIII.
Cfr. pure Dieci di Balia, Deliberazioni 7, alle date 1397 marzo 9, aprile 1, otto-
bre 4, 1398 giugno 29; Idem 15, alla data 1427 maggio 30.
(125) Dieci di Balia, Deliberazioni 7, alle date 1397 ottobre 6, 16; 1398 gen-
naio 20, febbraio 2, 27, giugno 20, 30; agosto 30; ottobre 30; 1399 gennaio
14, etc.
(126) « Questo magistrato (cioè i Dieci) pigliava l'autorità dalla Signoria »
(D. Giannotti, Discorso , cit., p. 35) ; « i Dieci inviavano anche ambasciatori
all'estero, e tenevano con essi corrispondenza: ma in ciò si tenevano come uniti,
o anche dipendenti dai Signori »(P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi
tempi Firenze, 1877-1882, voli. 3, I, p. 313).
(127) Signori e Collegi, Deliberazioni 3, cc. 76: dovendosi concludere una
lega con Bologna, i Signori e Collegi « volentes predictam ligam et confedera-
tionem ad effectum produci... providerunt quod Decem offitiales Balie... possint
facere et seu fieri facere et firmare cum dicto comuni Bononie». Cfr. pure voi.
4, cc. 5v, 14, 45, 46, 144; Diplomatico, Riformagioni atti pubblici 1399 febbraio
26 e Le commissioni di Rinaldo degli Albizi, cit., I, p. 211, etc.
(136) Dieci di Balia, Legazioni e Commissar ie, 3, cc. 18. Lettera dei Dieci
a Marcello Strozzi e ad Angelo Spini, ambasciatori fiorentini a Roma, del 14
maggio 1403 «e' nostri magnifici Signori e loro Collegi tutto dì domandano se
da voi abbiamo lettere e noi diciamo di no. E seguevene grande carico ».
(137) Diario di Palla di Noferi degli Strozzi, cit., to-
mo XI, p. 302 : « a dì primo di novembre 1423 mandarono e' Sign
vollono sentire perché erano nuovi nella Signoria e' fatti del nostro u
(138) Le Commissioni di Rinaldo degli Albizi, cit., II, p. 253.
Lettera dei Priori a Rinaldo degli Albizi, ambasciatore a Roma : « vogliamo e co-
19.
mandianvi che quanto pe' Dieci della Balia nuovamente eletti vi sarà imposto o
commesso, voi esponiate e facciate ».
(139) N. Ottokar, Il comune di Firenze alla fine del dugento, Firenze,
1926, p. 178.
(140) F. Ercole, Dal comune , cit., p. 37. Su tale argomento cfr. pure
R. Palmarocchi, Lorenzo il M.t cit., p. 53.
(141) Uno sguardo ai volumi delle « Consulte e Pratiche » dell'archivio fio-
rentino convincerà pienamente su quanto sopra è stato affermato : sono quasi sem-
pre gli stessi nomi che si ripetono in lunghi intervalli di tempo e questi nomi cor-
rispondono in prevalenza ad individui del ceto dominante ed aventi un gran peso
nella vita del Comune, sia per la grande esperienza acquistata nel disbrigo degli
affari politici e sia per l'influenza determinata dalla loro potenza economica.
(142) Per quanto sopra è stato detto cfr. A. Anzilotti, La crisi , cit.,
p. 84 e ss.
(143) Da uno studioso (D . Marzi, La cancelleria , cit., p. 222) è stato
definito il « dettatore o cancelliere » capo della politica estera fiorentina ». Ci sem-
bra che tale asserzione non trovi conferma nei fatti, nè sappiamo da quali docu-
menti essa possa dedursi. Si può ben ammettere che alcuni concellieri fiorentini,
un Coluccio Salutati, od un Leonardo Bruni, solo per citarne due fra i più noti,
per la continuità dell'ufficio esercitato, per la loro grande personalità e grande cul-
tura umanistica, in un tempo nel quale anche lo stato, per dirla con il Burkardt,
era concepito come opera d'arte, abbiano esercitato una influenza sugli affari poli-
tici del comune. Ma tale influenza era esclusivamente personale e non un attributo
della carica perchè il dettatore o cancelliere non fu mai un organo con competenze
politiche, ma solo amministrative.
(144) Consulte e Pratiche 18, cc. 4v-6v.
(152) Signori e Collegi, Deliberazioni 7, cc. 96è Sulle derivazioni delle de-
liberazioni degli organi di governo dalle Consulte e Pratiche confronta, ad
esempio, Consulte e Pratiche 32, cc. 142, 156, 178 e Signori e Collegi, Deliberà-
zioni, cc. 103, 118v, 130; Consulte e Pratiche 30, cc. 30v, 33, 49, 52, 53, 53v,
59v, 66 e Signori, Lettere Missive, 23, cc. 112v, 117v. 136, 138v, 139, 142v, 147v.
(153) Le Commissioni di Rinaldo degli Albizi, cit., I, n. 5,
P. 7.
(154) Su tale argomento cfr. il Diario di Palla di Noferi degli
Strozzi, cit., tomo XI, pp. 43, 46, 148, 295, 302, 304, etc.
(155) Le Commissioni di Rinaldo degli Albizi, I, pp. 353, 379,
400, 412; II, 6, 48, 144, 145, 327; III, 510, 515,' 565, etc.
vol. II, cc. 171 v) inviavano di preferenza i loro rapporti a Lorenzo o suoi segre-
tari e quindi le serie dei documenti degli uffici comunali, tradizionalmente incari-
cati della esecuzione della politica estera, perdono gran parte della loro im-
portanza e diminuiscono sensibilmente anche come quantità numerica di carte.
Significativo è poi il fatto che risulta dall'esame del volume 11 della serie delle
Legazioni e Commissarie della Signoria, Dieci di Balia e Otto di Pratica, compreso
nel periodo 1482-1492: trattasi di un registro di minute di lettere inviate da vari
ambasciatori fiorentini all'ufficio degli Otto di Pratica e ognuna di tali lettere è
accompagnata dalla corrispondente minuta inviata al Magnifico : si tiene infor-
mato delle varie questioni l'ufficio competente del comune e contemporaneamente
di tutto si avverte il signore di Via Larga.
(160) M.A.P., LII-LIV.
APPENDICE
responderunt se a vobis expresse in mandatis habere quod eis per vos inposita
in generali et magnifico nostro Consilio solummodo reci tarent. Nos autem scientes
quod in civitate Florentie sunt varie voluntates, sicut vestram celsitudinem cre-
dimus non latere, ac etiam in ipso Consilio sunt homines cuiuscumque condictionis,
etiam vilissimi et improvvidi et vulgares, qui nec recte sapiunt, nec verum discer-
nunt, et dubitantes ne propterea ea que vestre intentionis existunt quam experti
sumus et seimus semper fuisse actenus et nunc fore perfectam in nostris nego-
tiis et comunis et populi Florentie retardationem vel impedimenta reeiperent, vel
non procederetur caute ac directo ordine in agendis super hiis, cum ipsis ambaxia-
toribus vestris contulimus et eos de statu et condictione nostra et civitatis Floren-
tie reddidimus informâtes. Quare celsitudini vestre suppliciter et affectuosissime
supplicamus quatenus, consideratis predictis, que a firma in iam nacta in vobis
fidentia derivantur dignetur et placeat predictis oratoribus dare specialiter in man-
datis quod quecumque secundum vestram intentionem et commissionem eis factam
recitate debent, primo et principaliter nobis Prioribus et Vexillifero iustitie réfé-
rant et exponant, et subsequenter in consiliis illis et ubi et quando nobis et sapien-
tibus Florentie videbitur melius et utilius convenire, ut prudenter, diligenter et
caute cum sapientoribus in agendis providere possimus et intentionem vestram per-
ducere ad e ff ec tum ad vestram exaltationem et gloriam, et statum prosperum
devotorum vestrorum et comunis et populi Florentie paratorum semper in hiis
et aliis vestre acquiescere voluntati.
Data Florentie die secundi mensis octubris, VII indictione.