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Appunti ,tutte le lezioni - Economia delle aziende di credito -


prof.ssa Chiaramonte - a.a. 2015/2016
Economia Delle Aziende Di Credito (Università Cattolica del Sacro Cuore)

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SISTEMA FINANZIARIO:
ORGANIZZAZIONE

All’interno della definizione stessa di Sistema Finanziario si indentifica la sua ORGANIZZAZIONE: si


fa, quindi, riferimento ai 5 elementi di cui esso si compone, ossia
• Strumenti finanziari
• Mercati finanziari
• Intermediari finanziari
• Regole
• Controlli
STRUMENTI FINANZIARI
Gli Strumenti Finanziari possono essere definiti dal punto di vista degli studiosi della materia, cioè
in modo atecnico: in questa ottica, sono una particolare categoria di contratto avente ad oggetto
diritti e prestazioni di natura finanziaria; ovvero possono essere definiti dal punto di vista della
normativa, cioè in modo tecnico: sono definiti dalla relativa fonte normativa, il Dlgs. 58 del 24
febbraio 1998 noto come TUF – ossia Testo Unico della Finanza che disciplina anche i mercati
finanziari ed i servizi di investimento, gli intermediari mobiliari, le società finanziarie e gli
investitori istituzionali –. In esso non è proposta una definizione generale di strumenti finanziari,
ma viene presentato un elenco dettagliato e definito degli strumenti finanziari riconosciuti in
Italia:
Obbligazioni
Sono strumenti finanziari di debito (o a reddito fisso). Esistono differenti tipologie di obbligazione
a seconda della natura dell'emittente con lo scopo di ottenere risorse per finanziarsi.
Gli emittenti di obbligazioni sono:
- Stato: BOT (buoni ordinari del tesoro), CTZ (certificati del Tesoro zero coupon), BTP (buoni
del Tesoro poliennali), BTP€ (BTP indicizzati all'inflazione italiana), CCT (certificati di crediti
del Tesoro)
- Banche obbligazioni bancarie: (pratica solo di recente permessa per raccogliere risorse
finanziarie)
- Imprese non finanziarie (industrie): obbligazioni societarie (corporate bonds)
- Comuni, Provincie, Regioni (o enti locali): BOC (comunali), BOP (provinciali), BOR (regionali)
Le obbligazioni presentano caratteristiche prestabilite (durata, prezzo) e standardizzate (non
personalizzabili) dall'emittente. Colui che sottoscrive l'obbligazione fornisce le risorse al momento
iniziale all'emittente, che alla scadenza sarà obbligato a rimborsare e remunerare il finanziamento
ottenuto. N.B. Rimborsare = pagare il valore di rimborso; Remunerare = pagare gli interessi.
In questo rapporto allora: Emittente --> debitore Sottoscrittore --> creditore
Per questo motivo le obbligazioni vengono chiamate strumenti di debito. Gli interessi, nel caso di
obbligazioni, vengono definiti diversamente a seconda che si tratti di obbligazioni
- Con cedola (Btp, Cct ) --> Le cedole (gli interessi) vengono incassate durante tutto l'arco
temporale che va dalla sottoscrizione alla scadenza dell'obbligazione in intervalli regolari.
- Prive di cedola (Bot, Ctz) --> differenza tra valore rimborsato e prezzo dell'obbligazione.
Le obbligazioni vengono anche chiamate a reddito fisso poiché è certo che il debitore rimborsi il
creditore; per quanto riguarda le obbligazioni indicizzate il rimborso è comunque certo, ma varia

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nel suo ammontare.


Azioni
Sono strumenti finanziari di capitale (o strumenti di partecipazione o a reddito variabile). Possono
essere di tre tipi: ordinarie, privilegiate, di risparmio. Vengono detti titoli a reddito variabile poiché
la remunerazione delle azioni è incerta. Per quanto riguarda la remunerazione delle azioni si parla
di dividendi. La distribuzione o meno dei dividendi è legata ad alcune condizioni:
- che la società realizza utili
- che l'assemblea decida di distribuirli
N.B. Obbligazioni e Azioni sono VALORI MOBILIARI
Strumenti finanziari ibridi
Sono obbligazioni che in presenza di certe condizioni possono assumere caratteristiche anche delle
azioni.
- Obbligazioni convertibili (in azioni): da creditori sottoscrittori di obbligazioni ci si può
trasformare in soci azionisti
- Obbligazioni cum warrant: obbligazione con opzione (possibilità) di acquistare delle azioni
Strumenti finanziari derivati
Sono strumenti che derivano il loro valore da un’attività sottostante.
- Contratti a termine (o Forward)
- Futures
- Opzioni (call, put)
- Swap
L'attività sottostante da cui derivano tali titoli può essere:
 Una merce (prezzo dell'oro, del petrolio, del grano) --> Commodities derivatives (derivati su
merci)
 Un'attività finanziaria (prezzo di un'azione, tassi d'interessi) --> Financial derivatives
(derivati su attività finanziarie).
I derivati hanno due funzioni:
1- Funzione di copertura (hedging)
2- Funzione speculativa
Obbligazioni strutturate
Sono composte da un'obbligazione + un derivato (es. reverse convertible). Sono strumenti molto
complessi.
Quote di OICR
Sono quote di capitale di Organismi di investimento collettivo del risparmio, definiti dal TUF: quote
di fondi comuni di investimento + azioni di SICAV. N.B. SICAV = società di investimento a capitale
variabile.

M ERCATI FINANZIARI
Il mercato finanziario è il luogo in cui vengono scambiati gli strumenti finanziari (incontro di
soggetti con esigenze di natura finanziaria contrapposte). Ad oggi sono sostanzialmente tutti
telematici. A seconda dello strumento finanziario scambiato è possibile individuare differenti
tipologie di mercato finanziaro:
- Azioni --> Mercato Telematico Azionario MTA, comunemente, la borsa

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- Obbligazioni --> Mercato Telematico delle Obbligazioni MOT


- Derivati --> IDEM (italian derivatives market)
Esistono due principali società che si occupano della gestione dei mkt finanziari:
1. Borsa italiana SpA --> gestisce la maggior parte dei mercati
2. MTS SPA --> gestisce il solo Mercato dei titoli di stato all'ingrosso (MTS)

INTERMEDIARI FINANZIARI
Intermediari creditizi BANCARI (le comuni banche)
Fonte Normativa: D.lgs n. 358 del 1 settembre 1993, TUB '93 (Testo Unico Bancario, scritto da
Amato e Ciampi). Le banche sono l'intermediario più numeroso in Italia.
Intermediari creditizi NON bancari
Società Finanziarie (fonte normativa: TUB '93). Sono società di:
• Leasing
• Factory
• Credito al consumo
Intermediari Mobiliari
Fonte normativa è il TUF del '98
• SGR (Società di Gestione collettiva del Risparmio)
• Imprese d'investimento (di diritto italiano (SIM), di diritto comunitario (Società
Internazionali mobiliri), Di diritto extracomunitario)
La funzione di tali intermediari è la fornitura di servizi di investimento.
Investitori Istituzionali
• SICAV
• FONDI COMUNI D'INVESTIMENTO
• FONDI PENSIONE
Fonte normativa: TUF '98.
Imprese di Assicurazione
Hanno delle fonti normative ad hoc.

REGOLE
Regolamentazione: tutti gli intermediari sono soggetti a regole. La banca è l'intermediario più
regolamentato.

CONTROLLI
Attività svolte dalle autorità di vigilanza. Le Autorità di vigilanza sono:
- Banca d'Italia
- Consob che vigila sugli intermediari mobiliari e sui mercati finanziari;
- IVASS (ex ISVAP) --> vigila sulle imprese di assicurazione;
- COVIP --> vigila sui fondi pensione;
- AGCM (antitrust) --> l'autorità garante della concorrenza del mercato vigila sulla concorrenza
nel mercato.

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SISTEMA FINANZIARIO:
FUNZIONI

Le funzioni del sistema finanziario sono 4 e sono:

FUNZIONE MONETARIA
Si esplica nella creazione, produzione e circolazione della moneta. Per moneta si intende quella
legale (o circolante) oppure quella bancaria (o depositi).
La moneta legale è moneta emessa dalle Banche Centrali Nazionali (BCN), nel nostro caso Banca
d'Italia, e si compone di banconote e moneta metallica.
La moneta bancaria è moneta emessa dalle singole banche consistente in depositi bancari/conti
correnti; trasferiti tramite assegni, bancomat (carta di debito) e carte di credito.
N.B. Con il bancomat i pagamenti vengono addebitati subito, mentre la carta di credito viene
addebita solitamente il mese dopo.
La funzione monetaria è svolta dalla banca centrale e dalle singole banche, le quali, mediante
l'emissione di moneta legale e moneta bancaria concorrono congiuntamente a determinare
l'offerta complessiva di moneta, ossia l’insieme di moneta legale (banche centrali) e moneta
bancaria (singole banche).

FUNZIONE DI INTERMEDIAZIONE
Trasferimento di risorse finanziarie dalle unità in surplus alle unità in deficit. Per Unità in surplus (o
datori - prestatori di fondi) si intendono i soggetti che hanno risorse finanziarie da investire (i.e.
famiglie). Per Unità in deficit (o prenditori di fondi) si intendono i soggetti che hanno bisogno di
raccogliere risorse finanziarie. (i.e industrie, enti della pubblica amministrazione). Il mezzo
giuridico attraverso cui avviene il trasferimento di risorse finanziarie da unità in surplus a unità in
deficit sono gli strumenti finanziari, tipicamente obbligazioni. Le risorse per passare dalle unità in
surplus a quelle in deficit possono passare attraverso due circuiti alternativi: il circuito diretto, il
quale può essere a sua volta autonomo o assistito, e il circuito indiretto.

 Circuito diretto che si distingue per due caratteristiche, ossia il trasferimento di risorse
finanziarie avviene senza l'intervento di un intermediario che interpone il proprio bilancio
(stato patrimoniale) tra quello dei due soggetti. Questo è possibile solo se i due soggetti
hanno gli stessi interessi e preferenze sia in termini di scadenze che di rischio rendimento.
C'è un collegamento dunque diretto tra i due soggetti. Eventuali inadempienze del
prenditore si riflettono in via immediata sul patrimonio del datore comportando per il
datore delle perdite in conto capitale (perdite patrimoniali). Questo trasferimento avviene
attraverso l'emissione di uno strumento finanziario da parte delle unità in deficit
(incrementando le proprie passività) nella quali vanno ad investire le unità in surplus
(incrementando le proprie attività). Queste caratteristiche generali valgono per 2 tipologie
di circuito diretto:

- Autonomo: Si caratterizza per la totale assenza di intermediari finanziari che assistono


uno dei due soggetti, quindi i problemi legati per esempio alla selezione o alla
affidabilità della controparte sono gestiti autonomamente da uno dei soggetti.
- Assistito: datore e prenditore sono controparti dirette, ma non negoziano in modo
autonomo; sono assistiti da un intermediario finanziario che agisce in nome e per conto

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di uno dei due soggetti. Non interpone il proprio bilancio. Gli effetti economico-giuridici
degli atti posti in essere dall’intermediario ricadono su uno dei due soggetti, non
sull’intermediario. Gli intermediari di questa tipologia di circuito sono intermediari
mobiliari (SIM e SGR) e investitori istituzionali. I servizi offerti sono servizi di
intermediazione mobiliare: servizi di investimento e gestione collettiva del risparmio.

 Circuito indiretto o intermediato che si distingue per due caratteristiche principali:


- Presenza di un intermediario finanziario (tipicamente una banca) che interpone il
proprio bilancio tra quello dei due soggetti (in surplus e in deficit) e assume
contemporaneamente la veste di debitore nei confronti delle unità in surplus e quella
di creditore nei confronti delle unità in deficit.
- Emissione di due strumenti finanziari: uno tra unità in surplus e intermediario e uno tra
intermediario e unità in deficit. L'intermediario interviene interponendo il suo bilancio
perché i soggetti hanno esigenze diverse in termini di scadenze e di rischio-rendimento.
Allora si dice che l'intermediario effettua la trasformazione delle scadenze
finanziarie intesa sia come trasformazione delle scadenze finanziarie sia come
trasformazione dei rischi, al fine di rendere compatibili le esigenze. In questo modo la
banca emetterà passività finanziarie a breve termine e basso rischio-rendimento
gradite alle unità in surplus; emetterà attività finanziarie a medio-lungo termine (e
proprio per questo a più alto rischio-rendimento) gradite alle unità in deficit. Se il
contesto macroeconomico è favorevole, la banca specula e trae guadagno dal
differenziale. Tuttavia c'è da considerare che una situazione del genere potrebbe
portare a problemi di market liquidity risk e di funding risk. L’intermediario presenterà,
per questo, un attivo a breve termine ed un passivo a medio-lungo termine. Gli effetti
economico-giuridici degli atti posti in essere dall’intermediario ricandono nella sfera
giuridica dell’intermediario.

Differenze tra assistito e indiretto


Differenze tra intermediari:
- DIRETTO ASSISTITO: SIM, investitori istituzionali (SICAV, Fondi Comuni, Fondi Pensione)
e SGR.
- INDIRETTO: Banche, Intermediari creditizi non bancari (società finanziarie; si intende
società di leasing, di factoring), Assicurazioni.

Differenze in merito al servizio erogato:


- DIRETTO ASSISTITO: l'intervento consiste in prestazioni di servizi di intermediazione
mobiliare cioè quelli finalizzati soltanto a facilitare l'incontro dei soggetti (gestione
collettiva del risparmio e servizi d'investimento).
- INDIRETTO: l'intermediario interpone il proprio bilancio.

Differenze dal punto di vista giuridico:


- DIRETTO ASSISTITO: agisce in nome e per conto del cliente (effetti del contratto in capo
al soggetto).
- INDIRETTO: l'intermediario agisce in nome e per conto proprio (effetti del contratto in
capo all’intermediario).

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FUNZIONE DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA


Il sistema finanziario e in particolare il sistema bancario sono considerati canali di trasmissione
della politica monetaria. Il sistema finanziario è in grado di trasformare gli impulsi delle decisioni
di politica monetaria presi dalla BCE in mutamenti dei comportamenti degli operatori (banche)
capaci a loro volta di generare dei mutamenti nei comportamenti dei consumatori (famiglie) e
degli investitori (imprese).
E.g.: Draghi decide di abbassare i tassi dei prestiti concessi alle banche -> le banche concedono
finanziamenti ad un prezzo più basso alle famiglie e alle imprese.

FUNZIONE DI GESTIONE DEI RISCHI (INSITI NELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE SCAMBIATE)


Si fa riferimento ai rischi insiti nelle attività finanziarie che vengono scambiate. Tale gestione
implica il ricorso all'attività assicurativa e agli strumenti derivati con funzione di copertura
(hedging).

• L'attività assicurativa ha per oggetto la negoziazione dei cd rischi puri (rischi che se si
manifestano si manifestano solo sotto forma di perdite o danni futuri). Tali rischi si gestiscono
attraverso le polizze assicurative che permettono di trasformare un evento futuro dannoso ed
incerto nella frequenza e nella gravità in un costo certo che non è altroché il premio della
polizza

• Gli strumenti derivati, per quanto riguarda la disamina in questione, vengono utilizzati con
funzione di hedging

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SALDI FINANZIARI
PREMESSA AI SALDI FINANZIARI

EQUILIBRIO DI UNA UNITÀ ECONOMICA


Abbiamo tre situazioni da considerare:

a. Conto economico
Costi/Uscite Ricavi/Entrate
Risparmio (s)

b. Stato patrimoniale
Attività reali Debiti
Crediti Patrimonio netto

Conto Economico
Ciascun soggetto ha il suo equilibrio economico così definito:
Entrate - Uscite = (se positivo) Risparmio
Tale differenza, se positiva, si chiama risparmio, che può avere diverse configurazioni a seconda
del soggetto economico considerato:
Per le Famiglie, S = Redditi Percepiti - Spese per Consumi
Per le Imprese non finanziarie, S = Ricavi d'esercizio - Costi d'esercizio
Per Enti della PA, S = Entrate Correnti - Uscite Correnti

Situazione patrimoniale
Dobbiamo prendere in considerazione quattro situazioni:
ATTIVITA' REALI
CREDITI sono attività finanziarie (moneta e investimenti in strumenti finanziari)
DEBITI derivanti dall’emissione di strumenti finanziari
PATRIMONIO NETTO definito come differenza tra totale attività - totale passività
ATTIVITA' REALI + CREDITI = DEBITI + PATRIMONIO NETTO
Il patrimonio netto è il collegamento tra SP e CE, poiché si accumulano in esso i risultati
dell'esercizio e così si configura il saldo finanziario. Questo collegamento fa emergere il concetto di
flusso e di stock.
Il risparmio è una variabile flusso, cioè misura la dimensione di un fenomeno in un determinato
intervallo di tempo (tra t-1 e t)
Il patrimonio è una variabile stock, cioè misura la dimensione di un fenomeno in un dato momento,
istantaneamente, (t)
In generale, tutte le voci di CE sono variabili flusso e quelle di SP sono variabili stock.
Per arrivare al saldo finanziario bisogna trasformare lo SP nello schema delle fonti e degli usi di
fondi. Acciò procediamo con il:

1. Sostituire nello SP le attività/passività finanziarie in crediti/debiti.

2. Trasformare le grandezze stock in grandezze flusso.

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Usi (Impieghi) contiene le variazioni di attività reali e le variazioni di attività finanziarie.


Fonti contiene le variazioni di passività finanziarie e le variazioni di patrimonio netto.

Vincolo contabile: TOTALE USI DI FONDI = TOTALE FONTI DI FONDI

Quindi,
I + VarAF = S + VarPF
da tale formula si ricava la formula del Saldo finanziario.

SALDO FINANZIARIO

Può essere determinato da due formule:

SF = RISPARMIO – INVESTIMENTI

Ovvero

SF = VARIAZIONE DI AF - VARIAZIONE DI PF

Dall’entità del saldo finanziario si può inferire se un’unità è in surplus o in deficit:

 UNITA' IN SURPLUS: SF= S - I = VarAF - VarPF < 0 prestatori di fondi

 UNITA' IN DEFICIT: SF= S - I = VarAF – VarPF < 0 prenditori di fondi

S ALDI FINANZIARI DEI PRINCIPALI SOGGETTI ECONOMICI


 Le Famiglie hanno SF > 0, cioè sono una tipica unità in surplus

 Le Società non finanziarie hanno SF < 0 configurandosi come una tipica unità in deficit

 Gli Intermediari finanziari hanno SF=0, sono perciò considerati una tipica unità in equilibrio
finanziario

 Gli Enti della P.A. hanno SF (= TA - G) < 0 e sono, perciò, una tipica unità in deficit

 L’Estero (inteso come tutti gli operatori non residenti, ovvero resto del mondo) ha SF = M
(importazioni) - X (esportazioni) = - PC, cioè può essere sia in surplus che in deficit;
cambiando di segno ciò che risulta dal saldo finanziario dell'estero (-PC) ottengo il saldo
delle partite correnti (PC = X - M), dal punto di vista dell’economia domestica

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POLITICA MONETARIA
La politica monetaria rientra nell'ambito più generale della politica economica, la quale ha come
obiettivi:
 Crescita del reddito intesa come crescita del PIL (Q=C+I+G+NX) [most important per la FED]
 Riduzione della disoccupazione
 Stabilità interna della moneta e dei prezzi (con conseguenze sul livello dei prezzi), ossia il
contenimento dell'inflazione [most important per la BCE]
 Equilibrio della bilancia dei pagamenti, cioè equilibrio tra importazioni ed esportazioni

La politica monetaria non è in grado di agire direttamente sugli obiettivi finali: si serve di strumenti
di natura macroeconomica che permettono di raggiungere obiettivi operativi, intermedi e, infine,
gli obiettivi finali.

SCHEMA LOGICO DELLA POLITICA MONETARIA

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STRUMENTI (DI NATURA MACROECONOMICA)


Per autorità monetarie si intendono la BCE e le Banche Centrali Nazionali.
Per strumenti di natura amministrativa (o di controllo diretto) si intendono quelli volti a limitare le
scelte di portafoglio delle banche, al fine di raggiungere gli obiettivi finali:
- Massimale su impieghi bancari consiste nel fissaggio di limiti al credito concedibile
- Vincoli di portafoglio
- Controlli valutari e restrizioni ai movimenti di capitale
- Autorizzazione all’emissione di titoli
Per strumenti di natura negoziale (o di controllo indiretto) si intendono quelli volti, come prima, a
condizionare le scelte di portafoglio delle banche, al fine di raggiungere gli obiettivi finali.
- Tassi ufficiali di sconto sono tassi ai quali la BCE concede prestiti alle singole banche
- Riserva bancaria obbligatoria consiste nell’obbligo per le Banche di depositare presso la
BCE (nei panni delle rispettive Banche Centrali Nazionali) un certo ammontare previsto, al
fine di prevenire il liquidity risk (continua vedi avanti)
- Operazioni di mercato aperto sono tutte quelle operazioni che la Banche Centrali Nazionali
utilizzano per immettere o togliere liquidità al sistema bancario

OBIETTIVI OPERATIVI
Per tassi interbancari si intendono quei tassi a cui le banche si prestano denaro a vicenda; è un
tasso variabile. Il più famoso tasso interbancario nell'area euro è l'EURIBOR, mentre sul mercato
inglese della Sterlina è il LIBOR. Le riserve bancarie sono di due tipi:
1. OBBLIGATORIE (ROB), cioè quelle riserve che tutte le banche italiane sono obbligate a
depositare presso la BCE (nella veste delle Banche Centrali Nazionali) per gestire eventuali
problemi futuri di liquidità; le riserve bancarie obbligatorie sono indicate nell’attivo del
bilancio della singola banca e nel passivo della BCE
2. LIBERE, ossia quelle riserve non è obbligatoria, sono una somma di denaro che la banca
può accantonare per gestire eventuali problemi futuri di liquidità
A seguito del monitoraggio di queste due variabili, tassi interbancari e riserve, le autorità
monetarie possono intercettare effetti indesiderati in modo da agire tempestivamente. Per
esempio, per evitare che si verifichi una riduzione del credito (effetto indesiderato) nei confronti
delle famiglie e delle imprese (credit crunch).

OBIETTIVI INTERMEDI
L’obiettivo più importante di questa parte è spingere le banche a concedere credito, sempre tenendo
sotto controllo il problema dell’inflazione.

ORGANI DI POLITICA MONETARIA IN UE


L’Eurosistema è formato dalla BCE e Banche Centrali Nazionali dei paesi dell’area euro.
Le Banche Centrali Nazionali dei Paesi UE sono le Banche Centrali Nazionali dei paesi dell’area euro
e le Banche Centrali Nazionali dei paesi non appartenenti allo SME.
Il SEBC (Sistema Europeo di Banche Centrali) è formato dalla Banca Centrale Europea, dalle Banche
Centrali Nazionali dell’area euro e dalle Banche Centrali Nazionali non appartenenti allo SME.

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COMPITI
DELL'E UROSISTEMA

Dal 01-Gen 1999 questi compiti spettano all’Eurosistema non più alle singole Banche Centrali
Nazionali:
 Definire e attuare la politica monetaria adottata dalla UE
 Svolgere operazioni in cambi
 Detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta degli astati membri

STRUMENTI DI POLITICA MONETARIA UTILIZZATI PER CONTROLLARE LA BASE


MONETARIA

Definiamo, prima, la Base monetaria. Essa è costituita dalla somma del Circolante e delle Riserve
bancarie (obbligatorie e libere). Sono strumenti che vengono utilizzati per controllare la base
monetaria, cioè per immettere o togliere liquidità all'interno del sistema e, così facendo,
permettono di controllare indirettamente l'offerta complessiva di moneta, essendo esse collegate
da una relazione diretta attraverso il moltiplicatore della base monetaria.
Il Moltiplicatore della base monetaria si costruisce partendo dalla formula della base monetaria e
dell’offerta di moneta:
Base monetaria = Circolante + Riserve Bancarie (libere e obbligatorie) = BM = C + RB
Offerta di moneta = Circolante + Depositi Bancari = OM = C + DB
Ora, si può scrivere,
OM/BM = (C + DB) / (C + RB)
Riarrangiando i termini,
OM/BM = (C+DB) + (DB/DB) / (C+RB) + (RB/DB)
E si può riscrivere,
OM = (p+1) / (p+b) x BM
Dove p = C/DB è la propensione del pubblico al risparmio e b = RB/DB è la propensione delle
banche al risparmio, ovvero all'accrescimento dell'ammontare delle riserve piuttosto che la
concessione del credito. Noto il moltiplicatore, che è stimabile, si possono decidere quali
interventi le autorità monetarie devono effettuare sulla base monetaria al fine di raggiungere un
determinato obiettivo in termini di offerta di moneta. Si ricorda che un eccesso di liquidità può

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provocare problemi di inflazione a causa della diminuzione dei tassi.


Definita la base monetaria e il moltiplicatore, si passa a studiare quali sono gli strumenti di
politica monetaria utilizzati per controllare la Base monetaria. Essi sono:
 Operazioni di mercato aperto
 Operazione attivabili su iniziativa delle controparti
 Riserva bancaria obbligatoria

OPERAZIONI DI M ERCATO APERTO


Sono operazioni attivabili solo ed esclusivamente su iniziativa delle autorità monetarie, per
immettere o togliere liquidità nel sistema, mediante l'acquisto o vendita di titoli di stato.
Esistono quattro tipologie di operazioni di mercato aperto:
1. Operazioni di rifinanziamento principale
2. Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine
3. Operazioni di fine-tuning
4. Operazioni di tipo strutturale

Queste operazioni possono essere sia temporanee sia definitive. Sono Temporanee quelle
operazioni che immettono o tolgono liquidità solo per periodi brevi (entro l’anno). Sono operazioni
dette Pronti contro Termine, che avvengono tra le Banche Centrali e le singole banche, che
sostanziano nell’obbligo di restituzione alla scadenza mediante operazioni di segno opposto. Per
immettere liquidità le Banche Centrali Nazionali sono acquirenti a pronti e venditori a termine; per
togliere liquidità le Banche Centrali Nazionali sono venditori a pronti e acquirente a termine. Tali
operazioni temporanee possono essere condotte anche in valuta, allora prendono il nome di

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operazioni di swap in valuta.


Sono Definitive quelle operazioni che immettono o tolgono liquidità in modo permanente.
Esistono, poi, due tipi di procedure per svolgere le operazioni di mercato aperto:
 Asta, che può essere veloce o standard (più utilizzata)
 Procedura bilaterale
Asta standard
Può essere a tasso fisso o a tasso variabile, si articola in 3 fasi:
1. Fase di offerta: le Banche Centrali Nazionali definiscono se con l'asta devono immettere o
togliere liquidità al sistema, se il tasso è fisso o variabile, la quantità di liquidità da
immettere o togliere
2. Fase di richiesta: le banche interessate all'asta inviano alla Banca Centrale Nazionale la
quantità di liquidità che vogliono venga assorbita/immessa. Se il tasso è variabile non
devono specificare solo la quantità alla banche centrali ma inviare anche informazioni sul
tasso che vogliono applicare
3. Fase di assegnazione: viene immessa o tolta liquidità
Nel caso in cui Domanda > Offerta potrebbe verificarsi che la domanda di liquidità domandata
dalle singole banche sia superiore alla quantità che le banche centrali intendono immettere nel
sistema. Per risolvere tale situazione, nel caso di un'asta a tasso fisso vengono soddisfatte tutte le
singole banche ma in parte; nel caso di un'asta a tasso variabile non tutte le banche vengono
soddisfatte: vengono soddisfatte solo alcune banche che però ricevono l'intera quantità richiesta.
La scelta della domanda da soddisfare avviene in base al tasso proposto: le offerte delle banche
sono poste in ordine decrescete in base al tasso variabile richiesto e sono soddisfatte per l'intero le
offerte che hanno proposto il tasso più conveniente per la Banca Centrale Nazionale. Le banche
che hanno fatto richiesta ad un tasso più basso rischiano di non ricevere niente.
Asta veloce
Dura soltanto 90 minuti, a differenza dell’asta standard che si articola su più giorni. Possono
partecipare solo un numero limitato di banche individuato dalle Banche Centrali.
Procedura bilaterale
Avviene tra la Banca Centrale Nazionale e una singola banca da essa individuata.
Definite le tipologie (temporanee e definitive) e le procedure di attuazione (asta veloce,
asta standard, procedura bilaterale), ora si procede a definire le singole operazioni definite
all’inizio del paragrafo. E’ bene considerare che le seguenti operazioni sono misure convenzionali e
attivabili su iniziativa solo della Banca Centrale.

1. Operazione di rifinanziamento principale


È una operazione di breve termine e può essere solo temporanea: la Banca Centrale immette o
toglie liquidità nell'arco di una settimana. Vengono effettuate con cadenza settimanale. E viene
svolta attraverso asta standard.
2. Operazione di rifinanziamento a più lungo termine
È una operazione temporanea, con durata superiore a quella precedente, la scadenza è infatti a
tre mesi: si vuole togliere o immettere moneta per tempi più lunghi. Vengono effettuate ogni
mese e viene svolta attraverso asta standard.

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3. Operazioni di fine-tuning
Possono essere sia di tipo temporaneo che definitivo o swap in valuta: è stata adottata questa
caratteristica di scadenza non predeterminata per rendere questa operazione più flessibile.
Principalmente vengono però utilizzate come temporanee (quindi con obbligo di restituzione) allo
scopo di ridurre gli effetti che i tassi possono subire a causa di fluttuazioni impreviste della
liquidità del mercato. Possono essere svolte mediante asta veloce o procedura bilaterale.
4. Operazioni di tipo strutturale
Possono essere anche temporanee, ma vengono principalmente utilizzate come operazione
definitive (senza obbligo di restituzione). Sono dette strutturali perché permettono di intervenire
strutturalmente sulla liquidità del mercato. Vengono svolte mediante asta standard e procedure
bilaterali. Non hanno scadenze standard.

OPERAZIONI ATTIVABILI SU INIZIATIVA DELLE CONTROPARTI


Sono, rispetto alle operazioni di mercato aperto, attivabili solo su iniziativa delle banche centrali,
questo nuovo gruppo di operazioni sono attivabili solo su iniziativa delle singole banche e possono
essere di due tipi:
 Operazione di rifinanziamento marginale (prestiti overnight)
 Depositi overnight (che durano una notte)
Overnight: da restituire entro 24h a un prezzo più alto di quello medio.
Servono alle banche per risolvere momentanei eccessi (deposito overnight) o carenze
(prestiti overnight) di liquidità. Durano una notte. Se una banca ha bisogno di liquidità immediata
può richiedere un prestito overnight e entro 24h deve restituire tale somma ad un tasso superiore
a quello medio. Le singole banche, con eccessi di liquidità, possono depositare presso le Banche
Centrali Nazionali tale liquidità. Perché le banche hanno interesse a depositare un eccesso di
liquidità nella banca centrale? Poiché i tassi di interesse pagati dalla banca centrale potrebbero
essere particolarmente profittevoli a fronte di un basso rischio dal momento che si tratta di un
deposito di brevissima durata e con una controparte sicura. Negli anni è capitato che le banche
abbiano speculato sui depositi overnight traendone notevoli profitti, è per questo che la BCE nel
2014 ha deciso di stabilire d'imperio un tasso d'interesse negativo sui depositi overnight (-0,1%)
per scoraggiare le banche a depositare presso la banca centrale e incoraggiarle ad agire sul
mercato interbancario.

RISERVA BANCARIA OBBLIGATORIA


Essa è costituita di depositi in contante che le banche sono obbligate a fare presso le Banche
Centrali Nazionali di riferimento. – Questa riserva obbligatoria serve per aiutare la banca in crisi di
liquidità, ma non viene utilizzata per risarcire i depositanti in casi di perdite perché essi sono
tutelati da un fondo costituito ad hoc: Fondo Interbancario di Tutela dei Depositanti, a cui tutte le
banche sono obbligate a partecipare (si vedrà più avanti) –. Questi depositi figureranno nell’attivo
della singola banca e nel passivo della Banca Centrale. L’importo che le banche sono obbligate a
depositare viene computato in base ai depositi della clientela: le banche sono obbligate a
depositare il 2% calcolato sull’ammontare del totale delle passività emesse dalla banca con durata

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inferiore a 2 anni, ad esclusione delle passività verso un’altra banca soggetta al medesimo obbligo
(depositi interbancari), verso la BCE e verso un’altra Banca Centrale Nazionale. Esiste poi un
franchigia pari a € 100,000 da scontare al totale ammontare delle passività e poi viene calcolata la
percentuale. La riserva bancaria obbligatoria è uno strumento a disposizione delle singole banche
sia per aiutare una banca in crisi di liquidità sia per controllare la base monetaria.
Queste operazioni sopra viste sono operazioni convenzionali. Adesso Draghi sta effettuando
operazioni non convenzionali:
- Tassi negativi sui depositi Overnight
- Tassi ufficiali di sconto quasi azzerati
- Tassi interbancari tagliati
- Incentivazione delle Banche Centrali Nazionali all’acquisto di titoli di stato che le singole
banche hanno in portafoglio
Queste manovre non stanno funzionando perché le singole banche investono, piuttosto, i soldi
ricevuti invece di fare credito.

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TEORIA DELL’ INTERMEDIAZIONE


BANCARIA E FINANZIARIA
Tale teoria è stata sviluppata dagli studiosi del settore per giustificare l’esistenza degli intermediari
finanziari. Secondo gli studiosi, l'esistenza degli intermediari è strettamente correlata alla presenza
di fattori di imperfezione del mercato finanziario che impediscono lo scambio diretto di risorse
finanziarie dalle unità in surplus (datori di fondo) alle unità in deficit (prenditori di fondi).
Tali fattori di imperfezione del mercato finanziario, individuati dagli studiosi sono quattro:

1. Divergenza delle preferenze degli scambisti sia in termini di scadenze, sia in termini di rischio
rendimento (vedi capitolo sul circuito indiretto)

2. Asimmetrie informative: il rapporto tra potenziali scambisti è strutturalmente


caratterizzato dalla presenza di tali asimmetrie informative, che si possono manifestare
sia ex ante, ovvero prima della stipula del contratto/scambio, allora si tratta di selezione
avversa, che ex post, ovvero dopo il contratto/scambio, in questo caso si tratta di azzardo
morale. In entrambi i casi, il datore di fondi potrebbe subire un comportamento
opportunistico da parte del prenditore, il che giustifica l'esistenza dell'intermediario.
La Selezione avversa si manifesta quando il datore incontra difficoltà oggettive ad entrare in
possesso ex ante di tutta l’informazione necessaria per valutare la rischiosità dei progetti di
investimento proposti dal potenziale prenditore di fondi. Il prenditore ha sempre interesse
a fornire informazioni a sé favorevoli circa rischiosità del proprio progetto pur di ottenere i
fondi. I potenziali datori più avversi al rischio potrebbero, di fronte a questa situazione,
astenersi dallo scambio.
L’Azzardo morale si manifesta, ex post, quando il datore può decidere di interrompere lo
scambio.
L'intermediario finanziario, grazie alle sue competenze, specializzazione e professionalità,
riesce ad entrare in possesso di tutte quelle informazioni necessarie per ridurre il gap
informativo. Inoltre, il datore è più soddisfatto nell'avere come controparte l'intermediario
rispetto ad un normale prenditore: è meno rischioso

3. Razionalità limitata (di uno dei due soggetti) si manifesta quando uno dei due soggetti
presenta un basso grado di conoscenza, competenza e cultura che gli impedisce di valutare
la rischiosità della controparte e quindi preferisce astenersi dallo scambio e ciò giustifica
l’esistenza dell’intermediario

4. Costi di transazione sono i costi che un soggetto deve sostenere per effettuare e gestire lo
scambio (e.g. costo di ricerca della controparte, costo di valutazione dei rischi);
generalmente sono molto elevati. Ciò può impedire lo scambio diretto, quindi giustifica
l’esistenza dell’intermediario che riesce ad abbattere questi costi attraverso le economie di
scala ripartendo questi costi fissi su ingenti volumi operativi

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LA BANCA: OPERATIVITÀ E MODELLI


ORGANIZZATIVI
Si tratterà della definizione normativa di banca, delle attività che le banche italiane possono svolgere
e dei modelli organizzativi che le banche italiane possono assumere.

PREAMBOLO SUL CONTESTO MACROECONOMICO NEL QUALE LE BANCHE SI SONO TROVATE AD


OPERARE
Mercato bancario italiano prima degli anni ’90 era regolamentato dalla Legge bancaria ’36 ed era
contraddistinto da tre caratteristiche:
1. Mercato poco competitivo caratterizzato da una bassa competizione tra gli intermediari
finanziari; esistevano, quindi, banche efficienti e banche non efficienti
2. Mercato protetto verso l’esterno, cioè si distingueva per la presenza di una rigida
regolamentazione (legge bancaria del ’36) che impediva alle banche italiane di diversificare
le loro attività sia a livello geografico (le banche potevano operare solo entro i confini
nazionali, quindi era vietata l’attività transfrontaliera), sia a livello di business, ossia
potevano svolgere una e una sola attività: l’attività bancaria tradizionale intesa come raccolta
del risparmio presso il pubblico e impiego delle risorse presso le imprese
3. Mercato isolato a livello internazionale
Date queste caratteristiche, l’obiettivo delle autorità di vigilanza era unico: stabilità del sistema
bancario, ossia garantire l’equilibrio patrimoniale di lungo periodo. Lo strumento di vigilanza
utilizzato era solo quello della vigilanza strutturale che ha come campo di intervento la struttura del
mercato intesa come numero di banche, quota di mercato delle banche e raggio d'azione delle
banche.
Verso la fine degli anni '80, inizio degli anni '90, fattori ambientali esogeni (DRIVERS) hanno
contribuito a modificare radicalmente le caratteristiche del mercato. Essi sono:
1. Deregolamentazione dell'attività creditizia e bancaria (most important)
2. Diffusione del progresso tecnologico applicato all'attività bancaria
3. Globalizzazione dei mercati
4. Introduzione della moneta unica europea
Grazie a questi fattori si è passati ad un mercato più competitivo sia a livello geografico (il mercato
si apre alla concorrenza geografica esterna: le banche potevano operare anche a livello
internazionale grazie alla Seconda Direttiva Bancaria confluita nel TUB) sia a livello settoriale
(aumenta la concorrenza tra intermediari di natura differente, cioè le banche si trovano a
competere con intermediari di natura diversa; questo cambiamento è stato reso possibile grazie al
TUB e, successivamente il TUF). Ne risulta un mercato più competitivo, meno protetto verso
l’esterno e meno isolato a livello internazionale. Cambiando le caratteristiche del mercato, sorge la
necessità di rinnovare la disciplina.
L’obiettivo della nuova disciplina, ora, è duplice: la stabilità del sistema bancario e l’efficienza delle
banche.
Cambiando gli obiettivi, cambiano anche gli strumenti di vigilanza. Per garantire questo duplice
obiettivo lo strumento utilizzato è la vigilanza prudenziale: con il TUB essa diventa più importante
rispetto alla vigilanza strutturale (che continua ad esistere); diventa variabile fondamentale nella
gestione della banca il patrimonio, inteso come patrimonio di vigilanza, che viene messo in stretto
collegamento con i rischi della banca: tale patrimonio deve essere adeguato ai rischi che la banca si
assume nello svolgimento delle proprie attività. Con il TUB la vigilanza strutturale viene
perfezionata nel suo significato, cioè le regole su cui si basa la vigilanza non sono più soggettive –
Banca d’Italia aveva ampia discrezionalità – (come previsto dalla Legge del ’36), bensì su regole
oggettive: Banca d’Italia nello svolgere l’attività di vigilanza strutturale deve attenersi alla lettera

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della normativa e non gode più di discrezionalità.


Si procede con la descrizione di come i drivers hanno, singolarmente, modificato il contesto
macroeconomico:
- La diffusione del progresso tecnologico applicato all'attività bancaria, con la diffusione di
internet ha permesso alle banche di superare i confini spazio-temporali della propria attività
attraverso due strumenti principali: l'home banking a servizio di famiglie e PMI, e il
corporate banking interbancario a servizio della grandi imprese. Questi servizi hanno
permesso di accorciare le distanze rendendo possibile servire clienti lontani, ovunque essi si
trovino
- La globalizzazione dei mercati ha permesso la progressiva creazione di un mercato unico
europeo dei servizi finanziari
- L’introduzione della moneta unica europea che ha eliminato, tra i paesi aderenti, uno dei
principali fattori di segmentazione del mercato: il rischio di cambio
- Deregolamentazione dell’attività creditizia e bancaria, ovvero la liberalizzazione dell’attività
bancaria creditizia che è avvenuta attraverso una serie di provvedimenti normativi, tra i
quali il TUB, che hanno rimosso tutta la normativa precedente che prevedeva la limitazione
della libertà operativa e geografica delle banche italiane. Di seguito sono analizzati, divisi in
due gruppi, i provvedimenti normativi attuati:

1. Nel primo gruppo rientrano i provvedimenti comuni all’Italia e agli altri paesi europei:
• La I Direttiva bancaria (77/780/CEE) ha introdotto il Principio della libertà di stabilimento delle
banche in Europa confluita, in Italia, nel TUB. Ha permesso per la prima volta alle banche
italiane la possibilità di aprire una filiale al di fuori dei confini nazionali, solo dopo aver ottenuto
l’autorizzazione della Banca Centrale Nazionale del paese ospitante.
• La II Direttiva bancaria (89/646/CEE) ha introdotto il Principio del mutuo riconoscimento:
 sia delle Autorizzazioni (Passaporto unico europeo) – viene riconosciuta alle banche italiane
la possibilità di svolgere le attività ammesse al mutuo riconoscimento anche al di fuori dei
confini nazionali, solamente dopo aver ottenuto l’autorizzazione preventiva dalle autorità di
vigilanza del paese di origine; ossia le autorizzazioni rilasciate da uno Stato vengono
riconosciute all’estero; le attività ammesse al mutuo riconoscimento sono le attività
tradizionali (locazione di cassette di sicurezza, attività di raccolta, esercizio del credito – pre-
TUB) e le attività innovative (leasing, factoring, credito al consumo – post-TUB)
 sia delle competenze di vigilanza dello Stato d’origine (Principio dell’Home Country Control)
– la vigilanza a livello europeo è mutualmente riconosciuta per cui qualsiasi sia lo Stato in cui
la banca opera, essa è vigilata dall’autorità del paese d’origine

2. Nel secondo gruppo rientrano i provvedimenti specifici solo per l’Italia:


 Legge Amato-Carli 1990: privatizzazione delle banche che da enti pubblici assumono la
forma giuridica di ente privato (S.p.A). Questo è dovuto alle nuove dinamiche del mercato in
cui l'efficienza è diventa l'obiettivo fondamentale; gli enti pubblici non risultano abbastanza
sensibili a questa finalità.
 Liberalizzazione degli sportelli bancari 1990: prima di tale liberalizzazione una banca
italiana se voleva aprire un nuovo sportello dovevano inviare la richiesta a Banca d'Italia, che
in modo assolutamente discrezionale e soggettivo, sulla base del Principio del Bisogno
economico del mercato, concedeva l’autorizzazione. Con la liberalizzazione viene meno la
discrezionalità di Banca d'Italia e viene riconosciuta autonomia decisionale in capo alla
banca sulle decisioni di apertura degli sportelli
 Il Testo Unico Bancario del 1993 (TUB) ha:
a) abrogato la vecchia Legge bancaria del 1936 ponendo fine ad uno dei principi
fondamentali di tale legge, ovvero il Principio di specializzazione per scadenze,

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secondo il quale le banche si dividevano in due gruppi in base alla durata


dell'operazione effettuata: Aziende di credito ordinario (banche che potevano
operare solamente nel breve termine (max 18 mesi all'epoca, max 12 mesi adesso) e
Istituti di credito speciale (banche che operavano solo nel medio- lungo termine più
di 18 mesi). Il TUB ha posto fine a queste due tipologie di banche e ha introdotto una
nuova definizione di banca, che opera sia nel breve che nel medio-lungo termine
b) dato una nuova definizione di Banca. Oggi, ai sensi dell’art.1, lett. b), TUB la parola
"Banca" indica l'impresa autorizzata all'esercizio dell'attività bancaria. La banca,
quindi, non è più un istituto di credito, ma un’impresa. Essa è autorizzata: esistono e
operano in seguito ad una autorizzazione che viene rilasciata da Banca d'Italia
solamente se vengono rispettati determinati requisiti. L’attività bancaria è definita
dagli artt. 10, 11, 12 del TUB. Consiste nella raccolta del risparmio tra il pubblico e
l'esercizio del credito. Le due attività separatamente non costituiscono attività
bancaria, ovvero devono essere esercitate congiuntamente. L’esercizio dell’attività
bancaria è riservato solo alle banche.
• Art. 10 - Attività bancaria
1. La raccolta di risparmio tra il pubblico e l'esercizio del credito
costituiscono l'attività bancaria. Essa ha carattere d'impresa.
2. L'esercizio dell'attività bancaria è riservato alle banche.
3. Le banche esercitano, oltre all'attività bancaria, ogni altra attività
finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività
connesse o strumentali. Sono salve le riserve di attività previste dalla
legge.
N.B. Non viene data definizione di esercizio del credito

• Art. 11 - Raccolta del risparmio


1. Ai fini del presente decreto legislativo è raccolta del risparmio
l'acquisizione di fondi con obbligo di rimborso, sia sotto forma di depositi
sia sotto altra forma.
2. La raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi dalle
banche.
N.B. La Raccolta del risparmio si articola principalmente in: Emissione di obbligazioni: è una forma
tecnica di raccolta poiché vi è l'obbligo di rimborso. Emissione di azioni: non è una forma tecnica di
raccolta poiché non vi è l'obbligo di rimborso. Non è vero, anche altri soggetti possono: il Legislatore Commented [PL1]: Inserire imagine precisazione
è qui poco preciso. art.11

• Art. 12 - Obbligazioni bancarie


1. Le banche, in qualsiasi forma costituite, possono emettere obbligazioni,
anche convertibili, nominative o al portatore.
N.B. Non era possibile emettere obbligazioni prima del TUB

c) sancito il Principio di diversificazione dell’attività bancaria enunciato dall’art. 10


comma 3 del TUB:
Le banche esercitano, oltre all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina
propria di ciascuna, nonché attività connesse strumentali. Sono salve le riserve di attività prevista
dalla legge.
Legge Bancaria del '36, le banche potevano svolgere soltanto l'attività bancaria
tradizionale, intesa come raccolta del risparmio presso il pubblico ed esercizio del
credito. Le banche possono svolgere ogni altra attività finanziaria ammessa al mutuo
riconoscimento + attività connesse e strumentali, strumentali all'esercizio dell'attività
bancaria o finanziaria. In questo modo le banche entrano in concorrenza con le

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società di leasing, factoring e credito al consumo. Ci sono, inoltre, due riserve di legge,
ovvero attività che le banche non possono svolgere direttamente: né la gestione
collettiva del risparmio (gestione del patrimonio di un fondo comune di investimento
esercitabile da SGR e SICAV) né l’attività assicurativa (svolta dalle imprese di
assicurazione).
N.B. Le banche possono solo distribuire i prodotti creati dalle SGR, SICAV, Imprese di Assicurazione

d) passaggio dalla vigilanza strutturale, in termini di importanza, a quella prudenziale,


trovandoci in presenza di un mercato più competitivo. Con il TUB del '93, la vigilanza
strutturale viene perfezionata nel suo significato. Rispetto alla legge bancaria del '36,
che si basava su requisiti soggettivi, adesso la vigilanza strutturale si basa su requisiti
oggettivi. Soggettivi: con la LB'36, veniva inviata una richiesta a Banca d'Italia che
decideva in modo discrezionale e soggettivo in base al principio del bisogno
economico del mercato, se dare l'autorizzazione a svolgere l'attività bancaria.

e) Viene introdotto un nuovo modello organizzativo: quello di banca universale, che si


è andato ad aggiungere agli altri due modelli già esistenti:
1. Banca federale o gruppo federale
2. Gruppo bancario polifunzionale o plurifunzionale
3. Banca universale: novità TUB
N.B. Nessuno di questi tre modelli esiste in realtà in forma pura, sono quasi tutti degli ibridi.
1. Banca federale: modello solitamente adottato da banche di piccole dimensioni. Man
mano che la banca cresce (fusioni /acquisizioni), il modello che presenta limiti. È così
strutturata:
• Holding (capogruppo finanziaria) è al vertice del gruppo, indirizzo strategico e funzioni di
gestione dei rischi, di controllo, di coordinamento
• Società strumentali svolgono servizi di logistica, formazione personale, back office
• Società prodotto svolgono la produzione di diversi prodotti finanziari per il gruppo
(assicurativi, di gestione...)
• Società canale (banche federate) svolgono la funzione distributiva dei prodotti finanziari
presso i clienti
Differenza tra banca universale e gruppo bancario
Nel caso di una banca universale c'è un unico brand, adottato da tutte le società controllate; nel
caso del gruppo bancario tutte le società mantengono il proprio marchio.
Possiamo notare, inoltre, come effetto della nuova normativa bancaria, l'attenuazione del principio
di separatezza banca-impresa, introdotto con la LB'36 dopo la crisi del '29 e inteso come obiettivo di
stabilità, in merito alla partecipazione reciproche tra banche e imprese detenibili (Art. 14 TUB e
istruzioni di vigilanza di Banca d'Italia).
La LB'36 disponeva il assoluto divieto di assumere partecipazioni reciproche tra banche e imprese.

Con il TUB'93, l'attenuazione avviene per armonizzarsi con gli altri paesi che avevano una normativa
meno rigida in materia.
I=>B: partecipazioni a monte
B=>I: partecipazioni a valle
• I=>B: sì, ma non superiori al 15% del capitale sociale della banca, ex Art. 19 comma 6 TUB.
• B=>I: sì, ma non superiori al 15% del capitale sociale dell'industria: vale il limite di separatezza,
come da quanto risulta dalle istruzioni di vigilanza di Banca d'Italia.
Qualche anno fa, il Legislatore ha deciso di abrogare il comma 6 dell'art. 19 TUB: le industrie ora
possono assumere anche partecipazioni di maggioranza (15% +). Allo stesso modo, è stata posta
fine al limite di separatezza.

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IMPORTANTE NOVITÀ PER LE BANCHE INTRODOTTA DAL TUF'98


Si tratta di un ulteriore allargamento della gamma di attività che possono svolgere le banche
italiane (servizi di investimento) --> concorre ad incrementare la concorrenza settoriale: prima del
TUF'98, le uniche società che potevano svolgere tale ruolo erano le SIM; ora i servizi di
investimento offerti dalle SIM possono essere erogati tutti anche dalle banche, sono sette.

Digressione
Margine d'interesse: è espressione dei ricavi che derivano dall'attività tradizionale della banca
(interessi attivi - interessi passivi = risultati dell'attività creditizia - risultati dell'attività di raccolta).
Margine d'intermediazione: ricavi che derivano dalle attività diverse dalla attività tradizionale della
banca, ovvero dai servizi di investimento (margine di interesse + ricavi netti da servizi, che con il
TUF'98 sono aumentati).
Margine d'interesse e margine d'intermediazione sono voci di conto economico fondamentali per
una banca.

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SERVIZI DI INVESTIMENTO
I servizi d'investimento sono attività riservate a intermediari autorizzati dalla rispettiva autorità
di vigilanza. Le banche fanno capo alla Banca d'Italia, le SIM alla Consob.
Normativa di riferimento: Art. 1 comma 5 TUF
La natura e le modalità di erogazione dei servizi di investimento, disciplinata dal TUF, ha subito
delle variazioni a seguito dell'emanazione della direttiva MIFID (market in financial instruments
directive) del 2007. La MIFID è la Dir. 2004/39/CEE, recepita in Italia il 1° novembre 2007. Ha
allargato l'elenco dei servizi d'investimento (prima 5, ora 7). Un'altra importante novità introdotta
dalla MIFID è relativa ai mercati.

TUF PRE MIFID TUF POST MIFID

1) negoziazione per conto Si (intesa solo come servizio in Si (intesa come quella svolta dal
proprio qualità di dealer) dealer e dal market maker)

2) negoziazione per conto Si Si (ora con esecuzione di ordini


terzi (broker) per conto del cliente)

3) collocamento (semplice, Si Si
con assunzione a fermo, con
garanzia)

4) gestione (individuale) Si Si
di portafogli

5) ricezione e trasmissione Si Si (viene eliminata la mediazione


di ordini E la mediazione ed è compresa SOLO la ricezione
e la trasmissione di ordini con
autorizzazione preventiva)

6) consulenza in materia di No Si (introdotta dalla MIFID)


investimenti

7) gestione di sistemi No Si
multilaterali di negoziazione

NEGOZIAZIONE PER CONTO PROPRIO


Dealer: Banca che riceve l'ordine (es: acquistare/vendere azioni) dal cliente e si pone come
controparte diretta con il cliente. La banca, dunque, incrocia l'ordine di acquisto del cliente con un
suo ordine in portafoglio.
Market Maker: inserire in via continuativa sul mercato ordini di acquisto/ vendita sul mercato e
quindi la controparte non è il cliente ma il mercato in generale. Il market maker, continuando ad
inserire ordini sul mercato, favorisce la liquidità del mercato.
I servizi di investimento sono 7 e sono tutti disciplinati dal TUF, però diversamente a seconda che
si parli di TUF pre MIFID o di TUF post MIFID.

COLLOCAMENTO
• Semplice senza assunzione a fermo e senza garanzia
• Con assunzione a fermo
• Con garanzia

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EMITTENTE ==> CONSORZIO ==> POTENZIALI INVESTITORI


Il collocamento si svolge tra gli enti che emettono i titoli, i consorzi di collocamento e i potenziali
investitori. I consorzi servono a ripartire il rischio di mancato collocamento quando la domanda è
inferiore all'offerta di titoli, cioè il rischio che non tutti i titoli emessi vengano collocati. Il rischio su
quali soggetti ricade? Dipende dalla tipologia di collocamento.

Collocamento semplice
Nel caso di collocamento semplice il consorzio colloca per conto terzi i titoli presso i potenziali
investitori, quindi l'intermediario non si fa carico dell'esito dell'operazione. Il rischio del mancato
collocamento ricade interamente sull'impresa emittente (i titoli invenduti vengono restituiti
all'impresa emittente).

Collocamento con assunzione a fermo


Gli emittenti trasmettono i titoli al consorzio che li acquista prima di effettuare il collocamento.
Successivamente, il consorzio colloca per conto proprio i titoli che ha sottoscritto presso i
potenziali investitori. Si comporta dunque come un dealer. Se alla scadenza ci sono titoli
invenduti/non collocati il rischio ricade interamente sul consorzio.

Collocamento con garanzia


Gli emittenti emettono i titoli che arrivano al consorzio che colloca i titoli presso i potenziali
investitori. Se e solo se alla scadenza vi fossero titoli non collocati questi vengono allora acquistati
dal consorzio. Il rischio ricade sul consorzio.

GESTIONE DI PORTAFOGLI
GESTIONE DI PORTAFOGLI => INDIVIDUALE/COLLETTIVA
• Gestione individuale: è un servizio di investimento che possono fare le banche, le SIM e le SGR.
Tale gestione presuppone un rapporto individuale tra il cliente investitore e l'intermediario
gestore al quale il cliente ha affidato il proprio patrimonio da gestire. Essa è una gestione
dunque personalizzata: il gestore (la banca) deve gestire il patrimonio del soggetto tenendo
conto delle sue caratteristiche in termini di rischio rendimento.
• Gestione collettiva: NON è un servizio di investimento! Se ne occupano le SGR e le SICAV. Essa
è l'opposto della gestione individuale: è standardizzata, poiché l'intermediario gestisce il
patrimonio del fondo comune di investimento, cioè un patrimonio collettivo composto dalle
somme versate da una pluralità di partecipanti al fondo (potenziali investitori).
Le SGR sono l'unico intermediario che in Italia può effettuare entrambe le gestioni. Vengono
dette anche gestore unico.

RICEZIONE E TRASMISSIONE DI ORDINI & M EDIAZIONE


Ricezione e trasmissione: l'intermediario finanziario riceve l'ordine (acquisto o vendita) dal
cliente, ma non lo esegue, bensì trasmette l'ordine ad un altro intermediario affinché lo esegua
quest'ultimo.
Mediazione: l'intermediario ha il compito di metter in contatto più clienti per la conclusione di
contratti avente ad oggetto strumenti finanziari.

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CONSULENZA
A seguito della forte richiesta di consulenza da parte dei clienti verso gli intermediari, è stata
prevista dal Legislatore la sua autorizzazione, facendola rientrare a pieno titolo tra i servizi
finanziari. Sono tutte quelle raccomandazioni personalizzate fornite dall'intermediario al cliente
per iniziativa dei uno dei due. Prima venivano considerate attività accessorie, ora devono essere
autorizzate (per effetto dell'emanazione della MIFID).

GESTIONE DI SISTEMI MULTILATERALI DI NEGOZIAZIONE


La gestione di sistemi multilaterali di negoziazione è un servizio di investimento che consente di
far incontrare, sulla base di regole predeterminate, proposte di acquisto e di vendita provenienti
da una pluralità di operatori.
I sistemi multilaterali di negoziazione sono assimilabili ai mercati regolamentati, con la differenza
che possono essere gestiti non solo da società di gestione di mercati regolamentati ma anche da
SIM e banche autorizzate alla prestazione di questo servizio.
N.B. Il servizio di investimento non sono tali sistemi, ma la loro gestione.

NOVITÀ INTRODOTTE DALLA MIFID SUI MERCATI FINANZIARI

PRIMA della MIFID, i mercati si dividevano in due tipologie:


• Mercati regolamentati: sono mercati caratterizzati da norme e regole ben precise e definite
che disciplinano gli strumenti che possono essere quotati o scambiati, le imprese emittenti di
questi strumenti e tutti i soggetti che entrano in gioco su questo mercato. Questi mercati, in
virtù di queste regole, vengono anche detti trasparenti. Essi hanno una funzione sia di listing
(quotazione) che di trading (scambio di strumenti). Esempi di mercati regolamentati sono MOT,
MTA e IDEM.

• Mercati NON regolamentati o mercati OTC (over the counter): sono una tipologia di mercato
con meno regole e quindi meno trasparente rispetto a quello regolamentato. Su tali mercati
non ci si può quotare (no listing), ma possono essere soltanto scambiati strumenti quotati o
meno (sì trading). Esempio di mercato OTC, gestito da borsa italiana S.p.A, è AIM Italia-MAC
su cui vengono scambiate azioni di aziende di piccole dimensioni.

DOPO la MIFID, i mercati si dividono in:


• Mercati regolamentati come già definiti;
• Sistemi di negoziazione diversi dai mercati regolamentati:
- Sistemi multilaterali di negoziazione: ex mercati OTC;
- Internalizzatori sistematici: sono intermediari finanziari (es: banche) che svolgono
una attività simile al dealer (negoziazione per conto proprio), però in modo
frequente e sistematico. Sul sito della Consob vi è un elenco di tutti gli intermediari
che svolgono tale funzione. Occorre, per operare come tale internalizzatore,

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chiedere l'autorizzazione alla Consob. La banca che opera come internalizzatore


inserisce in modo frequente e regolare nel suo book di negoziozione interno ordini
di acquisto e di vendita, il cliente che interagisce con la banca può visualizzare tali
ordini in via telematica e incrociarli con i suoi. La differenza con il dealer è proprio la
frequenza e regolarità con cui la banca svolge questa attività.
In seguito all'emanazione della MIFID, dunque, i mercati OTC sono diventati sistemi multilaterali
di negoziazione.
N.B. Banche e SIM entrano in competizione per tutti i servizi offerti.

Tra le altre novità connesse a servizi e attività di investimento e introdotte dalla MIFID, vi sono:
 Test di adeguatezza: è un test somministrato dalla banca al cliente solamente nel caso in cui
quest'ultimo richieda o la gestione individuale di portafoglio o la consulenza, servizi sui
quali l'intermediario gioca una influenza rilevante all'interno del processo decisionale del
cliente. Tale test, sotto forma di questionario, serve a capire se il servizio richiesto è
adeguato al cliente. Per somministrare questo test per tale tipologia di servizi, la banca
richiede al cliente il maggior numero di informazioni possibili.
 Test di appropriatezza: è un test che viene somministrato dalla banca al cliente che richieda:
negoziazione per conto proprio; collocamento (tutte le tipologie); gestione di sistemi
multilaterali di negoziazione; negoziazione per conto clienti e trasmissione e ricezione di
ordini che abbiano ad oggetto strumenti finanziari complessi. Viene richiesta solo in parte
la mole di informazioni prevista per il test di adeguatezza.
 Execution only (mera esecuzione): viene fatta per due servizi: esecuzione di ordini per
conto del cliente e ricezione e trasmissione di ordini che abbiano ad oggetto strumenti
finanziari non complessi, cioè strumenti diversi dalle obbligazioni strutturate e dai derivati.
In tal caso, l'intermediario svolge il servizio senza proporre alcun test o questionario al
cliente.

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REGOLAMENTAZIONE DELLE BANCHE


Le banche sono il soggetto più regolamentato tra gli intermediari. La regolamentazione delle banche
si articola secondo due aspetti:
• Attività svolta dalle Autorità creditizie
• Obbiettivi e strumenti della regolamentazione

AUTORITÀ CREDITIZIE

1. CICR --> Comitato Interministeriale per Credito e Risparmio


2. MEF --> Ministro dell'Economia e delle Finanze
3. Banca d'Italia --> qui intesa come autorità di vigilanza

C OMITATO INTERMINISTERIALE PER CREDITO E RISPARMIO


Il CICR è disciplinato dal TUB'93. Si occupa di alta vigilanza in materia di credito e tutela del
risparmio.
E' composto da:
- Ministri, tra cui il MEF che lo presiede;
- può partecipare il governatore di Banca d'Italia.

M INISTRO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE


Il MEF, ex Art. 3 TUB, adotta con decreto i provvedimenti di sua competenza previsti da vari articoli
del TUB. In caso d'urgenza può sostituirsi al CICR.

B ANCA D'ITALIA
Formula proposte per le deliberazioni del CICR ed esercita funzione di vigilanza sul settore bancario
e sulle singole banche che lo compongono:
- Vigilanza informativa ex Art. 51 TUB;
- Vigilanza regolamentare ex Art. 53 TUB;
- Vigilanza ispettiva ex Art. 54 TUB.
Banca d'Italia si occupa inoltre di emanare regolamenti, impartire istruzioni e adottare
provvedimenti particolari di sua competenza.

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OBIETTIVI E STRUMENTI DELLA REGOLAMENTAZIONE

OBIETTIVI DELLA REGOLAMENTAZIONE


1. Sana e prudente gestione dei soggetti vigilati

2. Stabilità dei singoli intermediari e del sistema finanziario nel suo complesso: la stabilità è stata
introdotta a tutela della clientela e soprattutto per tutelare i depositanti, cd creditori
inconsapevoli, che nella maggior parte dei casi non sono pienamente a conoscenza dei rischi ai
quali possono andare incontro nel caso in cui la propria banca, per assurdo, corresse il rischio di
fallire. In Italia, fino ad oggi, nessuna banca è stata lasciata fallire e nessun depositante ha mai
perso un euro. Il Legislatore ha sempre salvato le banche in crisi perché ha ben presente le
principali conseguenze negative di una crisi bancari, in primis il rischio di crisi sistemica.
Conseguenze negative sulla clientela della crisi della banca X: poniamo il caso che una banca si
trovi in una situazione tale da allarmare la clientela; viene meno la fiducia dei depositanti nei
confronti della propria banca; si verifica un bank run (corsa agli sportelli - es: Northern Rock);
può diventare un fenomeno sistemico e contagiare altre banche.
Conseguenze negative sulla stabilità delle banche creditrici della banca X in crisi
(sull'interbancario): la banca X è debitrice verso altre banche sul mercato interbancario; se la
banca X entra in crisi la sua insolvenza può dare origine a problemi di liquidità di altre banche
ad essa interconnesse; si corre così il rischio sistemico o effetto domino

3. Efficienza e competitività

4. Osservanza delle disposizioni in materia creditizia

STRUMENTI DELLA REGOLAMENTAZIONE


Vigilanza informativa
Tutte le banche italiane sono obbligate a inviare a Banca d'Italia, nei tempi e nelle modalità da essa
stabilite, tutte le informazioni richieste. Si tratta principalmente di informazioni di bilancio. Banca
d'Italia, grazie a queste informazioni, può fare monitoraggio costante della operatività e delle
rischiosità delle banche italiane.

Vigilanza ispettiva
Tutte le banche sono oggetto di ispezioni della Banca d'Italia durante le quali bisogna esibire tutti i
documenti richiesti. Ci sono due tipi di ispezione: l'ispezione ordinaria, che una banca riceve ogni
10 anni, e l'ispezione straordinaria, effettuata, per esempio, quando entra in vigore una nuova
normativa per verificare che la banca la applichi correttamente, oppure se ci sono state situazioni
strane rilevate dalla vigilanza informativa.

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Vigilanza regolamentare
Banca d'Italia, d'accordo con il CICR, emana disposizioni di carattere generale aventi ad oggetto:
i. Adeguatezza patrimoniale
ii. Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni
iii. Partecipazioni detenibili
iv. Organizzazione amministrativa e contabile e controlli interni

La vigilanza regolamentare si articola in quattro principali fattispecie:


1. Vigilanza strutturale
2. Vigilanza prudenziale
3. Vigilanza protettiva
4. Fair play regulation

Vigilanza strutturale
È molto importante in un mercato poco competitivo. Agli inizi degli anni '90 sono cambiate le
caratteristiche del mercato bancario e in quegli anni la vigilanza strutturale è stata superata per
importanza dalla prudenziale. La vigilanza strutturale si fonda su regole oggettive e non soggettive.
Riguarda tutti i requisiti oggettivi che le banche italiane devono soddisfare per iniziare a svolgere
l'attività bancaria. Le condizioni giuridiche per svolgere l'attività bancaria sono dettate ex Art. 14
TUB. La Banca d'Italia autorizza a svolgere l'attività bancaria quando ricorrano una serie di
condizioni:
- Sia adottata la forma giuridica di SPA o SCARL
- Il capitale minimo sia non inferiore ai limiti fissati da Banca d'Italia: 10 mln di euro, oppure 5
mln di euro per le BCC1
- Venga presentato un programma concernente l’attività iniziale, insieme all’atto costitutivo e
allo statuto; è l'unico requisito soggettivo perché la Banca d'Italia valuta con la massima
discrezionalità l'apprezzabilità del programma
- I soci devono presentare requisiti di onorabilità previsti dal TUB
- I manager devono avere requisiti di onorabilità e professionalità
Se la banca rispetta i requisiti richiesti viene iscritta all'albo tenuto dalla Banca d'Italia e può
cominciare a svolgere l'attività2.

1
N.B. Prima del 25/01/2015, potevano assumere forma giuridica di SPA solo le banche SPA (Unicredit, Intesa...), le
Banche Popolari e le BCC assumevano forma giuridica di SCARL. Per le banche SPA e per le Banche Popolari il capitale
minimo era di 10 mln di euro, per le BCC di 5 mln di euro. A partire dal 25/01/2015, possono assumere forma giuridica
di SPA le banche SPA e le Banche Popolari; la forma giuridica di SCARL è peculiare delle sole BCC, le soglie non variano.
2 Requisiti strutturali per le varie tipologie di società:

BANCHE SPA
• Forma giuridica: SPA
• Capitale sociale: non inferiore a 10mln
• Voto: ogni socio ha diritto a tanti voti quante sono le azioni da lui possedute (NO voto capitario)
• Non prevedono una serie di limiti che hanno le altre tipologie.
BANCHE POPOLARI
• Forma giuridica: ora SPA (prima SCARL)
• Capitale sociale: non inferiore a 10mln
• Voto: prima valeva il voto capitario, ora ogni socio ha diritto a tanti voti quante sono le azioni da lui
possedute
• Numero di soci: non inferiore a 200 unità
• devono destinare il 10% degli utili annuali a riserva legale; la quota di utili non assegnata a riserva legale è
destinata a beneficienza o ad altri scopi assistenziali e mutualistici.

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Vigilanza prudenziale
È la fattispecie più importante; prevede una serie di regole che hanno ad oggetto:
a) Adeguatezza patrimoniale: gli strumenti della vigilanza prudenziale in merito consistono nei
coefficienti patrimoniali che misurano l’adeguatezza del patrimonio (di vigilanza, si intende)
dell’intermediario in relazione alle tipologie e al grado dei rischi collegati all’attività svolta. Il più
importante è il coefficiente di solvibilità che lega il patrimonio di vigilanza con il rischio di credito
PdV > = 8% RWA (Risk weighted asset)
RWA: totale attività della banca ponderate per il rischio di credito: ogni singola voce dell’attivo
deve essere ponderata con i coefficienti di ponderazione in funzione del rischio associato. Il
coefficiente di solvibilità legato al rischio di credito è stato introdotto da Basilea 1 (1988).
L'emendamento 1996 ha introdotto il coefficiente patrimoniale legato ai rischi di mercato. Basilea 2
(concepito nel 2001, stesura finale 2005, entrato in vigore in Italia nel 2008) ha introdotto il
coefficiente patrimoniale legato al rischio operativo (perdite legati a furti o problemi interni).
Basilea 3 riconferma il coefficiente di solvibilità e prevede diverse novità, tra cui due indicatori:
liquidity coverage ratio (LCR) e net stable funding ratio

b) Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni: si fa riferimento alle norme sulla
concentrazione dei rischi, ovvero alle norme sui grandi rischi che hanno l’obiettivo di evitare che
le banche risultino esposte in misura eccessiva nei confronti di un unico soggetto. Per grandi
rischi si intendono gli affidamenti di importo pari o superiore al 10% del patrimonio di vigilanza
delle banche. Esistono due tipi di limite alla concentrazione dei rischi:
- Limite individuale: ciascuna posizione di rischio deve essere contenuta entro il 25%
del patrimonio di vigilanza --> fa riferimento a ciascun grande rischio
- Limite Globale: l’ammontare complessivo dei grandi rischi deve essere contenuto
entro il limite di 8 volte il patrimonio di vigilanza (eliminato nel 2010)

c) Partecipazioni detenibili (già visto in precedenza).

BANCHE CREDITO COPERATIVO Artt. 33-37 TUB


• Forma giuridica: SCARL
• Capitale sociale: non inferiore a 5mln
• Voto: ogni socio ha diritto a un voto qualunque sia il numero di azioni che possiede (vale il voto capitario)
• Nessun socio può avere azioni il cui valore complessivo superi 50.000 Euro
• Numero di soci: non inferiore a 200
• Per essere soci di un BCC è necessario risiedere, aver sede e operare con continuità nel territorio di
competenza della banca stessa. Operatività territorialmente limitata.
• le BCC esercitano il credito prevalentemente a favore dei soci
• le BCC devono destinare almeno 70% degli utili a riserva legale, e la quota non assegnata deve essere
destinata a fini di beneficienza o mutualità
Quello italiano è un sistema molto frammentato, a bassa concentrazione: elevato numero di banche con modeste
quote di mercato.
Struttura del sistema finanziario italiano (fonte Banca d’Italia) al 31/12/2013: BCC: 394; BANCHE SPA: 197;
SUCCURSALI DI BANCHE ESTERE: 78; BANCHE POPOLARI: 37 TOTALE: 706
Come si può facilmente notare, la tipologia di banca più diffusa in Italia è la BCC. Le banche sono, inoltre, come più volte
ricordato, l'intermediario più numeroso: BANCHE: 706; SICAV e SGR: 172; SOCIETA' FINANZIARIE: 186; SIM: 101.
Il mercato bancario italiano è a bassa concentrazione perché caratterizzato da un elevato numero di banche che
detengono modeste quote di mercato. Esistono degli indicatori che usano il totale attivo per misurare il grado di
concentrazione, ad esempio il CR3: CR sta per concentration e il 3 vuol dire che al numeratore avremo la somma del
totale attivo delle prime tre banche fratto il totale attivo di tutte le altre banche.
CR3 = TOT.ATT. BEST1 + TOT.ATT. BEST2 + TOT.ATT. BEST3 / TOT.ATT. OTHERS

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Vigilanza protettiva
Si fa riferimento a strumenti di vigilanza al fine di minimizzare le esternalità negative che si
potrebbero verificare in caso di insolvenza di una banca al fine di tutelare i depositanti, prevede due
tipi di interventi:
1. Interventi destinati alla prevenzione: disposti per evitare che una situazione temporanea di
difficoltà degeneri in una crisi irreversibile (e.g. ricapitalizzazione pubblica o
nazionalizzazione, iniezioni di liquidità delle Banche Centrali come “lender of last resort”,
operazioni di fusione/acquisizione M&A)
2. Interventi da effettuare quando la crisi è irreversibile: messa in liquidazione
dell’intermediario. Prevedono l’intervento dei fondi di garanzia a tutela del depositante
(Fondo interbancario di tutela dei depositi e Fondo di Garanzia dei depositanti del Credito
cooperativo per l’Italia). Il fondo di Garanzia è obbligatorio: nel caso in cui la banca viene
messa in liquidazione, i depositanti, grazie al fondo, riescono ad ottenere le somme
depositate fino a 100mila euro

Fair play regulation (o vigilanza informativa verso la clientela)


Insieme di norme che sono volte a garantire la trasparenza e la correttezza del mercato dei servizi
finanziari. Gli strumenti di Fair Play Regulation preposti a tale scopo riguardano:
• TRASPARENZA: da un lato serie di obblighi informativi che le banche devono
assumere nei confronti della clientela
• CORRETTEZZA: norme di comportamento da tenere nei confronti della clientela

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NUOVA VIGILANZA BANCARIA


La nuova vigilanza bancaria è entrata in vigore a partire dal 4 novembre 2014. La NVB rientra
all'interno di un progetto che prende il nome di progetto unione bancaria europea. L'obiettivo di
questo progetto è garantire la stabilità finanziaria dell'area euro. Si è cominciato a parlare di
unione bancaria europea all'incirca nel 2010.

UNIONE BANCARIA EUROPEA

1. Sistema unico di vigilanza (4/11/2014);


2. Sistema unico di risoluzione delle crisi bancarie (01/01/2016) + fondo unico di risoluzione
(01/01/2015);
3. Sistema unico di garanzia dei depositi (meno urgente, per ora rinviato).

SISTEMA UNICO DI VIGILANZA


È composto da BCE e ANC (autorità nazionali competenti).
BCE: vigilanza diretta su enti creditizi significativi
ACN: vigilanza indiretta su enti creditizi meno significativi
Esistono dei criteri quantitativi ben definiti per valutare la significatività di un istituto:
 Totale Attivo > 30 mld
 Se Totale Attivo < 5 mld, sia esso almeno il 20% del PIL nazionale
 sia uno dei tre enti creditizi più importanti di uno stato membro
La BCE svolge da sé il controllo diretto sugli enti creditizi significativi e si avvale degli ANC per
svolgere il controllo indiretto sugli enti meno significativi.
La BCE esercita nell'area euro:
 Vigilanza diretta su 120 gruppi che rappresentano 1200 soggetti;
 Vigilanza indiretta su 3700 soggetti.
Gli enti significativi presenti sul territorio Italiano sarebbero circa 14, tra cui i più importanti sono
Unicredit e Intesa Sanpaolo, delle quali solo Unicredit è considerata TBTF1.

1 Elenco enti significativi Italia:


• Banca Carige S.p.A.
• Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.
• Banco Popolare
• Banca Popolare dell’Emilia Romagna
• Banca Popolare di Milano
• Banca Popolare di Sondrio
• Banca Popolare di Vicenza
• Barclays Bank PLC (Italy)
• ICCREA Holding S.p.A.
• Intesa Sanpaolo S.p.A.
• Mediobanca

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Ci sono poi delle banche considerate banche sistemiche dal Comitato di Basilea e dal FSB. Per
identificarle, questi due enti si sono serviti di un sistema di misurazione basato su più indicatori:
 Dimensione (totale attivo)
 Grado di interconnessione con altri istituti
 Mancanza di sostituti o infrastrutture finanziarie prontamente disponibili per i servizi che
tali banche forniscono
 Operatività internazionale (in più giurisdizioni)
 Complessità
In buona sintesi, si tratta di banche considerate too big to fail; in Italia, la sola Unicredit è
considerata TBTF2.

• Unicredit S.p.A.
• Unione di Banche Italiane (UBI)
• Veneto Banca S.C.p.A.
2 Elenco delle 29 banche sistemiche al mondo (TBTF)
• Bank of America
• Bank of China
• Bank of New York Mellon
• Banque Populaire Cde
• Barclays
• BNP Paribas
• Citigroup
• Commerzbank
• Credit Suisse
• Deutsche Bank
• Dexia
• Goldman Sachs
• Group Crédit Agricole
• Hsbc
• Ing Bank
• JP Morgan
• Lloyds Banking Group
• Mitsubishi Ufj Fg
• Mizuho Fg
• Morgan Stanley
• NordeA
• Northern Bank of Scotland
• Santander
• Société Général
• State street
• Sumitomo Mitsui Fg
• UBS
• Unicredit
• Wells Fargo

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AUTORITÀ E MODELLI DI VIGILANZA

In Italia agiscono le seguenti autorità di vigilanza:


1. Banca d'Italia: si occupa delle banche italiane e degli altri intermediari creditizi;
2. CONSOB (COmmissione Nazionale per le SOcietà e la Borsa): vigila sui mercati e
sull'intermediazione mobiliare;
3. IVASS (Istituto di Vigilanza sulle ASSicurazioni Private e l'interesse collettivo, ex ISVAP):
vigila sulle assicurazioni;
4. COVIP: vigila sui fondi pensione;
5. ANTITRUST (o AGCM): garantisce la concorrenza del mercato.
Esistono diversi modelli di vigilanza presenti in Italia, dei quali l'uno è stato seguito dall'altro nel
tempo: vigilanza istituzionale (o per soggetti vigilati) => vigilanza funzionale (o per tipo di attività
svolta) => vigilanza per finalità (o per obbiettivi) attualmente in vigore
Ogni passaggio da una forma di vigilanza all'altra è segnato dalla necessità di superare alcuni limiti.

VIGILANZA ISTITUZIONALE (o per soggetti vigilati)


Detto per soggetti perché prevede che la funzione di regolamentazione e controllo venga svolta da
una sola autorità per ogni distinta categoria di intermediario con riferimento a tutte le attività da
esso svolte. Ogni organo ha un suo obiettivo da raggiungere:
Banca d'Italia --> garantire la stabilità delle banche italiane
Consob --> garantire trasparenza e correttezza degli intermediari mobiliari
Questo modello funzionava bene quando le banche svolgevano una sola attività, ma ha iniziato a
presentare problemi da quando le banche hanno iniziato a diversificare la propria attività, con
l'avvento di TUB e TUF.
Quando le banche hanno iniziato ad offrire servizi di investimento sono entrate in competizione
con gli intermediari mobiliari. Tali soggetti sono diversi e pertanto vigilati da autorità di vigilanza
differenti (Banca d'Italia e Consob) e con finalità diverse da perseguire, tuttavia offrono lo stesso
prodotto, ne consegue che non vi è parità di trattamento.

VIGILANZA FUNZIONALE (o per tipo di attività svolta)


in questo modello è l'attività ad essere vigilata da una certa autorità, a prescindere della natura
giuridica del soggetto che la esercita.
Banca d'Italia --> attività bancaria
Consob --> attività mobiliare
Tale modello garantiva parità di trattamento. Tuttavia ha dei limiti dovuti a questa duplice autorità
per le banche che esercitavano sia attività bancaria che mobiliare. In questo modo si rende
necessaria la duplicazione dei flussi informativi che determinano troppi costi da sostenere per le
banche.

VIGILANZA PER FINALITÀ (o per obiettivi)


Quella attualmente in vigore in Italia. Gli intermediari sono sottoposti al controllo congiunto di più
autorità, ognuna delle quali competente con riferimento a ciascun obiettivo della
regolamentazione (obiettivi definiti dall'Art. 5 TUF), indipendentemente dalla forma giuridica del
soggetto vigilato e a prescindere dall'attività che esso svolga. Gli obiettivi definiti dal TUF sono:
Banca d'Italia --> Contenimento del rischio e stabilità patrimoniale

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Consob --> Trasparenza e correttezza dei comportamenti


Banca d'Italia & Consob --> operare in modo coordinato
Tale modello riduce al minimo gli oneri gravanti sui soggetti abilitati e sulla Banca d'Italia e la
Consob, le quali si danno reciproca comunicazione dei provvedimenti assunti e delle irregolarità
rilevate nell'esercizio dell'attività di vigilanza. Un altro obiettivo che caratterizza questo modello
quello della concorrenza vigilato dall'AGCM. Tale modello, attraverso l'attività congiunta delle
diverse autorità, riduce la duplicazione del flusso informativo. Tale modello è definito modello per
finalità miste.

VIGILANZA ACCENTRATA
In Gran Bretagna è presente un ulteriore modello alternativo a quelli esaminati noto come di
vigilanza accentrata, in cui è prevista un'unica autorità di vigilanza competente, l'FSA , financial
services authority, su tutte le categorie di intermediari finanziari, indipendentemente dalla loro
natura. La competenza dell'autorità unica si estende a tutti gli obiettivi della regolamentazione
(stabilità, trasparenza e correttezza, concorrenza)
Pregio: non vi è il problema della duplicazione dei flussi informativi poiché i soggetti vigilati
rispondono ad unica autorità. Difetti: conflitto di interesse tra i diversi obiettivi che quell'unica
autorità di vigilanza deve garantire. Ad esempio, ci può essere un conflitto d'interessi tra stabilità e
concorrenza nel caso di una fusione tra banche: la stabilità per la banca in crisi viene garantita, ma
la concorrenza può essere compromessa a causa delle notevoli dimensioni della nuova banca che
può mettere in atto comportamenti opportunistici.

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LA NUOVA VIGILANZA BANCARIA

Entrata in vigore dal 4 novembre 2014 e interessa i paesi dell'area €. Questa nuova vigilanza
bancaria rientra in un progetto chiamato UNIONE BANCARIA EUROPEA (del 2010 in seguito alla
crisi subprime). Tale progetto ha come obiettivo principale la stabilità finanziaria.
Pilastri sui quali si basa l'unione bancaria europea:
 Sistema unico di vigilanza
 Sistema unico di risoluzione delle crisi bancarie
 Sistema unico di garanzia dei depositi

SISTEMA UNICO DI VIGILANZA (da novembre 2014)


È composto dalla BCE e dalle ANC (autorità nazionali competenti). Le ANC sono le banche centrali
nazionali, la CONSOB, IVASS, etc.
La BCE vigilanza diretta su enti significativi e vigilanza indiretta (attraverso le ANC ma con
supervisione della BCE) su enti meno significativi.
vengono considerati enti significativi tutti quelli che hanno:
- Totale attivo superiore a 30 miliardi di euro
- Totale attivo minore a 5 miliardi ma pari o superiore al 20% del Pil nazionale
- Lo status di ente creditizio significativo tra i primi 3 di uno Stato membro
La BCE esercita una vigilanza diretta su 120 gruppi (1200 soggetti) e una vigilanza indiretta su circa
3700 soggetti. In Italia gli enti significativi sono 14 (MPS, intesa Sanpaolo, unicredit, etc.).
Bisogna, inoltre, distinguere tra "enti significativi" e "banche sistemiche". Comitato di Basilea e il
FSB (Financial Stability Board) hanno stabilito i criteri per individuare una banca sistemica o G-SIFI,
ovvero banca a cui è collegato un rischio sistemico (too big to fail); essi sono:
- Dimensione
- Grado di interconnessione
- Mancanza di sostituti nei servizi che offre
- Operatività internazionale
- Complessità
Le banche che appartengono a questa categoria sono per esempio la Barclays e la Goldman Sachs.
Di italiane c'è solo UniCredit. Le procedure comuni a tutte le banche e vigilate indirettamente da
BCE attraverso le ANC sono:
 Autorizzazione a svolgere l'attività bancaria per un ente che avrà sede legale e direzione
generale in Italia --> Banca d'Italia + BCE. Un soggetto che vuole aprire una banca in Italia
invia la richiesta prima a banca d'Italia, che verifica i requisiti (capitale sociale, forma
giuridica...) e decide se approvare o negare l'autorizzazione. Banca d'Italia, se ritiene
soddisfatti i requisiti, inoltra la richiesta alla BCE che, entro un limite di tempo, decide se
autorizzare o meno l'attività bancaria. Il silenzio della BCE, alla scadenza dei giorni previsti,
rappresenta l'autorizzazione.
 Revoca dell'autorizzazione all'attività bancaria --> disposta su iniziativa della BCE o su
proposta della banca d'Italia alla BCE. La revoca avviene quando, nel corso del tempo, la
banca non rispetta più i requisiti minimi. Come per l'autorizzazione, il silenzio della BCE
dopo un tot di giorni rappresenta assenso.
 Acquisizioni di partecipazioni qualificate in un ente creditizio avente sede legale e
direzione generale in Italia --> Banca d'Italia + BCE.

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SISTEMA UNICO DI RISOLUZIONE DELLE CRISI BANCARIE (dal 1 gennaio 2016) e FONDO UNICO DI
RISOLUZIONE (dal 2015, o fondo salva banche)
Questo pilastro prevede delle regole complementari al primo per raggiungere l'obiettivo della
stabilità. Esso vale solo per enti significativi e prevede una gestione centralizzata delle procedure di
risoluzione per le banche in crisi, affidata ad un’autorità unica (Single Revolution Board o SRB).
Il costo del salvataggio della banca in crisi ricade (si ricordi che una crisi bancaria può trasmettersi
ad una crisi del debito sovrano, quindi non va sottovalutata):
- In primis dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti, poi dai depositanti con giacenze sopra i
100mila euro.
- Nel complesso i privati dovranno coprire le perdite della banca in crisi per un ammontare
almeno pari all'8% dell'attività della banca --> Bail in
- Oltre tale soglia interverrà in seconda battuta il fondo unico di risoluzione per un ammontare
del 5% dell’attivo della banca
- Qualora dovessero necessitare di ulteriore risorse i governi potranno intervenire --> Bail out
Il fondo unico di risoluzione integra gli schemi nazionali di garanzia dei depositi ed è costituito
mediante versamenti annuali a carico di tutte le banche dell'euro. Uno degli obiettivi per il 2025
sarà quello di costituire un fondo unico europeo con 55 miliardi di euro. La definizione di regole più
efficaci per la gestione delle crisi bancarie permette di minimizzarne i costi. Nell'ipotesi di una banca
significativa che viene a trovarsi in crisi, la BCE affida alla SRB, composta dalle principali autorità di
vigilanza, la decisone di lasciar fallire la banca oppure salvarla. Nel caso di salvataggio entra in gioco
il fondo salva banche.

SISTEMA UNICO DI GARANZIA DEI DEPOSITI


Tra i tre pilastri questo è il meno urgente ed è stato rinviato. Per ora è stata realizzata solo una rete
armonizzata di sistemi di garanzia nazionale, ossia ogni paese ha le sue regole per il momento e vi
sono delle differenze. Come Obiettivo futuro si prevede l'introduzione di uno schema
armonizzato di assicurazione dei depositi a livello EUROPEO (ad esempio tutti i paesi soglia
minima 100mila € di tutela)

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IL BILANCIO DELLA BANCA


Il bilancio bancario è un documento la cui finalità principale è quella di fornire ai terzi portatori di
interessi (azionisti, creditori, mercato...) una rappresentazione fedele dell'andamento della
gestione bancaria (patrimoniale, economica e finanziaria) in relazione alla dinamica dei mercati e
in generale del sistema economico, che consenta di formulare valutazioni corrette sullo stato di
salute della banca e che permetta di prendere coerenti decisioni economiche. Gli azionisti
dovranno approvare il bilancio tendendo conto sia della relazione fatta dall'organo di controllo
(relazione del collegio sindacale), sia di quella fatta dalla società di revisione (relazione di
revisione).

CRITERI DI REDAZIONE DEL BILANCIO

Tali criteri vengo verificati dalla società di revisione.


 Verità --> i dati esposti nel bilancio devono corrispondere a quelli registrati nelle scritture
contabili poche a loro volta dono corrispondere ai fatti aziendali
 Correttezza --> tutto quello presente nel bilancio deve essere compatibile con quanto
prevede la normativa
 Chiarezza --> tutto ciò presente in bilancio deve essere comprensibile e leggibile, ovvero
consentire intelligibilità del bilancio.

STRUTTURA DEL BILANCIO CIRCOLARE DI BANCA D 'ITALIA 2005

 Stato Patrimoniale

 Conto Economico

 Nota Integrativa

 Prospetto delle Varizioni del Patrimonio Netto novità 2005

 Rendiconto Finanziario novità 2005

 Prospetto della Redditività Complessiva novità 2009

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STATO P ATRIMONIALE
Esso evidenzia la composizione del patrimonio della banca. Si stila a sezioni contrapposte e
nell'attivo sono inserite tutte le tipologie di investimento delle risorse finanziarie esistenti alla
chiusura. Tali voci dell'attivo vengono inserite secondo il criterio delle liquidità decrescente (per la
banca): in alto ci sono le attività che generano liquidità nel breve periodo mentre in fondo quelle a
più lungo periodo. Le voci del passivo vengono inserite secondo il criterio della esigibilità
decrescente (per il cliente): in alto ci sono quelle voci che giungono prima alla scadenza per il
cliente.

VOCI PRINCIPALI DELL' ATTIVO DI STATO PATRIMONIALE DI UNA BANCA


10. Cassa e disponibilità liquide (cash e riserve bancarie libere);
20-50. Novità dei principi contabili internazionali (segue avanti);
60. Crediti verso banche (mercato interbancario e riserve bancarie obbligatorie verso la Banca
d'Italia);
70. Crediti verso la clientela;
80. Derivati di copertura (investimenti in strumenti derivati con finalità di copertura, ad esempio
sull'andamento sfavorevole dei tassi).

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NOVITA' INTRODOTTE DAI PRINCIPI


CONTABILI INTERNAZIONALI IAS/IFRS
L'obiettivo degli IAS/IFRS è quello di fornire una rappresentazione fedele dell'andamento della gestione
bancaria in relazione della dinamica dei mercati e in generale del sistema economico.
PRINCIPALI NOVITÀ:
1. Introduzione del concetto di fair value;
2. classificazione delle attività e delle passività finanziarie deve avvenire in funzione della specifica
destinazione;
3. procedura di impairment (o deterioramento) per i crediti.

INTRODUZIONE DEL CONCETTO DI FAIR VALUE

Il fair value è rappresentato dal corrispettivo al quale un'attività può essere scambiata, o una passività
estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli e indipendenti (IAS 32). In sintesi, il valore di una
attività che viene valutata al fair value rappresenta il suo prezzo corrente di mercato. Se quell'attività non è
quotata esistono delle tecniche di valutazione per stimare il prezzo di mercato, andando ad esempio a
guardare attività simili che invece sono quotate. Oltre al fair value può essere utilizzato il criterio del costo
ammortizzato, simile a quello del costo storico.
Vanno valutati a fair value:
 AF e PF finalizzate alla negoziazione;
 AF e PF valutate al fair value;
 AF destinate alla vendita;
 Derivati di copertura.
Vanno valutati al costo ammortizzato:
 AF detenute fino a scadenza;
 Crediti verso banche/clientela;
 Debiti verso banche/clientela;
 Titoli in circolazione.

CLASSIFICAZIONE DELLE AF E PF IN FUNZIONE DELLA SPECIFICA DESTINAZIONE

• AF e PF finalizzate alla negoziazione HFT (held for trading): si tratta di attività e passività
destinate alla speculazione sui mercati (funzione di trading) nel breve termine --> voce 20
attivo e 40 passivo: gli utili e le perdite risultanti da questa attività vanno nella voce 80 di
conto economico;

• AF e PF valutate al fair value: si tratta di attività e passività finanziarie valutate dalla banca al
fair value, pur non facendo parte né del primo, né del terzo gruppo; sono esempi gli
investimenti in derivati con finalità diverse da quella di copertura --> voce 30 attivo e 50
passivo;

• AF disponibili per la vendita AFS (available for sale): si tratta di investimenti in obbligazioni o
azioni che la banca intende mantenere nel proprio portafoglio per un certo periodo di tempo,

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ma non fino alla scadenza: hanno quindi finalità di tesoreria (liquidità) --> voce 40 attivo, gli
utili e le perdite derivanti da queste attività vanno alla voce 100B di conto economico;

• AF detenute fino alla scadenza HTM (held to maturity) --> voce 50 attivo, utili e perdite vanno
alla voce 100C di conto economico.

PROCEDURA DI IMPAIRMENT

La procedura di impairment è un meccanismo che, in sede di valutazione di fine esercizio, stima


le eventuali riduzioni e/o svalutazioni dei crediti, dovute agli inadempimenti dei debitori. Tali
perdite vanno nella voce 130 di conto economico rettifiche di valore per deterioramento di
crediti.
I crediti si possono dividere in:
- Crediti performing (o in bonis): sono tutti quei crediti che, in seguito all'attività di verifica
della una banca non presentano rilevanti criticità alla verifica, al monitoring, e, di
conseguenza, il rapporto banca-creditore continua a proseguire senza problemi;
- Crediti non performing (o crediti deteriorati/attività deteriorate): sono tutti quei crediti per i
quali l'attività di verifica e di controllo fatta dalla banca sul debitore evidenzia situazioni di
inadempimento, ovvero quei crediti per i quali la riscossione da parte dalla banca è incerta,
sia con riferimento delle scadenze, sia all'ammontare. Secondo Banca d'Italia, i crediti non
performing possono essere suddivisi in 4 tipologie:
i. Sofferenze

ii. Incagli

iii. Crediti scaduti o sconfinati

iv. Crediti ristrutturati

Sofferenze: crediti inesigibili e non recuperabili di un soggetto che si trova in stato di insolvenza,
crediti concessi a soggetti entrati in default e per i quali la riscossione non è più possibile.
Incagli (inadempienze probabili): crediti riconducibili a soggetti che versano in una situazione di
temporanea difficoltà (e dunque reversibile) e come tali ritenuti recuperabili
Crediti scaduti: utilizzo di liquidità che ha avuto uno sconfinamento superiore ad un determinato
numero di giorni. (Crediti non onerati da oltre 180 giorni)
Crediti ristrutturati: crediti di cui viene rinegoziato il tasso nonché il tempo di estinzione
(attraverso la previsione di un c.d. “piano di rientro”). Crediti per i quali la banca a seguito di un
peggioramento delle condizioni finanziarie del debitore decide di rivedere le condizioni
contrattuali stipulate inizialmente

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PRINCIPALI VOCI DI CONTO ECONOMICO

Il conto economico va redatto in forma scalare, così che permetta di vedere i risultati economici
intermedi ed evidenziare il loro contributo nel generare l'utile o la perdita d'esercizio.

10 - Interessi attivi da finanziamenti erogati e investimenti in strumenti finanziari;


20 - Interessi passivi sulla raccolta e sull'emissione di strumenti finanziari;
30 - Margine d'interesse: ricavi derivanti dall'attività tradizionale della banca --> interessi attivi e proventi
assimilati - interessi passivi e oneri assimilati
40 - Commissioni derivanti dai servizi di investimento;
50 - Commissioni passive per la banca (come per un servizio di gestione collettiva del risparmio di una SGR);
120 - Margine di intermediazione: ricavi derivanti dallo svolgimento di attività diverse da quella
tradizionale --> margine di interesse + commissioni nette + voci da 70 a 110
130 – introdotta con la procedura di impaiment, cioè a seguito dell’adeguamento ai principi internazionali;
140 - Risultato netto gestione finanziaria: margine di intermediazione +/– voce 130 --> margine
d'intermediazione +/- rettifiche/riprese di valore per deterioramento
200 - Costi operativi (tra i costi operativi la voce più onerosa sono le spese per il personale).

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STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO

ATTIVO PASSIVO
Attività finanziarie fruttifere di interessi Passività onerose di interessi
Attività finanziarie non fruttifere di interessi Passività non onerose di interessi
Patrimonio Netto

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CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO

Rispetto a quello obbligatorio, permette di distinguere le componenti (i.e. oneri e proventi)


della gestione tradizionale della banca rispetto a quelli derivanti dalla gestione straordinaria
della banca.
 Margine di interesse, cui vengono aggiunti i dividendi;
 Margine gestione denaro e servizi;
 Margine di intermediazione;
 Risultato lordo di gestione, valutato alla luce dell'impairment;
 Risultato di gestione (fino a qui si fa riferimento alla gestione ordinaria)
 Reddito prima delle imposte;
 Reddito netto.

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NOTA INTEGRATIVA

Contiene approfondimenti e spiegazioni sulle voci presenti nelle tavole principali e dettagliate
altre informazioni extracontabili. Si articola in 10 sezioni divise in due parti: parte A e parte L.

PRINCIPALI INDICATORI DI BILANCIO

I principali tipologie di indici di bilancio sono:


i. indici di STRUTTURA
ii. indici di REDDITIVITA'
iii. indici di PRODUTTIVITA'
iv. indici di RISCHIOSITA'

i. Tra gli indici di struttura rientrano quegli indici che forniscono elementi riguardanti l’incidenza
di alcune aree di business sulla gestione della banca. Si possono suddividere in tre sottogruppi:
1) Indici di struttura che consentono di capire come la banca impiega le risorse finanziarie
raccolte: TOTALE CREDITI/TOTALE ATTIVO; CREDITI VS BANCHE/TOTALE CREDITI;
ATTIVITA' HFT/TOTALE ATTIVO; ATTIVITA' AFS/TOTALE ATTIVO; ATTIVITA' HTM/TOTALE
ATTIVO; PARTECIPAZIONI/TOTALE ATTIVO.

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2) Indici di struttura che pongono l’accento sulla qualità dei crediti concessi: RETTIFICHE DI
VALORE SU CREDITI/TOTALE CREDITI.
3) Indici di struttura che consentono di capire le scelte attuate dalla banca nel
reperimento delle risorse finanziarie: TOTALE DEBITI/ TOTALE ATTIVO; DEBITI VS
BANCHE/TOTALE DEBITI; TITOLI IN CIRCOLAZIONE/TOTALE ATTIVO; CAPITALE
PROPRIO/TOTALE ATTIVO.

ii. Gli indici di redditività misurano l’efficienza della banca sia sul piano reddituale, sia sul piano
gestionale. I principali indici di redditività sono: ROA, ROE, MARGINE D’ INTERESSE/MARGINE
D'INTERMEDIAZIONE, COST TO INCOME RATIO.
• ROA (Return on Assets) = RN/TA: può assumere valori positivi o negativi, misura la
redditività degli investimenti effettuati dalla banca. Più alto è il ROA, maggiore è la
capacità della banca di generare reddito dalle proprie attività.
• ROE (Return on Equity) = RN/CP: può assumere valori positivi o negativi, misura la
redditività del capitale di rischio. Più alto è il ROE, maggiore è capacità della banca
di remunerare i propri azionisti.
• ROE = RN/TA X TA/CP (leverage, misura il grado di indebitamento dell’impresa). Se
la crescita del ROE è dovuta ad un incremento di leva finanziaria è un problema: la
banca è sempre più esposta al rischio di insolvenza.
• M.INTERESSE/M.INTERMEDIAZIONE: più alto è, più la banca è orientata all'attività
tradizionale; più è basso, più la banca è orientata all'attività diversificata.
• COST TO I N CO ME RATIO: COSTI OP E RAT I VI/ MA RG I NE D'
INTERMEDIAZIONE, ci dà informazioni sull’efficienza operativa della banca. Una
situazione apprezzabile per una banca presenta un basso livello di C2IR: abbassare il
C2IR significa o ridurre i costi operativi o aumentare il margine d'intermediazione.

iii. Tra gli indici di produttività sono ricompresi tutti quegli indici in grado di evidenziare
l’efficienza produttiva del personale, sia dal lato della raccolta, sia dal lato degli impieghi:
MARGINE D'INTERMEDIAZIONE/N° DIPENDENTI; COSTI OPERATIVI/N° DIPENDENTI; IMPIEGHI VS
CLIENTELA/N° DIPENDENTI.

iv. Gli indici di rischiosità forniscono dati utili a valutare il livello di esposizione al rischio della
banca: CREDITI DETERIORATI/TOTALE CREDITI VS CLIENTELA; RETTIFICHE DI VALORE SU
CREDITI/CASSA E DISPONIBILITA' LIQUIDE; CREDITI DETERIORATI/PN.

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RISCHI DELL' ATTIVITA' BANCARIA


I rischi dell'attività bancaria si dividono in rischi finanziari, tipici delle banche, collegati
all’attività di intermediazione finanziaria, e rischi operativi (o non finanziari), ossia quelli che
riguardano qualsiasi attività a carattere imprenditoriale.
RISCHI FINANZIARI
- Rischio di credito;
- Rischi di controparte e di regolamento;
- Rischio di concentrazione;
- Rischio Paese;
- Rischio sovrano;
- Rischi di mercato;
- Rischio di liquidità.

RISCHI OPERATIVI
- Rischio operativo (comprende anche il rischio legale);
- Rischio reputazionale;
- Rischio strategico.

RISCHIO DI CREDITO
Il rischio di credito è il più importante per una banca perché i crediti costituiscono l'attività tipica di
una banca. Ne esistono due fattispecie: il rischio di default o di insolvenza e il rischio di spread o di
migrazione o di transazione.
- Rischio di default deriva dalla possibilità che i debitori ai quali la banca ha concesso
credito né alla scadenza, né successivamente adempiano in tutto o in parte alle proprie
obbligazioni di pagamento. La banca è esposta a questo rischio quando stipula contratti
che prevedono una remunerazione differita nel tempo.
- Rischio di spread deriva dal deterioramento (downgrading) del merito creditizio del
debitore (rating). Di conseguenza aumenta la probabilità di insolvenza.

Rating
Il rating è uno strumento che consente di apprezzare il merito creditizio dell'emittente il titolo di
debito. Viene assegnato dalle agenzie di rating, le tre sorelle: Moody's, Fitch e Standard&Poor's.
E' un voto, una sigla universalmente riconosciuta. Va dalla AAA alla D di default. Si può dare il
rating dell’emittente, il quale fornisce una valutazione globale della solvibilità della società
emittente. Si può dare il rating di un'emissione, il quale fornisce una valutazione della possibilità
che il capitale e l'interesse di una specifica emissione obbligazionaria vengano puntualmente
rimborsati.
Alto rating --> alta affidabilità --> basso rendimento
Basso rating --> bassa affidabilità --> alto rendimento

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RISCHIO DI CONTROPARTE E REGOLAMENTO


Il rischio di controparte e rischio di regolamento presentano due differenze fondamentali rispetto
al rischio di credito:
1. I due rischi caratterizzano transazioni su strumenti finanziari (compravendita di titoli), mentre
il rischio di credito caratterizza operazioni creditizie.
2. I due rischi possono essere subiti sia dal creditore che dal debitore, mentre chi subisce il rischio
di credito è solo il creditore.
- Rischio di controparte deriva dalla possibilità che la controparte con la quale si è
concluso uno scambio di strumenti finanziari risulti inadempiente PRIMA del
regolamento della transazione.
- Rischio di regolamento si verifica quando l'insolvenza della controparte avviene DOPO
la data di regolamento degli scambi. Solitamente intercorre un certo lasso di tempo
(alcuni giorni) tra il momento in cui viene stipulato il contratto tra i due soggetti e il
momento in cui viene eseguito lo scambio strumenti finanziari contro denaro, ovvero il
regolamento della transazione. Se uno dei due soggetti risulta inadempiente nel
periodo intercorrente tra questi due momenti siamo nel caso del rischio di controparte;
mentre se l'insolvenza si verificasse dopo, si tratta di rischio di regolamento.

RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
Il rischio di concentrazione si presenta nel momento in cui la banca concede tanto credito a:
• Singole controparti tra loro connesse;
• Controparti che operano nel medesimo settore economico;
• Controparti che svolgono la stessa attività;
• Controparti che appartengono alla medesima area geografica.
Per evitare tale rischio, le banche hanno bisogno di diversificare il loro portafoglio impieghi quanto
più possibile.

RISCHIO P AESE O DI SOLVIBILITA' DEL PAESE STRANIERO


Caratterizza operazioni a carattere internazionale, nelle quali il paese di residenza del debitore e
del creditore non coincidono. Si verifica quando una banca concede prestiti a soggetti residenti in
paesi stranieri o investe in titoli di emittenti stranieri. È causato da eventi politici, economici,
sociali che impediscono al debitore di adempiere alle proprie obbligazioni, nei tempi e modi
previsto dagli accordi stipulati, ma non per motivi legati a un peggioramento della propria
condizione economica e finanziaria, ma dal contesto macroeconomico all'interno del quale
opera (ad esempio a seguito di un colpo di Stato).

RISCHIO SOVRANO
Il rischio sovrano consiste nel rischio di insolvenza del Governo di un paese, rischio associato al
fatto che un governo non rispetti le proprie obbligazioni finanziarie. Tale rischio è associato alla
sottoscrizioni di Titoli di Stato da parte delle banche.

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RISCHI DI M ERCATO
Esistono tre tipologie di rischio di mercato:
- Rischio di prezzo è il rischio che la banca subisca perdite derivanti da variazioni avverse
dei prezzi degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio.
- Rischio di tasso d'interesse è il rischio di perdite derivanti da movimenti avversi del
tasso d'interesse. Le variazioni del tasso di interesse si riflettono sul margine
d'interesse in bilancio nel caso in cui la durata dell'attivo sia superiore alla durata del
passivo (si ricordi infatti che le banche compiono la trasformazione delle scadenze,
quindi le passività sono le prime ad adattarsi alle variazioni di tasso d'interesse); si
riflettono sul prezzo degli strumenti finanziari sottoscritti. Per prezzo di uno strumento
finanziario si intende il valore attuale di un flusso di cassa futuro: VA = flussi(t)/(1+ i)^t
Come si può notare dalla formula, all'aumentare di i il prezzo diminuisce;
- Rischio di cambio insorge quando la banca presenta posizioni in valuta estera che
possono essere influenzate negativamente da sfavorevoli modifiche nel rapporto di
cambio con la valuta nazionale di conto.

RISCHIO DI LIQUIDITA'
Consiste nell'incapacità per la banca di far fronte tempestivamente ed economicamente ai propri
impegni, sia dal lato dell'attivo (concedere credito), sia dal lato del passivo (pagare gli interessi). Le
banche sono esposte a tale rischio perché effettuano la trasformazione delle scadenze: l'attivo,
essendo a medio-lungo termine, è meno liquido del passivo, che è a breve termine. Il problema del
RdL ricorre solitamente in presenza di un contesto macroeconomico negativo.
Esistono due fattispecie di rischio di liquidità:
- Market liquidity risk è legato all'attivo della banca. Consiste nella difficoltà di
smobilizzare posizioni in titoli senza subire perdite a causa di un'insufficiente liquidità
del mercato. Ne è esempio ciò che è successo durante la crisi dei mutui subprime per
quanto riguarda la difficoltà da parte delle banche troppo esposte nello smaltire i titoli
tossici derivanti dalla cartolarizzazione dei suddetti mutui;
- Funding risk è legato al passivo della banca. Consiste nell'incapacità per la banca di
reperire fondi per far fronte al rimborso delle proprie passività, ad esempio per
pagare gli intessi passivi.

RISCHIO OPERATIVO
Il rischio operativo riguarda perdite derivanti da frodi, errori umani, guasti tecnologici,
malfunzionamento dei sistemi informativi, errori di programmazione e di definizione dei modelli e
delle metodologie per il monitoraggio del controllo dei rischi.
Esaminiamo tre fattispecie di rischio operativo:
- Rischio legale, ovvero il rischio riconducibile a perdite per il risarcimento di danni
cagionati dall'intermediario.
- Rischio reputazionale, ovvero il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del
capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della banca da parte di
clienti, controparti, azionisti, investitori, autorità di vigilanza.
- Rischio strategico, ovvero il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale
derivante da decisioni strategiche sbagliate, cambiamenti del contesto operativo, attuazione
inadeguata di decisioni.

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GESTIONE DEI RISCHI NELL' ATTIVITA'


BANCARIA (RISK MANAGEMENT)
 Rischio di interesse è collegato ad impatti sul portafoglio bancario in generale;
 Rischio di credito;
 Rischi di mercato sono collegati alle perdite da strumenti finanziari con finalità di
negoziazione.

GESTIONE DEL RISCHIO DI INTERESSE

Ci sono due modalità di gestione del rischio di interesse:


 Asset-Liability Management Model (ALM o GAP ANALYIS) --> tecnica per gestire gli effetti
sfavorevoli delle variazioni di tasso sul margine d'interesse.
 Duration GAP --> tecnica per gestire gli effetti sfavorevoli della variazione dei tassi sul
valore attuale (inteso come valore di mercato) dell'attivo o del passivo di una banca e di
conseguenza sul valore di mercato del patrimonio della banca.
Queste due tecniche servono a tutelare il portafoglio della banca in generale da variazioni del
tasso d'interesse.
Rischio di interesse: comsiste nelle conseguenze inattese delle variazioni dei tassi d'interesse
sul margine d'interesse di una banca. Deriva dal fatto che la banca, operando la trasformazione
delle scadenze, presenta un GAP tra la durata dell'attivo e la durata del passivo (Tatt<Tpax).
 Se i tassi aumentano e Tpax<Tatt => il MdI diminuisce perché il costo delle passività si
adegua alla variazione del tasso prima che diminuisca il rendimento delle attività.
 Se i tassi diminuiscono e Tpax<Tatt => il MdI aumenta perché il costo delle passività
diminuisce prima che diminuisca il rendimento delle attività.
 Quando Tpax<Tatt => la banca può affrontare un rischio di rifinanziamento che può
portare effettu positivi dul MdI se i tassi diminuiscono, mentre può portare effetti negati
sul MdI se i tassi aumentano.
 Quando Tpax>Tatt => la banca è esposta al rischio di reinvestimento che può portare
effetti negati sul MdI se i tassi diminuiscono, mentre può portare effetti positivi sul MdI se i
tassi aumentano.

ALM MODEL O GAP ANALYSIS


L'applicazione dell'Asset-Liability Management model si articola in tre fasi:
1. Distinzione tra attività e passività sensibili e non ai tassi d'interesse;
2. Misura del relativo GAP --> variazione del MdI;
3. Apprezzamento e governo della relazione tra GAP e previsioni sull'andamento futuro
degli stessi tassi d'interesse --> manovre da applicare al GAP alla luce di una previsione di
aumento o diminuzione attesa dei tassi.

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Distinzione tra AF e PF sensibili e non al tasso


 Stabilire l'intervallo temporale di riferimento.
 Classificare attività sensibili e attività non sensibili, passività sensibili e passività non
sensibili in riferimento alla variazione dei tassi
Attività sensibili ai tassi (Hp: t=3mesi)
 attività a vista (o a scadenza indeterminata): es. un conto corrente bancario; possono
essere rinegoziate in ogni istante.
 attività che al momento presentano una scadenza inferiore a t(=3mesi);
 attività che presentano condizioni di rivedibilità del tasso d'interesse entro t(=3mesi):
es. obbligazioni indicizzate all'EURIBOR a tre mesi
N.B. Lo stesso criterio viene applicato anche alle passività.

Misura del GAP


GAP (t) = ATTIVITA' SENSIBILI (t) - PASSIVITA' SENSIBILI (t)
Var. MdI = GAP * Var. TAX
La variazione del MdI è uguale al prodotto tra il GAP e la variazione di tasso.
Vi possono essere tre casi diversi di GAP:
 GAP NULLO => Var.MdI=0 => immunizzazione statica al rischio di cambio
 GAP POSITIVO => Var.MdI>0 => gap sensibile al rischio di tasso con guadagni se i tassi
aumentano, in quanto l'aggregato dell'attivo è più ampio di quello del passivo
 GAP NEGATIVO => Var.MdI<0 => gap sensibile al rischio di tasso con perdite se i tassi
aumentano, in quanto l'aggregato del passivo è più ampio di quello dell'attivo.
Apprezzamento e governo della relazione tra gap e previsioni sull'andamento futuro dei tassi
Dato Var.MdI=GAP*Var.Tax, osserviamo quali sono le manovre che una banca deve fare sul GAP
alla luce di un aumento o di una diminuzione attesa dei tassi di interesse. Analizziamo quattro casi
paradigmatici:
1. AS>PS => GAP>0 => prevedo un aumento di i, la banca punta a un rialzo o a un ribasso del
GAP?
Il tasso aumenta; GAPt = 100; it = 0,1; prevedo un aumento del tasso in t+1 => it+1=0,25;
=> Var.MdI = 100 * Var.i (+0,25) = + 15
=> se GAPt>0 e i aumenta in t+1, la banca è soddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punterà ad un rialzo del GAP, perché così aumenta la Var.MdI positiva.

2. AS>PS => GAP>0 => prevedo una diminuzione di i, la banca punta a un rialzo o a un ribasso
del GAP?
Il tasso diminuisce; GAPt = 100; it = 0,25; prevedo una diminuzione del tasso in t+1 => it+1=0,1;
=> Var.MdI = 100 * Var.i (-0,15) = -15
=> Se GAPt>0 e i diminuisce in t+1, la banca è insoddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punta a un ribasso del GAP per contenere la Var.MdI negativa.

3. PS>AS => GAP<0 => prevedo un aumento di i, la banca punta a un rialzo o a un ribasso del
GAP?
Il tasso aumenta; GAPt = -100; it = 0,1; prevedo un aumento del tasso in t+1 => it+1=0,25;
=> Var.MdI = -100 * Var.i (+0,15) = -15
=> Se GAPt<0 e i aumenta in t+1, la banca è insoddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punta a un ribasso del GAP per contenere la Var.MdI negativa.

4. PS>AS => GAP<0 => prevedo una diminuzione di i, banca punta a un rialzo o a un ribasso del

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GAP?
Il tasso dimuisce; GAPt = -100; it = 0,25; prevedo una diminuzione del tasso in t+1 => it+1=0,1;
=> Var.MdI = -100 * Var.i (-0,15) = + 15
=> Se GAPt<0 e i diminuisce in t+1, la banca è soddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punta a un rialzo del GAP perché così aumenti la Var.MdI positiva.

DURATION GAP
La variazione dei tassi d'interesse influenza anche il valore attuale delle poste in bilancio della
banca.
Lo strumento che stima la sensibilità del prezzo-valore di un titolo alla variazione del tasso
d'interesse è la duration modificata. Quanto più alta è la duration, tanto maggiore sarà la
variazione dei prezzi.
Var.P/P0= - [Dur/(1+i)] * Var.i
Duration = indicatore temporale che esprime la rischiosità di un titolo. Se Dur=3, in tre anni io
investitore dovrei rientrare in possesso delle somme investite in tale titolo. Per esempio: tra due
titoli, a parità di rendimento, è preferibile investire in titoli con duration più bassa, poiché,
rientrando prima in possesso delle somme investite, sono meno esposto alle variazioni di tasso
che si possono manifestare nel tempo e quindi alle variazioni di prezzo.
Duration modificata (DM) = [Dur/(1+i)]
Var.P / P0 = duration modificata x Var.i
Il concetto di duration modificata può essere applicato al portafoglio di attività e di passività della
banca.
Var.VMA/VMA= - Dur.Att./(1+i) x Var.i Var.VMA = - VMA x DMatt. x Var.i
Var.VMP = - VMP x DMpax x Var.i
Il valore di mercato del patrimonio della banca (VME) risentirà dell'andamento del valore delle
attività e delle passività, in quanto è pari:
VME = VMA - VMP
Var.VME = (-VMA x DMatt x Var.iatt.) - (-VMP x DMpax x Var.ipax) =
= (-VMA x DMatt x Var.iatt) + (VMP x DMpax x Var.ipax) =
= - (VMA x DMatt - VMP x DMpax) Var.i

Si divide tutto per il VMA:


Var.VME/VMA = - ((VMA x DMatt.)/VMA - (VMP x DMpax)/VMA) x Var.i
Var.VME/VMA = - (DMatt. - LEV x DMpax) x Var.i
VME = - (DMatt. - LEV x DMpax) x VMA x Var.i VMA = dimensione dell'intermediario
Var.i = ampiezza dello shock da interesse
Il segno della correlazione tra cambiamenti del tasso e cabiamenti del valore di mercato del
capitale è determinato dalla Duration GAP leverage adjusted.
Var.VME = - (DMatt - LEV x DMpax) x VMA x Var.i
i aumenta => se DMA>DMP e VME diminuisce => se DMA<DMP e VME aumenta
i diminuisce => se DMA>DMP e VME aumenta => se DMA<DMP e VME diminuisce

GESTIONE DEL RISCHIO DI CREDITO

Collegato al rischio di credito vi sono i concetti di:

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 Perdita attesa (expected loss - EL)


 Perdita inattesa (unexpected loss - UL)

PERDITA ATTESA
È l'ammontare della perdita che la banca stima ex ante di subire in caso di fallimento del debitore.
orizzonte temporale: un anno
È il risultato di tre componenti:
Probabilità di insolvenza (PD: probability of default)
Quota di credito non recuperabile (LGD: loss given default)
Esposizione al momento del default (EAD: exposior at default)
EL = PD x LGD x EAD
Probabilità d'insolvenza
Esprime il grado di probabilità che il soggetto a cui la banca ha concesso credito entri in default in
un dato orizzonte temporale (un anno). Se un'impresa ha PD=3%, vuol dire che al 97% sarà
restituito il finanziamento e al 3% non lo sarà.
Stima della PD: i principali metodi sono:
- basati su dati contabili: impiegano le stesse informazioni sulla base delle quali si concede
un fido;
- basati su dati di mercato: rendimento titoli confrontato con i titoli risk free.
Quota di credito non recuperabile (LGD)
Misura la quota di credito che la banca stima di non recuperare in caso di default del debitore.
Se la LGD è valutata al 15% su di un prestito da 100mila euro:
La LGD di un finanziamento da erogare è:
LGD = 1 - RR (recovery rate)
LGD = 1 - ((VR-C)/(1+r)t)/EAD
RR = recovery rate
VR = valore del credito recuperato
C = costi da sostenere per recuperare il credito EAD: esposizione residua al momento del default
r = tasso di attualizzazione
t = tempo necessario al recupero
Esposizione al momento del default
Rappresenta il capitale residuo da restituire nel momento in cui il debitore entra in default.
Cosa vuol dire EAD all'85%? Che deve ancora restituire 85mila euro. L'EAD si determina come
segue: EAD = QU (quota di credito utilizzata) + CCF (credit conversion factor: percentuale di credito
non utilizzata che si ritiene venga utilizzata dal debitore in corrispondenza della insolvenza) + QnU
(quota di credito non utilizzata).

PERDITA INATTESA
È nota ex post. Esprime il rischio che la perdita si dimostri superiore a quello che era stata stimata.
È pari alla differenza tra la perdita effettivamente sostenuta dalla banca e quella stimata ex ante
(perdita attesa).
La perdita inattesa deve essere coperta dalle banche con il patrimonio di vigilanza.

GESTIONE DEI RISCHI DI MERCATO

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Derivano dal portafoglio di negoziazione.


VaR (value at risk) definito come la perdita massima potenziale registrabile su di una data
posizione entro un determinato orizzonte temporale, dato un certo livello di confidenza.
Il VaR viene rappresentato su di una campana di Gauss.

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