SISTEMA FINANZIARIO:
ORGANIZZAZIONE
M ERCATI FINANZIARI
Il mercato finanziario è il luogo in cui vengono scambiati gli strumenti finanziari (incontro di
soggetti con esigenze di natura finanziaria contrapposte). Ad oggi sono sostanzialmente tutti
telematici. A seconda dello strumento finanziario scambiato è possibile individuare differenti
tipologie di mercato finanziaro:
- Azioni --> Mercato Telematico Azionario MTA, comunemente, la borsa
INTERMEDIARI FINANZIARI
Intermediari creditizi BANCARI (le comuni banche)
Fonte Normativa: D.lgs n. 358 del 1 settembre 1993, TUB '93 (Testo Unico Bancario, scritto da
Amato e Ciampi). Le banche sono l'intermediario più numeroso in Italia.
Intermediari creditizi NON bancari
Società Finanziarie (fonte normativa: TUB '93). Sono società di:
• Leasing
• Factory
• Credito al consumo
Intermediari Mobiliari
Fonte normativa è il TUF del '98
• SGR (Società di Gestione collettiva del Risparmio)
• Imprese d'investimento (di diritto italiano (SIM), di diritto comunitario (Società
Internazionali mobiliri), Di diritto extracomunitario)
La funzione di tali intermediari è la fornitura di servizi di investimento.
Investitori Istituzionali
• SICAV
• FONDI COMUNI D'INVESTIMENTO
• FONDI PENSIONE
Fonte normativa: TUF '98.
Imprese di Assicurazione
Hanno delle fonti normative ad hoc.
REGOLE
Regolamentazione: tutti gli intermediari sono soggetti a regole. La banca è l'intermediario più
regolamentato.
CONTROLLI
Attività svolte dalle autorità di vigilanza. Le Autorità di vigilanza sono:
- Banca d'Italia
- Consob che vigila sugli intermediari mobiliari e sui mercati finanziari;
- IVASS (ex ISVAP) --> vigila sulle imprese di assicurazione;
- COVIP --> vigila sui fondi pensione;
- AGCM (antitrust) --> l'autorità garante della concorrenza del mercato vigila sulla concorrenza
nel mercato.
SISTEMA FINANZIARIO:
FUNZIONI
FUNZIONE MONETARIA
Si esplica nella creazione, produzione e circolazione della moneta. Per moneta si intende quella
legale (o circolante) oppure quella bancaria (o depositi).
La moneta legale è moneta emessa dalle Banche Centrali Nazionali (BCN), nel nostro caso Banca
d'Italia, e si compone di banconote e moneta metallica.
La moneta bancaria è moneta emessa dalle singole banche consistente in depositi bancari/conti
correnti; trasferiti tramite assegni, bancomat (carta di debito) e carte di credito.
N.B. Con il bancomat i pagamenti vengono addebitati subito, mentre la carta di credito viene
addebita solitamente il mese dopo.
La funzione monetaria è svolta dalla banca centrale e dalle singole banche, le quali, mediante
l'emissione di moneta legale e moneta bancaria concorrono congiuntamente a determinare
l'offerta complessiva di moneta, ossia l’insieme di moneta legale (banche centrali) e moneta
bancaria (singole banche).
FUNZIONE DI INTERMEDIAZIONE
Trasferimento di risorse finanziarie dalle unità in surplus alle unità in deficit. Per Unità in surplus (o
datori - prestatori di fondi) si intendono i soggetti che hanno risorse finanziarie da investire (i.e.
famiglie). Per Unità in deficit (o prenditori di fondi) si intendono i soggetti che hanno bisogno di
raccogliere risorse finanziarie. (i.e industrie, enti della pubblica amministrazione). Il mezzo
giuridico attraverso cui avviene il trasferimento di risorse finanziarie da unità in surplus a unità in
deficit sono gli strumenti finanziari, tipicamente obbligazioni. Le risorse per passare dalle unità in
surplus a quelle in deficit possono passare attraverso due circuiti alternativi: il circuito diretto, il
quale può essere a sua volta autonomo o assistito, e il circuito indiretto.
Circuito diretto che si distingue per due caratteristiche, ossia il trasferimento di risorse
finanziarie avviene senza l'intervento di un intermediario che interpone il proprio bilancio
(stato patrimoniale) tra quello dei due soggetti. Questo è possibile solo se i due soggetti
hanno gli stessi interessi e preferenze sia in termini di scadenze che di rischio rendimento.
C'è un collegamento dunque diretto tra i due soggetti. Eventuali inadempienze del
prenditore si riflettono in via immediata sul patrimonio del datore comportando per il
datore delle perdite in conto capitale (perdite patrimoniali). Questo trasferimento avviene
attraverso l'emissione di uno strumento finanziario da parte delle unità in deficit
(incrementando le proprie passività) nella quali vanno ad investire le unità in surplus
(incrementando le proprie attività). Queste caratteristiche generali valgono per 2 tipologie
di circuito diretto:
di uno dei due soggetti. Non interpone il proprio bilancio. Gli effetti economico-giuridici
degli atti posti in essere dall’intermediario ricadono su uno dei due soggetti, non
sull’intermediario. Gli intermediari di questa tipologia di circuito sono intermediari
mobiliari (SIM e SGR) e investitori istituzionali. I servizi offerti sono servizi di
intermediazione mobiliare: servizi di investimento e gestione collettiva del risparmio.
• L'attività assicurativa ha per oggetto la negoziazione dei cd rischi puri (rischi che se si
manifestano si manifestano solo sotto forma di perdite o danni futuri). Tali rischi si gestiscono
attraverso le polizze assicurative che permettono di trasformare un evento futuro dannoso ed
incerto nella frequenza e nella gravità in un costo certo che non è altroché il premio della
polizza
• Gli strumenti derivati, per quanto riguarda la disamina in questione, vengono utilizzati con
funzione di hedging
SALDI FINANZIARI
PREMESSA AI SALDI FINANZIARI
a. Conto economico
Costi/Uscite Ricavi/Entrate
Risparmio (s)
b. Stato patrimoniale
Attività reali Debiti
Crediti Patrimonio netto
Conto Economico
Ciascun soggetto ha il suo equilibrio economico così definito:
Entrate - Uscite = (se positivo) Risparmio
Tale differenza, se positiva, si chiama risparmio, che può avere diverse configurazioni a seconda
del soggetto economico considerato:
Per le Famiglie, S = Redditi Percepiti - Spese per Consumi
Per le Imprese non finanziarie, S = Ricavi d'esercizio - Costi d'esercizio
Per Enti della PA, S = Entrate Correnti - Uscite Correnti
Situazione patrimoniale
Dobbiamo prendere in considerazione quattro situazioni:
ATTIVITA' REALI
CREDITI sono attività finanziarie (moneta e investimenti in strumenti finanziari)
DEBITI derivanti dall’emissione di strumenti finanziari
PATRIMONIO NETTO definito come differenza tra totale attività - totale passività
ATTIVITA' REALI + CREDITI = DEBITI + PATRIMONIO NETTO
Il patrimonio netto è il collegamento tra SP e CE, poiché si accumulano in esso i risultati
dell'esercizio e così si configura il saldo finanziario. Questo collegamento fa emergere il concetto di
flusso e di stock.
Il risparmio è una variabile flusso, cioè misura la dimensione di un fenomeno in un determinato
intervallo di tempo (tra t-1 e t)
Il patrimonio è una variabile stock, cioè misura la dimensione di un fenomeno in un dato momento,
istantaneamente, (t)
In generale, tutte le voci di CE sono variabili flusso e quelle di SP sono variabili stock.
Per arrivare al saldo finanziario bisogna trasformare lo SP nello schema delle fonti e degli usi di
fondi. Acciò procediamo con il:
Quindi,
I + VarAF = S + VarPF
da tale formula si ricava la formula del Saldo finanziario.
SALDO FINANZIARIO
SF = RISPARMIO – INVESTIMENTI
Ovvero
SF = VARIAZIONE DI AF - VARIAZIONE DI PF
Le Società non finanziarie hanno SF < 0 configurandosi come una tipica unità in deficit
Gli Intermediari finanziari hanno SF=0, sono perciò considerati una tipica unità in equilibrio
finanziario
Gli Enti della P.A. hanno SF (= TA - G) < 0 e sono, perciò, una tipica unità in deficit
L’Estero (inteso come tutti gli operatori non residenti, ovvero resto del mondo) ha SF = M
(importazioni) - X (esportazioni) = - PC, cioè può essere sia in surplus che in deficit;
cambiando di segno ciò che risulta dal saldo finanziario dell'estero (-PC) ottengo il saldo
delle partite correnti (PC = X - M), dal punto di vista dell’economia domestica
POLITICA MONETARIA
La politica monetaria rientra nell'ambito più generale della politica economica, la quale ha come
obiettivi:
Crescita del reddito intesa come crescita del PIL (Q=C+I+G+NX) [most important per la FED]
Riduzione della disoccupazione
Stabilità interna della moneta e dei prezzi (con conseguenze sul livello dei prezzi), ossia il
contenimento dell'inflazione [most important per la BCE]
Equilibrio della bilancia dei pagamenti, cioè equilibrio tra importazioni ed esportazioni
La politica monetaria non è in grado di agire direttamente sugli obiettivi finali: si serve di strumenti
di natura macroeconomica che permettono di raggiungere obiettivi operativi, intermedi e, infine,
gli obiettivi finali.
OBIETTIVI OPERATIVI
Per tassi interbancari si intendono quei tassi a cui le banche si prestano denaro a vicenda; è un
tasso variabile. Il più famoso tasso interbancario nell'area euro è l'EURIBOR, mentre sul mercato
inglese della Sterlina è il LIBOR. Le riserve bancarie sono di due tipi:
1. OBBLIGATORIE (ROB), cioè quelle riserve che tutte le banche italiane sono obbligate a
depositare presso la BCE (nella veste delle Banche Centrali Nazionali) per gestire eventuali
problemi futuri di liquidità; le riserve bancarie obbligatorie sono indicate nell’attivo del
bilancio della singola banca e nel passivo della BCE
2. LIBERE, ossia quelle riserve non è obbligatoria, sono una somma di denaro che la banca
può accantonare per gestire eventuali problemi futuri di liquidità
A seguito del monitoraggio di queste due variabili, tassi interbancari e riserve, le autorità
monetarie possono intercettare effetti indesiderati in modo da agire tempestivamente. Per
esempio, per evitare che si verifichi una riduzione del credito (effetto indesiderato) nei confronti
delle famiglie e delle imprese (credit crunch).
OBIETTIVI INTERMEDI
L’obiettivo più importante di questa parte è spingere le banche a concedere credito, sempre tenendo
sotto controllo il problema dell’inflazione.
COMPITI
DELL'E UROSISTEMA
Dal 01-Gen 1999 questi compiti spettano all’Eurosistema non più alle singole Banche Centrali
Nazionali:
Definire e attuare la politica monetaria adottata dalla UE
Svolgere operazioni in cambi
Detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta degli astati membri
Definiamo, prima, la Base monetaria. Essa è costituita dalla somma del Circolante e delle Riserve
bancarie (obbligatorie e libere). Sono strumenti che vengono utilizzati per controllare la base
monetaria, cioè per immettere o togliere liquidità all'interno del sistema e, così facendo,
permettono di controllare indirettamente l'offerta complessiva di moneta, essendo esse collegate
da una relazione diretta attraverso il moltiplicatore della base monetaria.
Il Moltiplicatore della base monetaria si costruisce partendo dalla formula della base monetaria e
dell’offerta di moneta:
Base monetaria = Circolante + Riserve Bancarie (libere e obbligatorie) = BM = C + RB
Offerta di moneta = Circolante + Depositi Bancari = OM = C + DB
Ora, si può scrivere,
OM/BM = (C + DB) / (C + RB)
Riarrangiando i termini,
OM/BM = (C+DB) + (DB/DB) / (C+RB) + (RB/DB)
E si può riscrivere,
OM = (p+1) / (p+b) x BM
Dove p = C/DB è la propensione del pubblico al risparmio e b = RB/DB è la propensione delle
banche al risparmio, ovvero all'accrescimento dell'ammontare delle riserve piuttosto che la
concessione del credito. Noto il moltiplicatore, che è stimabile, si possono decidere quali
interventi le autorità monetarie devono effettuare sulla base monetaria al fine di raggiungere un
determinato obiettivo in termini di offerta di moneta. Si ricorda che un eccesso di liquidità può
Queste operazioni possono essere sia temporanee sia definitive. Sono Temporanee quelle
operazioni che immettono o tolgono liquidità solo per periodi brevi (entro l’anno). Sono operazioni
dette Pronti contro Termine, che avvengono tra le Banche Centrali e le singole banche, che
sostanziano nell’obbligo di restituzione alla scadenza mediante operazioni di segno opposto. Per
immettere liquidità le Banche Centrali Nazionali sono acquirenti a pronti e venditori a termine; per
togliere liquidità le Banche Centrali Nazionali sono venditori a pronti e acquirente a termine. Tali
operazioni temporanee possono essere condotte anche in valuta, allora prendono il nome di
3. Operazioni di fine-tuning
Possono essere sia di tipo temporaneo che definitivo o swap in valuta: è stata adottata questa
caratteristica di scadenza non predeterminata per rendere questa operazione più flessibile.
Principalmente vengono però utilizzate come temporanee (quindi con obbligo di restituzione) allo
scopo di ridurre gli effetti che i tassi possono subire a causa di fluttuazioni impreviste della
liquidità del mercato. Possono essere svolte mediante asta veloce o procedura bilaterale.
4. Operazioni di tipo strutturale
Possono essere anche temporanee, ma vengono principalmente utilizzate come operazione
definitive (senza obbligo di restituzione). Sono dette strutturali perché permettono di intervenire
strutturalmente sulla liquidità del mercato. Vengono svolte mediante asta standard e procedure
bilaterali. Non hanno scadenze standard.
inferiore a 2 anni, ad esclusione delle passività verso un’altra banca soggetta al medesimo obbligo
(depositi interbancari), verso la BCE e verso un’altra Banca Centrale Nazionale. Esiste poi un
franchigia pari a € 100,000 da scontare al totale ammontare delle passività e poi viene calcolata la
percentuale. La riserva bancaria obbligatoria è uno strumento a disposizione delle singole banche
sia per aiutare una banca in crisi di liquidità sia per controllare la base monetaria.
Queste operazioni sopra viste sono operazioni convenzionali. Adesso Draghi sta effettuando
operazioni non convenzionali:
- Tassi negativi sui depositi Overnight
- Tassi ufficiali di sconto quasi azzerati
- Tassi interbancari tagliati
- Incentivazione delle Banche Centrali Nazionali all’acquisto di titoli di stato che le singole
banche hanno in portafoglio
Queste manovre non stanno funzionando perché le singole banche investono, piuttosto, i soldi
ricevuti invece di fare credito.
1. Divergenza delle preferenze degli scambisti sia in termini di scadenze, sia in termini di rischio
rendimento (vedi capitolo sul circuito indiretto)
3. Razionalità limitata (di uno dei due soggetti) si manifesta quando uno dei due soggetti
presenta un basso grado di conoscenza, competenza e cultura che gli impedisce di valutare
la rischiosità della controparte e quindi preferisce astenersi dallo scambio e ciò giustifica
l’esistenza dell’intermediario
4. Costi di transazione sono i costi che un soggetto deve sostenere per effettuare e gestire lo
scambio (e.g. costo di ricerca della controparte, costo di valutazione dei rischi);
generalmente sono molto elevati. Ciò può impedire lo scambio diretto, quindi giustifica
l’esistenza dell’intermediario che riesce ad abbattere questi costi attraverso le economie di
scala ripartendo questi costi fissi su ingenti volumi operativi
1. Nel primo gruppo rientrano i provvedimenti comuni all’Italia e agli altri paesi europei:
• La I Direttiva bancaria (77/780/CEE) ha introdotto il Principio della libertà di stabilimento delle
banche in Europa confluita, in Italia, nel TUB. Ha permesso per la prima volta alle banche
italiane la possibilità di aprire una filiale al di fuori dei confini nazionali, solo dopo aver ottenuto
l’autorizzazione della Banca Centrale Nazionale del paese ospitante.
• La II Direttiva bancaria (89/646/CEE) ha introdotto il Principio del mutuo riconoscimento:
sia delle Autorizzazioni (Passaporto unico europeo) – viene riconosciuta alle banche italiane
la possibilità di svolgere le attività ammesse al mutuo riconoscimento anche al di fuori dei
confini nazionali, solamente dopo aver ottenuto l’autorizzazione preventiva dalle autorità di
vigilanza del paese di origine; ossia le autorizzazioni rilasciate da uno Stato vengono
riconosciute all’estero; le attività ammesse al mutuo riconoscimento sono le attività
tradizionali (locazione di cassette di sicurezza, attività di raccolta, esercizio del credito – pre-
TUB) e le attività innovative (leasing, factoring, credito al consumo – post-TUB)
sia delle competenze di vigilanza dello Stato d’origine (Principio dell’Home Country Control)
– la vigilanza a livello europeo è mutualmente riconosciuta per cui qualsiasi sia lo Stato in cui
la banca opera, essa è vigilata dall’autorità del paese d’origine
società di leasing, factoring e credito al consumo. Ci sono, inoltre, due riserve di legge,
ovvero attività che le banche non possono svolgere direttamente: né la gestione
collettiva del risparmio (gestione del patrimonio di un fondo comune di investimento
esercitabile da SGR e SICAV) né l’attività assicurativa (svolta dalle imprese di
assicurazione).
N.B. Le banche possono solo distribuire i prodotti creati dalle SGR, SICAV, Imprese di Assicurazione
Con il TUB'93, l'attenuazione avviene per armonizzarsi con gli altri paesi che avevano una normativa
meno rigida in materia.
I=>B: partecipazioni a monte
B=>I: partecipazioni a valle
• I=>B: sì, ma non superiori al 15% del capitale sociale della banca, ex Art. 19 comma 6 TUB.
• B=>I: sì, ma non superiori al 15% del capitale sociale dell'industria: vale il limite di separatezza,
come da quanto risulta dalle istruzioni di vigilanza di Banca d'Italia.
Qualche anno fa, il Legislatore ha deciso di abrogare il comma 6 dell'art. 19 TUB: le industrie ora
possono assumere anche partecipazioni di maggioranza (15% +). Allo stesso modo, è stata posta
fine al limite di separatezza.
Digressione
Margine d'interesse: è espressione dei ricavi che derivano dall'attività tradizionale della banca
(interessi attivi - interessi passivi = risultati dell'attività creditizia - risultati dell'attività di raccolta).
Margine d'intermediazione: ricavi che derivano dalle attività diverse dalla attività tradizionale della
banca, ovvero dai servizi di investimento (margine di interesse + ricavi netti da servizi, che con il
TUF'98 sono aumentati).
Margine d'interesse e margine d'intermediazione sono voci di conto economico fondamentali per
una banca.
SERVIZI DI INVESTIMENTO
I servizi d'investimento sono attività riservate a intermediari autorizzati dalla rispettiva autorità
di vigilanza. Le banche fanno capo alla Banca d'Italia, le SIM alla Consob.
Normativa di riferimento: Art. 1 comma 5 TUF
La natura e le modalità di erogazione dei servizi di investimento, disciplinata dal TUF, ha subito
delle variazioni a seguito dell'emanazione della direttiva MIFID (market in financial instruments
directive) del 2007. La MIFID è la Dir. 2004/39/CEE, recepita in Italia il 1° novembre 2007. Ha
allargato l'elenco dei servizi d'investimento (prima 5, ora 7). Un'altra importante novità introdotta
dalla MIFID è relativa ai mercati.
1) negoziazione per conto Si (intesa solo come servizio in Si (intesa come quella svolta dal
proprio qualità di dealer) dealer e dal market maker)
3) collocamento (semplice, Si Si
con assunzione a fermo, con
garanzia)
4) gestione (individuale) Si Si
di portafogli
7) gestione di sistemi No Si
multilaterali di negoziazione
COLLOCAMENTO
• Semplice senza assunzione a fermo e senza garanzia
• Con assunzione a fermo
• Con garanzia
Collocamento semplice
Nel caso di collocamento semplice il consorzio colloca per conto terzi i titoli presso i potenziali
investitori, quindi l'intermediario non si fa carico dell'esito dell'operazione. Il rischio del mancato
collocamento ricade interamente sull'impresa emittente (i titoli invenduti vengono restituiti
all'impresa emittente).
GESTIONE DI PORTAFOGLI
GESTIONE DI PORTAFOGLI => INDIVIDUALE/COLLETTIVA
• Gestione individuale: è un servizio di investimento che possono fare le banche, le SIM e le SGR.
Tale gestione presuppone un rapporto individuale tra il cliente investitore e l'intermediario
gestore al quale il cliente ha affidato il proprio patrimonio da gestire. Essa è una gestione
dunque personalizzata: il gestore (la banca) deve gestire il patrimonio del soggetto tenendo
conto delle sue caratteristiche in termini di rischio rendimento.
• Gestione collettiva: NON è un servizio di investimento! Se ne occupano le SGR e le SICAV. Essa
è l'opposto della gestione individuale: è standardizzata, poiché l'intermediario gestisce il
patrimonio del fondo comune di investimento, cioè un patrimonio collettivo composto dalle
somme versate da una pluralità di partecipanti al fondo (potenziali investitori).
Le SGR sono l'unico intermediario che in Italia può effettuare entrambe le gestioni. Vengono
dette anche gestore unico.
CONSULENZA
A seguito della forte richiesta di consulenza da parte dei clienti verso gli intermediari, è stata
prevista dal Legislatore la sua autorizzazione, facendola rientrare a pieno titolo tra i servizi
finanziari. Sono tutte quelle raccomandazioni personalizzate fornite dall'intermediario al cliente
per iniziativa dei uno dei due. Prima venivano considerate attività accessorie, ora devono essere
autorizzate (per effetto dell'emanazione della MIFID).
• Mercati NON regolamentati o mercati OTC (over the counter): sono una tipologia di mercato
con meno regole e quindi meno trasparente rispetto a quello regolamentato. Su tali mercati
non ci si può quotare (no listing), ma possono essere soltanto scambiati strumenti quotati o
meno (sì trading). Esempio di mercato OTC, gestito da borsa italiana S.p.A, è AIM Italia-MAC
su cui vengono scambiate azioni di aziende di piccole dimensioni.
Tra le altre novità connesse a servizi e attività di investimento e introdotte dalla MIFID, vi sono:
Test di adeguatezza: è un test somministrato dalla banca al cliente solamente nel caso in cui
quest'ultimo richieda o la gestione individuale di portafoglio o la consulenza, servizi sui
quali l'intermediario gioca una influenza rilevante all'interno del processo decisionale del
cliente. Tale test, sotto forma di questionario, serve a capire se il servizio richiesto è
adeguato al cliente. Per somministrare questo test per tale tipologia di servizi, la banca
richiede al cliente il maggior numero di informazioni possibili.
Test di appropriatezza: è un test che viene somministrato dalla banca al cliente che richieda:
negoziazione per conto proprio; collocamento (tutte le tipologie); gestione di sistemi
multilaterali di negoziazione; negoziazione per conto clienti e trasmissione e ricezione di
ordini che abbiano ad oggetto strumenti finanziari complessi. Viene richiesta solo in parte
la mole di informazioni prevista per il test di adeguatezza.
Execution only (mera esecuzione): viene fatta per due servizi: esecuzione di ordini per
conto del cliente e ricezione e trasmissione di ordini che abbiano ad oggetto strumenti
finanziari non complessi, cioè strumenti diversi dalle obbligazioni strutturate e dai derivati.
In tal caso, l'intermediario svolge il servizio senza proporre alcun test o questionario al
cliente.
AUTORITÀ CREDITIZIE
B ANCA D'ITALIA
Formula proposte per le deliberazioni del CICR ed esercita funzione di vigilanza sul settore bancario
e sulle singole banche che lo compongono:
- Vigilanza informativa ex Art. 51 TUB;
- Vigilanza regolamentare ex Art. 53 TUB;
- Vigilanza ispettiva ex Art. 54 TUB.
Banca d'Italia si occupa inoltre di emanare regolamenti, impartire istruzioni e adottare
provvedimenti particolari di sua competenza.
2. Stabilità dei singoli intermediari e del sistema finanziario nel suo complesso: la stabilità è stata
introdotta a tutela della clientela e soprattutto per tutelare i depositanti, cd creditori
inconsapevoli, che nella maggior parte dei casi non sono pienamente a conoscenza dei rischi ai
quali possono andare incontro nel caso in cui la propria banca, per assurdo, corresse il rischio di
fallire. In Italia, fino ad oggi, nessuna banca è stata lasciata fallire e nessun depositante ha mai
perso un euro. Il Legislatore ha sempre salvato le banche in crisi perché ha ben presente le
principali conseguenze negative di una crisi bancari, in primis il rischio di crisi sistemica.
Conseguenze negative sulla clientela della crisi della banca X: poniamo il caso che una banca si
trovi in una situazione tale da allarmare la clientela; viene meno la fiducia dei depositanti nei
confronti della propria banca; si verifica un bank run (corsa agli sportelli - es: Northern Rock);
può diventare un fenomeno sistemico e contagiare altre banche.
Conseguenze negative sulla stabilità delle banche creditrici della banca X in crisi
(sull'interbancario): la banca X è debitrice verso altre banche sul mercato interbancario; se la
banca X entra in crisi la sua insolvenza può dare origine a problemi di liquidità di altre banche
ad essa interconnesse; si corre così il rischio sistemico o effetto domino
3. Efficienza e competitività
Vigilanza ispettiva
Tutte le banche sono oggetto di ispezioni della Banca d'Italia durante le quali bisogna esibire tutti i
documenti richiesti. Ci sono due tipi di ispezione: l'ispezione ordinaria, che una banca riceve ogni
10 anni, e l'ispezione straordinaria, effettuata, per esempio, quando entra in vigore una nuova
normativa per verificare che la banca la applichi correttamente, oppure se ci sono state situazioni
strane rilevate dalla vigilanza informativa.
Vigilanza regolamentare
Banca d'Italia, d'accordo con il CICR, emana disposizioni di carattere generale aventi ad oggetto:
i. Adeguatezza patrimoniale
ii. Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni
iii. Partecipazioni detenibili
iv. Organizzazione amministrativa e contabile e controlli interni
Vigilanza strutturale
È molto importante in un mercato poco competitivo. Agli inizi degli anni '90 sono cambiate le
caratteristiche del mercato bancario e in quegli anni la vigilanza strutturale è stata superata per
importanza dalla prudenziale. La vigilanza strutturale si fonda su regole oggettive e non soggettive.
Riguarda tutti i requisiti oggettivi che le banche italiane devono soddisfare per iniziare a svolgere
l'attività bancaria. Le condizioni giuridiche per svolgere l'attività bancaria sono dettate ex Art. 14
TUB. La Banca d'Italia autorizza a svolgere l'attività bancaria quando ricorrano una serie di
condizioni:
- Sia adottata la forma giuridica di SPA o SCARL
- Il capitale minimo sia non inferiore ai limiti fissati da Banca d'Italia: 10 mln di euro, oppure 5
mln di euro per le BCC1
- Venga presentato un programma concernente l’attività iniziale, insieme all’atto costitutivo e
allo statuto; è l'unico requisito soggettivo perché la Banca d'Italia valuta con la massima
discrezionalità l'apprezzabilità del programma
- I soci devono presentare requisiti di onorabilità previsti dal TUB
- I manager devono avere requisiti di onorabilità e professionalità
Se la banca rispetta i requisiti richiesti viene iscritta all'albo tenuto dalla Banca d'Italia e può
cominciare a svolgere l'attività2.
1
N.B. Prima del 25/01/2015, potevano assumere forma giuridica di SPA solo le banche SPA (Unicredit, Intesa...), le
Banche Popolari e le BCC assumevano forma giuridica di SCARL. Per le banche SPA e per le Banche Popolari il capitale
minimo era di 10 mln di euro, per le BCC di 5 mln di euro. A partire dal 25/01/2015, possono assumere forma giuridica
di SPA le banche SPA e le Banche Popolari; la forma giuridica di SCARL è peculiare delle sole BCC, le soglie non variano.
2 Requisiti strutturali per le varie tipologie di società:
BANCHE SPA
• Forma giuridica: SPA
• Capitale sociale: non inferiore a 10mln
• Voto: ogni socio ha diritto a tanti voti quante sono le azioni da lui possedute (NO voto capitario)
• Non prevedono una serie di limiti che hanno le altre tipologie.
BANCHE POPOLARI
• Forma giuridica: ora SPA (prima SCARL)
• Capitale sociale: non inferiore a 10mln
• Voto: prima valeva il voto capitario, ora ogni socio ha diritto a tanti voti quante sono le azioni da lui
possedute
• Numero di soci: non inferiore a 200 unità
• devono destinare il 10% degli utili annuali a riserva legale; la quota di utili non assegnata a riserva legale è
destinata a beneficienza o ad altri scopi assistenziali e mutualistici.
Vigilanza prudenziale
È la fattispecie più importante; prevede una serie di regole che hanno ad oggetto:
a) Adeguatezza patrimoniale: gli strumenti della vigilanza prudenziale in merito consistono nei
coefficienti patrimoniali che misurano l’adeguatezza del patrimonio (di vigilanza, si intende)
dell’intermediario in relazione alle tipologie e al grado dei rischi collegati all’attività svolta. Il più
importante è il coefficiente di solvibilità che lega il patrimonio di vigilanza con il rischio di credito
PdV > = 8% RWA (Risk weighted asset)
RWA: totale attività della banca ponderate per il rischio di credito: ogni singola voce dell’attivo
deve essere ponderata con i coefficienti di ponderazione in funzione del rischio associato. Il
coefficiente di solvibilità legato al rischio di credito è stato introdotto da Basilea 1 (1988).
L'emendamento 1996 ha introdotto il coefficiente patrimoniale legato ai rischi di mercato. Basilea 2
(concepito nel 2001, stesura finale 2005, entrato in vigore in Italia nel 2008) ha introdotto il
coefficiente patrimoniale legato al rischio operativo (perdite legati a furti o problemi interni).
Basilea 3 riconferma il coefficiente di solvibilità e prevede diverse novità, tra cui due indicatori:
liquidity coverage ratio (LCR) e net stable funding ratio
b) Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni: si fa riferimento alle norme sulla
concentrazione dei rischi, ovvero alle norme sui grandi rischi che hanno l’obiettivo di evitare che
le banche risultino esposte in misura eccessiva nei confronti di un unico soggetto. Per grandi
rischi si intendono gli affidamenti di importo pari o superiore al 10% del patrimonio di vigilanza
delle banche. Esistono due tipi di limite alla concentrazione dei rischi:
- Limite individuale: ciascuna posizione di rischio deve essere contenuta entro il 25%
del patrimonio di vigilanza --> fa riferimento a ciascun grande rischio
- Limite Globale: l’ammontare complessivo dei grandi rischi deve essere contenuto
entro il limite di 8 volte il patrimonio di vigilanza (eliminato nel 2010)
Vigilanza protettiva
Si fa riferimento a strumenti di vigilanza al fine di minimizzare le esternalità negative che si
potrebbero verificare in caso di insolvenza di una banca al fine di tutelare i depositanti, prevede due
tipi di interventi:
1. Interventi destinati alla prevenzione: disposti per evitare che una situazione temporanea di
difficoltà degeneri in una crisi irreversibile (e.g. ricapitalizzazione pubblica o
nazionalizzazione, iniezioni di liquidità delle Banche Centrali come “lender of last resort”,
operazioni di fusione/acquisizione M&A)
2. Interventi da effettuare quando la crisi è irreversibile: messa in liquidazione
dell’intermediario. Prevedono l’intervento dei fondi di garanzia a tutela del depositante
(Fondo interbancario di tutela dei depositi e Fondo di Garanzia dei depositanti del Credito
cooperativo per l’Italia). Il fondo di Garanzia è obbligatorio: nel caso in cui la banca viene
messa in liquidazione, i depositanti, grazie al fondo, riescono ad ottenere le somme
depositate fino a 100mila euro
Ci sono poi delle banche considerate banche sistemiche dal Comitato di Basilea e dal FSB. Per
identificarle, questi due enti si sono serviti di un sistema di misurazione basato su più indicatori:
Dimensione (totale attivo)
Grado di interconnessione con altri istituti
Mancanza di sostituti o infrastrutture finanziarie prontamente disponibili per i servizi che
tali banche forniscono
Operatività internazionale (in più giurisdizioni)
Complessità
In buona sintesi, si tratta di banche considerate too big to fail; in Italia, la sola Unicredit è
considerata TBTF2.
• Unicredit S.p.A.
• Unione di Banche Italiane (UBI)
• Veneto Banca S.C.p.A.
2 Elenco delle 29 banche sistemiche al mondo (TBTF)
• Bank of America
• Bank of China
• Bank of New York Mellon
• Banque Populaire Cde
• Barclays
• BNP Paribas
• Citigroup
• Commerzbank
• Credit Suisse
• Deutsche Bank
• Dexia
• Goldman Sachs
• Group Crédit Agricole
• Hsbc
• Ing Bank
• JP Morgan
• Lloyds Banking Group
• Mitsubishi Ufj Fg
• Mizuho Fg
• Morgan Stanley
• NordeA
• Northern Bank of Scotland
• Santander
• Société Général
• State street
• Sumitomo Mitsui Fg
• UBS
• Unicredit
• Wells Fargo
VIGILANZA ACCENTRATA
In Gran Bretagna è presente un ulteriore modello alternativo a quelli esaminati noto come di
vigilanza accentrata, in cui è prevista un'unica autorità di vigilanza competente, l'FSA , financial
services authority, su tutte le categorie di intermediari finanziari, indipendentemente dalla loro
natura. La competenza dell'autorità unica si estende a tutti gli obiettivi della regolamentazione
(stabilità, trasparenza e correttezza, concorrenza)
Pregio: non vi è il problema della duplicazione dei flussi informativi poiché i soggetti vigilati
rispondono ad unica autorità. Difetti: conflitto di interesse tra i diversi obiettivi che quell'unica
autorità di vigilanza deve garantire. Ad esempio, ci può essere un conflitto d'interessi tra stabilità e
concorrenza nel caso di una fusione tra banche: la stabilità per la banca in crisi viene garantita, ma
la concorrenza può essere compromessa a causa delle notevoli dimensioni della nuova banca che
può mettere in atto comportamenti opportunistici.
Entrata in vigore dal 4 novembre 2014 e interessa i paesi dell'area €. Questa nuova vigilanza
bancaria rientra in un progetto chiamato UNIONE BANCARIA EUROPEA (del 2010 in seguito alla
crisi subprime). Tale progetto ha come obiettivo principale la stabilità finanziaria.
Pilastri sui quali si basa l'unione bancaria europea:
Sistema unico di vigilanza
Sistema unico di risoluzione delle crisi bancarie
Sistema unico di garanzia dei depositi
SISTEMA UNICO DI RISOLUZIONE DELLE CRISI BANCARIE (dal 1 gennaio 2016) e FONDO UNICO DI
RISOLUZIONE (dal 2015, o fondo salva banche)
Questo pilastro prevede delle regole complementari al primo per raggiungere l'obiettivo della
stabilità. Esso vale solo per enti significativi e prevede una gestione centralizzata delle procedure di
risoluzione per le banche in crisi, affidata ad un’autorità unica (Single Revolution Board o SRB).
Il costo del salvataggio della banca in crisi ricade (si ricordi che una crisi bancaria può trasmettersi
ad una crisi del debito sovrano, quindi non va sottovalutata):
- In primis dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti, poi dai depositanti con giacenze sopra i
100mila euro.
- Nel complesso i privati dovranno coprire le perdite della banca in crisi per un ammontare
almeno pari all'8% dell'attività della banca --> Bail in
- Oltre tale soglia interverrà in seconda battuta il fondo unico di risoluzione per un ammontare
del 5% dell’attivo della banca
- Qualora dovessero necessitare di ulteriore risorse i governi potranno intervenire --> Bail out
Il fondo unico di risoluzione integra gli schemi nazionali di garanzia dei depositi ed è costituito
mediante versamenti annuali a carico di tutte le banche dell'euro. Uno degli obiettivi per il 2025
sarà quello di costituire un fondo unico europeo con 55 miliardi di euro. La definizione di regole più
efficaci per la gestione delle crisi bancarie permette di minimizzarne i costi. Nell'ipotesi di una banca
significativa che viene a trovarsi in crisi, la BCE affida alla SRB, composta dalle principali autorità di
vigilanza, la decisone di lasciar fallire la banca oppure salvarla. Nel caso di salvataggio entra in gioco
il fondo salva banche.
Stato Patrimoniale
Conto Economico
Nota Integrativa
STATO P ATRIMONIALE
Esso evidenzia la composizione del patrimonio della banca. Si stila a sezioni contrapposte e
nell'attivo sono inserite tutte le tipologie di investimento delle risorse finanziarie esistenti alla
chiusura. Tali voci dell'attivo vengono inserite secondo il criterio delle liquidità decrescente (per la
banca): in alto ci sono le attività che generano liquidità nel breve periodo mentre in fondo quelle a
più lungo periodo. Le voci del passivo vengono inserite secondo il criterio della esigibilità
decrescente (per il cliente): in alto ci sono quelle voci che giungono prima alla scadenza per il
cliente.
Il fair value è rappresentato dal corrispettivo al quale un'attività può essere scambiata, o una passività
estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli e indipendenti (IAS 32). In sintesi, il valore di una
attività che viene valutata al fair value rappresenta il suo prezzo corrente di mercato. Se quell'attività non è
quotata esistono delle tecniche di valutazione per stimare il prezzo di mercato, andando ad esempio a
guardare attività simili che invece sono quotate. Oltre al fair value può essere utilizzato il criterio del costo
ammortizzato, simile a quello del costo storico.
Vanno valutati a fair value:
AF e PF finalizzate alla negoziazione;
AF e PF valutate al fair value;
AF destinate alla vendita;
Derivati di copertura.
Vanno valutati al costo ammortizzato:
AF detenute fino a scadenza;
Crediti verso banche/clientela;
Debiti verso banche/clientela;
Titoli in circolazione.
• AF e PF finalizzate alla negoziazione HFT (held for trading): si tratta di attività e passività
destinate alla speculazione sui mercati (funzione di trading) nel breve termine --> voce 20
attivo e 40 passivo: gli utili e le perdite risultanti da questa attività vanno nella voce 80 di
conto economico;
• AF e PF valutate al fair value: si tratta di attività e passività finanziarie valutate dalla banca al
fair value, pur non facendo parte né del primo, né del terzo gruppo; sono esempi gli
investimenti in derivati con finalità diverse da quella di copertura --> voce 30 attivo e 50
passivo;
• AF disponibili per la vendita AFS (available for sale): si tratta di investimenti in obbligazioni o
azioni che la banca intende mantenere nel proprio portafoglio per un certo periodo di tempo,
ma non fino alla scadenza: hanno quindi finalità di tesoreria (liquidità) --> voce 40 attivo, gli
utili e le perdite derivanti da queste attività vanno alla voce 100B di conto economico;
• AF detenute fino alla scadenza HTM (held to maturity) --> voce 50 attivo, utili e perdite vanno
alla voce 100C di conto economico.
PROCEDURA DI IMPAIRMENT
ii. Incagli
Sofferenze: crediti inesigibili e non recuperabili di un soggetto che si trova in stato di insolvenza,
crediti concessi a soggetti entrati in default e per i quali la riscossione non è più possibile.
Incagli (inadempienze probabili): crediti riconducibili a soggetti che versano in una situazione di
temporanea difficoltà (e dunque reversibile) e come tali ritenuti recuperabili
Crediti scaduti: utilizzo di liquidità che ha avuto uno sconfinamento superiore ad un determinato
numero di giorni. (Crediti non onerati da oltre 180 giorni)
Crediti ristrutturati: crediti di cui viene rinegoziato il tasso nonché il tempo di estinzione
(attraverso la previsione di un c.d. “piano di rientro”). Crediti per i quali la banca a seguito di un
peggioramento delle condizioni finanziarie del debitore decide di rivedere le condizioni
contrattuali stipulate inizialmente
Il conto economico va redatto in forma scalare, così che permetta di vedere i risultati economici
intermedi ed evidenziare il loro contributo nel generare l'utile o la perdita d'esercizio.
ATTIVO PASSIVO
Attività finanziarie fruttifere di interessi Passività onerose di interessi
Attività finanziarie non fruttifere di interessi Passività non onerose di interessi
Patrimonio Netto
NOTA INTEGRATIVA
Contiene approfondimenti e spiegazioni sulle voci presenti nelle tavole principali e dettagliate
altre informazioni extracontabili. Si articola in 10 sezioni divise in due parti: parte A e parte L.
i. Tra gli indici di struttura rientrano quegli indici che forniscono elementi riguardanti l’incidenza
di alcune aree di business sulla gestione della banca. Si possono suddividere in tre sottogruppi:
1) Indici di struttura che consentono di capire come la banca impiega le risorse finanziarie
raccolte: TOTALE CREDITI/TOTALE ATTIVO; CREDITI VS BANCHE/TOTALE CREDITI;
ATTIVITA' HFT/TOTALE ATTIVO; ATTIVITA' AFS/TOTALE ATTIVO; ATTIVITA' HTM/TOTALE
ATTIVO; PARTECIPAZIONI/TOTALE ATTIVO.
2) Indici di struttura che pongono l’accento sulla qualità dei crediti concessi: RETTIFICHE DI
VALORE SU CREDITI/TOTALE CREDITI.
3) Indici di struttura che consentono di capire le scelte attuate dalla banca nel
reperimento delle risorse finanziarie: TOTALE DEBITI/ TOTALE ATTIVO; DEBITI VS
BANCHE/TOTALE DEBITI; TITOLI IN CIRCOLAZIONE/TOTALE ATTIVO; CAPITALE
PROPRIO/TOTALE ATTIVO.
ii. Gli indici di redditività misurano l’efficienza della banca sia sul piano reddituale, sia sul piano
gestionale. I principali indici di redditività sono: ROA, ROE, MARGINE D’ INTERESSE/MARGINE
D'INTERMEDIAZIONE, COST TO INCOME RATIO.
• ROA (Return on Assets) = RN/TA: può assumere valori positivi o negativi, misura la
redditività degli investimenti effettuati dalla banca. Più alto è il ROA, maggiore è la
capacità della banca di generare reddito dalle proprie attività.
• ROE (Return on Equity) = RN/CP: può assumere valori positivi o negativi, misura la
redditività del capitale di rischio. Più alto è il ROE, maggiore è capacità della banca
di remunerare i propri azionisti.
• ROE = RN/TA X TA/CP (leverage, misura il grado di indebitamento dell’impresa). Se
la crescita del ROE è dovuta ad un incremento di leva finanziaria è un problema: la
banca è sempre più esposta al rischio di insolvenza.
• M.INTERESSE/M.INTERMEDIAZIONE: più alto è, più la banca è orientata all'attività
tradizionale; più è basso, più la banca è orientata all'attività diversificata.
• COST TO I N CO ME RATIO: COSTI OP E RAT I VI/ MA RG I NE D'
INTERMEDIAZIONE, ci dà informazioni sull’efficienza operativa della banca. Una
situazione apprezzabile per una banca presenta un basso livello di C2IR: abbassare il
C2IR significa o ridurre i costi operativi o aumentare il margine d'intermediazione.
iii. Tra gli indici di produttività sono ricompresi tutti quegli indici in grado di evidenziare
l’efficienza produttiva del personale, sia dal lato della raccolta, sia dal lato degli impieghi:
MARGINE D'INTERMEDIAZIONE/N° DIPENDENTI; COSTI OPERATIVI/N° DIPENDENTI; IMPIEGHI VS
CLIENTELA/N° DIPENDENTI.
iv. Gli indici di rischiosità forniscono dati utili a valutare il livello di esposizione al rischio della
banca: CREDITI DETERIORATI/TOTALE CREDITI VS CLIENTELA; RETTIFICHE DI VALORE SU
CREDITI/CASSA E DISPONIBILITA' LIQUIDE; CREDITI DETERIORATI/PN.
RISCHI OPERATIVI
- Rischio operativo (comprende anche il rischio legale);
- Rischio reputazionale;
- Rischio strategico.
RISCHIO DI CREDITO
Il rischio di credito è il più importante per una banca perché i crediti costituiscono l'attività tipica di
una banca. Ne esistono due fattispecie: il rischio di default o di insolvenza e il rischio di spread o di
migrazione o di transazione.
- Rischio di default deriva dalla possibilità che i debitori ai quali la banca ha concesso
credito né alla scadenza, né successivamente adempiano in tutto o in parte alle proprie
obbligazioni di pagamento. La banca è esposta a questo rischio quando stipula contratti
che prevedono una remunerazione differita nel tempo.
- Rischio di spread deriva dal deterioramento (downgrading) del merito creditizio del
debitore (rating). Di conseguenza aumenta la probabilità di insolvenza.
Rating
Il rating è uno strumento che consente di apprezzare il merito creditizio dell'emittente il titolo di
debito. Viene assegnato dalle agenzie di rating, le tre sorelle: Moody's, Fitch e Standard&Poor's.
E' un voto, una sigla universalmente riconosciuta. Va dalla AAA alla D di default. Si può dare il
rating dell’emittente, il quale fornisce una valutazione globale della solvibilità della società
emittente. Si può dare il rating di un'emissione, il quale fornisce una valutazione della possibilità
che il capitale e l'interesse di una specifica emissione obbligazionaria vengano puntualmente
rimborsati.
Alto rating --> alta affidabilità --> basso rendimento
Basso rating --> bassa affidabilità --> alto rendimento
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
Il rischio di concentrazione si presenta nel momento in cui la banca concede tanto credito a:
• Singole controparti tra loro connesse;
• Controparti che operano nel medesimo settore economico;
• Controparti che svolgono la stessa attività;
• Controparti che appartengono alla medesima area geografica.
Per evitare tale rischio, le banche hanno bisogno di diversificare il loro portafoglio impieghi quanto
più possibile.
RISCHIO SOVRANO
Il rischio sovrano consiste nel rischio di insolvenza del Governo di un paese, rischio associato al
fatto che un governo non rispetti le proprie obbligazioni finanziarie. Tale rischio è associato alla
sottoscrizioni di Titoli di Stato da parte delle banche.
RISCHI DI M ERCATO
Esistono tre tipologie di rischio di mercato:
- Rischio di prezzo è il rischio che la banca subisca perdite derivanti da variazioni avverse
dei prezzi degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio.
- Rischio di tasso d'interesse è il rischio di perdite derivanti da movimenti avversi del
tasso d'interesse. Le variazioni del tasso di interesse si riflettono sul margine
d'interesse in bilancio nel caso in cui la durata dell'attivo sia superiore alla durata del
passivo (si ricordi infatti che le banche compiono la trasformazione delle scadenze,
quindi le passività sono le prime ad adattarsi alle variazioni di tasso d'interesse); si
riflettono sul prezzo degli strumenti finanziari sottoscritti. Per prezzo di uno strumento
finanziario si intende il valore attuale di un flusso di cassa futuro: VA = flussi(t)/(1+ i)^t
Come si può notare dalla formula, all'aumentare di i il prezzo diminuisce;
- Rischio di cambio insorge quando la banca presenta posizioni in valuta estera che
possono essere influenzate negativamente da sfavorevoli modifiche nel rapporto di
cambio con la valuta nazionale di conto.
RISCHIO DI LIQUIDITA'
Consiste nell'incapacità per la banca di far fronte tempestivamente ed economicamente ai propri
impegni, sia dal lato dell'attivo (concedere credito), sia dal lato del passivo (pagare gli interessi). Le
banche sono esposte a tale rischio perché effettuano la trasformazione delle scadenze: l'attivo,
essendo a medio-lungo termine, è meno liquido del passivo, che è a breve termine. Il problema del
RdL ricorre solitamente in presenza di un contesto macroeconomico negativo.
Esistono due fattispecie di rischio di liquidità:
- Market liquidity risk è legato all'attivo della banca. Consiste nella difficoltà di
smobilizzare posizioni in titoli senza subire perdite a causa di un'insufficiente liquidità
del mercato. Ne è esempio ciò che è successo durante la crisi dei mutui subprime per
quanto riguarda la difficoltà da parte delle banche troppo esposte nello smaltire i titoli
tossici derivanti dalla cartolarizzazione dei suddetti mutui;
- Funding risk è legato al passivo della banca. Consiste nell'incapacità per la banca di
reperire fondi per far fronte al rimborso delle proprie passività, ad esempio per
pagare gli intessi passivi.
RISCHIO OPERATIVO
Il rischio operativo riguarda perdite derivanti da frodi, errori umani, guasti tecnologici,
malfunzionamento dei sistemi informativi, errori di programmazione e di definizione dei modelli e
delle metodologie per il monitoraggio del controllo dei rischi.
Esaminiamo tre fattispecie di rischio operativo:
- Rischio legale, ovvero il rischio riconducibile a perdite per il risarcimento di danni
cagionati dall'intermediario.
- Rischio reputazionale, ovvero il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del
capitale derivante da una percezione negativa dell'immagine della banca da parte di
clienti, controparti, azionisti, investitori, autorità di vigilanza.
- Rischio strategico, ovvero il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale
derivante da decisioni strategiche sbagliate, cambiamenti del contesto operativo, attuazione
inadeguata di decisioni.
2. AS>PS => GAP>0 => prevedo una diminuzione di i, la banca punta a un rialzo o a un ribasso
del GAP?
Il tasso diminuisce; GAPt = 100; it = 0,25; prevedo una diminuzione del tasso in t+1 => it+1=0,1;
=> Var.MdI = 100 * Var.i (-0,15) = -15
=> Se GAPt>0 e i diminuisce in t+1, la banca è insoddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punta a un ribasso del GAP per contenere la Var.MdI negativa.
3. PS>AS => GAP<0 => prevedo un aumento di i, la banca punta a un rialzo o a un ribasso del
GAP?
Il tasso aumenta; GAPt = -100; it = 0,1; prevedo un aumento del tasso in t+1 => it+1=0,25;
=> Var.MdI = -100 * Var.i (+0,15) = -15
=> Se GAPt<0 e i aumenta in t+1, la banca è insoddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punta a un ribasso del GAP per contenere la Var.MdI negativa.
4. PS>AS => GAP<0 => prevedo una diminuzione di i, banca punta a un rialzo o a un ribasso del
GAP?
Il tasso dimuisce; GAPt = -100; it = 0,25; prevedo una diminuzione del tasso in t+1 => it+1=0,1;
=> Var.MdI = -100 * Var.i (-0,15) = + 15
=> Se GAPt<0 e i diminuisce in t+1, la banca è soddisfatta dal punto di vista reddituale (MdI) e
punta a un rialzo del GAP perché così aumenti la Var.MdI positiva.
DURATION GAP
La variazione dei tassi d'interesse influenza anche il valore attuale delle poste in bilancio della
banca.
Lo strumento che stima la sensibilità del prezzo-valore di un titolo alla variazione del tasso
d'interesse è la duration modificata. Quanto più alta è la duration, tanto maggiore sarà la
variazione dei prezzi.
Var.P/P0= - [Dur/(1+i)] * Var.i
Duration = indicatore temporale che esprime la rischiosità di un titolo. Se Dur=3, in tre anni io
investitore dovrei rientrare in possesso delle somme investite in tale titolo. Per esempio: tra due
titoli, a parità di rendimento, è preferibile investire in titoli con duration più bassa, poiché,
rientrando prima in possesso delle somme investite, sono meno esposto alle variazioni di tasso
che si possono manifestare nel tempo e quindi alle variazioni di prezzo.
Duration modificata (DM) = [Dur/(1+i)]
Var.P / P0 = duration modificata x Var.i
Il concetto di duration modificata può essere applicato al portafoglio di attività e di passività della
banca.
Var.VMA/VMA= - Dur.Att./(1+i) x Var.i Var.VMA = - VMA x DMatt. x Var.i
Var.VMP = - VMP x DMpax x Var.i
Il valore di mercato del patrimonio della banca (VME) risentirà dell'andamento del valore delle
attività e delle passività, in quanto è pari:
VME = VMA - VMP
Var.VME = (-VMA x DMatt x Var.iatt.) - (-VMP x DMpax x Var.ipax) =
= (-VMA x DMatt x Var.iatt) + (VMP x DMpax x Var.ipax) =
= - (VMA x DMatt - VMP x DMpax) Var.i
PERDITA ATTESA
È l'ammontare della perdita che la banca stima ex ante di subire in caso di fallimento del debitore.
orizzonte temporale: un anno
È il risultato di tre componenti:
Probabilità di insolvenza (PD: probability of default)
Quota di credito non recuperabile (LGD: loss given default)
Esposizione al momento del default (EAD: exposior at default)
EL = PD x LGD x EAD
Probabilità d'insolvenza
Esprime il grado di probabilità che il soggetto a cui la banca ha concesso credito entri in default in
un dato orizzonte temporale (un anno). Se un'impresa ha PD=3%, vuol dire che al 97% sarà
restituito il finanziamento e al 3% non lo sarà.
Stima della PD: i principali metodi sono:
- basati su dati contabili: impiegano le stesse informazioni sulla base delle quali si concede
un fido;
- basati su dati di mercato: rendimento titoli confrontato con i titoli risk free.
Quota di credito non recuperabile (LGD)
Misura la quota di credito che la banca stima di non recuperare in caso di default del debitore.
Se la LGD è valutata al 15% su di un prestito da 100mila euro:
La LGD di un finanziamento da erogare è:
LGD = 1 - RR (recovery rate)
LGD = 1 - ((VR-C)/(1+r)t)/EAD
RR = recovery rate
VR = valore del credito recuperato
C = costi da sostenere per recuperare il credito EAD: esposizione residua al momento del default
r = tasso di attualizzazione
t = tempo necessario al recupero
Esposizione al momento del default
Rappresenta il capitale residuo da restituire nel momento in cui il debitore entra in default.
Cosa vuol dire EAD all'85%? Che deve ancora restituire 85mila euro. L'EAD si determina come
segue: EAD = QU (quota di credito utilizzata) + CCF (credit conversion factor: percentuale di credito
non utilizzata che si ritiene venga utilizzata dal debitore in corrispondenza della insolvenza) + QnU
(quota di credito non utilizzata).
PERDITA INATTESA
È nota ex post. Esprime il rischio che la perdita si dimostri superiore a quello che era stata stimata.
È pari alla differenza tra la perdita effettivamente sostenuta dalla banca e quella stimata ex ante
(perdita attesa).
La perdita inattesa deve essere coperta dalle banche con il patrimonio di vigilanza.