LA CANTATA DA CAMERA
Caratteri generali e diffusione
Nel panorama musicale del ‘600 un posto di particolare importanza va
assegnato alla cantata solistica da camera, che fu praticata da quasi tutti i
più apprezzati compositori del tempo. Come il madrigale, anche la
cantata era destinata ad un pubblico selezionato di intenditori
competenti e raffinati, diffondendosi così nelle corti, nelle accademie e
nelle case veneziane. Il termine “cantata” sembra sia stato utilizzato per
la prima volta da Alessandro Grandi (1586-1630) per designare le tre arie
strofiche basate su un basso ostinato costruito esclusivamente con valori
semibrevi. Fino a metà ‘600 la maggior parte delle cantate richiedevano
un solo cantante accompagnato dal basso continuo; tuttavia, a partire
dagli anni ’30, si diffuse l’uso del clavicembalo come strumento
accompagnatore e si cominciò ad aumentare il numero di cantate che
utilizzano altri strumenti. La cantata si fonda sull’alternanza tra recitativi e
arie e sull’esibizione canora del cantante virtuoso. Argomento poetico è
solitamente l’amore, quasi sempre quello malinconico e infelice, non
corrisposto, presentato in una cornice pastorale. Protagonisti sono spesso
i personaggi della letteratura idillico-pastorale che si esprimono con un
linguaggio poetico pieno di metafore.