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Annalisa Malusa

ESERCIZI SVOLTI
DI CALCOLO I
(versione del 22 gennaio 2017)

Ringrazio Simone Guidotti per la stesura degli svolgimenti degli esercizi dei fogli 7 e 11.
Indice

Foglio 1. Fondamenti e Principio di Induzione 1


Foglio 2. Estremo superiore e inferiore. Funzioni 11
Foglio 3. Limiti di funzioni (prima parte) 23
Foglio 4. Successioni numeriche 29
Foglio 5. Serie numeriche 41
Foglio 6. Funzioni continue 49
Foglio 7. Calcolo differenziale 57
Foglio 8. Studi di funzione 69
Foglio 9. Limiti di funzioni (seconda parte) 99
Foglio 10. Integrali indefiniti 107
Foglio 11. Integrali definiti 121
Indice analitico 129

i
FOGLIO 1

Fondamenti e Principio di Induzione

Esercizio 1.1. Siano A, B e C degli insiemi. Verificare le seguenti proprietà, facendo attenzione
all’uso dei quantificatori.
a1 ) A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) a2 ) A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) (distributività);
b1 ) A ∩ (A ∪ B) = A b2 ) A ∪ (A ∩ B) = A (assorbimento).

Svolgimento dell’Esercizio 1.1. Ricordiamo che l’uguaglianza tra due insiemi E = F


corrisponde alla doppia richiesta E ⊆ F e F ⊆ E.

a1 ) A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C)

Se x ∈ A ∪ (B ∩ C), allora x ∈ A oppure x ∈ (B ∩ C).


Primo caso: x ∈ A; allora sicuramente x ∈ A ∪ B e anche x ∈ A ∪ C, quindi x ∈ (A ∪ B) ∩ (A ∪ C).
Secondo caso: x ∈ B ∩ C; allora x ∈ B (e, di conseguenza, x ∈ A ∪ B) e, contemporaneamente,
x ∈ C (e, di conseguenza, x ∈ A ∪ C). Quindi x ∈ (A ∪ B) ∩ (A ∪ C).
Abbiamo così dimostrato che ogni x ∈ A ∪ (B ∩ C) appartiene anche a (A ∪ B) ∩ (A ∪ C), ossia
A ∪ (B ∩ C) ⊆ (A ∪ B) ∩ (A ∪ C).
Sia ora x ∈ (A ∪ B) ∩ (A ∪ C). Quindi x ∈ A ∪ B e, contemporaneamente, x ∈ A ∪ C. A questo
punto abbiamo due casi.
Primo caso: x ∈ A; allora sicuramente x ∈ A ∪ (B ∩ C).
Primo caso: x 6∈ A; allora, dovendo appartenere ad A ∪ B, avremo che x ∈ B. Analogamente,
dovendo anche appartenere ad A ∪ C, avremo che x ∈ C . Ossia x ∈ B ∩ C e, in particolare
x ∈ A ∪ (B ∩ C).
Abbiamo così dimostrato che ogni x ∈ (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) appartiene anche a A ∪ (B ∩ C), ossia
(A ∪ B) ∩ (A ∪ C) ⊆ A ∪ (B ∩ C).
Avendo dimostrato la doppia inclusione, abbiamo l’uguaglianza tra i due insiemi considerati.

a2 ) A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C)

Se x ∈ A ∩ (B ∪ C), allora x ∈ A e, contemporaneamente, x ∈ B ∪ C. Quindi x appartiene anche a


B oppure a C, ossia x ∈ A ∩ B oppure x ∈ A ∩ C. In conclusione, x ∈ (A ∩ B) ∪ (A ∩ C).
Abbiamo così dimostrato che ogni x ∈ A ∩ (B ∪ C) appartiene anche a (A ∩ B) ∪ (A ∩ C), ossia
A ∩ (B ∪ C) ⊆ (A ∩ B) ∪ (A ∩ C).
Sia ora x ∈ (A ∩ B) ∪ (A ∩ C). Quindi x ∈ A ∩ B oppure x ∈ A ∩ C, cioè sicuramente x
appartiene ad A. Inoltre, se x ∈ A ∩ B allora x appartiene anche a B, mentre se x ∈ A ∩ C, allora
x ∈ C. In conclusione, sicuramente x ∈ B ∪ C.
Abbiamo così dimostrato che ogni x ∈ (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) appartiene anche a A ∩ (B ∪ C), ossia
(A ∩ B) ∪ (A ∩ C) ⊆ A ∩ (B ∪ C).
Avendo dimostrato la doppia inclusione, abbiamo l’uguaglianza tra i due insiemi considerati.

b1 ) A ∩ (A ∪ B) = A

L’inclusione A ∩ (A ∪ B) ⊆ A segue direttamente dalla definizione di intersezione di insiemi.


1
2 1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE

D’altra parte si ha che A ⊆ (A ∪ B) (e ovviamente A ⊆ A) da cui segue che A ⊆ A ∩ (A ∪ B).


Avendo dimostrato la doppia inclusione, abbiamo l’uguaglianza tra i due insiemi considerati.

b2 ) A ∪ (A ∩ B) = A

L’inclusione A ⊆ A ∪ (A ∩ B) segue direttamente dalla definizione di unione di insiemi.


D’altra parte si ha che (A ∩ B) ⊆ A (e ovviamente A ⊆ A) da cui segue che A ∪ (A ∩ B) ⊆ A.
Avendo dimostrato la doppia inclusione, abbiamo l’uguaglianza tra i due insiemi considerati.

Esercizio 1.2. Negare le seguenti affermazioni:


i) per ogni q la proprietà P (q) è vera;
ii) esiste q tale che P (q) è vera;
iii) in quel quartiere, per ogni palazzo esiste una zona parcheggio tale che ogni macchina
parcheggiata in quella zona appartiene ad un abitante della palazzina;
iv) ogni volta che sono andato in quel pub sono sempre stato servito dallo stesso ragazzo.

Svolgimento dell’Esercizio 1.2.


i) esiste almeno un q tale che la proprietà P (q) è falsa;
ii) per ogni ogni q la proprietà P (q) è falsa;
iii) in quel quartiere esiste almeno un palazzo con la seguente proprietà: in ogni zona parcheggio
c’è almeno una macchina parcheggiata che non appartiene ad un abitante di tale palazzina;
iv) in almeno due occasioni distinte sono andato in quel bar e sono stato servito da persone
diverse.

Esercizio 1.3. Sia Ω un insieme fissato. Per ogni E ⊆ Ω definiamo


(
1, se ω ∈ E,
χE (ω) =
0, se ω ∈ Ω \ E.
Dimostrare che per ogni A, B ⊆ Ω
χA∩B (ω) = χA (ω)χB (ω) , χA∪B (ω) + χA∩B (ω) = χA (ω) + χB (ω), ∀x ∈ Ω.

Svolgimento dell’Esercizio 1.3. La prima identità segue dal fatto che


ω ∈ A ∩ B ⇐⇒ χA∩B (ω) = 1, χA (ω) = 1, χB (ω) = 1
ω 6∈ A ∩ B ⇐⇒ χA∩B (ω) = 0, χA (ω)χB (ω) = 0
Per mostrare la validità della seconda identità servono le ulteriori proprietà
ω ∈ A ∪ B, e ω 6∈ A ∩ B ⇐⇒ χA∩B (ω) = 0, χA∪B (ω) = 1, χA (ω) + χB (ω) = 1
ω 6∈ A ∪ B ⇐⇒ χA∪B (ω) = χA∩B (ω) = χA (ω) = χB (ω) = 0

Esercizio 1.4 (Regole di semplificazione). Siano a, b, c numeri reali. Dimostrare, utilizzando le


proprietà di base delle operazioni e dell’ordinamento, che valgono le seguenti proprietà
i) a + c ≤ b + c ⇔ a ≤ b;
ii) ab = 0 ⇔ a = 0 oppure b = 0;
iii) se a 6= 0, allora ab = ac ⇔ b = c;
iv) se a > 0, allora ab ≤ ac ⇔ b ≤ c;
v) se a < 0, allora ab ≤ ac ⇔ b ≥ c.
1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE 3

Svolgimento dell’Esercizio 1.4. Ricordiamo che le proprietà di base di operazioni e


ordinamento in R sono le seguenti:
(A1) a + b = b + a (commutatività);
(A2) (a + b) + c = a + (b + c) (associatività);
(A3) ∃ 0 tale che a + 0 = a (0 elemento neutro);
(A4) ∀a ∃! − a tale che a + (−a) = 0;
(M1) ab = ba (commutatività);
(M2) (ab)c = a(bc) (associatività);
(M3) ∃ 1 tale che 1a = a (1 elemento neutro);
(M4) ∀a 6= 0, ∃! a−1 tale che aa−1 = 1;
(D) c(a + b) = ca + cb, ∀a, b, c;
(O1) ∀a, b si ha a ≤ b oppure b ≤ a (ordinamento totale);
(O2) ∀a si ha a ≤ a (riflessività);
(O3) ∀a, b, se a ≤ b e b ≤ a allora a = b (antisimmetria);
(O4) ∀a, b, c, se a ≤ b e b ≤ c allora a ≤ c (transitività);
(C1) se a ≤ b, allora a + c ≤ b + c per ogni c;
(C2) se a ≥ 0 e b ≥ 0 allora ab ≥ 0.
i) è conseguenza diretta della proprietà (C1) di compatibilità tra l’ordinamento e le operazioni.
ii) Mostriamo preliminarmente che 0x = 0 per ogni x ∈ R. Si ha che
(A3),(M 3) (D)
x = (1 + 0)x = 1x + 0x.
Quindi 0x è l’elemento neutro per l’addizione e quindi deve essere 0x = 0. A questo punto è chiaro
che, se a = 0 oppure b = 0, allora ab = 0.
Viceversa, se ab = 0 e, ad esempio, a 6= 0, per quanto visto prima, a−1 (ab) = 0 e quindi, per
(M2), (a−1 a)b = 0 e, in conclusione grazie a (M4), b = 0.
iii)Per (D) si ha (ab − ac) = a(b − c). A questo punto la proprietà segue da quella mostrata in ii).
iv) Dimostriamo preliminarmente che che se a > 0 allora a−1 > 0. Se, per assurdo, fosse −a−1 > 0,
allora avremmo
(C2) (M 2),(M 4)
0 < a(−a−1 ) = −1,
il che è impossibile. A questo punto la proprietà segue dal fatto che
(i),(D) (C2)
ab ≤ ac ⇔ a(c − b) ≥ 0 ⇔ a−1 a(c − b) ≥ 0.
v) La dimostrazione è del tutto analoga a quella di iv).

Esercizio 1.5 (Formula di somma per parti). Siano {a1 , a2 , . . . , an } e {b1 , b2 , . . . , bn } due n–uple
di numeri reali. Verificare che
Xn n−1
X
(ak − ak−1 )bk + a1 b1 = ak (bk − bk+1 ) + an bn .
k=2 k=1

Svolgimento dell’Esercizio 1.5. Si tratta essenzialmente di distribuire


Pn i prodotti,
Pn rinomi-
nare gli indici e poi ricordarsi che l’indice di sommatoria è muto (ossia k=1 xk = j=1 xj ).
n
X n
X n
X n
X n−1
X
(ak − ak−1 )bk + a1 b1 = ak bk − ak−1 bk + a1 b1 = ak bk − aj bj+1
k=2 k=2 k=2 k=1 j=1
n−1
X n−1
X n−1
X
= an bn + ak bk − aj bj+1 = ak (bk − bk+1 ) + an bn .
k=1 j=1 k=1
4 1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE

Esercizio 1.6 (Somma telescopica di Mengoli). Semplificare l’espressione


n  
X 1 1
− .
k k+1
k=1

Svolgimento dell’Esercizio 1.6. Scrivendo esplicitamente la somma si ha


1 1 1 1 1 1 1 1
1− + − + − − ··· + − =1−
2 2 3 3 4 n n+1 n+1
a causa della cancellazione dei termini intermedi. Volendo essere più formali (cioè non volendo
sottointendere nulla tramite "· · · "), si possono fare i conti mantenendo il simbolo di sommatoria:
n   n n n n+1
X 1 1 (a) X 1 X 1 (b) X 1 X 1
− = − = −
k k+1 k k+1 k j
k=1 k=1 k=1 k=1 j=2
n n
X 1 X1 1 1
=1+ − − =1−
k j n+1 n+1
k=2 j=2

dove nel passaggio (a) abbiamo usato la associatività della somma, nel passaggio (b) abbiamo
rinominato gli indici della seconda sommatoria (j = k + 1) e poi, ricordandoci che l’indice di
sommatoria è muto, abbiamo semplicemente semplificato.

Esercizio 1.7. Dimostrare, utilizzando il Principio di induzione, che


n
X n(n + 1)(2n + 1)
k2 = ∀n ∈ N (somma dei quadrati dei primi n naturali)
6
k=0
n
X 1 − xn+1
xk = ∀n ∈ N, ∀x ∈ R \ {1} (progressione geometrica)
1−x
k=0
(1 + x)n ≥ 1 + nx, ∀n ∈ N, ∀x > −1 (disuguaglianza di Bernoulli)

Svolgimento dell’Esercizio 1.7.


Somma dei quadrati dei primi n naturali. Indichiamo con P (n) la proprietà
n
X n(n + 1)(2n + 1)
k2 =
6
k=0

vale a dire, fissato un numero naturale n diciamo che P (n) è vera se l’uguaglianza scritta sopra è
valida.
Per n = 0 abbiamo che
0
X 0(0 + 1)(0 + 1)
0= k2 = =0
6
k=0
quindi P (0) è vera. Supponiamo adesso che P (n) sia vera e facciamo vedere che da questo segue
che anche P (n + 1) sia vera. Esplicitamente, dobbiamo dimostrare che
n+1
X (n + 1)(n + 2)(2n + 3)
k2 = .
6
k=0

La strategia sarà la seguente: useremo l’ipotesi induttiva sulla somma dei primi n termini, isolando
il termine aggiuntivo (passaggio (a)) e poi dovremo fare dei calcoli algebrici per verificare di aver
1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE 5

ottenuto il valore richiesto (in particolare, nel passaggio (b) fattorizzeremo il polinomio 2n2 +7n+6):
n+1 n
X
2 (a)
X [P (n)] n(n + 1)(2n + 1)
k = k 2 + (n + 1)2 = = + (n + 1)2
6
k=0 k=0
2n2 + 7n + 6 (b) (n + 1)(n + 2)(2n + 3)
= (n + 1) = ,
6 6
dunque P (n + 1) è vera. Questo permette di concludere, attraverso il Principio di Induzione, che
P (n) sia vera per ogni numero naturale n.
Progressione geometrica. Fissato x 6= 1, indichiamo con P (n) la proprietà
n
X 1 − xn+1
xk =
1−x
k=0

vale a dire, fissato un numero naturale n diciamo che P (n) è vera se l’uguaglianza scritta sopra è
valida.
Per n = 0 abbiamo che
0
0
X 1−x
x = xk = =1
1−x
k=0
quindi P (0) è vera. Supponiamo adesso che P (n) sia vera e facciamo vedere che da questo segue
che anche P (n + 1) sia vera. Esplicitamente, dobbiamo dimostrare che
n+1
X 1 − xn+2
xk = .
1−x
k=0
La strategia sarà analoga a quella del caso precedente.
n+1 n
X
k
X [P (n)] 1 − xn+1 1 − xn+1 + xn+1 − xn+2 1 − xn+2
x = xk + xn+1 = + xn+1 = = ,
1−x 1−x 1−x
k=0 k=0

dunque P (n + 1) è vera. Questo permette di concludere, attraverso il Principio di Induzione, che


P (n) sia vera per ogni numero naturale n.
Osserviamo che la validità della relazione poteva essere dimostrata, senza fare uso del principio
di induzione nel modo seguente:
n
X n
X n
X n
X n
X
k k k+1 k
(1 − x) x = x − x =1+ x − xj − xn+1 = 1 − xn+1 .
k=0 k=0 k=0 k=1 j=1

Disuguaglianza di Bernoulli. Indichiamo con P (n) la proprietà


(1 + x)n ≥ 1 + nx, ∀x > −1 ,
vale a dire, fissato un numero naturale n diciamo che P (n) è vera se la disuguaglianza scritta sopra
è valida per ogni x > −1, viceversa diciamo che è falsa.
Per n = 0 abbiamo che
(1 + x)0 = 1 ≥ 1 + 0 · x, ∀x > −1,
quindi P (0) è vera. Supponiamo adesso che P (n) sia vera e facciamo vedere che da questo segue
che anche P (n + 1) sia vera:
h i
P (n) e
x>−1
(1 + x)n+1 = (1 + x)n (1 + x) ≥ (1 + nx)(1 + x)
[nx2 ≥0]
= 1 + nx + x + nx2 ≥ 1 + (n + 1)x,
6 1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE

e questa disuguaglianza è valida per ogni x > −1, dunque P (n + 1) è vera. Questo permette di
concludere, attraverso il Principio di Induzione, che P (n) sia vera per ogni numero naturale n.
Osserviamo infine che la stessa dimostrazione permette di dimostrare che la disuguaglianza è stretta
se n ≥ 2 e x 6= 0:
(1 + x)n > 1 + nx, ∀n ≥ 2, ∀x > −1, x 6= 0 .

Esercizio 1.8 (Numeri di Fibonacci e Sezione Aurea). Siano Fn , n ∈ N, i numeri definiti per
ricorrenza nel modo seguente (
F0 = F1 = 1
Fn = Fn−1 + Fn−2 n ≥ 2

1+ 5
e sia ϕ = . Dopo aver verificato che ϕ2 = ϕ + 1, dimostrare utilizzando il Principio di
2
Induzione, che
Fn ≥ ϕn−2 , ∀n ∈ N.

Svolgimento dell’Esercizio 1.8. Innanzi tutto si ha


√ !2 √ √ √ !
1+ 5 1+5+2 5 3+ 5 1+ 5
= = =1+ .
2 4 2 2
Poniamo
P (n) : Fn ≥ ϕn−2 , n ∈ N.
Mostriamo che P (0) è vera:
1 ≥ ϕ−2 ⇐⇒ 1 ≤ ϕ2
e l’ultima disuguaglianza è vera perchè ϕ2 = ϕ + 1 > 1. Inoltre ϕ ≥ 1 e quindi anche P (1) risulta
essere vera.
Utilizzeremo il Principio di Induzione debole (equivalente a quello usuale): fissato n ∈ N,
supporremo P (m) vera per ogni m ∈ N, m ≤ n e dimostreremo che questo implica la validità anche
di P (n + 1) ossia che
Fn+1 ≥ ϕn−1 .
Abbiamo che
P (n),P (n−1)
Fn+1 = Fn + Fn−1 ≥ ϕn−2 + ϕn−3 = ϕn−3 (ϕ + 1) = ϕn−3 ϕ2 = ϕn−1 .
Questo conclude la dimostrazione del passo induttivo. Dal Principio di Induzione debole segue che
P (n) sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.

Esercizio 1.9. Dimostrare, utilizzando il Principio di induzione, che


i) n! ≥ 2n−1 , ii) nn ≥ 2n−1 n!, iii) nn ≤ 3n n!
per ogni n ∈ N \ {0}. (Suggerimento per iii): tra gli ingredienti necessari per la dimostrazione,
tenere presente la Formula del binomio di Newton, la stima i) e l’espressione della somma dei primi
n elementi della progressione geometrica ottenuta nell’Esercizio 1.7.)

Svolgimento dell’Esercizio 1.9.


i) Poniamo
P (n) : n! ≥ 2n−1 , n ≥ 1.
Mostriamo che P (1) è vera:
1 = 1!, 20 = 1 =⇒ 1! ≥ 20 .
1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE 7

Ora, supponendo che sia vera P (n), dimostriamo che vale anche P (n + 1) ossia mostriamo che
(n + 1)! ≥ 2n .
Abbiamo che
[P (n)] [n+1≥2]
(n + 1)! = (n + 1)n! ≥ (n + 1)2n−1 ≥ 2n−1 .
Dal Principio di Induzione segue che P (n) sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.
ii) Poniamo
P (n) : nn ≥ 2n−1 n! n ≥ 1
Mostriamo che P (1) è vera:
1 = 11 , 20 1 = 1 =⇒ 11 ≥ 20 1.
Ora, supponendo che sia vera P (n), dimostriamo che vale anche P (n + 1) ossia mostriamo che
(n + 1)n+1 ≥ 2n (n + 1)!.
Osserviamo che, per applicare l’ipotesi induttiva, conviene fare la stima a partire dal termine 2n (dal
termine (n + 1)n+1 non è chiaro come far comparire il termine nn che sappiamo stimare). Abbiamo
che
[P (n)]
2n (n + 1)! = 2n−1 2(n + 1) n! ≤ 2(n + 1)nn .
A questo punto, P (n + 1) è dimostrata a patto che sia vero che
2(n + 1)nn ≤ (n + 1)n+1 , n∈N
o, equivalentemente, a patto che sia vera la stima 2nn
≤ (n + 1)n (che tra l’altro ci sarà utile in
seguito, nella definizione del numero di Nepero e). Per questo ci viene in soccorso la formula del
Binomio di Newton:
n   n−2
X n
n
X n k n n−1
(n + 1) = n = n + nn + nk ≥ 2nn .
k k
k=0 k=0
Questo conclude la dimostrazione del passo induttivo. Dal Principio di Induzione segue che P (n)
sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.
iii) Poniamo
P (n) : nn ≤ 3n n! n ≥ 1
Mostriamo che P (1) è vera:
1 = 11 , 30 1 = 1 =⇒ 11 ≤ 30 1.
Ora, supponendo che sia vera P (n), dimostriamo che vale anche P (n + 1) ossia mostriamo che
(n + 1)n+1 ≤ 3n+1 (n + 1)!.
Abbiamo che
[P (n)]
3n+1 (n + 1)! = 3n 3(n + 1) n! ≥ 3(n + 1)nn .
A questo punto, P (n + 1) è dimostrata a patto che sia vero che
3(n + 1)nn ≥ (n + 1)n+1 , n∈N
o, equivalentemente, a patto che sia vera la stima 3nn ≥ (n + 1)n (che tra l’altro ci sarà utile in
seguito, nella definizione del numero di Nepero e). Questa volta conviene scrivere la stima richiesta
nel modo seguente
1 n
 
1+ ≤3
n
e utilizzare la formula del Binomio di Newton nel modo seguente:
n   n
1 n X n
  X 1 n(n − 1) · · · (n − k + 1)
1+ = n−k = .
n k k! nk
k=0 k=0
8 1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE

A questo punto basta osservare che n(n − 1) · · · (n − k + 1) è il prodotto di k termini ognuno dei
quali minore o uguale ad n per cui si ha
n(n − 1) · · · (n − k + 1) n(n − 1) · · · (n − k + 1)
= ≤ 1.
nk nk
Inoltre, per l’esercizio i), sappiamo che 1/k! ≤ 21−k per ogni k ≥ 1 per cui, collezionando le varie
informazioni e utilizzando il valore della somma della progressione geometrica ottenuto nell’Esercizio
8, si ottiene la stima che cercavamo:
n n  k−1 n−1
1 n X 1 X  1 j 1 − 2−n
   
X 1 1
1+ ≤ =2+ =2−1+ =1+ = 1 + 2 1 − n ≤ 3.
n k! 2 2 1 − 2−1 2
k=0 k=2 j=0

Questo conclude la dimostrazione del passo induttivo. Dal Principio di Induzione segue che
P (n) sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.

Esercizio 1.10. Calcolare le somme


n          
X n k n n n n n
i) 2 , ii) − + − . . . + (−1)
k 0 1 2 n
k=0

Svolgimento dell’Esercizio 1.10. Utilizzando la Formula del binomio di Newton si ottiene


che
n  
X n
2k = (2 + 1)n = 3n ,
k
k=0
        X n  
n n n n n n
− + − . . . + (−1) = (−1)k = (−1 + 1)n = 0.
0 1 2 n k
k=0

Esercizio 1.11. Calcolare la somma


n  
X n
k
k=0
e dimostrare che
n  
X n
k = n2n−1 .
k
k=1

Svolgimento dell’Esercizio 1.11. Utilizzando la Formula del binomio di Newton otteniamo


n  
X n
= (1 + 1)n = 2n .
k
k=0
Questo ci permette, con qualche manipolazione algebrica, di dimostrare direttamente l’identità
richiesta:
n   n n n   n−1
X n − 1
X n X n! X n(n − 1)! X n−1
k= k= =n =n = n2n−1 .
k k!(n − k)! (k − 1)!(n − k)! k−1 j
k=1 k=1 k=1 k=1 j=0

Esercizio 1.12. Mostrare (anche in maniera non rigorosa) che due qualsiasi intervalli aperti e
limitati della retta reale hanno la stessa cardinalità e che l’intervallo (−1, 1) ha la stessa cardinalità
di tutto R.
1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE 9

Svolgimento dell’Esercizio 1.12. Diamo solo un’idea grafica della dimostrazione. Una
possibile corrispondenza biunivoca tra due intervalli aperti (a, b) e (c, d) della retta reale è la
seguente:
P

a b

c d
Fissando opportunamente il punto P in modo che gli estremi dell’intervallo (a, b) si proiettino sui
relativi estremi dell’intervallo (c, d) la corrispondenza è data dalla proiezione da P dei punti di (c, d).
Per mettere in corrispondenza biunivoca un interlallo limitato, diciamo (−1, 1), con tutta la
retta reale, serve una sorta di “meccanismo di amplificazione” (questo che segue prende il nome di
proiezione stereografica).
P

R
−1 1
Ogni punto x dell’intervallo (−1, 1) individua un unico punto π(x) sulla circonferenza unitaria. Ad
x associamo il numero reale corrispondente alla proiezione di π(x) dal centro della circonferenza,
come in figura. Si può mostrare che questa è una corrispondenza biunivoca tra i punti di (−1, 1) e
i punti di R.
FOGLIO 2

Estremo superiore e inferiore. Funzioni

Esercizio 2.1. Si risolvano le seguenti disequazioni. Successivamente, si determinino estremo


superiore e inferiore dell’insieme delle soluzioni (usando la convenzione che se E ⊆ R è illimitato
inferiormente, allora inf E = −∞, mentre se E ⊆ R è illimitato superiormente, allora sup E = +∞),
specificando se siano massimo e minimo.


x − 1
a) > x − 1, b) |x + 1| > x + 1, c) |x + 2| + |x + 1| > 2 |x − 3|
x+1
√  x2 +3  4x
x √ 2x x2 −2 1 1
d) √ < x + 1, e) 2 ≥ 4 , f) ≥ .
x−1 2 2

Svolgimento dell’Esercizio 2.1.



x − 1
a) x + 1 > x − 1

Innanzi tutto osserviamo che il dominio di definizione delle funzioni coinvolte nella disequazione è
D = R \ {−1}, quindi l’insieme delle soluzioni deve essere un sottoinsieme di D.
x − 1
Una volta osservato che = |x − 1| , l’insieme delle soluzioni della disequazione risulta
x + 1 |x + 1|
essere l’unione degli insiemi delle soluzioni dei due sistemi

  x<1
x ≥ 1
 

x 6= −1

x−1
 >x−1  1−x
|x + 1| >x−1
 

|x + 1|

Il primo sistema non ha soluzioni: non è verificato per x = 1 e, se x > 1, è equivalente a richiedere
simultaneamente che x > 1 e |x + 1| < 1. Il secondo sistema è equivalente a

x<1

x < 1

 

x 6= −1 ⇐⇒ x 6= −1
 1−x 

 >x−1 
|x + 1| > −1
|x + 1|
che ha come insieme delle soluzioni (−∞, −1) ∪ (−1, 1).
In conclusione, l’insieme delle soluzioni della disequazione è S = (−∞, −1) ∪ (−1, 1), si ha che
inf S = −∞, sup S = 1 e l’insieme non ha né massimo né minimo.

b) |x + 1| > x+1

Osserviamo che il dominio di definizione delle funzioni coinvolte nella disequazione è D = {x ≥


−1}, e |x + 1| = x + 1 in D. Quindi l’insieme delle soluzioni della disequazione coincide con quello
11
12 2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI

delle soluzioni del sistema


( ( (
x > −1 x > −1 x > −1
√ ⇐⇒ ⇐⇒
x+1> x+1 (x + 1)2 > x + 1 x(x + 1) > 0
e, in conclusione, è S = (0, +∞). Abbiamo che inf S = 0, sup S = +∞ e l’insieme non ha né
massimo né minimo.
c) |x + 2| + |x + 1| > 2 |x − 3|

La disequazione è ben definita su tutto R. Per tener conto della presenza dei valori assoluti,
dobbiamo ricercare le soluzioni in quattro intervalli distinti, in cui il segno di tutti gli argomenti sia
fissato: ( (
x ≤ −2 −2 < x ≤ −1
−(x + 2) − (x + 1) > −2 (x − 3) (x + 2) − (x + 1) > −2 (x − 3)
( (
−1 < x ≤ 3 x>3
(x + 2) + (x + 1) > −2 (x − 3) (x + 2) + (x + 1) > 2 (x − 3)
i cui insieme di soluzioni sono rispettivamente ∅, ∅, (3/4, 3] e (3, +∞). In conclusione, l’insieme
delle soluzioni della disequazione è S = (3/4, +∞), inf S = 3/4, sup S = +∞ e l’insieme non ha né
massimo né minimo.

x √
d) √ < x+1
x−1

Il dominio di definizione delle funzioni coinvolte nella disequazione è D = {x ≥ 0, x 6= 1}.


Inoltre la variabile compare
√ sempre sotto radice, il che suggerisce di riscrivere tutto come funzione
della nuova variabile t = x. Si tratta quindi di risolvere il sistema


 t≥0

t 6= 1
 t <t+1


t−1

che, a conti fatti, ha come insieme delle soluzioni (0, 1)∪( 1+2 5 , +∞). Quindi l’insieme delle soluzioni

della disequazione è S = (0, 1) ∪ ( 3+2 5 , +∞), inf S = 0, sup S = +∞ e l’insieme non ha né massimo
né minimo.
2 −2
e) 22x ≥ 4x

Una volta osservato che la disequazione può essere riscritta come


2 −2
4x ≥ 4x ,
utilizziamo il fatto che la funzione esponenziale con base maggiore di 1 è strettamente crescente
su R. Ne segue che la disequazione di partenza equivale alla disequazione algebrica x ≥ x2 − 2, il
cui insieme di soluzioni è l’intervallo chiuso S = [−1, 2]. Se ne deduce che inf S = min S = −1 e
sup S = max S = 2.
 x2 +3  4x
1 1
f) ≥
2 2

Utilizzando il fatto che la funzione esponenziale con base minore di 1 è strettamente decrescente
su R, si può concludere che la disequazione di partenza equivale alla disequazione algebrica x2 + 3 ≤
4x, il cui insieme di soluzioni è l’intervallo chiuso S = [1, 3]. Se ne deduce che inf S = min S = 1 e
sup S = max S = 3.
2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 13

Esercizio 2.2. Si determinino estremo superiore ed estremo inferiore, specificando se siano massimo
e minimo, dei seguenti insiemi.
( n )
[ 1 1
 \ 1 1
 X 1
a) ,1 − , b) − ,1 + , c) , n∈N ,
n n n n 2k
n≥2 n≥1 k=0
( n )
3n2 (−1)n
X    
k
d) 2 , n∈N , e) , n∈N , f) , n∈N .
4n + 1 n+1
k=0

Svolgimento dell’Esercizio 2.2.


[ 1 1

a) Ω := ,1 −
n n
n≥2

L’insieme Ω è l’unione di intervalli chiusi


 
1 1
In = ,1 −
n n
crescenti, nel senso che In ⊂ In+1 , che, per capirci, hanno l’estremo sinistro "un po’ più grande" di
0 e l’estremo destro "un po’ più piccolo" di 1. Quando n diventa grande, ci si aspetta che l’unione
di questi insiemi copra tutto l’intervallo (0, 1). Verifichiamolo. Vorremmo dimostrare che per ogni
x ∈ (0, 1) esiste un numero naturale nx ≥ 2 (dipendente da x) tale che 1/nx ≤ x ≤ 1 − 1/nx .
Abbiamo che
1 1 1 1
≤ x ⇐⇒ ≤ n, x ≤ 1 − ⇐⇒ ≤ n.
n x n 1−x
Quindi, per trovare il numero naturale nx richiesto possiamo procedere in questo modo: prendiamo
zx = max{1/x, 1/(1 − x)} (ossia il più grande valore tra 1/x e 1/(1 − x)) e scegliamo nx = [zx ] + 1
(il naturale successivo alla parte intera di zx ). Poiché zx > 1, nx ≥ 2 e, per quanto visto prima x
appartiene a Inx . Abbiamo così mostrato che l’insieme A contiene l’intervallo (0, 1). D’altra parte,
se x ≤ 0, allora x ≤ 1/n per ogni numero naturale n e, se x ≥ 1 allora x ≥ 1 − 1/n per ogni numero
naturale n. In conclusione Ω = (0, 1) per cui inf Ω = 0, sup Ω = 1 e l’insieme non ha né minimo né
massimo.
\ 1 1

b) Ω := − ,1 +
n n
n≥1

Con tecniche del tutto analoghe a quelle usate nel punto a) si dimostra che Ω = [0, 1], per cui
min Ω = 0, max Ω = 1
( n )
X 1
c) Ω := , n∈N
2k
k=0

L’insieme Ω è la collezione di tutte le possibili somme delle progressioni geometriche di ragione


x = 1/2 e noi sappiamo che
n
X 1 1 − (1/2)n+1 1
k
= =2− n
2 1 − 1/2 2
k=0
(si ricordi l’Esercizio 1.7). Quindi
 
1
Ω= 2 − n, n ∈ N .
2
14 2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI

Osserviamo che
1
0< ≤ 1, ∀n∈N
2n
e che 1 è il valore assunto in corrispondenza di n = 0. Quindi sicuramente inf Ω = min Ω = 1 e
2 6∈ Ω è un maggiorante per Ω. Dimostriamo che è l’estremo superiore: fissato ε > 0 vogliamo
verificare che esiste n ∈ N tale che
1 1
2 − n > 2 − ε ⇐⇒ 2n >
2 ε
e, siccome 2n ≥ n se n > 0 (perchè?), sicuramente l’ultima disequazione è verificata per n abbastanza
grande. In conclusione sup Ω = 2 (non massimo).
( n )
X
d) Ω := 2k , n ∈ N
k=0

L’insieme Ω è la collezione di tutte le possibili somme delle progressioni geometriche di ragione


x = 2 e noi sappiamo che
n
X 1 − (2)n+1
2k = = 2n+1 − 1.
1−2
k=0
Quindi
Ω = 2n+1 − 1, n ∈ N .


Poiché 2n+1 ≥ n + 1 per ogni n ∈ N, l’insieme è illimitato superiormente. D’altra parte 1 è


un minorante per l’insieme e appartiene all’insieme (è l’elemento corrispondente a n = 0), quindi
inf Ω = min Ω = 1.
3n2
 
e) Ω := , n∈N
4n + 1

L’insieme Ω ha tutti elementi non negativi e 0 ∈ Ω (è l’elemento corrispondente ad n = 0),


quindi inf Ω = min Ω = 0. D’altra parte, se n ≥ 1 si ha
3n2 3n2 3
≥ = n
4n + 1 4n + n 5
quindi Ω non è limitato superiormente.

(−1)n
 
f) Ω := , n∈N
n+1

Risulta conveniente riscrivere l’insieme Ω distinguendo gli elementi corrispondenti agli indici
pari (n = 2k, k ∈ N) da quelli corrispondenti agli indici dispari (n = 2k + 1, k ∈ N):
   
1 1
Ω= − , k∈N ∪ , k∈N
2k + 2 2k + 1
A questo punto, è chiaro che per individuare l’estremo inferiore di Ω basta considerare il sottoinsieme
dei suoi elementi negativi. Chiaramente
1 1 1 1
− ≥− , ∀k∈Ne − = − per k = 0 (cioè n = 1)
2k + 2 2 2k + 2 2
quindi inf Ω = min Ω = −1/2. D’altra parte, per individuare l’estremo superiore di Ω basta
considerare il sottoinsieme dei suoi elementi positivi, per i quali risulta
1 1
≤ 1, ∀ k ∈ N e = 1 per k = 0 (cioè n = 0).
2k + 1 2k + 1
Quindi sup Ω = max Ω = 1.
2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 15

Esercizio 2.3. Conoscendo le definizioni, le proprietà e i grafici delle funzioni di base, disegnarne
nel piano cartesiano il grafico delle seguenti funzioni:
[x2 ], [2 + sin x], |x(x + 2)(x − 2)|, | sin2 (2x) − cos2 (2x)|.
(Notazione: [x] è la parte intera di x ∈ R).

Svolgimento dell’Esercizio 2.3.


3.0
8

2.5

6
2.0

1.5
4

1.0

2
0.5

-3 -2 -1 1 2 3 -10 -5 0 5 10

Figura 1. [x2 ] a sinistra, [2 + sin x] a destra

1.0

40
0.8

30
0.6

20 0.4

10 0.2

-4 -2 2 4 -2 -1 1 2

Figura 2. |x(x + 2)(x − 2)| a sinistra, | sin2 (2x) − cos2 (2x)| a destra

Esercizio 2.4. Data la funzione f il cui grafico è il seguente


100

50

-4 -2 2 4

-50

disegnare il grafico di |f (x)|, f (x + 2), f (x) − 2, f (3x), f (x/4), 3f (x), f (x)/4.

Svolgimento dell’Esercizio 2.4.


16 2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI

120

100

80

60

40

20

-4 -2 0 2 4

100 100

50 50

-4 -2 2 4 -4 -2 2 4

-50 -50

100 100

50 50

-4 -2 2 4 -20 -10 10 20

-50 -50

400 400

300 300

200 200

100 100

-4 -2 2 4 -4 -2 2 4

-100 -100

Esercizio 2.5. Determinare il dominio naturale delle seguenti funzioni


 
r
 1 − sin(2x)  |x2 − 2| + 1
a) log   √   ,
 b) ,
r
2 2 x 3 x2 − 1
π − 9 arctan x+1
2
s
sin x log(6x +x−1) |x| − 3 √
   
c) , d) log 3 − log √ − x .
x2 − 1 2−x

Svolgimento dell’Esercizio 2.5.


2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 17

 
 1 − sin(2x) 
a) log 
 r  √ 


x 3
π 2 − 9 arctan2 x+1

Le condizioni da imporre, oltre ad x 6= −1, sono


√ !
2 x 3

2
π − 9 arctan ≥0 (argomento di una radice quadrata)
x + 1
√ !
x 3
π 2 − 9 arctan2 6= 0 (denominatore di una frazione)

x + 1
1 − sin(2x)
r  √  > 0 (argomento di un logaritmo)
π − 9 arctan xx+13
2 2

Le prime due condizioni si riassumono nella richiesta


√ ! √ !
x 3 π x 3 π
π 2 − 9 arctan2 > 0 ⇐⇒ − < arctan <

x + 1 3 x+1 3
√ √
e, poiché tan(−π/3) = − 3, tan(π/3) = 3 e la funzione tan x è monotona strettamente crescente
nell’intervallo −π/2, π/2, l’ultima richiesta equivale a

√ x 3 √
− 3< < 3.

x + 1
La prima disequazione è sempre verificata, mentre la seconda equivale a richiedere |x| < |x + 1|,
verificata per x > −1/2. Per tali valori di x ha interesse studiare la terza disequazione, che si riduce
a
π
1 − sin(2x) > 0 ⇐⇒ sin(2x) 6= 1 ⇐⇒ x 6= + kπ, k ∈ Z.
4
In conclusione, il dominio naturale della funzione considerata è
  n
1 π o
Dom(f ) = − , +∞ \ x = + kπ, k ∈ Z .
2 4
r
|x2 − 2| + 1
b)
x2 − 1
L’argomento della radice quadrata è un rapporto con numeratore sempre positivo, quindi si
ottiene immediatamente che
Dom(f ) = (−∞, , −1) ∪ (1, +∞) .

 log(6x2 +x−1)
sin x
c)
x2 − 1

Le condizioni da imporre sono


6x2 + x − 1 > 0 (argomento di un logaritmo)
sin x
>0 (base di una potenza con esponente reale)
x2 − 1
La prima disequazione è verificata per x ∈ (−∞, −1/2) ∪ (1/3, +∞). D’altra parte, lo schema di
risoluzione della seconda disequazione è il seguente:
18 2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI

+ − + − + −
x2 − 1
sin x

−2π −π −1 0 1 π 2π
S
e quindi la seconda disequazione è verificata da x ∈ (−1, 0) ∪ (1, π) ∪ k∈Z, k6=0 (2kπ, (2k + 1)π). In
conclusione, il dominio naturale della funzione considerata è
[
Dom(f ) = (−1, −1/2) ∪ (1, π) ∪ (2kπ, (2k + 1)π).
k∈Z, k6=0

s
|x| − 3 √
 
d) log 3 − log √ − x
2−x

√ √
Dal momento che devono essere ben definite le funzioni x e 2 − x, il dominio naturale della
funzione deve essere un sottoinsieme dell’intervallo [0, 2). Tuttavia, in tale intervallo si ha |x|−3 < 0
e quindi l’argomento del logaritmo risulta essere sempre negativo. Quindi Dom(f ) = ∅.

Esercizio 2.6. Per ogni c ∈ R determinare la soluzioni della disequazione


 
x−1 1
log ≤ .
x−c 2

Svolgimento dell’Esercizio 2.6.


Se c = 1, allora la funzione a sinistra è definita per x 6= 1 e vale sempre zero. Quindi la
disequazione è verificata per ogni x 6= 1.
Se c > 1, allora la funzione coinvolta nella disequazione ha come dominio naturale Dom(f ) =
(−∞, 1) ∪ (c, +∞) e, dal momento che la funzione esponenziale con base e è strettamente crescente,
la disequazione è equivalente a richiedere che
x−1 1
≤ e2 .
x−c
A questo punto, se x > c, la disequazione diventa
1
1 1 − ce 2
x − 1 ≤ (x − c)e 2 ⇐⇒ x ≥
1 := xc
1 − e2
(osserviamo che il valore che abbiamo chiamato xc è maggiore di c se c > 1). Conti analoghi
riducono la disequazione ad x ≤ xc se x ≤ 1. Quindi, se c > 1, allora le soluzioni della disequazione
sono i valori di x appartenenti a (−∞, 1) ∪ (xc , +∞).
Se c < 1, allora allora la funzione coinvolta nella disequazione ha come dominio naturale
Dom(f ) = (−∞, xc ) ∪ (1, +∞). Ovviamente potremmo procedere come nel caso precedente per
determinare le soluzioni. Tuttavia proponiamo un metodo diverso:
x−1 1 c−1 1
≤ e 2 ⇐⇒ ≤ e2 − 1
x−c x−c
che ha come soluzioni i valori di x appartenenti a (−∞, xc ) ∪ (1, +∞). Si può visualizzare quali-
tativamente la correttezza della risoluzione tramite un analisi grafica mostrata nella Figura 3: la
1
retta orizzontale corrisponde al valore e 2 − 1 sulle ordinate, e la disequazione è verificata in cor-
c−1
rispondenza di quei valori di x per i quali il grafico della funzione x−c si trova al di sotto di tale
retta.
2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 19

-1.0 -0.5 0.5 1.0 1.5 2.0

-1

-2

Figura 3

Esercizio 2.7 (Convessità). Siano x1 , x2 ∈ R;


(a) descrivere geometricamente l’insieme A := {x ∈ R : x = λx1 + (1 − λ)x2 , λ ∈ [0, 1]};
(b) conoscendo i grafici degli esponenziali, logaritmi e potenze, verificare (sempre
geometricamente) che per f (x) = ex e f (x) = x2 vale
(∪) f (λx1 + (1 − λ)x2 ) ≤ λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 ) ∀x1 , x2 ∈ Dom(f ), ∀λ ∈ [0, 1]

mentre per f (x) = log x, f (x) = x vale
(∩) f (λx1 + (1 − λ)x2 ) ≥ λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 ) ∀x1 , x2 ∈ Dom(f ), ∀λ ∈ [0, 1]
(c) cosa si può dire per f (x) = x3 ?
Dimostrare analiticamente la proprietà (∪) per f (x) = x2 . A titolo informativo, se una funzione f
verifica la proprietà (∪) si dice convessa, mentre se verifica la proprietà (∩) si dice concava.

Svolgimento dell’Esercizio 2.7.


(a). A è il segmento sulla retta reale di estremi x1 e x2 . Per mostrarlo possiamo assumere che
x1 ≤ x2 , in modo tale che la tesi diventi A = [x1 , x2 ].
Per ogni λ ∈ [0, 1] si ha che
[λ∈[0,1]] [x1 ≤x2 ]
x1 ≤ λx1 + (1 − λ)x2 ≤ x2
per cui A ⊆ [x2 , x1 ]. Inoltre x1 e x2 appartengono ad A (basta scegliere corrisponde a λ = 0 e
λ = 1, rispettivamente). D’altra parte, ogni altro valore x ∈ (x2 , x1 ) appartiene ad A e si ottiene
scegliendo λ = λx := (x − x2 )/(x1 − x2 ).
(b). Grazie al punto (a) siamo in grado di interpretare geometricamente la condizione (∪) (convessità
della funzione f ). Osserviamo che, indicando con g(x) la funzione lineare che ha come grafico la
retta passante per i punti (x1 , f (x1 )), (x2 , f (x2 )), la richiesta (∪) si può scrivere come f (xλ ) ≤ g(xλ )
per ogni λ ∈ [0, 1]. Quindi si sta richiedendo che il grafico della funzione f ristretta alll’intervallo
di estremi x1 e x2 si trovi al di sotto del segmento che congiunge i punti (x1 , f (x1 )) e (x2 , f (x2 )).
Una volta chiarito questo, la verifica (qualitativa) grafica della convessità delle funzioni ex e x2 è
immediata. Ne diamo una esemplificazione nella Figura 4 (a sinistra c’è la funzione ex , a destra x2
e si stanno considerando i valori nell’intervallo [1, 2]). Nel caso f (x) = x2 si può ottenere facilmente
anche la dimostrazione formale della convessità:
λx21 + (1 − λ)x22 − (λx1 + (1 − λ)x2 )2 = λ(1 − λ)(x1 − x2 )2 ≥ 0.
Per dimostrare la seconda parte, basta realizzare che le funzioni considerate sono le inverse delle
funzioni di cui si è mostrata la convessità nella prima parte. Vale quindi la pena di mostrare che, in
generale, se f è una funzione convessa e strettamente crescente, allora la sua inversa f −1 è concava
20 2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI

10

5 2

-0.5 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5

-0.5 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5


-2

Figura 4

(ossia verifica (∩)). Infatti basta osservare che, in questo caso, anche la funzione f −1 è crescente,
per cui risulta

f (λx1 + (1 − λ)x2 ) ≤ λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 ) ⇐⇒ λx1 + (1 − λ)x2 ≤ f −1 (λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 )).

A questo punto, per la definizione di funzione inversa, presi y1 , y2 ∈ Dom(f −1 ) sono univocamente
individuati x1 , x2 ∈ Dom(f ) tali che y1 = f (x1 ) e y2 = f (x2 ), per cui la relazione ottenuta, scritta
in termini di y1 e y2 , diventa proprio

λf −1 (y1 ) + (1 − λ)f −1 (y2 ) ≤ f −1 (λy1 + (1 − λ)y2 ).

(c). Facendo una valutazione grafica della funzione f (x) = x3 , si osserva che non è né convessa né
concava nel suo dominio naturale, ma risulta essere convessa sulla semiretta [0, +∞) e concava sulla
semiretta (−∞, 0].

Esercizio 2.8. Utilizzando il risultato dell’Esercizio 2.7(b), dimostrare per induzione che vale
n n
!
X X
αk log xk ≤ log αk xk
k=1 k=1
Pn
per ogni n ∈ N, n ≥ 2, se si ha xi > 0, αi ≥ 0 per ogni i = 1, . . . , n e k=1 αi = 1.

Svolgimento dell’Esercizio 2.8. Il principio di induzione sarà applicato alla proprietà

n n n
!
X X X
P (n) : αk log xk ≤ log αk xk , xi > 0, αi ≥ 0, i = 1, . . . , n, αi = 1.
k=1 k=1 k=1

La concavità della funzione logaritmo mostrata nell’Esercizio 2.7(b) ci assicura che P (2) è vera
(basta riscriverla con λ = α1 , per cui, dovendo essere α1 + α2 = 1, si avrà 1 − λ = α2 ).
Supponendo vera P (n) dimostriamo la validità di P (n + 1):

n+1 n+1 n+1


!
X X X
P (n + 1) : αk log xk ≤ log αk xk , xi > 0, αi ≥ 0, i = 1, . . . , n + 1, αi = 1.
k=1 k=1 k=1
2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 21

Abbiamo che
n+1 n n
! ! !
X X X αk
log αk xk = log αk xk + αn+1 xn+1 = log (1 − αn+1 ) xk + αn+1 xn+1
1 − αn+1
k=1 k=1 k=1
n
!
P (2) X αk
≥ (1 − αn+1 ) log xk + αn+1 log xn+1
1 − αn+1
k=1
P (n) n n+1
X αk X
≥ (1 − αn+1 ) log xk + αn+1 log xn+1 = αk log xk .
1 − αn+1
k=1 k=1

Esercizio 2.9 (Medie). Utilizzando il risultato dell’Esercizio 2.8 dimostrare che, per ogni n ∈ N,
dati n numeri reali ai > 0, i = 1, . . . , n, vale
n √ a1 + a2 + · · · + an
1 ≤ a1 a2 · · · an ≤
n
1 1 .
a1 + a2 + · · · + an
n
Le tre quantità nella stima sono rispettivamente la media armonica, la media geometrica e la media
aritmetica dei valori ai , i = 1, . . . , n.

Svolgimento dell’Esercizio 2.9. La disuguaglianza


√ a1 + a2 + · · · + an
n
a1 a2 · · · an ≤ (GA)
n
equivale a richiedere che
n
!
√ X ak
log ( a1 a2 · · · an ) ≤ log
n
n
k=1
visto che il logaritmo naturale è una funzione strettamente crescente. Inoltre, utilizzando le proprietà
del logaritmo, la richiesta diventa
n n
!
1X X ak
log ak ≤ log .
n n
k=1 k=1
La validità di quest’ultima disuguaglianza segue direttamente dall’Esercizio 2.8, scegliendo αk = 1/n
e xk = ak , k = 1, . . . , n.
La disuguaglianza
n √
1 ≤ a1 a2 · · · an
n
1 1
a1 + a2 + · · · + an
si ottiene applicando la prima parte dell’esercizio ai valori bk = 1/ak :
1 1 1
1 p
n b1 + b2 + · · · + bn a1 + a2 + ··· + an

n a a ···a
= b1 b2 · · · bn ≤ = .
1 2 n n n

Esercizio 2.10. Dati p e q ∈ R, p > 0, q > 0 e tali che 1/p + 1/q = 1, dimostrare che
(a) per ogni a, b ≥ 0 si ha
ap bq
ab ≤ + (Disuguaglianza di Young);
p q

(b) per ogni coppia di n–uple (a1 , . . . , an ),(b1 , . . . , bn ) con ai ≥ 0, bi ≥ 0, i = 1, . . . , n si ha


n n
!1/p n !1/q
p
X X X q
ak bk ≤ ak bk (Disuguaglianza di Hölder)
k=1 k=1 k=1
22 2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI

Svolgimento dell’Esercizio 2.10.


(a). Se uno dei due valori a,b è nullo, la disuguaglianza è evidentemente vera. Nel caso in cui a > 0
e b > 0, la disuguaglianza di Young si ottiene passando ai logaritmi e sfruttandone le proprietà
(inclusa la concavità):
 p
bq
 1 

p 1/p q 1/q p 1 q a
log(ab) = log (a ) (b ) = log (a ) + log (b ) ≤ log + .
p q p q
(b). Introducendo le due quantità
n
!1/p n
!1/q
apk bqk
X X
A= , B=
k=1 k=1
Pn
la disuguaglianza da dimostrare può essere scritta come k=1 ak bk ≤ AB o, equivalentemente, come
n
X ak bk
≤ 1.
AB
k=1
Il punto (a) ci garantisce che
1  ak p 1 bk q
 
ak bk
≤ +
AB p A q B
per ogni k = 1, . . . , n, e quindi, sommando, otteniamo
n n n n
1  ak p 1 bk q
 
X ak bk X 1 X p 1 X q 1 1
≤ + = p
ak + q
bk = + = 1.
AB p A q B pA qB p q
k=1 k=1 k=1 k=1
FOGLIO 3

Limiti di funzioni (prima parte)

Esercizio 3.1. Calcolare i seguenti limiti.


x3 x2 e3x + 1
 
1) lim − 7) lim
x→−∞ 3x2 − 4 3x + 2 x→+∞ e2x + 2

2x3 − 5x2 − 4x + 12 e3x + 1


2) lim 8) lim
x→2 x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4 x→−∞ e2x + 2
√ √ √  r
3) lim x x+1− x √ √
q
x→+∞ 9) lim x+ x+ x− x
x→+∞
1 − cos(2x) √
4) lim 1 − cos x
x→0 sin2 (3x) 10) lim √
p x→0 1 − cos( x)
5 + cos(x)
5) lim
x→+∞ x2 + 1
x + cos(x)
6) lim √
x→+∞ x−1

Svolgimento dell’Esercizio 3.1.

x3 x2
 
1) lim −
x→−∞ 3x2 − 4 3x + 2

Si tratta di una forma indeterminata del tipo −∞ + ∞ (dal momento che le funzioni razionali
hanno numeratore di grado superiore a quello del denominatore).
Svolgendo semplici calcoli algebrici otteniamo
x3 x2 2x3 + 4x2
   
lim − = lim
x→−∞ 3x2 − 4 3x + 2 x→−∞ 9x3 − 12x + 6x2 − 8

x3
 
2 + 4/x 2
= lim 3 2 3
= .
x→−∞ x 9 − 12/x + 6/x − 8/x 9

2x3 − 5x2 − 4x + 12
2) lim
x→2 x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4

0
Si tratta di una forma indeterminata del tipo .
0
Indicando con P (x) = 2x − 5x − 4x + 12 e Q(x) = x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4, constatiamo
3 2

che P (2) = Q(2) = 0. Fattorizzando i polinomi con la regola di Ruffini otteniamo che P (x) =
(x − 2)2 (2x + 3) e Q(x) = (x − 2)2 (x2 + 1) Quindi si ha
2x3 − 5x2 − 4x + 12 2x + 3 7
lim = lim 2 = .
x→2 x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4 x→2 x + 1 5
23
24 3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE)

√ √ √ 
3) lim x x+1− x
x→+∞

Si tratta di una forma indeterminata del tipo ∞ − ∞.


Razionalizzando si ottiene
√ √
√ √ √  x x 1
lim x x + 1 − x = lim √ √ = lim √ p = .
x→+∞ x→+∞ x + 1 + x x→+∞ x( 1 + 1/x + 1) 2

1 − cos(2x)
4) lim
x→0 sin2 (3x)

0
Si tratta di una forma indeterminata del tipo .
0
Facendo le opportune manipolazioni algebriche che ci permettono di utilizzare i limiti notevoli,
otteniamo
1 − cos(2x) 1 − cos(2x) (2x)2 sin2 (3x) 2
lim 2 = lim 2 2 2
= .
x→0 sin (3x) x→0 (2x) (3x) (3x) 9
p
5 + cos(x)
5) lim
x→+∞ x2 + 1
p
La funzione 5 + cos(x) è limitata (e non ammette limite per x → +∞), mentre la funzione
1
è infinitesima per x → +∞, da cui segue che
x2 + 1
p
5 + cos(x)
lim = 0.
x→+∞ x2 + 1

x + cos(x)
6) lim √
x→+∞ x−1


Si tratta di una forma indeterminata del tipo . Evidenziando gli ordini di infinito si ottiene

x + cos(x) x 1 + cos(x)/x
lim √ = lim √ √ = +∞.
x→+∞ x−1 x→+∞ x 1 − 1/ x

e3x + 1
7) lim
x→+∞ e2x + 2


Si tratta di una forma indeterminata del tipo . Con il cambiamento di variabile y = ex

otteniamo
e3x + 1 y3 + 1
lim 2x = lim 2 = +∞.
x→+∞ e + 2 y→+∞ y + 2

e3x + 1
8) lim
x→−∞ e2x + 2

Non c’è alcuna forma di indeterminazione, visto che sia numeratore che denominatore hanno
limite finito e non nullo. Quindi, semplicemente per l’algebra dei limiti
e3x + 1 1
lim = .
x→−∞ e2x + 2 2
3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE) 25

r
√ √
q
9) lim x+ x+ x− x
x→+∞

Si tratta di una forma indeterminata del tipo +∞ − ∞. Razionalizzando e semplificando si


ottiene

r
1
r p √ x 1+ √
√ √ x+ x x
q
x+ x+ x− x= q =
√ √
p v s 
u
x+ x+ x+ x
r
√ tu 1 1
x  1+ + + 1

x x3

per cui
r
1
r 1+ √
√ √ x 1
q
lim x + x + x − x = lim v = .
x→+∞ x→+∞ u s r 2
u 1 1
 1+ + + 1
t 
x x3


1 − cos x
10) lim √
x→0+ 1 − cos( x)

0 √
Si tratta di una forma indeterminata del tipo . Moltiplicando e dividendo per 1 + cos x
0
otteniamo √
1 − cos x 1 − cos x
lim √ = lim √ √ .
x→0 1 − cos( x)
+ x→0 (1 − cos( x))(1 + cos x)
+

Ora possiamo utilizzare il limite notevole


1 − cos x 1
lim =
x→0 x2 2

e osservare che da questo, con il cambiamento di variabile y = x, si ottiene anche

1 − cos( x) 1 − cos y 1
lim = lim = .
x→0 + x y→0 + y2 2
In conclusione riusciamo a sciogliere la forma indeterminata nel modo seguente

1 − cos x x 1 − cos x 1 1 1
lim √ = lim √ 2
x √ = 2 · · 0 · = 0.
x→0+ 1 − cos( x) x→0+ 1 − cos( x) x 1 + cos x 2 2

Esercizio 3.2. Calcolare i seguenti limiti utilizzando i criteri del confronto. (m(x) è la funzione
mantissa, [x] è la funzione parte intera)

x + m(x) [x]
1) lim √ 3) lim
x→+∞ x + x x→+∞ x

[3x + 1] log(3 + sin(x))


2) lim √ 4) lim
x→+∞ x2 + 1 x→+∞ x3
26 3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE)

Svolgimento dell’Esercizio 3.2.


x + m(x)
1) lim √
x→+∞ x + x

Dal momento che 0 < m(x) ≤ x, per il teorema del confronto, si ha


m(x)
lim = 1,
x→+∞ x
da cui si ottiene
m(x)
x + m(x) 1+
lim √ = lim √x = 1.
x→+∞ x + x x→+∞ 1 + x
x

[3x + 1]
2) lim √
x→+∞ x2 + 1
Dal momento che 3x ≤ [3x + 1] ≤ 3x + 1 e quindi
3x [3x + 1] 3x + 1
√ ≤√ ≤√ .
2
x +1 2
x +1 x2 + 1
Inoltre si ha
3x 3
lim √ = lim p =3
x→+∞ 2
x + 1 x→+∞ 1 + 1/x2
3x + 1 3 + 1/x
lim √ = lim p = 3,
x→+∞ 2
x + 1 x→+∞ 1 + 1/x2
per cui, per il Teorema del confronto, si ha che il limite richiesto vale 0.

[x]
3) lim
x→+∞ x
Dal momento che x − 1 ≤ [x] ≤ x e quindi
x−1 [x]
≤ ≤ 1,
x x
per cui, per il Teorema del confronto, si ha che il limite richiesto vale 1.

log(3 + sin(x))
4) lim
x→+∞ x3
Dal momento che 2 ≤ 3 + sin(x) ≤ 4 e che il logaritmo è una funzione strettamente crescente,
si ha
log 2 log(3 + sin(x)) log 4
log 2 ≤ log(3 + sin(x)) ≤ log 4 =⇒ 3 ≤ 3
≤ 3 .
x x x
A questo punto segue dal teorema del confronto che il limite richiesto esiste e vale 0.
Osserviamo che alla stessa conclusione si poteva arrivare direttamente osservando che si tratta
del limite del prodotto tra una funzione limitata e una funzione infinitesima.

Esercizio 3.3. Calcolare i seguenti limiti.


√ x4 sin2 (π − 2 arctan(x))
s 
1 3 1− 1−x 2) lim
1) lim  √ − 1 x→+∞ x2 + 3
x→0 x x+1−1
3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE) 27

Svolgimento dell’Esercizio 3.3.



s 
1 3 1− 1−x
1) lim  √ − 1
x→0 x x+1−1

Il limite presenta varie forme indeterminate da gestire. La prima, della forma 0/0, è

1− 1−x
lim √
x→0 x+1−1
Razionalizzando (sia il numeratore che il denominatore) otteniamo
√ √ √
1− 1−x 1−1+x x+1+1 x+1+1
√ = √ = √ (∗)
x+1−1 1+ 1−x x−1+1 1+ 1−x
per cui
√ √
1− 1−x x+1+1
lim √ = lim √ = 1.
x→0 x + 1 − 1 x→0 1 + 1 − x
A questo punto, il limite che ci interessa è anch’esso una forma indeterminata del tipo 0/0. Ricor-
dando che a3 − b3 = (a − b)(a2 + b2 + ab) e indicando con g(x) la funzione
s √
3 1 − 1−x
g(x) = √ , x ∈ R,
x+1−1
otteniamo

g 3 (x) − 1
 
1 1− 1−x
g(x) − 1 = 2 = 2 √ −1
g (x) + g(x) + 1 g (x) + g(x) + 1 x+1−1
√  √ √
(∗) 1 x+1+1 1 x+1− 1−x
= 2 √ −1 = 2 √
g (x) + g(x) + 1 1 + 1 − x g (x) + g(x) + 1 1+ 1−x
1 2x
= 2 √ √ √ .
g (x) + g(x) + 1 (1 + 1 − x)( x + 1 + 1 − x)
A questo punto non abbiamo più forme indeterminate e otteniamo

s 
1 3 1− 1−x 1 2 2 1
lim  √ − 1 = lim 2 √ √ √ = = .
x→0 x x+1−1 x→0 g (x) + g(x) + 1 (1 + 1 − x)( x + 1 + 1 − x) 3·2·2 6

x4 sin2 (π − 2 arctan(x))
2) lim
x→+∞ x2 + 3

Dal momento che


lim (π − 2 arctan(x)) = 0,
x→+∞
un cambiamento di variabile ci garantisce che
sin2 (π − 2 arctan(x))
lim = 1.
x→+∞ π − 2 arctan(x)
Quindi conviene leggere la funzione considerata nel modo seguenti:
x2 sin2 (π − 2 arctan(x)) 2
x (π − 2 arctan(x))2
x2 + 3 (π − 2 arctan(x))2
28 3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE)

in cui resta da sciogliere una forma indeterminata del tipo +∞·0 per il terminex2 (π −2 arctan(x))2.
π y y
Con il cambio di variabile y = π −2 arctan(x) e osservando che x = tan 2 − 2 = cot 2 , si ottiene
y  y2 2 y
 
lim x2 (π − 2 arctan(x))2 = lim y 2 cot2 = lim cos = 4.
y→0 sin2 y

x→+∞ y→0 2 2
2
In conclusione si ha
x4 sin2 (π − 2 arctan(x)) x2 sin2 (π − 2 arctan(x)) 2
lim = lim x (π−2 arctan(x))2 = 1·1·4 = 4
x→+∞ x2 + 3 x→+∞ x2 + 3 (π − 2 arctan(x))2
FOGLIO 4

Successioni numeriche

Esercizio 4.1. Stabilire, vedendo se è verificata o no la definizione, se le successioni seguenti hanno


limite o no.
1

1

 se n è pari
1) an = √ 5) an = n
1+ n  n − 1 se n è dispari

an + b n
2) an = , a, b, c, d ∈ R \ {0} 
1
cn + d  se n è pari
6) a n = n
3) an = cos n √ √
n + 1 − n se n è dispari

n
4) an = (−1) log n

Svolgimento dell’Esercizio 4.1. Dal momento che la definizione di limite assume la co-
noscenza a priori del valore stesso del limite, la richiesta dell’esercizio è di farsi un’idea intuitiva
della convergenza o meno della successione e del valore dell’eventuale limite, per poi verificare
formalmente la validità dell’intuizione.
1
1) an = √
1+ n

Per n grande il denominatore diventa grande, mentre il numeratore resta fissato. Sembra
ragionevole dunque che la successione sia infinitesima, ossia
1
lim √ = 0.
n→+∞ 1 + n

Per verificarlo formalmente, fissiamo ε > 0 e studiamo la disuguaglianza


1
√ <ε
1+ n
p
che impone come condizione n > 1/ε − 1 (quando l’argomento della radice è positivo, altrimenti
non si hanno restrizioni su n). In conclusione, la disequazione è soddisfatta definitivamente (ossia
per ogni n maggiore di un intero n0 fissato e dipendente, eventualmente, da ε), quindi la successione
ha limite ` = 0.
an + b
2) an = , a, b, c, d ∈ R \ {0}
cn + d
Per n grande il numeratore non è molto diverso da an e il denominatore non è molto diverso da
bn, per cui sembra ragionevole ipotizzare che la successione abbia limite e
an + b a
lim = .
n→+∞ cn + d c
Per verificarlo formalmente, fissiamo ε > 0 e studiamo la disuguaglianza

an + b a
cn + d − c < ε

29
30 4. SUCCESSIONI NUMERICHE

che, dopo alcune manipolazioni algebriche diventa



bc − da
cn + d < |c|ε

soddisfatta per ogni n se bc − da = 0 (come mai?), e, altrimenti, soddisfatta da


|bc − da| |d|
n> + .
c2 ε |c|
In conclusione, la disequazione è soddisfatta definitivamente, quindi la successione ha limite ` = ac .

3) an = cos n

L’intuizione ci dice che il limite in questo caso non esiste a causa dell’andamento oscillatorio
della successione. Per dimostrarlo rigorosamente, procediamo per assurdo: supponiamo che il limite
esista e chiamiamolo α. Per il Teorema della permanenza del segno deve essere α ∈ [−1, 1]. Inoltre,
un semplice cambio di variabile ci garantisce che α = limn→+∞ cos(n + 1). Inoltre sappiamo che
cos(n) cos(1) − cos(n + 1)
cos(n + 1) = cos(n) cos(1) − sin(n) sin(1) =⇒ sin(n) =
sin(1)
e quindi, per l’algebra dei limiti, esiste anche il limn→+∞ sin(n) = β e α2 +β 2 = 1. Infine, utilizzando
ancora le formule di addizione, otteniamo
cos(1) = cos(n + 1 − n) = cos(n + 1) cos(n) + sin(n + 1) sin(n)
da cui concludiamo, sempre utilizzando l’algebra dei limiti,
cos(1) = lim cos(n + 1) cos(n) + sin(n + 1) sin(n) = α2 + β 2 = 1,
n→+∞
un’uguaglianza falsa. Quindi il limite richiesto non può esistere.

4) an = (−1)n log n

Fissato M > 0, si ha
log n > M ⇐⇒ n > eM ,
il che dimostra che limn→+∞ log n = +∞. Quindi la successione che stiamo considerando diverge
in valore assoluto, ma cambia segno a seconda della parità di n. Se ne conclude che non ammette
limite.
1


 se n è pari
5)] an = n
 n − 1 se n è dispari

n
Si ha che
lim a2k = 0, lim a2k+1 = 1
k→+∞ k→+∞
quindi, fissato ε > 0 esiste k0 ∈ N tale che
a2k < ε, 1 − a2k+1 < ε, ∀ k > k0 .
Se ne conclude che
a2k+1 − a2k > 1 − 2ε ∀ k > k0 .
Quindi il limite della successione non può esistere. Infatti, essendo 0 ≤ an ≤ 1, se tale limite `
esistesse, per il Teorema della permanenza del segno si avrebbe ` ∈ [0, 1] e esisterebbe n0 ∈ N tale
che |an − `| < ε per ogni n ≥ n0 . Ma allora per k > k0 tale che 2k > n0 , risulterebbe
1 − 2ε < a2k+1 − a2k ≤ |a2k+1 − `| + |a2k − l| < 2ε
catena di disuguaglianze che non può essere verificata se ε < 1/4.
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 31

1

se n è pari
6) an = √n

n+1− n se n è dispari

Si ha che
√ √ 1 1
n+1− n= √ √ ≤√
n+1+ n n
quindi, ragionando essenzialmente come nell’Esercizio 1), si ottiene che il limite della sottosucces-
sione corrispondente agli indici dispari tende a zero. Quindi, per ogni ε > 0, basta prendere n0 più
grande di 1/ε e 1/ε2 per ottenere che 0 < an < ε per ogni n > n0 . Se ne conclude che la successione
converge a 0.

Esercizio 4.2. Calcolare i seguenti limiti.


 
n
2 (n + 2)! − n!
1) lim sin(n!π) 2) lim   3) lim
n→+∞ n→+∞ n n→+∞ (n + 1)!(2n + 1)
3
p
4) lim n
α1n + α2n + . . . + αkn , k ≥ 1, αi > 0 ∀i = 1, . . . , k αi 6= αj per i 6= j
n→+∞
 
√  1 + 3 + 5 + 7 + . . . + (2n + 1)
5) lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n 6) lim −n
n→+∞ n→+∞ n+1

Svolgimento dell’Esercizio 4.2.


1) lim sin(n!π)
n→+∞

Dal momento che sin(n!π) = 0 per ogni n ∈ N, il limite vale 0.


 
n
2
2) lim  
n→+∞ n
3

Ricordando la definizione di coefficiente binomiale si ha


 
n
2 n! 3 · 2 · (n − 3)! 3
lim   = lim = =0
n→+∞ n n→+∞ 2(n − 2)! n! (n − 2)
3

(n + 2)! − n!
3) lim
n→+∞ (n + 1)!(2n + 1)

Raccogliendo n! sia a numeratore che a denominatore si ottiene


(n + 2)! − n! n![(n + 1)(n + 2) − 1] 1
lim = lim =
n→+∞ (n + 1)!(2n + 1) n→+∞ n!(n + 1)(2n + 1) 2

p
4) lim n
α1n + α2n + . . . + αkn , k ≥ 1, αi > 0 ∀i = 1, . . . , k, αi 6= αj per i 6= j
n→+∞
32 4. SUCCESSIONI NUMERICHE

Sia α = maxi=1,...,k αi . Si ha che


αi  α n
i
<1 =⇒ lim = 0, ∀i = 1, . . . , k,
α n→+∞ α
e quindi
r 
p n n n n α1 n  α2  n  α n
k
lim n
α1 + α2 + . . . + α + . . . + αk = lim α n + + ... + 1 + ... + =α
n→+∞ n→+∞ α α α

√ 
5) lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n
n→+∞

Ricordando che 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n = 2 nk=1 k = n(n + 1) si ricava che


P

√  p
lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n = lim [ n2 + n − n].
n→+∞ n→+∞

D’altra parte, razionalizzando e mettendo in evidenza in maniera opportuna, si ottiene


p n 1
n2 + n − n = √ =q .
2
n +n+n 1+ 1 +1 n

In conclusione si ha
√  1 1
lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n = lim q = .
n→+∞ n→+∞
1 + n1 + 1 2

 
1 + 3 + 5 + 7 + . . . + (2n + 1)
6) lim −n
n→+∞ n+1
Pn+1
Ricordando che 1+3+5+7+. . .+(2n+1) = k=0 (2k +1) = (n+1)2 si ricava che la succesione
considerata è costantemente uguale ad 1.

Esercizio 4.3. Dimostrare che


√ √
n
n
1) lim n = 1, 2) lim n! = +∞.
n→+∞ n→+∞

Svolgimento dell’Esercizio 4.3.



1) lim n n = 1
n→+∞

√ √ √
Sia an = n n e bn = an in modo tale che bnn = n. Essendo bn > 1 per n ≥ 2, esiste cn > 0
tale che bn = 1 + cn . La disuguaglianza di Bernoulli garantisce che

√ n n−1
n = (1 + cn ) > 1 + ncn =⇒ 0 < cn < .
n
Per il Teorema del confronto limn cn = 0, e quindi limn bn = 1 e infine limn an = limn b2n = 1.

n
2) lim n! = +∞.
n→+∞
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 33

Il risultato segue dal fatto che n! ≥ nn 3−n (si veda l’Esercizio 1.9(iii)) e dal Teorema del
confronto: √
n n n→+∞
n! ≥ −→ +∞.
3

Esercizio 4.4. Calcolare i seguenti limiti.


 3 1 n
 
1 n

1) lim 1+ 4 6) lim 2+
n→+∞ n n→+∞ n
1 n
 
 2
2n n

7) lim 1+
2) lim 1+ n n→+∞ n!
n→+∞ 3  √ n
n+ n+3
n2 + log7 (n) 8) lim
3) lim n→+∞ n
n→+∞ 2n − n  
3n + n! 9) lim 3n 21/n! − 1
4) lim n→+∞
n→+∞ 1000n + n50000
1 n
  

5) lim n 2n + 3n 10) lim n log 1+ 2
n→+∞ n→+∞ n

Svolgimento dell’Esercizio 4.4.


 3
1 n

1) lim 1+ 4
n→+∞ n

Si ha che
 n3 " n4 # n1  n4
1 1 1
log 1+ 1
n4
lim 1+ 4 = lim 1+ 4 = lim e n
= 1,
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞

dove nel calcolo dell’ultimo limite abbiamo sfruttato il fatto che


 4
1 n

lim 1+ 4 =e
n→+∞ n
per cui il limite dell’esponente è 0 e, per la continuità della funzione esponenziale, il limite è e0 = 1.
 2
2n n

2) lim 1+ n
n→+∞ 3

Abbiamo che
 2
2n n n
  
n2 log 1+ 23n
1+ n =e .
3
Inoltre
 3 n
2n ( 2 )
 n
2n
  
2 2 2
n log 1 + n = n log 1 + n .
3 3 3
Per la gerarchia degli infiniti si ha  n
2 2
lim n =0
n→+∞ 3
mentre con un cambiamento di variabili nel limite si ottiene
 3 n
2n ( 2 )

lim log 1 + n = 1.
n→+∞ 3
34 4. SUCCESSIONI NUMERICHE

In conclusione si ha
 2  3 n
n (2)
2n n
 n

n2 ( 23 ) log 1+ 23n
lim 1+ n = lim e = e0 = 1
n→+∞ 3 n→+∞

n2 + log7 (n)
3) lim
n→+∞ 2n − n
Mettendo in evidenza l’infinito dominante sia a numeratore che a denominatore si ottiene
7
 
2 7 n 2 1 + log (n)
n + log (n) n2
=
2n − n 2 1 − 2nn

n

A questo punto, per la gerarchia degli infiniti, si ha che


n2 log7 (n) n
lim
= 0, lim = 0, lim =0
n→+∞ 2n n→+∞ n2 n→+∞ 2n
e quindi il limite richiesto vale 0.

3n + n!
4) lim
n→+∞ 1000n + n50000

Mettendo in evidenza l’infinito dominante sia a numeratore che a denominatore e usando la


gerarchia degli infiniti si ottiene
n
n! 3n! + 1

3n + n!
lim = lim  = +∞.
n→+∞ 1000n + n50000

n→+∞ 50000
1000n 1 + n1000n


n
5)] lim 2n + 3n
n→+∞

r
√ 2n 2n
 
1
n n log 3n
+1
lim 2n + 3n = lim 3 n
+ 1 = lim 3e n =3
n→+∞ n→+∞ 3 n→+∞
 n
1
6)] lim 2+
n→+∞ n

Si ha
1 n
 
2+ > 2n
n
quindi, per il Teorema del confronto, il limite richiesto è +∞.

1 n
 
7) lim 1+
n→+∞ n!

Si ha
" n
 n n! # n!
1 1 n 1 n!
lim 1+ = lim 1+ = lim e n! log(1+ n! ) = e0 = 1
n→+∞ n! n→+∞ n! n→+∞

 √ n
n+ n+3
8)] lim
n→+∞ n
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 35

Si ha √ n  √ n [Bernoulli]


n+ n+3 n+3
= 1+ ≥ 1 + n + 3,
n n
quindi, per il Teorema del confronto, il limite richiesto è +∞.
 
9) lim 3n 21/n! − 1
n→+∞

Si ha   3n   
3n 21/n! − 1 = n! 21/n! − 1 .
n!
Chiamando an = 21/n! − 1, si ottiene
1 log(1 + an )
lim an = 0, = log2 (1 + an ) =
n→+∞ n! log 2
e quindi, per il Teorema Ponte,
   an
lim n! 21/n! − 1 = lim log 2 = log 2.
n→+∞ n→+∞ log(1 + an )
Utilizzando la gerarchia degli infiniti e il limite appena ottenuto, si può concludere che
  3n   1/n! 
lim 3n 21/n! − 1 = lim n! 2 − 1 = 0 · log 2 = 0.
n→+∞ n→+∞ n!

1 n
  
10) lim n log 1+ 2
n→+∞ n

Per il Teorema Ponte, dal momento che an = n12 converge a 0, si ha


1 n
    
2 1
lim n log 1+ 2 = lim n log 1 + 2 = 1.
n→+∞ n n→+∞ n

Esercizio 4.5. Data la successione (an ) definita per ricorrenza da



a0 = 0, an+1 = 2 + an
(i) dimostrare per induzione che an ≤ 2 per ogni n ∈ N;
(ii) dimostrare che la successione è monotona crescente;
(iii) calcolarne il limite.

Svolgimento dell’Esercizio 4.5.


(i): per n = 0 si ha 0 ≤ 2, ok. Se supponiamo che an ≤ 2, allora
√ √
an+1 = 2 + an ≤ 2 + 2 = 2,
quindi anche il passo induttivo è dimostrato e, per il Principio di Induzione, la stima su an vale per
ogni n ∈ N. √
(ii): dobbiamo mostrare che an+1 ≥ an o, equivalentemente, che 2 + an ≥ an , per ogni n ∈ N.
D’altra parte si ha

2 + an ≥ an ⇐⇒ 2 + an ≥ an ⇐⇒ a2n − an − 2 ≤ 0.
Dal momento che la funzione f (x) = x2 − x − 2 = (x + 1)(x − 2) è negativa per x ∈ (−1, 2) e, grazie
ad (i), an ∈ [0, 2], si conclude che l’ultima disequazione è sempre verificata da an e, in definitiva,
che la successione è monotona crescente.
36 4. SUCCESSIONI NUMERICHE

(iii): La successione è monotona crescente e limitata superiormente, quindi ha sicuramente limite


finito `. Tale valore, per via della legge di ricorrenza e della continuità della funzione radice, dovrà
soddisfare √ √
` = lim an+1 = lim 2 + an = 2 + `
n→+∞ n→+∞
da cui si ottiene che deve essere `2 = 2 + `. Per il Teorema della permanenza del segno ` è positivo,
per cui sarà ` = 2.

Esercizio 4.6 (Algoritmo di Erone). Data la successione (an ) definita per ricorrenza da
an 1
a0 = 2, an+1 = +
2 an

(i) dimostrare per induzione che an ≥ 2 per ogni n ∈ N;
(ii) dimostrare che la successione è monotona decrescente;
(iii) calcolarne il limite.

√ √
Svolgimento dell’Esercizio
√ 4.6. (i): per n = 0 si ha 2 ≥ 2, ok. Supponiamo che an ≥ 2
e dimostriamo che an+1 ≥ 2 con un po’ di manipolazioni algebriche:
an 1 √ a2n + 2 √ √ √
an+1 = + ≥ 2 ⇐⇒ ≥ 2 ⇐⇒ a2n + 2 ≥ 2 2an ⇐⇒ (an − 2)2 ≥ 0.
2 an 2an
Quindi anche il passo induttivo è dimostrato e, per il Principio di Induzione, la stima su an vale
per ogni n ∈ N.
(ii): dobbiamo mostrare che an+1 ≤ an o, equivalentemente, che
an 1
an+1 − an = + − an ≤ 0.
2 an
Con un po’ di algebra si ottiene che la disequazione considerata equivale a richiedere che 2 − a2n ≤ 0,
sempre verificata grazie al punto (i).
(iii): La successione è monotona decrescente e limitata inferiormente, quindi ha sicuramente limite
finito `. Tale valore, per via della legge di ricorrenza e della continuità delle funzioni coinvolte,
dovrà soddisfare
an 1 ` 1
` = lim an+1 = lim + = +
n→+∞ n→+∞ 2 an 2 `
2
√ che deve essere ` = 2. Per il Teorema della permanenza del segno ` è positivo, per
da cui si ottiene
cui sarà ` = 2.
Osserviamo che, in generale, se una successione definita per ricorrenza dalla legge an+1 = f (an ),
con f funzione continua, ha limite `, allora ` = f (`), cioè ` è un punto fisso della funzione f .

Esercizio 4.7 (Successione minimizzante). Sia E in sottoinsieme non vuoto di R e sia I = inf E.
Dimostrare che esiste una successione (xn ) decrescente di elementi di E tale che limn→+∞ xn = I.

Svolgimento dell’Esercizio 4.7. Ricordiamo che I è caratterizzato dalle due proprietà


I ≤ x per ogni x ∈ E;
Per ogni ε > 0 esiste xε ∈ E tale che xε ≤ I + ε.
Fissato ε = 1, sia x1 ∈ E tale che x1 ≤ I + 1. Ora fissiamo ε = 1/2 e consideriamo y ∈ E tale che
y ≤ I + 1/2. Se y ≤ x1 , scegliamo x2 = y, se invece y > x1 , prendiamo x2 = x1 . Continuando in
questa maniera con ε = 1/n, si determina una successione decrescente xn ∈ E e tale che
1
I ≤ xn ≤ I + .
n
Quindi per il Teorema del confronto, la successione ammette limite e tale limite è esattamente I.
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 37

Esercizio 4.8. Sia an una successione con la proprietà seguente: da ogni sottosuccessione di an si
può estrarre una sottosuccessione convergente. Dimostrare che la successione an è limitata.

Svolgimento dell’Esercizio 4.8. Supponiamo per assurdo che la successione non sia limi-
tata. Quindi per ogni k ∈ N esiste almeno un elemento ank della successione tale che |ank | > k. A
patto di scegliere gli indici in maniera crescente, cosa sempre possibile selezionando ank+1 solo tra
gli elementi successivi ad ank , abbiamo costruito una sottosuccessione da cui non è possibile estrarre
alcuna sottosuccessione convergente (le successioni convergenti sono sempre limitate).

Esercizio 4.9. Mostrare che non esistono i seguenti limiti.



x2 − 5x 2) lim x cos(x)
1) lim (e − esin(x) ) x→+∞
x→+∞ x + 1

Svolgimento dell’Esercizio 4.9.

x2 − 5x
1) lim (e − esin(x) )
x→+∞ x + 1

Per il Teorema Ponte, basta esibire due successioni {xn } e {yn }, entrambi divergenti a +∞ e
tali che f (xn ) e f (yn ) abbiano limiti diversi. In questo caso si può scegliere
π
xn = + 2nπ, yn = 2nπ, n∈N
2
per avere f (xn ) = 0 per ogni n ∈ N e
(2nπ)2 − 10nπ n2 (4π 2 − 10π/n)
lim f (yn ) = lim (e − 1) = lim (e − 1) = +∞.
n→+∞ n→+∞ 2nπ + 1 n→+∞ n(2π + 1/n)


2) lim x cos(x)
x→+∞

Per il Teorema Ponte, basta esibire due successioni {xn } e {yn }, entrambi divergenti a +∞ e
tali che f (xn ) e f (yn ) abbiano limiti diversi. In questo caso si può scegliere
π
xn = + 2nπ, yn = 2nπ, n∈N
2

per avere f (xn ) = 0 per ogni n ∈ N e limn→+∞ 2nπ = +∞.

Esercizio 4.10. Calcolare i seguenti limiti.

log2 (x + 1) − log2 (sin(x) + 1)


cot(x)
sin2 (x) + 1

1) lim 2) lim
x→0 x(x − sin(x)) x→0 1−x

(arctan (1 − ex ))2 log(x sin(x) + 1)


3) lim √
4
x→0 3x4 + 1 − 1
38 4. SUCCESSIONI NUMERICHE

Svolgimento dell’Esercizio 4.10.


Tutti gli svolgimenti si baseranno sul determinare le opportune manipolazioni algebriche per
ridurre il problema all’uso di limiti noti.

log2 (x + 1) − log2 (sin(x) + 1)


1) lim
x→0 x(x − sin(x))

log2 (x + 1) − log2 (sin(x) + 1) (log(x + 1) − log(sin(x) + 1))(log(x + 1) + log(sin(x) + 1))


=
x(x − sin(x)) x(x − sin(x))
 
x+1 1
= log (log(x + 1) + log(sin(x) + 1))
sin(x) + 1 x(x − sin(x))
 
x−sin x
log 1 + sin(x)+1 log(x + 1) + log(sin(x) + 1)
= x−sin x
sin(x)+1
x(sin x + 1)
 
x−sin x
log 1 + sin(x)+1 1

log(x + 1) log(sin(x) + 1) sin x

= x−sin x
+
sin(x)+1
sin x + 1 x sin x x
Dal momento che
 
x−sin x
x − sin x [cambio variabile]
log 1 + sin(x)+1
lim =0 =⇒ lim x−sin x
=1
x→0 sin(x) + 1 x→0
sin(x)+1
e
1 log(x + 1) log(sin(x) + 1) sin x
lim =1 lim =1 lim =1 lim = 1,
sin x + 1
x→0 x→0 x x→0 sin x x→0 x
si conclude:
 
x−sin x
log 1 + sin(x)+1 1

log(x + 1) log(sin(x) + 1) sin x

lim x−sin x
+ = 1(1 + 1) = 2
x→0
sin(x)+1
sin x + 1 x sin x x

cot(x)
sin2 (x) + 1

2) lim
x→0 1−x

Si ha
sin2 (x) + 1 sin2 (x) + x sin2 (x) + x
=1+ , lim =0
1−x 1−x x→0 1−x
e, cambiando variabile nel limite
 1−x
sin2 (x) + x sin2 (x)+x

lim 1 + = e.
x→0 1−x
D’altra parte
sin2 (x) + x cos x sin2 (x) + x cos x  x 
cot(x) = = sin x +
1−x 1−x sin x 1−x sin x
per cui
sin2 (x) + x cos x  x 
lim cot(x) = lim sin x + = 1(0 + 1) = 1.
x→0 1−x x→0 1 − x sin x
In conclusione
sin2 (x)+x
 2 cot(x) "
2  21−x #cot(x) 1−x
sin (x) + 1 sin (x) + x sin (x)+x
lim = lim 1+ = e1 = e.
x→0 1−x x→0 1−x
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 39

(arctan (1 − ex ))2 log(x sin(x) + 1)


3) lim √
4
x→0 3x4 + 1 − 1
Si ha
(arctan (1 − ex ))2 log(x sin(x) + 1)

4
3x4 + 1 − 1
(arctan (1 − ex ))2 (1 − ex )2 x2 log(x sin(x) + 1)
= 2 2

4
x sin x
x
(1 − e ) x 4
3x + 1 − 1 x sin x
e
(arctan (1 − ex ))2 [y=1−ex ] (arctan y)2 [z=arctan y] z2 z2
lim = lim = lim = lim (cos z)2 = 1,
x→0 (1 − ex )2 y→0 y2 z→0 (tan z)2 z→0 (sin z)2

(1 − ex )2 1 − ex 2
 
lim = lim =1
x→0 x2 x→0 x
log(x sin(x) + 1) [y=x sin(x)] log(y + 1)
lim = lim =1
x→0 x sin x y→0 y
x3 sin x x3 sin x p
4
lim √ == lim √ ( 3x4 + 1 + 1)
x→0 4 3x4 + 1 − 1 x→0 4
3x + 1 − 1
x3 sin x p 4
p
4 + 1 + 1)( 3x4 + 1 + 1) =
1 4
= lim ( 3x ·2·2=
x→0 3x4 3 3
In conclusione, il limite vale 4/3.

Esercizio 4.11. Mostrare che per ogni x ∈ R è ben definita la funzione


sin2 (n!πx)
 
f (x) = 1 − lim lim
n→+∞ t→0 sin2 (n!πx) + t2

e determinarla esplicitamente.

Svolgimento dell’Esercizio 4.11.


Se x è un numero razionale x = p/q, si ha che n!x ∈ Z per ogni n > q e quindi sin(n!πx) = 0 e
f (x) = 1.
Se invece x è un numero irrazionale, allora n!x non è mai un multiplo intero di π e quin-
di sin(n!πx) 6= 0 per ogni n ∈ N, quindi si può passare al limite in t senza problemi di forme
indeterminate e
sin2 (n!πx) sin2 (n!πx)
 
f (x) = 1 − lim lim = 1 − lim =1−1=0
n→+∞ t→0 sin2 (n!πx) + t2 n→+∞ sin2 (n!πx)

La funzione limite ottenuta (


1, se x ∈ Q
f (x) =
0, se x ∈ R \ Q
prende il nome di funzione di Dirichlet.
FOGLIO 5

Serie numeriche

P P
Esercizio 5.1 (Confronto asintotico unilaterale). Siano k ak e k bk due serie a termini positivi.
Dimostrare che se
an
lim =0
n→+∞ bn
allora
P P
(i) se la serie Pk bk converge, allora converge anche la serie
P k ak ;
(ii) se la serie k ak diverge, allora diverge anche la serie k bk .
Mostrare a quali conclusioni si può giungere sul carattere delle serie se, invece, si ha come ipotesi
che esista
an
lim = +∞.
n→+∞ bn

an
Svolgimento dell’Esercizio 5.1. Se lim = 0, allora in corrispondenza di ε = 1 è
n→+∞ bn
an
possibile determinare n0 ∈ N tale che < 1, ossia an < bn per ogni n ≥ n0 . Il risultato segue
bn
quindi dal Teorema del confronto per serie a termini non negativi.
an bn
Se lim = +∞, allora lim = 0 e quindi si ottiene che
n→+∞ bn n→+∞ an
P P
(i) se la serie Pk ak converge, allora converge anche la serie
P k bk ;
(ii) se la serie k bk diverge, allora diverge anche la serie k ak .

Esercizio 5.2. Studiare la convergenza delle seguenti serie.


∞ ∞ √ ∞ √ k
X 2k X k! k + 2 X ( 2) (k + 1)!
1) 6) 11)
3k k 3k k k k k+3
k=1 k=1 k=1
∞ ∞ 1 ∞
X kk X 2k sin( 3k ) X k −k
2) 7) 12) 3(−1)
(2k)! k+2
k=1 k=1 k=0
∞   ∞ ∞
X 1 X log(2k) X 1
3) sin 8) 13)
k2 k2 k 2 log(k)
k=1 k=1 k=2
∞ ∞  ∞
k k+2
 
X 1 X 1
 X
4) arctan 9) (2k) k2 − 1 14)
k k!
k=1 k=1 k=1
∞ k ∞
2k − 4k
  
X 1 1/k
 ∞ k X
5) sin √ e −1 X X 1 15)
k 10)   5k
k=1 j k=0
k=2 j=2

Svolgimento dell’Esercizio 5.2.


41
42 5. SERIE NUMERICHE


X 2k
1)
3k k
k=1

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio della radice:


√ 2 k→+∞ 2
k
ak = √ −→ <1
3kk 3

quindi la serie converge. Abbiamo usato il fatto che limn→+∞ k k = 1 (Esercizio 4.3).

X kk
2)
(2k)!
k=1

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio del rapporto:


(k + 1)k+1 (2k)! k+1 k
 
ak+1 k+1
= k
=
ak (2k + 2)! k k (2k + 2)(2k + 1)
 k
1 k+1 k→+∞
= 1+ −→ e · 0 = 0
k (2k + 2)(2k + 1)
quindi la serie converge.
∞  
X 1
3) sin
k2
k=1
 
1 π 1 1
Dal momento che 0 < ≤ , si ha che 0 ≤ sin
≤ 2 . Quindi la serie è a termini positivi
k2 2 k2 k

X 1
e, per confronto con la serie armonica generalizzata , è convergente.
k2
k=1

∞  
X 1
4) arctan
k
k=1

Dal momento che arctan x > 0 per x > 0, la serie è a termini positivi. Sapendo che
arctan k1

lim 1 =1
k→+∞
k
per confronto asintotico con la serie armonica possiamo concludere che la serie diverge.
∞  
X 1 
5) sin √ e1/k − 1
k=1
k

Dal momento che sinx > 0 per x ∈ (0, π/2) e ex > 1 se x > 0, la serie è a termini positivi.
Sapendo che

   
1 1/k 3/2 1  1/k 
lim k sin √ = 1, lim k(e − 1) = 1, =⇒ lim k sin √ e − 1 = 1,
k→+∞ k k→+∞ k→+∞ k

X 1
per confronto con la serie armonica generalizzata 3/2
, la serie considerata risulta essere con-
k=1
k
vergente.
5. SERIE NUMERICHE 43

∞ √
X k! k + 2
6)
3k k k
k=1

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio del rapporto:


√ k r
(k + 1)! k + 3 3k k k k + 3 k→+∞ 1 −1 √

ak+1 1 k 1
= k+1 k+1
√ = −→ e 1= <1
ak 3 (k + 1) k! k + 2 3 k+1 k+2 3 3e
quindi la serie converge. Nel limite precedente abbiamo usato il fatto che
k "  #−1 "  #−1
k+1 k 1 k

k
lim = lim = lim 1+ = e−1 .
k→+∞ k + 1 k→+∞ k k→+∞ k

∞ 1

X 2k sin 3k
7)
k+2
k=1

La serie è a termini positivi e,poichè si ha


 
1 1
lim k sin = ,
k→+∞ 3k 3
si può concludere che
1

2k sin 3k
k+2 2
lim = .
k→+∞ 1 3
k
Per il Criterio del confronto asintotico, la serie considerata ha lo stesso carattere della serie armonica,
ossia diverge.

X log(2k)
8)
k2
k=1

La serie è a termini positivi, dal momento che log x > 0 per x > 1. Inoltre si ha
log(2k)
lim k2 =0 se α < 2
k→+∞ 1

e quindi possiamo usare il criterio del confronto asintotico unilaterale (Esercizio 5.1) con, ad esempio,

X 1 ak
la serie armonica generalizzata 3/2
. Tale serie converge e, dal momento che lim 1 = 0,
k=1
k k→+∞ α
k
converge anche la serie data.
∞ 
1
X 
9) (2k) k2 − 1
k=1

Chiaramente la serie è a termini positivi. Dal momento che


1
 
log(2k)
(2k) k2 − 1 e k2 − 1
lim = lim =1
k→+∞ log(2k) k→+∞ log(2k)
k2 k2
44 5. SERIE NUMERICHE

la serie converge per confronto asintotico con quella studiata in 8). Nel calcolo del limite abbia-
log(2k)
mo usato il cambiamento di variabile y = e il fatto che, per la gerarchia degli infiniti
k2
log(2k)
limk→+∞ = 0.
k2
 k
∞ k
X X 1
10)  
j
k=2 j=2

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio della radice:


k
√ X 1 k→+∞
k
ak = −→ +∞
j
j=2

quindi la serie diverge.


∞ √ k
X ( 2) (k + 1)!
11)
k k+3
k=1

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio del rapporto:


√ k+4
( 2)k+1 (k + 2)! k k+3 √

ak+1 k k+2
= √ = 2
ak (k + 1)k+4 ( 2)k (k + 1)! k+1 k
k+1  3
√ k+2 k→+∞ √ √

1 1
= 2 1− 1− −→ 2 · 1 · e−1 · 1 = 2e−1 < 1
k k+1 k+1
quindi la serie converge.

k −k
X
12) 3(−1)
k=0

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio della radice:


√ (−1)k −k k→+∞
k
ak = 3 k −→ 3−1 < 1
(−1)k
quindi la serie converge. Nel calcolo del limite abbiamo usato il fatto che limk→+∞ = 0
k
(limitata per infinitesima).

X 1
13)
k 2 log(k)
k=2

Dal momento che


1
k 2 log(k)
lim =0
k→+∞ 1
k2
possiamo usare il criterio del confronto asintotico unilaterale (Esercizio 5.1) con la serie armonica

X 1 ak
generalizzata 2
. Tale serie converge e, dal momento che limk→+∞ 1 = 0, converge anche la
k k2
k=1
serie data.
5. SERIE NUMERICHE 45


X k k+2
14)
k!
k=1

Chiaramente la serie è a termini positivi. Usiamo il criterio del rapporto:


(k + 1)k+3 k! 1 k 1 2 k→+∞
   
ak+1
= = 1 + 1 + −→ 1 · e = e > 1
ak (k + 1)! k k+2 k k
quindi la serie diverge.


X 2k − 4k
15)
5k
k=0

∞ ∞
X 2k X 4k
Le serie e sono geometriche di ragione minore di 1, quindi convergono. La serie
5k 5k
k=0 k=0
considerata ha come elementi la differenza degli elementi di queste due serie e quindi converge,
grazie al risultato sull’algebra delle serie convergenti.

Esercizio 5.3. Mostrare che le seguenti serie sono convergenti e calcolarne la somma.
∞ ∞ √ √
X 1 X k− k−1
1) 2) √
(2k + 1)(2k + 3) k2 − k
k=0 k=2

Svolgimento dell’Esercizio 5.3.



X 1
1)
(2k + 1)(2k + 3)
k=0

La convergenza della serie si ottiene, ad esempio, utilizzando il criterio del confronto asintotico

X 1
con la serie convergente .
k2
k=1
Inoltre si ha che  
1 1 1 1
= −
(2k + 1)(2k + 3) 2 2k + 1 2k + 3
per cui nel calcolo della ridotta n-esima si hanno delle cancellazioni (somma telescopica) e
n n    
X 1 X 1 1 1 1 1 n→+∞ 1
sn = = − = 1− −→ .
(2k + 1)(2k + 3) 2 2k + 1 2k + 3 2 2n + 3 2
k=0 k=0

In conclusione, la somma della serie vale 1/2.

∞ √ √
X k− k−1
2) √
k=2
k2 − k

Dal momento che √ √


k− k−1 1
√ =√ √ √
2
k −k 2
k − k( k + k − 1)
46 5. SERIE NUMERICHE

i temini della serie sono asintoticamente equivalenti a quelli della serie armonica generalizzata di
esponente 3/2:
ak k 3/2 1 1
lim = lim q √
 = lim q = .
1
 
2
q q
k→+∞ k→+∞ 1 k−1 k→+∞ 1 k−1
k 1− k 1 + 1+ 1− 1+ 1+
k 3/2 k k k k

Quindi per confronto asintotico la serie è convergente. Come nel caso 1), anche le ridotte n–esime
di questa serie sono somme telescopiche:
n √ √ n
X k− k−1 X 1 1 1
sn = √ = √ − √ =1− √
k2 − k k−1 k n
k=2 k=2
e, passando al limite per n → +∞, si ottiene che la somma della serie vale 1.

Esercizio 5.4. Studiare la convergenza della serie ∞


P
k=1 ak di coefficienti
 1

 2 se k è pari
2k
ak =
 k

se k è dispari
2k 2 + 1

Svolgimento dell’Esercizio 5.4.


Se indichiamo con sn la ridotta n–esima della serie e con In l’insieme degli indici dispari minori
o uguali ad n, otteniamo
n
X X 2k − 1
s2n ≥ ak = .
2(2k − 1)2 + 1
k∈In k=1
P∞ 2k−1
Dal momento che la serie k=1 2(2k−1)2 +1 diverge (risultato che si ottiene per confronto asintotico
con la serie armonica), per il teorema del confronto tra successioni possiamo concludere che la suc-
cessione (sn ) ha una sottosuccessione (s2n ) illimitata e quindi è, a sua volta, illimitata. Trattandosi
di serie a termini positivi, la serie necessariamente diverge.

Esercizio 5.5 (Criterio di condensazione di Cauchy). Sia (an ) una successione decrescente a termini
non negativi e siano
Xn Xn
sn = ak , σn = 2k a2k .
k=1 k=0
(i) dimostrare per induzione che s2n −1 ≤ σn−1 ≤ 2s2n−1 per ogni n ∈ N, n ≥ 1.
(ii) dimostrare che le serie
X∞ X∞
ak , 2k a2k
k=1 k=0
hanno lo stesso carattere (ossia una converge se e solo se converge l’altra).

Svolgimento dell’Esercizio 5.5.


(i) Sia
P (n) : s2n −1 ≤ σn−1 ≤ 2s2n−1
P (1) è vera, dal momento che s1 = a1 = σ0 .
Ora supponiamo vera P (n) e dimostriamo che vale P (n + 1):
(1) (2)
s2n+1 −1 ≤ σn ≤ 2s2n .
5. SERIE NUMERICHE 47

La disuguaglianza (1) si ottiene osservando che, per ogni n, ak ≤ a2n se k ≥ 2n , per cui
2n+1
X−1
ak ≤ 2n−1 a2n
k=2n
(somma di 2n−1 termini minori di a2n ) e quindi
2n+1
X−1 [P (n)] e ak ≤a2n
s2n+1 −1 = s2n −1 + ak ≤ σn−1 + 2n a2n = σn .
k=2n
Per dimostrare la disuguaglianza (2), usiamo l’ipotesi induttiva che ci garantisce che
[P (n)]
σn = σn−1 + 2n a2n ≤ 2(s2n−1 + 2n−1 a2n ).
Quindi il risultato si ottiene se si riesce a mostrare che s2n−1 + 2n−1 a2n ≤ s2n . Una volta osservato
che vale
2 n
X
n−1
s2n−1 + 2 a2n ≤ s2n−1 + ak
k=2n−1 +1
la disuguaglianza richiesta equivale a
2 n
X
n−1
2 a2n ≤
k=2n−1 +1

disequazione sempre vera dal momento che a destra compare la somma di 2n−1 elementi ak ≥ a2n .
Abbiamo così dimostrato la validità del passo dell’induzione e quindi, per il Principio di Induzione,
la stima è veraPper ogni n ≥ 1.
(ii) Se la serie ∞k=1 ak converge, allora la successione (sn ) è limitata e, per il punto (i), anche la suc-
cessione (σn ) è limitata. Trattandosi
P∞di una successione monotona, (σn ) risulta essere convergente,
e quindi, per definizione, la serie P 2 ka
k=0 2 è convergente.
k

D’altra parte, dire che la serie k=1 ak diverge corrisponde a dire che successione (sn ) è illi-
mitata superiormente e, essendo anche monotona crescente, ogni sua sottosuccessione è illimitata
superiormente. In particolare (s P2 −1 ) ke, per il punto (i), anche la successione (σn ) è illimitata e
n

quindi, per definizione, la serie ∞ k=0 2 a2k è divergente.

Esercizio 5.6. Studiare la convergenza delle seguenti serie.


∞ ∞
X 1 X 1
1) 2) , α ∈ R.
(log(log(k))) 3 k logα (k)
k=2 k=2

Svolgimento dell’Esercizio 5.6.



X 1
1)
(log(log(k)))3
k=2

Useremo il criterio di condensazione:


1 1 1 1
ak = , a2k = = =
(log(log(k)))3 (log(log(2k )))3 (log(k log(2)))3 (log k + log log 2)3
2k
lim 2k a2k = lim = +∞.
k→+∞ k→+∞ (log k + log log 2)3
P∞ k
Quindi la serie k=0 2 a2k diverge e per il Criterio di condensazione, diverge anche la serie consi-
derata.
48 5. SERIE NUMERICHE


X 1
2) , α∈R
k logα (k)
k=2

Useremo il criterio di condensazione:


∞ ∞
1 1 1 X
k
X 1
ak = α , a 2 k = α k = α , 2 a2 k =
k log (k) k
2 log (2 ) k α
2 k log (2) k logα (2)
α
k=1 k=1

Quindi la serie ∞ k
P
k=1 2 a2k è una serie armonica generalizzata. Applicando il Criterio di condensa-
zione, otteniamo che la serie considerata converge per α > 1 e diverge per α ≤ 1.
FOGLIO 6

Funzioni continue

Esercizio 6.1. Studiare la continuità in x0 = 0 delle seguenti funzioni.


 2  3
 sin (x) cos(1/x)  tan (x) sin(1/x) x < 0
x<0
1) f (x) = ex − 1 3) f (x) = 1 − cos(x)
log(1 + x) x≥0 cos(x) x≥0
 

4 sin2 (x/2)
( √
 x < 0 cos( x)1/x x > 0
2) f (x) = log(1 + x2 ) + 3x2 4) f (x) =
√ 0 x≤0
1/4 + x x≥0

Svolgimento dell’Esercizio 6.1.


 2
 sin (x) cos(1/x)
x<0
1) f (x) = ex − 1
log(1 + x) x≥0

Si ha che
sin2 (x) cos(1/x) sin2 (x) x
lim f (x) = lim x
= lim 2
(x cos(1/x)) x =1·0·1=0
x→0− x→0− e −1 x→0 − x e −1
(abbiamo usato limiti notevoli e il fatto che limx→0− x cos(1/x) = 0 trattandosi del prodotto di una
funzione infinitesima per una limitata). D’altra parte
lim f (x) = lim log(1 + x) = 0
x→0+ x→0+

Quindi limite destro e limite sinistro in x0 = 0 sono uguali e coincidono anche con f (0) = 0, per
cui la funzione è continua in x0 = 0.

4 sin2 (x/2)

 x<0
2) f (x) = log(1 + x2 ) + 3x2

1/4 + x x≥0

Si ha che
4 sin2 (x/2) sin2 (x/2) x2 1
lim f (x) = lim 2 2
= lim 2
 2
=
x→0− x→0− log(1 + x ) + 3x x→0− (x/2) x2 log(1+x )
+3 4
x2

(abbiamo usato solo limiti notevoli). D’altra parte


√ 1
lim f (x) = lim 1/4 + x=
x→0+ x→0+ 4
Quindi limite destro e limite sinistro in x0 = 0 sono uguali e coincidono anche con f (0) = 1/4, per
cui la funzione è continua in x0 = 0.
49
50 6. FUNZIONI CONTINUE

 3
 tan (x) sin(1/x) x<0
3) f (x) = 1 − cos(x)
cos(x) x≥0

Si ha che
tan3 (x) sin(1/x) tan3 (x) x2
lim f (x) = lim = lim x sin(1/x) =0
x→0− x→0− 1 − cos(x) x→0− x3 1 − cos(x)
(abbiamo usato limiti notevoli e il fatto che limx→0− x sin(1/x) = 0 trattandosi del prodotto di una
funzione infinitesima per una limitata). D’altra parte
lim f (x) = lim cos(x) = 1.
x→0+ x→0+

Quindi limite destro e limite sinistro in x0 = 0 sono diversi, per cui la funzione non è continua in
x0 = 0 (ha una discontinuità di tipo salto).
( √
cos( x)1/x x>0
4) f (x) =
0 x≤0

Si ha che limx→0− f (x) = 0 e che


√ 1 √
lim f (x) = lim cos( x)1/x = lim e x log(cos( x)) = e−1/2
x→0+ x→0+ x→0+

dove abbiamo usato il fatto che


√ √
1 √ cos( x) − 1 log(1 + cos( x) − 1) 1 1
lim log(cos( x)) = lim √ =− ·1=−
x→0+ x x→0+ x cos( x) − 1 2 2
Quindi limite destro e limite sinistro in x0 = 0 sono diversi, per cui la funzione non è continua in
x0 = 0 (ha una discontinuità di tipo salto).

Esercizio 6.2. Determinare per quali valori dei parametri a, b, c ∈ R le seguenti funzioni sono
continue in R.


 x2 − 3x + a x > 0


1) f (x) = b x=0


c + sin(x)
x<0

x
 a
 +b x>1
x−1





2) f (x) = c x=1
(x − 1)3
  

 1
sin x<1


(x − 1)2 x2 − 3x + 2


sin(x)

 se x > 0,
 2x


3) f (x) = c se x = 0,



a + b sin x12
 
se x < 0.

6. FUNZIONI CONTINUE 51

Svolgimento dell’Esercizio 6.2.



2
x − 3x + a x > 0



1) f (x) = b x=0
c + sin(x)


x<0

x

La funzione è sicuramente continua in ogni x 6= 0 essendo ottenuta come somma, prodotto,


composizione e rapporto (a denominatore non nullo) di funzioni continue. Per quanto riguarda
x = 0, si ha che
 
sin(x)
lim f (x) = lim (x2 − 3x + a) = a lim f (x) = lim c + =c+1
x→0+ x→0+ x→0− x→0− x
quindi la funzione è anche continua in x0 = 0 se e solo se a = b = c + 1.
 a
 +b x>1
x−1





2) f (x) = c x=1
3
  

 1 (x − 1)
sin x<1



(x − 1)2 2
x − 3x + 2

La funzione è sicuramente continua in ogni x 6= 1 essendo ottenuta come somma, prodotto,


composizione e rapporto (a denominatore non nullo) di funzioni continue. Per quanto riguarda
x = 1, si ha che
(
a ±∞ se a 6= 0
lim f (x) = lim +b
x→1 + x→1 x − 1
+ = b se a = 0
quindi la funzione sicuramente non è continua se a 6= 0. D’altra parte
(x − 1)3 (x − 1)2
   
1 x−2 1
lim f (x) = lim 2
sin 2
= lim 2
sin = −1.
x→1 − x→1 (x − 1)
− x − 3x + 2 x→1 (x − 1)
− x−2 x−2
In conclusione, la funzione è continua anche in x0 = 1 se e solo se a = 0 b = c = −1.

sin(x)

 se x > 0,
 2x


3) f (x) = c se x = 0,



1
 
a + b sin se x < 0.

x2

La funzione è sicuramente continua in ogni x 6= 0 essendo ottenuta come somma, prodotto,


composizione e rapporto (a denominatore non nullo) di funzioni continue. Per quanto riguarda
x = 0, si ha che
sin(x) 1
lim f (x) = lim =
x→0 + x→0+ 2x 2
e
  (
1 non esiste se b 6= 0
lim f (x) = lim a + b sin 2
x→0− x→0− x =a se b = 0
1
In conclusione, la funzione è continua anche in x0 = 0 se e solo se a = c = 2 e b = 0.
52 6. FUNZIONI CONTINUE

Esercizio 6.3. Sia f : [a, b] → R una funzione continua nell’intervallo chiuso e limitato [a, b].
Dimostrare che, se f (a) = f (b), allora la funzione
 
b−a
g : [a, (a + b)/2] → R g(x) = f x + − f (x)
2
si annulla almeno in un punto c ∈ [a, (a + b)/2].

Svolgimento dell’Esercizio 6.3. Basta osservare che g è una funzione continua nell’inter-
vallo [a, (a + b)/2], in quanto differenza di funzioni continue, e che
   
b−a b+a
g(a) = f a + − f (a) = f − f (a)
2 2
         
b+a a+b b−a b+a b+a b+a
g =f + −f = f (b) − f = f (a) − f .
2 2 2 2 2 2
Sono quindi soddisfatte le ipotesi del Teorema degli zeri, da cui segue la proprietà richiesta.

Esercizio 6.4. Dimostrare, utilizzando l’Esercizio 6.3, che se una persona compie in 1 ora un
percorso di 4 km, allora esiste almeno un intervallo di 30 minuti in cui la persona ha percorso
esattamente 2 km.

Svolgimento dell’Esercizio 6.4. Per sfruttare il risultato dell’Esercizio 6.3 si deve introdur-
re un’opportuna funzione f (t) che ad ogni tempo t (misurato in ore), tenga conto della la distanza
d(t) percorsa al tempo t e tale che f (0) = f (1). Ad esempio va bene

f : [0, 1] → R, f (t) = d(t) − 4t

(è del tutto naturale supporre che la distanza d(t) sia continua). Applicando il risultato dell’esercizio
precedente, si conclude che esiste c ∈ [0, 1/2] tale che f (c + 1/2) = f (c), ossia tale che d(c + 1/2) =
d(c) + 2. In altri termini, nell’intervallo di tempo [c, c + 1/2] la distanza percorsa è esattamente di
2 km.

Esercizio 6.5. Mostrare che la funzione


(
x, se x ∈ [0, 1),
f (x) =
x − 1, se x ∈ [2, 3],
è invertibile e continua nel suo dominio. Determinarne la funzione inversa e discuterne la continuità.

Svolgimento dell’Esercizio 6.5. La funzione è strettamente crescente nel suo dominio


D = [0, 1) ∪ [2, 3] e quindi è invertibile. D’altra parte, la sua funzione inversa è data da
(
x x ∈ [0, 1)
f −1 (x) =
x + 1 x ∈ [1, 2]

ed ha una discontinuità di salto per x = 1. Questo esempio non contraddice la proprietà generale
di continuità dell’inversa: per garantire la continuità dell’inversa, la funzione deve essere continua
in un intervallo, mentre in questo caso stiamo considerando una funzione continua e invertibile su
un dominio costituito dall’unione di due intervalli disgiunti.
6. FUNZIONI CONTINUE 53

f (x) f −1 (x)

0 1 2 3 0 1 2

Esercizio 6.6 (Funzione Popcorn di Thomae). Sia f : [0, 1] → R la funzione definita da


1
 , se x = p ∈ (0, 1] e mcd{p, q} = 1,
f (x) = q q
0, se x ∈ [0, 1] \ Q oppure x = 0.

Mostrare che f è discontinua su (0, 1] ∩ Q ed è continua su [0, 1] \ Q e in x = 0.


Svolgimento dell’Esercizio 6.6. Se 0 6= x0 = p/q ∈ Q, la successione xn = x0 + 2/n
converge ad x0 , ma xn ∈ R \ Q per ogni n ≥ 1, per cui
1
f (x0 ) = 6= 0 = lim f (xn )
q n→+∞

√ la funzione è discontinua su tutti i razionali dell’intervallo [0, 1] (se x0 = 1, si prenda xn =


quindi
1 − 2/n).
Se x0 = 0 oppure x0 ∈ [0, 1] \ Q, si ha f (x0 ) = 0, quindi per dimostrare la continuità della
funzione dobbiamo far vedere che per ogni ε > 0 fissato esiste un valore δ > 0 tale che
f (x) < ε ∀ x tale che |x − x0 | < δ.
Ovviamente per ogni x ∈ Q si ha f (x) = 0 < ε, quindi l’ampiezza δ dell’intorno di x0 da considerare
dipenderà solo dai valori di f sui punti razionali vicini a x0 . Su tali punti si ha f (p/q) = 1/q, quindi
la richiesta è di avere 1/q < ε. Questo succederà a patto di scegliere δ in modo tale che l’intorno di
centro x0 e raggio δ non contenga punti dell’insieme
Qε = {p/q ∈ (0, 1) : mcd{p, q} = 1 e q ≤ 1/ε}.
D’altra parte, Qε può contenere al più un numero finito di elementi. Infatti i numeri naturali q ≤ 1/ε
sono sicuramente un numero finito e, per ciascuno di questi valori di q ci sono al più un numero
finito di p ∈ N coprimi con q. Quindi, se chiamiamo x1 , x2 , . . . , xN i punti di Qε e prendiamo
0 < δ < mini=1,...,N |xi − x0 | otteniamo Qε ∩ (x0 − δ, x0 + δ) = ∅, ossia
p 1
x ∈ (x0 − δ, x0 + δ), x = , mcd{p, q} = 1 =⇒ f (x) = < ε.
q q

Esercizio 6.7. Siano f, g : [a, b] → R due funzioni continue sull’intervallo chiuso e limitato [a, b].
Mostrare quali delle seguenti affermazioni sono vere.
(a) Se f (a) = 0, f (b) = 1, g(a) = 1 e g(b) = 0, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c) = g(c).
(b) Se f (a) = 1, f (b) = 3, g(a) = 2 e g(b) = 4, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c) = g(c).
(c) Se f (a) = 1, f (b) = 1, g(a) = 1 e g(b) = −2, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c)g(c) = 0.
(d) Se f (a) = 1, f (b) = −1, g(a) = −1 e g(b) = −1, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c)g(c) =
f (c) + g(c).
54 6. FUNZIONI CONTINUE

Svolgimento dell’Esercizio 6.7.


(a) VERA: infatti la funzione h(x) = f (x) − g(x) soddisfa le ipotesi del Teorema degli zeri, da cui
segue la conclusione.
(b) FALSA: ad esempio f (x) = 2x + 1 e g(x) = 2x + 2 nell’intervallo [0, 1] soddisfano le ipotesi, ma
sono diverse su tutto l’intervallo.
(c) VERA: basta applicare il Teorema degli zeri alla funzione h(x) = f (x)g(x).
(d) VERA: basta applicare il Teorema degli zeri alla funzione h(x) = f (x)g(x) − (f (x) + g(x)).

Esercizio 6.8 (Funzioni Hölderiane e Lipschitziane). Una funzione f : A → R si dice Hölderiana


di esponente α se esistono un numero α ∈ (0, 1] e una costante C > 0 tali che
(∗) |f (x) − f (y)| ≤ C|x − y|α , ∀ x, y ∈ A.
Una funzione che soddisfa la condizione (∗) con α = 1 si dice anche Lipschitziana.
1) Dimostrare che ogni funzione
√ Hölderiana è continua in A.
2) Dimostrare che f (x) = x è Hölderiana di esponente 1/2.
3) Dimostrare che una funzione f : [a, b] → R che soddisfa (∗) per α > 1 è costante.

Svolgimento dell’Esercizio  ε 6.8.


1/α
1) Fissato ε > 0, prendendo δ = , se |x − y| < δ si ha
C
|f (x) − f (y)| ≤ C|x − y|α < Cδ α = ε
cioè la funzione è continua in x (notare che la scelta di δ non dipende dal punto x considerato).
2) Dobbiamo dimostrare che esiste C > 0 tale che
√ √ √
| x − y| ≤ C x − y, ∀ x, y ∈ R.
Possiamo limitarci a considerare il caso x > y ≥ 0 per evidenti ragioni di simmetria, per cui la
richiesta diventa
√ √ √ √
x − y ≤ C x − y ⇐⇒ x + y − 2 xy ≤ C 2 (x − y)

soddisfatta per C = 1 (dal momento che x > y e quindi xy > y).
3) Siano x 6= y ∈ [a, b] e sia n ∈ N. Definiamo, per k ∈ N, k ≤ n i punti xk = x + nk (y − x) in
modo tale che x0 = x, xn = y e ogni punto disti dal successivo esattamente 1/n. Con queste scelte
avremo che
n n
X X
0 ≤ |f (y) − f (x)| = (f (xk ) − f (xk−1 )) ≤ |f (xk ) − f (xk−1 )|


k=1 k=1
n
X C|y − x|α n→+∞
≤C |xk − xk−1 |α = −→ 0
nα−1
k=1
dove nel primo passaggio si è scritta una somma telescopica, nel secondo si è usata la disuguaglianza
triangolare e, infine, nel calcolo del limite si è utilizzata l’ipotesi che che α sia strettamente maggiore
di 1. Questo ci fa concludere che |f (y) − f (x)| = 0, cioè la funzione è costante in [a, b].

Esercizio 6.9 (Punti fissi). Sia f : [−1, 1] → [−1, 1] una funzione continua nell’intervallo [−1, 1] a
valori nell’intervallo stesso. Si dimostri che esiste almeno un x0 ∈ [−1, 1] tale che f (x0 ) = x0 (punto
fisso per f ). Si dimostri poi che se f è Lipschitziana con costante C ∈ (0, 1), ossia
|f (x) − f (y)| ≤ C|x − y|, ∀ x, y ∈ [−1, 1],
allora il punto fisso è unico.
6. FUNZIONI CONTINUE 55

Svolgimento dell’Esercizio 6.9.


Se f (−1) = −1 oppure f (1) = 1, allora abbiamo già determinato almeno un punto fisso. Se
invece f (−1) > −1 e f (1) < 1 (ricordiamo che l’immagine della funzione è per ipotesi contenuta
nell’intervallo [−1, 1]), la funzione g(x) = f (x) − x soddisfa le ipotesi del Teorema degli zeri in
[−1, 1], il che garantisce l’esistenza di un punto x0 ∈ (−1, 1) tale che g(x0 ) = 0. Tale valore x0 è un
punto fisso per la funzione f .
Se in più la funzione è Lipschitziana con costante C ∈ (0, 1), se x0 e x1 sono due punti fissi per
la funzione si ha
|x0 − x1 | = |f (x0 ) − f (x1 )| ≤ C|x0 − x1 |
che implica |x0 − x1 | = 0 e quindi x0 = x1 .

Esercizio 6.10. Sia f : R → R una funzione continua. Si dimostri che per ogni successione limitata
{xn }n , dalla successione {f (xn )}n si può estrarre una sottosuccessione convergente.

Svolgimento dell’Esercizio 6.10. Dal momento che la successione {xn }n è limitata, per
il Teorema di Bolzano Weierstrass esiste una sottosuccessione {xnk }k convergente ad un opportuno
x0 ∈ R. Essendo f una funzione continua, la sottosuccessione {f (xnk )}k , convergerà dunque a
f (x0 ).
FOGLIO 7

Calcolo differenziale

Esercizio 7.1. Calcolare le derivate delle seguenti funzioni:


2
(1) f (x) = π 5 (14) f (x) = arctan(esin(x ) )
2
(2) f (x) = e−3x
(15) f (x) = (7x2 + x5 ) log(2 + ex )

(3) f (x) = cos x + 2
sin x
1 (16) f (x) = 1 + x2
(4) f (x) =
log 2 + x2 2 +3x−2)
p (17) f (x) = earctan(x
(5) f (x) = 3 (x2 + x)2
2
(6) f (x) = (3x2 − 2)(x5 + 4x3 − 3) (18) f (x) = arctan(ex + x2 )
2x − 3
(7) f (x) = (19) f (x) = arcsin(3 + tan x)
x2 + 1
(8) f (x) = [sin(4x − 1)3 ]2 (20) f (x) = cos2 (1 + x2 ) sin3 x
(9) f (x) = x3 cos(1/x2 )
(21) f (x) = ex sin x + cos(3 x)
sin x
(10) f (x) = 3x
e + x2 (22) f (x) =
p
3
tan(7 + 3 x2 )
(11) f (x) = sin(log(cos x))
1 x
 
tan2 x (23) f (x) = 1 +
(12) f (x) = x
sin x
(13) f (x) = f (x) = ex sin x (24) f (x) = −x2 + 2 x2 log(x)

x2
25) f (x) = + 3x − arctan(x) − 4 log(1 + x2 )
2p p
26) f (x) = x 1 + x2 + log(x + 1 + x2 )

Svolgimento dell’Esercizio 7.1.

1) f (x) = π 5

Essendo π 5 una costante, f 0 (x) = 0.


2
2) f (x) = e−3x

57
58 7. CALCOLO DIFFERENZIALE

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


 2
 2
f 0 (x) = e−3x (−6x) = −6x e−3x .


3) f (x) = cos x + 2

Dal momento che √ 1


cos x + 2 = (cos x + 2) 2
usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:
1 1 sin x
f 0 (x) = (cos x + 2)− 2 (− sin x) = − √ .
2 2 cos x + 2

1
4) f (x) =
log 2 + x2

Usando la regola di derivazione del reciproco di una funzione otteniamo che:


2x
f 0 (x) = − .
(log 2 + x2 )2
p
3
5) f (x) = (x2 + x)2

Dal momento che p 2


3
(x2 + x)2 = (x2 + x) 3
usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:
2 1 2(2x + 1) 2(2x + 1)
f 0 (x) = (x2 + x)− 3 (2x + 1) = 1 = √ .
3 3(x2 + x) 3 3 3 x2 + x

6) f (x) = (3x2 − 2)(x5 + 4x3 − 3)

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni otteniamo che:


f 0 (x) = 6x(x5 + 4x3 − 3) + (3x2 − 2)(5x4 + 12x2 )
= 6x6 + 24x4 − 18x + 15x6 + 36x4 − 10x4 − 24x2
= 21x6 + 50x4 − 24x2 − 18x = x(21x5 + 50x3 − 24x − 18).

2x − 3
7) f (x) =
x2 + 1

Usando la regola di derivazione del rapporto di funzioni otteniamo che:


2(x2 + 1) − 2x(2x − 3) 2x2 + 2 − 4x2 + 6x 2(x2 − 3x − 1)
f 0 (x) = 2 2
= 2 2
=− .
(x + 1) (x + 1) (x2 + 1)2

f (x) = sin2 (4x − 1)3



8)

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


f 0 (x) = 2 sin (4x − 1)3 · cos (4x − 1)3 · 3(4x − 1)2 · 4
 

= 12(4x − 1)2 sin 2 (4x − 1)3 .



7. CALCOLO DIFFERENZIALE 59

 
3 1
9) f (x) = x cos
x2

Dal momento che  


1
x3 cos = x3 cos x−2

x2
usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
   
0 2 −2
 3 −2
 −3 2 1 1
f (x) = 3x cos x − x · sin x · (−2x ) = 3x cos 2
+ 2 sin .
x x2

sin x
10) f (x) =
x2 + e3x

Usando la regola di derivazione del rapporto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
(x2 + e3x ) cos x − (2x + 3e3x ) sin x
f 0 (x) = .
(x2 + e3x )2

11) f (x) = sin(log (cos x))

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


(− sin x)(cos(log (cos x)))
f 0 (x) = = − cos(log (cos x)) tan x.
cos x

tan2 x
12) f (x) =
sin x

Dal momento che


tan2 x sin x
=
sin x cos2 x
usando la regola di derivazione del rapporto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
cos3 x + 2 sin2 x cos x cos2 x + 2 sin2 x 1 + sin2 x
f 0 (x) = = = .
cos4 x cos3 x cos3 x

13) f (x) = ex sin x

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni otteniamo che:


f 0 (x) = ex sin x + ex cos x = ex (sin x + cos x).

 
sin(x2 )
14) f (x) = arctan e

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


2
0 2xesin(x ) cos(x2 )
f (x) = .
1 + e2 sin(x2 )

15) f (x) = (x5 + 7x2 ) log (ex + 2)


60 7. CALCOLO DIFFERENZIALE

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
ex
f 0 (x) = (5x4 + 14x) log (ex + 2) + (x5 + 7x2 ) x
e +2
3 + 7)ex
 
3 x x(x
= x (5x + 14) log (e + 2) + .
ex + 2

16) f (x) = (x2 + 1)sin x

Dal momento che


2 +1)
(x2 + 1)sin x = esin(x) log (x
Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
 
2x sin x
f 0 (x) = (x2 + 1)sin x cos(x) log (x2 + 1) + 2 .
x +1

2 −3x+2)
17) f (x) = e− arctan(−x

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


 
0 − arctan(−x2 −3x+2) 2x + 3
f (x) = e .
1 + (−x2 − 3x + 2)2
 2

18) f (x) = arctan x2 + ex

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


2 2
0 2x + 2xex 2x(1 + ex )
f (x) = 2 = 2 .
1 + x2 + ex2 1 + x 2 + e x2


19) f (x) = arcsin(tan(x) + 3)

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


1
f 0 (x) = p
cos2 (x) 1 − (tan(x) + 3)2

20) f (x) = sin3 (x) cos2 (x2 + 1)

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
f 0 (x) = 3 sin2 (x) cos(x) cos2 (x2 + 1) − 2x sin3 (x) cos(x2 + 1) sin(x2 + 1)
= sin2 (x) cos(x2 + 1) 3 cos(x) cos(x2 + 1) − 2x sin(x) sin(x2 + 1) .


21) f (x) = ex sin x + cos(3x)

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
f 0 (x) = ex sin x (sin x + x cos x) − 3 sin(3x).
p
3
22) f (x) = tan(3x2 + 7)
7. CALCOLO DIFFERENZIALE 61

Dal momento che p 1


3
tan(3x2 + 7) = tan(3x2 + 7) 3

usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


− 2
0 6x tan(3x2 + 7) 3 2x
f (x) = 2 2
= 2 .
3 cos (3x + 7) cos2 (3x2 + 7) tan 3 (3x2 + 7)
 x
1
23) f (x) = +1
x

Dal momento che  x


1 1
+1 = ex log ( x +1)
x
usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
x !  x  
−2
    
0 1 1 x · x 1 1 1
f (x) = +1 log +1 − 1 = +1 log +1 − .
x x x +1
x x x+1

24) f (x) = 2x2 log x − x2

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni otteniamo che:


f 0 (x) = 4x log x + 2x − 2x = 4x log x.

x2
25) f (x) = − 4 log (x2 + 1) + 3x − arctan x
2

Usando la regola di derivazione della funzione composta otteniamo che:


8x 1 8x + 1
f 0 (x) = x − 2 +3− 2 =− 2 + x + 3.
x +1 x +1 x +1
p p 
26) f (x) = x x2 + 1 + log x2 + 1 + x

Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
√ x +1
p x2 2 x2 + 1 x2 1
0 2
f (x) = x + 1 + √ + √ x +1 =√ +√ +√
x2 + 1 x2 + 1 + x x2 + 1 x2 + 1 x2 + 1
2
2(x + 1) p
= √ = 2 x2 + 1.
x2 + 1

Esercizio 7.2. Determinare l’equazione della retta tangente al grafico delle seguenti funzioni nel
punto di ascissa x0 indicato:

1) f (x) = x ex , x0 = 1 4) f (x) = arctan x, x0 = 0


2) f (x) = x2 sin x, x0 = −2 5) f (x) = sin(x2 + 3x + 2), x0 = −1

3) f (x) = log x tan x, x0 = 1 6) f (x) = 1 − x2 , x0 = 1/2
62 7. CALCOLO DIFFERENZIALE

Svolgimento dell’Esercizio 7.2. Si ricorda che l’equazione della retta tangente al grafico
di una funzione in un determinato punto x0 è y = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ).

1) f (x) = xex , x0 = 1

Troviamo la derivata della funzione nel punto x0 = 1:


f 0 (x) = ex + xex = ex (1 + x)
f 0 (1) = 2e.
L’equazione della retta tangente al grafico della funzione in x0 = 1 è quindi:
y = e + 2e(x − 1)
y = 2ex − e.

2) f (x) = x2 sin x, x0 = −2

Troviamo la derivata della funzione nel punto x0 = −2:


f 0 (x) = 2x sin x + x2 cos x
f 0 (−2) = 4(sin 2 + cos 2).
L’equazione della retta tangente al grafico della funzione in x0 = −2 è quindi:
y = −4 sin 2 + 4(sin 2 + cos 2)(x + 2).

3) f (x) = log x tan x, x0 = 1

Troviamo la derivata della funzione nel punto x0 = 1:


tan x log x
f 0 (x) = +
x cos2 x
0
f (1) = tan 1.
L’equazione della retta tangente al grafico della funzione in x0 = 1 è quindi:
y = (x − 1) tan 1.

4) f (x) = arctan x, x0 = 0

Troviamo la derivata della funzione nel punto x0 = 0:


1
f 0 (x) =
1 + x2
0
f (0) = 1.
L’equazione della retta tangente al grafico della funzione in x0 = 0 è quindi:
y = x.

5) f (x) = sin(x2 + 3x + 2), x0 = −1

Troviamo la derivata della funzione nel punto x0 = −1:


f 0 (x) = (2x + 3) cos(x2 + 3x + 2)
f 0 (−1) = 1.
7. CALCOLO DIFFERENZIALE 63

L’equazione della retta tangente al grafico della funzione in x0 = −1 è quindi:


y = x + 1.

p 1
6) f (x) = 1 − x2 , x0 =
2

Troviamo la derivata della funzione nel punto x0 = 12 :


−2x x
f 0 (x) = √ = −√
2 1−x 2 1 − x2
 
1 1
f0 = −√ .
2 3
1
L’equazione della retta tangente al grafico della funzione in x0 = 2 è quindi:
√  
3 1 1
y= − √ x− .
2 3 2

Esercizio 7.3. Usando la definizione di derivata, stabilire se le seguenti funzioni sono derivabili nel
punto x0 = 0:
  
x2 sin 1 , se x 6= 0,
( 2
e−1/x , se x 6= 0,
1) f (x) = x 2) g(x) =

0, se x = 0, 0, se x = 0.

Svolgimento dell’Esercizio 7.3.

  
x2 sin 1 , se x 6= 0,
2) f (x) = x
0, se x = 0.

Per verificare la derivabilità di f (x) in x0 = 0 basta vedere se esiste finito il limite del rapporto
incrementale
f (0 + h) − f (0) h2 sin h1 − 0 1
lim = lim = lim h sin = 0
h→0 h h→0 h h→0 h

Quindi la funzione è derivabile in x0 = 0 e f 0 (0) = 0.


( 2
e−1/x , se x 6= 0,
2) f (x) =
0, se x = 0.

Per verificare la derivabilità di f (x) in x0 = 0 basta vedere se esiste finito il limite del rapporto
incrementale
1 1
f (0 + h) − f (0) e − h2 − 0 e− h2 [k= h1 ] k
lim = lim = lim = lim 2 = 0
h→0 h h→0 h h→0 h k→±∞ ek

Quindi la funzione è derivabile in x0 = 0 e f 0 (0) = 0.


64 7. CALCOLO DIFFERENZIALE

Esercizio 7.4. Determinare per quali valori dei parametri a, b ∈ R le seguenti funzioni sono continue
e per quali valori sono derivabili su R.
( 
2
e2x − 1 se x > 0 ax − bx se x > 0

1) f (x) =
a + bx se x ≤ 0 2) f (x) = a se x = 0

1 − cos x se x < 0

Svolgimento dell’Esercizio 7.4.


(
e2x − 1 se x > 0
1) f (x) =
a + bx se x ≤ 0

La funzione è sicuramente continua e derivabile in ogni x 6= 0, essendo somma di funzioni


continue e derivabili. Affinché f sia continua anche in x0 = 0 deve essere
lim f (x) = lim f (x) = f (0).
x→0+ x→0−

Abbiamo che f (0) = a e

lim f (x) = lim (e2x − 1) = 0, lim f (x) = lim (a + bx) = a


x→0+ x→0+ x→0− x→0−

quindi la continuità è garantita se a = 0, b ∈ R. Ricordando che una funzione derivabile è anche


continua, lo studio della derivabilità diventa la determinazione dei valori di b ∈ R per cui la funzione
(
e2x − 1 se x > 0
f (x) =
bx se x ≤ 0

è derivabile in x0 = 0, ossia per cui


f (0 + h) − f (0) f (0 + h) − f (0)
lim = lim .
h→0+ h h→0 − h
Essendo f (0) = 0, otteniamo

f (0 + h) − f (0) e2h − 1 f (0 + h) − f (0) bh


lim = lim =2 lim lim =b
h→0+ h h→0+ h h→0− h h→0 h

quindi la funzione è derivabile anche in zero se e solo se a = 0 e b = 2.



2
ax − bx se x > 0

2) f (x) = a se x = 0

1 − cos x se x < 0

La funzione è sicuramente continua e derivabile in ogni x 6= 0, essendo somma di funzioni


continue e derivabili. Affinché f sia continua anche in x0 = 0 deve essere
lim f (x) = lim f (x) = f (0).
x→0+ x→0−

Abbiamo che f (0) = a e

lim f (x) = lim (ax − bx2 ) = 0, lim f (x) = lim (1 − cos x) = 0


x→0+ x→0+ x→0− x→0−
7. CALCOLO DIFFERENZIALE 65

quindi la continuità è garantita se a = 0, b ∈ R. Ricordando che una funzione derivabile è anche


continua, lo studio della derivabilità diventa la determinazione dei valori di b ∈ R per cui la funzione

2
bx
 se x > 0
f (x) = 0 se x = 0

1 − cos x se x < 0

è derivabile in x0 = 0, ossia per cui


f (0 + h) − f (0) f (0 + h) − f (0)
lim = lim .
h→0+ h h→0− h
Essendo f (0) = 0, otteniamo
f (0 + h) − f (0) bh2 f (0 + h) − f (0) 1 − cos h
lim = lim =0 lim lim =0
h→0+ h h→0+ h h→0− h h→0− h
quindi la funzione è derivabile anche in zero se e solo se a = 0 e per ogni b ∈ R.

Esercizio 7.5. Determinare per quali valori dei parametri a, b, c ∈ R le seguenti funzioni sono
continue e per quali valori sono derivabili su R.
 x
e − cos x 1 − (1 + x)a

 se x > 0,  se x > 0,
xa
 
  x
1) f (x) = b se x = 0, 2) f (x) = b se x = 0,

 

c sin x se x < 0.

cx + 2 se x < 0.

Svolgimento dell’Esercizio 7.5.


 x
e − cos x
 se x > 0,
xa


1) f (x) = b se x = 0,


c sin x se x < 0.

Per x 6= 0 la funzione è continua e derivabile in quanto combinazione di funzioni continue e


derivabili, quindi dobbiamo studiare solo il comportamento in x0 = 0.
Continuità in x0 = 0: il limite sinistro di f in 0 è sempre 0. Per calcolare il limite destro osserviamo
che
ex − cos x ex − 1 cos x − 1
= −
xa xa xa
e  
0 se α < 1 0 se α < 2
ex − 1

 cos x − 1 
lim = 1 se α = 1 lim = −1/2 se α = 2
x→0+ xa  x→0+ xa 
+∞ se α > 1 −∞ se α > 2
 
per cui si ha 
0 se α < 1
ex − cos x 
lim = 1 se α = 1
x→0+ xa 
+∞ se α > 1.

In conclusione,
f è continua ⇐⇒ a < 1, b = 0, c ∈ R.
Derivabilità in x0 = 0: sappiamo già che deve essere a < 1 e b = 0. Per calcolare la derivata sinistra
in 0 è sufficiente calcolare il limite sinistro della derivata:
f−0 (0) = lim f 0 (x) = lim c cos(x) = c.
x→0− x→0−
66 7. CALCOLO DIFFERENZIALE

Per calcolare la derivata destra è più semplice calcolare direttamente il limite destro del rapporto
incrementale: procedendo come prima otteniamo
eh − cos(h)
 
0 −a o(h)
f+ (0) = lim = lim h 1+ .
h→0+ ha+1 h→0+ h
Questo limite è finito solo se a ≤ 0 e otteniamo
f+0 (0) = 0 se a < 0, f+0 (0) = 1 se a = 0.
In conclusione f è derivabile solo nei casi seguenti:
a < 0, b = c = 0 oppure a = 0, b = 0, c = 1.

1 − (1 + x)a


 se x > 0,
 x
2) f (x) = b se x = 0,


cx + 2 se x < 0.

La funzione é continua e derivabile in tutti i punti x 6= 0 in quanto combinazione di funzioni


elementari continue e derivabili. Studiamo il comportamento in x = 0. Il limite sinistro in 0 è 2
qualunque sia il valore di c. Il limite destro in 0 è
1 − (1 + x)a
lim = −a.
x→0+ x
Quindi la funzione data è contina anche in zero se e solo se i limiti destro e sinistro in 0 coincidono
fra loro e col valore f (0), ossia se e solo se
a = −2, b = 2, c ∈ R.
Studiamo la derivabilità in 0. Sappiamo già che deve essere a = −2 e b = 2, quindi stiamo studiando
la funzione
1 − (1 + x)−2


 se x > 0,
 x
f (x) = 2 se x = 0,



cx + 2 se x < 0.
Per x < 0 abbiamo f 0 (x) = c che per x → 0− tende ovviamente a c, e questo implica che la derivata
sinistra in 0 esiste ed è f−0 (0) = c. Inoltre il rapporto incrementale in 0 per h > 0 è uguale a
1 1 − (1 + h)−2 1 − (1 + h)−2 − 2h
 
f (0 + h) − f (0) −3 − 2h
= −2 = 2
=
h h h h (1 + h)2
e quindi
f (0 + h) − f (0)
f+0 (0) = lim = −3
h→0 + h
In conclusione, la funzione è derivabile anche in 0 se e solo se
a = −2, b = 2, c = −3.

Esercizio 7.6. Sia f : [a, b] → R una funzione continua nell’intervallo [a, b] e con derivata prima
derivabile nell’intervallo aperto (a, b). Dimostrare che, se esiste c ∈ (a, b) tale che f (a) = f (b) =
f (c), allora esiste d ∈ (a, b) tale che f 00 (d) = 0.

Svolgimento dell’Esercizio 7.6. La funzione ristretta sia all’intervallo [a, c] che all’inter-
vallo [c, b] soddisfa le ipotesi del Teorema di Rolle, quindi esistono due punti d1 ∈ (a, c) e d2 ∈ (c, d)
(quindi diversi) tali che f 0 (d1 ) = f 0 (d2 ) = 0. Ora, la funzione f 0 : [d1 , d2 ] → R a sua volta soddisfa
le ipotesi del Teorema di Rolle, per cui esiste d ∈ (d1 , d2 ) tale che f 00 (d) = 0.
7. CALCOLO DIFFERENZIALE 67

Esercizio 7.7 (Teorema dell’asintoto). Sia f : (a, +∞) → R continua e derivabile. Supponiamo
che esistano finiti i limiti
lim f (x) = `, lim f 0 (x) = M.
x→+∞ x→+∞
Dimostrare che allora deve essere M = 0.

Svolgimento dell’Esercizio 7.7. Per il Teorema di Lagrange per ogni x ∈ R esiste yx tale
che x < yx < x + 1 e tale che f (x + 1) − f (x) = f 0 (yx ). Dal momento che limx→+∞ yx = +∞ e
poichè anche limx→+∞ f (x + 1) = `, si ottiene
0 = lim (f (x + 1) − f (x)) = lim f 0 (yx ) = M.
x→+∞ x→+∞
FOGLIO 8

Studi di funzione

A scopo didattico, gli studi di funzione saranno svolti secondo il seguente schema:
1. Dominio
2. Simmetrie e periodicità
3. Segno e intersezioni con gli assi
4. Comportamento all’infinito
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi
7. Concavità e convessità
8. Grafico della funzione

1
Esercizio 8.1. Funzione da studiare: .
log(x − 3)

Svolgimento dell’Esercizio 8.1.


1. Dominio: dobbiamo richiedere che il denominatore non si annulli e che il logaritmo sia ben
definito. Quindi le condizioni sono
(
log(x − 3) 6= 0
x−3>0
ossia
(
x − 3 6= 1
x − 3 > 0.
Di conseguenza
Dom(f ) = {x ∈ R; x 6= 4 , x > 3} = (3, 4) ∪ (4, +∞) .
La funzione è continua nel suo dominio, in quanto composizione di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione non è né pari né dispari né periodica.
3. Segno e intersezioni con gli assi: il segno della funzione coincide con il segno di log(x − 3). La
disuguaglianza log(x − 3) > 0 è verificata se e solo se x − 3 > 1 ossia nell’intervallo (4, +∞). La
funzione è negativa in (3, 4) (osserviamo che la disuguaglianza x − 3 < 1 è verificata per x < 4, ma
non ha senso parlare del segno della funzione fuori dal dominio). Ovviamente la funzione non si
annulla mai (affinché un rapporto sia nullo si deve annullare il numeratore, che in questo caso è la
costante 1). Quindi il segno della funzione è descritto dallo schema seguente:
− − − − − − − − − − ++++++ - f (x)
3 4
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulla semiretta (4, +∞), quindi è necessario
studiare il
1
lim .
x→+∞ log(x − 3)

69
70 8. STUDI DI FUNZIONE

Si tratta del limite di una funzione fratta in cui il numeratore è una costante positiva, mentre il
denominatore diverge a +∞. Ne segue che
1
lim =0
x→+∞ log(x − 3)

e l’asse delle x è asintoto orizzontale a +∞.


5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: in questo caso i punti sono x = 3, dove è possibile
calcolare solo il limite destro (i punti a sinistra di 3 sono fuori dal dominio) e x = 4, dove dovremo
calcolare sia il limite destro che il limite sinistro.
Quando x tende a 3 da destra, il termine x − 3 tende a zero e, di conseguenza, il termine
log(x − 3) diverge a −∞. Ne concludiamo che
1
lim =0
x→3+ log(x − 3)

e quindi la funzione f (x) può essere prolungata con continuità in x = 3 (che non appartiene al suo
dominio naturale) ponendo f (3) = 0.
Restano da calcolare i limiti in 4. Se x tende a 4 da sinistra, il termine log(x − 3) tende a zero
e ha sempre segno positivo, quindi
1
lim = +∞ .
x→4 log(x − 3)
+

Se invece x tende a 4 da sinistra, il termine log(x − 3) continua a tendere a zero, ma questa volta
ha sempre segno negativo, dunque
1
lim = −∞ .
x→4 log(x − 3)

La retta verticale x = 4 è quindi un asintoto verticale.


6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: la funzione è derivabile in tutto il suo dominio,
quindi si può sempre applicare il test di monotonia (Teorema ??). Calcoliamo la derivata prima:
1
− x−3 −1
f 0 (x) = 2
= .
(log(x − 3)) (x − 3)(log(x − 3))2
Il segno della derivata prima è opposto al segno del denominatore (il numeratore è una costante
negativa). A sua volta il denominatore è il prodotto di due termini positivi nel dominio della
funzione. Quindi la derivata prima della funzione è sempre negativa e, per il test di monotonia, la
funzione è decrescente sia in (3, 4) che in (4, +∞):
− − − − − − − − − − −−−−−− f 0 (x)
& & -
3 4
Non ci sono punti stazionari (la derivata prima non si annulla mai).
Vediamo la pendenza con cui il grafico della funzione arriva nel punto (3, 0):
−1
lim = −∞ ,
x→3 (x − 3)(log(x − 3))2
+

quindi il grafico della funzione entra in (3, 0) con tangente verticale.


7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
1
00
log(x − 3)2 + (x − 3)2 log(x − 3) x−3 log(x − 3) + 2
f (x) = = .
(x − 3)2 (log(x − 3))4 (x − 3)2 (log(x − 3))3
La derivata seconda si annulla se
log(x − 3) = −2 .
Per risolvere questa equazione, calcoliamo l’esponenziale di ciascun membro:
elog(x−3) = e−2 ⇐⇒ x − 3 = e−2 ⇐⇒ x = 3 + e−2 .
8. STUDI DI FUNZIONE 71

Quindi la derivata seconda si annulla per x = 3 + e−2 . Lo studio del segno della derivata seconda è

y
sintetizzato nel seguente schema:
−−− + + + + + + + + + + + + + + log(x − 3) + 2
−−− − − − − − − − − + + + + + + (x − 3)2 [log(x − 3)]3

+++ − − − − − − − − + + + + + + f 00 (x)
^ _ ^ -
3 3 + e−2 4
Ne concludiamo che la funzione risulta convessa nell’intervallo (3, 3+e−2 ), ha un flesso in x = 3+e−2 ,
è concava nell’intervallo (3 + e−2 , 4) ed è convessa sulla semiretta (4, +∞).
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 1.

(3 + e−2 , −1/2)

3 4 x

3 4
Figura 1. Grafico della funzione 8.1

 
1
Esercizio 8.2. Funzione da studiare: log 1 + 2 .
x

Svolgimento dell’Esercizio 8.2.


1. Dominio: dobbiamo imporre che x 6= 0 e che l’argomento del logaritmo sia strettamente positivo.
Ma 1 + x12 > 0 per ogni x 6= 0, anzi è vero che
1
(1) 1+ >1
x2
per ogni x 6= 0. Quindi
Dom(f ) = R \ {0} = (−∞, 0) ∪ (0, +∞) .
La funzione è continua nel suo dominio, in quanto composizione di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione è pari. Infatti
   
1 1
f (−x) = log 1 + = log 1 + 2 = f (x) .
(−x)2 x
Quindi il grafico è simmetrico rispetto all’asse delle y.
3. Segno e intersezioni con gli assi: per la formula (1), l’argomento del logaritmo è sempre
strettamente maggiore di 1 e quindi la funzione è strettamente positiva:
 
1
log 1 + 2 > 0 ∀x ∈ R \ {0} .
x
Poiché 0 6∈ Dom(f ), non ci possono essere intersezioni tra il grafico della funzione e l’asse delle y.
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulle due semirette (−∞, 0) e (0, +∞), quindi
è necessario studiare i limiti
   
1 1
lim log 1 + 2 , lim log 1 + 2 .
x→−∞ x x→+∞ x
72 8. STUDI DI FUNZIONE

In entrambi i casi l’argomento del logaritmo tende a 1, da cui


   
1 1
lim log 1 + 2 = 0, lim log 1 + 2 = 0 ,
x→−∞ x x→+∞ x
e l’asse delle ascisse è asintoto orizzontale sia a +∞ che a −∞. Ricordiamo che il limite a +∞
doveva essere uguale a quello a −∞ per motivi di simmetria.
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: sempre per motivi di simmetria, il limite destro e il
limite sinistro in 0 (se esistono) devono essere uguali. Quando x tende a 0 (sia da destra che da
sinistra), il termine 1 + x12 diverge a +∞ e quindi
   
1 1
lim log 1 + 2 = lim log 1 + 2 = +∞ .
x→0− x x→0+ x
Di conseguenza la retta x = 0 è asintoto verticale.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: la funzione è derivabile in tutto il suo dominio,
quindi si può sempre applicare il test di monotonia. Calcoliamo la derivata prima:
 
0 1 2 −2
f (x) = 1 − 3 = .
1 + x2 x x(1 + x2 )
Il segno della derivata prima è opposto al segno del denominatore (il numeratore è una costante
negativa). A sua volta il denominatore è il prodotto di due termini di cui uno (1 + x2 ) sempre
strettamente positivo e l’altro (x) che cambia segno in 0. Quindi la derivata prima della funzione è
positiva (e la funzione è crescente) in (−∞, 0) e negativa (funzione decrescente) in (0, +∞).
Non ci sono punti stazionari (la derivata prima non si annulla mai).
−−−−−−−−−+++++++ x(1 + x2 )

+++++++++−−−−−−− f 0 (x)
% & -
0
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
2(1 + 3x2 )
f 00 (x) = .
(x + x3 )2
La derivata seconda è una funzione razionale con numeratore strettamente positivo (è, anzi, maggiore
o uguale a 2) e denominatore strettamente positivo nel dominio della funzione. Quindi la derivata
seconda è sempre positiva nel dominio di f e la funzione risulta convessa nelle semirette (−∞, 0) e
(0, +∞). Non ci sono punti di flesso.
++++++++++++++++ f 00 (x)
^ ^ -
0
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 2.

Figura 2. Grafico della funzione 8.2


8. STUDI DI FUNZIONE 73


x2 − 2
Esercizio 8.3. Funzione da studiare: .
x

Svolgimento dell’Esercizio 8.3.


1. Dominio: dobbiamo imporre che x 6= 0 e che l’argomento della radice sia non negativo, ossia
(
x 6= 0,
x2 − 2 ≥ 0 .
Otteniamo le condizioni (
x 6= 0,
√ √
x ≥ 2, x ≤ − 2.
Quindi √ √
Dom(f ) = (−∞, − 2] ∪ [ 2, +∞) .
La funzione è continua nel suo dominio, in quanto composizione di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione è dispari. Infatti
p √
(−x)2 − 2 x2 − 2
f (−x) = =− = −f (x) .
−x x
Quindi il grafico è simmetrico rispetto all’origine. √ √
3. Segno e intersezioni con gli assi: il numeratore è positivo e si annulla per x = − 2 e x = 2,
che sono zeri della funzione. Il denominatore cambia segno nell’origine e il segno della funzione è
descritto dallo schema seguente. √
++++++ ++++ x2 − 2
−−−−−− ++++ x

−−−−−− ++++ - f (x)


√ √
− 2 0 2 √ √
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulle due semirette (−∞, − 2] e [ 2, +∞),
quindi è necessario studiare i limiti
√ √
x2 − 2 x2 − 2
lim , lim .
x→−∞ x x→+∞ x
Siccome la funzione è dispari, deve essere (se i limiti esistono)
√ √
x2 − 2 x2 − 2
lim = − lim .
x→−∞ x x→+∞ x
Calcoliamo il limite a +∞. Siamo in presenza di una forma indeterminata del tipo ∞∞ . Mettiamo
in evidenza il termine x2 nella radice e poi portiamolo fuori dalla radice:

q
x2 − 2 |x| 1 − x22
= .
x x
|x| |x|
Quando x > 0 si ha x = 1 (mentre se x < 0 si ha x = −1). Inoltre
r
2
lim 1− =1
x→+∞ x2
e quindi √ √
x2 − 2 x2 − 2
lim = −1, lim = 1.
x→−∞ x x→+∞ x
Abbiamo ottenuto che y = 1 è asintoto orizzontale per la funzione a +∞, mentre y = −1 è asintoto
orizzontale per la funzione a −∞.
74 8. STUDI DI FUNZIONE

5. Limiti nei punti di frontiera del dominio:√non √ ci sono punti di frontiera del dominio che non
appartengono al dominio (ricordiamo che − 2 e 2 appartengono al dominio e sono zeri della
funzione).
6. Crescenza
√ e√ decrescenza, massimi e minimi: la funzione è certamente derivabile negli intervalli
(−∞, − 2) e ( 2, +∞) dove si può applicare il test di monotonia. Calcoliamo la derivata prima
per |x| > 2:
2 √
√x − x2 − 2
2 2
f 0 (x) = x −2 2 = √ .
x x x2 − 2
2
Sia numeratore che denominatore sono strettamente positivi.√ Quindi√ non ci sono punti stazionari e
la funzione è strettamente crescente nelle semirette (−∞, − 2) e ( 2, +∞). Inoltre
0 0
lim
√ f (x) = lim
√ f (x) = +∞ ,
x→(− 2)− x→( 2)+
√ √ √
cioè la funzione entra a tangente √verticale in − 2 e 2. Infine, il punto − 2 è un punto di massimo
relativo per la funzione, mentre 2 è un punto di minimo relativo. √ √
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda in (−∞, − 2) ∪ ( 2, +∞).
√ 3
2x x2 − 2 + √xx2 −2 8 − 6x2
00
f (x) = −2 = .
x4 (x2 − 2) x3 (x2 − 2)3/2
√ √
Il numeratore si annullerebbe nei punti x = ± √23 . Ma √23 < 2 e − 2 < − √23 , quindi i due valori
che annullano il numeratore non appartengono al dominio. La funzione quindi non ha punti di
flesso. Il segno della derivata seconda è descritto nel seguente schema.
−−−−− −−− 8 − 6x2
−−−−− +++ x3 (x2 − 2)3/2
+++++ −−− f 00 (x)
^ √ 2 2 √ _ -
− 2 − √3 0 √3 2
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 3.

y
1
p
− 2
p x
2

−1

Figura 3. Grafico della funzione 8.3

x+2
Esercizio 8.4. Funzione da studiare: f (x) = .
(x − 1)2

Svolgimento dell’Esercizio 8.4.


1. Dominio: dobbiamo imporre solo che x 6= 1, quindi
Dom(f ) = (−∞, 1) ∪ (1, +∞) .
La funzione è continua nel suo dominio, in quanto rapporto di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione non ha particolari simmetrie e non è periodica.
8. STUDI DI FUNZIONE 75

3. Segno e intersezioni con gli assi: il numeratore si annulla per x = −2 (zero della funzione)
e cambia segno in tale punto. Il denominatore è sempre strettamente positivo nel dominio. In
conclusione, il segno della funzione è il seguente.
− − − − − − +++ + + + + + + + - f (x)
−2 1
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulle due semirette (−∞, 1) e (1, +∞), quindi
è necessario studiare i limiti
x+2 x+2
lim 2
, lim .
x→−∞ (x − 1) x→+∞ (x − 1)2

La funzione è razionale con grado del denominatore maggiore del grado del numeratore, quindi
x+2 x+2
lim 2
=0, lim = 0.
x→−∞ (x − 1) x→+∞ (x − 1)2

Abbiamo ottenuto che y = 0 è asintoto orizzontale per la funzione sia a +∞ che a −∞.
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: l’unico punto di frontiera del dominio è x = 1, in cui
dobbiamo calcolare sia il limite destro che il limite sinistro. In x = 1 il denominatore si annulla
mentre il numeratore resta limitato. Quindi la funzione esplode in −1 ( ossia limx→1 |f (x)| = +∞)
e, guardando il segno della funzione, si ottiene che
x+2 x+2
lim 2
= +∞ , lim = +∞ .
x→1 (x − 1)
− x→1 (x − 1)2
+

La retta x = 1 è quindi un asintoto verticale.


6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: la funzione è derivabile nel suo dominio e negli
intervalli (−∞, −1) e (−1, +∞) si può applicare il test di monotonia. Calcoliamo la derivata prima:
x+5
f 0 (x) = − .
(x − 1)3
Abbiamo un punto stazionario per x = −5 e il segno della derivata prima è il seguente.
++++ − − − − − − − − − − − − −(x + 5)
−−−− − − − − − + + + + + + + (x − 1)3

−−−− + + + + + − − − − − − − f 0 (x)
& % & -
−5 1
Quindi il punto x = −5 è un punto di minimo per la funzione.
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
x+8
f 00 (x) = 2 .
(x − 1)4
Il numeratore si annulla nel punto x = −8 e il segno della derivata seconda è descritto dal seguente
schema.
−− + + + + + + + + + + + + + + x+8
++ + + + + + + + + + + + + + + (x − 1)4

−− + + + + + + + + + + + + + + f 00 (x)
_ ^ ^ -
−8 1
Quindi x = −8 è un punto di flesso.
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 4.

Esercizio 8.5. Funzione da studiare: log(x2 + 2x − 3).


76 8. STUDI DI FUNZIONE

−8 −5 −2 1
x

Figura 4. Grafico della funzione 8.4

Svolgimento dell’Esercizio 8.5.


1. Dominio: dobbiamo imporre x2 +2x−3 > 0 per dare senso al logaritmo. L’equazione x2 +2x−3 =
0 ha soluzioni x = −3 e x = 1, quindi
Dom(f ) = (−∞, −3) ∪ (1, +∞) .
La funzione è continua nel suo dominio, in quanto composizione di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione non ha particolari simmetrie e non è periodica.
3. Segno e intersezioni con gli assi: ricordiamo che il logaritmo si annulla in 1. Quindi gli zeri della
funzione risolvono l’equazione
x2 + 2x − 3 = 1
√ √ √ √
e sono x = −1 √ − 5 e x = −1 + 5. Osserviamo che 2 < 5 < 3, dunque risulta −1 − 5 < −3
e 1 < −1 + 5 < 2. Inoltre, il logaritmo è strettamente crescente, quindi la funzione che stiamo
studiando è positiva quando x2 + 2x − 3 > 1 e negativa quando 0 < x2 + 2x − 3 < 1. In conclusione,
il segno della funzione è il seguente.
++++ − − − − − − − +++ f (x)
√ √-
−1 − 5 −3 1 −1 + 5
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulle due semirette (−∞, −3) e (1, +∞), quindi
è necessario studiare i limiti
lim log(x2 + 2x − 3), lim log(x2 + 2x − 3) .
x→−∞ x→+∞
L’argomento del logaritmo è un polinomio di secondo grado, quindi
lim (x2 + 2x − 3) = lim (x2 + 2x − 3) = +∞ ,
x→−∞ x→+∞
e, di conseguenza,
lim log(x2 + 2x − 3) = lim log(x2 + 2x − 3) = +∞ .
x→−∞ x→+∞
Per vedere se c’è un asintoto obliquo a +∞ calcoliamo il limite
log(x2 + 2x − 3)
lim
x→+∞ x
con la regola di L’Hôpital:
2x+2
x2 +2x−3
lim =0
x→+∞ 1
(si tratta del rapporto tra due polinomi con denominatore con grado maggiore del numeratore), da
cui si deduce che non c’è asintoto obliquo.
Notiamo che, utilizzando la sostituzione degli infiniti, si ottiene subito che log(x2 + 2x − 3) è
asintotico a log(x2 ) = 2 log x a +∞ e quindi non ammette asintoto obliquo. Analogamente si mostra
che la funzione non ammette asintoto obliquo a −∞.
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: si ottiene che
lim log(x2 + 2x − 3) = −∞, lim log(x2 + 2x − 3) = −∞ ,
x→−3− x→1+
8. STUDI DI FUNZIONE 77

perché in entrambi i casi l’argomento del logaritmo tende a zero da destra. Quindi x = −3 e x = 1
sono asintoti verticali.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: la funzione è derivabile nel suo dominio e negli
intervalli (−∞, −3) e (1, +∞) si può applicare il test di monotonia. Calcoliamo la derivata prima:
2x + 2
f 0 (x) = 2 .
x + 2x − 3
Il valore x = −1, che annullerebbe il numeratore, non appartiene al dominio. Quindi non ci sono
punti stazionari e il segno della derivata prima è il seguente.
−−−−−− +++++ 2x + 2
++++++ +++++ 2
x + 2x − 3
−−−−−− +++++ f 0 (x)
& % -
−3 1
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
x2 + 2x − 3 − (x + 1)(2x + 2) x2 + 2x + 5
f 00 (x) = 2 = −2 .
(x2 + 2x − 3)2 (x2 + 2x − 3)2
Il numeratore non ha zeri reali ed è sempre positivo. Anche il denominatore è sempre positivo,
quindi la derivata seconda è sempre negativa; concludiamo che la funzione è concava nelle semirette
(−∞, −3) e (1, +∞).
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 5.

−3 1
x
p p
−1 − 5 −1 + 5

Figura 5. Grafico della funzione 8.5

Esercizio 8.6. Funzione da studiare: x(x + 3)e−x .

Svolgimento dell’Esercizio 8.6.


1. Dominio: non ci sono restrizioni da imporre, quindi Dom(f ) = R. La funzione è continua nel
suo dominio, in quanto prodotto di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione non ha particolari simmetrie e non è periodica.
3. Segno e intersezioni con gli assi: ricordiamo che l’esponenziale non si annulla mai ed è sempre
strettamente positivo. Quindi gli zeri della funzione sono x = −3 e x = 0 e il segno della funzione
è il seguente.
−−−−−+++++++++++ x+3
−−−−−−−−−−++++++ x

+++++−−−−−++++++ - f (x)
−3 0
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita su tutto l’asse reale, quindi è necessario
studiare i limiti
lim x(x + 3)e−x , lim x(x + 3)e−x .
x→−∞ x→+∞
78 8. STUDI DI FUNZIONE

Quando x tende a −∞, abbiamo il prodotto di un polinomio di secondo grado, che diverge a +∞
e di un esponenziale che diverge anch’esso a +∞. Di conseguenza
lim x(x + 3)e−x = +∞ .
x→−∞

Quando x tende a +∞, il polinomio x2 + 3x diverge a +∞, mentre l’esponenziale tende a zero. Per
il confronto tra gli infiniti otteniamo
lim x(x + 3)e−x = 0 .
x→+∞

Quindi y = 0 è asintoto orizzontale a +∞. Per x che tende a −∞ sicuramente non c’è asintoto
obliquo: infatti
f (x)
lim = lim (x + 3)e−x = +∞ .
x→−∞ x x→−∞
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: non ci sono punti di frontiera.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi. Calcoliamo la derivata prima:
f 0 (x) = (x + 3)e−x + xe−x − x(x + 3)e−x = −e−x (x2 + x − 3) .
Il segno della√ derivata prima dipende solo dal segno del fattore x2 + x − 3. Tale polinomio si annulla
√ √
in x = −1−2 13 ed in x = −1+2 13 , che sono punti stazionari. Osserviamo che 3 < 13 < 4, e
√ √
−1− 13
conseguentemente 2 > −3 e −1+2 13 > 0. Il segno della derivata prima è il seguente.
+ + + + + + + + − − − − − −−− + + + x2 + x − 3

− − − − − − − − + + + + + +++ − − − f 0 (x)
& % &
√ √ -
−3 −1− 13 0 −1+ 13
√ 2 2 √
Quindi x = −1−2 13 è un punto di minimo, mentre x = −1+2 13 è un punto di massimo.
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
f 00 (x) = −(2x + 1)e−x + (x2 + x − 3)e−x = e−x (x2 − x − 4) .
Il segno della derivata seconda coincide con il segno del polinomio x2 − x − 4 ed è il seguente.
+ + + + + + + + − − − − − −−− + + + x2 − x − 4

+ + + + + + + + − − − − − −−− + + + f 00 (x)
^ √
−1− 13

1− 17
_ √
1+ 17
^-
2 2
0 2
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 6.

y p
−1− 13
a= 2
p
b = 1− 2 17
a b p

x c = −1+2 13
c d p
d = 1+ 2 17

Figura 6. Grafico della funzione 8.6

1
Esercizio 8.7. Funzione da studiare: (x − 2)3 (x + 1).
3
8. STUDI DI FUNZIONE 79

Svolgimento dell’Esercizio 8.7.


1. Dominio: non ci sono restrizioni da imporre, quindi Dom(f ) = R. La funzione è continua nel
suo dominio (è un polinomio).
2. Simmetrie e periodicità: la funzione non ha particolari simmetrie e non è periodica.
3. Segno e intersezioni con gli assi: la funzione è un prodotto di polinomi e si annulla in x = −1 e
x = 2. Il segno della funzione è il seguente.
− − − − − − − − − − − +++++ (x − 2)3
− − − − − − + + + + + +++++ x+1

+ + + + + + − − − − − +++++ - f (x)
−1 2
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita su tutto l’asse reale, quindi è necessario
studiare i limiti
1 1
lim (x − 2)3 (x + 1), lim (x − 2)3 (x + 1) .
x→−∞ 3 x→+∞ 3
La funzione è un polinomio di quarto grado con termine di ordine massimo 13 x4 , quindi
1 1
lim (x − 2)3 (x + 1) = lim (x − 2)3 (x + 1) = +∞ .
x→−∞ 3 x→+∞ 3
Ovviamente non ci sono asintoti obliqui.
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: non ci sono punti di frontiera.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: calcoliamo la derivata prima.
1 1
f 0 (x) = (x − 2)2 (x + 1) + (x − 2)3 = (x − 2)2 (1 + 4x) .
3 3
Tale polinomio si annulla in x = −1/4 ed in x = 2, che sono punti stazionari. Il segno della derivata
prima coincide con il segno di 1 + 4x.
− − − − − − + + + + + +++++ f 0 (x)
& % -
−1/4 2
Quindi x = −1/4 è un punto di minimo, mentre x = 2 non è un estremo della funzione.
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
1
f 00 (x) = (2(x − 2)(1 + 4x) + 4(x − 2)2 ) = 2(x − 2)(2x − 1) .
3
La derivata seconda si annulla in x = 1/2 e x = 2 e il segno è il seguente.
+ + + + + + − − − − − +++++ f 00 (x)
^ _ ^ -
1/2 2
In corrispondenza di x = 1/2 abbiamo quindi un punto di flesso a tangente obliqua, mentre per
y
x = 2 abbiamo un punto di flesso a tangente orizzontale.
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 7.

−1/4 −1/4 2 1/2


1/2 2
x
−1
x
−1

Figura 7. Grafico della funzione 8.7


80 8. STUDI DI FUNZIONE

ex
Esercizio 8.8. Funzione da studiare: .
x+2

Svolgimento dell’Esercizio 8.8.


1. Dominio: non si deve annullare il denominatore, quindi
Dom(f ) = (−∞, −2) ∪ (−2, +∞) .
La funzione è continua nel suo dominio, in quanto rapporto di funzioni continue.
2. Simmetrie e periodicità: la funzione non ha particolari simmetrie e non è periodica.
3. Segno e intersezioni con gli assi: la funzione è una frazione con numeratore sempre strettamente
positivo. Quindi la funzione non si annulla mai e il segno coincide con il segno del denominatore.
−−−−−−−− ++++++++ - f (x)
−2
Per x = 0 si ha y = 1/2, intersezione con l’asse delle ordinate.
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulle semirette (−∞, −2) e (−2, +∞), quindi
è necessario studiare i limiti
ex ex
lim , lim .
x→−∞ x + 2 x→+∞ x + 2
Quando x tende a −∞, ex tende a 0 così come 1/(x + 2) e si ha
ex
lim = 0.
x→−∞ x + 2

Quando x tende a +∞, sia il numeratore che il denominatore divergono. Utilizzando la gerarchia
degli infiniti si ottiene
ex
lim = +∞ .
x→+∞ x + 2
Notiamo che, se non ci fossimo ricordati della gerarchia degli infiniti, il limite si sarebbe potuto
calcolare facilmente con la regola di L’Hôpital. La retta y = 0 è asintoto orizzontale a −∞, mentre
non ci sono asintoti obliqui a +∞ (sempre per la gerarchia degli infiniti).
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: l’unico punto di frontiera è x = −2, in cui si devono
calcolare limite destro e sinistro. In x = −2 si annulla il denominatore, mentre il numeratore resta
limitato. Quindi la funzione diverge. Osservando il segno della funzione si ottiene
ex ex
lim = −∞ , lim = +∞ .
x→−2− x+2 x→−2+ x+2
La retta x = 2 è un asintoto verticale per f .
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: calcoliamo la derivata prima.
ex (x + 2) − ex ex (x + 1)
f 0 (x) = = .
(x + 2)2 (x + 2)2
Il numeratore si annulla in x = −1 che è un punto stazionario.