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ESERCIZI SVOLTI
DI CALCOLO I
(versione del 22 gennaio 2017)
Ringrazio Simone Guidotti per la stesura degli svolgimenti degli esercizi dei fogli 7 e 11.
Indice
i
FOGLIO 1
Esercizio 1.1. Siano A, B e C degli insiemi. Verificare le seguenti proprietà, facendo attenzione
all’uso dei quantificatori.
a1 ) A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) a2 ) A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) (distributività);
b1 ) A ∩ (A ∪ B) = A b2 ) A ∪ (A ∩ B) = A (assorbimento).
a1 ) A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C)
a2 ) A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C)
b1 ) A ∩ (A ∪ B) = A
b2 ) A ∪ (A ∩ B) = A
Esercizio 1.5 (Formula di somma per parti). Siano {a1 , a2 , . . . , an } e {b1 , b2 , . . . , bn } due n–uple
di numeri reali. Verificare che
Xn n−1
X
(ak − ak−1 )bk + a1 b1 = ak (bk − bk+1 ) + an bn .
k=2 k=1
dove nel passaggio (a) abbiamo usato la associatività della somma, nel passaggio (b) abbiamo
rinominato gli indici della seconda sommatoria (j = k + 1) e poi, ricordandoci che l’indice di
sommatoria è muto, abbiamo semplicemente semplificato.
vale a dire, fissato un numero naturale n diciamo che P (n) è vera se l’uguaglianza scritta sopra è
valida.
Per n = 0 abbiamo che
0
X 0(0 + 1)(0 + 1)
0= k2 = =0
6
k=0
quindi P (0) è vera. Supponiamo adesso che P (n) sia vera e facciamo vedere che da questo segue
che anche P (n + 1) sia vera. Esplicitamente, dobbiamo dimostrare che
n+1
X (n + 1)(n + 2)(2n + 3)
k2 = .
6
k=0
La strategia sarà la seguente: useremo l’ipotesi induttiva sulla somma dei primi n termini, isolando
il termine aggiuntivo (passaggio (a)) e poi dovremo fare dei calcoli algebrici per verificare di aver
1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE 5
ottenuto il valore richiesto (in particolare, nel passaggio (b) fattorizzeremo il polinomio 2n2 +7n+6):
n+1 n
X
2 (a)
X [P (n)] n(n + 1)(2n + 1)
k = k 2 + (n + 1)2 = = + (n + 1)2
6
k=0 k=0
2n2 + 7n + 6 (b) (n + 1)(n + 2)(2n + 3)
= (n + 1) = ,
6 6
dunque P (n + 1) è vera. Questo permette di concludere, attraverso il Principio di Induzione, che
P (n) sia vera per ogni numero naturale n.
Progressione geometrica. Fissato x 6= 1, indichiamo con P (n) la proprietà
n
X 1 − xn+1
xk =
1−x
k=0
vale a dire, fissato un numero naturale n diciamo che P (n) è vera se l’uguaglianza scritta sopra è
valida.
Per n = 0 abbiamo che
0
0
X 1−x
x = xk = =1
1−x
k=0
quindi P (0) è vera. Supponiamo adesso che P (n) sia vera e facciamo vedere che da questo segue
che anche P (n + 1) sia vera. Esplicitamente, dobbiamo dimostrare che
n+1
X 1 − xn+2
xk = .
1−x
k=0
La strategia sarà analoga a quella del caso precedente.
n+1 n
X
k
X [P (n)] 1 − xn+1 1 − xn+1 + xn+1 − xn+2 1 − xn+2
x = xk + xn+1 = + xn+1 = = ,
1−x 1−x 1−x
k=0 k=0
e questa disuguaglianza è valida per ogni x > −1, dunque P (n + 1) è vera. Questo permette di
concludere, attraverso il Principio di Induzione, che P (n) sia vera per ogni numero naturale n.
Osserviamo infine che la stessa dimostrazione permette di dimostrare che la disuguaglianza è stretta
se n ≥ 2 e x 6= 0:
(1 + x)n > 1 + nx, ∀n ≥ 2, ∀x > −1, x 6= 0 .
Esercizio 1.8 (Numeri di Fibonacci e Sezione Aurea). Siano Fn , n ∈ N, i numeri definiti per
ricorrenza nel modo seguente (
F0 = F1 = 1
Fn = Fn−1 + Fn−2 n ≥ 2
√
1+ 5
e sia ϕ = . Dopo aver verificato che ϕ2 = ϕ + 1, dimostrare utilizzando il Principio di
2
Induzione, che
Fn ≥ ϕn−2 , ∀n ∈ N.
Ora, supponendo che sia vera P (n), dimostriamo che vale anche P (n + 1) ossia mostriamo che
(n + 1)! ≥ 2n .
Abbiamo che
[P (n)] [n+1≥2]
(n + 1)! = (n + 1)n! ≥ (n + 1)2n−1 ≥ 2n−1 .
Dal Principio di Induzione segue che P (n) sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.
ii) Poniamo
P (n) : nn ≥ 2n−1 n! n ≥ 1
Mostriamo che P (1) è vera:
1 = 11 , 20 1 = 1 =⇒ 11 ≥ 20 1.
Ora, supponendo che sia vera P (n), dimostriamo che vale anche P (n + 1) ossia mostriamo che
(n + 1)n+1 ≥ 2n (n + 1)!.
Osserviamo che, per applicare l’ipotesi induttiva, conviene fare la stima a partire dal termine 2n (dal
termine (n + 1)n+1 non è chiaro come far comparire il termine nn che sappiamo stimare). Abbiamo
che
[P (n)]
2n (n + 1)! = 2n−1 2(n + 1) n! ≤ 2(n + 1)nn .
A questo punto, P (n + 1) è dimostrata a patto che sia vero che
2(n + 1)nn ≤ (n + 1)n+1 , n∈N
o, equivalentemente, a patto che sia vera la stima 2nn
≤ (n + 1)n (che tra l’altro ci sarà utile in
seguito, nella definizione del numero di Nepero e). Per questo ci viene in soccorso la formula del
Binomio di Newton:
n n−2
X n
n
X n k n n−1
(n + 1) = n = n + nn + nk ≥ 2nn .
k k
k=0 k=0
Questo conclude la dimostrazione del passo induttivo. Dal Principio di Induzione segue che P (n)
sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.
iii) Poniamo
P (n) : nn ≤ 3n n! n ≥ 1
Mostriamo che P (1) è vera:
1 = 11 , 30 1 = 1 =⇒ 11 ≤ 30 1.
Ora, supponendo che sia vera P (n), dimostriamo che vale anche P (n + 1) ossia mostriamo che
(n + 1)n+1 ≤ 3n+1 (n + 1)!.
Abbiamo che
[P (n)]
3n+1 (n + 1)! = 3n 3(n + 1) n! ≥ 3(n + 1)nn .
A questo punto, P (n + 1) è dimostrata a patto che sia vero che
3(n + 1)nn ≥ (n + 1)n+1 , n∈N
o, equivalentemente, a patto che sia vera la stima 3nn ≥ (n + 1)n (che tra l’altro ci sarà utile in
seguito, nella definizione del numero di Nepero e). Questa volta conviene scrivere la stima richiesta
nel modo seguente
1 n
1+ ≤3
n
e utilizzare la formula del Binomio di Newton nel modo seguente:
n n
1 n X n
X 1 n(n − 1) · · · (n − k + 1)
1+ = n−k = .
n k k! nk
k=0 k=0
8 1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE
A questo punto basta osservare che n(n − 1) · · · (n − k + 1) è il prodotto di k termini ognuno dei
quali minore o uguale ad n per cui si ha
n(n − 1) · · · (n − k + 1) n(n − 1) · · · (n − k + 1)
= ≤ 1.
nk nk
Inoltre, per l’esercizio i), sappiamo che 1/k! ≤ 21−k per ogni k ≥ 1 per cui, collezionando le varie
informazioni e utilizzando il valore della somma della progressione geometrica ottenuto nell’Esercizio
8, si ottiene la stima che cercavamo:
n n k−1 n−1
1 n X 1 X 1 j 1 − 2−n
X 1 1
1+ ≤ =2+ =2−1+ =1+ = 1 + 2 1 − n ≤ 3.
n k! 2 2 1 − 2−1 2
k=0 k=2 j=0
Questo conclude la dimostrazione del passo induttivo. Dal Principio di Induzione segue che
P (n) sia vera per ogni numero naturale n ≥ 1.
Esercizio 1.12. Mostrare (anche in maniera non rigorosa) che due qualsiasi intervalli aperti e
limitati della retta reale hanno la stessa cardinalità e che l’intervallo (−1, 1) ha la stessa cardinalità
di tutto R.
1. FONDAMENTI E PRINCIPIO DI INDUZIONE 9
Svolgimento dell’Esercizio 1.12. Diamo solo un’idea grafica della dimostrazione. Una
possibile corrispondenza biunivoca tra due intervalli aperti (a, b) e (c, d) della retta reale è la
seguente:
P
a b
c d
Fissando opportunamente il punto P in modo che gli estremi dell’intervallo (a, b) si proiettino sui
relativi estremi dell’intervallo (c, d) la corrispondenza è data dalla proiezione da P dei punti di (c, d).
Per mettere in corrispondenza biunivoca un interlallo limitato, diciamo (−1, 1), con tutta la
retta reale, serve una sorta di “meccanismo di amplificazione” (questo che segue prende il nome di
proiezione stereografica).
P
R
−1 1
Ogni punto x dell’intervallo (−1, 1) individua un unico punto π(x) sulla circonferenza unitaria. Ad
x associamo il numero reale corrispondente alla proiezione di π(x) dal centro della circonferenza,
come in figura. Si può mostrare che questa è una corrispondenza biunivoca tra i punti di (−1, 1) e
i punti di R.
FOGLIO 2
Innanzi tutto osserviamo che il dominio di definizione delle funzioni coinvolte nella disequazione è
D = R \ {−1}, quindi l’insieme delle soluzioni deve essere un sottoinsieme di D.
x − 1
Una volta osservato che = |x − 1| , l’insieme delle soluzioni della disequazione risulta
x + 1 |x + 1|
essere l’unione degli insiemi delle soluzioni dei due sistemi
x<1
x ≥ 1
x 6= −1
x−1
>x−1 1−x
|x + 1| >x−1
|x + 1|
Il primo sistema non ha soluzioni: non è verificato per x = 1 e, se x > 1, è equivalente a richiedere
simultaneamente che x > 1 e |x + 1| < 1. Il secondo sistema è equivalente a
x<1
x < 1
x 6= −1 ⇐⇒ x 6= −1
1−x
>x−1
|x + 1| > −1
|x + 1|
che ha come insieme delle soluzioni (−∞, −1) ∪ (−1, 1).
In conclusione, l’insieme delle soluzioni della disequazione è S = (−∞, −1) ∪ (−1, 1), si ha che
inf S = −∞, sup S = 1 e l’insieme non ha né massimo né minimo.
√
b) |x + 1| > x+1
La disequazione è ben definita su tutto R. Per tener conto della presenza dei valori assoluti,
dobbiamo ricercare le soluzioni in quattro intervalli distinti, in cui il segno di tutti gli argomenti sia
fissato: ( (
x ≤ −2 −2 < x ≤ −1
−(x + 2) − (x + 1) > −2 (x − 3) (x + 2) − (x + 1) > −2 (x − 3)
( (
−1 < x ≤ 3 x>3
(x + 2) + (x + 1) > −2 (x − 3) (x + 2) + (x + 1) > 2 (x − 3)
i cui insieme di soluzioni sono rispettivamente ∅, ∅, (3/4, 3] e (3, +∞). In conclusione, l’insieme
delle soluzioni della disequazione è S = (3/4, +∞), inf S = 3/4, sup S = +∞ e l’insieme non ha né
massimo né minimo.
√
x √
d) √ < x+1
x−1
Utilizzando il fatto che la funzione esponenziale con base minore di 1 è strettamente decrescente
su R, si può concludere che la disequazione di partenza equivale alla disequazione algebrica x2 + 3 ≤
4x, il cui insieme di soluzioni è l’intervallo chiuso S = [1, 3]. Se ne deduce che inf S = min S = 1 e
sup S = max S = 3.
2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 13
Esercizio 2.2. Si determinino estremo superiore ed estremo inferiore, specificando se siano massimo
e minimo, dei seguenti insiemi.
( n )
[ 1 1
\ 1 1
X 1
a) ,1 − , b) − ,1 + , c) , n∈N ,
n n n n 2k
n≥2 n≥1 k=0
( n )
3n2 (−1)n
X
k
d) 2 , n∈N , e) , n∈N , f) , n∈N .
4n + 1 n+1
k=0
Con tecniche del tutto analoghe a quelle usate nel punto a) si dimostra che Ω = [0, 1], per cui
min Ω = 0, max Ω = 1
( n )
X 1
c) Ω := , n∈N
2k
k=0
Osserviamo che
1
0< ≤ 1, ∀n∈N
2n
e che 1 è il valore assunto in corrispondenza di n = 0. Quindi sicuramente inf Ω = min Ω = 1 e
2 6∈ Ω è un maggiorante per Ω. Dimostriamo che è l’estremo superiore: fissato ε > 0 vogliamo
verificare che esiste n ∈ N tale che
1 1
2 − n > 2 − ε ⇐⇒ 2n >
2 ε
e, siccome 2n ≥ n se n > 0 (perchè?), sicuramente l’ultima disequazione è verificata per n abbastanza
grande. In conclusione sup Ω = 2 (non massimo).
( n )
X
d) Ω := 2k , n ∈ N
k=0
(−1)n
f) Ω := , n∈N
n+1
Risulta conveniente riscrivere l’insieme Ω distinguendo gli elementi corrispondenti agli indici
pari (n = 2k, k ∈ N) da quelli corrispondenti agli indici dispari (n = 2k + 1, k ∈ N):
1 1
Ω= − , k∈N ∪ , k∈N
2k + 2 2k + 1
A questo punto, è chiaro che per individuare l’estremo inferiore di Ω basta considerare il sottoinsieme
dei suoi elementi negativi. Chiaramente
1 1 1 1
− ≥− , ∀k∈Ne − = − per k = 0 (cioè n = 1)
2k + 2 2 2k + 2 2
quindi inf Ω = min Ω = −1/2. D’altra parte, per individuare l’estremo superiore di Ω basta
considerare il sottoinsieme dei suoi elementi positivi, per i quali risulta
1 1
≤ 1, ∀ k ∈ N e = 1 per k = 0 (cioè n = 0).
2k + 1 2k + 1
Quindi sup Ω = max Ω = 1.
2. ESTREMO SUPERIORE E INFERIORE. FUNZIONI 15
Esercizio 2.3. Conoscendo le definizioni, le proprietà e i grafici delle funzioni di base, disegnarne
nel piano cartesiano il grafico delle seguenti funzioni:
[x2 ], [2 + sin x], |x(x + 2)(x − 2)|, | sin2 (2x) − cos2 (2x)|.
(Notazione: [x] è la parte intera di x ∈ R).
2.5
6
2.0
1.5
4
1.0
2
0.5
-3 -2 -1 1 2 3 -10 -5 0 5 10
1.0
40
0.8
30
0.6
20 0.4
10 0.2
-4 -2 2 4 -2 -1 1 2
Figura 2. |x(x + 2)(x − 2)| a sinistra, | sin2 (2x) − cos2 (2x)| a destra
50
-4 -2 2 4
-50
120
100
80
60
40
20
-4 -2 0 2 4
100 100
50 50
-4 -2 2 4 -4 -2 2 4
-50 -50
100 100
50 50
-4 -2 2 4 -20 -10 10 20
-50 -50
400 400
300 300
200 200
100 100
-4 -2 2 4 -4 -2 2 4
-100 -100
1 − sin(2x)
a) log
r √
x 3
π 2 − 9 arctan2 x+1
log(6x2 +x−1)
sin x
c)
x2 − 1
+ − + − + −
x2 − 1
sin x
−2π −π −1 0 1 π 2π
S
e quindi la seconda disequazione è verificata da x ∈ (−1, 0) ∪ (1, π) ∪ k∈Z, k6=0 (2kπ, (2k + 1)π). In
conclusione, il dominio naturale della funzione considerata è
[
Dom(f ) = (−1, −1/2) ∪ (1, π) ∪ (2kπ, (2k + 1)π).
k∈Z, k6=0
s
|x| − 3 √
d) log 3 − log √ − x
2−x
√ √
Dal momento che devono essere ben definite le funzioni x e 2 − x, il dominio naturale della
funzione deve essere un sottoinsieme dell’intervallo [0, 2). Tuttavia, in tale intervallo si ha |x|−3 < 0
e quindi l’argomento del logaritmo risulta essere sempre negativo. Quindi Dom(f ) = ∅.
-1
-2
Figura 3
10
5 2
Figura 4
(ossia verifica (∩)). Infatti basta osservare che, in questo caso, anche la funzione f −1 è crescente,
per cui risulta
f (λx1 + (1 − λ)x2 ) ≤ λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 ) ⇐⇒ λx1 + (1 − λ)x2 ≤ f −1 (λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 )).
A questo punto, per la definizione di funzione inversa, presi y1 , y2 ∈ Dom(f −1 ) sono univocamente
individuati x1 , x2 ∈ Dom(f ) tali che y1 = f (x1 ) e y2 = f (x2 ), per cui la relazione ottenuta, scritta
in termini di y1 e y2 , diventa proprio
(c). Facendo una valutazione grafica della funzione f (x) = x3 , si osserva che non è né convessa né
concava nel suo dominio naturale, ma risulta essere convessa sulla semiretta [0, +∞) e concava sulla
semiretta (−∞, 0].
Esercizio 2.8. Utilizzando il risultato dell’Esercizio 2.7(b), dimostrare per induzione che vale
n n
!
X X
αk log xk ≤ log αk xk
k=1 k=1
Pn
per ogni n ∈ N, n ≥ 2, se si ha xi > 0, αi ≥ 0 per ogni i = 1, . . . , n e k=1 αi = 1.
n n n
!
X X X
P (n) : αk log xk ≤ log αk xk , xi > 0, αi ≥ 0, i = 1, . . . , n, αi = 1.
k=1 k=1 k=1
La concavità della funzione logaritmo mostrata nell’Esercizio 2.7(b) ci assicura che P (2) è vera
(basta riscriverla con λ = α1 , per cui, dovendo essere α1 + α2 = 1, si avrà 1 − λ = α2 ).
Supponendo vera P (n) dimostriamo la validità di P (n + 1):
Abbiamo che
n+1 n n
! ! !
X X X αk
log αk xk = log αk xk + αn+1 xn+1 = log (1 − αn+1 ) xk + αn+1 xn+1
1 − αn+1
k=1 k=1 k=1
n
!
P (2) X αk
≥ (1 − αn+1 ) log xk + αn+1 log xn+1
1 − αn+1
k=1
P (n) n n+1
X αk X
≥ (1 − αn+1 ) log xk + αn+1 log xn+1 = αk log xk .
1 − αn+1
k=1 k=1
Esercizio 2.9 (Medie). Utilizzando il risultato dell’Esercizio 2.8 dimostrare che, per ogni n ∈ N,
dati n numeri reali ai > 0, i = 1, . . . , n, vale
n √ a1 + a2 + · · · + an
1 ≤ a1 a2 · · · an ≤
n
1 1 .
a1 + a2 + · · · + an
n
Le tre quantità nella stima sono rispettivamente la media armonica, la media geometrica e la media
aritmetica dei valori ai , i = 1, . . . , n.
Esercizio 2.10. Dati p e q ∈ R, p > 0, q > 0 e tali che 1/p + 1/q = 1, dimostrare che
(a) per ogni a, b ≥ 0 si ha
ap bq
ab ≤ + (Disuguaglianza di Young);
p q
x3 x2
1) lim −
x→−∞ 3x2 − 4 3x + 2
Si tratta di una forma indeterminata del tipo −∞ + ∞ (dal momento che le funzioni razionali
hanno numeratore di grado superiore a quello del denominatore).
Svolgendo semplici calcoli algebrici otteniamo
x3 x2 2x3 + 4x2
lim − = lim
x→−∞ 3x2 − 4 3x + 2 x→−∞ 9x3 − 12x + 6x2 − 8
x3
2 + 4/x 2
= lim 3 2 3
= .
x→−∞ x 9 − 12/x + 6/x − 8/x 9
2x3 − 5x2 − 4x + 12
2) lim
x→2 x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4
0
Si tratta di una forma indeterminata del tipo .
0
Indicando con P (x) = 2x − 5x − 4x + 12 e Q(x) = x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4, constatiamo
3 2
che P (2) = Q(2) = 0. Fattorizzando i polinomi con la regola di Ruffini otteniamo che P (x) =
(x − 2)2 (2x + 3) e Q(x) = (x − 2)2 (x2 + 1) Quindi si ha
2x3 − 5x2 − 4x + 12 2x + 3 7
lim = lim 2 = .
x→2 x4 − 4x3 + 5x2 − 4x + 4 x→2 x + 1 5
23
24 3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE)
√ √ √
3) lim x x+1− x
x→+∞
1 − cos(2x)
4) lim
x→0 sin2 (3x)
0
Si tratta di una forma indeterminata del tipo .
0
Facendo le opportune manipolazioni algebriche che ci permettono di utilizzare i limiti notevoli,
otteniamo
1 − cos(2x) 1 − cos(2x) (2x)2 sin2 (3x) 2
lim 2 = lim 2 2 2
= .
x→0 sin (3x) x→0 (2x) (3x) (3x) 9
p
5 + cos(x)
5) lim
x→+∞ x2 + 1
p
La funzione 5 + cos(x) è limitata (e non ammette limite per x → +∞), mentre la funzione
1
è infinitesima per x → +∞, da cui segue che
x2 + 1
p
5 + cos(x)
lim = 0.
x→+∞ x2 + 1
x + cos(x)
6) lim √
x→+∞ x−1
∞
Si tratta di una forma indeterminata del tipo . Evidenziando gli ordini di infinito si ottiene
∞
x + cos(x) x 1 + cos(x)/x
lim √ = lim √ √ = +∞.
x→+∞ x−1 x→+∞ x 1 − 1/ x
e3x + 1
7) lim
x→+∞ e2x + 2
∞
Si tratta di una forma indeterminata del tipo . Con il cambiamento di variabile y = ex
∞
otteniamo
e3x + 1 y3 + 1
lim 2x = lim 2 = +∞.
x→+∞ e + 2 y→+∞ y + 2
e3x + 1
8) lim
x→−∞ e2x + 2
Non c’è alcuna forma di indeterminazione, visto che sia numeratore che denominatore hanno
limite finito e non nullo. Quindi, semplicemente per l’algebra dei limiti
e3x + 1 1
lim = .
x→−∞ e2x + 2 2
3. LIMITI DI FUNZIONI (PRIMA PARTE) 25
r
√ √
q
9) lim x+ x+ x− x
x→+∞
per cui
r
1
r 1+ √
√ √ x 1
q
lim x + x + x − x = lim v = .
x→+∞ x→+∞ u s r 2
u 1 1
1+ + + 1
t
x x3
√
1 − cos x
10) lim √
x→0+ 1 − cos( x)
0 √
Si tratta di una forma indeterminata del tipo . Moltiplicando e dividendo per 1 + cos x
0
otteniamo √
1 − cos x 1 − cos x
lim √ = lim √ √ .
x→0 1 − cos( x)
+ x→0 (1 − cos( x))(1 + cos x)
+
Esercizio 3.2. Calcolare i seguenti limiti utilizzando i criteri del confronto. (m(x) è la funzione
mantissa, [x] è la funzione parte intera)
x + m(x) [x]
1) lim √ 3) lim
x→+∞ x + x x→+∞ x
[3x + 1]
2) lim √
x→+∞ x2 + 1
Dal momento che 3x ≤ [3x + 1] ≤ 3x + 1 e quindi
3x [3x + 1] 3x + 1
√ ≤√ ≤√ .
2
x +1 2
x +1 x2 + 1
Inoltre si ha
3x 3
lim √ = lim p =3
x→+∞ 2
x + 1 x→+∞ 1 + 1/x2
3x + 1 3 + 1/x
lim √ = lim p = 3,
x→+∞ 2
x + 1 x→+∞ 1 + 1/x2
per cui, per il Teorema del confronto, si ha che il limite richiesto vale 0.
[x]
3) lim
x→+∞ x
Dal momento che x − 1 ≤ [x] ≤ x e quindi
x−1 [x]
≤ ≤ 1,
x x
per cui, per il Teorema del confronto, si ha che il limite richiesto vale 1.
log(3 + sin(x))
4) lim
x→+∞ x3
Dal momento che 2 ≤ 3 + sin(x) ≤ 4 e che il logaritmo è una funzione strettamente crescente,
si ha
log 2 log(3 + sin(x)) log 4
log 2 ≤ log(3 + sin(x)) ≤ log 4 =⇒ 3 ≤ 3
≤ 3 .
x x x
A questo punto segue dal teorema del confronto che il limite richiesto esiste e vale 0.
Osserviamo che alla stessa conclusione si poteva arrivare direttamente osservando che si tratta
del limite del prodotto tra una funzione limitata e una funzione infinitesima.
Il limite presenta varie forme indeterminate da gestire. La prima, della forma 0/0, è
√
1− 1−x
lim √
x→0 x+1−1
Razionalizzando (sia il numeratore che il denominatore) otteniamo
√ √ √
1− 1−x 1−1+x x+1+1 x+1+1
√ = √ = √ (∗)
x+1−1 1+ 1−x x−1+1 1+ 1−x
per cui
√ √
1− 1−x x+1+1
lim √ = lim √ = 1.
x→0 x + 1 − 1 x→0 1 + 1 − x
A questo punto, il limite che ci interessa è anch’esso una forma indeterminata del tipo 0/0. Ricor-
dando che a3 − b3 = (a − b)(a2 + b2 + ab) e indicando con g(x) la funzione
s √
3 1 − 1−x
g(x) = √ , x ∈ R,
x+1−1
otteniamo
√
g 3 (x) − 1
1 1− 1−x
g(x) − 1 = 2 = 2 √ −1
g (x) + g(x) + 1 g (x) + g(x) + 1 x+1−1
√ √ √
(∗) 1 x+1+1 1 x+1− 1−x
= 2 √ −1 = 2 √
g (x) + g(x) + 1 1 + 1 − x g (x) + g(x) + 1 1+ 1−x
1 2x
= 2 √ √ √ .
g (x) + g(x) + 1 (1 + 1 − x)( x + 1 + 1 − x)
A questo punto non abbiamo più forme indeterminate e otteniamo
√
s
1 3 1− 1−x 1 2 2 1
lim √ − 1 = lim 2 √ √ √ = = .
x→0 x x+1−1 x→0 g (x) + g(x) + 1 (1 + 1 − x)( x + 1 + 1 − x) 3·2·2 6
x4 sin2 (π − 2 arctan(x))
2) lim
x→+∞ x2 + 3
in cui resta da sciogliere una forma indeterminata del tipo +∞·0 per il terminex2 (π −2 arctan(x))2.
π y y
Con il cambio di variabile y = π −2 arctan(x) e osservando che x = tan 2 − 2 = cot 2 , si ottiene
y y2 2 y
lim x2 (π − 2 arctan(x))2 = lim y 2 cot2 = lim cos = 4.
y→0 sin2 y
x→+∞ y→0 2 2
2
In conclusione si ha
x4 sin2 (π − 2 arctan(x)) x2 sin2 (π − 2 arctan(x)) 2
lim = lim x (π−2 arctan(x))2 = 1·1·4 = 4
x→+∞ x2 + 3 x→+∞ x2 + 3 (π − 2 arctan(x))2
FOGLIO 4
Successioni numeriche
Svolgimento dell’Esercizio 4.1. Dal momento che la definizione di limite assume la co-
noscenza a priori del valore stesso del limite, la richiesta dell’esercizio è di farsi un’idea intuitiva
della convergenza o meno della successione e del valore dell’eventuale limite, per poi verificare
formalmente la validità dell’intuizione.
1
1) an = √
1+ n
Per n grande il denominatore diventa grande, mentre il numeratore resta fissato. Sembra
ragionevole dunque che la successione sia infinitesima, ossia
1
lim √ = 0.
n→+∞ 1 + n
29
30 4. SUCCESSIONI NUMERICHE
3) an = cos n
L’intuizione ci dice che il limite in questo caso non esiste a causa dell’andamento oscillatorio
della successione. Per dimostrarlo rigorosamente, procediamo per assurdo: supponiamo che il limite
esista e chiamiamolo α. Per il Teorema della permanenza del segno deve essere α ∈ [−1, 1]. Inoltre,
un semplice cambio di variabile ci garantisce che α = limn→+∞ cos(n + 1). Inoltre sappiamo che
cos(n) cos(1) − cos(n + 1)
cos(n + 1) = cos(n) cos(1) − sin(n) sin(1) =⇒ sin(n) =
sin(1)
e quindi, per l’algebra dei limiti, esiste anche il limn→+∞ sin(n) = β e α2 +β 2 = 1. Infine, utilizzando
ancora le formule di addizione, otteniamo
cos(1) = cos(n + 1 − n) = cos(n + 1) cos(n) + sin(n + 1) sin(n)
da cui concludiamo, sempre utilizzando l’algebra dei limiti,
cos(1) = lim cos(n + 1) cos(n) + sin(n + 1) sin(n) = α2 + β 2 = 1,
n→+∞
un’uguaglianza falsa. Quindi il limite richiesto non può esistere.
4) an = (−1)n log n
Fissato M > 0, si ha
log n > M ⇐⇒ n > eM ,
il che dimostra che limn→+∞ log n = +∞. Quindi la successione che stiamo considerando diverge
in valore assoluto, ma cambia segno a seconda della parità di n. Se ne conclude che non ammette
limite.
1
se n è pari
5)] an = n
n − 1 se n è dispari
n
Si ha che
lim a2k = 0, lim a2k+1 = 1
k→+∞ k→+∞
quindi, fissato ε > 0 esiste k0 ∈ N tale che
a2k < ε, 1 − a2k+1 < ε, ∀ k > k0 .
Se ne conclude che
a2k+1 − a2k > 1 − 2ε ∀ k > k0 .
Quindi il limite della successione non può esistere. Infatti, essendo 0 ≤ an ≤ 1, se tale limite `
esistesse, per il Teorema della permanenza del segno si avrebbe ` ∈ [0, 1] e esisterebbe n0 ∈ N tale
che |an − `| < ε per ogni n ≥ n0 . Ma allora per k > k0 tale che 2k > n0 , risulterebbe
1 − 2ε < a2k+1 − a2k ≤ |a2k+1 − `| + |a2k − l| < 2ε
catena di disuguaglianze che non può essere verificata se ε < 1/4.
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 31
1
se n è pari
6) an = √n
√
n+1− n se n è dispari
Si ha che
√ √ 1 1
n+1− n= √ √ ≤√
n+1+ n n
quindi, ragionando essenzialmente come nell’Esercizio 1), si ottiene che il limite della sottosucces-
sione corrispondente agli indici dispari tende a zero. Quindi, per ogni ε > 0, basta prendere n0 più
grande di 1/ε e 1/ε2 per ottenere che 0 < an < ε per ogni n > n0 . Se ne conclude che la successione
converge a 0.
(n + 2)! − n!
3) lim
n→+∞ (n + 1)!(2n + 1)
p
4) lim n
α1n + α2n + . . . + αkn , k ≥ 1, αi > 0 ∀i = 1, . . . , k, αi 6= αj per i 6= j
n→+∞
32 4. SUCCESSIONI NUMERICHE
√
5) lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n
n→+∞
√ p
lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n = lim [ n2 + n − n].
n→+∞ n→+∞
In conclusione si ha
√ 1 1
lim 2 + 4 + 6 + 8 + . . . + 2n − n = lim q = .
n→+∞ n→+∞
1 + n1 + 1 2
1 + 3 + 5 + 7 + . . . + (2n + 1)
6) lim −n
n→+∞ n+1
Pn+1
Ricordando che 1+3+5+7+. . .+(2n+1) = k=0 (2k +1) = (n+1)2 si ricava che la succesione
considerata è costantemente uguale ad 1.
√ √ √
Sia an = n n e bn = an in modo tale che bnn = n. Essendo bn > 1 per n ≥ 2, esiste cn > 0
tale che bn = 1 + cn . La disuguaglianza di Bernoulli garantisce che
√
√ n n−1
n = (1 + cn ) > 1 + ncn =⇒ 0 < cn < .
n
Per il Teorema del confronto limn cn = 0, e quindi limn bn = 1 e infine limn an = limn b2n = 1.
√
n
2) lim n! = +∞.
n→+∞
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 33
Il risultato segue dal fatto che n! ≥ nn 3−n (si veda l’Esercizio 1.9(iii)) e dal Teorema del
confronto: √
n n n→+∞
n! ≥ −→ +∞.
3
Si ha che
n3 " n4 # n1 n4
1 1 1
log 1+ 1
n4
lim 1+ 4 = lim 1+ 4 = lim e n
= 1,
n→+∞ n n→+∞ n n→+∞
Abbiamo che
2
2n n n
n2 log 1+ 23n
1+ n =e .
3
Inoltre
3 n
2n ( 2 )
n
2n
2 2 2
n log 1 + n = n log 1 + n .
3 3 3
Per la gerarchia degli infiniti si ha n
2 2
lim n =0
n→+∞ 3
mentre con un cambiamento di variabili nel limite si ottiene
3 n
2n ( 2 )
lim log 1 + n = 1.
n→+∞ 3
34 4. SUCCESSIONI NUMERICHE
In conclusione si ha
2 3 n
n (2)
2n n
n
n2 ( 23 ) log 1+ 23n
lim 1+ n = lim e = e0 = 1
n→+∞ 3 n→+∞
n2 + log7 (n)
3) lim
n→+∞ 2n − n
Mettendo in evidenza l’infinito dominante sia a numeratore che a denominatore si ottiene
7
2 7 n 2 1 + log (n)
n + log (n) n2
=
2n − n 2 1 − 2nn
n
3n + n!
4) lim
n→+∞ 1000n + n50000
√
n
5)] lim 2n + 3n
n→+∞
r
√ 2n 2n
1
n n log 3n
+1
lim 2n + 3n = lim 3 n
+ 1 = lim 3e n =3
n→+∞ n→+∞ 3 n→+∞
n
1
6)] lim 2+
n→+∞ n
Si ha
1 n
2+ > 2n
n
quindi, per il Teorema del confronto, il limite richiesto è +∞.
1 n
7) lim 1+
n→+∞ n!
Si ha
" n
n n! # n!
1 1 n 1 n!
lim 1+ = lim 1+ = lim e n! log(1+ n! ) = e0 = 1
n→+∞ n! n→+∞ n! n→+∞
√ n
n+ n+3
8)] lim
n→+∞ n
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 35
Si ha √ n √ n [Bernoulli]
√
n+ n+3 n+3
= 1+ ≥ 1 + n + 3,
n n
quindi, per il Teorema del confronto, il limite richiesto è +∞.
9) lim 3n 21/n! − 1
n→+∞
Si ha 3n
3n 21/n! − 1 = n! 21/n! − 1 .
n!
Chiamando an = 21/n! − 1, si ottiene
1 log(1 + an )
lim an = 0, = log2 (1 + an ) =
n→+∞ n! log 2
e quindi, per il Teorema Ponte,
an
lim n! 21/n! − 1 = lim log 2 = log 2.
n→+∞ n→+∞ log(1 + an )
Utilizzando la gerarchia degli infiniti e il limite appena ottenuto, si può concludere che
3n 1/n!
lim 3n 21/n! − 1 = lim n! 2 − 1 = 0 · log 2 = 0.
n→+∞ n→+∞ n!
1 n
10) lim n log 1+ 2
n→+∞ n
Esercizio 4.6 (Algoritmo di Erone). Data la successione (an ) definita per ricorrenza da
an 1
a0 = 2, an+1 = +
2 an
√
(i) dimostrare per induzione che an ≥ 2 per ogni n ∈ N;
(ii) dimostrare che la successione è monotona decrescente;
(iii) calcolarne il limite.
√ √
Svolgimento dell’Esercizio
√ 4.6. (i): per n = 0 si ha 2 ≥ 2, ok. Supponiamo che an ≥ 2
e dimostriamo che an+1 ≥ 2 con un po’ di manipolazioni algebriche:
an 1 √ a2n + 2 √ √ √
an+1 = + ≥ 2 ⇐⇒ ≥ 2 ⇐⇒ a2n + 2 ≥ 2 2an ⇐⇒ (an − 2)2 ≥ 0.
2 an 2an
Quindi anche il passo induttivo è dimostrato e, per il Principio di Induzione, la stima su an vale
per ogni n ∈ N.
(ii): dobbiamo mostrare che an+1 ≤ an o, equivalentemente, che
an 1
an+1 − an = + − an ≤ 0.
2 an
Con un po’ di algebra si ottiene che la disequazione considerata equivale a richiedere che 2 − a2n ≤ 0,
sempre verificata grazie al punto (i).
(iii): La successione è monotona decrescente e limitata inferiormente, quindi ha sicuramente limite
finito `. Tale valore, per via della legge di ricorrenza e della continuità delle funzioni coinvolte,
dovrà soddisfare
an 1 ` 1
` = lim an+1 = lim + = +
n→+∞ n→+∞ 2 an 2 `
2
√ che deve essere ` = 2. Per il Teorema della permanenza del segno ` è positivo, per
da cui si ottiene
cui sarà ` = 2.
Osserviamo che, in generale, se una successione definita per ricorrenza dalla legge an+1 = f (an ),
con f funzione continua, ha limite `, allora ` = f (`), cioè ` è un punto fisso della funzione f .
Esercizio 4.7 (Successione minimizzante). Sia E in sottoinsieme non vuoto di R e sia I = inf E.
Dimostrare che esiste una successione (xn ) decrescente di elementi di E tale che limn→+∞ xn = I.
Esercizio 4.8. Sia an una successione con la proprietà seguente: da ogni sottosuccessione di an si
può estrarre una sottosuccessione convergente. Dimostrare che la successione an è limitata.
Svolgimento dell’Esercizio 4.8. Supponiamo per assurdo che la successione non sia limi-
tata. Quindi per ogni k ∈ N esiste almeno un elemento ank della successione tale che |ank | > k. A
patto di scegliere gli indici in maniera crescente, cosa sempre possibile selezionando ank+1 solo tra
gli elementi successivi ad ank , abbiamo costruito una sottosuccessione da cui non è possibile estrarre
alcuna sottosuccessione convergente (le successioni convergenti sono sempre limitate).
x2 − 5x
1) lim (e − esin(x) )
x→+∞ x + 1
Per il Teorema Ponte, basta esibire due successioni {xn } e {yn }, entrambi divergenti a +∞ e
tali che f (xn ) e f (yn ) abbiano limiti diversi. In questo caso si può scegliere
π
xn = + 2nπ, yn = 2nπ, n∈N
2
per avere f (xn ) = 0 per ogni n ∈ N e
(2nπ)2 − 10nπ n2 (4π 2 − 10π/n)
lim f (yn ) = lim (e − 1) = lim (e − 1) = +∞.
n→+∞ n→+∞ 2nπ + 1 n→+∞ n(2π + 1/n)
√
2) lim x cos(x)
x→+∞
Per il Teorema Ponte, basta esibire due successioni {xn } e {yn }, entrambi divergenti a +∞ e
tali che f (xn ) e f (yn ) abbiano limiti diversi. In questo caso si può scegliere
π
xn = + 2nπ, yn = 2nπ, n∈N
2
√
per avere f (xn ) = 0 per ogni n ∈ N e limn→+∞ 2nπ = +∞.
cot(x)
sin2 (x) + 1
2) lim
x→0 1−x
Si ha
sin2 (x) + 1 sin2 (x) + x sin2 (x) + x
=1+ , lim =0
1−x 1−x x→0 1−x
e, cambiando variabile nel limite
1−x
sin2 (x) + x sin2 (x)+x
lim 1 + = e.
x→0 1−x
D’altra parte
sin2 (x) + x cos x sin2 (x) + x cos x x
cot(x) = = sin x +
1−x 1−x sin x 1−x sin x
per cui
sin2 (x) + x cos x x
lim cot(x) = lim sin x + = 1(0 + 1) = 1.
x→0 1−x x→0 1 − x sin x
In conclusione
sin2 (x)+x
2 cot(x) "
2 21−x #cot(x) 1−x
sin (x) + 1 sin (x) + x sin (x)+x
lim = lim 1+ = e1 = e.
x→0 1−x x→0 1−x
4. SUCCESSIONI NUMERICHE 39
(1 − ex )2 1 − ex 2
lim = lim =1
x→0 x2 x→0 x
log(x sin(x) + 1) [y=x sin(x)] log(y + 1)
lim = lim =1
x→0 x sin x y→0 y
x3 sin x x3 sin x p
4
lim √ == lim √ ( 3x4 + 1 + 1)
x→0 4 3x4 + 1 − 1 x→0 4
3x + 1 − 1
x3 sin x p 4
p
4 + 1 + 1)( 3x4 + 1 + 1) =
1 4
= lim ( 3x ·2·2=
x→0 3x4 3 3
In conclusione, il limite vale 4/3.
e determinarla esplicitamente.
Serie numeriche
P P
Esercizio 5.1 (Confronto asintotico unilaterale). Siano k ak e k bk due serie a termini positivi.
Dimostrare che se
an
lim =0
n→+∞ bn
allora
P P
(i) se la serie Pk bk converge, allora converge anche la serie
P k ak ;
(ii) se la serie k ak diverge, allora diverge anche la serie k bk .
Mostrare a quali conclusioni si può giungere sul carattere delle serie se, invece, si ha come ipotesi
che esista
an
lim = +∞.
n→+∞ bn
an
Svolgimento dell’Esercizio 5.1. Se lim = 0, allora in corrispondenza di ε = 1 è
n→+∞ bn
an
possibile determinare n0 ∈ N tale che < 1, ossia an < bn per ogni n ≥ n0 . Il risultato segue
bn
quindi dal Teorema del confronto per serie a termini non negativi.
an bn
Se lim = +∞, allora lim = 0 e quindi si ottiene che
n→+∞ bn n→+∞ an
P P
(i) se la serie Pk ak converge, allora converge anche la serie
P k bk ;
(ii) se la serie k bk diverge, allora diverge anche la serie k ak .
∞
X 2k
1)
3k k
k=1
∞
X 1
4) arctan
k
k=1
Dal momento che arctan x > 0 per x > 0, la serie è a termini positivi. Sapendo che
arctan k1
lim 1 =1
k→+∞
k
per confronto asintotico con la serie armonica possiamo concludere che la serie diverge.
∞
X 1
5) sin √ e1/k − 1
k=1
k
Dal momento che sinx > 0 per x ∈ (0, π/2) e ex > 1 se x > 0, la serie è a termini positivi.
Sapendo che
√
1 1/k 3/2 1 1/k
lim k sin √ = 1, lim k(e − 1) = 1, =⇒ lim k sin √ e − 1 = 1,
k→+∞ k k→+∞ k→+∞ k
∞
X 1
per confronto con la serie armonica generalizzata 3/2
, la serie considerata risulta essere con-
k=1
k
vergente.
5. SERIE NUMERICHE 43
∞ √
X k! k + 2
6)
3k k k
k=1
∞ 1
X 2k sin 3k
7)
k+2
k=1
La serie è a termini positivi, dal momento che log x > 0 per x > 1. Inoltre si ha
log(2k)
lim k2 =0 se α < 2
k→+∞ 1
kα
e quindi possiamo usare il criterio del confronto asintotico unilaterale (Esercizio 5.1) con, ad esempio,
∞
X 1 ak
la serie armonica generalizzata 3/2
. Tale serie converge e, dal momento che lim 1 = 0,
k=1
k k→+∞ α
k
converge anche la serie data.
∞
1
X
9) (2k) k2 − 1
k=1
la serie converge per confronto asintotico con quella studiata in 8). Nel calcolo del limite abbia-
log(2k)
mo usato il cambiamento di variabile y = e il fatto che, per la gerarchia degli infiniti
k2
log(2k)
limk→+∞ = 0.
k2
k
∞ k
X X 1
10)
j
k=2 j=2
∞
X k k+2
14)
k!
k=1
∞
X 2k − 4k
15)
5k
k=0
∞ ∞
X 2k X 4k
Le serie e sono geometriche di ragione minore di 1, quindi convergono. La serie
5k 5k
k=0 k=0
considerata ha come elementi la differenza degli elementi di queste due serie e quindi converge,
grazie al risultato sull’algebra delle serie convergenti.
Esercizio 5.3. Mostrare che le seguenti serie sono convergenti e calcolarne la somma.
∞ ∞ √ √
X 1 X k− k−1
1) 2) √
(2k + 1)(2k + 3) k2 − k
k=0 k=2
La convergenza della serie si ottiene, ad esempio, utilizzando il criterio del confronto asintotico
∞
X 1
con la serie convergente .
k2
k=1
Inoltre si ha che
1 1 1 1
= −
(2k + 1)(2k + 3) 2 2k + 1 2k + 3
per cui nel calcolo della ridotta n-esima si hanno delle cancellazioni (somma telescopica) e
n n
X 1 X 1 1 1 1 1 n→+∞ 1
sn = = − = 1− −→ .
(2k + 1)(2k + 3) 2 2k + 1 2k + 3 2 2n + 3 2
k=0 k=0
∞ √ √
X k− k−1
2) √
k=2
k2 − k
i temini della serie sono asintoticamente equivalenti a quelli della serie armonica generalizzata di
esponente 3/2:
ak k 3/2 1 1
lim = lim q √
= lim q = .
1
2
q q
k→+∞ k→+∞ 1 k−1 k→+∞ 1 k−1
k 1− k 1 + 1+ 1− 1+ 1+
k 3/2 k k k k
Quindi per confronto asintotico la serie è convergente. Come nel caso 1), anche le ridotte n–esime
di questa serie sono somme telescopiche:
n √ √ n
X k− k−1 X 1 1 1
sn = √ = √ − √ =1− √
k2 − k k−1 k n
k=2 k=2
e, passando al limite per n → +∞, si ottiene che la somma della serie vale 1.
Esercizio 5.5 (Criterio di condensazione di Cauchy). Sia (an ) una successione decrescente a termini
non negativi e siano
Xn Xn
sn = ak , σn = 2k a2k .
k=1 k=0
(i) dimostrare per induzione che s2n −1 ≤ σn−1 ≤ 2s2n−1 per ogni n ∈ N, n ≥ 1.
(ii) dimostrare che le serie
X∞ X∞
ak , 2k a2k
k=1 k=0
hanno lo stesso carattere (ossia una converge se e solo se converge l’altra).
La disuguaglianza (1) si ottiene osservando che, per ogni n, ak ≤ a2n se k ≥ 2n , per cui
2n+1
X−1
ak ≤ 2n−1 a2n
k=2n
(somma di 2n−1 termini minori di a2n ) e quindi
2n+1
X−1 [P (n)] e ak ≤a2n
s2n+1 −1 = s2n −1 + ak ≤ σn−1 + 2n a2n = σn .
k=2n
Per dimostrare la disuguaglianza (2), usiamo l’ipotesi induttiva che ci garantisce che
[P (n)]
σn = σn−1 + 2n a2n ≤ 2(s2n−1 + 2n−1 a2n ).
Quindi il risultato si ottiene se si riesce a mostrare che s2n−1 + 2n−1 a2n ≤ s2n . Una volta osservato
che vale
2 n
X
n−1
s2n−1 + 2 a2n ≤ s2n−1 + ak
k=2n−1 +1
la disuguaglianza richiesta equivale a
2 n
X
n−1
2 a2n ≤
k=2n−1 +1
disequazione sempre vera dal momento che a destra compare la somma di 2n−1 elementi ak ≥ a2n .
Abbiamo così dimostrato la validità del passo dell’induzione e quindi, per il Principio di Induzione,
la stima è veraPper ogni n ≥ 1.
(ii) Se la serie ∞k=1 ak converge, allora la successione (sn ) è limitata e, per il punto (i), anche la suc-
cessione (σn ) è limitata. Trattandosi
P∞di una successione monotona, (σn ) risulta essere convergente,
e quindi, per definizione, la serie P 2 ka
k=0 2 è convergente.
k
∞
D’altra parte, dire che la serie k=1 ak diverge corrisponde a dire che successione (sn ) è illi-
mitata superiormente e, essendo anche monotona crescente, ogni sua sottosuccessione è illimitata
superiormente. In particolare (s P2 −1 ) ke, per il punto (i), anche la successione (σn ) è illimitata e
n
∞
X 1
2) , α∈R
k logα (k)
k=2
Quindi la serie ∞ k
P
k=1 2 a2k è una serie armonica generalizzata. Applicando il Criterio di condensa-
zione, otteniamo che la serie considerata converge per α > 1 e diverge per α ≤ 1.
FOGLIO 6
Funzioni continue
Si ha che
sin2 (x) cos(1/x) sin2 (x) x
lim f (x) = lim x
= lim 2
(x cos(1/x)) x =1·0·1=0
x→0− x→0− e −1 x→0 − x e −1
(abbiamo usato limiti notevoli e il fatto che limx→0− x cos(1/x) = 0 trattandosi del prodotto di una
funzione infinitesima per una limitata). D’altra parte
lim f (x) = lim log(1 + x) = 0
x→0+ x→0+
Quindi limite destro e limite sinistro in x0 = 0 sono uguali e coincidono anche con f (0) = 0, per
cui la funzione è continua in x0 = 0.
4 sin2 (x/2)
x<0
2) f (x) = log(1 + x2 ) + 3x2
√
1/4 + x x≥0
Si ha che
4 sin2 (x/2) sin2 (x/2) x2 1
lim f (x) = lim 2 2
= lim 2
2
=
x→0− x→0− log(1 + x ) + 3x x→0− (x/2) x2 log(1+x )
+3 4
x2
3
tan (x) sin(1/x) x<0
3) f (x) = 1 − cos(x)
cos(x) x≥0
Si ha che
tan3 (x) sin(1/x) tan3 (x) x2
lim f (x) = lim = lim x sin(1/x) =0
x→0− x→0− 1 − cos(x) x→0− x3 1 − cos(x)
(abbiamo usato limiti notevoli e il fatto che limx→0− x sin(1/x) = 0 trattandosi del prodotto di una
funzione infinitesima per una limitata). D’altra parte
lim f (x) = lim cos(x) = 1.
x→0+ x→0+
Quindi limite destro e limite sinistro in x0 = 0 sono diversi, per cui la funzione non è continua in
x0 = 0 (ha una discontinuità di tipo salto).
( √
cos( x)1/x x>0
4) f (x) =
0 x≤0
Esercizio 6.2. Determinare per quali valori dei parametri a, b, c ∈ R le seguenti funzioni sono
continue in R.
x2 − 3x + a x > 0
1) f (x) = b x=0
c + sin(x)
x<0
x
a
+b x>1
x−1
2) f (x) = c x=1
(x − 1)3
1
sin x<1
(x − 1)2 x2 − 3x + 2
sin(x)
se x > 0,
2x
3) f (x) = c se x = 0,
a + b sin x12
se x < 0.
6. FUNZIONI CONTINUE 51
Esercizio 6.3. Sia f : [a, b] → R una funzione continua nell’intervallo chiuso e limitato [a, b].
Dimostrare che, se f (a) = f (b), allora la funzione
b−a
g : [a, (a + b)/2] → R g(x) = f x + − f (x)
2
si annulla almeno in un punto c ∈ [a, (a + b)/2].
Svolgimento dell’Esercizio 6.3. Basta osservare che g è una funzione continua nell’inter-
vallo [a, (a + b)/2], in quanto differenza di funzioni continue, e che
b−a b+a
g(a) = f a + − f (a) = f − f (a)
2 2
b+a a+b b−a b+a b+a b+a
g =f + −f = f (b) − f = f (a) − f .
2 2 2 2 2 2
Sono quindi soddisfatte le ipotesi del Teorema degli zeri, da cui segue la proprietà richiesta.
Esercizio 6.4. Dimostrare, utilizzando l’Esercizio 6.3, che se una persona compie in 1 ora un
percorso di 4 km, allora esiste almeno un intervallo di 30 minuti in cui la persona ha percorso
esattamente 2 km.
Svolgimento dell’Esercizio 6.4. Per sfruttare il risultato dell’Esercizio 6.3 si deve introdur-
re un’opportuna funzione f (t) che ad ogni tempo t (misurato in ore), tenga conto della la distanza
d(t) percorsa al tempo t e tale che f (0) = f (1). Ad esempio va bene
(è del tutto naturale supporre che la distanza d(t) sia continua). Applicando il risultato dell’esercizio
precedente, si conclude che esiste c ∈ [0, 1/2] tale che f (c + 1/2) = f (c), ossia tale che d(c + 1/2) =
d(c) + 2. In altri termini, nell’intervallo di tempo [c, c + 1/2] la distanza percorsa è esattamente di
2 km.
ed ha una discontinuità di salto per x = 1. Questo esempio non contraddice la proprietà generale
di continuità dell’inversa: per garantire la continuità dell’inversa, la funzione deve essere continua
in un intervallo, mentre in questo caso stiamo considerando una funzione continua e invertibile su
un dominio costituito dall’unione di due intervalli disgiunti.
6. FUNZIONI CONTINUE 53
f (x) f −1 (x)
0 1 2 3 0 1 2
√
Svolgimento dell’Esercizio 6.6. Se 0 6= x0 = p/q ∈ Q, la successione xn = x0 + 2/n
converge ad x0 , ma xn ∈ R \ Q per ogni n ≥ 1, per cui
1
f (x0 ) = 6= 0 = lim f (xn )
q n→+∞
Esercizio 6.7. Siano f, g : [a, b] → R due funzioni continue sull’intervallo chiuso e limitato [a, b].
Mostrare quali delle seguenti affermazioni sono vere.
(a) Se f (a) = 0, f (b) = 1, g(a) = 1 e g(b) = 0, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c) = g(c).
(b) Se f (a) = 1, f (b) = 3, g(a) = 2 e g(b) = 4, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c) = g(c).
(c) Se f (a) = 1, f (b) = 1, g(a) = 1 e g(b) = −2, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c)g(c) = 0.
(d) Se f (a) = 1, f (b) = −1, g(a) = −1 e g(b) = −1, allora esiste c ∈ [a, b] tale che f (c)g(c) =
f (c) + g(c).
54 6. FUNZIONI CONTINUE
Esercizio 6.9 (Punti fissi). Sia f : [−1, 1] → [−1, 1] una funzione continua nell’intervallo [−1, 1] a
valori nell’intervallo stesso. Si dimostri che esiste almeno un x0 ∈ [−1, 1] tale che f (x0 ) = x0 (punto
fisso per f ). Si dimostri poi che se f è Lipschitziana con costante C ∈ (0, 1), ossia
|f (x) − f (y)| ≤ C|x − y|, ∀ x, y ∈ [−1, 1],
allora il punto fisso è unico.
6. FUNZIONI CONTINUE 55
Esercizio 6.10. Sia f : R → R una funzione continua. Si dimostri che per ogni successione limitata
{xn }n , dalla successione {f (xn )}n si può estrarre una sottosuccessione convergente.
Svolgimento dell’Esercizio 6.10. Dal momento che la successione {xn }n è limitata, per
il Teorema di Bolzano Weierstrass esiste una sottosuccessione {xnk }k convergente ad un opportuno
x0 ∈ R. Essendo f una funzione continua, la sottosuccessione {f (xnk )}k , convergerà dunque a
f (x0 ).
FOGLIO 7
Calcolo differenziale
x2
25) f (x) = + 3x − arctan(x) − 4 log(1 + x2 )
2p p
26) f (x) = x 1 + x2 + log(x + 1 + x2 )
1) f (x) = π 5
57
58 7. CALCOLO DIFFERENZIALE
√
3) f (x) = cos x + 2
1
4) f (x) =
log 2 + x2
2x − 3
7) f (x) =
x2 + 1
3 1
9) f (x) = x cos
x2
sin x
10) f (x) =
x2 + e3x
Usando la regola di derivazione del rapporto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
(x2 + e3x ) cos x − (2x + 3e3x ) sin x
f 0 (x) = .
(x2 + e3x )2
tan2 x
12) f (x) =
sin x
sin(x2 )
14) f (x) = arctan e
Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
ex
f 0 (x) = (5x4 + 14x) log (ex + 2) + (x5 + 7x2 ) x
e +2
3 + 7)ex
3 x x(x
= x (5x + 14) log (e + 2) + .
ex + 2
2 −3x+2)
17) f (x) = e− arctan(−x
Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
f 0 (x) = 3 sin2 (x) cos(x) cos2 (x2 + 1) − 2x sin3 (x) cos(x2 + 1) sin(x2 + 1)
= sin2 (x) cos(x2 + 1) 3 cos(x) cos(x2 + 1) − 2x sin(x) sin(x2 + 1) .
Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
f 0 (x) = ex sin x (sin x + x cos x) − 3 sin(3x).
p
3
22) f (x) = tan(3x2 + 7)
7. CALCOLO DIFFERENZIALE 61
x2
25) f (x) = − 4 log (x2 + 1) + 3x − arctan x
2
Usando la regola di derivazione del prodotto di funzioni e della funzione composta otteniamo che:
√ x +1
p x2 2 x2 + 1 x2 1
0 2
f (x) = x + 1 + √ + √ x +1 =√ +√ +√
x2 + 1 x2 + 1 + x x2 + 1 x2 + 1 x2 + 1
2
2(x + 1) p
= √ = 2 x2 + 1.
x2 + 1
Esercizio 7.2. Determinare l’equazione della retta tangente al grafico delle seguenti funzioni nel
punto di ascissa x0 indicato:
Svolgimento dell’Esercizio 7.2. Si ricorda che l’equazione della retta tangente al grafico
di una funzione in un determinato punto x0 è y = f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ).
1) f (x) = xex , x0 = 1
2) f (x) = x2 sin x, x0 = −2
4) f (x) = arctan x, x0 = 0
p 1
6) f (x) = 1 − x2 , x0 =
2
Esercizio 7.3. Usando la definizione di derivata, stabilire se le seguenti funzioni sono derivabili nel
punto x0 = 0:
x2 sin 1 , se x 6= 0,
( 2
e−1/x , se x 6= 0,
1) f (x) = x 2) g(x) =
0, se x = 0, 0, se x = 0.
x2 sin 1 , se x 6= 0,
2) f (x) = x
0, se x = 0.
Per verificare la derivabilità di f (x) in x0 = 0 basta vedere se esiste finito il limite del rapporto
incrementale
f (0 + h) − f (0) h2 sin h1 − 0 1
lim = lim = lim h sin = 0
h→0 h h→0 h h→0 h
Per verificare la derivabilità di f (x) in x0 = 0 basta vedere se esiste finito il limite del rapporto
incrementale
1 1
f (0 + h) − f (0) e − h2 − 0 e− h2 [k= h1 ] k
lim = lim = lim = lim 2 = 0
h→0 h h→0 h h→0 h k→±∞ ek
Esercizio 7.4. Determinare per quali valori dei parametri a, b ∈ R le seguenti funzioni sono continue
e per quali valori sono derivabili su R.
(
2
e2x − 1 se x > 0 ax − bx se x > 0
1) f (x) =
a + bx se x ≤ 0 2) f (x) = a se x = 0
1 − cos x se x < 0
Esercizio 7.5. Determinare per quali valori dei parametri a, b, c ∈ R le seguenti funzioni sono
continue e per quali valori sono derivabili su R.
x
e − cos x 1 − (1 + x)a
se x > 0, se x > 0,
xa
x
1) f (x) = b se x = 0, 2) f (x) = b se x = 0,
c sin x se x < 0.
cx + 2 se x < 0.
Per calcolare la derivata destra è più semplice calcolare direttamente il limite destro del rapporto
incrementale: procedendo come prima otteniamo
eh − cos(h)
0 −a o(h)
f+ (0) = lim = lim h 1+ .
h→0+ ha+1 h→0+ h
Questo limite è finito solo se a ≤ 0 e otteniamo
f+0 (0) = 0 se a < 0, f+0 (0) = 1 se a = 0.
In conclusione f è derivabile solo nei casi seguenti:
a < 0, b = c = 0 oppure a = 0, b = 0, c = 1.
1 − (1 + x)a
se x > 0,
x
2) f (x) = b se x = 0,
cx + 2 se x < 0.
Esercizio 7.6. Sia f : [a, b] → R una funzione continua nell’intervallo [a, b] e con derivata prima
derivabile nell’intervallo aperto (a, b). Dimostrare che, se esiste c ∈ (a, b) tale che f (a) = f (b) =
f (c), allora esiste d ∈ (a, b) tale che f 00 (d) = 0.
Svolgimento dell’Esercizio 7.6. La funzione ristretta sia all’intervallo [a, c] che all’inter-
vallo [c, b] soddisfa le ipotesi del Teorema di Rolle, quindi esistono due punti d1 ∈ (a, c) e d2 ∈ (c, d)
(quindi diversi) tali che f 0 (d1 ) = f 0 (d2 ) = 0. Ora, la funzione f 0 : [d1 , d2 ] → R a sua volta soddisfa
le ipotesi del Teorema di Rolle, per cui esiste d ∈ (d1 , d2 ) tale che f 00 (d) = 0.
7. CALCOLO DIFFERENZIALE 67
Esercizio 7.7 (Teorema dell’asintoto). Sia f : (a, +∞) → R continua e derivabile. Supponiamo
che esistano finiti i limiti
lim f (x) = `, lim f 0 (x) = M.
x→+∞ x→+∞
Dimostrare che allora deve essere M = 0.
Svolgimento dell’Esercizio 7.7. Per il Teorema di Lagrange per ogni x ∈ R esiste yx tale
che x < yx < x + 1 e tale che f (x + 1) − f (x) = f 0 (yx ). Dal momento che limx→+∞ yx = +∞ e
poichè anche limx→+∞ f (x + 1) = `, si ottiene
0 = lim (f (x + 1) − f (x)) = lim f 0 (yx ) = M.
x→+∞ x→+∞
FOGLIO 8
Studi di funzione
A scopo didattico, gli studi di funzione saranno svolti secondo il seguente schema:
1. Dominio
2. Simmetrie e periodicità
3. Segno e intersezioni con gli assi
4. Comportamento all’infinito
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi
7. Concavità e convessità
8. Grafico della funzione
1
Esercizio 8.1. Funzione da studiare: .
log(x − 3)
69
70 8. STUDI DI FUNZIONE
Si tratta del limite di una funzione fratta in cui il numeratore è una costante positiva, mentre il
denominatore diverge a +∞. Ne segue che
1
lim =0
x→+∞ log(x − 3)
e quindi la funzione f (x) può essere prolungata con continuità in x = 3 (che non appartiene al suo
dominio naturale) ponendo f (3) = 0.
Restano da calcolare i limiti in 4. Se x tende a 4 da sinistra, il termine log(x − 3) tende a zero
e ha sempre segno positivo, quindi
1
lim = +∞ .
x→4 log(x − 3)
+
Se invece x tende a 4 da sinistra, il termine log(x − 3) continua a tendere a zero, ma questa volta
ha sempre segno negativo, dunque
1
lim = −∞ .
x→4 log(x − 3)
−
Quindi la derivata seconda si annulla per x = 3 + e−2 . Lo studio del segno della derivata seconda è
y
sintetizzato nel seguente schema:
−−− + + + + + + + + + + + + + + log(x − 3) + 2
−−− − − − − − − − − + + + + + + (x − 3)2 [log(x − 3)]3
+++ − − − − − − − − + + + + + + f 00 (x)
^ _ ^ -
3 3 + e−2 4
Ne concludiamo che la funzione risulta convessa nell’intervallo (3, 3+e−2 ), ha un flesso in x = 3+e−2 ,
è concava nell’intervallo (3 + e−2 , 4) ed è convessa sulla semiretta (4, +∞).
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 1.
(3 + e−2 , −1/2)
3 4 x
3 4
Figura 1. Grafico della funzione 8.1
1
Esercizio 8.2. Funzione da studiare: log 1 + 2 .
x
+++++++++−−−−−−− f 0 (x)
% & -
0
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
2(1 + 3x2 )
f 00 (x) = .
(x + x3 )2
La derivata seconda è una funzione razionale con numeratore strettamente positivo (è, anzi, maggiore
o uguale a 2) e denominatore strettamente positivo nel dominio della funzione. Quindi la derivata
seconda è sempre positiva nel dominio di f e la funzione risulta convessa nelle semirette (−∞, 0) e
(0, +∞). Non ci sono punti di flesso.
++++++++++++++++ f 00 (x)
^ ^ -
0
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 2.
√
x2 − 2
Esercizio 8.3. Funzione da studiare: .
x
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio:√non √ ci sono punti di frontiera del dominio che non
appartengono al dominio (ricordiamo che − 2 e 2 appartengono al dominio e sono zeri della
funzione).
6. Crescenza
√ e√ decrescenza, massimi e minimi: la funzione è certamente derivabile negli intervalli
(−∞, − 2) e ( 2, +∞) dove si può applicare il test di monotonia. Calcoliamo la derivata prima
per |x| > 2:
2 √
√x − x2 − 2
2 2
f 0 (x) = x −2 2 = √ .
x x x2 − 2
2
Sia numeratore che denominatore sono strettamente positivi.√ Quindi√ non ci sono punti stazionari e
la funzione è strettamente crescente nelle semirette (−∞, − 2) e ( 2, +∞). Inoltre
0 0
lim
√ f (x) = lim
√ f (x) = +∞ ,
x→(− 2)− x→( 2)+
√ √ √
cioè la funzione entra a tangente √verticale in − 2 e 2. Infine, il punto − 2 è un punto di massimo
relativo per la funzione, mentre 2 è un punto di minimo relativo. √ √
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda in (−∞, − 2) ∪ ( 2, +∞).
√ 3
2x x2 − 2 + √xx2 −2 8 − 6x2
00
f (x) = −2 = .
x4 (x2 − 2) x3 (x2 − 2)3/2
√ √
Il numeratore si annullerebbe nei punti x = ± √23 . Ma √23 < 2 e − 2 < − √23 , quindi i due valori
che annullano il numeratore non appartengono al dominio. La funzione quindi non ha punti di
flesso. Il segno della derivata seconda è descritto nel seguente schema.
−−−−− −−− 8 − 6x2
−−−−− +++ x3 (x2 − 2)3/2
+++++ −−− f 00 (x)
^ √ 2 2 √ _ -
− 2 − √3 0 √3 2
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 3.
y
1
p
− 2
p x
2
−1
x+2
Esercizio 8.4. Funzione da studiare: f (x) = .
(x − 1)2
3. Segno e intersezioni con gli assi: il numeratore si annulla per x = −2 (zero della funzione)
e cambia segno in tale punto. Il denominatore è sempre strettamente positivo nel dominio. In
conclusione, il segno della funzione è il seguente.
− − − − − − +++ + + + + + + + - f (x)
−2 1
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita sulle due semirette (−∞, 1) e (1, +∞), quindi
è necessario studiare i limiti
x+2 x+2
lim 2
, lim .
x→−∞ (x − 1) x→+∞ (x − 1)2
La funzione è razionale con grado del denominatore maggiore del grado del numeratore, quindi
x+2 x+2
lim 2
=0, lim = 0.
x→−∞ (x − 1) x→+∞ (x − 1)2
Abbiamo ottenuto che y = 0 è asintoto orizzontale per la funzione sia a +∞ che a −∞.
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: l’unico punto di frontiera del dominio è x = 1, in cui
dobbiamo calcolare sia il limite destro che il limite sinistro. In x = 1 il denominatore si annulla
mentre il numeratore resta limitato. Quindi la funzione esplode in −1 ( ossia limx→1 |f (x)| = +∞)
e, guardando il segno della funzione, si ottiene che
x+2 x+2
lim 2
= +∞ , lim = +∞ .
x→1 (x − 1)
− x→1 (x − 1)2
+
−−−− + + + + + − − − − − − − f 0 (x)
& % & -
−5 1
Quindi il punto x = −5 è un punto di minimo per la funzione.
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
x+8
f 00 (x) = 2 .
(x − 1)4
Il numeratore si annulla nel punto x = −8 e il segno della derivata seconda è descritto dal seguente
schema.
−− + + + + + + + + + + + + + + x+8
++ + + + + + + + + + + + + + + (x − 1)4
−− + + + + + + + + + + + + + + f 00 (x)
_ ^ ^ -
−8 1
Quindi x = −8 è un punto di flesso.
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 4.
−8 −5 −2 1
x
perché in entrambi i casi l’argomento del logaritmo tende a zero da destra. Quindi x = −3 e x = 1
sono asintoti verticali.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: la funzione è derivabile nel suo dominio e negli
intervalli (−∞, −3) e (1, +∞) si può applicare il test di monotonia. Calcoliamo la derivata prima:
2x + 2
f 0 (x) = 2 .
x + 2x − 3
Il valore x = −1, che annullerebbe il numeratore, non appartiene al dominio. Quindi non ci sono
punti stazionari e il segno della derivata prima è il seguente.
−−−−−− +++++ 2x + 2
++++++ +++++ 2
x + 2x − 3
−−−−−− +++++ f 0 (x)
& % -
−3 1
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
x2 + 2x − 3 − (x + 1)(2x + 2) x2 + 2x + 5
f 00 (x) = 2 = −2 .
(x2 + 2x − 3)2 (x2 + 2x − 3)2
Il numeratore non ha zeri reali ed è sempre positivo. Anche il denominatore è sempre positivo,
quindi la derivata seconda è sempre negativa; concludiamo che la funzione è concava nelle semirette
(−∞, −3) e (1, +∞).
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 5.
−3 1
x
p p
−1 − 5 −1 + 5
+++++−−−−−++++++ - f (x)
−3 0
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita su tutto l’asse reale, quindi è necessario
studiare i limiti
lim x(x + 3)e−x , lim x(x + 3)e−x .
x→−∞ x→+∞
78 8. STUDI DI FUNZIONE
Quando x tende a −∞, abbiamo il prodotto di un polinomio di secondo grado, che diverge a +∞
e di un esponenziale che diverge anch’esso a +∞. Di conseguenza
lim x(x + 3)e−x = +∞ .
x→−∞
Quando x tende a +∞, il polinomio x2 + 3x diverge a +∞, mentre l’esponenziale tende a zero. Per
il confronto tra gli infiniti otteniamo
lim x(x + 3)e−x = 0 .
x→+∞
Quindi y = 0 è asintoto orizzontale a +∞. Per x che tende a −∞ sicuramente non c’è asintoto
obliquo: infatti
f (x)
lim = lim (x + 3)e−x = +∞ .
x→−∞ x x→−∞
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: non ci sono punti di frontiera.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi. Calcoliamo la derivata prima:
f 0 (x) = (x + 3)e−x + xe−x − x(x + 3)e−x = −e−x (x2 + x − 3) .
Il segno della√ derivata prima dipende solo dal segno del fattore x2 + x − 3. Tale polinomio si annulla
√ √
in x = −1−2 13 ed in x = −1+2 13 , che sono punti stazionari. Osserviamo che 3 < 13 < 4, e
√ √
−1− 13
conseguentemente 2 > −3 e −1+2 13 > 0. Il segno della derivata prima è il seguente.
+ + + + + + + + − − − − − −−− + + + x2 + x − 3
− − − − − − − − + + + + + +++ − − − f 0 (x)
& % &
√ √ -
−3 −1− 13 0 −1+ 13
√ 2 2 √
Quindi x = −1−2 13 è un punto di minimo, mentre x = −1+2 13 è un punto di massimo.
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
f 00 (x) = −(2x + 1)e−x + (x2 + x − 3)e−x = e−x (x2 − x − 4) .
Il segno della derivata seconda coincide con il segno del polinomio x2 − x − 4 ed è il seguente.
+ + + + + + + + − − − − − −−− + + + x2 − x − 4
+ + + + + + + + − − − − − −−− + + + f 00 (x)
^ √
−1− 13
√
1− 17
_ √
1+ 17
^-
2 2
0 2
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 6.
y p
−1− 13
a= 2
p
b = 1− 2 17
a b p
x c = −1+2 13
c d p
d = 1+ 2 17
1
Esercizio 8.7. Funzione da studiare: (x − 2)3 (x + 1).
3
8. STUDI DI FUNZIONE 79
+ + + + + + − − − − − +++++ - f (x)
−1 2
4. Comportamento all’infinito: la funzione è definita su tutto l’asse reale, quindi è necessario
studiare i limiti
1 1
lim (x − 2)3 (x + 1), lim (x − 2)3 (x + 1) .
x→−∞ 3 x→+∞ 3
La funzione è un polinomio di quarto grado con termine di ordine massimo 13 x4 , quindi
1 1
lim (x − 2)3 (x + 1) = lim (x − 2)3 (x + 1) = +∞ .
x→−∞ 3 x→+∞ 3
Ovviamente non ci sono asintoti obliqui.
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: non ci sono punti di frontiera.
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: calcoliamo la derivata prima.
1 1
f 0 (x) = (x − 2)2 (x + 1) + (x − 2)3 = (x − 2)2 (1 + 4x) .
3 3
Tale polinomio si annulla in x = −1/4 ed in x = 2, che sono punti stazionari. Il segno della derivata
prima coincide con il segno di 1 + 4x.
− − − − − − + + + + + +++++ f 0 (x)
& % -
−1/4 2
Quindi x = −1/4 è un punto di minimo, mentre x = 2 non è un estremo della funzione.
7. Concavità e convessità: calcoliamo la derivata seconda.
1
f 00 (x) = (2(x − 2)(1 + 4x) + 4(x − 2)2 ) = 2(x − 2)(2x − 1) .
3
La derivata seconda si annulla in x = 1/2 e x = 2 e il segno è il seguente.
+ + + + + + − − − − − +++++ f 00 (x)
^ _ ^ -
1/2 2
In corrispondenza di x = 1/2 abbiamo quindi un punto di flesso a tangente obliqua, mentre per
y
x = 2 abbiamo un punto di flesso a tangente orizzontale.
8. Grafico della funzione: il grafico della funzione è disegnato in Figura 7.
ex
Esercizio 8.8. Funzione da studiare: .
x+2
Quando x tende a +∞, sia il numeratore che il denominatore divergono. Utilizzando la gerarchia
degli infiniti si ottiene
ex
lim = +∞ .
x→+∞ x + 2
Notiamo che, se non ci fossimo ricordati della gerarchia degli infiniti, il limite si sarebbe potuto
calcolare facilmente con la regola di L’Hôpital. La retta y = 0 è asintoto orizzontale a −∞, mentre
non ci sono asintoti obliqui a +∞ (sempre per la gerarchia degli infiniti).
5. Limiti nei punti di frontiera del dominio: l’unico punto di frontiera è x = −2, in cui si devono
calcolare limite destro e sinistro. In x = −2 si annulla il denominatore, mentre il numeratore resta
limitato. Quindi la funzione diverge. Osservando il segno della funzione si ottiene
ex ex
lim = −∞ , lim = +∞ .
x→−2− x+2 x→−2+ x+2
La retta x = 2 è un asintoto verticale per f .
6. Crescenza e decrescenza, massimi e minimi: calcoliamo la derivata prima.
ex (x + 2) − ex ex (x + 1)
f 0 (x) = = .
(x + 2)2 (x + 2)2
Il numeratore si annulla in x = −1 che è un punto stazionario.