Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of JSTOR's Terms and Conditions of Use, available at
http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp. JSTOR's Terms and Conditions of Use provides, in part, that unless
you have obtained prior permission, you may not download an entire issue of a journal or multiple copies of articles, and you
may use content in the JSTOR archive only for your personal, non-commercial use.
Please contact the publisher regarding any further use of this work. Publisher contact information may be obtained at
http://www.jstor.org/action/showPublisher?publisherCode=fig.
Each copy of any part of a JSTOR transmission must contain the same copyright notice that appears on the screen or printed
page of such transmission.
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of
content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms
of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.
Fondazione Istituto Gramsci is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Studi
Storici.
http://www.jstor.org
IL CONCETTO DI <<CORRUZIONE)>
NEI <<DISCORSI
SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO,*
RiccardoBreschi
1. La corruzione dello Stato e un tema che occupa una parte cospicua della
filosofia politica machiavelliana. Soprattutto nei Discorsi- dove e presente
una proposta politica che prende amodello l'antica repubblica romana - la
possibilita che la ((forma)>
politica possa corrompersi e decadere diviene un
oggetto di indagine privilegiato. Particolare importanza assumono, a
questo riguardo, i ((principi>> dai quali ha avuto origine lo Statol. Nel
capitolo I del terzo libro essi sono la formula che contiene l'equilibrio
originario e costituiscono pertanto la condizione di salute della comunita
politica2. Lo Stato deve essere, quindi, periodicamente ricondotto verso il
Le citazioni dei testi di Machia velli si riferiscono aile seguenti edizioni: Discorsi sopra laprima
de?? di Tito Livio, a cura di G. Inglese, Milano, Rizzoli, 1984; Il Principe e Istorie florentine, in Opere,
a cura di M. Bonfantini, Ricciardi, 1963; Arte della guerra, in Tutte le opere, a cura
Milano-Napoli,
di F. Flora e C. Cordi?, Milano, Mondadori, 1949, I; Discursus florentinarum rerum post mortem
junioris Laurentii Medices, in Arte della guerra e scritti politici minori, a cura di S. Bertelli, Milano,
Feltrinelli, 1961.
1
Le radici culturali di questo tema della teoria politica di Machiavelli sono state
ind?gate da
Eugenio Garin: ?Ora, di nuovo, a proposito di un tema centrale come il "ritorno ai principi", ?
lecito chiedersi se non ci troviamo dinanzi all'eco di un testo celebre, anche per altri motivi
forse presente aMachiavelli: e vuol dirsi del Politico di Platone, tradotto da Ficino come de regno,
"libro civile". DtWargumentum ficiniano, ossia dell'introduzione-sommario, hanno fatto cenno
il Sasso e Felix Gilbert, non del mito centrale del
doppio moto del mondo, e cio?
dell'impulso
dato in origine all'universo, e della sua fatale tendenza a invertir? la rotta quasi
progressivo
esaurendosi via via per un limite intr?nseco la spinta originaria, sostituendosi all? sviluppo e
alla vita il regresso e la morte. Dice Platone: "abbandonando, per cos? dire, il pilota
dell'universo le leve del timone [...] il destino e l'inclinazione nativa del mondo lo riportano
all'indietro". Di qui la n?cessita di un intervento nuovo da parte del pilota? (E. Garin, Dal
Rinascimento alFIlluminismo, Pisa, Nistri-Lischi, 1970, pp. 65-66).
2
Interessanti son? le affermazioni che su questo punto fa Nicola Badaloni, il quale precisa che
tornare alie non lo Stato ad un ipotetico momento
origini per Machiavelli significa riportare di
?quiete? iniziale, ma piuttosto significa restituir? quella condizione in cui ? possibile lo
svolgersi del conflitto sociale e, di conseguenza, possibili divengono gli effetti positivi derivati
dalla conflittualit?: ?Tuttavia credo di non andar? errato rilevando che il ritorno ai principi
assume in Machiavelli un Esso non tende cio? a prospettare uno stato
significato particolare.
ideale iniziale, ma semmai a ripristinare una condizione iniziale di costrizione di una
din?mica. Ritornare ai principi in questo senso significa da un lato ripristinare
potenzialit?
quelle condizioni di determinazione da cui ha origine la virt? sociale e che limitano la tensione
degli interessi ed i? contrasto delle volont?, daH'altro ripristinare quella equalit? che, per la sua
708 RiccardoBreschi
vicinanza alla natura, tende a riscatenarne le passioni. La riconquista della equalit?, cio? la
manifestazione pi? vistosa del ritorno ai principi, ? il riacquisto di un equilibrio tra forze che, _
proprio nella loro tensione naturale, sollecitano al dinamismo sociale e alie conquiste? (N.
Badaloni, Natura e societ? inMachiavelli, in ?Studi Storici?, X, 1969, 4, pp. 689-690).
3
Cfr. Discorsi, III, 1, p. 463.
4
Spesso Machiavelli fa riferimento alla ?n?cessita? che guida le azioni umane. In Discorsi, I, 1,
pp. 62-63 la legge deve correggere le inclinazioni dannose che il ?sito? pu? far nascere negli
uomini. Un altro riferimento, che riguarda la costrizione cui i soldati debbono essere sottoposti
durante la battaglia, ? in Discorsi, III, 12, p. 503. E un altro ancora riguarda la ?n?cessita? per i
sudditi e per i cittadini di difendere lo Stato che ? fonte di sicurezza. Questo concetto porta a
e si trova inDiscorsi, I, 43, p. 153; II, 25, p. 365; Arte della guerra, I, pp. 458,
quello di ?affezione?,
460,466-467. Anche ? da tenere presente che il nesso paura della pena-?necessit?? era stato
gi?
utilizzato Lo mette in rilievo Hans Baron nelParticolo
ampiamente dagli umanisti fiorentini.
La rinascita de//'etica statale nelFumanesimo florentino delQuattrocento, in ?Civilt? moderna?, VII, 1935,
la virtu a mezzo - ecco
p. 41 e passim-. ?Suscitare della n?cessita naturale il problema che
informa buona parte dell'opera di Machiavelli e fa nascere una visione dell'uomo che involge
la forza etica nel processo vivo della vita. Nel Palmieri sono visibili i primi
germi. Colla
dottrina dell'"ira" in lui e nel Bruni si ?pre questa pagina della storia del pensiero florentino, al
cui termine sta il nome del Machiavelli?.
5 sono un momento
Roberto Esposito mette in evidenza che le ?origini? di violenza, di forti
contrasti, di paura. Per Machiavelli si tratta proprio di riportare lo Stato a questa condizione in
cui pi? forti sono le ?nergie agenti nella societ? e in cui la paura riesce a produrre il processo di
civilizzazione. Cfr. R. Esposito, Ordine e conflitto in Machiavelli e Hobbes, in ?Il Centauro?,
maggio-agosto 1983, pp. 33-34.
6
?E se le esecuzioni soprascritte, insieme con questi particulari esempli, fossono almeno
ne seguiva di n?cessita che la non si sarebbe mai corrotta;
seguite ogni dieci anni in quella citt?,
ma corne ei cominciorono a diradare Puna e Pa?tra di queste due cose, cominciarono a
di fattori esterni allo Stato, che sono anche i piu' pericolosi, oppure di
fattori interni:
E quanto a questi, conviene che nasca o da una legge, la quale spesso rivegga il
conto agli uomini che sono in quel corpo; o veramente da uno uomo buono che
nasca fra loro, il quale con i suoi esempli e con le sue opere virtuose faccia il
medesimo effetto che 1'ordine7.
9
Ma nella creazione de' Dieci occorse tutto il contrario, annullarono i Consoli e i
perch? gli
Tribuni, dettero loro autorit? di fare legge e ogni altra cosa come il Pop?lo romano. Talch?
trovandosi soli, sanza Consoli, sanza Tribuni, sanza al e per questo non
appellagione Pop?lo,
venendo ad av?re chi gli osservasse, ei poterono il secondo anno, mossi dall'ambizione di
Appio, diventare insolenti? (Discorsi, I, 35, p. 137).
10
Cfr. Discorsi, I, 35, p. 138.
11
Cfr. Discorsi, I, 40, p. 150.
71 1 II concetto di ((Corruvonef)nei <<Discorsi sopra la prima deca di Tito Liviow
16
Cfr. Discorsi, I, 37, pp. 141-142.
713 / concetto nei ((Discorsisopralaprima decadi Tito Liviow
di <(corruzione))
ProcinvdoIo; talche fu il primo Proconsolo. La quale cosa, ancora che mossa dal
St.it,, txr utilita publica, fu quella che con il tempo fece serva Roma. Perch'
q u .in) piU i Romani si discostarono con le armi, tanto pi' pare loro tale
prorogazione necessaria, e piu la usarono. La quale cosa fece due inconvenienti:
l'uno che meno numero di uomini si esercitarono negli imperii, e si venne per
questo a ristringere la riputazione in pochi; l'altro, che stando uno cittadino assai
tempo comandatore d'uno esercito, se lo guadagnava e facevaselo partigiano;
perche quello esercito col tempo dimenticava il Senato e riconosceva quello capo.
Per questo Silla e Mario poterono trovare soldati che contro al bene publico gli
seguitassono; per questo Cesare potette occupare la patria. Che se i Romani non
avessono prolungati imagistrati e gli imperii, se non venivano si tosto a tanta
potenza e se fussono stati piu tardi gli acquisti loro, sarebbono ancora piu tardi
venuti nella servitui7.
17
Cfr. Discorsi, III, 24, pp. 529-530.
714 RiccardoBreschi
21
Cfr. supra il passo citato alla nota 19.
22
Cfr. Discorsi, I, 37, pp. 139-140.
23
Nei primi capitoli dei Discorsi Machiavelli, analizzando le lotte sociali e politiche della
repubblica mista romana, indica il conflitto sociale come un elemento positivo. Egli difende,
in Discorsi, I, 4, le lotte dei patrizi e dei plebei, che nella repubblica di Roma si svolgevano
all'interno d?lie istituzioni politiche, dai detrattori, ossia dai sostenitori di una repubblica
verso l'elemento aristocr?tico. infatti, ? convinto che questa
?quieta? sbilanciata Machiavelli,
din?mica conflittuale, all'esterno, produc? la potenza militare necessaria alla
rivolgendosi
di nuovi territori. Su questo punto cfr. N. Matteucci, ora inAlla
conquista Machiavellipolitologo,
ricerca delPordine politico. Da Machiavelli a 1984, p. 87.
Tocqueville, Bologna,
716 RiccardoBreschi
24
Cfr. Discorsi, I, 37, p. 142.
25
Nel capitolo 5 del primo libro dei Discorsi Machiavelli sostiene che il pop?lo ? pi? adatto dei
nobili ad assumere la funzione di ?controllo? all'interno della repubblica. Egli un
svolge
confronto serrato fra le aspirazioni del ceto popolare e quelle del ceto nobiliare: ?E sanza
dubbio, se si considerr? il fine de' nobili e degli ignobili, si vedr? in quelli desiderio grande di
dominare ed in questi solo desiderio di non essere dominad, e per conseguente
maggiore
volont? di vivere liberi, potendo meno sperare di usurparla che non possono i grandi; talch?
i popolari a ne abbino non la
essendo preposti guardia d'una liberta, ? ragionevole pi? cura, e
717 II concetto
di <Ccorruzionef>
nei (-Discorsi
sopralaprima decadi Tito Livio~>
potendo occupare loro, non permettino che altri la occupi? (Discorsi, I, 5, p. 73). La posizione
dei due ceti nei riguardi della repubblica, gli scopi che essi si prefiggono fanno preferir? una
leggera reminenza del pop?lo sui nobili all'interno d?lie istituzioni repubblicane. Ma anche
un'altra ragione di questa preminenza viene enunciata in questo stesso capitolo: ?E infine chi
sottilmente esaminer? tutto ne far? questa conclusione: o tu
ragioni d'una repubblica che
voglia fare uno imperio, come Roma, o d'una che le basti mantenersi? (Discorsi, I, 5, p. 74).
Dare la ?guardia della liberta? al pop?lo significa, dunque, conferir? il potere di controllo ad
un ceto che ha int?resse a conservare la ?forma? politica ma anche
repubblicana; significa che
Pesercito di quello Stato pu? disporre di moite ?nergie umane per la guerra; e infine significa
che Passe della repubblica ? spostato verso il ceto che vuole ?acquistare? (cio? che vuole dare
luogo alia conquista) piuttosto che verso quello che vuole ?mantenere? i propri possedimenti.
Queste tre cose insieme determinano Pinclinazione di Machiavelli a conferir? al pop?lo il
ru?lo di ?guardia della liberta?.
26
II riferimento ? ai passi citati nella precedente nota.
27
Machiavelli, nei Discorsi, sostiene che se il sing?lo ?virtuoso? ? superiore alla collettivit?
nello stabilire quali debbono essere gli ?ordini? adatti ad uno Stato, la collettivit? ? superiore
all'individuo nel conservare quegli ?ordini?. Nel capitolo 58 del primo libro egli afferma che la
collettivit? possiede pi? prudenza, stabilit? e capacita di giudicare di quanta non ne possieda il
E che pertanto il pop?lo con meno
principe. f?cilmente sbaglia nelle scelte, ha passioni meno
instabili, si lascia con meno facilita ingannare ed ha propositi pi? fermi.
718 RiccardoBreschi
28 un ?vivere
I diritti civili debbono essere garantiti da ogni regime che costituisce politico?,
cio? che non sia una ?forma? politica corrotta o ?licenza?). La
(?tirannide? repubblica, dunque,
non pu? non tutelare al massimo tali diritti. anche tenere presente che uno dei
grado Bisogna
diritti civili fondamentali ? la possibilit? per la di accumulare e di
popolazione patrimoni
mantenerli. Questo, secondo Machiavelli, dovrebbe essere soprattutto dalla
garantito
repubblica: ?Perch? quivi si vede maggiori popoli, per essere e' connubii pi? liberi, pi?
desiderabili dagli uomini, perch? ciascuno procrea volentieri quegli figlioli che crede potere
non dubitando che il patrimonio e ch'ei conosce non solamente
nutrir?, gli sia tolto, ch'e'
nascono liberi e non schiavi, ma ch'ei possono mediante la virt? loro diventare principi.
le ricchezze multiplicare in maggior numero, e quelle che vengono dalla cultura e
Veggonvisi
quelle che vengono dalle arti; perch? ciascuno volentieri multiplica in quella cosa, e cerca di
a gara
acquistare quei beni, che crede, acquistati, potersi godere. Onde ne nasce che gli uomini
pensono a' privati e publici commodi, e l'uno e l'altro viene a crescere?
maravigliosamente
(Discorsi, II, 2, p. 300). A proposito della n?cessita da parte della repubblica di assicurare i diritti
civili, Machiavelli fa affermazioni simili in Discorsi, I, 16, pp. 104-106; III, 5, p. 470. Ma anche
afferma che il principe deve offrire lemedesime garanzie: cfr. Il Principe, 19, p. 59, e 21, p. 74.
29
?E perch? le repubbliche bene ordinate hanno a tenere ricco il publico e
gli loro cittadini
convenne che fusse nella citt? di Roma difetto di questa
poveri, legge? (Discorsi, I, 37, p. 140).
?E crederebbono che lo accrescere la citt? sua di abitatori, farsi compagni e non sudditi,
mandare colonie a i paesi acquistati, fare capitale delle prede, domare il nimico con le
guardare
scorrerie e con le e non con le ossidioni, tenere ricco il publico, povero il privato,
giornate
mantenere con sommo studio gli esercizi militari, fusse la vera via a fare grande una rep?blica
e ad acquistare imperio? (Discorsi, II, 19, p. 345).
30 e in
?Giudicasi che ad ogni modo ogni luogo la distribuzione fussi parca: prima, per potere
mandare pi? uomini, sendo quelli diputati per guardia di quel paese; dipoi, perch?, vivendo
loro poveri a casa, non era ragionevole che volessono che i loro uomini abbondassino troppo
fuora. E Tito Livio dice come, presso Veio, e' vi mandarono una colonia e distribuirono a
ciascuno tre iugeri e sette once di terra [...]; perch?, oltre aile cose soprascritte, e' giudicavano
che non lo assai terreno, ma il bene cultivato, bastasse? (Discorsi, II, 7, pp. 311-312).
719 II concetto
di ((Corruzionef)
nei (Discorsisopralaprima decadi Tito Livio))
essere intesa non come un impegno attivo da parte dello Stato per fare si
che i cittadini non abbiano la possibilita di mettere insieme un loro
patrimonio - cio che trasformerebbe quella comunita politica in una
tirannide -, ma puo significare piuttosto che lo Stato non concede ai privati
la possibilita di usufruire dei beni acquistati con la guerra, se non in
minima parte. Proprio qui, tuttavia, e la contraddizione. La procedura in
questione contrasta non con la garanzia dei diritti civili, ma con lo stesso
funzionamento della repubblicamista. I1conflitto istituzionale nasce grazie
ma soprattutto di ((beni)),dei due
di <onori>>
all'oambizione>>,agli <appetiti>>,
ceti, che si contrastano vicendevolmente all'interno delle istituzioni per
spartirsi le ricchezze conquistate. Non si puo pensare che la loro unica mira
sia arricchire lo Stato e non se stessi. Certamente, da questa dinamica
politica traebeneficio anche lo Stato, ma il conflitto non avrebbe senso se i
contendenti non fossero spinti damire private. La struttura costituzionale
della repubblica mista riesce a volgere le aspirazioni e i (<desideri))
particolari a vantaggio dell'intera comunita; ma dal momento che il
fondamento di quella <forma>>politica sono proprio quelle aspirazioni
particolari, togliere la possibilita e la speranza di soddisfarle equivale a
cancellare le premesse della repubblicamista.
I problemi aperti dalla decadenza romana sono notevoli e di difficile
soluzione. La conquista produce ricchezza,ma allo stesso tempo il tentativo
di accaparrarsela innesca lotte distruttive fra i ceti. E l'affermazione
secondo la quale tenere ricco il pubblico e povero il privato non basta ad
eliminare l'eventualita della corruzione. Qualche studioso e dell'avviso
che, siccome le affermazioni circa la limitazione della proprieta non
contraddicono quelle relative ai diritti civili, ilmodello teorico elaborato
da Machiavelli possa evitare la distruzione3t. Tuttavia, piu convincente
sembra la tesi secondo la quale il nesso liberta-potenza-conquista-ricchezza
determina nella teoria machiavelliana una dinamica destinata, proprio a.
causa della sua struttura, a degenerare nell'impero. Inoltre, l'intervento
dello Stato teso a impedire ai cittadini di appropriarsi delle terre
conquistate, puo essere considerato un atto autoritario che prelude alla
stessa autorit'a imperiale e, dunque, alla fine della <liberta repubblicana>>.
L'antinomia prodotta dalla riflessione su questa fase della repubblica
romana, e della repubblica potente in generale, e un punto di approdo che
31
Cadoni ha tentato, in pi? e con diverse di evitare la
Giorgio luoghi argomentazioni,
contraddizione fra lo sviluppo econ?mico e la n?cessita di tenere i cittadini:
poveri
e impero sono A leggere attentamente il trentasettesimo
?Imperialismo dunque inseparabili?
capitolo si dovrebbe rispondere di no, perch? una volta individuato il loro nesso, ? anche
individuata la maniera di spezzarlo. Se Pinasprimento dei conflitti interni da cui trae origine
Pinvoluzione autoritaria dello stato dipende dalla trasposizione del conflitto dagli "onori" alia
"roba", ne segue che tale involuzione potra essere evitata qualora si riesca a impedir? che
oggetto dello scontro tra le classi divengano i beni materiali? (G. Cadoni, Note machiavelliane, II,
in ?Storia e politica?, 1979, 3, p. 738). Nel seguito dell'articolo egli sostiene che la ?ricchezza?
presente in Discorsi, II, 2, non necessariamente ? il contrario della ?povert?? di Discorsi, I, 37, e
richiama la ?parca? distribuzione d?lie terre presso i romani che si trova in Discorsi, II, 7.
720 RiccardoBreschi
a superare
32
Machiavelli, nonostante i tentativi fatti, non riesce
La contraddizione che dunque si genera rende inservibile il correttivo
escogitato per vanificare le cause della corruzione.Questo non vuol dire che
la repubblica mista romana diventa un cattivo modello politico. Essa,
invece, rimane sempre l'esempio principale e fondamentale della teoria
politica di Machiavelli. Ma analizzandone la crisi, egli si rende conto,
contemporaneamente, che la sua distruzione dipende dal suo stesso
funzionamento e che, quindi, si trattadi un epilogo inevitabile, anche se e
possibile - tramite certi accorgimenti - procrastinarne la fase culminante e
decisiva. I1dato piui rilevante della riflessione diMachiavelli sulla corruzione
e che la causa della decadenza di Roma non e un fattore estraneo al
funzionamento della repubblica romana, quale puo essere l'<(ozio>>, ma si
tratta invece di quello stesso che genera la <libertab>e la conquista. La
repubblica romana fu distrutta proprio da quella (<virtuattiva>)che, nella fase
iniziale e anche in seguito, aveva determinato la sua grandezza.
32
Gennaro Sasso, inNiccolo Machiavelli. Storia del suopensieropolitico, Bologna, 1980, pp. 492-494,
afferma che ?tenere ricco il publico e povero il privato? non ? facile da -
eseguire perch?
incontra resistenze da parte delle forze sociali -, e inoltre si tratterebbe di un atto che anticipa
la stessa autorit? imp?riale. Conclude, quindi, che non si tratta di una soluzione del problema
che Machiavelli si era posto: ?Per salvare le repubbliche dalla decadenza che, delle ricchezze e
delle lotte che esse scatenarono, ? l'inevitabile traguardo, ? necessario l'intervento coercitivo
di un potere che, ai ricchi e ai poveri, la misura e la "povert?". Ma, intanto e in
imponga
quell'atto, quel potere altera in senso autoritario il carattere delle libere repubbliche. E allora?
Allora, riconoscere che, dopo aver guardato nell'abisso che questa difficolt?
bisogna gli
davanti, Machiavelli non ? riuscito a il fondo, e a risolverla. Ma se
spalancava raggiungere
nell'averla percepita e non risolta sta, senza dubbio, il suo limite, nell'averla avvertita e, in
qualche modo, dibattuta, meglio ancora, nell'esser riuscito a farla venire al mondo, sia pure in
quella forma antin?mica, sta, invece, la sua grandezza? (G. Sasso, op. cit., p. 502).
*
Cfr. Discorsi, I, 17, p. 107.
721 II concetto nei ((Discorsi
di ((Corruzione)) sopralaprima decadi Tito Livio))
34 a
?E bench? questo esemplo di Roma sia da preporre qualunque altro esemplo, nondimeno
a questo proposito addurre innanzi popoli conosciuti ne' nostri tempi. Pertanto dico che
voglio
nessuno accidente, bench? grave e violento, ridurre mai Milano o liberi, per
potrebbe Napoli
essere quelle membra tutte corrotte. Il che si vide dopo la morte di Filippo Visconti, che
volendosi ridurre Milano alla liberta, non potette e non seppe mantenerla. Per? fu felicita
re diventassero corrotti presto, acci? ne fussono e
grande quella di Roma che questi cacciati,
innanzi che la loro corruzione fusse passata nelle visc?re di quella citt?; la quale incorruzione
fu cagione che gli infiniti tumulti che furono in Roma, avendo gli uomini il fine buono, non
nocerono anzi giovorono alia Repubblica? (ibidem).
35
Cfr. Discorsi, I, 17, pp. 107-108.
722 RiccardoBreschi
E un passo del capitolo XVII del primo libro dei Discorsi, che testimonia
innanzitutto della difficolta che si incontra quando si intende rendere
migliore una comunita molto corrotta. Machiavelli afferma che e difficile
decidere in ambito teorico se si dia una simile eventualita, come ammette
di non avere notizie storiche capaci di confermare quella tesi. Sa soltanto
che uno Stato veramente corrotto tende inesorabilmente a rovinare e
l'intervento di un principe dalle qualita indicate daMachiavelli non puo
fare altro che rinviare l'emergenza della corruzione. Resta comunque il
fatto che <le leggi bene ordinate>?non hanno alcun effetto sulla condizione
corrotta della popolazione, ossia <(non giovano)? al tentativo di migliorare i
<<costumi)>.
Nel capitolo XVIII dello stesso libro torna su questo punto focalizzando
l'attenzione proprio sui rapporti che intercorrono fra gli (<ordini))e la
corruzione:
E presupporr6 una citta corrottissima, donde verr6 ad accrescere piu tale difficulta:
perche non si truovano ne leggi ne ordini che bastino a frenare una universale
corruzione. Perche cosi come gli buoni costumi per mantenersi hanno bisogno delle
leggi, cosi le leggi per osservarsi hanno bisogno de' buoni costumi. Oltre a di questo, gli
ordini e le leggi fatte in una repubblica nel nascimento suo, quando erano gli uomini
buoni, non sono poi piu a proposito, divenuti che ei sono rei. E se le leggi secondo gli
accidenti in una citta variano, non variano mai, o rade volte, gli ordini suoi: il che fa
che le nuove leggi non bastano, perche gli ordini che stanno saldi le corrompono36.
36
Cfr. Discorsi, I, 18, pp. 108-109.
723 II concetto nei (Discorsisopralaprima decadi Tito Livio)>
di ?(corruzione)>
E per dare a intendere meglio questa parte, dico come in Roma era l'ordine del
governo, o vero dello stato, e le leggi dipoi che con i magistrati frenavano i
cittadini. L'ordine dello stato era l'autorita del Popolo, del Senato, de' Tribuni, de'
Consoli, il modo del chiedere e del creare imagistrati e il modo di fare le leggi.
Questi ordini poco o nulla variarono negli accidenti. Variarono le leggi che
frenavano i cittadini, come fu la legge degli adulterii, la suntuaria, quella della
ambizione e molte altre, secondo che di mano in mano i cittadini diventavano
corrotti. Ma tenendo fermi gli ordini dello stato, che nella corruzione non erano piu
buoni, quelle leggi che si rinnovavano non bastavano a mantenere gli uomini
buoni; ma sarebbono ben giovate, se con la innovazione delle leggi si fussero
rimutati gli ordini37.
37
Cfr. Discorsi, I, 18, p. 109.
38
?E che sia il vero, che tali ordini nella citt? corrotta non fussero buoni, si vede espresso in
a creare e le dava il pop?lo romano il
doi capi principali, quanto i magistrati leggi. Non
e gli altri primi se non a quelli che lo domandavano.
consolato gradi della citt? Questo ordine
fu nel principio buono, perch? e' non gli domandavano se non
quegli cittadini che se ne
e averne la ripulsa era ignominioso; s? che per esserne giudicati degni
giudicavano degni,
ciascuno operava bene. Divent? questo modo poi nella citt? corrotta perniziosissimo; perch?
pi? virt?, ma quelli che avevano
non quelli che avevano pi? potenza domandavano i
e comecch? virtuosi, se ne astenevano di domandarli per paura?
magistrati; gl'impotenti,
(ibidem).
724 RiccardoBreschi
39
Cfr. Discorsi, I, 17, p. 108.
40
Cfr. Istorieflorentine, III, 1, p. 680.
725 II concetto nei <Discorsisopralaprima decadi Tito Livio))
di ((corruz0one))
Rinnovare gli <<ordinih) in una sola volta sembra piui facile del modo
analizzato in precedenza; ma anche piu( pericoloso per lo Stato. Non
bastano i <<modiordinari> per compiere questa impresa; sono necessarie la
violenza e le <<armi>>.Anzi, bisogna che colui il quale si assume tale compito
divenga almeno momentaneamente principe di quello Stato. Ma questo
comporta un grave pericolo. C'e una contraddizione fra la ((natura)>
dell'individuo in questione e la funzione che egli ha da svolgere. Se l'uomo
deputato a quell'impresa e buono, ossia non e moralmente corrotto, non
usera mai i <<modi straordinari>>,dunque non distruggera neanche
momentaneamente la repubblica e non diventera principe, mancando cosi
l'effetto sperato. Se, viceversa, egli e corrotto fara di sicuro tutte le cose
dette, ma non al fine di correggere la (<forma)) politica: egli diventera
piuttosto il tiranno del proprio Stato.
Questa tesi e in contrasto con quella che sta a fondamento de II Principe.
Nello scritto del 1513 troviamo il concetto di ((virtu'estraordinaria>)che
garantisce il <vivere politico)) usando mezzi che stanno al di la della
Ma la differenza e notevole; anche perche nel capitolo XVIII del
legalita43.
primo libro dei Discorsi la riflessione diMachiavelli sulla corruzione tende
soprattutto amettere a fuoco le enormi difficolta che si oppongono a chi
voglia riportare lo Stato in una condizione di wvivere libero>> sottraendolo
alla decadenza. Constatata l'impossibilita dell'intervento di un principe
<virtuoso>),egli cerca una soluzione di compromesso:
Egli pensa una repubblica mista sui generis, spostata verso l'<elemento
Se nei periodi di assenza della corruzione, come era quello nel quale
regio>>.
41
Cfr. Discorsi, I, 18, pp. 110-111.
42
Cfr. Discorsi, I, 18, p. 111.
43
Gennaro Sasso, in Studi suMachiavelli, Napoli, 1967, p. 120, afferma che la differenza fra il
e l'impianto te?rico de II Principe ? ?psicol?gica? ma non ?te?rica?.
luogo citato dei Discorsi
44
Cfr. Discorsi, I, 18, p. 111.
726 RiccardoBreschi
enorme. Ma soprattutto ? interessante notare i differenti modi in cui son? stati considerati i
tra II e iDiscorsi. Alcuni hanno pensato che II Principe rappresenti
probabili rapporti Principe
Tunica soluzione che si offriva a Machiavelli per evitare la distruzione dello Stato tematizzata
libro dei Discorsi insieme alia decadenza della repubblica romana. Ci?
nel primo significa che le
due opere sono, almeno in certe loro parti, pressoch? contemporanee, che riflettono sulle
stesse questioni ed hanno le medesime fonti culturali. Soprattutto Gennaro Sasso ha proposto
questa tesi nel saggio Problemi di critica machiavelliana, in Studi suMachiavelli, cit., pp. 13-80, e in
Niccol? Machiavelli. Storia del suo pensiero politico, cit., pp. 314-335. All'opposto, Hans Baron, nel
saggio Machiavelli: The Republican Citicen and the Author of The Prince, in ?English Historical
Review?, April 1961, pp. 217-253, pensa che le due opere siano state scritte in epoche diverse
e che inoltre riflettano su questioni completamente differenti.
47
Cfr. Discorsi, I, 55, p. 175.
728 RiccardoBreschi
tiranni locali sempre in lotta fra loro. In molti paesi europei e italiani,
dunque, la nobilta cercava di mantenere e ripristinare i suoi privilegi;
mentre gli sforzi del monarca erano mirati a indebolire la forza nobiliare
per affermare sempre pii la propria autorita sul piano locale. Machiavelli,
percio, riflette su questo fenomeno e, oltre ad analizzare i problemi per lo
Stato prodotti dalla presenza dei baroni, anche ne ricerca la soluzione
politica.
Egli, nel passo citato sopra, distingue due tipi di <(gentiluomini>>.11primo
tipo e <<ozioso>>,
vive di rendita, non si preoccupa di produrre ricchezza.
L'<<ozio>> di cui parla Machiavelli tende a creare le condizioni della
decadenza politica ed economica dello Stato. Ma molto peggiore e l'altro
tipo di gentiluomo, quello che, oltre a possedere ingenti patrimoni e
rendite di cui vivere senza produrre ricchezza, ha al suo servizio una grande
quantita di uomini che stanno in rapporto con lui come i sudditi con il re.
Questo gentiluomo dispone, quindi, di molti mezzi e di un potere
eccessivo: coloro che gli sono fedeli non formano una setta o un <(partito>>,
ma sono addirittura suoi sudditi e, in quanto tali, gli obbediscono e
rispondono a lui delle loro azioni. Percio il danno che ne deriva allo Stato e
ancora maggiore: quei (<gentiluomini>>
possiedono un potere in grado di
opporsi a quello statale e di distruggere il <vivere civile>>. L'unica possibilita
che rimane allo scopo di impedire che lo Stato sia distrutto dalle loro azioni
e tentare di subordinare ad un potere centrale questi potentati minori:
Di queste due spezie di uomini ne sono pieni il regno di Napoli, Terra di Roma, la
Romagna e laLombardia. Di qui nasce che in quelle provincie non e mai surta alcuna
republica ne alcuno vivere politico, perche tali generazioni di uomini sono al tutto
inimici d'ogni civilta. E a volere in provincie fatte in simil modo introdurre una
repubblica non sarebbe possibile; ma a volerle riordinare, se alcuno ne fusse arbitro,
non arebbe altra via che farvi uno regno. La ragione e questa, che dove & tanto la
materia corrotta che le leggi non bastano a frenarla, vi bisogna ordinare, insieme con
quelle, maggior forza, la quale & una mano regia che con la potenza assoluta ed
eccessiva ponga freno alla eccessiva ambizione e corruttela de' potenti48.
48
Ibidem.
729 II concetto nei <Discorsisopralaprima decadi Tito Livio>>
di (worruzionem
49 e
Machiavelli ha ben presente che la nobilt? delPantica Roma, quella veneziana gli ottimati
fiorentini non hanno le caratteristiche dei nobili che si trovano in alcuni Stati cinquecenteschi.
rende esplicita questa soprattutto a di Venezia: ?A che si
Egli consapevolezza proposito
corne questo non ci fa alcuna i gentiluomini in quella
risponde esempio oppugnazione, perch?
repubblica
sono pi? in nome che in fatto, perch? loro non hanno grandi ?ntrate di possessioni,
sendo le loro ricchezze grandi fondate in sulla mercanzia e cose mobili; e di pi? nessuno di loro
tiene castella o ha alcuna iurisdizione sopra gli uomini, ma quel nome di gentiluomo in loro ?
nome di e di riputazione, sanza essere fondato sopra alcuna di quelle cose che fa che
dignit?
nell'altre citt? si chiamano i gentiluomini. E come le altre republiche hanno tutte le loro
divisioni, sotto vari nomi, cos? Vinegia si divide in gentiluomini e e vogliono che
popolari;
owero av?re tutti gli onori, quelli altri ne siano al tutto esclusi?
quegli abbino possino (Discorsi,
I, 55, pp. 176-177).
730 RiccardoBreschi
50
Ne // Principe Machiavelli ritiene che, per fondare meglio il suo potere, il principe debba
allearsi con il pop?lo. I nobili invece li considera un elemento di destabilizzazione. Afferma
9: ?Colui che viene al principato con lo aiuto de' con
questo nel capitolo grandi simantiene pi?
difficult? che quello che diventa con lo aiuto del populo: si truova principe con molti
perch?
intorno che gli paiano essere sua equali, e per questo non gli pu? n? comandare n? maneggiare
a suo modo. Ma colui che arriva al principato con il favore popolare vi si truova solo, e ha
intorno o nessuno o pochissimi che non sieno parati a obedire. Oltre a questo, non si pu? con
onest? satisfar? a' grandi e sanza iniuria d'altri ma s? bene al populo: perch? quello del populo ?
e quello non essere oppresso?
pi? onesto fine che quello de' grandi, volendo questi opprimere
(op. cit., p. 32). Qui la posizione sociale e imezzi economici dei nobili sono un impedimento per
il principe, non, corne accade in seguito, il fondamento necessario del suo potere.
Affermazioni simili vengono fatte nel capitolo 19, in relazione al pericolo delle congiure:
?Concludo perianto che uno principe debbe tenere delle coniure poco conto quando el pop?lo
ma li sia nemico e abbilo in odio, debbe temer? cosa e
gli sia benivolo; quando d'ogni
d'ognuno? (op. cit., p. 61). L'evoluzione della teor?a di Machiavelli dal ?principato civile? al
?principato nobiliare? ? il motivo portante del libro di G. Cadoni, Niccolo Machiavelli: regno di
Francia e ?principato civile?, Roma, 1974.
51
La distinzione fra ?ordini? espressivi e ?ordini? repressivi ?, secondo Matteucci, decisiva per
le differenze strutturali che esistono fra la repubblica mista e la monarchia
comprendere
limitata: ?In una repubblica mista e in una monarchia limitata abbiamo, per Machiavelli, due
equilibri diversi: in una repubblica i nobili stanno in una posizione indipendente e di parit?
con il pop?lo; e il bene dello Stato deriva dal loro aperto, libero confronto e dall'effettiva
a non portare la tensione oltre a quel limite che risulterebbe distruttivo per tutta la
capacita
In uno Stato monarchico, invece, la nobilt? ? solo un potere intermedio fra il re e il
repubblica.
subordinata al primo e al secondo; e il bene dello Stato dalla
pop?lo, superiore dipende
del re di tenerla soggetta e di difendere il pop?lo dai suoi soprusi. In sintesi gli
capacita
son? espressivi,
"ordini" repubblicani quelli monarchici repressivi; entrambi pero realizzano
un vero equilibrio, attuano l'ordine politico? (N. Matteucci, Machiavelli politologo, cit., pp.
94-95).
731 Il concetto nei <<Discorsi
di (-corruzione> sopralaprima decadi Tito Livio>>
loro, mediante loro mantenga la sua potenza ed essi nrediante quello la loro
ambizione, e gli altri siano constretti a sopportare quel giogo che la forza, e non
altro mai, pu6 fare sopportare loro. Ed essendo per questa via proporzione da chi
sforza a chi e sforzato, stanno fermi gli uomini negli ordini loro. E perche il fare
d'una provincia atta ad essere regno una repubblica, e d'una atta a essere repubblica
farne uno regno e materia da uno uomo che per cervello e per autorita sia raro, sono
stati m=lti che lo hanno voluto fare e pochi che lo abbino saputo condurre. Perche
la grandezza della cosa parte sbigottisce gli uomini, parte inmodo gl'impedisce che
11 ~~~~~~~~52
ne' principii primi mancano
54
Giorgio Cadoni ? convinto che la sostituzione del ?principato civile? con quello ?nobiliare?
e la fra repubblica e principato siano dovuti ad uno svolgimento della teoria
contrapposizione
machiavelliana (cfr. Niccolo Machiavelli: regno di Francia e ?principato civile?, cit., pp. 160-163). Di
diverso avviso ? invece Sasso, il quale ritiene che Machiavelli sia giunto alle conclusioni in
?non per teoriche, bensi per ragioni e immediatamente
questione ragioni psicologiche
polinche? (cfr. Studi suMachiavelli, cit., pp. 152-153).
55
Cfr. Discorsi, I, 10, pp. 90-91.
733 II concetto
di ((corruzione))
nei <(Discorsi
sopralaprima decadi Tito Liviow
56
Cfr. Discorsi, I, 11, pp. 91-94.
57
Cfr. Discorsi, I, 13 e 14, pp. 97-101; inoltre son? interessanti i saggi di A. Tenenti, La religione
in ?Studi Storici?, X, e di
di Machiavelli, 1969, 4, pp. 709-748, J. Samuel Preus, Machiavelli's
functional analysis of religion: context and object, in ?Journal of the History of Ideas?, april-june 1974,
pp. 171-190.
734 RiccardoBreschi
quella moderna mette in luce alcuni aspetti che rendono i due fenomeni
molto differenti fra loro.Ma anche occorre precisare che la consapevolezza
della necessita di connettere la ((forma))politica con lamorfologia sociale e
un elemento teorico che, sebbene emerga solo nel capitolo LV del primo
libro dei Discorsi, gia era implicitamente presente nell'analisi della
corruzione di Roma. La constatazione dell'impossibilita di riformare la
repubblica romana in fase di decadenza, le affermazioni circa i <<buoni
costumi>>necessari almantenimento degli ((ordini>? repubblicani e, d'altra
parte, le affermazioni che riguardano l'impotenza degli ((ordini>)e delle
leggi della repubblica di fronte alla corruzione, congiunte alla necessita,
dichiarata a piut riprese, dell'intervento di una ((virtu'individuale)), sono
elementi che preludono a quelle conclusioni cui Machiavelli giunge in
seguito. Inoltre, la connessione fra4forma)) politica e composizione sociale
dello Stato costituisce una soluzione al problema della decadenza romana:
Roma da repubblica divenne tirannide, ma questo non e necessario che
avvenga sempre; quando non ci sono piu le condizioni che permettono la
repubblica e il principato, il governo monarchico, ad assicurare il ((vivere
politico)). Nell'opera machiavelliana la divaricazione fra repubblica e
principato diventa un elemento teorico rilevante solo
contemporaneamente all'analisi della corruzione moderna, proprio perche
quest'ultima costituisce un fenomeno che per evidenza e concretezza sta
molto al di sopra della corruzione antica.