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Fondazione Istituto Gramsci

Il concetto di "Corruzione" nei "Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio"


Author(s): Riccardo Breschi
Source: Studi Storici, Anno 29, No. 3 (Jul. - Sep., 1988), pp. 707-735
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20565844
Accessed: 02/12/2010 07:45

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IL CONCETTO DI <<CORRUZIONE)>
NEI <<DISCORSI
SOPRA LA PRIMA DECA DI TITO LIVIO,*
RiccardoBreschi

1. La corruzione dello Stato e un tema che occupa una parte cospicua della
filosofia politica machiavelliana. Soprattutto nei Discorsi- dove e presente
una proposta politica che prende amodello l'antica repubblica romana - la
possibilita che la ((forma)>
politica possa corrompersi e decadere diviene un
oggetto di indagine privilegiato. Particolare importanza assumono, a
questo riguardo, i ((principi>> dai quali ha avuto origine lo Statol. Nel
capitolo I del terzo libro essi sono la formula che contiene l'equilibrio
originario e costituiscono pertanto la condizione di salute della comunita
politica2. Lo Stato deve essere, quindi, periodicamente ricondotto verso il

Le citazioni dei testi di Machia velli si riferiscono aile seguenti edizioni: Discorsi sopra laprima
de?? di Tito Livio, a cura di G. Inglese, Milano, Rizzoli, 1984; Il Principe e Istorie florentine, in Opere,
a cura di M. Bonfantini, Ricciardi, 1963; Arte della guerra, in Tutte le opere, a cura
Milano-Napoli,
di F. Flora e C. Cordi?, Milano, Mondadori, 1949, I; Discursus florentinarum rerum post mortem
junioris Laurentii Medices, in Arte della guerra e scritti politici minori, a cura di S. Bertelli, Milano,
Feltrinelli, 1961.
1
Le radici culturali di questo tema della teoria politica di Machiavelli sono state
ind?gate da
Eugenio Garin: ?Ora, di nuovo, a proposito di un tema centrale come il "ritorno ai principi", ?
lecito chiedersi se non ci troviamo dinanzi all'eco di un testo celebre, anche per altri motivi
forse presente aMachiavelli: e vuol dirsi del Politico di Platone, tradotto da Ficino come de regno,
"libro civile". DtWargumentum ficiniano, ossia dell'introduzione-sommario, hanno fatto cenno
il Sasso e Felix Gilbert, non del mito centrale del
doppio moto del mondo, e cio?
dell'impulso
dato in origine all'universo, e della sua fatale tendenza a invertir? la rotta quasi
progressivo
esaurendosi via via per un limite intr?nseco la spinta originaria, sostituendosi all? sviluppo e
alla vita il regresso e la morte. Dice Platone: "abbandonando, per cos? dire, il pilota
dell'universo le leve del timone [...] il destino e l'inclinazione nativa del mondo lo riportano
all'indietro". Di qui la n?cessita di un intervento nuovo da parte del pilota? (E. Garin, Dal
Rinascimento alFIlluminismo, Pisa, Nistri-Lischi, 1970, pp. 65-66).
2
Interessanti son? le affermazioni che su questo punto fa Nicola Badaloni, il quale precisa che
tornare alie non lo Stato ad un ipotetico momento
origini per Machiavelli significa riportare di
?quiete? iniziale, ma piuttosto significa restituir? quella condizione in cui ? possibile lo
svolgersi del conflitto sociale e, di conseguenza, possibili divengono gli effetti positivi derivati
dalla conflittualit?: ?Tuttavia credo di non andar? errato rilevando che il ritorno ai principi
assume in Machiavelli un Esso non tende cio? a prospettare uno stato
significato particolare.
ideale iniziale, ma semmai a ripristinare una condizione iniziale di costrizione di una
din?mica. Ritornare ai principi in questo senso significa da un lato ripristinare
potenzialit?
quelle condizioni di determinazione da cui ha origine la virt? sociale e che limitano la tensione
degli interessi ed i? contrasto delle volont?, daH'altro ripristinare quella equalit? che, per la sua
708 RiccardoBreschi

suo vprincipio>>, verso la <<radice>>originaria indispensabile al suo corretto


funzionamento:
Perche dall'una all'altra di simili esecuzioni non vorrebbe passare, il piu, dieci
anni; perche, passato questo tempo, gli uomini cominciano a variare con i costumi
e trapassare le leggi, e se non nasce cosa, per la quale si riduca loro amemoria la
pena e rinnuovisi negli animi loro la paura, concorrono tosto tanti delinquenti
che non si possono piu punire senza pericolo3.

I ((costumi?>si corrompono col passare del tempo, ossia con lo svolgersi


della vita politica. L'unico modo di arginare questo tipo di corruzione e
riportare alla memoria degli uomini la <opena>>la quale produce in essi la
<<paura)>,che li costringe a compiere certe azioni. Si tratta di fare leva sul
processo psicologico mediante cui si genera la <<necessitab>
di agire in un
modo piuttosto che in un altro4. I1 buon funzionamento della <forma))
politica si fonda sul <<terrore>> delle origini, il quale ha consentito
l'instaurazione dello Stato5. Machiavelli giunge fino a dire che la
corruzione romana e stata causata dall'avere negletto questa procedura.
Non solo: se cosi non fosse stato la repubblica di Roma avrebbe potuto non
corrompersi mai6. Va comunque sottolineato che questa ultima
affermazione non e decisiva nella riflessione machiavelliana sulla
decadenza di Roma.
I1 ritorno ai <<principi>>pu6 avere cause e modalita differenti. Puo trattarsi

vicinanza alla natura, tende a riscatenarne le passioni. La riconquista della equalit?, cio? la
manifestazione pi? vistosa del ritorno ai principi, ? il riacquisto di un equilibrio tra forze che, _
proprio nella loro tensione naturale, sollecitano al dinamismo sociale e alie conquiste? (N.
Badaloni, Natura e societ? inMachiavelli, in ?Studi Storici?, X, 1969, 4, pp. 689-690).
3
Cfr. Discorsi, III, 1, p. 463.
4
Spesso Machiavelli fa riferimento alla ?n?cessita? che guida le azioni umane. In Discorsi, I, 1,
pp. 62-63 la legge deve correggere le inclinazioni dannose che il ?sito? pu? far nascere negli
uomini. Un altro riferimento, che riguarda la costrizione cui i soldati debbono essere sottoposti
durante la battaglia, ? in Discorsi, III, 12, p. 503. E un altro ancora riguarda la ?n?cessita? per i
sudditi e per i cittadini di difendere lo Stato che ? fonte di sicurezza. Questo concetto porta a
e si trova inDiscorsi, I, 43, p. 153; II, 25, p. 365; Arte della guerra, I, pp. 458,
quello di ?affezione?,
460,466-467. Anche ? da tenere presente che il nesso paura della pena-?necessit?? era stato
gi?
utilizzato Lo mette in rilievo Hans Baron nelParticolo
ampiamente dagli umanisti fiorentini.
La rinascita de//'etica statale nelFumanesimo florentino delQuattrocento, in ?Civilt? moderna?, VII, 1935,
la virtu a mezzo - ecco
p. 41 e passim-. ?Suscitare della n?cessita naturale il problema che
informa buona parte dell'opera di Machiavelli e fa nascere una visione dell'uomo che involge
la forza etica nel processo vivo della vita. Nel Palmieri sono visibili i primi
germi. Colla
dottrina dell'"ira" in lui e nel Bruni si ?pre questa pagina della storia del pensiero florentino, al
cui termine sta il nome del Machiavelli?.
5 sono un momento
Roberto Esposito mette in evidenza che le ?origini? di violenza, di forti
contrasti, di paura. Per Machiavelli si tratta proprio di riportare lo Stato a questa condizione in
cui pi? forti sono le ?nergie agenti nella societ? e in cui la paura riesce a produrre il processo di
civilizzazione. Cfr. R. Esposito, Ordine e conflitto in Machiavelli e Hobbes, in ?Il Centauro?,
maggio-agosto 1983, pp. 33-34.
6
?E se le esecuzioni soprascritte, insieme con questi particulari esempli, fossono almeno
ne seguiva di n?cessita che la non si sarebbe mai corrotta;
seguite ogni dieci anni in quella citt?,
ma corne ei cominciorono a diradare Puna e Pa?tra di queste due cose, cominciarono a

multiplicare le corrozioni? (Discorsi, III, 1, p. 464).


709 II concetto nei <Discorsisopralaprima decadi Tito Livio>>
di ((corruzione))

di fattori esterni allo Stato, che sono anche i piu' pericolosi, oppure di
fattori interni:
E quanto a questi, conviene che nasca o da una legge, la quale spesso rivegga il
conto agli uomini che sono in quel corpo; o veramente da uno uomo buono che
nasca fra loro, il quale con i suoi esempli e con le sue opere virtuose faccia il
medesimo effetto che 1'ordine7.

I1modo migliore, tuttavia, e quello dovuto ad un <<ordine>>, cioe quello che


e interno alla costituzione, perche comporta meno rischio. Anche
attraverso un <<uomobuono>>si puo ottenere il medesimo effetto, ma e
molto piu' difficile che nell'altro modo. Machiavelli &invece convinto che
una <<necessita>> imposta dall'esterno non siamai da auspicare perche molte
sono le insidie per lo Stato contenute in essa. Queste asserzioni non si
riferiscono soltanto alle repubbliche, ma riguardano allo stesso modo i
regni e addirittura le sette di ogni genere - in particolare quelle religiose -
le quali sono ugualmente sottoposte al pericolo della corruzione8.
L'analisi svolta in tutto il capitolo I del terzo libro dei Discorsi tende,
dunque, amostrare che ogni ((forma>>di associazione umana - si tratti dello
Stato, che e quella suprema, o delle minori - si regge su equilibri molto
precari, che possono abbastanza facilmente essere infranti e che inclinano a
corrompersi da soli, con il passare del tempo, se non si rettificano
costantemente attraverso i correttivi pensati daMachiavelli.
L'indagine sulla corruzione del wvivere libero>>a Roma costituisce una
conferma e un approfondimento delle tesi svolte all'inizio del terzo libro.
E, contemporaneamente, fa emergere ancora piu nettamente le difficolta
che si presentano in un Stato strutturato in ((forma))di repubblicamista.
Tali difficolta erano state taciute all'inizio dei Discorsi,quando occorreva
esporre la nascita e lo sviluppo della repubblica romana.Ma nei capitoli
7
Cfr. Discorsi, III, 1, p. 462.
8
?Ma quanto aile s?tte, si vede ancora queste rinnovazioni essere necessarie, per lo esempio
della nostra religione; la quale se non fossi stata ritirata verso i] suo principio da Santo
Francesco e da Santo Domenico sarebbe al tutto spenta. Perch? questi, con la povert? e con lo
della vita di Cristo, la ridussono nella mente degli uomini, che gi? era spenta; e furono
esempio
s? potenti gli ordini loro nuovi che ei son? cagione che la disonest? de' prelati e de' capi della
non la rovinino, vivendo ancora poveramente e avendo tanto cr?dito nelle
religione
confessioni, con i
popoli, e nelle predicazioni, che ei danno loro a intendere come egli ? male
dir male del male e che sia bene vivere sotto la obedienza loro, e se fanno errore lasciargli
a Dio; e cos? perch? non temono quella punizione
gastigare quegli fanno il peggio che possono,
che non veggono e non credono, Ha adunque questa rinnovazione mantenuto, e mantiene,
ancora i regni di rinnovarsi e ridurre le verso i
questa religione. Hanno bisogno leggi di quegli
suoi principii. E si vede quanto buono effetto fa questa parte nel regno di Francia, il quale
regno vive sotto le leggi e sotto gli ordini pi? che alcuno altro regno. Delle quali leggi e ordini
ne sono mantenitori i parlamenti, e massime
quel di Parigi; le quali sono da lui rinnovate
qualunque volta ei fa una esecuzione contro a un principe di quel regno, e che ei condanna il
Re nelle sue sentenze. E infino a
qui si
? mantenuto per essere stato uno ostinato esecutore
contro a ma volta ei ne lasciassi alcuna e che le
quella Nobilit?; qualunque impunit?,
venissono a sanza dubbio ne nascerebbe, o che le si arebbono a correggere con
multiplicare,
o che
disordine grande, quel regno si risolverebbe? (Discorsi, III, 1, pp. 464-465).
710 RiccardoBreschi

riguardanti la decadenza e la rovina della medesima repubblica esse non


possono essere ignorate, anche perche la conoscenza di quelle da la
possibilita, almeno entro certi limiti, di escogitare rimedi e <<freni>
capaci,
se non di evitare, di ritardare la caduta della repubblica.
Innanzitutto, e interessante notare come Machiavelli rintracci nella storia
romana elementi che generano corruzione. In particolare, corrompe la
dinamica socio-politica un eccesso di potere conferito ad una sola istituzione.
La vicenda dell'elezione dei decemviri, nel 451 a.C., e fondamentale perche
mostra che puo venire meno l'equilibrio politico sul quale si regge una
repubblica.L'autorita di questa istituzione era assoluta, svincolata da ogni
e per questo motivo molto pericolosa per la
controllo9, quindi <4tirannica>),
<liberta repubblicana>.Essa, dunque, si poneva come causa di corruzione,
ossia era l'elemento che rischiava di corrompere la popolazione: ((Negiova
in questo caso che lamateria non sia corrotta: perche una autorita assoluta in
brevissimo tempo corrompe la materia e si fa amici e partigiani>>".
Un potere politico degenerato, quale era quello dei decemviri, riesce ad
attirare a se i cittadini, a coinvolgerli nella corruzione, distribuendo favori
e denaro in modo da creare clientele nocive allo Stato, le quali
costituiscono quei <(modiprivati)) di reggere il potere che inmolti luoghi
dell'opera machiavelliana vengono condannati. La corruzione politica,
quindi, puo diffondersi nella popolazione, generando i <<cattivicostumi>>,e
in quanto tale essa e uno dei maggiori pericoli per la comunita. L'eccessivo
potere dei decemviri ha comunque cause precise, sulle quali Machiavelli
richiama l'attenzione nel capitolo XL del primo libro dei Discorsi:
Notasi adunque per questo testo, in prima, essere nato in Roma questo
inconveniente di creare questa tirannide, per quelle medesime cagioni che nascano
lamaggior parte delle tirannidi nelle citta: e questo e da troppo desiderio del popolo
di essere libero, e da troppo desiderio de' nobili di comandare".

Sono le <(aspirazioni?>, i <<desideri>>portati all'estremo dei due ceti in lotta a


produrre il pericolo della tirannide. Appio Claudio pote distruggere,
almeno momentaneamente, la <diberta>) di Roma sfruttando la particolare
situazione sociale e politica di quel periodo: i nobili cercavano di
monopolizzare gli <<onori)>e il potere, e il popolo voleva in ogni modo
escludere i nobili dalla vita politica. La causa del potere dei decemviri e
dunque da ricercare nella degenerazione del conflitto, determinata a sua
volta dalla ricerca da parte dei due ceti di una soluzione favorevole al di
fuori delle regole fissate dalla costituzione. Quello della elezione dei

9
Ma nella creazione de' Dieci occorse tutto il contrario, annullarono i Consoli e i
perch? gli
Tribuni, dettero loro autorit? di fare legge e ogni altra cosa come il Pop?lo romano. Talch?
trovandosi soli, sanza Consoli, sanza Tribuni, sanza al e per questo non
appellagione Pop?lo,
venendo ad av?re chi gli osservasse, ei poterono il secondo anno, mossi dall'ambizione di
Appio, diventare insolenti? (Discorsi, I, 35, p. 137).
10
Cfr. Discorsi, I, 35, p. 138.
11
Cfr. Discorsi, I, 40, p. 150.
71 1 II concetto di ((Corruvonef)nei <<Discorsi sopra la prima deca di Tito Liviow

decemviri fu, dunque, un <<errore)) del popolo12,molto pericoloso per la


repubblica romana,ma comunque un <<errore)> correggibile - e fu corretto
subito dopo, nel 449 a.C. -, e non la rovina del (<viverelibero>>.Il desiderio
di accentrare il potere puo essere considerato una causa dell'inasprimento
delle lotte politiche e, in quanto tale, una delle principali ragioni della
decadenza romana. L'elezione dei decemviri, sebbene lontana nel tempo
dal momento in cui la repubblica romana si trasformo in impero,
costituisce un modello esplicativo utile all'analisi delle vicende
posteriori.
La causa decisiva della caduta di Roma viene messa in evidenza nel
capitolo XXXVII del primo libro dei Discorsi.Le leggi agrarie furono
l'elemento che incrino definitivamente la dinamica politica della
repubblicamista. Dopo la loro promulgazione inizio il declino di Roma,
ossia quel processo che, in circa un secolo, porto la repubblica al suo
dissolvimento"3. Le leggi agrarie danneggiavano i nobili:
Aveva questa legge due capi principali. Per l'uno si disponeva che non si potesse
possedere per alcuno cittadino piu che tanti iugeri di terra;per l'altro che i campi di che
si privavano i nimici si dividessono intra il popolo romano. Veniva pertanto a fare di
dua sorte offese ai nobili: perche quegli che possedevano piu beni non permetteva la
legge (quali erano lamaggiore parte dei nobili) ne avevano a essere privi; e dividendosi
intra la plebe i beni de' nimici, si toglieva a quegli la via dello arricchire4.

La limitazione della proprieta, che talvolta e considerata un


provvedimento necessario nella repubblica mista dove l'eccessiva
ricchezza del <<privato>) e nociva, in questo caso diventa un'occasione
favorevole all'incedere della corruzione. Machiavelli ammette che non c'e
confronto fra l'<<appetito di onori>>, di potere politico, e quello che riguarda
la (<roba)), il denaro e la propriet'a. Il secondo e molto piu forte del primo e
la nobilta, se era disposta a rinunciare agli <<onori>>in favore del popolo,
non cosi facilmente rinunciava ai privilegi economici.
L'errore dei Gracchi fu di dare sfogo a questo dissidio, che fino ad allora
era restato sotterraneo perche nessuno aveva compiuto atti tali da renderlo
palese"5. Si trattava infatti di un problema di ampie proporzioni, di fronte al
12
?E quando uno si conduce a fare questo errore, di dare riputazione a uno perch?
pop?lo
batta quelli che egli ha in odio, e che uno sia uno savio, sempre interverr? ch'e'
quello
tiranno di quella citt?. Perch? insieme col favore del pop?lo a
diventer? egli attender?
spegnere la Nobilt?, e non si volter? mai alla oppressione del pop?lo, se non e' Para
quando
spenta; nel quale tempo conosciutosi il pop?lo essere servo, non abbi dove rifuggire? (ibidem).
?Da questo nacque il morbo che partor? la contenzione della legge agraria, che infine fu
causa della distruzione della Repubblica? (Discorsi, I, 37, p. 140).
14
Ibidem.
15 a essere
?Sicch?, venendo queste offese contro a uomini e che pareva loro
potenti
contrast?ndola difendere il publico, volta, corne ? detto, si ricordava, andava
qualunque
sottosopra tutta quella citt?, e i nobili con pazienza e industria la o con trarre
temporeggiavano,
fuora uno esercito, o che a un altro Tribuno, o
quel Tribuno che la preponeva si opponesse
talvolta c?deme parte, ovvero mandare una colonia in quel luogo che si avesse a distribuir?;
come intervenne al contado di Anzio, per il quale surgendo questa disputa della legge, si
mando in quel luogo una colonia tratta di Roma, alla quale si consegnasse detto contado?
(Discorsi, I, 37, pp. 140-141).
712 RiccardoBreschi

quale l'unico atteggiamento possibile era quello di prendere tempo, di


procrastinarne l'emergenza, nella speranza che esso si estinguesse da solo o
almeno che si allontanasse ilmomento della rovina finale.
La manifestazione piu evidente di questa crisi si ebbe in ambito politico:
Talche non potendo i publici magistrati rimediarvi, ne sperando piu alcuna delle
fazioni in quegli, si ricorse ai rimedi privati, e ciascuna delle parti penso di farsi uno
capo che la difendesse. Prevenne in questo scandolo e disordine la plebe, e volse la
sua riputazione aMario, tanto che lo fece quattro volte consule, e in tanto continov6
con pochi intervalli il suo consolato, che si potette per se stesso far consulo tre altre
volte. Contro alla quale peste non avendo la Nobilta alcuno rimedio, si volse a
favorire Silla; e, fatto quello capo della parte sua, vennero alle guerre civili e dopo
molto sangue e variare di fortuna rimase superiore la Nobilta. Risuscitarono poi
questi omori a tempo di Cesare e di Pompeio, perche fattosi Cesare capo della parte di
Mario, e Pompeio di quella di Silla, venendo alle mani rimase superiore Cesare: il
quale fu il primo tiranno di Roma, talche mai fu poi libera quella citt'a6.

La contesa iniziata con le leggi agrarie acui il conflitto politico facendolo


degenerare in disordine, fino al punto di portare la conflittualita al di fuori
delle istituzioni, nella societa civile. Vennero cosi a crearsi due fazioni:
quella dei nobili, capeggiata prima da Silla e poi da Pompeo, e quella della
plebe, che ebbe come capi prima Mario e poi Cesare. Con la vittoria di
Cesare, secondo Machiavelli, si ha la vera e propria distruzione del wvivere
libero)) romano. Quello che nel 451 a.C., con l'elezione dei decemviri, fu
soltanto un errore da correggere, nel periodo che va all'incirca dal 133 a.C.
al 48 a.C. divenne un atto fatale per la repubblica. Nel primo caso il popolo
appoggio Appio Claudio perche pensava di essere da questi favorito, e, dal
canto suo, la nobilta non intervenne contro Appio, che ormai si era
impadronito del potere, per infliggere un castigo alla plebe. Nel secondo
caso, invece, patriziato e plebe accettarono lo scontro aperto
organizzandosi in due partiti, in due fazioni cui non bastava piut il consueto
conflitto istituzionale, volendo ciascuna di esse, ormai, la lotta armata per il
dominio assoluto dello Stato, dunque una guerra civile capace di
distruggere la repubblica. A questo punto si ebbe la degenerazione del
conflitto politico, che non rispettava piu le modalita fissate dalla
costituzione, il quale divenne, per certi aspetti, simile a quello che
Machiavelli pote osservare e criticare nella sua repubblica fiorentina.
Ma su questo processo di corruzione politica era venuto a innestarsi un
altro elemento importante al fine di comprendere come fu possibile la
rovina. Gia dalla fine del IV secolo a.C. a Roma era iniziata la pratica della
<<prolungazionedegli imperii>>,la quale si rivelo portatrice di corruzione:
II primo a chi fu prolungato lo imperio fu a Publio Filone, il quale essendo a campo
della citta di Palepoli e venendo alla fine del suo consolato e parendo al Senato che
egli avesse in mano quella vittoria, non gli mandarono il successore ma lo fecero

16
Cfr. Discorsi, I, 37, pp. 141-142.
713 / concetto nei ((Discorsisopralaprima decadi Tito Liviow
di <(corruzione))

ProcinvdoIo; talche fu il primo Proconsolo. La quale cosa, ancora che mossa dal
St.it,, txr utilita publica, fu quella che con il tempo fece serva Roma. Perch'
q u .in) piU i Romani si discostarono con le armi, tanto pi' pare loro tale
prorogazione necessaria, e piu la usarono. La quale cosa fece due inconvenienti:
l'uno che meno numero di uomini si esercitarono negli imperii, e si venne per
questo a ristringere la riputazione in pochi; l'altro, che stando uno cittadino assai
tempo comandatore d'uno esercito, se lo guadagnava e facevaselo partigiano;
perche quello esercito col tempo dimenticava il Senato e riconosceva quello capo.
Per questo Silla e Mario poterono trovare soldati che contro al bene publico gli
seguitassono; per questo Cesare potette occupare la patria. Che se i Romani non
avessono prolungati imagistrati e gli imperii, se non venivano si tosto a tanta
potenza e se fussono stati piu tardi gli acquisti loro, sarebbono ancora piu tardi
venuti nella servitui7.

La necessita di prorogare la scadenza delle cariche riguardanti gli eserciti


nasceva dal fatto che le guerre si svolgevano lontano da Roma e poi, come
dimostra l'esempio di Publio Filone, perche occorreva una continuita nel
comando, allo scopo di giungere con maggiore facilita alla vittoria finale.
Alla potenza militare, dunque, giova la continuita nel comando
dell'esercito, ed e anche grazie a questa pratica che Roma riusci a
raggiungere il grado di potenza che le era proprio.
Tuttavia, la <(prolungazionedegli imperii>>fu anche causa di corruzione.
Questo innanzitutto perche pochi furono gli uomini <<riputati)),
quelli che
ebbero fama e con essa la devozione degli altri cittadini. Ma anche perche
essi, comandando gli eserciti a lungo, ebbero modo di farsi <<partigiani)> e di
trattare l'apparato militare piu come una cosa privata che come una cosa
pubblica. Questi sono i tratti fondamentali della decadenza che
Machiavelli mette in evidenza quasi in ogni suo scritto. Eppure egli non
di Roma fossero
pensa che la corruzione e la scomparsa del <vivere libero>>
dovute a questa pratica nociva. Se infatti la proroga delle cariche inizio a
partire dal IV secolo a.C., la crisi della repubblica si ebbe solo molto tempo
dopo, con le leggi dei Gracchi. Piu che di una pratica corruttrice si tratto di
una consuetudine non lungimirante, la quale offri, nel momento in cui si
manifesto la corruzione, a Silla e a Mario, e poi a Pompeo e a Cesare,
l'occasione propizia, ilmodo di distruggere la repubblicamista. La proroga
dei comandi militari fu una condizione senza la quale la corruzione non
avrebbe avuto modo di manifestarsi con quella celerita e con quella
evidenza che ebbe, piuttosto che una vera e propria causa del processo di
decadenza di quella repubblica. Alla fine del passo citato, Machiavelli
afferma che la proroga dei comandi militari fu un accorgimento che a
Roma genero maggiore potenza in piu breve tempo; quindi quella pratica
era un 'esigenza della potenza. Poi sostiene che se invece la repubblica
romana avesse rispettato la scadenza delle cariche in questione di sicuro
avrebbe impiegato un tempo maggiore per giungere al grado di espansione

17
Cfr. Discorsi, III, 24, pp. 529-530.
714 RiccardoBreschi

cui riusci ad arrivare, ma che avrebbe anche procrastinato la propria rovina


e la tirannide di Cesare che ad essa fece seguito'8.Machiavelli insinua, qui,
che la condizione della corruzione del ((vivere libero>>e contenuta proprio
nella necessita di potenza che ha la repubblicamista.
La decadenza politica di Roma inizio per ragioni economiche: la
limitazione della proprieta. Ma le leggi promulgate dai Gracchi tuttavia
furono soltanto l'elemento scatenante la degenerazione del conflitto,
perche le premesse di questi avvenimenti esistevano gia damolto tempo ed
erano intrinseche alla stessa struttura della repubblica romana. La
conquista, che era la principale mira di Roma, costituiva un problema in
quanto il ricavato di essa doveva essere diviso fra lapopolazione, e proprio
la lotta per accaparrarsi i beni conquistati divenne, ad un certo punto della
storia romana, tanto acuta da risultare distruttiva. La ragione che sottosta
alla rovina della repubblica, dunque, riguarda da vicino un aspetto
fondamentale di quella <(forma))politica, uno dei suoi effetti piu
importanti. A questo punto emerge il concetto di oambizioneo, il quale
spiega la dinamica corretta della repubblicamista e, inoltre, ladecadenza e
la rovina di essa. Infatti, e la volont'a di appropriarsi di ricchezze, di nuovi
territori e di potere politico che spinge la popolazione romana a
intraprendere guerre di conquista. B, dunque, l'<<ambizione>>
dei due ceti
antagonisti a generare la grandezza e la potenza conquistatrice di Roma.
Tuttavia, anche all'origine delle lotte che distrussero la repubblica dopo la
Questo e - si vedra -
promulgazione delle leggi agrarie c'e l'<<ambizione>>.
l'aspetto piu importante del concetto di <ambizione>),
perche essa, in questo
caso, e considerata come fattore di storia. Machiavelli, pero, osserva anclhc
nell'individuo, ossia intesa come motivazione psicologica
l'<<ambizione>>
delle azioni individuali. L'<<ambizioneofrustrata, la sproporzione fra Ia
possibilita di desiderare e la capacita di realizzare cio che si desidera, genera
nell'uomo un'ottica deformante la realt'a9.E, ancora, nella commimunis
opinio
e considerata la motivazione fondamentale delle azioni
l'<<ambizione>>
umane. Per questo non e consentito di restare neutrale nella lotta politica a
un uomo capace, neanche se egli afferma di non avere ambizioni20.
18
Giorgio Cadoni ha notato questo problema. Ma anche si rende conto che esso non
costituisce il luogo in cui rintracciare le cause della decadenza romana. ? convinto infatti che
nei disordini nati con la promulgazione delle leggi agrarie siano da ricercare tali cause. Cfr. G.
Cadoni, Machiavelli te?rico dei conflitti sociali, in ?Storia e politica?, 1978, 2, pp. 213-214.
19
?Sendo, oltra di questo, gli appetiti umani insaziabili perch?, avendo dalla natura di potere e
volere desiderare cosa e dalla fortuna di potere ne risulta
ogni conseguitarne poche,
continuamente una mala contentezza nelle menti umane e uno fastidio delle cose che si
posseggono; il che fa biasimare i presenti tempi, laudare i passati e desiderare i futuri, ancora
che a fare questo non fussono mossi da alcuna ragionevole cagione? (Discorsi, II, proemio, pp.
291-292).
20 e sia uomo, per la qualit?
?Chi fa altrimenti, sua, notabile, vive in continovo pericolo. N?
basta dire: "lo non mi curo di alcuna cosa, non disidero n? onori n? utili, io mi voglio vivere
e sanza briga", perch? queste scuse sono udite e non accettate; n? possono
quietamente gli
uomini che hanno qualit? eleggere lo starsi, quando bene lo eleggessono veramente e sanza
alcuna ambizione, non ? loro creduto; talch?, se si vogliono stare loro, non son? lasciati
perch?
stare da altri? (Discorsi, III, 2, pp. 466-467).
715 II concetto
di ((corruzione>) sopralaprima decadi Tito Livio>>
nei ((Discorsi

Attraverso queste considerazioni Machiavelli sottolinea l'importanza


nella vita dell'individuo.
dell'<<ambizione>>
Nel capitolo XXXVII del primo libro dei Discorsi cerca di dare una
spiegazione soddisfacente delle ragioni che condussero la repubblica
romana alla decadenza. In ultima analisi, l'((ambizione>> e la causa che egli
va cercando. Proprio l'inizio del capitolo e dedicato alla descrizione degli
effetti dell'<<ambizione>> nei termini che, come si e visto, usera anche nel
proemio del secondo libro2".Ma qui egli cerca di corroborare le proprie
affermazioni richiamandosi alle opinioni delle auctoritates:
Egli e sentenzia degli antichi scrittori come gli uomini sogliono affliggersi nel male e
stuccarsi nel bene, e come dall'una e dall'altra di queste due passioni nascano i
medesimi effetti. Perche qualunque volta e tolto agli uomini il combattere per
necessita, combattono per ambizione; la quale e tanto potente ne' petti umani che mai,
a qualunque grado si salgano, gli abbandona. La cagione e perche la natura ha creati gli
uomini inmodo che possono desiderare ogni cosa e non possono conseguire ogni cosa;
talche, essendo sempre maggiore il desiderio che la potenza dello acquistare, ne risulta
lamala contentezza di quello che si possiede, e la poca soddisfazione d'esso. Da questo
nasce il variare della fortuna loro, perche desiderando gli uomini parte di avere di piu,
parte temendo di non perdere lo acquistato, si viene alle inimicizie e alla guerra, dalla
quale nasce la rovina di quella provincia e la esaltazione di quell'altra22.

All'inizio troviamo, dunque, la constatazione secondo la quale due


situazioni differenti - una di pericolo e di disagio, l'altra di sazieta per il
benessere - generano effetti identici. La guerra e lo sbocco necessario di
entrambe le condizioni. Se nel primo caso si tratta di una guerra rivolta alla
sopravvivenza, nel secondo si tratta di una guerra di conquista fatta ((per
ambizione>>. Fin qui, tuttavia, l'<<ambizione>> non e nociva allo Stato, dato
che essa e anche ilmotivo delle lotte sociali nella repubblica mista e percio
produce buoni effetti quali la potenza militare e la conquista23. Al tempo
stesso l'<<ambizione>> puo diventare fonte di corruzione a causa della sua
stessa forza. Gli uomini sono portati a desiderare cose maggiori di quelle
che possono sperare di raggiungere. Da questo nasce l'inquietudine, la
continua tensione verso obiettivi sempre piu elevati. Non c'e infatti
proporzione fra i odesideri>> del popolo e la capacita dello Stato di
conquistare nuovi territori e nuove ricchezze da distribuire alla
popolazione. E la conquista rimane sempre al di sotto delle esigenze
dell'<<ambizione>> non tanto a causa di una insufficiente potenza militare

21
Cfr. supra il passo citato alla nota 19.
22
Cfr. Discorsi, I, 37, pp. 139-140.
23
Nei primi capitoli dei Discorsi Machiavelli, analizzando le lotte sociali e politiche della
repubblica mista romana, indica il conflitto sociale come un elemento positivo. Egli difende,
in Discorsi, I, 4, le lotte dei patrizi e dei plebei, che nella repubblica di Roma si svolgevano
all'interno d?lie istituzioni politiche, dai detrattori, ossia dai sostenitori di una repubblica
verso l'elemento aristocr?tico. infatti, ? convinto che questa
?quieta? sbilanciata Machiavelli,
din?mica conflittuale, all'esterno, produc? la potenza militare necessaria alla
rivolgendosi
di nuovi territori. Su questo punto cfr. N. Matteucci, ora inAlla
conquista Machiavellipolitologo,
ricerca delPordine politico. Da Machiavelli a 1984, p. 87.
Tocqueville, Bologna,
716 RiccardoBreschi

impiegata in essa, quanto piuttosto perche la capacita di desiderare non ha


limiti, e in continua crescita. Proprio questo divario fra i ((desideri)>
dei ceti
sociali e la capacita dell'organizzazione statale di dare loro soddisfazione
pu6 trasformare il conflitto sociale in un elemento di corruzione. La
conflittualita, che all'inizio si rivolgeva verso l'esterno, torna ora
all'interno della repubblica producendo guerra civile. Nel passo citato,
comunque, la distinzione fra l'(ambizione)) che genera la conquista e lo
splendore dello Stato e quella che invece ne causa la decadenza non e netta.
Si tratta della medesima passione che giunta ad un certo grado produce
buoni effetti e ad un livello superiore produce effetti deleteri. Ma il
passaggio dal primo al secondo stadio dell'<ambizione>>sembra inevitabile.
E non e infatti presentato come un incidente possibile nella repubblica
mista, ma piuttosto come il necessario sviluppo delle passioni umane in
quel tipo di repubblica.
Coerentemente a queste osservazioni, conseguenti l'analisidella crisi e della
decadenza, Machiavelli torna a trattare il tema del conflitto istituzionale:
E benche noi mostrassimo altrove come le inimicizie di Roma intra il Senato e la
Plebe mantenessero libera Roma, per nascerne, da quelle, leggi in favore della
liberta, e per questo paia disforme a tale conclusione il fine di questa legge agraria,
dico come per questo io non mi rimuovo da tale opinione: perche gli & tanta
l'ambizione de' grandi, che se per varie vie e in vari modi ella non e, in una citta,
sbattuta, tosto riduce quella cittA alla rovina sua. In modo che, se la contenzione
della legge agraria pen6 trecento anni a fare Roma serva, si sarebbe condotta per
avventura molto piu tosto in servitu, quando la plebe, e con questa legge e con altri
suoi appetiti, non avesse sempre frenato l'ambizione de' nobili24.

I1conflitto nella repubblica romana e considerato un fronteggiarsi di due


<<ambizioni>> antagoniste: quella dei nobili, che e la piu pericolosa, e quella
del popolo, che quanto a intensita non sembra affatto inferiore all'altra. Ma
e interessante notare che qui la legge agraria non e considerata la causa
della crisi romana, cio che spezza i sottili equilibri esistiti fino a quel
momento. All'opposto, essa diventa la manifestazione piu importante
del popolo, mediante la quale viene posto un freno alle
dell'<<ambizione>)
eccessive aspirazioni dei nobili, che avrebbero distrutto la repubblica
ancora piu celermente se non fossero state contrastate in quel modo. Cio
che qui viene pero amancare e la <<bonta>>del popolo, che nei primi capitoli
dei Discorsi spinge Machiavelli ad affermare come la oguardia della liberta')
debba appartenere a quella classe25. Essa stava a fondamento del corretto

24
Cfr. Discorsi, I, 37, p. 142.
25
Nel capitolo 5 del primo libro dei Discorsi Machiavelli sostiene che il pop?lo ? pi? adatto dei
nobili ad assumere la funzione di ?controllo? all'interno della repubblica. Egli un
svolge
confronto serrato fra le aspirazioni del ceto popolare e quelle del ceto nobiliare: ?E sanza
dubbio, se si considerr? il fine de' nobili e degli ignobili, si vedr? in quelli desiderio grande di
dominare ed in questi solo desiderio di non essere dominad, e per conseguente
maggiore
volont? di vivere liberi, potendo meno sperare di usurparla che non possono i grandi; talch?
i popolari a ne abbino non la
essendo preposti guardia d'una liberta, ? ragionevole pi? cura, e
717 II concetto
di <Ccorruzionef>
nei (-Discorsi
sopralaprima decadi Tito Livio~>

svolgersi della vita politica a Roma e, quindi, della <durata>> di quella


repubblica. Si tratta, a ben vedere, di due oambizioni>hcontrapposte che
molto facilmente corrompono lo Stato. Anzi, inevitabilmente corrompono
quella <forma)) politica a causa della stessa struttura dell'<ambizione>>
umana, che cresce fino a divenire distruttiva.
Pervenuti a questo risultato resta solo la possibilita di prolungare lavita della
repubblicaattraverso l'opposizionedelle due ((ambizioni))le quali sibilanciano
a vicenda. Questo equilibrio non e necessariamente instabile e precario,
almeno finche l'<ambizione>)e contenuta entro certi limiti, ma e tale da
rendere inevitabile la fine della repubblica, fine che, dunque, e generata
proprio dai trattipiu essenziali della oforma) politica in questione.
Machiavelli spesso focalizza la sua attenzione sui fenomeni ((psicologici>)
collettivi, che egli considera fattori estremamente rilevanti sia nell'analisi
politica che in quella storica. Sotto questo profilo sono notevoli i confronti
fra i nobili e il popolo26, e fra il popolo e il principe27.Anche la corruzione
di Roma viene spiegata da Machiavelli tramite un fenomeno di questo
tipo. L'oambizione>)che sorge negli uomini riuniti in una comunita politica
e in ultima analisi la causa della <<prolungazionedegli imperii>),delle lotte
avutesi in concomitanza con le leggi agrarie, e infine della degenerazione
del conflitto sociale. I1fattore che produsse la corruzione della repubblica
romana non e, quindi, un motivo puramente politico o economico.
L'<<ambizione>> e, come si e visto, all'origine del corretto funzionamento
della repubblica (perche la <liberta>>,il conflitto sociale, la guerra di
conquista nascono dagli <appetiti>)delle classi) e, contemporaneamente, e
cio che ne determina la rovina. Ma essa anche costituisce la forza
fondamentale che spinge l'essere umano ad agire e, pertanto, e qualcosa di
piu profondo, che non si esaurisce nella sfera politica.
Nella teoria politica machiavelliana e presente anche l'esigenza di sottrarre

potendo occupare loro, non permettino che altri la occupi? (Discorsi, I, 5, p. 73). La posizione
dei due ceti nei riguardi della repubblica, gli scopi che essi si prefiggono fanno preferir? una
leggera reminenza del pop?lo sui nobili all'interno d?lie istituzioni repubblicane. Ma anche
un'altra ragione di questa preminenza viene enunciata in questo stesso capitolo: ?E infine chi
sottilmente esaminer? tutto ne far? questa conclusione: o tu
ragioni d'una repubblica che
voglia fare uno imperio, come Roma, o d'una che le basti mantenersi? (Discorsi, I, 5, p. 74).
Dare la ?guardia della liberta? al pop?lo significa, dunque, conferir? il potere di controllo ad
un ceto che ha int?resse a conservare la ?forma? politica ma anche
repubblicana; significa che
Pesercito di quello Stato pu? disporre di moite ?nergie umane per la guerra; e infine significa
che Passe della repubblica ? spostato verso il ceto che vuole ?acquistare? (cio? che vuole dare
luogo alia conquista) piuttosto che verso quello che vuole ?mantenere? i propri possedimenti.
Queste tre cose insieme determinano Pinclinazione di Machiavelli a conferir? al pop?lo il
ru?lo di ?guardia della liberta?.
26
II riferimento ? ai passi citati nella precedente nota.
27
Machiavelli, nei Discorsi, sostiene che se il sing?lo ?virtuoso? ? superiore alla collettivit?
nello stabilire quali debbono essere gli ?ordini? adatti ad uno Stato, la collettivit? ? superiore
all'individuo nel conservare quegli ?ordini?. Nel capitolo 58 del primo libro egli afferma che la
collettivit? possiede pi? prudenza, stabilit? e capacita di giudicare di quanta non ne possieda il
E che pertanto il pop?lo con meno
principe. f?cilmente sbaglia nelle scelte, ha passioni meno
instabili, si lascia con meno facilita ingannare ed ha propositi pi? fermi.
718 RiccardoBreschi

il modello romano al processo di decadenza. La repubblica di Roma


decadde e scomparve, ma in alcuni luoghi della sua opera Machiavelli
ritiene che questa non debba essere la fine necessaria cui giunge ogni Stato
di quel tipo. Egli cerca di introdurre nella dinamica politica elementi
capaci di eliminare, almeno apparentemente, le cause della corruzione. Fra
idiritti elementari che ogni <<forma)>
politica, e dunque anche la repubblica
mista, deve tutelare c'e la possibilita per gli individui di possedere beni
propri, di accumulare ricchezze28. Cio soddisfa, si potrebbe dire,
l((ambizione>>degli uomini rendendo sempre piuLprospero lo Stato.
Accanto a queste affermazioni pero Machiavelli pone un'altra asserzione
che dovrebbe correggere laprecedente. Egli sostiene la necessita di fare in
modo che lo Stato sia ricco e i cittadini siano poveri29. Nei Discorsi accenna
alla accettazione della poverta da parte dei cittadini romani (l'esempio e
quello di Cincinnato nel capitolo XXV del terzo libro) e alla distribuzione
oparca)) delle terre conquistate30. Ma questa relazione fra lo Stato e il
cittadino di Roma contrasta con la dinamica su cui si regge la repubblica
mista. Si tratta di un correttivo, ma e un correttivo debole, sovrapposto alla
struttura politica, non agente al suo interno. Intanto, la pratica di fare
arricchire lo Stato e tenere poveri i cittadini non e necessariamente in
contraddizione con la garanzia dei diritti elementari, fra i quali e la
possibilita di avere un patrimonio. L'affermazione di Machiavelli puo

28 un ?vivere
I diritti civili debbono essere garantiti da ogni regime che costituisce politico?,
cio? che non sia una ?forma? politica corrotta o ?licenza?). La
(?tirannide? repubblica, dunque,
non pu? non tutelare al massimo tali diritti. anche tenere presente che uno dei
grado Bisogna
diritti civili fondamentali ? la possibilit? per la di accumulare e di
popolazione patrimoni
mantenerli. Questo, secondo Machiavelli, dovrebbe essere soprattutto dalla
garantito
repubblica: ?Perch? quivi si vede maggiori popoli, per essere e' connubii pi? liberi, pi?
desiderabili dagli uomini, perch? ciascuno procrea volentieri quegli figlioli che crede potere
non dubitando che il patrimonio e ch'ei conosce non solamente
nutrir?, gli sia tolto, ch'e'
nascono liberi e non schiavi, ma ch'ei possono mediante la virt? loro diventare principi.
le ricchezze multiplicare in maggior numero, e quelle che vengono dalla cultura e
Veggonvisi
quelle che vengono dalle arti; perch? ciascuno volentieri multiplica in quella cosa, e cerca di
a gara
acquistare quei beni, che crede, acquistati, potersi godere. Onde ne nasce che gli uomini
pensono a' privati e publici commodi, e l'uno e l'altro viene a crescere?
maravigliosamente
(Discorsi, II, 2, p. 300). A proposito della n?cessita da parte della repubblica di assicurare i diritti
civili, Machiavelli fa affermazioni simili in Discorsi, I, 16, pp. 104-106; III, 5, p. 470. Ma anche
afferma che il principe deve offrire lemedesime garanzie: cfr. Il Principe, 19, p. 59, e 21, p. 74.
29
?E perch? le repubbliche bene ordinate hanno a tenere ricco il publico e
gli loro cittadini
convenne che fusse nella citt? di Roma difetto di questa
poveri, legge? (Discorsi, I, 37, p. 140).
?E crederebbono che lo accrescere la citt? sua di abitatori, farsi compagni e non sudditi,
mandare colonie a i paesi acquistati, fare capitale delle prede, domare il nimico con le
guardare
scorrerie e con le e non con le ossidioni, tenere ricco il publico, povero il privato,
giornate
mantenere con sommo studio gli esercizi militari, fusse la vera via a fare grande una rep?blica
e ad acquistare imperio? (Discorsi, II, 19, p. 345).
30 e in
?Giudicasi che ad ogni modo ogni luogo la distribuzione fussi parca: prima, per potere
mandare pi? uomini, sendo quelli diputati per guardia di quel paese; dipoi, perch?, vivendo
loro poveri a casa, non era ragionevole che volessono che i loro uomini abbondassino troppo
fuora. E Tito Livio dice come, presso Veio, e' vi mandarono una colonia e distribuirono a
ciascuno tre iugeri e sette once di terra [...]; perch?, oltre aile cose soprascritte, e' giudicavano
che non lo assai terreno, ma il bene cultivato, bastasse? (Discorsi, II, 7, pp. 311-312).
719 II concetto
di ((Corruzionef)
nei (Discorsisopralaprima decadi Tito Livio))

essere intesa non come un impegno attivo da parte dello Stato per fare si
che i cittadini non abbiano la possibilita di mettere insieme un loro
patrimonio - cio che trasformerebbe quella comunita politica in una
tirannide -, ma puo significare piuttosto che lo Stato non concede ai privati
la possibilita di usufruire dei beni acquistati con la guerra, se non in
minima parte. Proprio qui, tuttavia, e la contraddizione. La procedura in
questione contrasta non con la garanzia dei diritti civili, ma con lo stesso
funzionamento della repubblicamista. I1conflitto istituzionale nasce grazie
ma soprattutto di ((beni)),dei due
di <onori>>
all'oambizione>>,agli <appetiti>>,
ceti, che si contrastano vicendevolmente all'interno delle istituzioni per
spartirsi le ricchezze conquistate. Non si puo pensare che la loro unica mira
sia arricchire lo Stato e non se stessi. Certamente, da questa dinamica
politica traebeneficio anche lo Stato, ma il conflitto non avrebbe senso se i
contendenti non fossero spinti damire private. La struttura costituzionale
della repubblica mista riesce a volgere le aspirazioni e i (<desideri))
particolari a vantaggio dell'intera comunita; ma dal momento che il
fondamento di quella <forma>>politica sono proprio quelle aspirazioni
particolari, togliere la possibilita e la speranza di soddisfarle equivale a
cancellare le premesse della repubblicamista.
I problemi aperti dalla decadenza romana sono notevoli e di difficile
soluzione. La conquista produce ricchezza,ma allo stesso tempo il tentativo
di accaparrarsela innesca lotte distruttive fra i ceti. E l'affermazione
secondo la quale tenere ricco il pubblico e povero il privato non basta ad
eliminare l'eventualita della corruzione. Qualche studioso e dell'avviso
che, siccome le affermazioni circa la limitazione della proprieta non
contraddicono quelle relative ai diritti civili, ilmodello teorico elaborato
da Machiavelli possa evitare la distruzione3t. Tuttavia, piu convincente
sembra la tesi secondo la quale il nesso liberta-potenza-conquista-ricchezza
determina nella teoria machiavelliana una dinamica destinata, proprio a.
causa della sua struttura, a degenerare nell'impero. Inoltre, l'intervento
dello Stato teso a impedire ai cittadini di appropriarsi delle terre
conquistate, puo essere considerato un atto autoritario che prelude alla
stessa autorit'a imperiale e, dunque, alla fine della <liberta repubblicana>>.
L'antinomia prodotta dalla riflessione su questa fase della repubblica
romana, e della repubblica potente in generale, e un punto di approdo che

31
Cadoni ha tentato, in pi? e con diverse di evitare la
Giorgio luoghi argomentazioni,
contraddizione fra lo sviluppo econ?mico e la n?cessita di tenere i cittadini:
poveri
e impero sono A leggere attentamente il trentasettesimo
?Imperialismo dunque inseparabili?
capitolo si dovrebbe rispondere di no, perch? una volta individuato il loro nesso, ? anche
individuata la maniera di spezzarlo. Se Pinasprimento dei conflitti interni da cui trae origine
Pinvoluzione autoritaria dello stato dipende dalla trasposizione del conflitto dagli "onori" alia
"roba", ne segue che tale involuzione potra essere evitata qualora si riesca a impedir? che
oggetto dello scontro tra le classi divengano i beni materiali? (G. Cadoni, Note machiavelliane, II,
in ?Storia e politica?, 1979, 3, p. 738). Nel seguito dell'articolo egli sostiene che la ?ricchezza?
presente in Discorsi, II, 2, non necessariamente ? il contrario della ?povert?? di Discorsi, I, 37, e
richiama la ?parca? distribuzione d?lie terre presso i romani che si trova in Discorsi, II, 7.
720 RiccardoBreschi

a superare
32
Machiavelli, nonostante i tentativi fatti, non riesce
La contraddizione che dunque si genera rende inservibile il correttivo
escogitato per vanificare le cause della corruzione.Questo non vuol dire che
la repubblica mista romana diventa un cattivo modello politico. Essa,
invece, rimane sempre l'esempio principale e fondamentale della teoria
politica di Machiavelli. Ma analizzandone la crisi, egli si rende conto,
contemporaneamente, che la sua distruzione dipende dal suo stesso
funzionamento e che, quindi, si trattadi un epilogo inevitabile, anche se e
possibile - tramite certi accorgimenti - procrastinarne la fase culminante e
decisiva. I1dato piui rilevante della riflessione diMachiavelli sulla corruzione
e che la causa della decadenza di Roma non e un fattore estraneo al
funzionamento della repubblica romana, quale puo essere l'<(ozio>>, ma si
tratta invece di quello stesso che genera la <libertab>e la conquista. La
repubblica romana fu distrutta proprio da quella (<virtuattiva>)che, nella fase
iniziale e anche in seguito, aveva determinato la sua grandezza.

2. Oltre a indicare quella che a suo avviso e la causa fondamentale della


rovina di Roma, Machiavelli anche si occupa a lungo, nei Discorsi,degli
aspetti connessi a quel problema centrale. Egli cerca di rintracciare le
manifestazioni della corruzione partendo dall'antica Roma per giungere
fino all'epoca moderna. Nel capitolo XVII del primo libro fa la
comparazione fra gli inizi e la fine del <(vivere libero>> romano:
Ne tanta diversita di evento in una medesima citta nacque da altro, se non da non
essere ne' tempi ne' Tarquinii il popolo romano ancora corrotto, ed in questi ultimi
tempi essere corrottissimo. Perche allora, amantenerlo saldo e disposto a fuggire i re,
bast6 solo farlo giurare che non consentirebbe mai che aRoma alcuno regnasse, e negli
altri tempi non bast6 I'autorita e severita di Bruto con tutte le legioni orientali a tenerlo
disposto a volersi mantenere quella liberta che esso a similitudine del primo Bruto gli
aveva renduta. I1che nacque da quella corruzione che le parti mariane avevano messa
nel popolo; delle quali sendo capo Cesare, potette accecare quella moltitudine ch'ella
non conobbe il giogo che da se medesima si metteva in sul collo33.

Qui la contrapposizione fra la nascita e la rovina della repubblica romana

32
Gennaro Sasso, inNiccolo Machiavelli. Storia del suopensieropolitico, Bologna, 1980, pp. 492-494,
afferma che ?tenere ricco il publico e povero il privato? non ? facile da -
eseguire perch?
incontra resistenze da parte delle forze sociali -, e inoltre si tratterebbe di un atto che anticipa
la stessa autorit? imp?riale. Conclude, quindi, che non si tratta di una soluzione del problema
che Machiavelli si era posto: ?Per salvare le repubbliche dalla decadenza che, delle ricchezze e
delle lotte che esse scatenarono, ? l'inevitabile traguardo, ? necessario l'intervento coercitivo
di un potere che, ai ricchi e ai poveri, la misura e la "povert?". Ma, intanto e in
imponga
quell'atto, quel potere altera in senso autoritario il carattere delle libere repubbliche. E allora?
Allora, riconoscere che, dopo aver guardato nell'abisso che questa difficolt?
bisogna gli
davanti, Machiavelli non ? riuscito a il fondo, e a risolverla. Ma se
spalancava raggiungere
nell'averla percepita e non risolta sta, senza dubbio, il suo limite, nell'averla avvertita e, in
qualche modo, dibattuta, meglio ancora, nell'esser riuscito a farla venire al mondo, sia pure in
quella forma antin?mica, sta, invece, la sua grandezza? (G. Sasso, op. cit., p. 502).
*
Cfr. Discorsi, I, 17, p. 107.
721 II concetto nei ((Discorsi
di ((Corruzione)) sopralaprima decadi Tito Livio))

diventa evidente. L'assenza di corruzione fa inmodo che basta un semplice


giuramento a tenere <<saldo>> il popolo romano e a fare sopravvivere la
quando quella e presente neppure la forza, la (<necessita)>
<(liberta>); prodotta
dalle <(legioniorientali>>puo sostenere il tentativo compiuto da Bruto di
La corruzione, quando ha raggiunto livelli
rendere vita all'antica (<liberta?>.
troppo elevati, impedisce il <vivere libero>>e rende vano ogni tentativo di
instaurarlo.Roma costituisce ilmassimo esempio, perMachiavelli, quello
che serve a fondare la <<teoria della crisi>> di qualsiasi repubblica. E tuttavia
egli cerca di osservare la decadenza anche in epoca moderna, facendo
attenzione a Stati quali quelli di Napoli e di Milano34. I1 fallimento della
repubblica ambrosiana, cui viene fatto riferimento in questo luogo,
conferma le indicazioni dedotte dal modello romano: la corruzione rende
impossibile il <vivere libero>>.
E necessario che la comunita politica non sia corrotta affinche la
repubblica possa essere instaurata o possa proseguire il suo corso. La
4forma) politica repubblicana e migliore delle altre per molti motivi
connessi alla sua struttura istituzionale. E cio viene spiegato daMachiavelli
in molti luoghi. Ma ci possiamo rendere conto che essa e tale anche perche
la comunita umana che la genera e necessariamente <<incorrotta>),
corrisponde, quindi, a certi <<canoni>>positivi senza i quali non si avrebbe la
possibilita del governo repubblicano. Positive sono le premesse della
repubblica e tali sono anche i suoi effetti. Si tratta della ((forma>> politica
adatta ad una condizione sociale e politica ottimale rispetto ai criteri di
giudizio adottati daMachiavelli. E tuttavia essa non puo con le sue leggi
impedire la degenerazione della vita politica, quando ormai la corruzione
ha assunto proporzioni troppo vaste e si e diffusa nella popolazione.
E si pu6 fare questa conclusione: che dove lamateria non e corrotta, i tumulti e altri
scandoli non nuocono; dove la e corrotta, le leggi bene ordinate non giovano, se gia le
non sono mosse da uno che con una estrema forza le faccia osservare tanto che lamateria
diventi buona; il che non so se si e mai intervenuto o se fusse possibile che egli
intervenisse: perche e' si vede, come poco di sopra dissi, che una citta venuta in
declinazione per corruzione di materia, semai occorre che la si rilievi, occorre per lavirt-6
d'uno uomo che &vivo allora, non per la virtti dello universale che sostenga gli ordini
buoni; e subito che quel tale e morto, la si ritorna nel suo pristino abito: come intervenne
a Tebe, la quale per la virtu di Epaminonda, mentre lui visse, potette tenere forma di
repubblica e imperio; ma morto quello, la si ritorno ne' primi disordini suoi3.

34 a
?E bench? questo esemplo di Roma sia da preporre qualunque altro esemplo, nondimeno
a questo proposito addurre innanzi popoli conosciuti ne' nostri tempi. Pertanto dico che
voglio
nessuno accidente, bench? grave e violento, ridurre mai Milano o liberi, per
potrebbe Napoli
essere quelle membra tutte corrotte. Il che si vide dopo la morte di Filippo Visconti, che
volendosi ridurre Milano alla liberta, non potette e non seppe mantenerla. Per? fu felicita
re diventassero corrotti presto, acci? ne fussono e
grande quella di Roma che questi cacciati,
innanzi che la loro corruzione fusse passata nelle visc?re di quella citt?; la quale incorruzione
fu cagione che gli infiniti tumulti che furono in Roma, avendo gli uomini il fine buono, non
nocerono anzi giovorono alia Repubblica? (ibidem).
35
Cfr. Discorsi, I, 17, pp. 107-108.
722 RiccardoBreschi

E un passo del capitolo XVII del primo libro dei Discorsi, che testimonia
innanzitutto della difficolta che si incontra quando si intende rendere
migliore una comunita molto corrotta. Machiavelli afferma che e difficile
decidere in ambito teorico se si dia una simile eventualita, come ammette
di non avere notizie storiche capaci di confermare quella tesi. Sa soltanto
che uno Stato veramente corrotto tende inesorabilmente a rovinare e
l'intervento di un principe dalle qualita indicate daMachiavelli non puo
fare altro che rinviare l'emergenza della corruzione. Resta comunque il
fatto che <le leggi bene ordinate>?non hanno alcun effetto sulla condizione
corrotta della popolazione, ossia <(non giovano)? al tentativo di migliorare i
<<costumi)>.
Nel capitolo XVIII dello stesso libro torna su questo punto focalizzando
l'attenzione proprio sui rapporti che intercorrono fra gli (<ordini))e la
corruzione:
E presupporr6 una citta corrottissima, donde verr6 ad accrescere piu tale difficulta:
perche non si truovano ne leggi ne ordini che bastino a frenare una universale
corruzione. Perche cosi come gli buoni costumi per mantenersi hanno bisogno delle
leggi, cosi le leggi per osservarsi hanno bisogno de' buoni costumi. Oltre a di questo, gli
ordini e le leggi fatte in una repubblica nel nascimento suo, quando erano gli uomini
buoni, non sono poi piu a proposito, divenuti che ei sono rei. E se le leggi secondo gli
accidenti in una citta variano, non variano mai, o rade volte, gli ordini suoi: il che fa
che le nuove leggi non bastano, perche gli ordini che stanno saldi le corrompono36.

C'e una stretta dipendenza fra dfleggi>? e <<costumi?>. I <<costumi>?


degenerano la dove non sono regolati dalle leggi. Ma e anche vero che le
leggi non obbligano, e dunque non funzionano, se gli uomini ad esse
sottoposti sono corrotti. L'assenza di corruzione e, quindi, la condizione
necessaria per l'efficacia degli strumenti legislativi.
Machiavelli afferma che per diversi gradi di corruzione sono necessari
Al centro del suo ragionamento sta la preoccupazione
differenti <<ordini?>.
di mantenere il (<viverepolitico?>o <vivere civile?>.Affinche la comunita
politica non degeneri nella tirannide o nella <<licenza>occorre adeguare le
regole che la dirigono (gli <<ordini>>,
appunto) ai suoi mutamenti. In caso
contrario essa vive con regole inadatte e proprio per questo motivo il suo
destino e di corrompersi sempre di piu fino, presumibilmente, a cadere in
un regime che non garantisce il <(vivere politico?). Oltre a questo, si genera
una contraddizione fra <<ordini>>
costituzionali e leggi. Le seconde, infatti,
vengono stabilite in base al cambiamento delle situazioni, ma gli <<ordini>>,
rimasti rigidi, impediscono che le leggi producano effetti benefici.
I1 modello esplicativo e ancora una volta la repubblica romana
analizzata nella sua fase di decadenza:

36
Cfr. Discorsi, I, 18, pp. 108-109.
723 II concetto nei (Discorsisopralaprima decadi Tito Livio)>
di ?(corruzione)>

E per dare a intendere meglio questa parte, dico come in Roma era l'ordine del
governo, o vero dello stato, e le leggi dipoi che con i magistrati frenavano i
cittadini. L'ordine dello stato era l'autorita del Popolo, del Senato, de' Tribuni, de'
Consoli, il modo del chiedere e del creare imagistrati e il modo di fare le leggi.
Questi ordini poco o nulla variarono negli accidenti. Variarono le leggi che
frenavano i cittadini, come fu la legge degli adulterii, la suntuaria, quella della
ambizione e molte altre, secondo che di mano in mano i cittadini diventavano
corrotti. Ma tenendo fermi gli ordini dello stato, che nella corruzione non erano piu
buoni, quelle leggi che si rinnovavano non bastavano a mantenere gli uomini
buoni; ma sarebbono ben giovate, se con la innovazione delle leggi si fussero
rimutati gli ordini37.

le istituzioni, la dinamica politica della repubblicamista non


Gli <<ordini>>,
bastavano piu a controllare Roma a causa del diverso modo di vivere della
popolazione. La corruzione rende addirittura pernicioso
quell'ordinamento costituzionale cui Machiavelli conferisce sempre la
massima importanza. Se le leggi seguivano di pari passo l'evolversi della
situazione e cercavano di adeguarsi alla crescente corruzione per opporle
un freno, quelli che egli chiama <<ordini)> erano stati forgiati per una
situazione lontana nel tempo e molto diversa, e pertanto, con la loro
azione, rendevano vane le nuove leggi.Va sottolineato:Machiavelli guarda
alla costituzione di uno Stato in modo non dogmatico, senza cercare di
affermare la superiorita della repubblica mista ad ogni costo ed in ogni
frangente.Non idealizzamai quel tipo di repubblica.Afferma che essa e il
migliore governo la dove ancora non ha fatto presa la corruzione. I1
giudizio di valore che egli esprime su una comunit'a politica non corrotta e
sul governo misto non puo essere che positivo. Ma, simultaneamente, si
rende conto che quella stessa <<forma)) politica applicata ad uno Stato
corrotto produce effetti estremamente nocivi. I1modello romano fornisce
un esempio di questa situazione. Nello Stato corrotto, ordinato al modo
i posti preminenti furono
della repubblica mista, le cariche, gli <<onorih>,
occupati dai potenti, che avevano imezzi per farlo, e non dai <virtuosi>>,
come accadeva nel passato quando c'erano <<buonicostumi>38.
In questi capitoli XVI-XVIII del primo libro dei Discorsila riflessione sulla
corruzione romana conduce al concetto di <(inequalita)>:
Perche tale corruzione e poca attitudine alla vita libera nasce da una inequalit'a che

37
Cfr. Discorsi, I, 18, p. 109.
38
?E che sia il vero, che tali ordini nella citt? corrotta non fussero buoni, si vede espresso in
a creare e le dava il pop?lo romano il
doi capi principali, quanto i magistrati leggi. Non
e gli altri primi se non a quelli che lo domandavano.
consolato gradi della citt? Questo ordine
fu nel principio buono, perch? e' non gli domandavano se non
quegli cittadini che se ne
e averne la ripulsa era ignominioso; s? che per esserne giudicati degni
giudicavano degni,
ciascuno operava bene. Divent? questo modo poi nella citt? corrotta perniziosissimo; perch?
pi? virt?, ma quelli che avevano
non quelli che avevano pi? potenza domandavano i
e comecch? virtuosi, se ne astenevano di domandarli per paura?
magistrati; gl'impotenti,
(ibidem).
724 RiccardoBreschi

e in quella citta, e volendola ridurre equale e necessario usare grandissimi


straordinari, i quali pochi sanno o vogliono usare, come in altro luogo piu
particularmente si dira .

L'eccessiva differenza fra i cittadini, l'emergere di individui troppo ricchi e


potenti pregiudica il funzionamento della repubblica in quanto genera sette,
<partigiani)>,dunque <<modiprivatih>di raggiungere potere e fama. Roma
offre proprio un esempio di questo genere, eMachiavelli, nel capitolo I del
afferma che le lotte <<di
terzo libro delle Istoriefiorentine, Roma da una ugualita
di cittadini in una disagguaglianza grandissima quella citta condussono>>40.
Nei tre capitoli dei Disco7i presi in esame Machiavelli pensa ancora alla
possibilita di riformare lo Stato corrotto cercando, al termn stesso, di salvarne
la<<forma)> repubblicana. I modi di corregaere una repubblica corrotta sono
due: gradualmente, cambiando senza traumigli ((ordini?>
inadeguati;oppure ad
un tratto.
Perche a volergli rinnovare a poco a poco, conviene che ne sia cagione uno prudente
che vegga questo inconveniente assai discosto, e quando e' nasce. Di questi tali e
facilissima cosa che in una citta non ne surga mai nessuno, e quanto pure ve ne
surgessi, non potrebbe persuadere mai ad altrui quello che egli proprio intendesse;
perche gli uomini usi a vivere in un modo non lo vogliono variare; e tanto piui non
veggendo ilmale in viso, ma avendo a essere loro mostro per coniettura41.

Per chi vuole riformare la repubblica in modo indolore e graduale le


difficolta non sono poche. E innanzitutto difficile trovare un uomo di tanta
(<prudenza>> e lungimiranza in grado di prevedere la nascita di un
inconveniente molto grave.Ma anche quando ci fosse un simile individuo
l'ostacolo magore permarrebbe. Infatti la sua <<prudenza>> non sarebbe
recepita dagli altri cittadini, iquali non si convincerebbero dell'esistenza del
pericolo. Ci'o che l'uomo prudente intuisce puo essere presentato agli altri
solo come <<coniettura>>,ma i cittadini, che posseggono un grado inferiore di
comprensione politica, non riescono a capire quelle congetture. Questa
stradadiventa impercorribile, le grandi difficolta enumerate daMachiavelli
si trasformano nell'impossibilita di riformare la repubblica corrotta.
Ma anche l'altromodo presenta moltissime difficolta. E infatti:
Quanto all'innovare questi ordini a un tratto, quando ciascuno conosce che non son
buoni, dico che questa inutilita che facilmente si conosce e difficile a ricorreggerla;
perche a fare questo non basta usare termini ordinari, essendo modi ordinari cattivi;
ma e necessario venire allo straordinario, come e alla violenza e all'armi, e
diventare innanzi a ogni cosa principe di quella citta e poterne disporre a suo modo.
E perche il riordinare una citta al vivere politico presuppone uno uomo buono, e il
diventare per violenza principe di una repubblica presuppone uno uomo cattivo,
per questo si troverra che radissime volte accaggia che uno buono, per vie cattive,
ancora che il fine suo fusse buono, voglia diventare principe; e che uno reo,
divenuto principe, voglia operare bene e che gli caggia mai nello animo usare quella

39
Cfr. Discorsi, I, 17, p. 108.
40
Cfr. Istorieflorentine, III, 1, p. 680.
725 II concetto nei <Discorsisopralaprima decadi Tito Livio))
di ((corruz0one))

autorita bene che gli ha male acquistata42.

Rinnovare gli <<ordinih) in una sola volta sembra piui facile del modo
analizzato in precedenza; ma anche piu( pericoloso per lo Stato. Non
bastano i <<modiordinari> per compiere questa impresa; sono necessarie la
violenza e le <<armi>>.Anzi, bisogna che colui il quale si assume tale compito
divenga almeno momentaneamente principe di quello Stato. Ma questo
comporta un grave pericolo. C'e una contraddizione fra la ((natura)>
dell'individuo in questione e la funzione che egli ha da svolgere. Se l'uomo
deputato a quell'impresa e buono, ossia non e moralmente corrotto, non
usera mai i <<modi straordinari>>,dunque non distruggera neanche
momentaneamente la repubblica e non diventera principe, mancando cosi
l'effetto sperato. Se, viceversa, egli e corrotto fara di sicuro tutte le cose
dette, ma non al fine di correggere la (<forma)) politica: egli diventera
piuttosto il tiranno del proprio Stato.
Questa tesi e in contrasto con quella che sta a fondamento de II Principe.
Nello scritto del 1513 troviamo il concetto di ((virtu'estraordinaria>)che
garantisce il <vivere politico)) usando mezzi che stanno al di la della
Ma la differenza e notevole; anche perche nel capitolo XVIII del
legalita43.
primo libro dei Discorsi la riflessione diMachiavelli sulla corruzione tende
soprattutto amettere a fuoco le enormi difficolta che si oppongono a chi
voglia riportare lo Stato in una condizione di wvivere libero>> sottraendolo
alla decadenza. Constatata l'impossibilita dell'intervento di un principe
<virtuoso>),egli cerca una soluzione di compromesso:

Da tutte le soprascritte cose nasce la difficulta o impossibilita che e, nelle citta


corrotte, amantenervi una repubblica o a crearvela di nuovo. E quando pure la vi si
avesse a creare o amantenere, sarebbe necessario ridurla piu' verso lo stato regio che
verso lo stato popolare, acciocche quegli uomini i quali dalle leggi per loro
insolenzia non possono essere corretti, fussero da una podesta quasi regia in qualche
modo frenati. E a volergli fare per altre vie diventare buoni, sarebbe o crudelissima
impresa o al tutto impossibile, come io dissi di sopra che fece Cleomene; il quale, se
per essere solo ammazz6 gli Efori, e se Romolo per lemedesime cagioni ammazzo il
fratello e Tito Tazio Sabino, e dipoi usarono bene quella loro autorita, nondimeno si
debbe avvertire che l'uno e l'altro di costoro non avevano il suggetto di quella
corruzione macchiato della quale in questo capitolo ragioniamo, e pero poterono
volere, e, volendo, colorire il disegno loro44.

Egli pensa una repubblica mista sui generis, spostata verso l'<elemento
Se nei periodi di assenza della corruzione, come era quello nel quale
regio>>.

41
Cfr. Discorsi, I, 18, pp. 110-111.
42
Cfr. Discorsi, I, 18, p. 111.
43
Gennaro Sasso, in Studi suMachiavelli, Napoli, 1967, p. 120, afferma che la differenza fra il
e l'impianto te?rico de II Principe ? ?psicol?gica? ma non ?te?rica?.
luogo citato dei Discorsi
44
Cfr. Discorsi, I, 18, p. 111.
726 RiccardoBreschi

la repubblica romana ebbe inizio, la scelta migliore consiste nel dare la


prevalenza all'oelemento popolare>>,quando ormai la corruzione si e estesa
ed ha messo le radici anche nella popolazione, l(<elemento regio>>rimane
l'unica speranza di salvare la <forma)> repubblicana. Esso e, infatti,
l'equivalente dell'ouomo buono>> del quale era stata enunciata la necessita
in questo stesso capitolo, senza peraltro trovare il modo -di renderne
possibile l'intervento. Si tratta,dunque, di un'istituzione repubblicana che
possiede la ovirtu' individuale>> indispensabile a dare gli oordini?> a uno
Stato, la quale tuttavia non ha bisogno di usare mezzi straordinari che
rovinano la repubblica e rischiano di generare la tirannide45.Gli esempi di
Cleomene e di Romolo, che Machiavelli cita alla fine del capitolo, sono
due possibili obiezioni al suo ragionamento, perche sia l'uno che l'altro
usarono mezzi straordinari senza dare vita a una tirannide. Egli pero tende
amettere ancora di piu in evidenza l'importanza dei fattori che generarono
la decadenza ed afferma che entrambi presero il potere in epoche non
toccate dal tipo di corruzione (l'<inequalita>>)che e oggetto del suo
ragionamento. Quest'ultima e la corruzione nata dal lungo processo
mediante il quale l'<ambizione>>
dei ceti degenera fino amettere in grave
pericolo la stessa <<forma>) politica, ossia si tratta del tipo rintracciato
nell'esempio romano.
Roma, tuttavia, non dette luogo a questa nuova repubblica mista avente
ma invece cadde lentamente nell'impero.
come perno l'<elemento regio>>,
I1 tipo di repubblica in questione e un tentativo fatto da Machiavelli per
evitare il disgregarsi del governo misto. Essa resta pero una ((forma>>
politica astratta che non trova conferme nella storia e che inoltre non viene
ulteriormente sviluppata nell'opera machiavelliana. In ogni caso non e una
soluzione decisiva, tale da mettere fine alla corruzione. Dare la prevalenza
all'<<elementoregio>>puo avere come effetto che gli uomini vengano <(in
qualche modo frenati>>,non corretti definitivamente. Le cause della
corruzione non si eliminano, dunque, attraverso questo differente assetto
politico; e nemmeno se ne possono eliminare le manifestazioni piu
evidenti. Si puo, al massimo, controllare queste ultime, ritardando cosi il
momento in cui la (<forma)) politica repubblicana verr?a distrutta.
L'esito del processo di decadenza e, ad ogni modo, il passaggio dalla
repubblica ad un altro regime. Qui la corruzione diventa una forza
estremamente potente contro la quale non ci sono rimedi efficaci. Essa
puo essere soltanto ritardata46.
45
Su questo punto cfr. G. Sasso, Studi suMachiavelli, cit., p. 122.
46
All'inizio de II Principe, invece, principato e sono alternativi: ?Tutti gli stati, tutti
repubblica
e dominii che hanno avuto e hanno sopra li uomini, sono stati e sono o republiche o
imperio
principati? (op. cit., p. 5). Questo awio ha fatto pensare che II Principe sia stato scritto dopo i
dei Discorsi, e quindi un tentativo di superare
primi diciotto capitoli costituisca le difficolt?
poste dalla corruzione della repubblica. Del resto, anche l'inizio del secondo capitolo de 7/
Principe lascia pensare che una parte dei Discorsi fosse gi? stata scritta in precedenza: ?lo lascer?
indrieto el ragionare d?lie republiche, perch? altra volta ne ragionai a
lungo? (ibidem). Molti
sono i connessi alla datazione d?lie due opere, ed esiste su di essi una bibliograf?a
problemi
727 nei <<Discorsi
di (CorruzionfeA
II concetto sopralaprima decadi Tito Livio))

Machiavelli, dunque, attraverso l'analisi della corruzione subita dal


modello romano coglie quelli che sono i tratti fondamentali della
decadenza di ogni repubblica.Ma anche ritiene che non ogni crisi politica
possa essere interamente spiegata attraverso gli elementi teorici desunti
dalla decadenza della repubblica mista romana. C'e differenza fra la
corruzione antica e quella moderna, e pertanto e necessario svolgere
un'analisi di quest'ultima. Inoltre, proprio questa differenza apre una
nuova prospettiva nel rapporto fra <<forme>> politiche e corruzione.
Machiavelli, quindi, inizia a riconsiderare l'<inequalita>>presente nel
Cinquecento in diversi Stati italiani:
E per chiarire questo nome di gentiluomini quale e' sia, dico che gentiluomini sono
chiamati quelli che oziosi vivono delle rendite delle loro possessioni
abbondantemente, sanza avere cura alcuna di coltivazione o di altra fatica
necessaria a vivere. Questi tali sono perniziosi in ogni repubblica e in ogni
provincia; ma piu perniziosi sono quelli che oltre alle predette fortune comandano a
castella, e hanno sudditi che ubbidiscono a loro47.

Qui e messo in rilievo un nuovo tipo di disuguaglianza. L'analisi della


decadenza romana aveva mostrato che per la repubblica fu fatale
l'emergere di uomini troppo ricchi e troppo potenti, i quali potevano
volgere a loro vantaggio la politica dello Stato; l'analisi dell'epoca
contemporanea porta Machiavelli a notare che il ceto che corrompe la
societa cinquecentesca non e genericamente piu1 potente degli altri, ma e
l'intera societa con la sua presenza. Si
quello che addirittura rende <<statica>)
tratta di una classe che possiede, per antica consuetudine, privilegi
economici e diritti politici i quali la pongono in una posizione sociale di
gran lunga superiore a quella occupata dagli altri ceti.
Fra Quattrocento e Cinquecento si assiste ad uno scontro fra nobilta di
origine feudale emonarchia. Questa situazione riguardamolti Stati europei
(la Spagna, la Francia, ma ancora di piu' la Polonia e l'Ungheria) e buona
parte di quelli italiani. Nel Regno di Napoli la dinastia degli Aragona
doveva lottare contro una potente e riottosa nobilta feudale. Inoltre, buona
parte delle Marche e dell'Emilia erano soltanto nominalmente
appartenenti allo Stato pontificio, perche il potere era retto da piccoli

enorme. Ma soprattutto ? interessante notare i differenti modi in cui son? stati considerati i
tra II e iDiscorsi. Alcuni hanno pensato che II Principe rappresenti
probabili rapporti Principe
Tunica soluzione che si offriva a Machiavelli per evitare la distruzione dello Stato tematizzata
libro dei Discorsi insieme alia decadenza della repubblica romana. Ci?
nel primo significa che le
due opere sono, almeno in certe loro parti, pressoch? contemporanee, che riflettono sulle
stesse questioni ed hanno le medesime fonti culturali. Soprattutto Gennaro Sasso ha proposto
questa tesi nel saggio Problemi di critica machiavelliana, in Studi suMachiavelli, cit., pp. 13-80, e in
Niccol? Machiavelli. Storia del suo pensiero politico, cit., pp. 314-335. All'opposto, Hans Baron, nel
saggio Machiavelli: The Republican Citicen and the Author of The Prince, in ?English Historical
Review?, April 1961, pp. 217-253, pensa che le due opere siano state scritte in epoche diverse
e che inoltre riflettano su questioni completamente differenti.
47
Cfr. Discorsi, I, 55, p. 175.
728 RiccardoBreschi

tiranni locali sempre in lotta fra loro. In molti paesi europei e italiani,
dunque, la nobilta cercava di mantenere e ripristinare i suoi privilegi;
mentre gli sforzi del monarca erano mirati a indebolire la forza nobiliare
per affermare sempre pii la propria autorita sul piano locale. Machiavelli,
percio, riflette su questo fenomeno e, oltre ad analizzare i problemi per lo
Stato prodotti dalla presenza dei baroni, anche ne ricerca la soluzione
politica.
Egli, nel passo citato sopra, distingue due tipi di <(gentiluomini>>.11primo
tipo e <<ozioso>>,
vive di rendita, non si preoccupa di produrre ricchezza.
L'<<ozio>> di cui parla Machiavelli tende a creare le condizioni della
decadenza politica ed economica dello Stato. Ma molto peggiore e l'altro
tipo di gentiluomo, quello che, oltre a possedere ingenti patrimoni e
rendite di cui vivere senza produrre ricchezza, ha al suo servizio una grande
quantita di uomini che stanno in rapporto con lui come i sudditi con il re.
Questo gentiluomo dispone, quindi, di molti mezzi e di un potere
eccessivo: coloro che gli sono fedeli non formano una setta o un <(partito>>,
ma sono addirittura suoi sudditi e, in quanto tali, gli obbediscono e
rispondono a lui delle loro azioni. Percio il danno che ne deriva allo Stato e
ancora maggiore: quei (<gentiluomini>>
possiedono un potere in grado di
opporsi a quello statale e di distruggere il <vivere civile>>. L'unica possibilita
che rimane allo scopo di impedire che lo Stato sia distrutto dalle loro azioni
e tentare di subordinare ad un potere centrale questi potentati minori:
Di queste due spezie di uomini ne sono pieni il regno di Napoli, Terra di Roma, la
Romagna e laLombardia. Di qui nasce che in quelle provincie non e mai surta alcuna
republica ne alcuno vivere politico, perche tali generazioni di uomini sono al tutto
inimici d'ogni civilta. E a volere in provincie fatte in simil modo introdurre una
repubblica non sarebbe possibile; ma a volerle riordinare, se alcuno ne fusse arbitro,
non arebbe altra via che farvi uno regno. La ragione e questa, che dove & tanto la
materia corrotta che le leggi non bastano a frenarla, vi bisogna ordinare, insieme con
quelle, maggior forza, la quale & una mano regia che con la potenza assoluta ed
eccessiva ponga freno alla eccessiva ambizione e corruttela de' potenti48.

Napoli, Roma, la Romagna e la Lombardia in Italia sono l'esempio piu'


evidente dell'eccessivo potere dei <(gentiluomini)>.Sono zone dove la
presenza della nobilta signorile impedisce di istituire la repubblica.Ma
anche impedisce il ((vivere politico?: dunque qualsiasi forma di
aggregazione che si possa definire <<civile>>.La vita politica di quegli Stati e
corrotta e resa impossibile da una specie di anarchia nobiliare alla quale e
necessario porre fine. Eppure non si puo dare luogo a una repubblica
capace di impedire ai ogentiluomini>> di continuare nelle loro pratiche
nocive per lo Stato. E non e possibile perche c'e troppa <(inequalita?>. A
causa infine dello squilibrio di quella societa, che non puo in alcun modo

48
Ibidem.
729 II concetto nei <Discorsisopralaprima decadi Tito Livio>>
di (worruzionem

essere affrontato e risolto dalla repubblica.


Si riesce a creare un <vivere politico?, nonostante la presenza di quel
ceto nobiliare, attraverso l'altra ((forma>)politica, il principato. E la
ragione di questo e che quella nobilta puo essere sottomessa soltanto
da una ((maggior forza>>. In una repubblica molti partecipano al
governo, anche i corrotti, e le deliberazioni possono essere manipolate
da coloro che dispongono di mezzi eccessivi. Per vincere la resistenza
della nobilta signorile - la quale e troppo diversa dai <<grandi>> e dai
((nobili)> che vengono spesso nominati da Machiavelli nelle sue
riflessioni sulla repubblica romana o su quelle di Firenze e di Venezia49
- e necessaria la <mano regia>? che con la sua autorita si opponga alle
spinte centrifughe provenienti dai potenti. Occorre che essa possegga
una ((potenza assoluta ed eccessiva?> proprio perche non deve
governare semplici cittadini ma deve farsi capo di una gerarchia della
quale fanno parte, a livelli immediatamente inferiori, nobili che
governano le popolazioni dei loro possedimenti con la stessa autorita
che ha un re nei confronti dei propri sudditi.
Nel capitolo XVIII Machiavelli aveva dinnanzi la corruzione della
repubblica romana, l'oinequalit a> che si produsse in quel periodo. E le sue
riflessioni erano focalizzate sulla possibilita di impedire ladistruzione della
repubblica. Per questo egli aveva avanzato l'ipotesi che un ((uomo buono>>
potesse divenire ilmezzo mediante il quale si elimina lacorruzione. Anche
se poi Machiavelli esclude questa possibilita, bisogna notare che in questo
contesto il principe e un mezzo provvisorio per restituire l'equilibrio
necessario affinche la repubblica non decada. Nel capitolo LV, invece,
l'osservazione dell'<inequalita>oquale si presenta in alcuni Stati italiani del
Cinquecento sposta i termini del problema. Non si tratta piu di opporsi in
qualche modo agli agenti della corruzione, i quali hanno messo radici
troppo profonde, ma si tratta invece di utilizzarli al fine di creare un
<vivere politico?. In alcune zone non e possibile il ((vivere libero>>,
perche
esso verrebbe distrutto dai ((gentiluomini?, ma si puo instaurare un
principato che inserisca la nobilta in una gerarchiamolto forte. IIprincipe
qui non e piu l'<<uomo buono>>, ne l'<<elemento regio>> capace di frenare la
corruzione mantenendo la <(liberta?>.I1 principato diventa la oforma?

49 e
Machiavelli ha ben presente che la nobilt? delPantica Roma, quella veneziana gli ottimati
fiorentini non hanno le caratteristiche dei nobili che si trovano in alcuni Stati cinquecenteschi.
rende esplicita questa soprattutto a di Venezia: ?A che si
Egli consapevolezza proposito
corne questo non ci fa alcuna i gentiluomini in quella
risponde esempio oppugnazione, perch?
repubblica
sono pi? in nome che in fatto, perch? loro non hanno grandi ?ntrate di possessioni,
sendo le loro ricchezze grandi fondate in sulla mercanzia e cose mobili; e di pi? nessuno di loro
tiene castella o ha alcuna iurisdizione sopra gli uomini, ma quel nome di gentiluomo in loro ?
nome di e di riputazione, sanza essere fondato sopra alcuna di quelle cose che fa che
dignit?
nell'altre citt? si chiamano i gentiluomini. E come le altre republiche hanno tutte le loro
divisioni, sotto vari nomi, cos? Vinegia si divide in gentiluomini e e vogliono che
popolari;
owero av?re tutti gli onori, quelli altri ne siano al tutto esclusi?
quegli abbino possino (Discorsi,
I, 55, pp. 176-177).
730 RiccardoBreschi

politica in grado di governare uno Stato corrotto, il regime che assicura il


<vivere civile e politico? in uno Stato in cui esiste la nobilta signorile. I1
principato che si trova come sbocco necessario della corruzione ormai non
e neanche il principato civile che si fonda sul popolo, il quale viene
teorizzato daMachiavelli soprattutto nei capitoli IX eXIX de IlPrincipe, ma
e invece il principato nobiliare dove il re usa i <<principi>>
e i <<gentiluominio
per tenere saldo il proprio potere5Q.Quando emerge in primo piano la
natura della corruzione moderna, l'opera machiavelliana subisce una
svolta. Diviene necessaria la presenza di <ordini repressivi>>- quelli del
principato nobiliare -, mediante i quali e possibile soffocare le tendenze
disgreganti generatesi nel tessuto sociale. Questi <(ordini repressivi>>,
all'opposto degli <(ordini espressivi? presenti nella repubblica mista,
tendono a bloccare il conflitto sociale e politico al fine di garantire la
stabilita e la odurata>> dello Stato51.
Machiavelli, dunque, confronta direttamente il principato e la repubblica:
Trassi adunque di questo discorso questa conclusione: che colui che vuole fare dove
sono assai gentiluomini una repubblica, non la pu6 fare se prima non gli spegne
tutti; e che colui che dove e assai equalita vuole fare uno regno o uno principato
non lo potra mai fare se non trae di quella equalita molti di animo ambizioso e
inquieto, e quelli fa gentiluomini in fatto e non in nome, donando loro castella e
possessioni e dando loro favore di sustanze e di uomini, acciocche, posto inmezzo di

50
Ne // Principe Machiavelli ritiene che, per fondare meglio il suo potere, il principe debba
allearsi con il pop?lo. I nobili invece li considera un elemento di destabilizzazione. Afferma
9: ?Colui che viene al principato con lo aiuto de' con
questo nel capitolo grandi simantiene pi?
difficult? che quello che diventa con lo aiuto del populo: si truova principe con molti
perch?
intorno che gli paiano essere sua equali, e per questo non gli pu? n? comandare n? maneggiare
a suo modo. Ma colui che arriva al principato con il favore popolare vi si truova solo, e ha
intorno o nessuno o pochissimi che non sieno parati a obedire. Oltre a questo, non si pu? con
onest? satisfar? a' grandi e sanza iniuria d'altri ma s? bene al populo: perch? quello del populo ?
e quello non essere oppresso?
pi? onesto fine che quello de' grandi, volendo questi opprimere
(op. cit., p. 32). Qui la posizione sociale e imezzi economici dei nobili sono un impedimento per
il principe, non, corne accade in seguito, il fondamento necessario del suo potere.
Affermazioni simili vengono fatte nel capitolo 19, in relazione al pericolo delle congiure:
?Concludo perianto che uno principe debbe tenere delle coniure poco conto quando el pop?lo
ma li sia nemico e abbilo in odio, debbe temer? cosa e
gli sia benivolo; quando d'ogni
d'ognuno? (op. cit., p. 61). L'evoluzione della teor?a di Machiavelli dal ?principato civile? al
?principato nobiliare? ? il motivo portante del libro di G. Cadoni, Niccolo Machiavelli: regno di
Francia e ?principato civile?, Roma, 1974.
51
La distinzione fra ?ordini? espressivi e ?ordini? repressivi ?, secondo Matteucci, decisiva per
le differenze strutturali che esistono fra la repubblica mista e la monarchia
comprendere
limitata: ?In una repubblica mista e in una monarchia limitata abbiamo, per Machiavelli, due
equilibri diversi: in una repubblica i nobili stanno in una posizione indipendente e di parit?
con il pop?lo; e il bene dello Stato deriva dal loro aperto, libero confronto e dall'effettiva
a non portare la tensione oltre a quel limite che risulterebbe distruttivo per tutta la
capacita
In uno Stato monarchico, invece, la nobilt? ? solo un potere intermedio fra il re e il
repubblica.
subordinata al primo e al secondo; e il bene dello Stato dalla
pop?lo, superiore dipende
del re di tenerla soggetta e di difendere il pop?lo dai suoi soprusi. In sintesi gli
capacita
son? espressivi,
"ordini" repubblicani quelli monarchici repressivi; entrambi pero realizzano
un vero equilibrio, attuano l'ordine politico? (N. Matteucci, Machiavelli politologo, cit., pp.
94-95).
731 Il concetto nei <<Discorsi
di (-corruzione> sopralaprima decadi Tito Livio>>

loro, mediante loro mantenga la sua potenza ed essi nrediante quello la loro
ambizione, e gli altri siano constretti a sopportare quel giogo che la forza, e non
altro mai, pu6 fare sopportare loro. Ed essendo per questa via proporzione da chi
sforza a chi e sforzato, stanno fermi gli uomini negli ordini loro. E perche il fare
d'una provincia atta ad essere regno una repubblica, e d'una atta a essere repubblica
farne uno regno e materia da uno uomo che per cervello e per autorita sia raro, sono
stati m=lti che lo hanno voluto fare e pochi che lo abbino saputo condurre. Perche
la grandezza della cosa parte sbigottisce gli uomini, parte inmodo gl'impedisce che
11 ~~~~~~~~52
ne' principii primi mancano

I1principato e la repubblicasono fortemente distanziati.La strutturasociale


della comunita decide quale <<forma)>
politica si puo istituire.Se in precedenza
Machiavelli ammetteva la possibilita di dare vita, nello stesso luogo, a una
<<forma))politica o all'altra indifferentemente, ora, come risultato della sua
abbiamo una stretta connessione fra assenza di
riflessione sull'<(inequalita)),
<<gentiluominih) e repubblica, da una parte, e fra presenza di <<gentiluomin6 e
principato nobiliare, dall'altra.Le medesime cose senza variazioni di rilievo
vengono ripetute nel Discurus Jirntinarum renmm post mortemjunionsLaurentii
Medices53, dove l'esempio di principato nobiliare e il regno di Francia. La dliberta
viene cosi a connettersi con un preciso contesto sociologico senza
repubblicana>>
il quale la realizzazione di essa e impossibile. La stessa cosa vale per il principato,
che non puo esistere senza una nobilta che lo sostenga. Non e possibile istituire
una <<forma>> politica dove occorre l'altra, a meno che non si voglia cambiare la
strutturasocialedello Stato in questionemediante un'operazioneestremamente
difficile, che richiede una grande wvirtdt>
ed un'eccessiva crudelta.
La divaricazione fraprincipato e repubblica e laconnessione fra la struttura
sociale e la <(forma)) politica sono presenti nel capitolo LV del primo libro
dei Discorsi e ricompaiono in seguito come motivo portante del Discursus
florentinarumrerum. Ma questo nuovo rapporto fra il regime politico e la
societa civile sembra dovuto piu ad uno svolgimento teorico che a esigenze
52
Cfr. Discorsi, I, 55, p. 176.
53
?E ha ad intendere questo Vostra Santit?, che in tutte le citt? dove ? grande equalit? di
non vi si pu? ordin?re principato se non con massima e in
cittadini, difficult?, quelle citt? dove
? grande di cittadini non vi si pu? ordin?re a volere creare una
inequalit? repubblica; perch?,
inMilano, dove ? grande di cittadini, spegnere tutta quella
repubblica inequalit? bisognerebbe
nobilt? e ridurla a una equalit? con
gli altri; perch? tra di loro
sono tanto estraordinarii, che le
non bastano a reprimerli, ma vi una voce viva, et una
leggi bisogna podest? regia che li
il contrario, a volere un principato in Firenze, dove ? una grandissima
reprima. E'per equalit?,
sarebbe necessario ordinarvi e farsi assai nobili di castella e ville, i quali,
prima inequalit?,
insieme con el principe, tenessino con Parmi e con l'aderenzie loro suffocata la citt? e tutta la
Perch? un solo, spogliato di nobilt?, non pu? sostenere il pondo del
provincia. principe
principato; pero ? necessario che infra lui e Puniversale sia un mezzo che Paiuti a sostenerlo.
Vedesi questo in tutti gli stati di principe, e massime nel regno di Francia, come e'
i popoli, i principi e' gentiluomini, e il re i
gentiluomini signoreggiano principi. Ma perch?
fare principato dove starebbe bene repubblica, e dove starebbe bene principato, ?
repubblica
cosa difficile, e essere tenuto pietoso e buono,
inumana indegna di qualunque desidera io
lascer? il ragionare pi? del principato, e si perch? s'intende
parlero della repubblica; la Santit?
vostra esserci dispostissima; e si crede che ella differisca il farlo, perch? quella desiderarebbe
trovare un ordine dove l'autorit? sua rimanesse in Firenze e
grande, gli amici vi vivessino
sicuri? (Discursus florentinarum rerum, pp. 267-268).
732 RiccardoBreschi

legate all'argomentare di Machiavelli54. Egli, nello scritto del 1520, si


rivolgeva a Leone X per affermare la necessit'a di restituire il governo
repubblicano a Firenze, e cio puo far pensare che le tesi in questione siano
innanzitutto un buon argomento per sostenere la richiesta da lui fatta ai
Medici. Ma in realta, tutta la riflessione sulla corruzione, antica e moderna,
svolta nei Discorsicostituisce un'elaborazione graduale di quegli elementi
teorici che sono il centro del capitolo LV del primo libro e che qualche
anno dopo vanno a formare la struttura del Discursusfiorentinarum rerum.

3. Il giudizio positivo di Machiavelli, nei Discorsi, ha come oggetto


privilegiato la repubblica mista, che e la <(forma>)
politica desunta dal
modello romano. La repubblica mista ha bisogno di ((buoni costumi>> e,
inoltre, la sua dinamica produce <(virtu>) politica, potenza militare e
conquista. Essa si fonda sugli <<appetiti>>,sui <<desideri>>,
sulle <<aspirazioni>>
dei ceti, i quali danno luogo a un conflitto regolato dalle istituzioni. Percio
e l'oambizione>> delle componenti sociali a generare la ovirtu>> e lo
splendore dello Stato. Pero la crescita eccessiva della stessa oambizione>>
determina anche la fine di questa dinamica conflittuale positiva,
innescando lotte sociali non controllabili e pertanto distruttive.
L'<<ambizione>> umana, dunque, e considerata da Machiavelli cio che favorisce
lo sviluppo della vita associata - ossia il (<vivere politico)> e il <vivere libero>>-
e, insieme, ci6 che, in una fase successiva, produce la tirannide, la quale e la
negazione di ogni civilta.Machiavelli parla degli effetti della tirannide, nei
Discorsi,proprio all'interno della invettiva contro Cesare:
Se considerera dipoi tritamente i tempi degli altri imperadori, gli vedra atroci per le
guerre, discordi per le sedizioni, nella pace e nella guerra crudeli; tanti principi morti
col ferro, tante guerre civili, tante esterne, l'Italia afflitta e piena di nuovi infortunii,
rovinate e saccheggiate le cittadi di quella. Vedra Roma arsa, ilCampidoglio dai suoi
cittadini disfatto, desolati gli antichi templi, corrotte le cerimonie, ripiene le citta di
adulterii; vedra il mare pieno di esilii, gli scogli pieni di sangue. Vedra in Roma
seguire innumerabili crudeltadi, e la nobilta, le ricchezze, i passati onori e sopra tutto
la virt6 essere imputate a peccato capitale. Vedra premiare gli calunniatori, essere
corrotti i servi contro al signore, i liberti contro al padrone; e quelli a chi fussero
mancati inimici, essere oppressi dagli amici. E conoscera allora benissimo quanti
obblighi Roma, l'Italia e ilmondo abbia con Cesare55.

La tirannide sconvolge le regole della vita associata e spinge la popolazione


verso la corruzione che si manifesta in ambito politico, morale, religioso.

54
Giorgio Cadoni ? convinto che la sostituzione del ?principato civile? con quello ?nobiliare?
e la fra repubblica e principato siano dovuti ad uno svolgimento della teoria
contrapposizione
machiavelliana (cfr. Niccolo Machiavelli: regno di Francia e ?principato civile?, cit., pp. 160-163). Di
diverso avviso ? invece Sasso, il quale ritiene che Machiavelli sia giunto alle conclusioni in
?non per teoriche, bensi per ragioni e immediatamente
questione ragioni psicologiche
polinche? (cfr. Studi suMachiavelli, cit., pp. 152-153).
55
Cfr. Discorsi, I, 10, pp. 90-91.
733 II concetto
di ((corruzione))
nei <(Discorsi
sopralaprima decadi Tito Liviow

Ma soprattutto la tirannide deve, proprio allo scopo di conservarsi,


arrovesciare i valori sui quali e fondato il <vivere politico)). Esso e il
peggiore dei mali che possono capitare ad uno Stato. Ora, la tirannide che
si instauro a Roma con Cesare, per Machiavelli, altro non e che il risultato
del processo di crescita dell'<<ambizione>). Non si tratta, dunque, di una
causa esterna che viene a perturbare il corretto funzionamento della
repubblica mista, ma invece essa e dovuta all'eccessiva intensita e alla
crescita abnorme delle cause che determinano lo stesso funzionamento di
quella ((forma))politica. Proprio per questo motivo tutte le possibili
strategie escogitate da Machiavelli per evitare la dissoluzione della
repubblica, quando ormai la corruzione e iniziata, si rivelano vane. Se la
ragione della corruzione risiede nelle stesse premesse della ((forma))
politica
repubblicana, evidentemente e un'impresa pressoche impossibile
eliminare tale ragione senza sconvolgere la stessa ((forma))politica.
Machiavelli, quindi, ritiene il suo modello politico certamente molto
adatto ad eludere le insidie di una <(fortuna)) avversa, e insieme capace di
avere una lunga (<durata>>,ma anche e convinto del fatto che non si puo
pensare alla repubblicamista come ad un edificio politico capace di evitare
per sempre la rovina. La corruzione e la fine del regime repubblicano non
significano necessariamente il passaggio alla tirannide. Roma dalla
repubblica declino negli orrori del regime di Cesare e dei suoi successori,
ma questo non e il percorso che obbligatoriamente ogni Stato in una
situazione simile deve seguire. Machiavelli, nei Discorsi, ricerca una
soluzione politica capace di scongiurare il pericolo della tirannide. Nello
studio che egli fa della corruzione moderna - come abbiamo visto -
emergono nuovi elementi teorici, alcuni dei quali contribuiscono anche
alla soluzione del problema sollevato innanzi.
Intanto, la crisi in epoca moderna e iniziata in ambito religioso e si e estesa ai
e all'ambito militare. Machiavelli, nei Discorsi,conferisce grande
<<costumi>>
importanza alla religione dell'antica Roma, in quanto essa riusciva a
vincolare il cittadino alla comunita56.La religione pagana serviva, dunque,
alla comunita politica, ossia ne era funzione. Ma per ottenere risultati
soddisfacenti i romani mantenevano la fede riposta dagli uomini nella
religione e, al contempo, interpretavano gli auspici in modo razionale, ossia
secondo cio che si riteneva necessario fare nel momento57. Era la religione
uno degli elementi fondamentali che generava la (virtu') dei romani.
Machiavelli pensa che un motivo della crisi dell'Europa cinquecentesca sia
da ricercare proprio nella religione. Egli in genere sembra ritenere che i
valori della religione pagana siano piu adatti di quelli cristiani a sviluppare
la ovirtu') politica degli uomini', ma la sua critica alla religione moderna si

56
Cfr. Discorsi, I, 11, pp. 91-94.
57
Cfr. Discorsi, I, 13 e 14, pp. 97-101; inoltre son? interessanti i saggi di A. Tenenti, La religione
in ?Studi Storici?, X, e di
di Machiavelli, 1969, 4, pp. 709-748, J. Samuel Preus, Machiavelli's
functional analysis of religion: context and object, in ?Journal of the History of Ideas?, april-june 1974,
pp. 171-190.
734 RiccardoBreschi

appunta soprattutto sull'interpretazione che di essa e stata data dalla


Chiesa. A causa di un'interpretazione errata della dottrina cristiana la
wvirtu>)politica e andata affievolendosi59. E questo, per Machiavelli, uno
degli aspetti piu importanti della corruzione moderna; e tuttavia, in quanto
attiene all'ambito etico-religioso, non e possibile risolverlo in sede
politica.
Quello che, invece, in alcuni Stati italiani ed europei costituisce un potente
fattore di corruzione politica - e che pertanto deve essere fronteggiato sul
piano politico - e la presenza della nobilta signorile. In questo caso
Machiavelli non ha davanti una dinamica politica corretta, quale era quella
della repubblica romana, che a causa della stessa strutturadell'Xambizione>>
umana degenera fino a rendere impossibile il <vivere libero>.Qui egli invece
si occupa di Stati radicalmente corrotti, dove gli effetti dell'oambizione>>
umana sono sempre e comunque deleteri: la societa e bloccata da individui
eccessivamente potenti e facoltosi, la presenza dei quali inoltre impedisce
ogni forma di conflitto sociale regolato dalle leggi e, se lasciata incontrollata,
A questo puntoMachiavelli distingue
impedisce perfino il ((viverepolitico>>.
gli Stati in due tipi: quelli in cui e presente la corruzione dovuta ai
<(gentiluomini>> e quelli in cui essa e assente. A ciascun tipo egli associa una
((forma>>politica: il principato per il primo e la repubblica per il secondo.
Non e pensabile instaurare la repubblica in uno Stato corrotto, ne e pensabile
instaurare il principato dove manca la corruzione, perche in entrambi i casi e
assente la base sociale che sostiene i governi in questione.
Si e detto che l'analisi svolta da Machiavelli sulla corruzione romana e su
58
Un passo significativo ? in Discorsi, II, 2: ?Perch?, avendoci la nostra religione mostr? la
verit? e la vera via, ci fa stimare meno Ponore del mondo; onde iGentili, stimandolo assai e
avendo posto in quello il sommo bene, erano nelle azioni loro pi? feroci. II che si puo
considerare da molte loro constituzioni, cominciandosi dalla magnificenza de' sacrifizi loro
alla umilt? de' nostri, dove ? qualche pompa pi? delicata che magnifica, ma nessuna azione
feroce o gagliarda. Qui non mancava la pompa n? la magnificenza d?lie cerimonie, ma vi si
e di ferocit?,
aggiungeva Pazione del sacrificio pieno di sangue ammazzandovisi moltitudine
d'animali; il quale aspetto, sendo terribile, rendeva gli uomini simili a lui. La religione antica,
oltre a di questo, non beatificava se non uomini pieni di mondana gloria, come erano capitani
di eserciti e principi di republiche. La nostra religione ha glorificato umili e
pi? gli uomini
contemplativi che gli attivi? (Discorsi, II, 2, pp. 298-299). Ma anche si veda Arte della guerra, II,
p. 508, dove c'? un confronto simile fra religione pagana e religione cristiana. Sul confronto fra
lamorale del cristianesimo e quella dalla religione cristiana ? interessante il saggio di
prodotta
I. Berlin, The originality ofMachiavelli, in Aa. Vv\, StudiesonMachiavelli, Firenze, 1972, pp. 149-206.
59 e disarmato
?E bench? paia che si sia effeminato ilmondo il Cielo, nasce pi?, sanza dubbio,
dalla vilt? degli uomini che hanno interpretato la nostra religione secondo l'ozio e non
secondo la virt?. Perch?, se considerassono come la ci permette la esaltazione e la difesa della
corne la vuole che noi Pamiamo e onoriamo e a essere tali
patria, vedrebbono prepariamoci
che noi la possiamo difendere. Fanno, adunque, queste educazioni e si false interpretazioni che
nel mondo non si vede tante republiche quante si vedeva anticamente; n? per conseguente si
vede ne' popoli tanto amore alla liberta quanto allora? (Discorsi, II, 2, p. 299). Anche inDiscorsi,
I, 12, p. 96 afferma le stesse cose e critica la Chiesa per av?re distrutto la religiosit? d?lie
italiane, favorendo inoltre la divisione politica della penisola. Sulle questioni della
popolazioni
cristiana e della Chiesa torna in Istorie florentine, I, 5, p. 578 e 9, p. 584. Inoltre ?
religione
fondamentale il saggio di D. Cantimori, Niccol? Machiavelli: il politico e lo storico, in Storia della
letteratura italiana, Milano, Garzanti, 1966, V, pp. 7-53.
735 di <(Corruwonfl)
II concetto nei <(Discorsi
sopralaprima decadi Tito Livio)

quella moderna mette in luce alcuni aspetti che rendono i due fenomeni
molto differenti fra loro.Ma anche occorre precisare che la consapevolezza
della necessita di connettere la ((forma))politica con lamorfologia sociale e
un elemento teorico che, sebbene emerga solo nel capitolo LV del primo
libro dei Discorsi, gia era implicitamente presente nell'analisi della
corruzione di Roma. La constatazione dell'impossibilita di riformare la
repubblica romana in fase di decadenza, le affermazioni circa i <<buoni
costumi>>necessari almantenimento degli ((ordini>? repubblicani e, d'altra
parte, le affermazioni che riguardano l'impotenza degli ((ordini>)e delle
leggi della repubblica di fronte alla corruzione, congiunte alla necessita,
dichiarata a piut riprese, dell'intervento di una ((virtu'individuale)), sono
elementi che preludono a quelle conclusioni cui Machiavelli giunge in
seguito. Inoltre, la connessione fra4forma)) politica e composizione sociale
dello Stato costituisce una soluzione al problema della decadenza romana:
Roma da repubblica divenne tirannide, ma questo non e necessario che
avvenga sempre; quando non ci sono piu le condizioni che permettono la
repubblica e il principato, il governo monarchico, ad assicurare il ((vivere
politico)). Nell'opera machiavelliana la divaricazione fra repubblica e
principato diventa un elemento teorico rilevante solo
contemporaneamente all'analisi della corruzione moderna, proprio perche
quest'ultima costituisce un fenomeno che per evidenza e concretezza sta
molto al di sopra della corruzione antica.

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