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Settimana V - Giorno XI, crepuscolo - Anno XXVII

Anche oggi ho voluto scrivere queste pagine per


non dimenticare cosa vuol dire vivere nel nostro
regno. Un regno dove la vita dura veramente poco,
proprio come i soldi - che sono sempre pochi, tanto
che spesso non sono sufficienti per vivere, ma
ormai, dopo tanto tempo, ci si fa il callo, ci se ne fa
una ragione e si và avanti. Proprio l'altro giorno,
sono riuscito, per la prima volta, a racimolare
qualche soldo in più per un pasto caldo e un
pernottamento nella prestigiosa osteria della città.
Mentre mangiavo e gustavo il piatto prelibato del
giorno, mi si avvicina una figura esile che, forse
incuriosito dal fatto che una persona comune come
me è riuscita ad assicurarsi un pasto nel posto più
lussuoso della città, mi si affianca, mi guarda e
comincia a raccontarmi, senza né presentarsi né
chiedere niente in cambio - una storia tanto
incredibile quanto scontata. Già, in città si conosce
molto bene chi la comanda, dopotutto il barone del
regno è famoso in tutte le lande, ha dalla sua parte
l'elite e gode di appoggi praticamente dappertutto e
comunque, dove non arriva il suo nome, ci pensa il
vil denaro. Comunque sia, il tizio, senza perdere
tempo, comincia il suo racconto: tutto inizia col
barone del regno, sempre in cerca di nuovi volontari
- da andare al massacro - con la solita promessa di
riempirli di denaro, soldi che neanche in dieci vite
riuscirei a racimolare. Ma nulla in questo mondo è
dato a titolo gratuito: dietro alla grande ricompensa
si cela una verità tanto scontata quanto
agghiacciante. Il regno è invaso da esseri maligni di
ogni razza ed ormai tutto è in balia del caos e delle
sue orde. Chi ha moltissimi denari, ormai si è
barricato nel suo castello pieno di guardie e persino
di mercenari. Ma il barone del regno è un uomo
tanto bizzarro quanto sadico. Mi racconta che, non
molto tempo addietro, aveva incaricato un gruppo di
quattro avventurieri disperati, di andare a
recuperare una vecchia spada appartenuta in
passato ad un suo ex-compagno, mai più tornato,
con la promessa che, oltra al denaro, avrebbero
potuto tenere tutti i tesori che sarebbero riusciti a
trovare. Una volta assoldati i quattro volenterosi, li
ha mandati allo sbaraglio verso le terre desolate del
nord, condannandoli a morte cera, con tanto di spia
a seguito che, da lontano, seguiva attentamente le
loro gesta disperate, andando a riferire tutto
dettagliatamente al barone stesso una volta
terminato l'incarico. Quando ha finito il suo
racconto, il tizio fa una pausa, mi guarda dritto negli
occhi, accenna un sorriso, si alza e se ne va con
passo lento. Prima di uscire dalla locanda, si
accerta che continuassi a seguirlo con lo sguardo,
mi fa un gesto che ha destato la mia curiosità: alza
la mano destra mostrandomi tre dita. Accidenti a lui!
Proprio quella notte non sono riuscito a chiudere
occhio... mi chiedo perché abbia fatto tutto questo e
a che scopo... e poi quel gesto alla fine che forse
fatto per farmi incuriosire o forse per mettermi in
guardia di qualcosa che dovrà accadere...

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