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02/12/2019
Data: 02/12/2019
Materia: Biochimica II
Professore: N. Taddei
File audio di riferimento: -
Controllore: Slanzi
Coppia: Parrini - Pagni
[Su e-learning nella piattaforma di Biochimica 2 ci sono alcune lezioni che sono parte del programma e
devono obbligatoriamente essere fatte: Metabolismo del Ferro, Errori congeniti del metabolismo e altri
argomenti riguardanti la biochimica d’organo.]
L’ANABOLISMO DEGLI
AMMINOACIDI
L’ultima volta abbiamo visto come nel ciclo dell’azoto siano
raggruppate le attività metaboliche di microrganismi in grado di
ridurre i nitrati presenti nel terreno e di altri in grado di fissare
l’azoto atmosferico.
L’assimilazione dell’azoto nell’uomo avviene grazie all’attività di
due enzimi, la glutammato deidrogenasi e la glutammina
sintetasi. Tra i due, il secondo è importante perché la glutammina
partecipa a numerosissimi processi biosintetici che riguardano gli amminoacidi e, soprattutto, di tanti altri
composti azotati.
Il vero nodo nella biosintesi degli aa è la produzione del glutammato, la sua assimilazione, da parte della
glutammato deidrogenasi: questa reazione può andare a tamponare l’eccesso di ione ammonio provocando
però squilibri metabolici importanti, perché va a sottrarre α-chetoglutarato dal ciclo dell’acido citrico. È più
importante invece la reazione inversa con cui il glutammato viene ossidato e deamminato fino a produrre α-
chetoglutarato: si tratta di una deamminazione ossidativa.
Secondo alcuni scienziati il gruppo amminico in α dei vari amminoacidi sarebbe essenziale poichè, per poter
produrre tutti vari amminoacidi per transamminazione, è necessario che l’azoto dell’ammonio venga legato
all’ α-chetoglutarato. Secondo questa teoria la reazione che va da α-chetoglutarato a glutammato non
avrebbe una grande importanza. Si comincia a pensare che effettivamente l’azoto del gruppo amminico in α
sia essenziale e sia coperto da assunzione di proteine con l’alimentazione. È ancora una cosa ipotetica, non
la trovate scritta sul Leningher, la trovate scritta sul Goe.
Nella biosintesi degli amminoacidi entrano in gioco in maniera molto importante le reazioni di
transamminazione che sono reazioni che consentono l’interconversione tra i diversi amminoacidi.
Nell’immagine a fianco abbiamo una visione di insieme, con mescolato sia ciò che riguarda la produzione
degli aa non essenziali, sia la produzione di quelli essenziali, che noi non siamo in grado di produrre.
Gli amminoacidi in generale derivano, tramite transaminazioni, da intermedi di tre processi metabolici che
sono:
Glicolisi:
• 3-fosfoglicerato
• Piruvato
• Fosfoenolpiruvato
[La biosintesi degli amminoacidi essenziali ha una importanza limitata, poiché non avviene nelle nostre cellule,
pertanto non è necessario sapere l’intero processo ma solamente il punto di partenza e quello di arrivo.]
Glutammato
È un amminoacido fondamentale perchè partecipa
alle reazioni di transaminazione. Può essere
prodotto dal fissaggio dell’ammonio sull’α-
chetoglutarato.
Nei batteri e nelle piante esiste una glutammato sintasi NADPH dipendente che
fa reagire la glutammina, sintetizzabile con la reazione della glutammina sintetasi,
con l’α-chetoglutarato per produrre due molecole di glutammato, questa però è
una reazione che non riguarda la biochimica umana.
Nel nostro organismo può formarsi glutammato tramite la reazione catalizzata
dalla glutammato deidrogenasi, reazione prevalente nelle cellule nervose, ma
nel fegato questo si forma preferibilmente per transaminazione di altri
amminoacidi su α-chetoglutarato, rafforzando l’ipotesi riguardo l’essenzialità
dell’azoto amminico legato al carbonio α.
Prolina
Dall’α-chetoglutarato e quindi dal glutammato possiamo sintetizzare la prolina,
in un processo che è praticamente l’inverso rispetto a quello visto per la sua
degradazione. Il glutammato può andare in contro ad una riduzione NADPH
dipendente sul gruppo carbossile della catena laterale, con consumo di ATP.
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Biochimica II– Lezione n° 28
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L’enzima coinvolto è diverso rispetto a quello coinvolto nel catabolismo, la glutammato semialdeide
deidrogenasi.
L’enzima glutammato chinasi con consumo di ATP porta alla formazione di γ-glutammil-fosfato che poi viene
ridotto e defosforilato a glutammato semialdeide (con un gruppo aldeidico) dalla glutammil fosfato
reduttasi. Dalla semialdeide dell’acido glutammico possiamo ottenere attraverso una reazione di
deidratazione spontanea la chiusura dell’anello pirrolinico. Quest’ultimo può essere ridotto in una reazione
NADPH dipendente a Prolina.
Arginina
La semialdeide dell’acido
glutammico può anche
transamminare sul gruppo
aldeidico in gamma,
acquisendo un gruppo
amminico in gamma e
formando la ornitina, un amminoacido importante dal punto di vista metabolico
che però non entra nella costituzione delle proteine.
L’ornitina partecipa al ciclo dell’urea: è in grado di legare una molecola di
carbamil-fosfato per formare la citrullina. Dalla citrullina, che esce dal
mitocondrio, si può ottenere argininosuccinato e poi grazie alla
argininosuccinasi si genera Arginina. In questo caso la biosintesi dell’urea può
essere letta anche come processo metabolico fondamentale per generare
Arginina.
Serina
Il 3-fosfoglicerato proseguendo con la glicolisi può diventare 2-fosfoglicerato,
oppure può essere utilizzato per sintetizzare amminoacidi. Questo avviene grazie
ad una fosfoglicerato deidrogenasi che agisce sul 3-fosfoglicerato e va ad
ossidare il gruppo alcolico secondario legato al carbonio α generando il gruppo
chetonico del fosfoidrossipiruvato, il prodotto dell’ossidazione del 3-
fosfoglicerato. Questo prodotto può partecipare ad una reazione di
transamminazione con il glutammato: arriva dal glutammato il gruppo amminico.
Il gruppo amminico passa sul fosfoidrossipiruvato e si forma l’amminoacido
corrispondente che è la 3-fosfoserina, alla quale viene staccato il gruppo fosfato
in una reazione di idrolisi catalizzata da una fosfatasi e si genera serina. Quindi la
serina si genera in pochi passaggi a partire da un intermedio della glicolisi. Tutto
attraverso reazioni di: deidrogenazione, transaminazione e idrolisi.
Glicina
Dalla serina è possibile ottenere la glicina grazie all’intervento dell’enzima
idrossimetiltransferasi che utilizza come cofattore il tetraidrofolato. Questo è in
grado di legare un frammento monocarbonioso rilasciato dalla serina, un
idrossimetile, formando metilen-THF, e in questo modo la serina diventa glicina.
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La stessa reazione ma in direzione opposta avviene nel catabolismo della glicina: può essere demolita
ottenendo anidride carbonica, ammonio e un frammento monocarbonioso che viene legato al
tetraidrofolato. In questo caso invece il metilen-THF cede il suo frammento monocarbonioso alla glicina per
formare serina. Si può osservare in senso catabolico o in senso anabolico.
Cisteina
Sempre dal 3-fosfoglicerato, ovvero dalla serina, può essere prodotta
anche la cisteina. La serina reagisce con l’omocisteina formando
cistationina, è una reazione già vista. L’omocisteina si ottiene tutte le
volte in cui nel ciclo delle reazioni di metilazione la S-adenosilmetionina
perde il gruppo metile che viene trasferito su un substrato, con
formazione della S-adenosilomocisteina. Da lì si ottiene poi
l’omocisteina per idrolisi. L’omocisteina può convertirsi in metionina
grazie a quell’enzima che utilizza come cofattore la vitamina B12
trasferendo un metile dal metil-THF. Altrimenti l’omocisteina può
andare a produrre cistationina. L’enzima che produce cistationina si
chiama cistationina sintasi: si ha perdita di una molecola di acqua.
Omocisteina e serina si uniscono per le catene laterali, va via acqua e si
forma un ponte di zolfo. Un secondo enzima che si chiama cistationina
liasi porta alla formazione di cisteina e α-chetobutirrato con ingresso di
acqua e uscita di uno ione ammonio. L’α-chetobutirrato viene tranquillamente metabolizzato attraverso la
decarbossilazione ossidativa formando propionil-CoA. La cisteina può essere utilizzata tra il pool di
amminoacidi cellulari per sintetizzare le proteine.
Aspartato
L’aspartato si produce attraverso la transamminazione del
glutammato sull’ossalacetato.
Asparagina
L’aspartato può ricevere un gruppo ammidico sulla catena
laterale da una glutammina attraverso il consumo di ATP,
l’enzima è la asparagina sintetasi. Questa è una reazione di
transammidazione. Il gruppo ammidico presente sulla catena
laterale della glutammina si trasferisce su quella della
asparagina. Dalla glutammina si ottiene quindi glutammato.
Le due reazioni di sintesi sono collegate, infatti il glutammato prodotto può essere utilizzato per la
transamminazione su ossalacetato.
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Alanina
Dal Piruvato otteniamo per transaminazione l’alanina, altro amminoacido non essenziale.
Le vie di biosintesi di tutti questi amminoacidi non essenziali non sono molto complesse, glutammato,
glutammina, serina, glicina, cisteina, aspartato e asparagina. La situazione cambia radicalmente quando si
va a vedere la sintesi degli amminoacidi essenziali.
Il concetto di essenzialità è specie-specifico, ciò che è essenziale per noi non lo è per altri organismi.
In questa via biosintetica ci sono diverse reazioni: alcune si svolgono nel mitocondrio, altre nel citosol. Tutte
le cellule sono in grado di fare questa via metabolica, perché tutte le cellule hanno bisogno del gruppo eme,
chi più chi meno. Il fegato ad esempio ha bisogno di moltissimo eme, perché oltre ad avere i citocromi che
lavorano nella catena respiratoria (che hanno tutte le cellule dotate di mitocondri in generale), il fegato ha
anche bisogno di enormi quantità di citocromi di tipo diverso, che serviranno nelle vie di detossificazione,
come ad esempio il Citocromo P450.
Le cellule progenitrici dei globuli rossi hanno anch’esse bisogno di eme, ci devono fare l’emoglobina, così
come le cellule muscolari che invece fanno la mioglobina e i citocromi che partecipano alla catena
respiratoria.
Questa via metabolica è quindi estremamente importante, essa inizia e si conclude nel mitocondrio. Le
reazioni che invece riguardano la parte intermedia si portano nel citosol: sono quindi coinvolti anche sistemi
di trasferimento a livello della membrana mitocondriale interna.
Ci si può chiedere come si possa passare da molecole relativamente piccole come succinil-CoA, a quattro
atomi di carbonio, e la glicina a due atomi di carbonio ad una molecola così complessa. Ciò è possibile perché
ci sono tante piccole tappe che vedono legarsi insieme più molecole.
1. La prima reazione di biosintesi dell’eme si svolge nella matrice mitocondriale ed è catalizzata dall’enzima
δ-amminolevulinato sintasi. Poiché il δ-amminolevulinato viene abbreviato in “ALA”, questo enzima viene
chiamato anche ALA sintasi. In questa reazione reagiscono un Succinil-CoA e una Glicina. Il processo avviene
in due tappe: in una prima tappa si ha condensazione tra i due reagenti per formare un intermedio. In questa
reazione il Succinil-CoA perde il Coenzima A e l’energia liberata viene utilizzata per legare il carbonio α della
Glicina. Questa reazione si sviluppa come quella che riguarda l’enzima Citrato sintasi: l’ossalacetato metteva
a disposizione il carbonio α con formazione di un “enoil” intermedio. Il meccanismo della ALA-sintasi è
identico (nonostante molecole e vie metaboliche siano completamente diverse fra loro), ciò vuol dire che
esso è stato conservato durante l’evoluzione. Evidentemente questo meccanismo funziona bene e consente
di formare efficacemente i prodotti della reazione.
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2. L’ALA si trasferisce nel citosol, dove si ha la combinazione di due molecole di ALA. L’enzima qui è un’altra
sintasi (ovvero una ligasi che catalizza la formazione di legami covalenti senza consumo diretto di energia).
Due molecole di δ-amminolevulinato si uniscono grazie all’azione di questo enzima che si chiama
Porfobilinogeno-sintasi ed il prodotto sarà quindi il Porfobilinogeno. In questa reazione vengono eliminate
due molecole di acqua e il risultato è la formazione di un anello pirrolico sostituito.
Questo anello ha quattro atomi di carbonio ed uno di azoto, come sostituenti abbiamo una catenella acetilica
CH₂-COO⁻, una catenella propionilica CH₂-CH₂-COOH ed una catenella amminometilica CH₂-NH₃⁺.
Quello che succede è che abbiamo
due molecole di δ-
amminolevulinato. In una delle due
prendiamo il gruppo C=O, esso è
andato a reagire con un CH₂ della
seconda molecola, con eliminazione
di una molecola di acqua. Poi il CO
della seconda molecola ha reagito
con l’NH₃⁺ della prima: anche qui si
ha eliminazione di una molecola di
acqua. Si è così chiuso l’anello.
La Porfobilinogeno sintasi contiene Zinco, ed è inibito da Piombo. L’avvelenamento da piombo, diffuso
quando veniva distribuita la benzina contenente un additivo al cui interno era presente questo metallo, è
legato all’inibizione di questa reazione: essa non avviene in maniera adeguata e si accumula substrato, ovvero
il δ-amminolevulinato, che si trova ad interferire con processi di neurotrasmissione. Esso infatti assomiglia
molto, come struttura, al GABA (γ-amminobutirrato). Il GABA è una molecola derivata dall’acido glutammico,
attraverso una decarbossilazione sul carbonio α, esso svolge un importante ruolo di neurotrasmettitore
inibitorio.
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noto come Idrossimetilpirano. Questa molecola ha quattro anelli pirrolici, ma non si è ancora ciclizzata. Si
può notare che la successione dei sostituenti di ogni Tetrapirrolo è la stessa che avevamo nei singoli anelli
tetrapirrolici, ovvero una successione Acetile-Propionile. Questa parte riguarda la componente sintasica.
Poi c’è la componente co-sintasica che garantisce:
a) La chiusura dell’anello, attraverso l’eliminazione di un H₂O. La chiusura dell’anello non basta, presa
da sola genererebbe Uroporfirinogeno I (Uroporfirinogeno primo).
b) La formazione dell’Uroporfirinogeno III (terzo). Il tetrapirrolo a questo punto è una struttura ciclica
in cui sono presenti pirroli uniti da ponti CH₂ e quei sostituenti Acetile-Propionile. Questi ultimi sono
sostituenti diversi: se ne inverto la posizione sull’anello tetrapirrolico io ottengo un isomero.
Di questi Uroporfirinogeni ne esistono
quattro isomeri diversi, a seconda di
come sono disposti i due sostituenti
Acetile e Propionile. Se l’anello si fosse
semplicemente chiuso mantenendo la
disposizione Acetile-Propionile si
sarebbe generato, come detto,
l’Uroporfirinogeno I.
Ma la co-sintasi, quando va a chiudere
l’anello, inverte i sostituenti di un
pirrolo. Ad esempio, si può avere un
anello tetrapirrolico con tre dei pirroli
contenenti Acetile-Propionile ed il
quarto pirrolo contenente invece
Propionile-Acetile. Si generano così
isomeri strutturali, nel caso preso in
considerazione si ha Uroporfirinogeno
III. Si può anche avere Uroporfirinogeno II ed Uroporfirinogeno IV (si ottengono facendo altre inversioni).
Osserviamo che fisiologicamente si deve formare Uroporfirinogeno III, perché solo questo porta all’eme.
L’Uroporfirinogeno I non porta all’eme ma a molecole diverse, non funzionali, quindi a stati patologici.
4. Nell’Uroporfirinogeno III ci ritroviamo con due Acetili adiacenti e due Propionili a loro volta adiacenti. Esso,
sempre nel citosol, subisce una reazione di decarbossilazione che avviene a carico di tutti e quattro i gruppi
acetile CH₂COO⁻, che quindi perdono un CO₂. Rimane quindi, al posto di questi acetili, un CH₃, ovvero un
metile. In questa reazione, catalizzata dalla Uroporfirinogeno decarbossilasi, si perdono 4 CO₂ e tutti i
quattro acetili divengono metili, senza che niente accada ai propionili. Si ottiene così Coproporfirinogeno III.
Anche di questa molecola si hanno quattro isomeri di cui solo il terzo è funzionale.
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5. Questa nuova molecola rientra nella matrice mitocondriale. Qui subisce una
reazione di decarbossilazione e ossidazione a carico di due dei gruppi
propionile. Non è indifferente su quali dei quattro gruppi avvenga la reazione:
vengono lasciati propionili quei due che erano adiacenti. Gli altri due vengono
quindi decarbossilati e ossidati: da CH₂-CH₂-COO⁻ si passa a CH=CH₂, ovvero un
gruppo vinile. In questa reazione, catalizzata dalla Coproporfirinogeno
ossidasi, in cui si perdono due molecole di CO₂, si produce il
Protoporfirinogeno IX. In questa nuova molecola la situazione si è complicata:
mentre nell’ Uroporfirinogeno e nel Coproporfirinogeno c’erano due soli tipi
di sostituenti (Acetile-Propionile nel primo, Metile-Propionile nel secondo) e
quattro possibili combinazioni, qui abbiamo invece tre sostituenti: Metile,
Propionile e Vinile. Aumenta quindi il numero di isomeri strutturali possibili a
seconda della posizione dei sostituenti. Il Protoporfirinogeno IX è l’isoforma
fisiologica. Qui siamo quindi ancora con porfirinogeni, ciò si riferisce al fatto
che gli anelli pirrolici siano uniti tra loro sempre tramite ponti CH₂. In questi
porfirinogeni di vario tipo la delocalizzazione elettronica si limita ai singoli
anelli pirrolici. Questo è dovuto al fatto che i ponti CH₂ non consentono
l’estensione della delocalizzazione elettronica.
Queste porfirine, a differenza dei porfirinogeni, sono pericolose: è per questo che nella via di biosintesi la
porfirina si forma solo in fondo. La loro pericolosità è data dal fatto che la presenza dei ponti metinici fa
estendere la delocalizzazione elettronica all’interno della molecola. Questo meccanismo determina il classico
colore rosso del sangue: la struttura può essere facilmente eccitata dall’assorbimento di radiazioni
elettromagnetiche nello spettro del visibile. La radiazione di colore rosso non viene però assorbita, viene
riflessa, di conseguenza soluzioni contenenti Protoporfirina appaiono di questo colore.
Queste sostanze però, se si accumulano oltremisura (ad esempio nella cute), sono fotosensibilizzanti. Lo
stato eccitato può assorbire energia e liberarla producendo specie reattive dell’ossigeno: queste possono
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creare danni ossidativi importanti. Tutto questo non succede in condizioni fisiologiche: solitamente non
appena si forma la Protoporfirina IX questa subisce l’ultima reazione che consiste nell’inserimento di uno
ione Fe2 ⁺ da parte di una Ferrochelatasi al centro della struttura.
La regolazione della via è data proprio dal prodotto finale: l’Eme, che inibisce le prime due tappe.
Come visto, ci possono essere malattie e sindromi che derivano dal fatto che un gene di una particolare via
metabolica, di un enzima, non esprima quel determinato enzima (o lo esprima non funzionante). In questi
casi il metabolismo si inceppa a livello della reazione catalizzata da quell’enzima. Come esempio abbiamo già
visto i deficit enzimatici a carico del ciclo dell’urea, quelli che influenzano il metabolismo amminoacidico e ci
sono poi anche deficit che colpiscono il metabolismo dell’Eme e la sua biosintesi. Ad esempio, non abbiamo
visto deficit enzimatici che colpiscono il ciclo di Krebs poiché essi sarebbero incompatibili con la vita. Quelli
che sono chiamati “errori genetici del metabolismo” sono deficit genetici riferibili a vie metaboliche nelle
quali in qualche modo si può sopperire: non c’è incompatibilità con la vita. Nella via di biosintesi dell’Eme
ognuno degli enzimi che partecipa può essere deficitario. Ci sono diversi tipi di malattie chiamate “porfirie”
in cui sono deficitari, uno per volta, i vari enzimi che abbiamo visto. In queste porfirie, se un enzima è
deficitario, si accumula il substrato di quell’enzima, che può distribuirsi nell’organismo e creare problemi.
Le porfirie non sono tutte uguali. Alcune di esse danno i maggiori segni e
sintomi a carico del fegato: sono le porfirie epatiche. Ci sono poi le
porfirie che danno i maggiori sintomi a carico del sistema di produzione
dei globuli rossi: le porfirie eritropoietiche. Tutte le porfirie, soprattutto
quelle che colpiscono gli enzimi finali della via biosintetica, danno
problemi a livello dermatologico. Questo perché si accumulano
Uroporfirinogeni e vengono trasformati nella porfirina corrispondente,
che si deposita a livello cutaneo ed essendo fotosensibilizzante possono
venir fuori problemi importanti sulla cute (dermatiti ma anche
insorgenza di tumori cutanei).
È famoso il caso di re Giorgio III d’Inghilterra, vissuto nella seconda metà
del ‘700. Affetto da una porfiria, manifestava problemi come urine molto
colorate (color rosso scuro) causate dall’eccesso di queste sostanze oltre
che problemi dermatologici.
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