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CHIESA DI MILANO VIA F.

ARMATE 338
I sette sensi del cristiano
incontri
amo
la Parola
SOLO LA VERITA’ CI RENDE LIBERI ……………………………………………..……………………...…..

“…il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno le facoltà
[i sensi] esercitate a discernere il bene e il male.” (Ebrei 5:14)
…………………………………………………………………………………………………………

Quali sono i sensi naturali dell’uomo?


Per secoli è stato insegnato che i sensi che UDITO
permettono al corpo di ricevere informazioni dal
mondo circostante sono 5: vista, udito, tatto,
gusto e olfatto. Più di recente alcuni studiosi COMU
NIONE VISTA
hanno ampliato la lista, chi a 9 sensi, chi
persino a 21. Tra questi ricordiamo i sensi della I SETTE SENSI
percezione del dolore, della temperatura DEL CRISTIANO
attraverso la pelle, dell’equilibrio e del tempo CON
(un vero e proprio orologio biologico che batte TEMPLA TATTO
all’interno del corpo). Detto questo, riscontriamo ZIONE
con interesse che anche la Bibbia attribuisce ai
sensi una grande importanza, soprattutto per OLFATTO GUSTO
raffigurare altrettanti mezzi di percezione delle cose
spirituali. Nelle nostre riflessioni di oggi sulla Parola
cercheremo di entrare nel merito di sette di questi sensi.

Una prima serie di sensi spirituali


L’apostolo Giovanni presenta cinque sensi spirituali per percepire e realizzare Cristo:
“Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri
occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola
della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l’abbiamo vista e ne rendiamo
testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu
manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi
pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo,
Gesù Cristo.” (1 Giovanni 1:1-3). Li tratteremo tutti ma non in sequenza.

Il sistema uditivo è il primo senso a svilupparsi nel feto e a permettere,


quindi, di instaurare un primo contatto con l’ambiente esterno. Le
orecchie sono gli organi che si occupano della percezione e della
UDITO
traduzione del suono.

L’apostolo Giovanni mette l’udito al primo posto: “quel che abbiamo


udito… della parola della vita”. Se ci pensiamo bene, per i contemporanei di Gesù la
sordità era un problema maggiore rispetto la cecità, data l’impossibilità di ascoltare
direttamente il Suo insegnamento. Infatti, “la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si
ascolta viene dalla parola di Cristo.” (Romani 10:17).
Il senso dell’udito spirituale va esercitato, per riconoscere tra tanti e diversi modi di parlare
la voce di Colui che è la Parola. Il profeta Elia imparò per esperienza che Dio non era nel
vento, né nel terremoto, né nel fuoco, ma in “un suono dolce e sommesso” (tradotto anche
con “un mormorio di vento leggero”) (1 Re 19:11,12). Così noi oggi possiamo distinguere
la voce di Gesù che non contende e non grida nelle piazze (Matteo 12:19). Sì, perché
molto spesso il tono della voce già manifesta il contenuto… Gesù non userà una voce
suadente (che convince usando dolcezza e lusinghe, nascondendo sempre un secondo
fine), ma alternerà una voce pacifica e piacevole ai toni forti a seconda del nostro bisogno.
Così come rifiutare di ascoltare Gesù costituisce un problema per il presente e il futuro,
ascoltare la Sua Parola produce vita abbondante ed eterna.
Orecchie naturali e orecchie spirituali siano sempre attente! Perché Dio parla. In tanti
modi, in genere molto chiari. A noi ascoltare, come per il piccolo Samuele – “Parla, poiché
il tuo servo ascolta” (1 Samuele 3:10) – fino al “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito
dice alle chiese” (Apocalisse 2:7,11,17,29; 3:6,13,22).

In base allo stimolo al quale è sensibile, la vista è classificabile come


fotorecettore, in quanto capace di catturare e percepire l’energia
luminosa e, dunque, colori, figure, misure, ecc.
VISTA
Noi non abbiamo potuto vedere fisicamente Gesù, ovviamente, ma è di
noi che parla l’apostolo Pietro quando dice: “Benché non l’abbiate visto,
voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia
ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8). “Quel che abbiamo visto con i nostri occhi” ci
proietta nella dimensione dei testimoni oculari. Ed esercitare la vista spirituale significa
passare dal “vedere Cristo” con gli occhi degli altri (ascoltando le loro esperienze) al
“vederlo” personalmente, proprio come avvenne per i concittadini della donna samaritana
(Giovanni 4:39-42). Infatti, come credenti siamo testimoni oculari di quel che eravamo e di
quel che siamo per grazia di Cristo; di ciò che Egli ha fatto in noi; per realizzare ciò che Lui
è per noi, personalmente. Tutto questo sarà più marcato all’inizio del cammino di fede, ma
lo caratterizzerà fino all’ultimo miglio…
Si dice che gli occhi siano la telecamera della nostra mente, che fa memorizzare nel
cervello tutto quello che vediamo e guardiamo. In modo indelebile. Consiglio: dato che non
è previsto un comando per cancellare dalla mente ciò che non ci piace, esercitiamoci a
vedere e guardare ciò che edifica, sia sul piano naturale, sia su quello spirituale.

Il tatto è il senso umano che ci permette di rilevare la presenza di stimoli,


tramite il contatto dell’epidermide con gli oggetti esterni. La sensibilità
tattile interessa una vasta superficie corporea: sono circa 130 i recettori
TATTO
tattili per ogni centimetro quadrato di pelle e sono questi a permettere di
captare le sensazioni di freddo, caldo e pressione, ad esempio.

“quel che le nostre mani hanno toccato della parola della vita…”. Toccare con mano è
sinonimo di aver sperimentato personalmente. Un po’ come aver visto coi propri occhi.
Abbiamo bisogno della conoscenza della Parola di Dio, ma anche della conferma di chi ci
ha preceduto (cfr. Salmo 78:1-8) e del confronto con chi ci sta accanto oggi. Comunque
resta saldo un principio, ovvero che alla fine le esperienze di fede le dobbiamo fare noi.
Per noi è, infatti, l’esortazione di Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate
trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per
esperienza quale sia la volontà di Dio…” (Romani 12:2).
Esercitare questo senso spirituale vuol dire crescere, progredire, maturare. Il suo opposto
è la pigrizia. Dio ci liberi da questa malattia della mente e dello spirito!
Ci aiuti invece a sviluppare uno spirito di ricerca delle cose di Dio, fame e sete di
conoscere Cristo, di camminare, volare e sognare con Lui…

2
Ognuno farà le proprie esperienze, per volontà e per fede. Potremo anche iniziare ad
affondare quando guarderemo più al vento delle difficoltà che tenere stretta la mano di
Gesù. Ma se oseremo “camminare sulle acque” come Pietro, almeno avremo qualcosa da
raccontare… Dio stabilirà per ognuno la sua misura, anche per le esperienze. Così è stato
per il maturo apostolo Paolo quando racconta: “Conosco un uomo in Cristo che quattordici
anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al
terzo cielo… fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all’uomo di
pronunciare.” (2 Corinzi 12:2-4). Tradotto, Dio si rivela, come a Lui piace, in base alla
nostra consacrazione e al nostro specifico bisogno. Soprattutto se lo cerchiamo!

Il gusto si occupa del sapore dei cibi e, più in generale, delle sostanze
ingerite tramite la bocca. A permettere ciò, sono i recettori presenti nelle
papille gustative della lingua, nel palato, nelle guance, nella faringe e
GUSTO
nell’epiglottide. Le sensazioni percepite riguardano, ad esempio, la
consistenza, il piccante, il dolce, il salato, l’amaro e l’aspro.

L’organismo ha bisogno di nutrirsi e idratarsi per vivere, per compensare le energie che
consuma. Ma potremmo vivere anche senza sentire il gusto di quello che ingeriamo. Non
è però la stessa cosa. Quando gli occhi vedono avvicinarsi alla bocca una gustosa pesca,
nel cervello scatta il senso del gusto per dare il benvenuto a quel frutto. Che delusione se
invece quella pesca dovesse sapere di tutt’altro, o di niente… Fa anche uno strano effetto
assaporare un ingrediente e non saperlo riconoscere: il cervello continua ad elaborare le
informazioni che riceve dalla bocca ma inutilmente. È una questione di esercizio, di modo
di alimentarsi (velocemente o lentamente), di approfondimento e confronto (come i
sommelier per riconoscere le qualità dei vini). Se è evidente l’importanza del distinguere e
gustare ciò che mangiamo e beviamo, cosa comprendiamo nell’esercitare il senso
spirituale del gusto? Prima di tutto, respingiamo con forza di far entrare in noi ciò che ci
può contaminare spiritualmente e moralmente, come Daniele che “prese in cuor suo la
decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva…” (Daniele
1:8). La contaminazione non era nei cibi in se stessi, ma nel sistema idolatrico ai quali
erano collegati. Gesù è ben chiaro quando dice che quello che contamina l’uomo non è ciò
che mangia (parlando di cibi sani, ovviamente), ma ciò che esce dal cuore (cfr. Matteo
15:17-20 e Marco 7:14-23). In aggiunta, l’apostolo Paolo ci indica di cosa nutrirci: “Quindi,
fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure,
tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche
lode, siano oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi 4:8).
Il senso spirituale del gusto ha anche un’altra funzione, cioè farci assaporare la bontà di
Dio: “Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni
maldicenza, come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso
cresciate per la salvezza, se davvero avete gustato che il Signore è buono” (2 Pietro 2:1-
3). Meriterebbe un ben più ampio approfondimento, ma limitiamoci qui ad osservare che
per gustare la bontà di Dio dobbiamo: (a) togliere di mezzo ciò che non può coesistere con
Lui; (b) desiderare il Suo sano nutrimento che ci fa crescere (tutto insieme non si può); (c)
avvicinarci a Lui e cibarci di Lui. Se non ci provi non Lo gusti! Lo dice il Salmo 34:8 –
“Provate e vedrete quanto il SIGNORE è buono!”

Infine, come quando il palato si abitua a prelibatezze sopraffine non sarà contento di
scendere di livello, così è delle cose spirituali:
“Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono
stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le
potenze del mondo futuro, e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al
ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a
infamia” (Ebrei 6:4-6). Uno dei moniti biblici più severi per il nostro bene eterno…

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L’olfatto (o odorato) si occupa, tramite i chemocettori, della percezione
della qualità, della concentrazione e dell’identità di ciò che è presente
nell’aria. L’apparato olfattivo è, quindi, il tessuto adibito a riconoscere gli
OLFATTO odori. L’odorato è catalogabile come chemiorecettore, in quanto riceve
stimoli chimici proprio come il gusto. Il nostro naso è in grado di
distinguere fino a un miliardo di odori diversi.

Questo senso naturale ci aiuta a percepire cosa c’è nell’aria… perfino a occhi chiusi.
Permette di allietarci con il profumo di un fiore o la fragranza del pane appena sfornato,
ma fa anche da campanello d’allarme in presenza di qualcosa che non va. Si dice che il
primo senso che si sviluppa in un neonato sia l’olfatto, attraverso il quale i bambini
riconoscono la propria madre. A livello spirituale, se ben esercitato, ci aiuta ad apprezzare
il buon profumo di Cristo: “…camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha
dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.” (Efesini
5:2) (soave, cioè delicato, gentilmente dolce). Anche a riconoscere il profumo dei veri
credenti. Lo stesso apostolo Paolo aggiunge che “Noi siamo infatti davanti a Dio il
profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla
via della perdizione; per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un
odore di vita, che conduce a vita…” (2 Corinzi 2:15,16). Quindi, il passaggio di un figlio di
Dio lascia una scia che fa la differenza! Aggiungiamo anche che circa l’80% del gusto
degli alimenti viene percepito attraverso l’olfatto e non attraverso il gusto. Questo è uno
dei motivi per cui sentiamo sapori più scialbi quando siamo raffreddati. Una bella
applicazione spirituale per quando siamo spiritualmente raffreddati!

Contemplare è l’insistenza prolungata dello sguardo e del pensiero su una


fonte di meraviglia o di ammirazione. Ad esempio, un bambino, la
CONTEM persona amata, un paesaggio, un tramonto…
PLAZIONE Nel testo di 1 Giovanni 1:1 l’apostolo ci introduce a un sesto senso: “quel
che abbiamo contemplato… della parola della vita”. Spiega che
“…questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e
crede in lui, abbia vita eterna…” (Giovanni 6:40). L’apostolo Paolo aggiunge:
“E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore,
siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del
Signore, che è lo Spirito (2 Corinzi 3:18). Come si fa a contemplare Gesù senza vederlo
fisicamente? Prima di tutto dobbiamo distogliere lo sguardo da altro. La Parola ci esorta a
rifuggire forme di “strabismo spirituale”, ad avere “lo sguardo intento… alle cose che non si
vedono” (2 Corinzi 4:18), per concentrare tutta l’attenzione su Cristo, “…fissando lo
sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Ebrei 12:2).

Il settimo senso è compreso nel verso 3: “perché voi pure siate in


comunione con noi”. E con Dio. La comunione spirituale va ben oltre le
questioni “di pelle” ed è più della simpatia. È avere Cristo in comune;
COMUNIONE
condividere il meglio della nostra vita con i fratelli di fede (Salmo 133 e
Atti 2:42); camminare nella luce (1 Giovanni 1:7); sentirsi uniti con lo
Spirito di Dio che vive in noi (2 Corinzi 13:13; Filippesi 2:1).

I sensi spirituali non invecchiano ma si affinano


Col passare degli anni i sensi naturali si usurano e invecchiano, perdendo molto della
propria efficacia (cfr. Ecclesiaste 12). Invece, i sensi spirituali più li usi più
“ringiovaniscono” e più li eserciti meglio assolvono al loro compito. L’insieme di tutto
questo fa il senso delle cose di Dio…
Elio Varricchione
giovedì 12 aprile 2018

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