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ARMATE 338
I sette sensi del cristiano
incontri
amo
la Parola
SOLO LA VERITA’ CI RENDE LIBERI ……………………………………………..……………………...…..
“…il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno le facoltà
[i sensi] esercitate a discernere il bene e il male.” (Ebrei 5:14)
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“quel che le nostre mani hanno toccato della parola della vita…”. Toccare con mano è
sinonimo di aver sperimentato personalmente. Un po’ come aver visto coi propri occhi.
Abbiamo bisogno della conoscenza della Parola di Dio, ma anche della conferma di chi ci
ha preceduto (cfr. Salmo 78:1-8) e del confronto con chi ci sta accanto oggi. Comunque
resta saldo un principio, ovvero che alla fine le esperienze di fede le dobbiamo fare noi.
Per noi è, infatti, l’esortazione di Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma siate
trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per
esperienza quale sia la volontà di Dio…” (Romani 12:2).
Esercitare questo senso spirituale vuol dire crescere, progredire, maturare. Il suo opposto
è la pigrizia. Dio ci liberi da questa malattia della mente e dello spirito!
Ci aiuti invece a sviluppare uno spirito di ricerca delle cose di Dio, fame e sete di
conoscere Cristo, di camminare, volare e sognare con Lui…
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Ognuno farà le proprie esperienze, per volontà e per fede. Potremo anche iniziare ad
affondare quando guarderemo più al vento delle difficoltà che tenere stretta la mano di
Gesù. Ma se oseremo “camminare sulle acque” come Pietro, almeno avremo qualcosa da
raccontare… Dio stabilirà per ognuno la sua misura, anche per le esperienze. Così è stato
per il maturo apostolo Paolo quando racconta: “Conosco un uomo in Cristo che quattordici
anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al
terzo cielo… fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all’uomo di
pronunciare.” (2 Corinzi 12:2-4). Tradotto, Dio si rivela, come a Lui piace, in base alla
nostra consacrazione e al nostro specifico bisogno. Soprattutto se lo cerchiamo!
Il gusto si occupa del sapore dei cibi e, più in generale, delle sostanze
ingerite tramite la bocca. A permettere ciò, sono i recettori presenti nelle
papille gustative della lingua, nel palato, nelle guance, nella faringe e
GUSTO
nell’epiglottide. Le sensazioni percepite riguardano, ad esempio, la
consistenza, il piccante, il dolce, il salato, l’amaro e l’aspro.
L’organismo ha bisogno di nutrirsi e idratarsi per vivere, per compensare le energie che
consuma. Ma potremmo vivere anche senza sentire il gusto di quello che ingeriamo. Non
è però la stessa cosa. Quando gli occhi vedono avvicinarsi alla bocca una gustosa pesca,
nel cervello scatta il senso del gusto per dare il benvenuto a quel frutto. Che delusione se
invece quella pesca dovesse sapere di tutt’altro, o di niente… Fa anche uno strano effetto
assaporare un ingrediente e non saperlo riconoscere: il cervello continua ad elaborare le
informazioni che riceve dalla bocca ma inutilmente. È una questione di esercizio, di modo
di alimentarsi (velocemente o lentamente), di approfondimento e confronto (come i
sommelier per riconoscere le qualità dei vini). Se è evidente l’importanza del distinguere e
gustare ciò che mangiamo e beviamo, cosa comprendiamo nell’esercitare il senso
spirituale del gusto? Prima di tutto, respingiamo con forza di far entrare in noi ciò che ci
può contaminare spiritualmente e moralmente, come Daniele che “prese in cuor suo la
decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva…” (Daniele
1:8). La contaminazione non era nei cibi in se stessi, ma nel sistema idolatrico ai quali
erano collegati. Gesù è ben chiaro quando dice che quello che contamina l’uomo non è ciò
che mangia (parlando di cibi sani, ovviamente), ma ciò che esce dal cuore (cfr. Matteo
15:17-20 e Marco 7:14-23). In aggiunta, l’apostolo Paolo ci indica di cosa nutrirci: “Quindi,
fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure,
tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche
lode, siano oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi 4:8).
Il senso spirituale del gusto ha anche un’altra funzione, cioè farci assaporare la bontà di
Dio: “Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni
maldicenza, come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso
cresciate per la salvezza, se davvero avete gustato che il Signore è buono” (2 Pietro 2:1-
3). Meriterebbe un ben più ampio approfondimento, ma limitiamoci qui ad osservare che
per gustare la bontà di Dio dobbiamo: (a) togliere di mezzo ciò che non può coesistere con
Lui; (b) desiderare il Suo sano nutrimento che ci fa crescere (tutto insieme non si può); (c)
avvicinarci a Lui e cibarci di Lui. Se non ci provi non Lo gusti! Lo dice il Salmo 34:8 –
“Provate e vedrete quanto il SIGNORE è buono!”
Infine, come quando il palato si abitua a prelibatezze sopraffine non sarà contento di
scendere di livello, così è delle cose spirituali:
“Infatti quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono
stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le
potenze del mondo futuro, e poi sono caduti, è impossibile ricondurli di nuovo al
ravvedimento perché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a
infamia” (Ebrei 6:4-6). Uno dei moniti biblici più severi per il nostro bene eterno…
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L’olfatto (o odorato) si occupa, tramite i chemocettori, della percezione
della qualità, della concentrazione e dell’identità di ciò che è presente
nell’aria. L’apparato olfattivo è, quindi, il tessuto adibito a riconoscere gli
OLFATTO odori. L’odorato è catalogabile come chemiorecettore, in quanto riceve
stimoli chimici proprio come il gusto. Il nostro naso è in grado di
distinguere fino a un miliardo di odori diversi.
Questo senso naturale ci aiuta a percepire cosa c’è nell’aria… perfino a occhi chiusi.
Permette di allietarci con il profumo di un fiore o la fragranza del pane appena sfornato,
ma fa anche da campanello d’allarme in presenza di qualcosa che non va. Si dice che il
primo senso che si sviluppa in un neonato sia l’olfatto, attraverso il quale i bambini
riconoscono la propria madre. A livello spirituale, se ben esercitato, ci aiuta ad apprezzare
il buon profumo di Cristo: “…camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha
dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.” (Efesini
5:2) (soave, cioè delicato, gentilmente dolce). Anche a riconoscere il profumo dei veri
credenti. Lo stesso apostolo Paolo aggiunge che “Noi siamo infatti davanti a Dio il
profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla
via della perdizione; per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un
odore di vita, che conduce a vita…” (2 Corinzi 2:15,16). Quindi, il passaggio di un figlio di
Dio lascia una scia che fa la differenza! Aggiungiamo anche che circa l’80% del gusto
degli alimenti viene percepito attraverso l’olfatto e non attraverso il gusto. Questo è uno
dei motivi per cui sentiamo sapori più scialbi quando siamo raffreddati. Una bella
applicazione spirituale per quando siamo spiritualmente raffreddati!
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