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Quaderni di
Romània Orientale
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Bagatto Libri
Roma
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N. B. Gli autori sono i soli responsabili delle opinioni contenute nei saggi pubblicati nel
presente volume.
INDICE
Carmen MUfiAT
La storia infinita o della prosa rumena tra il 1990 e il 2000
Andrei TERIAN
Realismo e metafinzione nel romanzo rumeno contemporaneo
Gheorghe PERIAN
Problemi della letteratura rumena contemporanea
Irina PETRAfi
Storia e finzione nella prosa contemporanea o
La legge forte dei numeri deboli
Sanda CORDOfi
Chi siamo? Rappresentazioni della Romania
nel romanzo contemporaneo
Alexandra VRANCEANU
Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti
STUDI DI CASO
fitefan BORBÉLY
Due romanzi di Florina Ilis
Cosmin BORZA
Dan Lungu, il cantastorie della transizione rumena
Mihai IACOB
Zilele regelui di Filip Florian:
uno studio sulla ricezione critica
Ileana Alexandra ORLICH
Una nuova fin de siècle a Bucarest:
una Diminea†å pierdutå
Marta PETREU
Cerimonia d’addio
FRAMMENTI DI ROMANZO
Liviu BLEOCA
La biblioteca tascabile
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Petru CIMPOEfiU
Canto d’amore di colui che non ama più
Dan LUNGU
Come dimenticare una donna
Dora PAVEL
Agata morente
Ovidiu PECICAN
Architetture messianiche
Doina RUfiTI
L’omino rosso
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LETTERATURA TRANSNAZIONALE E
ROMANZI DI SCRITTORI RUMENI MIGRANTI
Alexandra VRANCEANU *
Questo contributo muove dall’idea che negli ultimi decenni gli scrittori
migranti abbiano prodotto testi che, invece di occupare una posizione margi-
nale nel canone delle storie letterarie nazionali, abbiano inventato uno spazio
proprio, transnazionale. Il ruolo della storia letteraria, i cui punti di riferimen-
to teorici sono stati messi in discussione negli ultimi due-tre decenni, è quello
di concettualizzare una nuova categoria, che definisca gli scrittori che appar-
tengono per lingua e cultura a più spazi geografici. La domanda che si pone
non dovrebbe più essere se Salman Rushdie appartenga all’India o alla Gran
Bretagna, ma, in che modo appartiene a entrambe le culture? La letteratura
prodotta dagli scrittori migranti ha attirato l’attenzione della critica per vari
motivi: in primo luogo perché esiste un numero sempre più grande di scritto-
ri migranti che pubblicano testi in più lingue, quindi perché la letteratura pro-
dotta da costoro presenta caratteristiche simili a prescindere dallo spazio in
cui è pubblicata, e non ultimo perché questa tematica riflette il mondo con-
temporaneo.
Il termine di “letteratura dell’esilio” rimane ancora rilevante, ma oltre a
esso si sente la necessità di un’approfondita analisi teorica, che includa l’ana-
lisi di casi diversi, specifici del mondo contemporaneo 2. Lo studio degli scrit-
tori migranti è particolarmente significativo per la letteratura rumena dato che
essi appaiono sempre in una posizione marginale, a partire proprio dalle ori-
gini della letteratura rumena. In un’opera dedicata all’esilio rumeno, Eva Beh-
ring propone una periodizzazione degli scrittori di origine rumena che hanno
scelto di andar via dalla Romania e in seguito hanno pubblicato anche in
altre lingue. Nel capitolo introduttivo, dove definisce la categoria di scrittori
dell’esilio 3, Eva Behring include tra i predecessori gli intellettuali di origine
* Università di Bucarest
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A. Vranceanu
A. Vranceanu
prospettiva sul modo in cui è fatta. Le nuove storie letterarie spostano l’atten-
zione dallo specifico nazionale che, a partire dal XIX secolo, il sistema herde-
riano poneva al centro degli interessi richiedendo un’apertura più ampia, che
includa anche categorie marginali, come, ad esempio, gli scrittori migranti.
Daniel Chartier osserva che la scrittura migrante (l’écriture migrante) è
diventata uno degli emblemi della letteratura della fine del XX secolo, iscri-
vendosi nella corrente postmoderna attraverso l’ibridazione culturale 21. Char-
tier differenzia la scrittura migrante da altre categorie, come la letteratura etni-
ca o quella dell’esilio, definendola in questo modo: “la littérature migrante,
qui se définit par des thèmes liés au déplacement et à l’hybridité et par des
formes particulières, souvent teintées d’autobiographie, et qui est reçue
comme une série dans la littérature” 22. Per gli storici letterari del Quebec il
problema degli scrittori migranti si pone proprio per il fatto che la letteratura
“nazionale” canadese contiene un nucleo importante di opere prodotte da
scrittori giunti da altri spazi culturali e dunque le differenze anche se poco
marcate sono molto importanti.
2. Gli scrittori migranti: la voce di coloro che non si sentono a casa (The
Unhomely)
In una conferenza dal titolo The World and the Home 23, le cui idee saran-
no riprese in The Location of Culture 24, Homi Bhabha osserva che Goethe
quando inventa il concetto di Weltliteratur lo mette in relazione con le guerre
napoleoniche e con il fatto che dopo di queste gli uomini ritorneranno a casa
pieni di idee nuove 25, idee che li indurranno a modificare il loro modo di
pensare i prodotti culturali delle loro nazioni. Evidentemente, l’epoca della
globalizzazione ha su di noi un effetto pari a quello delle guerre napoleoni-
che sui lettori del XIX secolo e influenza molto il modo in cui definiamo la
letteratura e la sua funzione sociale. Muovendo dall’osservazione che lo stu-
dio della letteratura universale sia l’analisi del modo in cui ci riconosciamo
nella proiezione dell’alterità, Bhabha considera che la trasmissione delle tradi-
zioni nazionali, che era il campo di studio privilegiato della letteratura univer-
sale, potrebbe essere sostituito dallo studio delle storie transnazionali dei
migranti, dei colonizzatori o dei rifugiati politici 26.
I temi che caratterizzano la letteratura migrante presentano un particolare
interesse per la letteratura universale, poiché mettono al centro dell’attenzio-
ne il dialogo tra le culture. Ho scelto come esempio di studio due romanzi
che riguardano l’esilio e la migrazione e proverò ad analizzare alcuni temi
specifici della letteratura migrante, così come appaiono nella relazione con
temi o personaggi ripresi dalla cultura rumena. Îmblânzitorul de lupi di Bujor
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comica.
Il tema del viaggio appare spesso nelle discussioni dei rumeni che aveva-
no lavorato nell’hotel di Cezar e che chiedono a Vlad di accoglierli alla fatto-
ria dopo che l’hotel è bruciato. Definiti nel romanzo cei ßapte apostoli noma-
zi [i sette apostoli nomadi], gli raccontano a turno la loro vita, a iniziare dal
motivo della partenza per poi passare ai viaggi che hanno fatto fino alla fatto-
ria di Vlad, vista da molti di loro solo come un rifugio temporaneo 30. Del
resto, alcuni personaggi hanno intenzione di continuare il viaggio, per andare
o negli Stati Uniti o in altre città svizzere, oppure per tornare in Romania.
Una delle storie più impressionanti del romanzo è quella di una coppia di
contadini rumeni, Dumitru e Ilinca, i quali sono partiti perché la loro casa, il
villaggio e la chiesa sono stati distrutti. Ana diventa la madrina del loro bam-
bino nato in Svizzera, e al battesimo il gruppo di migranti riflette sulla nazio-
nalità di quest’ultimo. Dumitru è segnato profondamente poiché il bambino
non ha una terra alla quale appartenere e considera la migrazione un grande
trauma:
Pen-cå un om se judecå dupå locul de påmânt unde a våzut lumina zilei. Nu-i
aßa? Nu-i asta legea noastrå? Iarå locul de naßtere nu mai ie ßi locul nostru…
casa ßi satul în care am venit pe lume, noi ßi to†i ai noßtri din stråbuni. Atunci
cine este iel? Dacå noi suntem nißte pribegi, iel e copchilul care au luat dru-
mul urgisirii ßi nu må dumiresc … nu må dumiresc ßi pace unde am greßit de
a venit pe capul nostru aßa o prigoanå… 31
[Perchè un uomo si giudica secondo il paese in cui ha visto la luce del giorno.
Non è così? Non è questa la nostra legge? Ma il luogo di nascita non è più
anche il nostro posto… la casa e il villaggio in cui siamo venuti alla luce, noi
e tutti i nostri antenati. Allora chi è lui? Se noi siamo dei fuggitivi, lui è il bam-
bino che ha imboccato la via della cacciata e non mi capacito… non mi capa-
cito e non mi do pace dove abbiamo sbagliato perché ci cascasse sulla testa
questa persecuzione…]
ritorna a visitare la Romania, che aveva lasciato negli anni ‘70. Nel romanzo
Maramureß, il tema del viaggio appare nella sua variante comica e postmo-
derna; non si tratta della fuga dell’esiliato e nemmeno, come in Întoarcerea
huliganului di Norman Manea, del suo angoscioso ritorno nel luogo dal quale
era fuggito. I personaggi del romanzo viaggiano verso il Maramureß senza un
motivo preciso, forse per trascorrere una vacanza. Il romanzo si chiude in
modo inaspettato con un matrimonio tra due personaggi secondari, Gicå, un
truffatore rumeno paralitico emigrato a Parigi e una giovane di origine mista,
turco-iracheno-francese, di nome Amina. Il matrimonio di Gicå e Amina,
organizzato secondo le consuetudini del Maramureß, non è il risultato di un
intreccio complesso, appare alla fine del romanzo come una specie di ironico
deus ex machina.
Maramureß ha una struttura di romanzo picaresco, riscritto in chiave post-
moderna: un gran numero di personaggi, tra cui anche uno autoriale dall’i-
dentità ambigua e multipla, intraprendono un viaggio da Parigi verso il Mara-
mureß, occasione per conoscere un giapponese, Matsumoto, un fotografo
appassionato dei villaggi tradizionali, un americano, Silberman, un tedesco,
Fuhrmann, e molti migranti rumeni, Gore, Ana, Gicå e un personaggio ambi-
guo, Ion. Un io narrativo che si confonde nell’azione dei personaggi com-
menta gli avvenimenti. I personaggi partono da Parigi con la macchina e pas-
sano da Vienna e Budapest, occasione per commentare le differenze tra paesi
e fare una serie di osservazioni dalle sfumature imagologiche. Il loro viaggio
appartiene al registro comico, mentre la trama, senza una finalità esplicita,
ricorda il Lazarillo de Tormes.
Del resto, i personaggi discutono nel metatesto del romanzo, come nel
Don Quijote, del romanzo che sta per essere scritto e dei meriti della formula
picaresca. La mescolanza dei piani finzionali appare di frequente, e i perso-
naggi alludono agli avvenimenti accaduti in Hotel Europa e Le Pont des Arts.
Sempre alla formula picaresca appartiene anche l’inserzione di alcune paren-
tesi nelle quali appaiono testi senza legami espliciti con l’intrigo, come per
esempio la citazione di svariati episodi. In Maramureß il tema del viaggio si
trova sia a livello esplicito 32 dell’intrigo, riflettendosi nella struttura paratatti-
ca, sia, in modo più diffuso, nei riferimenti che i personaggi fanno ad altri
viaggi. Per esempio Grigore, nipote della coppia caragialiana Zoe e Fånicå, è
stato negli Stati Uniti, dove ha incontrato un altro migrante rumeno, il pittore
Vasile, che vive con una giapponese, e questo viaggio diventa il soggetto di
conversazione degli altri personaggi del romanzo, che gli chiedono diversi
dettagli. La formula del romanzo picaresco influenza in Maramureß anche la
costruzione dei personaggi, che sono presenti in gran numero, solo accenna-
ti, e a volte interpretabili come rappresentanti di una nazione o di una cate-
goria sociale, come per esempio il fotografo giapponese, l’araba sensuale,
l’affarista americano, il rumeno truffatore.
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Oamenii îßi iau lumea în cap! Cautå påmântul promis! Påmântul sfânt! Crucia-
dele fårå cruci ßi fårå mormântul sfânt! To†i au înnebunit! Italienii ßi asiaticii se
duc în America, portughezii ßi africanii în Fran†a, turcii în Germania, cei din
Est fug în Vest, iar aici, în Elve†ia…toate na†iile de pe påmânt. Un secol al
nomazilor! Se plåmådeßte o altå lume cu rase amestecate, cu limbi pocite, cu
frontiere desfiin†ate, cu indivizi fårå patrie, fårå tradi†ie, fårå religie, tråind de-a
valma într-o Europå uniformizatå, egalitarå ßi pentru gloria unui Babilon
modern… 33
[Gli uomini prendono e scappano! Cercano la terra promessa! La terra santa!
Le crociate senza croci e senza il santo sepolcro! Sono tutti impazziti! Gli ita-
liani e gli asiatici vanno in America, i portoghesi e gli africani in Francia, i tur-
chi in Germania, quelli dell’est fuggono all’ovest, e qui, in Svizzera… tutte le
nazioni della terra. Un secolo dei nomadi! Si prepara un altro mondo di razze
mescolate, con lingue deformate, con frontiere abbattute, con individui senza
patria, senza tradizione, senza religione, che vivono alla rinfusa in un’Europa
uniformata, egualitaria e per la gloria di una moderna Babilonia …]
gli parla del suo ultimo romanzo, Pont des Arts. Il motivo per cui questo let-
tore, il dott. Wolk, telefona al narratore, è che vuole sapere quale destino
avranno i personaggi del romanzo che ha appena finito di leggere, ma
soprattutto vuole suggerire allo scrittore di ambientare il suo prossimo roman-
zo a New York. Il dott. Wolk diventerà, come il Lettore di Se in una notte
d’inverno un viaggiatore di Calvino, un personaggio del romanzo. Il dott.
Wolk non si era accorto che il romanzo di Ïepeneag era tradotto dal rumeno,
né che lo scrittore non era di origine francese. Il dialogo introduce due dei
temi importanti della letteratura migrante: il tema della mescolanza di lingue
(Babele), e il tema della mescolanza di popoli (Babilonia).
La riflessione sulla migrazione è filtrata attraverso la problematica della
scrittura, della traduzione e della pubblicazione in un paese straniero così
come queste vengono vissute dallo scrittore migrante. Gli aspetti legati alla
lingua, alla traduzione o alla ricezione appaiono non soltanto nel discorso del
narratore, ma anche in quello dei personaggi, che discutono del fatto che in
Francia i romanzi di successo sono quelli tradotti dall’inglese. Il consiglio che
il lettore, il dott. Wolk, dà al narratore all’inizio del romanzo, sarà ascoltato
perché uno dei livelli narrativi del romanzo si svolge a New York: Vasile, il
pittore originario del Maramureß, vive con la sua fidanzata giapponese Myoko
a New York, dove copia una miniatura di Fra’ Angelico rubata al Louvre.
Questo livello del romanzo si ispira a fatti diversi: Myoko sarà uccisa da un
misterioso criminale, mentre un altro giapponese tenterà di uccidere Vasile,
che riuscirà a difendersi. Tuttavia Vasile sarà arrestato dalla polizia newyorke-
se, e la miniatura finirà nelle mani dei truffatori rumeni che viaggiano verso il
Maramureß. Il tema di Babele compare, in Maramureß, anche nei dialoghi dei
personaggi, che hanno nazionalità diverse e le cui lingue per comunicare
sono, alternativamente, il francese, l’inglese, e il rumeno. Nonostante il
romanzo contenga poche frasi in altre lingue, dalle indicazioni dell’autore si
vede che i personaggi cambiano spesso la lingua di comunicazione.
Il fatto che i personaggi picareschi del Maramureß siano di nazionalità dif-
ferenti e attraversino paesi diversi si ritrova anche nel loro discorso, che sfio-
ra in continuazione stereotipi culturali o problemi di imagologia. Così l’imma-
gine della Romania nel mondo ritorna costantemente nei loro dialoghi 34.
Un altro livello in cui appaiono aspetti imagologici è quello del personag-
gio Amina, francese di origine mista, padre francese, madre turca, nata in
Iraq. Amina parla con Gicå, il suo amante e prossimo sposo, del fatto che i
rumeni e i turchi non si capiscono a causa della storia, momento in cui
Amina ha la rivelazione della continuità culturale dell’Europa. Lei chiede a
Gicå:
A. Vranceanu
Parlando del passato che lega i rumeni ai turchi, Amina ha uno shock sco-
prendo il passato europeo della Turchia. Il frammento è rilevante per lo stile
ironico con cui Ïepeneag mette in discussione stereotipi culturali e imagologici.
conta ad Ana la sua partenza dalla Romania con una donna, Irina, che ha
subito una violenza fisica da parte di alcuni sconosciuti in un campo di emi-
granti ed è stata sul punto di morire. In questo momento di crisi, Vlad ha
chiesto a Dio la guarigione di Irina, cosa accaduta e da allora, magicamente,
Vlad è seguito dall’uccello del malaugurio. Il filone fantastico s’intreccia con
quello realista a più livelli: il primo livello è quello della magia inspiegabile e
apparentemente involontaria con cui Vlad causa la morte di alcune persone
con la forza del pensiero. Gli altri personaggi, avvertendo lo strano potere di
Vlad, lo temono, e lo stesso Vlad racconta ad Ana come è morto un capo
cantiere che lo tormentava a Vienna, come è stato trovato il cadavere di un
aristocratico italiano per il quale aveva lavorato e di cui aveva desiderato
tutto il male possibile, senza però toccarlo. Vlad può comunicare con i morti
e racconta ad Ana come sua nonna, morta da tempo, era venuta a visitarlo
per raccontargli della morte dei suoi genitori. Il secondo livello del fantastico
compare nella relazione che Vlad ha con gli animali, specialmente con i cani
e i lupi. Qui riconosciamo un legame intertestuale con Ultimul Berevoi di
Vasile Voiculescu, soprattutto nei passaggi in cui Vlad torna a casa con un
lupo, che aveva riconosciuto nella foresta poiché lo aveva allevato da picco-
lo. Vlad libererà il lupo in mezzo al branco di notte, durante una cerimonia
magica alla quale partecipa anche Ana.
Gli altri personaggi sentono che Vlad è diverso: Matei, uno dei rumeni che
arriva alla fattoria, crede che Vlad attiri i lampi, Ludovica dice a Vlad che ha
qualcosa di freddo e disumano. Vlad ha il potere di guarire gli animali e,
nonostante non sia un dottore, guarisce con mezzi simil-magici sia un cane
malato portato da un’elvetica, ma anche, probabilmente, il figlio Alex il quale,
dopo essere diventato sordo in modo molto misterioso, riacquista l’udito in
modo altrettanto misterioso.
La foresta appare in Îmblânzitorul de lupi come uno spazio protettore, che
ricorda i romanzi di Sadoveanu. Vlad dice ad Ana, che all’inizio è spaventata
dalla vita selvaggia nella fattoria lontano da tutto, che anche lei avrebbe biso-
gno di un rifugio nella foresta e che lui cerca il senso dell’esistenza nella
foresta 37. Vlad trascorre giorni e notti solo con Big, il cane lupo dal quale
non si separa mai, ma che alla fine del romanzo sparisce misteriosamente,
forse nella foresta. Come nell’ultimo Berevoi del romanzo di Voiculescu, Vlad
è l’impenetrabile uomo-lupo, che ha qualcosa di disumano, ma comunica
perfettamente con gli animali. Arriva persino a chiedere al sindaco della loca-
lità svizzera dove si sposa con Ana di accettare il cane lupo Big come testi-
mone.
Il piano magico-fantastico del romanzo è completato dalla reazione di Ana
di fronte alla stranezza di Vlad. Lei chiede a Ioachim – un prete ortodosso
rumeno, rifugiatosi anche lui nella fattoria dove ha iniziato a costruire una
chiesa – di benedire Vlad e, quando quest’ultimo si sottrae, si rivolge a una
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Un gând pune încet-încet ståpânire pe mintea mea, de fapt, nici nu ßtiu dacå
poate fi numit gând sau idee sau dracu ßtie cum (…) nu sunt deloc sigur cå e
vorba de mine. Asta e cel mai groaznic! Så nu fii sigur de propria ta identitate.
Acum când gândesc ßi scriu exist, bineîn†eles, dar am existat oare ßi înainte de
a scrie ce scriu? fii sub ce formå? 39
[Un pensiero prende pian piano possesso della mia mente, di fatto non so
nemmeno se possa essere chiamato pensiero o idea o come diavolo si chiama
(…) non sono per niente sicuro che si tratti di me. Questo è la cosa più terri-
bile! Non essere sicuri della propria identità. Certo, ora mentre penso e scrivo
esisto, ma sono esistito forse anche prima di scrivere ciò che scrivo? E sotto
quale forma?]
Conclusioni
A. Vranceanu
Note
1 “Nella “Casa della Finzione” è possibile percepire, oggi, un’agitazione profonda dovuta all’idea di
“spaesamento”. Permettetemi di usare questa parola scomoda – lo spaesamento – perché coglie in
parte il senso di straniamento dovuto alla ri-localizzazione della casa e del mondo in un luogo scon-
sacrato. Essere “senza casa” non vuol dire esserne privo, né l’idea di “spaesamento” può trovare facil-
mente posto nella consueta divisione della vita sociale in sfera privata e pubblica.” H. BHABHA, The
World and the Home in Social Text, 31/32, numero monografico dal titolo: Third World and Post-
Colonial Issues, 1992, pp. 141-153, p. 141.
2 Cfr. D. DUMONTET-F. ZIPFEL (coord.), Ecriture migrante/Migrant Writing Georg Olms Verlag,
Hildesheim-Zurich-New York 2008, in particolare il contributo di Frank ZIPFEL, Migrant Concepts:
Multi, Inter-, Transculturalität, métissage/créolisation and hibridity as new paradigms for literary critici-
sm, pp. 5-26.
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