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SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA

DIPARTIMENTO DI STUDI EUROPEI, AMERICANI E INTERCULTURALI

Quaderni di
Romània Orientale
3

IL ROMANZO RUMENO CONTEMPORANEO


(1989-2010)
TEORIE E PROPOSTE DI LETTURA

a cura di Nicoleta Neßu

edizione italiana di Angela Tarantino


premessa di Luisa Valmarin

Bagatto Libri
Roma
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Redazione del volume


Angela Tarantino

N. B. Gli autori sono i soli responsabili delle opinioni contenute nei saggi pubblicati nel
presente volume.

Il volume è stato pubblicato nell’ambito del programma Publishing Romania finanziato


dall’Istituto Culturale Rumeno (ICR), Bucarest

© Bagatto Libri 2010


Via Pavia 38 - 00161 Roma

In copertina: L’angolo di lettura di C. Udroiu


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INDICE

Premessa di LUISA VALMARIN 9


IL ROMANZO CONTEMPORANEO

Carmen MUfiAT
La storia infinita o della prosa rumena tra il 1990 e il 2000
Andrei TERIAN
Realismo e metafinzione nel romanzo rumeno contemporaneo
Gheorghe PERIAN
Problemi della letteratura rumena contemporanea
Irina PETRAfi
Storia e finzione nella prosa contemporanea o
La legge forte dei numeri deboli
Sanda CORDOfi
Chi siamo? Rappresentazioni della Romania
nel romanzo contemporaneo
Alexandra VRANCEANU
Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti
STUDI DI CASO

fitefan BORBÉLY
Due romanzi di Florina Ilis
Cosmin BORZA
Dan Lungu, il cantastorie della transizione rumena
Mihai IACOB
Zilele regelui di Filip Florian:
uno studio sulla ricezione critica
Ileana Alexandra ORLICH
Una nuova fin de siècle a Bucarest:
una Diminea†å pierdutå
Marta PETREU
Cerimonia d’addio
FRAMMENTI DI ROMANZO

Liviu BLEOCA
La biblioteca tascabile
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Petru CIMPOEfiU
Canto d’amore di colui che non ama più
Dan LUNGU
Come dimenticare una donna
Dora PAVEL
Agata morente
Ovidiu PECICAN
Architetture messianiche
Doina RUfiTI
L’omino rosso
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LETTERATURA TRANSNAZIONALE E
ROMANZI DI SCRITTORI RUMENI MIGRANTI

Alexandra VRANCEANU *

In the House of Fiction you can hear, today, the deep


stirring of the “unhomely.” You must permit me this
awkward word – the unhomely – because it captures
something of the estranging sense of the relocation of the
home and the world in an unhallowed place. To be
unhomed is not to be homeless, nor can the “unhomely”
be easily accommodated in that familiar division of social
life into private and the public spheres 1.

Questo contributo muove dall’idea che negli ultimi decenni gli scrittori
migranti abbiano prodotto testi che, invece di occupare una posizione margi-
nale nel canone delle storie letterarie nazionali, abbiano inventato uno spazio
proprio, transnazionale. Il ruolo della storia letteraria, i cui punti di riferimen-
to teorici sono stati messi in discussione negli ultimi due-tre decenni, è quello
di concettualizzare una nuova categoria, che definisca gli scrittori che appar-
tengono per lingua e cultura a più spazi geografici. La domanda che si pone
non dovrebbe più essere se Salman Rushdie appartenga all’India o alla Gran
Bretagna, ma, in che modo appartiene a entrambe le culture? La letteratura
prodotta dagli scrittori migranti ha attirato l’attenzione della critica per vari
motivi: in primo luogo perché esiste un numero sempre più grande di scritto-
ri migranti che pubblicano testi in più lingue, quindi perché la letteratura pro-
dotta da costoro presenta caratteristiche simili a prescindere dallo spazio in
cui è pubblicata, e non ultimo perché questa tematica riflette il mondo con-
temporaneo.
Il termine di “letteratura dell’esilio” rimane ancora rilevante, ma oltre a
esso si sente la necessità di un’approfondita analisi teorica, che includa l’ana-
lisi di casi diversi, specifici del mondo contemporaneo 2. Lo studio degli scrit-
tori migranti è particolarmente significativo per la letteratura rumena dato che
essi appaiono sempre in una posizione marginale, a partire proprio dalle ori-
gini della letteratura rumena. In un’opera dedicata all’esilio rumeno, Eva Beh-
ring propone una periodizzazione degli scrittori di origine rumena che hanno
scelto di andar via dalla Romania e in seguito hanno pubblicato anche in
altre lingue. Nel capitolo introduttivo, dove definisce la categoria di scrittori
dell’esilio 3, Eva Behring include tra i predecessori gli intellettuali di origine

* Università di Bucarest
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 A. Vranceanu

aristocratica Ureche, Costin o Cantemir, che hanno conosciuto l’esilio sia in


gioventù che alla fine della loro vita, come include anche gli scrittori romanti-
ci del 1848.
Dopo una breve presentazione di una tipologia degli scrittori che hanno
abbandonato la Romania nel periodo comunista, Eva Behring osserva che gli
storici letterari rumeni hanno integrato tardi e con difficoltà la letteratura del-
l’esilio nello spazio della letteratura nazionale. La studiosa osserva che tanto
negli articoli di critica letteraria, quanto nei dizionari letterari gli scrittori esi-
liati sono registrati come scrittori rumeni ma soltanto con le opere pubblicate
in Romania prima di partire. È vero che la letteratura dell’esilio costituisce
una categoria a parte, che pare rimanere marginale nel campo più vasto della
letteratura nazionale in primo luogo a causa dei problemi linguistici. Ma fino
a che la storia letteraria classificherà e commenterà solo le opere scritte in lin-
gua nazionale, lo studioso si bloccherà davanti a un testo problematico come
Le mot sablier (1984) di D. Ïepeneag, un romanzo scritto in rumeno e france-
se, nel quale lo scrittore problematizza proprio il passaggio da una lingua
all’altra. Allo stesso modo, fin quando la storia letteraria si limiterà a determi-
nare uno “specifico nazionale”, lo scrittore esiliato non potrà essere altro che
un caso a parte. Se guardiamo però le opere degli scrittori che appartengono
a più spazi geografici e culturali da un’altra prospettiva, quella degli studi
postcoloniali e delle storie letterarie postmoderne, allora le opere degli scrit-
tori migranti non sembrano più marginali e difficili da inquadrare ma, al con-
trario, dimostrano di essere una categoria essenziale per l’epoca delle globa-
lizzazione. Il termine di “letteratura dell’esilio” è poco convincente dato che si
riferisce a una realtà politica delimitata, legata nel caso della Romania al
periodo tra il 1945 e il 1989. Al contrario, il termine che appare di frequente
per descrivere questa nuova identità che comprende sia gli scrittori giunti dal-
l’India e stabilitisi in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, che quelli delle colonie
francesi stabilitisi a Parigi o quelli giunti in Canada è quello di “scrittore
migrante” o di “letteratura migrante”. A differenza dello scrittore esiliato, che
si definisce ancora in funzione dello spazio natale, dal quale è separato a
causa di una interdizione di natura politica, così come succedeva nel caso
degli scrittori di origine rumena durante il comunismo, lo scrittore migrante
non è strettamente condizionato dalla partenza. Se per esempio uno scrittore
come Paul Goma è cacciato dal regime comunista e rischia il carcere nel caso
in cui tornasse in patria, allora entra nella categoria dell’esilio. Invece, uno
scrittore come Mihai Mircea Butcovan, che si stabilisce in Italia, dove inizia a
pubblicare romanzi e poesie, entra nella categoria “scrittore migrante” 4. Lo
studio della letteratura migrante diventa importante soprattutto per la cultura
contemporanea, che si confronta con una crisi degli antichi concetti che
descrivevano e analizzavano la letteratura in funzione di correnti letterarie e
spazi geografici. Una crisi che trasforma non soltanto il modo in cui è vista la
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

letteratura apparentemente marginale degli scrittori esiliati o migranti, ma per-


sino il modo in cui è concepita la storia letteraria nazionale.
Mi soffermerò in questo articolo su due romanzi scritti in rumeno: Îmblân-
zitorul de lupi di Bujor Nedelcovici e Maramureß di Dumitru Ïepeneag 5, cer-
cando di analizzare alcuni temi specifici della scrittura migrante. Prima di
questo passerò in rassegna alcuni riferimenti teorici che si riferiscono ai con-
cetti utilizzati nel titolo di questo studio.

1. Che cosa sono la “letteratura transazionale” e lo “scrittore migrante”?

Per la scelta del titolo di questo contributo mi sono ispirata all’articolo


introduttivo di un numero della rivista Contemporary literature del 2006,
dedicato al tema Immigrant Fictions 6. L’articolo di Rebecca Walkowitz, The
transnational book and the migrant writer, si fonda sull’idea che il luogo
dove si produce la letteratura non sia più sufficiente per definirla 7. La ricer-
catrice muove dalla teoria che Homi Bhabha definisce in The Location of Cul-
ture, dove sottolinea che tanto i concetti di cultura nazionale omogenea, tra-
smissione consensuale e contigua delle tradizioni storiche, quanto quello di
comunità etniche organiche sono in un profondo processo di ridefinizione 8.
Il fatto che ciò che una volta era considerata la cultura nazionale si dimostri
essere a un’analisi più attenta un insieme eterogeneo determina la necessità
di studiare la letteratura entro reti che mettono in relazione le opere sia a
livello dei temi, che dei processi sociali. L’idea è condivisa anche da altri criti-
ci, come a esempio David Damrosch in What is World Literature 9 o Haun
Saussy in Comparative Literature in an Age of Globalization 10. Walkowitz
considera che nell’epoca della globalizzazione lo studio della letteratura con-
temporanea sia in buona misura uno studio comparatistico dato che le opere
circolano e appartengono a molti sistemi letterari allo stesso tempo, cosa che
rende necessario che tali opere siano interpretate all’interno di più tradizioni
nazionali 11.
Altri ricercatori considerano che i testi degli scrittori migranti destabilizzino
l’idea della storia letteraria costruita intorno all’idea di nazione 12 e sottolinea-
no la necessità di trovare un sistema per analizzare i testi che appartengono a
più sistemi letterari e che perciò superano i limiti della storia letteraria nazio-
nale 13. È vero che da molto tempo la disciplina denominata letteratura com-
parata e/o universale analizza testi che superano i limiti della letteratura
nazionale, ma si tratta quasi sempre di testi canonici, che escono dai confini
dello spazio in cui sono prodotti grazie al loro particolare valore e per questo
emblematici. Un altro criterio nella costruzione del canone della letteratura
universale è il grado di influenza di queste opere su scrittori, generi o specie
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letterarie: è sufficiente pensare al canone umanista (Omero, Virgilio) o a


quello modernista (Proust) per comprendere che lo spazio transnazionale esi-
ste da quando si parla di letteratura universale 14. Ma oggi assistiamo a un
altro fenomeno, che i ricercatori collegano alla circolazione che caratterizza
gli scrittori, le opere e i sistemi di analisi nell’epoca della globalizzazione. Essi
osservano che la migrazione degli scrittori porta al mutamento dall’interno
del sistema letterario, che si basava sui paradigmi della tradizione, delle lin-
gue e delle classificazioni e che assistiamo a una metamorfosi che non com-
prende solo gli scrittori migranti o le loro opere, ma l’intera letteratura. Ricer-
catori come Leslie Adelson o Carine Mardorossian considerano che la lettera-
tura migrante sia più un programma estetico che un tema o un soggetto 15.
Il legame tra la letteratura transnazionale e gli scrittori migranti 16 è profon-
do poiché i testi concepiti per essere pubblicati, tradotti e letti in più spazi
letterari, come è per esempio il caso dei due romanzi scelti qui come oggetto
di studio, fanno parte di una famiglia di testi più grandi, che riunisce scrittori
di origine indiana che scrivono in inglese, scrittori maghrebini che scrivono
in francese, scrittori rumeni che scrivono in francese ecc. Questi scrittori non
si considerano esiliati, anche se il motivo per cui sono andati via dal loro spa-
zio di origine è di natura politica. Nell’ultimo decennio, osserva Mardoros-
sian, alcuni scrittori esiliati, come ad esempio Salman Rushdie, hanno ridefini-
to la propria identità e hanno adottato il termine di “scrittore migrante” per
descrivere tanto la produzione letteraria, quanto anche la loro esperienza per-
sonale di passaggio da una cultura all’altra 17.
È ciò che osserva anche Homi Bhabha nella prima frase del frammento
che ho scelto come motto per questo lavoro: “In the House of Fiction you
can hear, today, the deep stirring of the “unhomely””. Questo movimento
profondo che the unhomely (quelli che non si sentono a casa), gli scrittori
migranti, producono nel sistema letterario mondiale, the house of fiction, ha
come effetto un cambimento di paradigma nell’analisi della letteratura che
richiede una modifica di prospettiva sia a livello di spiegazione del testo, che
a livello di ideologia letteraria. Il cambiamento di prospettiva sul modo in cui
si fa la storia letteraria, del suo ruolo tra le discipline umaniste, non si collega
soltanto alla comparsa di un grande numero di scrittori migranti. Esso comin-
cia negli anni ‘90 con testi fondamentali come l’opera di David Perkins Is
Literary History Possible? 18, dove si pone l’attenzione sul fatto che la storia
letteraria scritta come una narrazione esplicativa 19, specifica del XIX secolo,
non corrisponde più al mondo postmoderno. Il cambiamento di prospettiva
si vede anche nel New Historicism di Steven Greenblatt 20, il quale richiede
che la letteratura sia vista non soltanto in una prospettiva estetica o filologica,
ma anche in una sociale. Questi studiosi non credono che la storia letteraria
sia morta o impossibile, come pare suggerire il titolo dell’opera di David
Perkins, ma sono del parere che si sia prodotto un profondo cambiamento di
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

prospettiva sul modo in cui è fatta. Le nuove storie letterarie spostano l’atten-
zione dallo specifico nazionale che, a partire dal XIX secolo, il sistema herde-
riano poneva al centro degli interessi richiedendo un’apertura più ampia, che
includa anche categorie marginali, come, ad esempio, gli scrittori migranti.
Daniel Chartier osserva che la scrittura migrante (l’écriture migrante) è
diventata uno degli emblemi della letteratura della fine del XX secolo, iscri-
vendosi nella corrente postmoderna attraverso l’ibridazione culturale 21. Char-
tier differenzia la scrittura migrante da altre categorie, come la letteratura etni-
ca o quella dell’esilio, definendola in questo modo: “la littérature migrante,
qui se définit par des thèmes liés au déplacement et à l’hybridité et par des
formes particulières, souvent teintées d’autobiographie, et qui est reçue
comme une série dans la littérature” 22. Per gli storici letterari del Quebec il
problema degli scrittori migranti si pone proprio per il fatto che la letteratura
“nazionale” canadese contiene un nucleo importante di opere prodotte da
scrittori giunti da altri spazi culturali e dunque le differenze anche se poco
marcate sono molto importanti.

2. Gli scrittori migranti: la voce di coloro che non si sentono a casa (The
Unhomely)

In una conferenza dal titolo The World and the Home 23, le cui idee saran-
no riprese in The Location of Culture 24, Homi Bhabha osserva che Goethe
quando inventa il concetto di Weltliteratur lo mette in relazione con le guerre
napoleoniche e con il fatto che dopo di queste gli uomini ritorneranno a casa
pieni di idee nuove 25, idee che li indurranno a modificare il loro modo di
pensare i prodotti culturali delle loro nazioni. Evidentemente, l’epoca della
globalizzazione ha su di noi un effetto pari a quello delle guerre napoleoni-
che sui lettori del XIX secolo e influenza molto il modo in cui definiamo la
letteratura e la sua funzione sociale. Muovendo dall’osservazione che lo stu-
dio della letteratura universale sia l’analisi del modo in cui ci riconosciamo
nella proiezione dell’alterità, Bhabha considera che la trasmissione delle tradi-
zioni nazionali, che era il campo di studio privilegiato della letteratura univer-
sale, potrebbe essere sostituito dallo studio delle storie transnazionali dei
migranti, dei colonizzatori o dei rifugiati politici 26.
I temi che caratterizzano la letteratura migrante presentano un particolare
interesse per la letteratura universale, poiché mettono al centro dell’attenzio-
ne il dialogo tra le culture. Ho scelto come esempio di studio due romanzi
che riguardano l’esilio e la migrazione e proverò ad analizzare alcuni temi
specifici della letteratura migrante, così come appaiono nella relazione con
temi o personaggi ripresi dalla cultura rumena. Îmblânzitorul de lupi di Bujor
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Nedelcovici e Maramureß di Dumitru Ïepeneag sono destinati allo spazio cul-


turale francese, nonostante siano scritti in rumeno. Accade di frequente che
gli scrittori migranti, orientati verso la produzione di un testo destinato a let-
tori che appartengono ad un universo differente, concepiscano il loro testo
riferendosi in parte al substrato letterario di origine, che trasformano in modo
conforme a un modello specifico dello spazio di destinazione. In questo
modo si spiega perché in Îmblânzitorul de lupi e Maramureß incontriamo sia i
temi e i motivi che caratterizzano la letteratura migrante postmoderna, sia gli
aspetti che ancorano questi testi alla tradizione rumena, come i richiami espli-
citi ai testi classici rumeni e al folklore. In questo modo temi specifici della
scrittura migrante come il viaggio, la perdita d’identità, la riflessione sul cam-
biamento di lingua, gli stereotipi nazionali si trovano accanto a personaggi
che fanno incantesimi e sortilegi, alla rappresentazione del bosco come spa-
zio protettore ispirato al folklore e alla prosa seminatorista 27 di inizio secolo.
È come se nel momento in cui scrivono questi romanzi della moderna migra-
zione, Ïepeneag e Nedelcovici ritrovassero la tradizione rumena a cui appar-
tengono e che traducono nel linguaggio transnazionale della scrittura migran-
te contemporanea. Nelle pagine che seguono mi soffermerò sui tre temi
caratteristici della formula contemporanea del romanzo migrante: il tema del
viaggio, il tema di Babele-Babilonia, e il tema della crisi di identità del perso-
naggio migrante 28. All’interno di questo ultimo tema, analizzerò il modo in
cui Ïepeneag e Nedelcovici risolvono la crisi di identità del personaggio
migrante facendo appello al folklore rumeno.

2.1. Il tema del viaggio


Il tema del viaggio appare nella letteratura migrante in varie forme: a) in
molti casi si tratta di un viaggio fisico, che il personaggio fa partendo dal
paese di origine verso un luogo guardato come una meta, tuttavia questo
viaggio presuppone diverse tappe intermedie che hanno un ruolo importan-
te; b) in altri casi il viaggio non appare nel testo, ma solo nel racconto che fa
il personaggio, quindi assume un tono di confessione; c) il tema del viaggio
può apparire come un mito, un desiderio, un’ossessione. La discussione dei
personaggi sul viaggio che hanno fatto o che hanno in mente di fare compa-
re di frequente nella letteratura migrante e occupa un posto persino più
importante della descrizione del viaggio in sé. Il tema del viaggio a volte
influenza la struttura del romanzo, che prende in prestito elementi dalla for-
mula picaresca: la narrazione paratattica, il racconto nel racconto, brevi storie
che giocano un ruolo di exemplum, il tragitto del personaggio sembra non
avere una meta precisa, si descrivono molti personaggi che appartengono a
differenti condizioni sociali, sono rappresentati schematicamente e hanno una
presenza episodica nella storia. La tematizzazione del viaggio permette in
questi romanzi la riflessione sulla migrazione nel mondo contemporaneo:
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

compare così la discussione sul nomadismo, sul multiculturalismo, la mesco-


lanza delle razze, il confronto tra il luogo di origine e quello di destinazione,
e a volte l’esilio è visto come prova iniziatica.
Îmblânzitorul de lupi ha al centro la coppia Ana-Vlad, emigrati in Svizzera.
L’azione inizia con l’arrivo di Ana a Ginevra, dove aveva sentito che si trova-
va Vlad, suo ex fidanzato, del quale non aveva più notizie da tempo. Ana
arriva a Ginevra con suo figlio, Alex, di sei anni, il bambino di Vlad, del
quale quest’ultimo non sa niente. In attesa di notizie più precise sul suo ex
fidanzato, Ana è assunta nell’hotel di Cezar, definito metaforicamente nel
romanzo “luogo di scambio dell’esilio” 29; Cezar mantiene la promessa di
ritrovare Vlad, così Ana parte dall’hotel per andare alla fattoria, isolata nei
pressi della foresta, dove Vlad vive facendo l’addestratore di cani. La storia
del romanzo è narrata in prima persona da Ana, e descrive il suo tentativo di
comprendere la nuova identità di Vlad, trasformatosi da illustre giornalista,
che si accingeva a discutere la tesi di dottorato, amante della musica classica
e in possesso di un’enorme biblioteca, in un uomo della foresta. Il nuovo
Vlad, trovato da Ana nella foresta svizzera, sembra interessato solo all’adde-
stramento dei cani d’attacco, che vende alla polizia o a diversi privati, alle
frequenti e misteriose passeggiate nella selvaggia foresta intorno alla casa, e
comunica meglio coi lupi e coi cani che con gli uomini. Insieme a Vlad e Ana
vivono per un po’ di tempo alcuni compatrioti che si rifugiano nella fattoria,
quando l’hotel di Cezar, in cui lavoravano, fallisce. Questo micro-universo
popolato da migranti rumeni vive secondo regole bizzarre: i rumeni trovano
il proprio posto sia nella natura che essi sentono più vicina della società elve-
tica, sia entrando in conflitto con le leggi a causa di alcuni fenomeni inspie-
gabili che legano Vlad a numerose morti misteriose. Il romanzo si conclude
con la sparizione di Vlad la notte di Natale e con la replica di Ana, che affer-
ma che rimarrà alla fattoria ad aspettare il marito e a occuparsi dell’alleva-
mento dei cani.
In Îmblânzitorul de lupi il tema del viaggio appare più nella riflessione dei
personaggi che nell’azione del romanzo. Poiché il romanzo è stato scritto da
Bujor Nedelcovici nei primi mesi dopo la sua partenza dalla Romania, nel
1987, il tema dell’esilio è visto nella sua variante tragica. Vlad descrive ad Ana
la partenza dal paese e il trauma del mancato adattamento nello spazio verso
il quale si era diretto, l’Italia, e poi la Svizzera, e spiega la sua profonda tra-
sformazione dovuta alla rottura con lo spazio natio. Il tema del viaggio senza
possibilità di ritorno che caratterizza questo romanzo ideato prima della rivo-
luzione del 1989 sviluppa una tematica che differenzia la scrittura dell’esilio
da quella della migrazione, che incontriamo in Maramureß di Ïepeneag. Nel
romanzo di Nedelcovici, Vlad è segnato da questa profonda rottura prodotta
dalla partenza, mentre i personaggi di Maramureß, romanzo scritto dopo la
caduta del comunismo del 1989, guardano il viaggio più nella sua variante
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 A. Vranceanu

comica.
Il tema del viaggio appare spesso nelle discussioni dei rumeni che aveva-
no lavorato nell’hotel di Cezar e che chiedono a Vlad di accoglierli alla fatto-
ria dopo che l’hotel è bruciato. Definiti nel romanzo cei ßapte apostoli noma-
zi [i sette apostoli nomadi], gli raccontano a turno la loro vita, a iniziare dal
motivo della partenza per poi passare ai viaggi che hanno fatto fino alla fatto-
ria di Vlad, vista da molti di loro solo come un rifugio temporaneo 30. Del
resto, alcuni personaggi hanno intenzione di continuare il viaggio, per andare
o negli Stati Uniti o in altre città svizzere, oppure per tornare in Romania.
Una delle storie più impressionanti del romanzo è quella di una coppia di
contadini rumeni, Dumitru e Ilinca, i quali sono partiti perché la loro casa, il
villaggio e la chiesa sono stati distrutti. Ana diventa la madrina del loro bam-
bino nato in Svizzera, e al battesimo il gruppo di migranti riflette sulla nazio-
nalità di quest’ultimo. Dumitru è segnato profondamente poiché il bambino
non ha una terra alla quale appartenere e considera la migrazione un grande
trauma:

Pen-cå un om se judecå dupå locul de påmânt unde a våzut lumina zilei. Nu-i
aßa? Nu-i asta legea noastrå? Iarå locul de naßtere nu mai ie ßi locul nostru…
casa ßi satul în care am venit pe lume, noi ßi to†i ai noßtri din stråbuni. Atunci
cine este iel? Dacå noi suntem nißte pribegi, iel e copchilul care au luat dru-
mul urgisirii ßi nu må dumiresc … nu må dumiresc ßi pace unde am greßit de
a venit pe capul nostru aßa o prigoanå… 31
[Perchè un uomo si giudica secondo il paese in cui ha visto la luce del giorno.
Non è così? Non è questa la nostra legge? Ma il luogo di nascita non è più
anche il nostro posto… la casa e il villaggio in cui siamo venuti alla luce, noi
e tutti i nostri antenati. Allora chi è lui? Se noi siamo dei fuggitivi, lui è il bam-
bino che ha imboccato la via della cacciata e non mi capacito… non mi capa-
cito e non mi do pace dove abbiamo sbagliato perché ci cascasse sulla testa
questa persecuzione…]

Il romanzo Îmblânzitorul de lupi si struttura in funzione di due fili tempo-


rali: uno è quello del presente dell’azione, che coincide con il ritrovamento di
Ana da parte di Vlad, la vita nella fattoria e l’incontro coi connazionali
migranti, occasione per inserire le altre narrazioni nel filo del racconto princi-
pale. Il secondo filo temporale è costituito dalla storia raccontata da Vlad ad
Ana, con cui le descrive la sua partenza come migrante dalla Romania e le
sue peripezie fino all’arrivo in Svizzera. Vlad descrive l’esilio come un trau-
ma, ma anche come un viaggio iniziatico che lo porta verso un universo
magico e verso la scoperta della sua identità profonda.
Maramureß è il terzo romanzo di una trilogia della quale fanno parte anche
Hotel Europa e Le Pont des Arts. La trilogia è scritta da Dumitru Ïepeneag
dopo la caduta del regime comunista di Bucarest nel 1989, quando l’autore
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

ritorna a visitare la Romania, che aveva lasciato negli anni ‘70. Nel romanzo
Maramureß, il tema del viaggio appare nella sua variante comica e postmo-
derna; non si tratta della fuga dell’esiliato e nemmeno, come in Întoarcerea
huliganului di Norman Manea, del suo angoscioso ritorno nel luogo dal quale
era fuggito. I personaggi del romanzo viaggiano verso il Maramureß senza un
motivo preciso, forse per trascorrere una vacanza. Il romanzo si chiude in
modo inaspettato con un matrimonio tra due personaggi secondari, Gicå, un
truffatore rumeno paralitico emigrato a Parigi e una giovane di origine mista,
turco-iracheno-francese, di nome Amina. Il matrimonio di Gicå e Amina,
organizzato secondo le consuetudini del Maramureß, non è il risultato di un
intreccio complesso, appare alla fine del romanzo come una specie di ironico
deus ex machina.
Maramureß ha una struttura di romanzo picaresco, riscritto in chiave post-
moderna: un gran numero di personaggi, tra cui anche uno autoriale dall’i-
dentità ambigua e multipla, intraprendono un viaggio da Parigi verso il Mara-
mureß, occasione per conoscere un giapponese, Matsumoto, un fotografo
appassionato dei villaggi tradizionali, un americano, Silberman, un tedesco,
Fuhrmann, e molti migranti rumeni, Gore, Ana, Gicå e un personaggio ambi-
guo, Ion. Un io narrativo che si confonde nell’azione dei personaggi com-
menta gli avvenimenti. I personaggi partono da Parigi con la macchina e pas-
sano da Vienna e Budapest, occasione per commentare le differenze tra paesi
e fare una serie di osservazioni dalle sfumature imagologiche. Il loro viaggio
appartiene al registro comico, mentre la trama, senza una finalità esplicita,
ricorda il Lazarillo de Tormes.
Del resto, i personaggi discutono nel metatesto del romanzo, come nel
Don Quijote, del romanzo che sta per essere scritto e dei meriti della formula
picaresca. La mescolanza dei piani finzionali appare di frequente, e i perso-
naggi alludono agli avvenimenti accaduti in Hotel Europa e Le Pont des Arts.
Sempre alla formula picaresca appartiene anche l’inserzione di alcune paren-
tesi nelle quali appaiono testi senza legami espliciti con l’intrigo, come per
esempio la citazione di svariati episodi. In Maramureß il tema del viaggio si
trova sia a livello esplicito 32 dell’intrigo, riflettendosi nella struttura paratatti-
ca, sia, in modo più diffuso, nei riferimenti che i personaggi fanno ad altri
viaggi. Per esempio Grigore, nipote della coppia caragialiana Zoe e Fånicå, è
stato negli Stati Uniti, dove ha incontrato un altro migrante rumeno, il pittore
Vasile, che vive con una giapponese, e questo viaggio diventa il soggetto di
conversazione degli altri personaggi del romanzo, che gli chiedono diversi
dettagli. La formula del romanzo picaresco influenza in Maramureß anche la
costruzione dei personaggi, che sono presenti in gran numero, solo accenna-
ti, e a volte interpretabili come rappresentanti di una nazione o di una cate-
goria sociale, come per esempio il fotografo giapponese, l’araba sensuale,
l’affarista americano, il rumeno truffatore.
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 A. Vranceanu

2. 2 Il tema Babele-Babilonia: mescolanza di lingue e culture;


traduzione/auto-traduzione; imagologia e stereotipi nazionali
Il tema della mescolanza di lingue, razze e culture appare di frequente
nella letteratura migrante a più livelli: i personaggi parlano lingue differenti e,
anche se ciò non appare esplicitamente nel testo del romanzo, compare nelle
indicazioni del narratore; i personaggi discutono della migrazione che caratte-
rizza il mondo contemporaneo; a volte l’origine dei personaggi è mista, sono
figli di migranti, e la loro identità culturale è la somma di più tradizioni. Se
nel romanzo esiste un piano meta-testuale, nel discorso del narratore si tema-
tizza il problema della traduzione o dell’auto-traduzione; sono frequenti
discussioni sull’“immagine” dei diversi paesi o popoli, talora descritti nella
loro variante comica; anche in questo registro i personaggi si scambiano le
impressioni sul comportamento o sulle abitudini dei diversi paesi o popoli.
Il tema Babele-Babilonia appare in Îmblânzitorul de lupi sin dall’inizio,
quando Ana arriva a Ginevra nel ristorante di Cezar. Egli osserva che le
popolazioni migrano come ai tempi di Attila:

Oamenii îßi iau lumea în cap! Cautå påmântul promis! Påmântul sfânt! Crucia-
dele fårå cruci ßi fårå mormântul sfânt! To†i au înnebunit! Italienii ßi asiaticii se
duc în America, portughezii ßi africanii în Fran†a, turcii în Germania, cei din
Est fug în Vest, iar aici, în Elve†ia…toate na†iile de pe påmânt. Un secol al
nomazilor! Se plåmådeßte o altå lume cu rase amestecate, cu limbi pocite, cu
frontiere desfiin†ate, cu indivizi fårå patrie, fårå tradi†ie, fårå religie, tråind de-a
valma într-o Europå uniformizatå, egalitarå ßi pentru gloria unui Babilon
modern… 33
[Gli uomini prendono e scappano! Cercano la terra promessa! La terra santa!
Le crociate senza croci e senza il santo sepolcro! Sono tutti impazziti! Gli ita-
liani e gli asiatici vanno in America, i portoghesi e gli africani in Francia, i tur-
chi in Germania, quelli dell’est fuggono all’ovest, e qui, in Svizzera… tutte le
nazioni della terra. Un secolo dei nomadi! Si prepara un altro mondo di razze
mescolate, con lingue deformate, con frontiere abbattute, con individui senza
patria, senza tradizione, senza religione, che vivono alla rinfusa in un’Europa
uniformata, egualitaria e per la gloria di una moderna Babilonia …]

Le discussioni sulla mescolanza di nazionalità appare in Îmblânzitorul de


lupi in chiave tragica: i personaggi hanno la sensazione che “il mondo sociale
si divida in titolari e migranti”, ma Ana si chiede spesso dov’è il suo posto. Il
tema della moderna Babilonia qui si associa con quello dell’Arca di Noè (cap.
42), quando il prete Ioachim parla con Vlad del loro gruppo che gli sembra
un’arca di Noè naufragata in terra straniera. Sempre in chiave biblica è visto
anche il gruppo di rumeni dell’hotel di Cezar come “apostoli nomadi”.
In Maramureß la riflessione sulla migrazione compare fin dall’inizio del
romanzo, quando il narratore è chiamato al telefono da un suo lettore, che
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

gli parla del suo ultimo romanzo, Pont des Arts. Il motivo per cui questo let-
tore, il dott. Wolk, telefona al narratore, è che vuole sapere quale destino
avranno i personaggi del romanzo che ha appena finito di leggere, ma
soprattutto vuole suggerire allo scrittore di ambientare il suo prossimo roman-
zo a New York. Il dott. Wolk diventerà, come il Lettore di Se in una notte
d’inverno un viaggiatore di Calvino, un personaggio del romanzo. Il dott.
Wolk non si era accorto che il romanzo di Ïepeneag era tradotto dal rumeno,
né che lo scrittore non era di origine francese. Il dialogo introduce due dei
temi importanti della letteratura migrante: il tema della mescolanza di lingue
(Babele), e il tema della mescolanza di popoli (Babilonia).
La riflessione sulla migrazione è filtrata attraverso la problematica della
scrittura, della traduzione e della pubblicazione in un paese straniero così
come queste vengono vissute dallo scrittore migrante. Gli aspetti legati alla
lingua, alla traduzione o alla ricezione appaiono non soltanto nel discorso del
narratore, ma anche in quello dei personaggi, che discutono del fatto che in
Francia i romanzi di successo sono quelli tradotti dall’inglese. Il consiglio che
il lettore, il dott. Wolk, dà al narratore all’inizio del romanzo, sarà ascoltato
perché uno dei livelli narrativi del romanzo si svolge a New York: Vasile, il
pittore originario del Maramureß, vive con la sua fidanzata giapponese Myoko
a New York, dove copia una miniatura di Fra’ Angelico rubata al Louvre.
Questo livello del romanzo si ispira a fatti diversi: Myoko sarà uccisa da un
misterioso criminale, mentre un altro giapponese tenterà di uccidere Vasile,
che riuscirà a difendersi. Tuttavia Vasile sarà arrestato dalla polizia newyorke-
se, e la miniatura finirà nelle mani dei truffatori rumeni che viaggiano verso il
Maramureß. Il tema di Babele compare, in Maramureß, anche nei dialoghi dei
personaggi, che hanno nazionalità diverse e le cui lingue per comunicare
sono, alternativamente, il francese, l’inglese, e il rumeno. Nonostante il
romanzo contenga poche frasi in altre lingue, dalle indicazioni dell’autore si
vede che i personaggi cambiano spesso la lingua di comunicazione.
Il fatto che i personaggi picareschi del Maramureß siano di nazionalità dif-
ferenti e attraversino paesi diversi si ritrova anche nel loro discorso, che sfio-
ra in continuazione stereotipi culturali o problemi di imagologia. Così l’imma-
gine della Romania nel mondo ritorna costantemente nei loro dialoghi 34.
Un altro livello in cui appaiono aspetti imagologici è quello del personag-
gio Amina, francese di origine mista, padre francese, madre turca, nata in
Iraq. Amina parla con Gicå, il suo amante e prossimo sposo, del fatto che i
rumeni e i turchi non si capiscono a causa della storia, momento in cui
Amina ha la rivelazione della continuità culturale dell’Europa. Lei chiede a
Gicå:

— Dar de ce nu se în†eleg românii cu turcii?


— Cum de ce? N-ai învå†at la istorie?
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 A. Vranceanu

— Istoria României? Pânå så te cunosc nici nu ßtiam cå existå †ara asta.


— Uite cå existå, spuse Gicå adunându-ßi ultimele resurse de mândrie
na†ionalå. Dar pînå så existe din nou a stat trei secole ßi mai bine sub domi-
na†ie turceascå precum întreaga peninsulå balcanicå.
— Sub noi!
Gicå se råsuci cu fotoliu cu tot ßi-i întoarse spatele acestei turcoaice care
descoperise brusc avantajele de a cunoaßte istoria Europei. Oare istoria asta
nu ne înva†å cå Turcia a fåcut pânå de curând din Europa? Atunci de ce
Comunitatea europeanå nu acceptå s-o integreze din nou? De ce? Amina ar fi
vrut så i se råspundå la întrebare 35.
[— Ma perché i rumeni non si intendono coi turchi?
— Come perché? Non hai studiato la storia?
— La storia della Romania? Prima di conoscerti non sapevo nemmeno che esi-
stesse questo paese.
— Certo che esiste, disse Gicå chiamando a raccolta le sue ultime risorse di
orgoglio nazionale. Ma prima che esistesse di nuovo è rimasta tre secoli e più
sotto la dominazione turca come l’intera penisola balcanica.
— Sotto di noi!
Gicå si girò insieme alla poltrona e voltò le spalle a questa turca che all’improv-
viso aveva scoperto i vantaggi di conoscere la storia dell’Europa. Forse questa
storia non ci insegna che fino a poco tempo fa la Turchia ha fatto parte dell’Eu-
ropa? Allora perché la Comunità Europea non accetta di integrarla di nuovo?
Perché? Amina avrebbe voluto che si rispondesse alla sua domanda.]

Parlando del passato che lega i rumeni ai turchi, Amina ha uno shock sco-
prendo il passato europeo della Turchia. Il frammento è rilevante per lo stile
ironico con cui Ïepeneag mette in discussione stereotipi culturali e imagologici.

2. 3 Crisi di identità e magia


Un altro tema importante che appare nella letteratura migrante è la crisi
d’identità. In Maramureß e Îmblânzitorul de lupi la crisi d’identità caratterizza
i personaggi centrali e trova la propria soluzione nella magia, così come que-
sta appare riflessa nella tradizione folklorica rumena del sortilegio Questa
risoluzione magica della crisi d’identità è però, nonostante le somiglianze for-
mali, risolta in chiavi e stili diversi nei due romanzi: ironicamente in stile
postmoderno in Ïepeneag e in modo fantastico in Nedelcovici.
La crisi d’identità causata dall’esilio occupa un posto centrale in Îmblânzi-
torul de lupi ed è vista dalla prospettiva della narratrice, Ana, che non ricono-
sce l’amante. Vlad sembra un altro non solo perché ha cambiato mestiere e
da giornalista e ricercatore è diventato addestratore di cani, o perché ha
smesso di leggere e di ascoltare musica, ma soprattutto perché pare trovare il
suo equilibrio solo nella foresta. Gli occhi di Vlad appaiono ad Ana come
finestre di una casa abbandonata 36 e lei non può più comunicare con lui. Il
motivo di questo misterioso cambiamento appare man mano che Vlad rac-
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

conta ad Ana la sua partenza dalla Romania con una donna, Irina, che ha
subito una violenza fisica da parte di alcuni sconosciuti in un campo di emi-
granti ed è stata sul punto di morire. In questo momento di crisi, Vlad ha
chiesto a Dio la guarigione di Irina, cosa accaduta e da allora, magicamente,
Vlad è seguito dall’uccello del malaugurio. Il filone fantastico s’intreccia con
quello realista a più livelli: il primo livello è quello della magia inspiegabile e
apparentemente involontaria con cui Vlad causa la morte di alcune persone
con la forza del pensiero. Gli altri personaggi, avvertendo lo strano potere di
Vlad, lo temono, e lo stesso Vlad racconta ad Ana come è morto un capo
cantiere che lo tormentava a Vienna, come è stato trovato il cadavere di un
aristocratico italiano per il quale aveva lavorato e di cui aveva desiderato
tutto il male possibile, senza però toccarlo. Vlad può comunicare con i morti
e racconta ad Ana come sua nonna, morta da tempo, era venuta a visitarlo
per raccontargli della morte dei suoi genitori. Il secondo livello del fantastico
compare nella relazione che Vlad ha con gli animali, specialmente con i cani
e i lupi. Qui riconosciamo un legame intertestuale con Ultimul Berevoi di
Vasile Voiculescu, soprattutto nei passaggi in cui Vlad torna a casa con un
lupo, che aveva riconosciuto nella foresta poiché lo aveva allevato da picco-
lo. Vlad libererà il lupo in mezzo al branco di notte, durante una cerimonia
magica alla quale partecipa anche Ana.
Gli altri personaggi sentono che Vlad è diverso: Matei, uno dei rumeni che
arriva alla fattoria, crede che Vlad attiri i lampi, Ludovica dice a Vlad che ha
qualcosa di freddo e disumano. Vlad ha il potere di guarire gli animali e,
nonostante non sia un dottore, guarisce con mezzi simil-magici sia un cane
malato portato da un’elvetica, ma anche, probabilmente, il figlio Alex il quale,
dopo essere diventato sordo in modo molto misterioso, riacquista l’udito in
modo altrettanto misterioso.
La foresta appare in Îmblânzitorul de lupi come uno spazio protettore, che
ricorda i romanzi di Sadoveanu. Vlad dice ad Ana, che all’inizio è spaventata
dalla vita selvaggia nella fattoria lontano da tutto, che anche lei avrebbe biso-
gno di un rifugio nella foresta e che lui cerca il senso dell’esistenza nella
foresta 37. Vlad trascorre giorni e notti solo con Big, il cane lupo dal quale
non si separa mai, ma che alla fine del romanzo sparisce misteriosamente,
forse nella foresta. Come nell’ultimo Berevoi del romanzo di Voiculescu, Vlad
è l’impenetrabile uomo-lupo, che ha qualcosa di disumano, ma comunica
perfettamente con gli animali. Arriva persino a chiedere al sindaco della loca-
lità svizzera dove si sposa con Ana di accettare il cane lupo Big come testi-
mone.
Il piano magico-fantastico del romanzo è completato dalla reazione di Ana
di fronte alla stranezza di Vlad. Lei chiede a Ioachim – un prete ortodosso
rumeno, rifugiatosi anche lui nella fattoria dove ha iniziato a costruire una
chiesa – di benedire Vlad e, quando quest’ultimo si sottrae, si rivolge a una
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 A. Vranceanu

contadina, Ilinca. Ilinca farà un “sortilegio d’acqua”, al quale parteciperà


anche Ana; alla fine di questo sortilegio, ad Alex tornerà l’udito, e Vlad spa-
rirà nella foresta.
Il gioco con l’identità assume in Ïepeneag forme ironiche e metatestuali. Il
narratore del romanzo di Ïepeneag ha molte identità, e il passaggio da una
all’altra avviene senza segni espliciti. Ci sono i giochi in stile postmoderno tra
il narratore-personaggio e altre maschere autoriali, come per esempio lo scrit-
tore Pastenague, uno pseudonimo di Ïepeneag 38, poi un personaggio strano
chiamato Ion che non si sa bene chi sia. Fin dalle prime pagine del romanzo
il lettore chiede al narratore chi è il misterioso Ion, ma la risposta sarà data
solo nelle ultime pagine, quando i personaggi si trovano in Maramureß. Ogni
personaggio partecipa a un matrimonio celebrato secondo il rito di questa
regione, e solo il narratore, colpito da una crisi di sciatica, resta in camera e
si consola con della grappa scadente. La sua padrona di casa, Maria, crede
che qualcuno gli abbia fatto il malocchio e gli porta una maga locale, una
vedova esperta di sortilegi, che gli dice che è posseduto da un vampiro, dallo
spirito di un morto. Lo libera dal malocchio con un rito simile a quello utiliz-
zato da Ilinca per Vlad in Îmblânzitorul de lupi e, come Vlad, il personaggio
sembra si sia liberato da un’identità misteriosa, che lo teneva legato. Il narra-
tore si alza ristorato e il romanzo termina con un passaggio che suggerisce
che l’intero romanzo è stato solo un sogno.
Come nel romanzo di Nedelcovici esiste un livello fantastico-magico che si
sovrappone all’azione del romanzo, in Ïepeneag esiste un livello onirico che
affianca il filo narrativo. I passaggi metanarrativi in cui il narratore ci rende
testimoni della scrittura del romanzo sono pieni di riferimenti ai sogni, alcuni
dei quali si sovrappongono all’azione sicché diventa difficile separare il piano
della realtà da quello del sogno, Questa alternanza tra il piano della realtà e
quello del sogno rende possibile l’alternanza tra le diverse identità del narra-
tore-personaggio. In questo contesto compare anche il dubbio:

Un gând pune încet-încet ståpânire pe mintea mea, de fapt, nici nu ßtiu dacå
poate fi numit gând sau idee sau dracu ßtie cum (…) nu sunt deloc sigur cå e
vorba de mine. Asta e cel mai groaznic! Så nu fii sigur de propria ta identitate.
Acum când gândesc ßi scriu exist, bineîn†eles, dar am existat oare ßi înainte de
a scrie ce scriu? fii sub ce formå? 39
[Un pensiero prende pian piano possesso della mia mente, di fatto non so
nemmeno se possa essere chiamato pensiero o idea o come diavolo si chiama
(…) non sono per niente sicuro che si tratti di me. Questo è la cosa più terri-
bile! Non essere sicuri della propria identità. Certo, ora mentre penso e scrivo
esisto, ma sono esistito forse anche prima di scrivere ciò che scrivo? E sotto
quale forma?]

La riflessione sull’identità e sull’atto della scrittura è associata al tema del-


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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

l’esilio. Durante la crisi di sciatica, il narratore beve molta grappa, sperando


che il dolore passi e riflette:

Sper så nu lecuiascå doar reumatismul dar ßi bolile sufletului, ori måcar så le


aline, så le împiedice så devinå mortale, boala depeizårii de pildå, care n-are
nici o legåturå cu locul în care te afli, ci cu nåravul de a te gândi pe tine însu†i
ca pe un individ rupt de colectivitate, oricare ar fi aceasta, individ izolat ßi
måcinat de doruri fårå adreså. Vreau så spun cå nici aici, în Maramureß nu må
simt mai acaså decât pe meleaguri stråine; poate cå pentru mine nici nu mai
existå un acaså, deßi dincolo de aria de circula†ie a limbii materne înstråinarea
e resim†itå ßi mai puternic 40.
[Spero che non guarisca solo i reumatismi ma anche le malattie dell’anima, o
quanto meno le allenti, impedisca loro di diventare mortali, la malattia dello
spaesamento ad esempio, che non ha alcun legame con il luogo in cui ti trovi,
ma con la cattiva abitudine di pensare te stesso come un individuo separato
dalla collettività, qualunque essa sia, individuo isolato e oppresso da rimpianti
senza recapito. Voglio dire che neppure qui, in Maramureß, mi sento a casa
più che su lidi stranieri; forse perché per me non esiste più una casa, anche
se oltre l’area di circolazione della lingua materna l’estraneazione è anche più
forte.]

Se in Îmblânzitorul de lupi le osservazioni sull’esilio sono fatte in chiave


tragica, in Maramureß la tonalità ironica è dominante. In entrambi i romanzi
l’intertesto folklorico rumeno è tradotto in chiave contemporanea: appaiono il
sortilegio, personaggi con identità quasi fantastiche, che appartengono a un
universo non-umano. Esiste però una differenza nel modo di trattare questo
tipo di personaggio: se in Nedelcovici i personaggi appartengono parzialmen-
te a un universo fantastico che ricorda lo stile di Vasile Voiculescu, al contra-
rio in Ïepeneag i giochi che riguardano l’identità del personaggio sono di fat-
tura postmoderna. Il personaggio centrale del romanzo di Nedelcovici è un
uomo lupo, che ha il potere di comunicare con le fiere, ma può anche pro-
vocare la morte di altri personaggi solo con la forza del pensiero. Al narratore
del romanzo picaresco di Ïepeneag vengono attribuiti due nomi, uno è Ion e
l’altro “un nome difficile da pronunciare” o da trattenere, che i personaggi si
sforzano di ricordare. In Ïepeneag i giochi di identità del narratore rimanda-
no sia a Cervantes, sia ai narratori postmoderni, che rompono i confini tra il
mondo immaginario e quello reale o diminuiscono la credibilità della voce
autoriale.

Conclusioni

I due romanzi analizzati hanno numerosi punti in comune: sono pubblicati


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 A. Vranceanu

in Francia a distanza di pochi anni, descrivono l’esperienza della migrazione


di alcuni personaggi di fattura simile, intellettuali umanisti che partono dalla
Romania e tentano di trovare il loro posto nella società occidentale, descrivo-
no viaggi, contengono narrazioni secondarie, raccontate da altri migranti. La
differenza più grande tra Îmblânzitorul de lupi e Maramureß risiede nel modo
in cui viene trattata la partenza: il profondo trauma vissuto da Vlad fa rientra-
re Îmblânzitorul de lupi nella letteratura dell’esilio, mentre il tono ironico del
narratore di Maramureß corrisponde al paradigma della letteratura migrante
contemporanea, espressione del mondo decentrato prodotto dalla globalizza-
zione. In ogni caso, entrambi i romanzi si integrano bene nella direzione con-
temporanea della letteratura migrante poiché utilizzano temi e motivi che cir-
colano nei testi di scrittori appartenenti a zone culturali diverse. Questo è
anche il motivo per cui, seguendo un metodo di analisi ispirato dalla topolo-
gia di Curtius 41, ho cercato di vedere come i temi che i romanzi di Nedelco-
vici e Ïepeneag hanno in comune con la letteratura migrante contemporanea
siano collocati in un intertesto letterario rumeno. Il merito del metodo di ana-
lisi seguito da Curtius in Letteratura europea e medioevo latino è quello di
evidenziare i sottili legami che si generano tra i testi letterari scritti da migran-
ti di aree culturali lontane. Allo stesso modo, seguendo la circolazione e la
riscrittura di temi comuni nel romanzo europeo, come il viaggio o la crisi di
identità, possiamo osservare in che modo la letteratura migrante si appropri
di questi temi usandoli per parlare della realtà recente. Un altro merito di
questo metodo è quello di vedere le differenze di sfumatura che affiorano tra
la letteratura dell’esilio e quella migrante. Ma forse l’aspetto più interessante è
il modo in cui temi specifici della letteratura migrante, come la crisi di iden-
tità, si risolvano attraverso il riferimento al folklore rumeno, che trova così la
sua collocazione nei testi che problematizzano il trasferimento tra culture.

[traduzione di Stefano Ferri]

Note
1 “Nella “Casa della Finzione” è possibile percepire, oggi, un’agitazione profonda dovuta all’idea di
“spaesamento”. Permettetemi di usare questa parola scomoda – lo spaesamento – perché coglie in
parte il senso di straniamento dovuto alla ri-localizzazione della casa e del mondo in un luogo scon-
sacrato. Essere “senza casa” non vuol dire esserne privo, né l’idea di “spaesamento” può trovare facil-
mente posto nella consueta divisione della vita sociale in sfera privata e pubblica.” H. BHABHA, The
World and the Home in Social Text, 31/32, numero monografico dal titolo: Third World and Post-
Colonial Issues, 1992, pp. 141-153, p. 141.
2 Cfr. D. DUMONTET-F. ZIPFEL (coord.), Ecriture migrante/Migrant Writing Georg Olms Verlag,
Hildesheim-Zurich-New York 2008, in particolare il contributo di Frank ZIPFEL, Migrant Concepts:
Multi, Inter-, Transculturalität, métissage/créolisation and hibridity as new paradigms for literary critici-
sm, pp. 5-26.
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

3 “Sopraffazione, controllo politico, discriminazione, prigione e minaccia del carcere, divieto di


pubblicazione e censura – in altre parole, motivi politici e politico-culturali per l’espulsione o per
prendere la decisione di lasciare il paese – tutto ciò mi sembra determinante, indispensabile per defi-
nire l’«esilio»”; cfr. E. BEHRING, Scriitori români din exil 1945-1989. O perspectivå istorico-literarå, Ed.
Funda†iei Culturale Române, Bucureßti 2001, p. 12.
4 D’altra parte, se possiamo considerare rumeni i romanzi pubblicati da autori come Ïepeneag o
Nedelciovici tra il 1970 e il 1980, quando lasciano la Romania, e il 1989, dopo questa data, quando
nessuno impedisce più loro di tornare in patria, non dovremmo più considerare i loro testi come let-
teratura dell’esilio. Per questo esistono diverse distinzioni che si possono stabilire tra queste categorie
di scrittori, in funzione di criteri diversi. Non è oggetto di questo studio entrare in un dibattito sui
concetti, ciò che mi interessa è l’appartenenza di alcuni scrittori a due culture contemporaneamente,
per il fatto che essi partono da una cultura, quella rumena, e, senza rifiutarla, come hanno fatto Fon-
dane o Ionesco, trovano la loro collocazione in una nuova patria culturale, la Francia. Mi sembra
altrettanto importante il fatto che le loro opere presentino similitudini tematiche con quelle degli altri
scrittori migranti da altri paesi.
5 B. NEDELCOVICI, Le Dompteur de loups, trad. di Alain Paruit, Actes Sud, Paris 1994; D. ÏEPE-
NEAG, Au pays de Maramures, trad. di Alain Paruit, P.O.L., Paris 2001.
6 R. WALKOWITZ, The transnational book and the migrant writer in Contemporary Literature,
XLVII, 4, 2006.
7 Ibidem, p. 527.
8 “The very concepts of homogenous national cultures, the consensual or contiguous transmission
of historical traditions, or ‘organic’ ethnic communities – as the grounds of cultural comparativism –
are in a profound process of redefinition” H. BHABHA, The World and the Home…, p. 5.
9 D. DAMROSCH, What is World Literature?, Harvard University Press, Harvard, 2003.
10 H. SAUSSY (coord.), Comparative Literature in an Age of Globalization, The Johns Hopkins Uni-
versity Press, Baltimore 2006, in particolare l’articolo introduttivo di H. SAUSSY, Exquisite Cadavers
Stiched from Fresh Nightmares: Of Memes, Hives, and Selfish Genes, pp. 3-42.
11 R. WALKOWITZ, The transnational book…, p. 529.
12 Wen Jin crede che la circolazione dei romanzi migranti destabilizzi le concezioni intorno la storia
letteraria; cfr. W. JIN, Transnational Criticism and Asian Immigrant Literature in the U.S.: Reading Yan
Geling’s Fusang and Its English Translation in Contemporary Literature, XLVII, 4, 2006, pp. 570-600.
13 Cfr. R. WALKOWITZ, The transnational book…, p. 533. Si veda anche il cap. 2, Origines et
pérennité de la transculture in S. HAREL, Les passages obligés de l’écriture migrante, XYZ Editeur,
Montréal 2005, pp. 71-106.
14 Per la relazione tra la letteratura nazionale e la letteratura universale, il canone della letteratura
universale cfr. D. DAMROSCH, Rebirth of a Discipline: The Global Origins of Comparative Studies in
Comparative Critical Studies, 3, 1-2, 2006. Per la relazione tra la storia letteraria nazionale e la lettera-
tura comparata si veda F. MORETTI, Conjectures on World Literature in New Left Review, 1, gen.-feb,
2000 e Id., More Conjectures in New Left Review, 20, mar.-apr. 2003. Cfr. anche i commenti sulla teo-
ria di Moretti fatti da Eileen Julien, Arguments and Further Conjectures on World Literature in G.
LINDBERG-WADA (coord.), Studying Transcultural Literay History, Walter de Gruyter, Berlin 2006, in
particolare. p 131. Per la letteratura transnazionale si veda nello stesso volume A. NÜNNING, On the
Englishness of English Literary Histories, p. 167 e R. CESERANI, Drawing a Map of a Literary History
of Europe, pp. 169-179.
15 R. WALKOWITZ, The transnational book…, pp. 533-534.
16 Si veda il gruppo di articoli dedicati al tema Literature in Circulation nel volume G. LINDBERG-
WADA (coord.), Studying Transcultural, in particolare l’articolo di M. ROSENTHAL THOMSEN,
Migrant Writers and Cosmopolitan Readers, pp. 244-250.
17 “Over the last decade or so, some exiled postcolonial writers have reconfigured their identity by
rejecting the status of exile for that of migrant. Both Salman Rushdie and Bharati Mukherjee, for
instance, have adopted the term “(im)migrant” to describe both their literary production and their per-
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 A. Vranceanu

sonal experience of transculturation” C. M. MARDOROSSIAN, From Literature of Exile to Migrant Lite-


rature in Modern Language Studies, 32, 2, Autumn, 2002, p. 15.
18 D. PERKINS, Is Literary History Possible?, The Johns Hopkins University Press, Baltimore 1992,
cfr. anche R. RORTY, Looking Back at Literary History in H. SAUSSY, Exquisite Cadavers Stiched…,
pp. 63-67.
19 Per esempio per la letteratura rumena c’è Istoria literaturii române de la origini ßi pânå în prezent
[Storia della letteratura rumena dalle origini fino ad oggi] di G.Cålinescu, per quella italiana, la Storia
della letteratura italiana di Francesco de Sanctis.
20 Cfr. S. GREENBLATT, Learning to Curse: Essays in Early Modern Culture, London, Routledge,
New York 1990 e Id., Racial Memory and Literary History in PMLA, Special Topic: Globalizing Literary
Studies 116, 1, 2001, pp. 48-63.
21 D. CHARTIER, Les origines de l’écriture migrante. L’immigration littéraire au Québec au cours des
deux derniers siècles in Voix et Images, 27, 2, (80), 2002, p. 304.
22 Ibidem, p. 305.
23 Pubblicata col titolo The World and the Home in H. BHABHA, The World and the Home…, p.
141.
24 H. BHABHA, The Location of Culture, Routledge, London 1994.
25 “Goethe suggests that the possibility of a world literature arises from the cultural confusion wrou-
ght by terrible wars and mutual conflicts. Nations could not return to their settled and independent
life again without noticing that they had learned many foreign ideas and ways, which they had
unconsciously adopted, and come to feel here and there previously unrecognized spiritual and intel-
lectual need” H. BHABHA, The World and the Home…, p. 145.
26 “The study of world literature might be the study of the way in which cultures recognize them-
selves through their projections of “otherness.” Where the transmission of “national” traditions was
once the major theme of a world literature, perhaps we can now suggest that transnational histories
of migrants, the colonized, or political refugees – these border and frontier conditions – may be the
terrains of World Literature. The center of such a study would neither be the “sovereignty” of national
cultures, nor the “universalism” of human culture, but a focus on those “freak displacements” – such
as Morrison and Gordimer display – that have been caused within cultural lives of postcolonial socie-
ties.” Ibidem, pp. 145-146.
27 Derivato di såmånåtorism [seminatorismo], corrente culturale che prende nome dalla rivista
Såmånåtorul (1901-1910). Recuperando l’eredità di Dacia Literarå, il seminatorismo propugna la difesa
dei valori nazionali, individuando nel contadino e nella vita rurale il tratto peculiare della tradizione
culturale rumena si oppone alle correnti moderniste percepite come fonte di corruzione dello specifi-
co nazionale [A. T.].
28 Per il tema della “crisi di identità” nella letteratura migrante cfr. il capitolo introduttivo di S.
GIGUÈRE, Passeurs culturels. Une littérature en mutation, Presses de l’Université Laval, 2001. pp. 19-
23.
29 B. NEDELCOVICI, Îmblânzitorul de lupi, Editura Allfa, Bucureßti 2006, p. 15.
30 Ibidem, cap. 25.
31 Ibidem, p. 35.
32 Nel caso di Ïepeneag la formula del viaggio rappresenta una costante poiché lo scrittore l’aveva
già utilizzata in romanzi strutturati in questo modo, sotto l’influenza del nuovo romanzo francese e in
particolare di Alain Robbbe Grillet.
33 B. NEDELCOVICI, Îmblânzitorul de lupi…, p. 29.
34 Ibidem, p. 140.
35 Ibidem, p. 140.
36 B. NEDELCOVICI, Îmblânzitorul de lupi…, p. 100.
37 Ibidem, pp. 92-93.
38 D. Ïepeneag ha pubblicato con questo pseudonimo un romanzo, Pigeon volé. In Maramureß i
personaggi parlano di Pastenague, chiedendosi dove sia finito.
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Letteratura transnazionale e romanzi di scrittori rumeni migranti 

39 D. ÏEPENEAG, Maramureß…, p. 69.


40 Ibidem, p. 300.
41 E. R. CURTIUS, Europaeische Literatur und lateinisches Mittelalter (1948) qui citata nell’edizione
italiana Letteratura europea e Medio Evo Medio Latino, a cura di R. ANTONELLI, La Nuova Italia, Mila-
no 2006, p. 21.

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