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I DIRITTI UMANI VIOLATI: PRIMO LEVI

Primo Levi, protagonista del film di Marco Turco, durante una passeggiata in montagna si
infortuna la caviglia e viene soccorso da un uomo sconosciuto di origine ignota e ignorante
della fama dello scrittore. Levi, come è solito fare, racconta il suo passato nei campi di
concentramento, a causa della sua origine ebrea, e descrive quel periodo come un inferno.
Lo scrittore ribadisce più volte che riuscì a salvarsi esclusivamente per la sua cultura in
chimica, della mediocre conoscenza del tedesco e soprattutto per una buona dote di
fortuna. Così narrando chi ascolta può interpretare la vicenda in vari modi, infatti
quell’uomo a cui raccontò la sua storia fu abbastanza critico nei suoi confronti, come se lo
scrittore si privilegiasse nei confronti di chi fu meno fortunato di lui. In realtà l’intenzione
dello scrittore era solo quello di testimoniare, come lui spesso afferma, ma la comunità lo
fraintendeva, soprattutto quando si espose volontariamente riguardo il conflitto israelo-
palestinese, venendo poi inserito nelle lotte politiche senza che se ne accorgesse.
Levi quando testimoniò, la sua intenzione era quella di informare la gente della dura realtà
che caratterizzavano i campi di concentramento e la sua speranza era quella che nessuno
dovesse più dimenticare quel momento della storia, così da impedire nuovamente una
tragedia del genere. I tedeschi in particolare furono molto abili a dimenticare, ovvero
nascondere in poco tempo ciò che sono stati capaci di fare, e già dopo pochi anni
dall’evento non se ne parlava più. Levi non sopportava questo e scrisse vari libri a
riguardo sempre più diretti nella descrizione, appunto per non affievolire i ricordi della
gente. Il popolo però era un po’ stufo delle condizioni post-seconda guerra mondiale e
aveva voglia solo di ricostruire il paese distrutto, di ricreare una società degna e di rifar
partire la grande economia italiana, infatti fece fatica a pubblicare il suo primo libro anche
perché era fino ad allora uno sconosciuto agli occhi dei lettori, ma riscosse molto successo
invece nei libri successivi. Levi poco dopo tempo fu definito lo scrittore difensore dei
diritti civili, ponendosi sempre contro le violazioni delle libertà, ma rimanendo sempre con
il brutto ricordo dei lager, ebbe dei momenti di riflessione non permettendogli di
continuare a vivere serenamente, il solo suo metodo di liberazione era quello della scrittura
e di confidarsi con il prossimo.

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