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Enrico Strobino

PAROLE NELL’ACQUA

Premessa

I materiali che seguono sono una piccola parte del lavoro svolto alla Scuola Media “N. Costa” di
Biella Chiavazza durante l’anno scolastico 2004-2005, all’interno di un percorso che ha coinvolto
varie discipline intorno al tema dell’acqua.

Pozzanghere: una scultura da suonare

Ispirati dalla visione dell’opera di Pino Pascali 9mq di pozzanghere (1967)1 ne abbiamo costruita
una molto simile: nove pannelli di truciolato con buche irregolari, sotto le quali è stato fissato un
contenitore di plastica. L’acqua, come nell’originale, è stata colorata con anilina.
Naturalmente subito dopo abbiamo cercato di utilizzarla per produrre suoni: oltre che diventare una
specie di palco sul quale recitare e cantare, ogni pozzanghera ha accolto il suono di piastre
metalliche percosse e immerse, così da variarne l’intonazione. Al centro due piccoli leket, le zucche
africane usate come tamburi d’acqua.

1
Cfr. Maura Pozzati (a cura di), La scultura contemporanea: luoghi, spazi, materiali, Collana Art’è ragazzi (Dir. Marco
Dallari), Bologna, 2002, p.31. www.artespa.it

1
Palco d’acqua

Piastra immersa nell’acqua

Musica d’insieme: piastre e tamburi d’acqua

2
Cuore di pietra

Elena legge una poesia di Erri De Luca2 mentre Andrea esegue al pianoforte Cuore di pietra, scritto
per lui dall’insegnante:

Naufragi

Nei canali di Otranto e Sicilia


Migratori senz’ali, contadini di Africa e di oriente
Affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci s’impiglia sul fondo,
il pacco dei semi si sparge nel solco
scavato dall’ancora e non dall’aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.

Durante l’esecuzione un gruppo di ragazzi e ragazze costruisce una scultura ispirata ai lavori di
Richard Long, un artista della Land Art che ha realizzato una serie di Stone Circles, cerchi composti
di pietre:

2
Erri De Luca, “Naufragi”, in Opera sull’acqua,Einaudi, Torino, 2002, p.19.

3
“I Circles sono sculture a forma tonda che hanno una forza misteriosa e primitiva. Il cerchio è il
simbolo del cosmo, è il sole e la luna, è la forma di una nuova vita contenuta nella pancia della
mamma, è recinto e capanna, igloo e tana. Il cerchio è nel disegno infantile il primo autoritratto che
il bambino fa di sé, è il girotondo, è il simbolo dell’amore rappresentato dall’anello nuziale”.3

Nel nostro caso il cerchio di pietre diventa simbolo negativo: terre chiuse che tengono lontani i
migratori senz’ali di Erri De Luca.

Nel finale del brano, mentre il pianoforte sfuma, emergono suoni d’acqua, registrati
precedentemente in riva a un piccolo torrente, e un ritmo fatto con le pietre:

3
Maura Pozzati (a cura di), op. cit., p.33.

4
5
Se c’è una strada…

La canzone di Ivano Fossati ci regala uno sguardo accogliente: se c’è una strada sotto il mare,
prima o poi ci troverà.

Mio fratello che guardi il mondo4


Ivano Fossati

Mio fratello che guardi il mondo


E il mondo non somiglia a te
Mio fratello che guardi il cielo
E il cielo non ti guarda.
Se c’è una strada sotto il mare
Prima o poi ci troverà
Se non c’è strada dentro il cuore degli altri
Prima o poi si traccerà.
Sono nato e ho lavorato in ogni paese
E ho difeso con fatica la mia dignità
Sono nato e sono morto in ogni paese
E ho camminato in ogni strada del mondo che vedi.
Mio fratello che guardi il mondo
E il mondo non somiglia a te
Mio fratello che guardi il cielo
E il cielo non ti guarda.
Se c’è una strada sotto il mare
Prima o poi ci troverà
Se non c’è strada dentro il cuore degli altri
Prima o poi si traccerà.

Benguela

“Questa canzone proviene da una fiaba in cui alcuni pescatori tornano a casa a mani vuote. Devono
cambiare posto e per avere miglior fortuna invocano gli dei di un fiume molto pescoso, il fiume
Kasai e cantano per supplicare i geni dell’acqua. Quando la corrente è molto forte e si deve remare
duro, i pescatori lodano il capo della regione, Benguela, che deve fare da intermediario con gli
antenati”.5

4
Ivano Fossati, Lindbergh. Lettere da sopra la pioggia, Sony Music, 1992.
5
cfr.: All’ombre del baobab: L’Africa nera in 30 filastrocche, libro + CD, Mondatori, 2002

6
Uélé molibá mákásí
(Congo, Lingala)

Olélé molibá mákásí (bis)


Olelé, olelé, la corrente è molto forte

Luká luká
Remate! Remate!

Mbôká ná yé (bis)
Il suo paese

Mbôká Mbôká Kásáï


Il suo paese è il Kasai.

Eeo ee eeo Bénguélá áyá (bis)


Eeo ee eeo, che venga Benguela!

Bénguélá oyá oyá


Benguela, vieni! Vieni!

Yákará oyá a oyá oyá


Yákará, vieni!, Vieni!

Kónguídjá oyá oyá


Kónguídjá, vieni! Vieni!

Remate! Remate!

7
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Altre canzoni in viaggio

Il viaggio 6
G. Testa

Dentro l’acqua di questo torrente


Così limpida e veloce scenderò
Fino a quando la mia montagna
Fino a dove questa montagna
Si farà pianura
E sarò lontano da questo cielo
così vicino che lo puoi toccare
molto vicino al punto,
al punto esatto dove
il fiume accarezza il mare
ma chi sa dove il fiume incontra il mare.

Tutte le stelle di questa montagna


Così piccole e vicine saluterò
Fino a quando dalla pianura
Fino a quando non potranno più sentire
E sarò lontano da questo cielo
Così lontano da non poterci tornare
molto vicino al punto,
al punto esatto dove
il fiume accarezza il mare
ma chi sa dove il fiume incontra il mare.

Molto vicino al punto


Molto vicino a dove
Il fiume incontra il mare

Ma chissà dove il fiume incontra il mare.

6
Gianmaria Testa, Extramuros, Com’Nicole Curtois -Higelin, 1996.

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Sei la conchiglia7

Pier Mario Giovannone


Gianmaria Testa

Sei la conchiglia, della battigia


Che prende il sole, e prende l’onda
E prende il mare e prende il largo
E si rivolta.

E torna a riva, di un’altra spiaggia


E torna al sole, e torna all’onda
E torna al mare, e torna al largo
E prende il largo.

Sei la conchiglia, di acqua e sale


Che annega il sogno, di riposare
E lascia un pianto che non si asciuga
E va nel mare.

Sei la conchiglia, della battigia


Che prende il sole, e prende l’onda
E prende il mare, e prende il largo
E torna al largo.

7
Gianmaria Testa, Altre latitudini, Com’Nicole Curtois -Higelin - Le chante du monde, 2003.

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Sei la conchiglia
P.M. Giovannone
Gianmaria Testa

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La barca 8

Enrico Strobino

Datemi una barca


Chiese l’uomo al re
Voi che la volete
Si può saper perché

Datemi una barca


Disse l’uomo al re
Per andare in cerca
Dell’isola che non c’è.

Isole sconosciute
Non ce ne sono più
Sono tutte sulle carte
Con i vizi e le virtù

Se mi diceste il nome
La conoscerei
Mio Re, se lo sapessi
Non la cercherei.

Dategli una barca


Che tenga bene il mare
Chi vuol partire parta
In cerca del suo andare
Sul molo una ragazza
Finito di ascoltare
Gli disse sono pronta
Con te voglio viaggiare.

La voce della luna


Prima di salpare
Cucì per loro un sogno
Tutto da sognare

E l’alba di un abbraccio
Li vide risvegliare
E da quel giorno insieme
Non smisero di cercare.

Dategli una barca


Che tenga bene il mare

8
Liberamente tratta dal racconto di José Saramago, Il racconto dell’isola sconosciuta, Einaudi, Torino, 1998 e 2003.

14
Chi vuol partire parta
In cerca del suo andare
Con la vernice bianca
E un nome da inventare
L’Isola Sconosciuta
La vollero chiamare.

La barca

Enrico Strobino

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