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DOGMATICA

Meccanismi della dogmatica in rapporto all’Ethos


I Dogmi sono cambiati nel corso degli anni, inizialmente erano pochi, poi son diventati 28, e magari
in futuro aumenteranno ancora. Il fatto che una chiesa non esplicita dei dogmi, non significa che
non crede in esse. I pionieri anche se avevano meno dogmi, credevano comunque implicitamente a
tutte queste altre dottrine che son venute dopo. Qui si parla di ETHOS Avventista, esso è un spirito,
uno stato d’animo. Tutte le dottrine non sono in grado di esprimere questo stato d’animo, non
bastano per esplicarne in pieno tutto lo spirito che vi è intrinseco. Specificarne le varie frazioni di
dottrine implicite, non da più senso alla compostezza, proprio perché altrimenti la spontaneità
sarebbe cancellata. Ma è matematico, più si mettono regole, più si sente la pressione dell’’obbligo’.
E’ questo il meccanismo della chiesa avventista. L’Ethos è l’amore che completa i dogmi, non è
migliore o minore, ha lo stesso valore, ma crea un tutt’uno con le dottrine. Esso è la saggezza di
discernere il come è giusto seguire una dottrina, mettendo in ballo anche le situazioni personali,
individuali.
4 Parole che descrivono cosa si fa in dogmatica
1. Dogmatica, essa fa riferimento a dei principi fondanti di una fede, che non possono essere
oggetto di argomentazione, proprio perché è impossibile. Il dogma è questo!
2. Apologetica, un’apologia è una difesa per appoggiare una teoria. Essa descrive l’intento di
una chiesa a spiegare la propria dottrina ai membri esterni. Diversa dalla dogmatica, che
tenta invece di spiegare all’interno
3. Teologia Sistematica, studio della dottrina. Essa mette l’accento sull’insieme del corpo
dottrinale, in quanto non sono le singole dottrine che ci danno il significato della Bibbia. La
parola ‘sistematica’, da quasi un senso di chiusura, di completezza del sistema. Invece le
dottrine sono un sistema aperto, sono una teologia in cammino.
4. Dogmatica Relazionale, la relazione implica: a. l’affermazione di sè stesso;
b. una flessibilità, cioè che bisogna
permettere l’affermazione non solo di me stesso, ma anche dell’altro, ed io devo
riconoscerlo, così come io riconosco me stesso.

La dogmatica è utile per costruire la pratica della fede, la quale ci porta a riflettere sul cos’è il bene.
La dogmatica è la spiegazione della dottrina (dei principi fondanti) per coloro che sono interni alla
chiesa, un altro tratto distintivo è che è fatto di principi fondanti, incontestabili e ragionevoli con la
testimonianza della bibbia.
Principio dell’incommensurabilità  che descrive le ricchezze interne della cultura stessa, non
misurabili da principi esterni, in quanti i principi interni sono incommensurabili, ovvero non
giudicabili. Con questo stesso principio viene paragonata
_ la dogmatica: La negatività è che se ci si chiude solo all’interno e non ci si apre al pensiero o alla
mentalità esterna, la logica e la cultura resta chiusa e non apre i suoi orizzonti a nuove prospettive,
che magari possono aiutare a correggere eventuali errori.
_ apologetica: spiega le dottrine a coloro che sono all’esterno, in tal modo la dottrina stessa ne esce
migliorata e corretta, in quanto attraverso l’ambiente esterno riesci a vederne una nuova
dimensione. La 2nda componente dell’apologetica è la ragionevolezza al fine di trovarne l’essenza.
_ teologia sistematica: un elemento ha senso solo nell’insieme del sistema. Proprio per questo le
dottrine vengono divise in gruppi, vengono inserite in un sistema per rinforzarne il senso. (per noi il
sabato è un simbolo di appartenenza, è per questo che fa parte del gruppo dell’etica. Un’etica che ti
porta all’affermazione della vita, non alla fatica di essa stessa.) Sistematici: Lutero, Calvino,
Tommaso D’Aquino, Agostino.

DOTTRINE
Deriva da dotto, ovvero da qualcosa di intelligente, che per un protestante ovviamente è:
1) la Bibbia - Nell’Antico Testamento i libri sono elencati in ordine: Torah, storici, profeziali e
profetici.) Prima, nella tradizione ebraica, era divisa diversamente: la Tanakh, con prima la
torah (legge), nebihim (profeti) e ketubim (scritti).
Nel Nuovo Testamento abbiamo i Vangeli e le epistole, dove il centro della cristianità non è
ecclesiologica. Bensì il centro dei Vangeli è il regno dei cieli.
In totale, l’AT e NT formano 5 grandi gruppi, che ci aiutano ad estrapolarne la dogmatica.
2) Testi dogmatici, cioè: la dogmatica si fa attraverso tali libri. Alcuni dogmatici sono:
Calvino, Lutero, Hans Kung, Bruno Forte, Fulvio Ferrario, Karl Barth, Pannemberg, Sallie
Mcfague, Elizabeth Johnson.
3) Letture culturali: come conoscere la situazione ed il contesto, come vivere in mezzo ad una
civiltà senza leggerne la cultura?
Affinchè la dogmatica i sviluppi abbiamo bisogno di porci diverse domande. Oggi però è diventato
imbarazzante introdurre la domanda su:
1. Dio, la propedeuticità della fede però ha bisogno di qualcuno che ponga questa domanda.
2. sull’uomo. (M. Buber – Tu ed io  libro sul rapporto tra Dio e l’uomo)
3. la disfunzione, se non ci si chiede che cosa non va, è difficile estrapolarne la dogmatica.
Queste 3 domande sono descrittive, più diagnostiche. Punta dunque ad una prospettiva di
soluzione, di ricomponimento.
Per la disfunzione, una prescrizione è la dimensione del (4) gruppo, il quale rappresenta un
primo passo di risoluzione. Oltre il gruppo un’altra soluzione potrebbe essere (5) l’agire, come
terza, la (6) speranza.
Questi 6 punti riportano esattamente ai 6 gruppi dottrinali
a. Dio=teologico
b. Uomo=cosmologico
c. Disfunzione=soteriologico – il quale si occupa del peccato
d. Gruppo=ecclesiologico – con 7 dottrine, il corpus più grande
e. Agire=etico
f. Speranza=escatologico, da ‘esca’ che vuol dire ultimo, racconta infatti della fine.

I. Teologico: Il fatto che Dio ci benedice nonostante l’idea che abbiamo di lui, non
significa che l’idea che abbiamo di lui sia giusta. La domanda che dobbiamo porci per
fare teologia è prima di tutto, ‘chi è Dio oggi?’. Se si scatta una foto, si rappresenta di
più il fotografo, che il protagonista della foto stessa. Così anche noi se ‘scattiamo’ una
foto di Dio, non è direttamente Dio che rappresentiamo, ma noi prima di tutto. Questa è
la teologia, questionare Dio, se non critichiamo, ne chiediamo riguardo lui, lo stiamo
automaticamente considerando come un idolo. Quest’ultimo non ha vita propria, è un
qualcosa di più piccolo di te, a cui ti aggrappi, vedendolo statico lì sempre nello stesso
punto, con le stesse idee. Invece Dio dice ‘vieni e mettimi alla prova’, lui stesso chiede
pone un dialogo, lui stesso vuole essere conosciuto, non lasciato come un’idea, un idolo.

Analizziamo 3 punti di vista dei gruppi dottrinali:


A. Storico – Qui abbiamo una monarchia modalista, dove Dio è uno, Dio padre, Dio
figlio e Dio spirito, sono dei modi diversi, non sono delle persone diverse. Sono delle
modalità, varie caratteristiche diverse, ma della stessa entità. Preserva l’unità di Dio,
ma distrugge la realtà. Non si vive dello spirito, ne della realtà. Le chiese cristiane si
ricollegano ai primi 3 concili.
B. Biblico
C. Teologico

Esposizione Richard: Calvino si basa su 3 punti per conoscere Dio: coscienza, natura e Bibbia, le
prime due sono relative, la bibbia è assoluta.

Le religioni moderne sono divise in diversi gruppi:


1) Religioni cosmologiche: quelle che faticano a dividere il loro Dio dalla realtà della nature,
sono le più antiche. Hanno avuto un grandissimo peso sulla storia dell’uomo. (es. Panteismo
e religioni greche)
2) Religioni storiche: sono quelle che sono riuscite a distinguere le loro divinità dalla natura, e
facendo questo sono riuscite ad inserire la divinità in una dimensione contrapposta alla
natura, cioè la storia. Queste religioni sono le piu recenti, e sono fondamentalmente 3:
ebraismo, islamismo e cristianesimo. Pensano al loro Dio al disopra della natura ed in chiave
monoteistica.

Un primo tipo di monoteismo è quello dell’Islam, dove nel corano, nella descrizione di
Allàh, facciamo difficoltà a trovare altri denominativi per questo nome, vi è solo questo.
Possiamo denotare una certa compattezza e coerenza dunque, in questo Dio. ‘Allàh è grande
perché è tutto d’un pezzo’. Mentre il Dio dell’AT sarebbe un Dio differenziato. Nella
cosmogonia si trattano le origini della creazione del cosmo. Di solito nella natura è la donna
che crea la vita, anche negli animali. Invece solo Dio fa a meno del grembo e della natura,
lui ha creato da sé, dalla Parola, con trascendenza, ‘senza sporcarsi le mani’. Un esempio è
Gen 1 dove abbiamo un Dio Elohista (trascendente), mentre in Gen 2 abbiamo un Dio
Yahvista (fisico e carnale). Nel corano tutto viene raccontato da un solo autore, differente
dalla Bibbia, che è raccontata da diversi autori e quindi pone differenti punti di vista. Ecco
cos’è il monoteismo differenziato nelle religioni. Il Dio della Bibbia ha diversi sé, per la
religione ebraica, differenti caratteristiche, anche se lui è uno. Nel Cristianesimo abbiamo un
monoteismo dove abbiamo un unico Dio, in 3 persone, diversamente dalle altre religioni.
Modalismo: riduzione della trinità a dei modi di essere di Dio, che pecca nella riduzione
della persona di Dio.
Triteismo: considerazione della trinità come 3 persone diverse, che pecca nell’eccesso della
persona di Dio.

GRUPPI DEL 1MO GRUPPO TEOLOGICO


A. Nella concezione di Dio abbiamo due diverse visioni:
1. Dio in quanto essere supremo
2. Dio in quanto soggetto trascendentale
Entrambi sottolineano la grandezza, Dio è grande non per quello che è, ma per quello
che fa
Nominalismo: dà valore più alle cose singole, che a quelle grandi (universalismo).
B. Metafora biblica, come essa ci aiuta a capire chi è Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito?
Qual è il miglior rapporto tra l’essere umano e Dio? Il Salmo 23 ci tramanda la metafora
del pastore e della casalinga. Una cosa importante del Salmo 23 è che non c’è
omogeneità, non vuol dire però che è dispersivo, un’altra caratteristica è che implica un
modello di credente diversificante. Dall’idea che abbiamo di Dio, deriva un modello
umano che noi ci costruiamo.
C. Tillich e anche Hartmut Rosa (sociologo dell’epoca moderna): il suo primo concetto è
quello di alienazione, meccanismo secondo il quale, qualcosa che è proprio, viene visto
strano, o qualcosa che è vicino, viene visto lontano, o qualcuno che è mio fratello, viene
visto come nemico. L’alienazione psicologica è che, per esempio: ‘io dovrei vedere il
mio stomaco come parte di me, ma lo vedo come qualcosa che mi sfugge di mano’.
Marx dice che il lavoro dovrebbe arricchirti, invece no, arricchisce i ricchi e rende più
poveri i poveri. È qualcosa che nasce bene, ma che va a finire male. Hartmut parla di
‘alienazione temporale’, quel sentimento di sentirsi male sempre, in qualsiasi momento,
questo perché si corre troppo nella vita. Siamo tutti presi dalla convulsione di correre e
per curarci da questo sentimento, compulsivamente e paradossalmente corriamo ancora
di più. Questo modello di vita ha preso anche la religione. La soluzione dunque sarebbe
quella della lentezza. Un’altra caratteristica, dopo l’alienazione, è la risonanza: concetto
di buon vivere, avere tante risorse non significa vivere meglio o felicemente, bensì anche
con pochissime risorse noi possiamo vivere felici. Perché questo? Perché al di sopra
delle risorse noi dobbiamo mettere come primo scopo di vita, il voler vivere. Una
risonanza quindi, la quale suona e risuona, vibra, si espande, apre i suoi limiti, è così che
dovrebbe essere la nostra vita. La figura di Dio per noi dovrebbe essere una sorta di
risonanza. Il problema della chiesa di oggi è che hanno la verità, ma non creano una
risonanza, un’espansione, una fioritura, una soddisfazione, dal punto di vista, sia
dell’umano, sia del divino. Si dovrebbe provare quindi ad abbinare la vitalità di Dio con
quella dell’uomo, ecco cosa potrebbe essere la chiave dell’affermazione di Dio nella vita
odierna. Alla società moderna potremmo dire che esiste Dio, ma se non trasmettiamo la
vitalità, vana è la prova. Lui parla di 3 assi, l’asse orizzontale, obliquo e verticale,
l’ultima è la religione, quella che dice dovrebbe essere più curata.

GRUPPI DEL 2NDO GRUPPO: COSMOLOGICO


Qui dobbiamo fare la differenza tra natura e creazione. Prima differenza: la natura è un
termine laico, creazione un termine che include un Dio. Seconda differenza: il concetto di
natura non è un concetto che fa riferimento ad un altro concetto. Il concetto di creazione è
che invece fa riferimento ad un'altra realtà. Terza differenza: è che natura descrive il suo
sistema autogenerato e autogovernato, invece nel concetto di creazione abbiamo un concetto
di sistema semi-autonomo, in quanto venuto all’esistenza mediante un sistema esterno.
La natura è una realtà eterna, mentre la natura cristiana no.

II. COSMOLOGIA
1. Definizione:
Suddiviso in creato e natura
Una visione cosmologica è una visione più logica, più razionale, mentre una visione
cosmogonica è una visione di tipo mitico, più simbolico. La genesi per esempio è in
chiave simbolica.
La natura nei suoi ritmi ed affidabilità è precisa tanto quanto Dio è, l’uomo dunque usa
la natura per arrivare a Dio. Anche le culture moderne fanno ciò, seguono i ritmi della
natura.
Tommaso D’Aquino per capire chi è Dio dice che si deve guardare il cosmo, solo così si
capisce che esiste. Vedendo che tutto si muove si deduce che c’è un motore dietro che da
vita a tutto ciò.
La cosmologia, in riassunto: l’essere umano non è isolato da un concetto di cosmo. Della
sua definizione si parla pure d’antropologia, l’uomo moderno ha due scelte davanti,
quella del cosmo e quella dell’uomo. Per capire Dio, nel protestantesimo, l’uomo non si
affiderà più della mediazione del cosmo, nè della chiesa, bensì si affida all’individuo.In
senso positivo questo ha causato un’immediata pienezza. Il protestantesimo critica
l’immediatezza, ma ne propone un’altra, quella della coscienza personale. Però qui se io
non mi fondo più sulla natura, allora non c’è più cosmologia nel tempo moderno. La
centralità dell’uomo non fa diminuire la presenza del cosmo, anzi la fa aumentare.
Perché? Perché oggi grazie agli studi ed ai mezzi sa molto di più sulla natura che ai
tempi antichi. Abbiamo una conoscenza maggiore, enorme rispetto al passato, questo
avrebbe dovuto fare emergere il cosmo ancor di più, invece non è così. Si vi è un cosmo,
ma è utilizzato dall’uomo, controllato dalla scienza, c’è dunque un utilitarismo del
cosmo, aumenta dunque un cosmo ipercontrollato, disincantato. La cosmologia moderna
pensa di essere simile a quella della Bibbia, ma la nostra interpretazione non è quella
biblica, noi pensiamo di leggere bene la Bibbia, ma non è così. La conoscenza del cosmo
ha una risposta unica, ovvero che la natura, o il cosmo, è una conoscenza di tipo
quantitativo, ma non necessariamente di tipo qualitativo. Cartesio è ricordato per la
razionalità che collega l’individuo col ‘res extensa’, del cogito ergo sum. La res extensa
è questa dimensione quantitativa, cioè che la natura è misurabile, quindi passibile di
sperimentazione e di controllo. Si parla quindi di un cosmo disincantato. Possiamo
concludere, che noi come pastori o anche semplicemente credenti, dobbiamo capire il
contesto e impartire una vera nozione biblica cosmologica.
2. Bibbia-Salmo 98:
Fa parte del 4to libro dei salmi, più il salmo è basso più è intimo ed individuale, più
alto è il numero più il salmo è anonimo e dedito alla comunità. Esso fa parte della
sezione ‘Maestà di Dio’, ed in quanto tale ha una prospettiva più grande. Lo si può
considerare un salmo cosmologico, questo ce lo fa intendere, non la quantità dei
versi, bensì anche una semplice parola o virgola ci esprime questo concetto, è un
elemento nascosto, imperscrutabile. Il cosmo qui viene menzionato attraverso mari,
fiumi, ecc.. ma anche attraverso l’uomo, c’è dunque un antropomorfismo.
Specismo: è la segregazione di altre specie non umane, a vantaggio dell’uomo stesso.
Il razzismo per esempio è una sorta di antropocentrismo. Qui invece nel salmo
troviamo un antispecismo, ovvero una lode delle altre speci.
E’ un brano liturgico, di lode. Il salmo ha una divisione tripartita:
- Vv. 1-3: Lode – voce, cioè è la lode con lo strumento più immediato, ovvero
il mio corpo, ne uscirà dunque una lode personale ed intima.
- Vv. 4-6: lode – strumenti, oltre alla voce, la musica si amplia con gli
strumenti, divenendo inclusiva. Gli strumenti sono un mezzo per far cantare
il mondo.
- Vv. 7-9: lode – natura, se si presta attenzione attraverso la natura (es. gli
alberi) possiamo notare una musica.
Questo salmo definisce implicitamente l’uomo non come un uomo ‘faver’, ovvero
colui che si considera qualcuno solo se produce qualcosa. L’uomo ‘ludenz’ invece si
sente uomo anche se non produce niente, ma semplicemente gioca. L’essenza della
grazia è il gioco, quindi è l’essenza della salvezza. Ecco la prima proposta di questo
salmo. La seconda proposta antropologica del salmo è il rapporto dello strumento
con l’uomo, il quale fa vibrare ciò che tocca. Ha quindi un rapporto col cosmo donde
fa fiorire la natura con la quale viene a contatto. Questo salmo rappresenta una
finestra per vedere il cosmo il altro modo.

3. P. Crutzen:
‘Antropocene’: la terra ha vissuto diverse ere secondo la scienza
- Neozoico, suddivisa in Olocene e Plustocene
- Cenozoico (5-70)
- Esozoico (150-300)
- Paleozoico (300-600)
L’uomo odierno vive nell’Olocene, una curiosità è quella che queste ere geologiche sono
evidenziate non dalla presenza e dal cambiamento dell’uomo nei diversi stadi, bensì
questa suddivisione viene sottolineata ed evidenziata dallo spostamento tettonico della
terra, dei cambiamenti enormi che la natura ha fatto. L’uomo in confronto nella sua
piccolezza di datazione ha fatto cambiamenti, ma non sono stati così grandi da essere
evidenti. Dunque qui il centrismo è della terra, in quanto l’uomo non è mai riuscito a
lasciare un’impronta nelle varie ere. Se non nell’ultima era, ovvero il Neozoico, dove la
traccia dell’uomo appare per la prima volta sula struttura della terra, allora lo chiamiamo
‘antropocene’.
Questa parola non ha origini bibliche, ma ci aiuta comunque a riflettere su cosa è la
natura oggi. È dunque un termine scientifico, non umanistico, per descrivere l’impatto
dell’uomo sulla natura. Una caratteristica dell’antropocene è l’estensività, cioè che è
ovunque nel mondo, anche l’individualismo. La caratteristica principale
dell’antropocene che differenzia l’influsso dell’uomo sulla terra, in contrasto con Adamo
sulla terra? Che oggi la situazione è peggiore, ma soprattutto la caratteristica è
l’irreversibilità. La produzione dell’uomo d’oggi è quasi totalmente impossibile
distruggerla, quella dell’uomo è dunque una rotta verso la distruzione della terra. Quella
di Adamo lo era eccome, era più che biodegradabile.
Oggi giorno l’uomo non si affida più alla fede coe lo faceva prima. Essa era l’unica
visione di salvezza, protezione e sicurezza. Bensì con l’antropocentrismo la fede si è
trasformata. Essa vi è in virtù di un aiuto concreto nella vita. Per esempio, prima quando
si faceva un viaggio si faceva una preghiera affinchè Dio ci potesse aiutare, ora si, si
prega, ma si fa l’assicurazione per la certezza di avere una sicurezza materiale.

III. SOTERIOLOGIA
Il soggetto di questo gruppo dottrinale è la salvezza al peccato, definendone dunque la
soluzione al problema.
1. Analisi, che è ciò che attua una diagnosi di quale possa essere la causa e come
risolverla. Per Aristotele il problema non è nella conoscenza, è che non sa mettere in
pratica. Ha bisogno dunque, come proposta risolutiva, più esperienza pratica. In
Platone abbiamo una visione più ottimistica, ovvero ‘datti da fare per cogliere la
verità’. È la volontà che quindi ti porta a risolvere il problema.
Dice Donato, è nella persecuzione che tu manifesti la vera fede, non quando sei
felice e beato.
Nella soteriologia vediamo una diversità del male e le diverse possibili soluzioni
2. Lc 15, un capitolo ricco di soteriologia, intravista in 3 diverse dimensioni.
3. Eva Cantarella, amartologia. Il perfezionismo avventista esprime una soteriologia
ottimista, in quanto proclamiamo la salvezza ed aspiriamo a raggiungere la
perfezione, mentre per Lutero non lo è. Per lui la soteriologia ha una visione
pessimista, in quanto anche se l’uomo viene salvato, resta comunque peccatore.
Come avventista io per capire maggiormente la Bibbia, non mi limito a guardare ed
essere focalizzato solo sul libro della Bibbia, bensì guarda al di fuori. Faccio un
confronto con ciò che è fuori da questo contesto. In Lc 15 abbiamo un cap.
soteriologico, si parla di salvezza in chiave narratologica. Qui viene spontaneo
chiedersi, se Dio salverà tutti o alcuni? Ovviamente per tutti, Dio raggiunge tutti. Le
due parabole infatti sottolineano questo. La salvezza ha bisogno di 2 caratteristiche:
a. Deve raggiungere tutti;
b. La salvezza dev’essere personalizzata, a misura di ogni singolo individuo. Anche
se la parabola sembra che tratti tutti allo stesso modo, perché è difficile trattare
tutti diversamente, perché si rischia un pericolo.
Nella pecora c’è il criterio della consapevolezza, comprende che ha un pensiero
sbagliato. Gli manca però il criterio di reazione, in quanto non conosce la strada
di ritorno. Dio comunque la riporta a casa. Per la moneta invece Dio deve dare
sia consapevolezza, che aiuto per ritornare a casa, con la pecora a aiuta solo a
ritornare, fa uno sforzo in meno per la pecora dunque. Queste parabole ci
specificano che Dio tratta in modo differenziato le diverse capacità che si trova
davanti. Dio si trova davanti tagli fatti a misura, quindi per alcuni fa di più, per
altri di meno, a seconda della necessità. Questo capitolo sottolinea la diversità
negli essere umani, ma soprattutto la diversità in Dio. Un ultimo aspetto
soteriologico: dal punto di vista dell’essere umano, creato alla famiglia, chi è
stato quello che ha creato più danno? La moneta, la pecora o il figliol prodigo?
Tutti potrebbero essere criticati.
A volte il problema non è nel sistema, ma nel singolo individuo. Ci sono culture,
che lei chiama della colpa e della vergogna. Nella cultura della colpa il disagio
tende ad essere piu esterno dall’individuo e si trasforma in vergogna. Invece
nella cultura della vergogna nel gruppo è l’individuo che si sento male. Qui tento
dunque di migliorarmi, e dopo quando l’individuo si allinea a ciò che il gruppo
ritiene giusta, si sente appacificato. Se non ci riesce, prova vergogna.
La colpa è quel disagio che non investe gli altri, ma solo l’individuo ne suo foro
interiore, che ti schiaccia, in quanto non riesci a raggiungere quell’ideale. Non ti
senti accettato dagli altri. Cresce dunque il senso dell’interiorizzazione, si fa
dunque difficoltà ad esprimere tale vergogna. Si pone dunque l’individuo al di
sopra del gruppo.

IV ECCLESIOLOGIA
1. La fede è impossibile viverla pienamente senza la chiesa, non c’è salvezza fuori da essa.
2. Non c’è chiesa senza la Bibbia.
3. Non c’è chiesa senza missione, la chiesa dunque è transitoria, perché il traguardo è la
missione.
4. Non c’è chiesa senza escatologia
5. Non è possibile una chiesa senza radici, ovvero la creazione

GRUPPI DOTTRINALI

1MO GRUPPO, Teologia:


Opposto di differenziazione? Omogalismo, ovvero il meccanismo che confonde la trinità,
pensandola come un'unica persona e basta. L’arianesimo va nell’estremo opposto che differenzia
troppo la trinità di Dio, dando una separazione evidente. Ne vede 3 dei, mentre noi avventisti ne
vediamo uno solo Dio, ma attraverso il modalismo (non quello estremo dei primi modalisti), ne
vediamo i diversi modi di essere delle 3 figure di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Noi dunque
siamo modalisti, non ariani.

2DO GRUPPO, Cosmologia:


E’ antropocentrico o cosmocentrico? Teoricamente sembrerebbe cosmocentrico, in quanto il cosmo
è stato creato prima. Ma in realtà è antropocentrico, in quanto è l’uomo che deve gestirlo. L’uomo
dunque è libero, o necessario? Perché non siamo liberi? Perché siamo condizionati, siamo limitati
dal cosmo, dai cicli del cosmo, della vita. Siamo intrappolati in questo rapporto, dove il cosmo sta
sempre prima dell’uomo. Noi avventisti, facciamo del cosmo il centralismo, perciò dal nome infatti
abbiamo, Chiesa cristiana avventista del SETTIMO GIORNO. Esso è parte del cosmo.

3ZO GRUPPO, Soteriologia:


Dio come ci salva, quando ci salva, con quale processo? È davvero funzionale la sua guarigione,
siamo davvero guariti, essendo peccatori?
4TO GRUPPO, Ecclesiologia:
Essere chiesa ci lega anche agli altri. Le singole varie religioni non ci portano alla salvezza, ma allo
stesso tempo non significa che (in modo particolare) l’avventismo allora non serve a niente. Essa è
una via che ti porta a Dio Questo pensiero si complica tantissimo con la dottrina del rimanente,
perché forzare a dire questa cosa preclude la centralità di questa religione e ne esclude la salvezza in
tutte le altre religioni al mondo. L’avventismo si confronta con il narcisismo.

5TO GRUPPO, Etica:


Nell’avventismo il sabato è pura etica. Ma lo stiamo moralizzando il sabato? Esso è un
arricchimento dell’etica biblica. Le norme aiutano a vivere, ma la vita non può essere ridotta a
norma. Come il sabato arricchisce l’etica biblica? Il primo giorno di vita di Adamo ed Eva fu il
sabato di riposo, di lode e di libertà. Questa è l’etica avventista, che comincia con una lode.

6TO GRUPPO, Escatologia:


Noi avventisti, siamo uno dei pochi ad essere pre-millenniaristi, ovvero che crediamo all’avvento di
Cristo prima del millennio. Nelle concezioni post-millenniariste, il male viene considerato sconfitto
durante il millennio. Questo pensiero ha un pensiero ottimista, proprio perché prima del ritorno di
cristo, il male non ci sarà, dunque non abbiamo bisogno di Cristo per sconfiggere il male. Mentre il
pre-millenniarista è pessimista invece, perché l’uomo non si sente capace, in grado di sconfiggere
da solo il male, ha bisogno del ritorno di Cristo per trovare una soluzione al peccato.

2 SEMESTRE (20 gennaio)


L’etica è una scelta, un valore, ma essa introduce l’obbligatorietà, data dalla norma. Nell’etica c’è
una normatività, non è un volere a preferenza, ma obbligo. Essa è anche giustizia, attraverso di essa
si verifica. Giustizia: mettere qualcosa al proprio posto, essa ricompone. Giustezza: questa invece
mette in ballo la punizione. L’etica è anche umanità, essa è anche cura degli altri dunque, le azioni
partono dall’umanità diceva Aristotele, lui diceva che il miglior modo per migliorare un’azione,
bisogna migliorare l’uomo. Migliorare dunque la fonte, affinché possa produrre una buona azione.
Essa è anche rispetto, divisa in due: rispetto della norma e rispetto delle persone, rispettando l’una
però manca l’altra. Quando si rispetta una norma, si mette da parte il rispetto per le persone. Una
etica della coerenza rischia di mettere da parte l’essere umano. Noi invece abbiamo bisogno di
mettere entrambe sullo stesso livello.

V. Etica

A. Definizione: L’etica esiste quando c’è azione, essa è la disciplina dell’etica. Solo
quando c’è azione, diventa possibile la soddisfazione, che nasce dal raggiungimento
di un traguardo. La depressione è la causa di un traguardo non raggiunto, di
un’azione non soddisfatta. L’etica è la scienza dell’azione, e quando un pastore
riesce a innestare un’azione ad un membro, gli sta dando un imput, curando le azioni
dei propri membri. Questa è la migliore definizione di pastorale. Rendere possibile la
realizzazione di un membro tramite l’azione.
ARCO ETICO: Ovvero componenti dell’etica.
- Azione: ovvero c’è etica quando c’è azione, in essa si inseriscono valore, norme,
comandamenti, normatività.
- Scopo: in esso c’è l‘etica teleologica e deontologica. La deontologia si focalizza
sullo scopo, si sforza l’azione. Es: Se nascondiamo degli ebrei con lo scopo di
proteggerli, mentre hai lo scopo di salvaguardare la tua vita, e un nazista arriva e ti
chiede se hai un ebreo in casa. Tu con lo scopo di salvaguardare la tua vita, devi
forzare l’azione e dire la verità. Kant dice che la coerenza morale si trova nel non
considerare il contesto. Nella Bibbia troviamo l’etica del compromesso, e l’etica
della rottura. Qui troviamo l’etica della saggezza, ovvero di applicare queste due
etiche al momento giusto.
Una morale teleologica, è l’utilitarismo, un modello etico anti-kantiano.
L’utilitarismo dice che il fine giustifica i mezzi, mentre Kant dice che i mezzi
portano ad un buon fine. Il sistema sanitario italiano è utilitarista, ci sono delle liste
d’attesa per pazienti che intanto si ammalano sempre di più. L’utilitarismo è un’etica
dell’ordine, tipica etica del mondo moderno. La deontologia e la teleologia sono
etica entrambe utilitaristiche.
Un’etica che si contrappone a queste invece è l’etica del carattere. Essa dice che il
risultato è posteriore ad un carattere, un’azione sarà sempre dietro un carattere,
l’azione è un riflesso del carattere. Il mondo moderno si è fregato del carattere, vuole
l’efficienza. Noi invece dobbiamo fondarci alla cura dell’umanità, del soggetto.
Questo lo disse Alasdair Mcintyre, che scrisse After virtue. Egli fa questa legge in
nome di Aristotele, che disse: “nella vita contano di più gli atteggiamenti che le
azioni.”.

L’etica avventista ha caratteristiche tipiche kantiane:


1. sottolineatura marcata della coerenza dell’azione;
2. chiarezza della norma, che troviamo nella Bibbia.
3. Agente, o soggetto etico, educato e disciplinato.
Lo snaturamento di ciò è l’avventista tipico quadrato. Questo modello però non è l’unico nella
vita, perché nella Bibbia ve ne è anche un altro. Questo è un perfetto modello biblico che non fa
riferimento a tutta la completezza biblica. Inoltre non è l’unico modello perfetto biblico, perché
ve ne sono altri a cui noi non ne abbiamo fatto ricorso.
B. Bibbia – Salmo 1
Salmo 1:3 «Il credente è come un albero piantato vicino ad un fiume […]»
Questo modello dell’albero precede il modello Aristotelico. Secondo questo modello
dobbiamo ispirare ad essere ciò che non sei. Nella Bibbia abbiamo il modello della
santificazione, della trasformazione. Una deformazione di questo modello è che
porta al rinnegamento di se stessi, e nella sua forma più estrema, alla dimenticanza di
se stessi. Ma questo fa nascere alla lunga una frustrazione che ti porta ad esplodere…
Il valore del Salmo 1:3 invece fa valore il modello della fioritura, (un altro modello
biblico), ovvero che tu non devi rassomigliare ad un altro, ma devi fiorire. Ognuno
ha dentro di se un seme che deve annaffiare e far fiorire, portando alla fioritura le
proprie potenzialità. Tipico pensiero Aristotelico.
L’etica viene arricchita quando c’è qualcosa che precede l’azione, dunque lavorando sulla gente, sui
suoi bisogni, per far si che l’etica venga arricchita. Dunque abbiamo: agente etico-azione-scopo.
Molti si sono riferiti al Salmo 1 come al Salmo dell’etica, diviso in due parti, che sono le due vie:
a. vv. 1-3: descrive il beato, ovvero qualcuno che sceglie il bene, l’ideale di un’etica solida con
buone radici.
b. vv. 4-6: descrive il malvagio, anche loro scelgono l’apparente bene, che in realtà è un male.
Questo perchè loro non hanno un bene radificato, anzi, un’etica radificata.
Nella prima parte abbiamo due modelli, modello legge e modello fioritura. Ma aggiunge
nella struttura, un’etica della bellezza. La fioritura arriva con la bellezza di un’anima che
segue la legge. L’etica dunque è strettamente legata ad entrambe, la legge e la fioritura. Una
legge che arricchisce dall’interno. L’albero è il modello di questa etica della fioritura, dove
l’asse orizzontale viene rappresentato dai frutti e dalle foglie. Il fogliame rappresenta una
centralità dell’albero. Il frutto pure, ma esse se ci pensiamo, non sono mai destinati
all’albero stesso, bensì vengono fatti per l’altro. Se l’albero potesse mangiare il meglio di se,
ovvero il frutto, marcirebbe con se stesso. Invece l’albero è un essere relazionale, in quanto
nel suo asse orizzontale, pensa all’altro. Nell’albero la fioritura è un’etica intrinseca.

C. Paul Ricoeur, filosofo etico, in primis della volontà. Dice che la volontà essenziale
non possiamo cancellarla. La nostra etica avventista è buona, è ben tipificata, con la
credenza che la libertà e la volontà hanno un buon equilibrio. Ha dunque dei tratti
Pelagiani. La credenza nel perfezionismo è necessaria, ma si può generare in un
eccesso estremo di radificazione. L’avventismo è una tipica etica della forte
responsabilità.

VI. Escatologia

a. Definizione:
Un puntare ad uno scopo, uno scopo interno, che gli viene imposto dall’aldifuori. Il fine
dell’escatologia, come completamento non è un agente interno, ma esterno. L’escatologia
dunque è lo studio della fine. Nella Bibbia l’escatologia non è monolitica, bensì ha due rami,
si presenta in due modi. Troviamo:
1. da un lato l’escatologia apocalittica, la quale caratteristica è il giudizio, ovvero
l’apocalisse. Nei libri profetici troviamo delle piccole apocalissi
2. dall’altro lato abbiamo la messianicità, che si concentra sull’elemento di pienezza,
non sul giudizio. Ma sul compimento, realizzazione, riconciliazione. Dal punto di
vista messianico sono i Vangeli quelli che ne hanno maggiore presenza, Nell’At è
Isaia.
Dunque nella Bibbia abbiamo due modi di rappresentare l’escatologia, apocalisse e
messianicità. Un esempio è Isaia 2, che è il modello del pensiero escatologico, perché in
esso c’è sia una metafora messianica che apocalittica. C’è escatologia quando
sopravvivono le due versioni della fine, e questo accade in tutta la Bibbia, accade in
Gesù, che ha una escatologia bilanciata ed equilibrata. E accade questo anche nella
White, anche in essa è bilanciata. La speranza dell’uomo è un perfetto libro escatologico,
perché sta a descrivere la messianicità, mentre Il gran conflitto la parte apocalittica.
Dunque l’escatologia avventista ha un’attenzione al futuro, ogni fede non si orienta mai
al presente, bensì sempre al futuro. Un futuro che prevede una preparazione, nell’etica
umana, orientata allo scopo finale. Dunque la nostra etica, è un’etica escatologica, di un
futuro che avviene (da questa adventus, venuta). L’escatologia avventista è più
apocalittica che messianica, non è dunque un’escatologia molto equilibrata e bilanciata.
Per l’elaborato:
5 testi per l’esame: di Moltmann da usare come biblioteca personale.
Dio nella creazione, del secondo gruppo dottrinale, sul sabato
L’avvento di Dio, sull’avvento
Trinità e regno di Dio, 1mo gruppo dottrinale
Cristologia e dimensioni messianiche, qui si concentra sulla 2da persona di Dio
Pneumatologia, qui ci si concentra sullo spirito santo.
I primi 2 sull’avventismo, gli altri 3 sono sulla trinità.
Scegliere uno di questi libri. 300 pp da leggere, in 15 pagine di analisi, secondo i dati del sillabus.

b. Isaia 2:
Vv. 1-5, qui si descrive il futuro di Gerusalemme, tramite una metafora messianica, che fa
leva sul concetto di pienezza e riconciliazione. Questi versetti ci dicono che il litigio finirà,
gli strumenti di guerra saranno cambiati in strumenti per coltivare. Così anche la nostra
escatologia deve essere piena di parole e azioni riconciliatorie. L’escatologia però non è solo
messianica, ma anche apocalittica, infatti dal v. 6-22 cambia intonazione. La metafora usata,
con il tema del giudizio è prettamente apocalittica. Da questo dunque capiamo che non
bisogna essere troppo escatologici in dogmatica, bensì essere fedeli al modello biblico,
seguendo un equilibrio che non sia ne troppo messianico, ne troppo apocalittico.
L’avventismo nasce profondamente apocalittico, ancora oggi mantiene questo tema.

c. L’autore:
K. Lowith è un pensatore, filosofo tedesco ed ebreo, vissuto nella metà del 900, durante la
2da guerra mondiale. Si è dovuto rifugiare in Giappone. Agli ebrei dobbiamo riconoscere il
dono del concetto di escatologia, hanno dato al mondo il concetto di futuro. Loro hanno
introdotto questo tema, non gli altri popoli.
In un periodo l’occidente si volle allontanare, distaccare da Dio. Riguardo questo K. Lowith
dice: se l’Europa si allontana da Dio, allora dovrebbe smettere di essere escatologica. Invece
il mondo occidentale diventa ancora più escatologica, ancora più secolarizzata. Allora lui
conclude che il mondo moderno ateo è un’escatologia secolarizzata. Un europeo dice di non
volere Dio, a nella propria vita vuole comunque un’escatologia. Perché un europeo è sempre
dinamico, pensa al proprio futuro e di raggiungere un traguardo personale. Dunque è
escatologico, secolarizzato, in modo egoistico e ateo, non religioso.
DOTTRINE:

a. Definizione: non si intende il chiarire, ma il rendere complesso. Ma non sarà una confusione
che fa allontanare, ma che ci farà riflettere di più. Una parola che analizzeremo è
‘paradosso’, ovvero un contrasto.
b. Bibbia: Per riuscire a spiegare tale complessità, seguiremo un percorso biblico. La diversità
dei testi va a rinforzare negli studi biblici, ma nella dogmatica non aiuta. Dunque ci
concentreremo solo su di un testo biblico.
c. Teologia: in questo passaggio, la complessità sarà fatta immergere all’interno di diversi
modelli, non solo uno.

DOTTRINA 1
La Bibbia – la prima dottrina della confessione augustana (del 1530, di lutero) è Dio, non la Bibbia.
I cattolici hanno come canone la Bibbia e un’altra fonte, che è la tradizione, canone che viene fatto
durante il concilio di Jame, nel IV sec. I protestanti hanno messo invece come unico punto di
partenza, la Bibbia, essa diventa centrale. La Bibbia stessa ha messo come prima dottrine la
creazione. La Bibbia è stata messa come prima dottrina proprio per far capire che tutto ha inizio da
Dio e dalla sua parola. Dio parla chiaro e tondo, non solo ti dice cosa è bene o male, ma ti da anche
una data… ti dice quando è successa una cosa. È molto preciso in tutto, sul come adorare, come
mangiare, come ecc… Ma cosa si potrebbe nascondere dietro un Dio che traspare tanta certezza?
Forse si farebbe passare l’idea che sa tutto lui. Allo stesso modo l’avventismo, sembra a volte che
sappiamo tutto noi, possiamo passare come quelli che sanno più degli altri.
Fotocopia (look at it)
1872, qui la chiesa crea una confessione, ed incarica un teologo. Non è un prodotto di una
commissione, parte dal basso, con Ryan Smith, che organizza le dottrine e non sa inizialmente come
organizzarla. Noi oggi ci divaghiamo ancora su due tematiche: la divinità di Gesù, sulla trinità
(perchè non tutti la accettano ancora) e la giustificazione per fede (prima eravamo più legalisti,
facevamo fatica a comprendere la questione delle opere e della grazia).
Il primo credo fu fatto da una persona ed ha 25 dottrine, fatta prima di Minneapolis, con Ryan
Smith. Ciò che nasce dopo la White è la posizione della chiesa avventista in mezzo alle altre chiese.
Dopo minneapolis e la White tentano di dare una posizione, il centenario della Bible work
conference, del 1931, li nasce un primo credo, che ha avuto le sue prime basi durante la Bible Work
Conference. Durante quella conferenza, l’avventismo è caduto, i massimi dirigenti teologi sono
diventi inerrantisti, non solo per la bibbia, ma anche per la White.
Nella confessione di India Napolis, nel 1980, le dottrine passano da 22 a 27. Per la prima volta la
dichiarazione di queste dottrine viene votata da tutta l’assemblea, da tutti gli avventisti. Un'altra
importante caratteristica è la prefazione, che da ritmo alle dottrine.
Il catechismo di Heidelberg viene da un movimento calvinista (fotocopia), esso è un catechismo
fatto a base di domande che sono 129, raggruppate in 52 gruppi, collegati all’anno liturgico, alle
settimane. Praticamente ogni settimana la chiesa si concentra su di un paio di domande, per
rinforzare la chiesa. Noi come avventisti nella sds si cocmpleta un ciclo e facciamo il giro dei temi
ogni 4 anni. Il primo gruppo parla di antropologia, anche il secondo gruppo presenta
un’antropologia che si lega a Dio pure, il terzo gruppo si concentra sulla gratitudine, buone opere,
comandamenti e preghiera. Questo catechismo fu scritto da due giovani, 24 e 26 anni, giovani
pastori. Prima del primo gruppo ci sono due domande che fungono da introduzione.
Confessione Augustana (1530), dedicata a Carlo V. Essa consiste in un grande formalismo, da
un’unione tra chiesa e stato. Si sottolinea una struttura migliore dei vari articoli (ultima pag. della
fotocopia).

Noi siamo più di stampo calvinista che luteranesimo. Abbiamo fatto riferimento alla confessione
augustana. La chiesa luterana ha aggiunto al suo credo tanti altri, facendoli diventare 10, tra cui il
credo di Costantinopoli.
Abbiamo 3 sottolineature del credo di noi avventisti. 3 date importanti da ricordare di 3 credi
importanti della nostra chiesa.
1. 1872, 1mo credo con 25 dottrine, esso si situa come premio al concilio di Minneapolis. Esso
è il prodotto di una mente, come quella di Ryan Smith;
2. 1931, Bible Conference, qui la chiesa, per difendere la Bibbia, prende posizioni troppo
letteraliste.
3. 1980, Indianapolis, è la migliore dichiarazione, fatta da una grande gruppo, votata in
assemblea generale per la 1ma volta, in cui tutti i delegati erano da tutte le parti del mondo.
E’ dunque una chiesa multiculturale...

Fotocopia… 1. Nella scrittura c’è un’unità tra l’At ed il Nt, c’è un rinvio. Ma non solo, c’è anche la
diversità, si sottolineano entrambe. Per questo non è ‘la scrittura’, a ‘le scritture’, questo specifica
una diversità. È dunque una buona formula che accoglie la diversità nell’omogeneità.
2.L’origine della Bibbia, essa non è solo rivelazione, ma anche ispirazione. Questi due meccanismi
non sono equivalenti, anche se hanno un grosso tatto in comune, ovvero, che Dio gli permette, egli
decide, stabilisce. È dunque un meccanismo che ha come soggetto Dio. Quest’ispirazione è stata
data per l’uomo come forma di Bibbia, che è la rivelazione divina di Dio. 3. L’utilizzo della Bibbia,
qui ci sono diversità di scopi, ma quello che predomina è la salvezza, la soteriologia. In essa la
Bibbia trova il suo traguardo finale. 4. Carattere spirituale di Dio. 5. Il tono, che è quasi trionfalista,
c’è molta certezza, perché nasce la convinzione che abbiamo nella Bibbia una fonte infallibile per
gestire la vita. C’è però, nella parola, il pericolo che si costruiscano dichiarazioni sbagliate, dato che
ci sono tanti temi nella bibbia. Pensiamo che sia una parola infallibile, ma è la volontà di Dio che è
infallibile, la Bibbia possiamo interpretarla male. La parola è la rivelazione infallibile della volontà
di Dio.

La dottrina 1: La Bibbia
Fideismo  Ciò che io credo deve essere ragionevole, perché non tutto è dimostrabile.
A. Definizione: Cos’è la Bibbia? È l’insieme di libri che fondano la fede. La parola stessa
esprime questa pluralità di scritti fondanti. Lo stesso non si potrebbe dire del Corano, che ha
i ‘surate’, e tutti questi sono riconducibili allo stesso autore. La Bibbia è ricca di diversità, è
un libro rotto, ma noi vediamo un completamento in questa spaccatura. Due parole
contrastanti: a. Parola: b. Scrittura: Con entrambe designiamo cosa la Bibbia è.
1. La bibbia come parola, esprime un senso di vicinanza a noi, esseri umani. La parola di
Dio esprime dunque vicinanza, nel senso che noi percepiamo nella sua parola la
presenza diretta di Dio, le sue intenzioni dirette e calde. Essa ha una caratteristica di
immediatezza, al punto tale da farla diventare mia, penetrano nella mia anima. La parola
di Dio ha come destino il cuore dell’uomo. Dunque la Parola è Dio nella sua
assimilabilità, ovvero assimilabile dall’uomo.
2. La scrittura, è un segno esterno all’individuo, esterno anche a chi comunica
quell’informazione. Perché esso è anche un equilibrio della fede, è come una
salvaguardia di Dio. Questo segno esterno non dipende da come oi lo percepiamo, e
come tale è un segno indipendente da noi, oggettivo. Che ci può apparire anche freddo
(ovvio che un abbraccio è più caldo, rispetto ad un libro), dunque la scrittura implica
un’esperienza di più difficile assimilazione. Anche se essa ha un messaggio devi
lavorare per arrivarci, c’è una difficoltà oggettiva. La scrittura implica un’alterarietà, è
un segno trascendente, che non si può mai assimilare… in quanto ci si deve sempre
confrontare con essa. Bisogna rileggere continuamente per capire cos’altro vuole
davvero dirci. E non leggerlo in rapporto a ciò che è per me parola. Una scrittura non
potrò mai farla diventare parte di me, dovrò sempre faticare. Ciò che Dio dice attraverso
le sue parole, le dice attraverso la sua intimità di parole, in quanto coinvolto in ciò che
dice. Penetrano perché le dice col cuore, si incarna nelle sue parole. Cosa significa
invece per Dio scrittura? Una limitazione, perchè vorrebbe dire tutto ciò che vuole per
spiegarlo meglio, ma non può perché non sarebbe comprensibile a noi. Per Dio scrittura
significa anche fatica, questa però è una garanzia del suo coinvolgimento, perché
s’impegna per fare questo. La teologia della Bibbia implica questi due elementi: parola e
scrittura, dunque una inassimilabilità.
B. Bibbia: Nel AT si parla della parola: Salmo 119, esso ci ricorda che non è un solo termine
utile a dirci cosa è la parola, bensì molti. Nel salmo sono 7 termini in 22 strofa, più sono i
versetti che citano la stessa cosa, meno complesso è da capire. Se è uno o due soli vv.
abbiamo bisogno di capire il contesto attorno, è un lavoro più lungo. Nel NT può essere Gv
1 che approfondisce il termine Parola. O Apocalisse 11, parla di 2 testimoni che vengono
fatti tacere. Un altro è anche Mt 13. Per riflettere bene abbiamo bisogno di prendere un
intero brano. Es: 1 Tim, in questa epistole la parola rappresenta il sottofondo di base, es: il
primo cap. parla delle false dottrine, questo sottintende che all’interno di questo cap. c’ una
verità. In Tim 1:3-11, ci parla delle dottrine false, esse possono essere false in modi diversi,
ovvero con favole e genealogie, in quanto esprimono falsità per eccesso, mettono troppe
cose e aumentando tante cose attorno soffocano la centralità della parola centrale. Le troppe
parole dunque creano l’effetto opposto, ci allontanano dal vero senso. Quello che spiega qui
Paolo è un meccanismo umano, perché anche noi, oggi, se poniamo tante altre storielle a
favore, perderemo la centralità del messaggio. Per esempio leggere solo la White, per
eccesso, anche se ha delle buone intenzioni, arriviamo col decentralizzare il vero messaggio.
A partire dal v. 8 si concentra sulla legge. Qui c’è un meccanismo opposto, non c’è più un
eccesso di pluralità, ma una riduzione che porta anch’essa alla centralizzazione della parola
essenziale. V. 10, una dottrina sana non è la completezza, neanche la verità, bensì una
dottrina sana da la vita, che trasmette cioè sanità. Se una dottrina è sana, è vera, se è vera,
non necessariamente è sana. Per Dio qualcosa è vero se è fedele, cioè qualcuno che promette
qualcosa e mantiene tale promessa, o quando si rivela in un certo modo e lo mantiene nel
tempo. È dunque una realtà relazionale… una parola è vera, se viene mantenuta, non perché
è vera in sé. La Bibbia è un rapporto con qualcuno, la Bibbia non è la descrizione della
realtà, ma della realtà che Dio ha nel cuore.
C. Analisi: Un altro tema, oltre la Bibbia, è il canone. Ci sono diverse reti di temi importanti,
che accorpiamo in poche dottrine. Hanz li ha accorpati in 3 gruppi:
1. Affermazioni dottrinali a monte delle origini, i motivi essenziali si collegano al concetto
di rivelazione ed ispirazione. Non sono uguali, anche se molto collegati. La rivelazione ci
dice che l’origine è divina, la Bibbia dunque non è umana. Parte dal basso (top down), la
Bibbia ha dunque un’origine divina, ma in senso più compiuto, anche umano, ovvero di
uomini che sono stati ispirati. (La scrittura è un segno mirato ad un impegno di
interessamento all’altro, così allo stesso modo Dio ha messo impegno per rendere capibile la
Bibbia. Differenza tra certezza e fedeltà. La prima è una sicurezza assoluta, mentre la fedeltà
una certezza vulnerabile, la verità della Bibbia non afferma la realtà del reale, perché al di
sopra di questa dimensione la Bibbia ci descrive di Dio, ma non come stanno le cose, in
modo oggettivo, ma in modo soggettivo, soggettivo per Dio che sarà fedele nella sua
promessa.)
L’altro concetto è l’ispirazione, che viene utilizzato per capire chi è l’ispirato, che è l’essere
umano. L’ispirato è legittimato di lasciare la sua impronta, di lasciare il messaggio a modo
suo, sul versante della sua cultura e tradizione.
3. Affermazioni di ciò che è a valle, ovvero l’appropriazione, o assimilazione,
comprensione, interiorizzazione, o più semplicemente lettura. La prima assimilazione è
la lettura, ovvero l’interpretazione, che indica due momenti: uno di fedeltà al testo, ed
un'altra di fedeltà al lettore. Questo è il circolo ermeneutico. Quattro dimensioni
dell’ermeneutica:
a. lineare/letterale: cogliere il significato primario del testo (es: non uccidere,
significato primario e diretto ‘non togliere la vita altrui’).
b. Dei principi: se non vediamo i principi, restiamo al significato primo del testo,
mentre il principio va oltre. Il letteralismo non arriva a questo secondo livello.
c. Del paradosso: in un’ermeneutica del paradosso si apre una lotta al pensiero
compatto ed omogeneo. Col paradosso s’incarna la complessità della vita e della
realtà
Queste 3 ermeneutiche rimangono intra-bibliche, ovvero nella Bibbia, mentre la 4ta è il
polo esterno, dato da una sola ermeneutica, che è quella del lettore:
e. la realtà, la bibbia necessita confrontarsi non solo con sè stessa, ma anche con il
principio della realtà fuori dalla Bibbia.
3. Affermazioni della Bibbia, dunque la struttura. La bibbia è una plurivocità, l’opposto è
l’univocità. Le parabole, le metafore, le profezie ecc, non sono univoche, bensì la
plurivocità.

LA SECONDA DOTTRINA, Dio


Vi sono vari livelli, la forma più radicale è lo gnosticismo, perchè non combatta la forma
d’esistenza di Dio. Oggi prevale la dimensione agnostica, che non si pronuncia ne a favore, ne
contro. Oltre l’ateismo e lo gnosticismo abbiamo il deismo, che rinasce in questi tempi,
collegandosi alla riconoscenza di un essere supremo che non si può negare, ma allo stesso tempo
affermare. I deisti dunque dicono «Dio c’è, ma è muto».

(La scrittura è un segno mirato ad un impegno di interessamento all’altro, così allo stesso modo Dio
ha messo impegno per rendere capibile la Bibbia. Differenza tra certezza e fedeltà. La prima è una
sicurezza assoluta, mentre la fedeltà una certezza vulnerabile, la verità della Bibbia non afferma la
realtà del reale, perché al di sopra di questa dimensione la Bibbia ci descrive di Dio, ma non come
stanno le cose, in modo oggettivo, ma in modo soggettivo, soggettivo per Dio che sarà fedele nella
sua promessa.)

Un secondo elemento contrastante è che l’avventismo non menziona caratteristiche di flessibilità,


invece la confessione di Augusta ha è più flessibile. Queste differenze non ci portano a minimizzare
la nostra denominazione, ne a sopravvalutare quella luterana.

Nel calvinismo, c’è (1) l’esclusivo riferimento alla Bibbia. (2) viene espressa in termini trinitari. (3)
anche quando parla di Dio, ne parla in termini di salvezza.

Adesso andiamo alla dottrina in se:


A. Definizione: Dio può essere definito in vari modi, (1) Elohim, (2) Yahwe. Noi li prendiamo
come sinonimi nella nostra lingua, ma l’ebreo sa che vogliono dire due cose diverse dello
stesso essere. Il miglior esempio di questo contrasto, paradosso, ce lo danno i primi due
capitoli della Bibbia. Perché in Gn 1 si usa solo Elohim, in Gn 2 solo Yahwe.
In cosa consiste la differenza? Che Elohim esprime la trascendenza di Dio, la sua santità.
Trascendenza perché il creato dipende totalmente da Elohim, che crea dal nulla, con una
procedura innaturale. Crea dalla parola, trascendentale, non dal ventre di una donna. Mentre
Yahwe, che troviamo nel cap. 2, è il Dio che non parte dall’alto, bensì dal basso, che parte
dall’immanenza, cioè che crea diversamente, sporcandosi le mani col fango. (Elohim è colui
che non si sporca le mani, con una parola fa)

I salmi sono divisi in 5 parti, il primo di Davide, il 2do di Core, 3zo di Asaf, 4to di Mosè e
anonimi, 5to solo anonimi.

B. Parte biblica: (es: Nel Nt Gv 1, 1 Gv 5, nel At i Salmi)


Salmo 139, nella sua struttura parla di Dio, dai primi vv. si capisce già chi è il tema
principale, ovvero Dio. A partire dal v. 13 è l’essere umano che diventa il centro, anche se si
continua a parlare della grandezza di Dio. Il quadro si sposta all’uomo, ma il soggetto è
sempre Dio. Nella prima parte troviamo in modo narrativo due tratti di Dio, la sua
onniscienza, e onnipresenza. I tratti assoluti di Dio sono proprio questi (più l’onnipotenza),
tratti di grandezza. Invece i tratti relativi o meglio, relazionali, dunque limitati, sono
l’amore, la giustizia, quegli attributi che hanno a che fare col relazionamento col popolo
d’Israele. Questo salmo ha attributi assoluti (vv. 1-12) e relativi (vv. 13-23). È dunque un
salmo compiuto in entrambe le facce di Dio.
- vv. 1-6 onniscienza,
- vv. 7-12 onnipresenza.
- vv. 13-18 Dio che crea per amore,
- vv. 19-23 Dio che giudica ai nemici e anche il credente

C. Analisi: ci sono 3 caratteristiche


1. Conoscenza, ha intrinseca due teologie, una positiva ed una negativa. La positiva
afferma la possibilità di conoscere Dio. Questa teologia afferma che Dio c’è e dunque si
può conoscere. Ci sono 3 modi per conoscere Dio.
a. Metodo naturale, attraverso la natura (tendenzialmente cattolico), ciò che loro dicono
è sostanzialmente contenuto nella natura
b. Metodo scritturistico, attraverso la Bibbia
c. Metodo della coscienza, qui si manifesta al meglio la conoscenza di Dio
La teologia negativa, o apofatica, invece, afferma che Dio c’è, ma non può essere
conosciuto completamente. Per essa è impossibile che essa sia riconosciuto soltanto con
la natura, la Bibbia e la coscienza. Viene conosciuta anche con la parola ‘ineffabilità’,
ovvero ciò che è al di là delle parole, che è inesprimibile.
Il paradosso di questo salmo qual è? Il paradosso non cancella la conoscenza, ma la
rallenta per renderla più profonda. Il paradosso è il contrasto tra gli attributi di Dio che
sono 2 qui, e gli attributi relativi che sono 2 pure. Dal vv. 1-12, c’è un Dio con caratteri
assoluti (nessun essere umano può limitarlo dunque), mentre dai vv. 13-23 c’è un Dio
relativo, cioè che si lascia porre dei limiti.
2. Natura di Dio, è un Dio che si fa conoscere, ma a questo sua volersi far conoscere, c’è
una riserva teologica, cioè Dio non può farsi conoscere. Che cosa contraddistingue Dio?
Nella Bibbia non abbiamo un’ontologia di Dio distinta, a parte alcuni vv. dove gli autori
vogliono descrivere per bene la natura di Dio. L’ontologia può essere implicita, espressa
tramite preghiere ed altro, ed esplicita.
Di quale essere di Dio ci parla la Bibbia? Essendo che essa appartiene ad un periodo
storico antecedente al nostro, continua comunque a trasmettere una realtà trascendentale
dell’essere di Dio, ovvero che riusabile nel corso del tempo. Un concetto che invece chi
ha scritto, non aveva in mente, ovvero di essere odierno e riusabile per l’uomo moderno.
Dal mondo cristiano a quello pre-cristiano, la categoria per descrivere di Dio è quella di
essere supremo. Ovvero perché è più grande di noi ed eterno (era visto così nel periodo
pre-moderno), era un Dio che completava la debolezza umana. L’uomo era un essere
limitato, Dio illimitato. In chiave moderna invece Dio è stato pensato in soggetto
assoluto, che presuppone un mondo che si sta facendo, in virtù di ciò che è assoluto.
Mentre l’essere supremo, ha un mondo già fatto, già stabile, punta dunque sulla garanzia
di quest’ordine.
La svolta antropologica rompe la via per arrivare a Dio, non è più il cosmo che ci aiuta a
capire Dio, ma basta capire noi stessi, l’uomo, per capire Dio. Perché oggi c’è più
affinità con l’uomo, che con la natura, perciò Dio si capisce attraverso l’uomo stesso.
Noi così come percepiamo la specificità nostra, del nostro tempo, dobbiamo cogliere la
specificità del tempo della Bibbia, altrimenti cadiamo nel pericolo di non capirla e non
amare la sua lettura. Un altro effetto negativo di questa concezione è di sacralizzare le
nostre concezioni culturali, avviene dunque un fraintendimento fortissimo riguardo ad
omonimie culturali. Dunque inquiniamo il concetto di Dio nella Bibbia, un concetto he
essa non ha in realtà. Dunque la nostra concezione di Dio non è quello della Bibbia. Così
come succede questo, allo stesso tempo non capiamo il mutamento di Dio.
Questo ci porta a dover curare questo pericolo, attraverso dei modi: capire la categoria di
Dio, capire la specificità del suo tempo.
Quali sono gli elementi che differenziano la modernità dalla pre-modernità?
Allora la nostra culturalità legittima la nostra credenza in Dio? Certo, perché Dio si è
rivelato agli ebrei in un determinato momento storico, che è quello del mondo ebraico.
Dunque è legittima qualsiasi credenza in Dio nella propria cultura, stando attenti ai
limiti. Dobbiamo cogliere dunque qual è lo specifico del mio tempo.
Nella società moderno Dio è concepito come assoluto, e tale assolutismo di Dio ha a che
fare dunque con la teologia e l’antropologia odierna. Noi abbiamo costruito
l’individualismo antropologico e senza farci caso abbiamo associato la percezione di Dio
al modello antropologico moderno. Oggi Dio è definito troppo come assoluto, e l’uomo
troppo come soggettivo ed individuale. Il concetto di Dio oggi è considerato troppo da
un’auto-referenzialità.
Dio è stato concepito come:
1. una forza, qui il cristianesimo ha proposto uno strumento correttivo, dicendo che Dio
non è solo forza, proponendo Dio come persona.
2. Persona, perché solo ad una persona si può attribuire una personalità. Però il
problema del concetto di persona è il libero arbitrio.
3. relazionale, invece corregge il concetto di Dio come persona, perchè ha una volonta
ed una ragione. Questa modalità esprime un Dio sì come persona, ma non per
evidenziare la sua persona, ma per ridimensionarla. Cioè colui che è in grado di
mettersi in legame con l’uomo in termini di ridimensionamento.
Essere supremo descrive, nelle culture premoderne, la superiorità di Dio. Cioè che per
natura è al di sopra di noi e lontano da noi. È stabilità ed ordine, è un prototipo che se
stesso non è. La svolta antropologica di tutta l’epoca moderna è che per arrivare alla
Bibbia, bisogna partire da un’esperienza umana. Si necessita un bilanciamento riguardo
la natura assoluta di Dio.

3. Che cos’è la Trinità:


Monoteismo cristiano: la differenziazione di Dio cambia, diventa un Dio trinitario. Dio non
ha solo tre persone diverse come l’ebreo, bensì è un’unità, non piatta, ma che si diversifica
in 3 entità, persone.
Schema:
a. Dio padre, che propone il piano
b. Dio figlio, che rinforza il piano del Padre
c. Dio spirito, che rinforza il piano del Padre e l’aiuto del figlio.
Capiamo la trinità in quanto relazionale: essa ha due prospettive, una concezione della relazione
esterna, un esempio è l’alleanza
Scoprire la trinità, significa scoprire la relazione attraverso la Bibbia, grazie alla quale capiamo
Dio, Cristo e lo Spirito Santo. In questo modo abbiamo una pluralità di relazione.
C’è una differenziazione tra il Padre ed il Figlio, dove il Padre da un decreto ed il Figlio segue
tale decreto. Ma se il figlio attua un’innovazione, il Padre si adegua ad esso.
Ci sono 3 livelli per capire il rapporto la dottrina trinitaria di Dio
1. l’esperienza con Dio, quindi per capire Dio ho bisogno di esperienza religiosa
2. Idee su Dio, conoscenza dottrinale di Dio
3. Categoria di Dio teologica-culturale.
Il modello è di Gesù persona, non Gesù ubbidiente. Gesù fu sia ubbidiente ma totalmente libero
di scegliere. È un Gesù innovativo, non cancella o disdice ciò che il Padre ha creato prima.
Afferma dunque se stesso facendo qualcosa di nuovo, di fronte ad un Dio Padre che lascia il
Figlio innovare.
Il ruolo dello spirito è quello di prolungare ciò che Gesù ha fatto, dunque esso è subordinato a
Gesù. Non è Gesù però che produce lo spirito, perché in Mt 1, è lo spirito che genera il figlio.
Quindi come tra Dio e Gesù c’è un doppio rapporto di affermazione, anche tra Gesù e lo spirito
c’è un rapporto doppio di affermazione. Dunque il modello è un’alternanza fra subordinazione e
di affermazione. Il modello relazionale che ci diviene descritto nella trinità di Dio è questo,
affermazione e relazione.

Modello relazionale nella trinità


1. Polo di affermazione: la relazione prevede che la mia voce sia ascoltata, senza prepotenza.
Nella relazione dobbiamo evitare l’annientamento e la prepotenza, è l’affermazione che
rappresenta al meglio la mia voce.
2. Polo della flessibilità: essendo flessibile do la possibilità all’altro di affermarsi, senza
flessibilità si è prepotenti. Do la possibilità all’altro di esprimersi. Un secondo scopo della
flessibilità è cambiare me stesso, trovando così vari modi di essere in me stesso. Quindi non
è importante solo affermare Dio Padre e Dio figlio, bensì la cosa piu importante è la
relazione fra l’uno e l’altro. Gesù infatti ha una personalità estremamente flessibile nei
confronti di Dio, se in Gesù non ci fosse l’elemento di affermazione, sarebbe la copia esatta
di Dio. Il Padre si afferma pure, attraverso ad esempio la creazione. Troviamo un Padre che
accetta le improvvisazioni del figlio, attraverso l’affermazione e la flessibilità, attraverso un
livello di equilibrio. Lo spirito appare invece come colui che si adegua alla guida di Gesù.
Quindi ha un grandissimo senso di responsabilità, per fare ciò che viene totalmente da
qualcun altro, Gesù.

3. TERZA DOTTRINA: IL PADRE


Che cosa aggiunge il figlio al concetto di Dio-Padre? Aggiunge la definizione di Abba, questo è
solo uno dei tanti elementi.
Paternità definita relazionale, non di progenitorialità. Il concetto di paternità espresso nel Padre
Nostro, fa pensare, è molto implicito. Cioè la paternità di Dio sembra sospesa nell’aria, è come se
Dio dovesse guadagnarsi il titolo di Padre. Qui Dio, nella preghiera, è come se dice «rimetto nelle
vostre mani l’appellativo che io sono, vi lascio la libertà di sentirvi spontanei di chiamarmi Padre».
La paternità di Dio non è mai soddisfatta allo stesso modo per tutti, ognuno la interpreta come più
lo sente vicino. Padre è un titolo che Dio deve guadagnarsi e che per ogni persona deve
riguadagnarsi continuamente da capo, in modo sempre più diverso.
La paternità indica un doppio cammino, e l’uomo non si indietreggia perché non sentono rigidità,
ma una spontanea vicinanza. Nella Bibbia abbiamo due scene della paternità di Dio, rispettivamente
nell’AT e nel NT. Nell’AT ci sono due caratteristiche, una corporativa, e l’unilateralità. Mentre nel
NT la paternità si articola con delle modalità un po' diversa. La paternità corporativa diventa
individuale, ma non significa che scompare, ma che non è più un popolo unito, un gruppo (in senso
spirituale) come l’antichità dei popoli ebrei. Dall’altro lato l’unilateralità di Dio Padre nei confronti
dell’uomo, non scompare, ma fa spuntare la reciprocità. Entrambi si danno attenzioni, non c’è solo
da parte di Dio.
Cosa dice Erick From? Dice che nella genitorialità c’è una differenza tra padre e madre, perché il
padre rappresenta l’accettazione condizionata di un rapporto tra il figlio ed il padre, dove il padre
accetta se fa ciò che fa il padre. Dunque l’amore del Padre è condizionato. Nella madre invece
l’amore è incondizionato, qualunque cosa fa il figlio resterà sempre suo figlio. In tale amore però
manca lo stimolo del figlio a darsi da fare, diverso da quello del padre che ti stimola tanto. Secondo
From dall’amore condizionato del padre nasce l’educazione, perché si da da fare e cambia, da il
meglio di se per conquistarlo. Dice addirittura che è l’amore del padre che stimola un’universalità,
mentre l’amore della madre è limitato alla sua ‘tribù’, è un amore grandissimo ma ha dei limiti, è
poco inclusivo, darebbe la sua vita per i suoi, ma non per gli altri. Mentre quello del padre è più
universale proprio perché all’opposto, è inclusivo. Un padre adotta e ama meglio, perché a lui
importa l’attenzione che il figlio da. Ci dev’essere simmetria nel rapporto. Qui From riesce a
distinguere una paternità asimmetrica, dove il criterio che predomina è la generosità, la
disponibilità, mentre simmetrica è quando il criterio cambia. Cioè che la generosità crea sconforto,
quando un figlio è adulto percepisce la generosità come una invasione, intromissione. Qui ci deve
essere il criterio di flessibilità. Cioè non quanto sia presente un padre, ma quanto il padre riesce a
capire la necessità del figlio. È la capacità di fermarsi qui che contraddistingue un genitore.

DOTTRINE 4: DIO FIGLIO


Ci sono due tipi di figliolanza, una discendenza fisiologica, biologica e un’altra figliolanza non
discendente, ma di qualcuno che assume consapevolmente di essere figlio.
Nella figliolanza attiva avremo una modalità dove il figlio accoglie il progetto del padre, e l’altra
dove lo interpreta, dunque lo soggettivizza. Dunque una è di sottomissione, l’altra di autonomia.
Mt presenta in diversi capitoli, mentre Gv ?:9-29, in quest’unico brano si presenta il doppio aspetto
della figliolanza di Gesù. Il figlio fa alcune cose che il padre non fa, dunque il figlio si presenta
come colui che giudica, non è solo il padre a giudicare (22-29).
Analisi teologica: rapporto inter trinitario del figlio, come si ricollega col padre? La cristologia si fa
due grandi domande:
1. Quale rapporto ha Gesù con le altre persone della trinità?
2. Come in Gesù si collegano la sua natura divina ed umana?
Ciò che ha privilegiato è la sua natura divina. La chiesa avventista a questo dibattito, rispetto alla
divinità di Cristo abbiamo avuto seri problemi, perché abbiamo ereditato un seme arianesimo dal
circolo protestante evangelico. C’erano infatti molti avventisti semi-ariani. Solo dopo 50 o 60 anni
si è incominciato a riconoscere in tutto e per tutto questa sua divinità. Dagli scritti della White la
chiesa è riuscita a sorpassare questo problema, con Guida Gesù, il Monte delle beatitudini, La
speranza dell’uomo, 1900 con il Libro sulle parabole. Sono libri fortemente cristologiche, dopo
questi la chiesa risolve in modo definitivo il problema della divinità di Gesù. Dunque dal 1900 la
chiesa avventista afferma la divinità di Gesù.
Riguardo l’umanità noi avventisti abbiamo subito riconosciuto la sua umanità. Il problema per noi
era se Gesù quando è nato si è incarnato in Adamo prima del peccato o dopo? Molti cristiani
dicevano di non considerare neanche l’incarnazione. Altri credenti dicono che Gesù si è incarnato
prendendo una natura umana come quella prima del peccato di Adamo, chiamata posizione pre-
lapsaria. Invece post-lapsaria è un Gesù che ha preso una natura una di dopo il peccato.
Perché se Gesù incarna una natura umana dopo il peccato, significa che è come noi, ha combattuto
come noi, significa che la soteriologia prende l’impronta del perfezionismo. cioè se lui è riuscito a
vincere il peccato, allora anche noi possiamo riuscirci. Il nostro avventismo era molto perfezionista,
perché prendeva la posizione post-lapsaria.
La differenza tra queste due posizioni è una differenza di grado, perché comunque andavano tutti
sulla stessa scia di base. Abbiamo sempre preservato la natura umana, però abbiamo detto che la
salvezza è per grazia, non per opere. Dunque il perfezionismo soteriologico (più radicale) si è
spostato ad un perfezionismo etico. Minneapolis ha misurato e bilanciato il nostro post-
lapsarianesimo, senza di esso saremmo ancora molto radicali riguardante la salvezza e la
perfezione.
A partire dal 1950, con un libro l’avventismo ha cambiato la sua posizione. Ha incominciato ad
avere una nuova visione post-lapsaria. Ovvero quella pre-lapsaria. Perché lo hanno fatto? Tramite
una rilettura della Bibbia, e secondo loro per contro-arrestare questa spinta verso il perfezionismo.
La sorella White risolve questo dilemma con un post-lapsarianesimo con Fil 2:15 … bho. Interpreta
tu Cri.
Oggi il problema si è rovesciato, non abbiamo piu problemi con la divinità, bensì con la sua
umanità. jan Succer, teologo, nel suo testo, Il cristo manifestato in carne. (in inglese Huch with our
feelings), racconta come è nato il problema, come si è realizzato lo spostamento dopo 1950, fino ad
oggi. Il quadro più tipico di tale problema è apparso nel 1990, attraverso due scuole del sabato, uno
che presenta una posizione prelapsaria, una postlapsaria.

- Domande per l’esame: Gruppo di Dio, poi ne sceglie uno tra ecclesiologia e
cristologia
- L’escatologia e l’avvento, cosmologia e ,
- oggetto d’esame: studio dettagliato ai 6 gruppi dottrinali (con la conoscenza della
lista delle 28 dottrine),
- ci sarà una domanda su ogni gruppo dottrinale (6 domande in totale), considerando
sia la storia che il riferimento biblico ed il collegamento con un autore.
- Le 5 dottrine della prima dottrina (Dio padre, figlio e spirito santo), studiare tutte e 5
(ci saranno 5 domanda, una ciascuna)
Esame con 10 domande: scritto, possiamo usare tutto il materiale che abbiamo! Facendone una
riflessione sui punti richiesti, oltre ciò che abbiamo imparato dagli appunti. Facendone una
redazione lineare e coerente nella risposta.

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