La dogmatica è utile per costruire la pratica della fede, la quale ci porta a riflettere sul cos’è il bene.
La dogmatica è la spiegazione della dottrina (dei principi fondanti) per coloro che sono interni alla
chiesa, un altro tratto distintivo è che è fatto di principi fondanti, incontestabili e ragionevoli con la
testimonianza della bibbia.
Principio dell’incommensurabilità che descrive le ricchezze interne della cultura stessa, non
misurabili da principi esterni, in quanti i principi interni sono incommensurabili, ovvero non
giudicabili. Con questo stesso principio viene paragonata
_ la dogmatica: La negatività è che se ci si chiude solo all’interno e non ci si apre al pensiero o alla
mentalità esterna, la logica e la cultura resta chiusa e non apre i suoi orizzonti a nuove prospettive,
che magari possono aiutare a correggere eventuali errori.
_ apologetica: spiega le dottrine a coloro che sono all’esterno, in tal modo la dottrina stessa ne esce
migliorata e corretta, in quanto attraverso l’ambiente esterno riesci a vederne una nuova
dimensione. La 2nda componente dell’apologetica è la ragionevolezza al fine di trovarne l’essenza.
_ teologia sistematica: un elemento ha senso solo nell’insieme del sistema. Proprio per questo le
dottrine vengono divise in gruppi, vengono inserite in un sistema per rinforzarne il senso. (per noi il
sabato è un simbolo di appartenenza, è per questo che fa parte del gruppo dell’etica. Un’etica che ti
porta all’affermazione della vita, non alla fatica di essa stessa.) Sistematici: Lutero, Calvino,
Tommaso D’Aquino, Agostino.
DOTTRINE
Deriva da dotto, ovvero da qualcosa di intelligente, che per un protestante ovviamente è:
1) la Bibbia - Nell’Antico Testamento i libri sono elencati in ordine: Torah, storici, profeziali e
profetici.) Prima, nella tradizione ebraica, era divisa diversamente: la Tanakh, con prima la
torah (legge), nebihim (profeti) e ketubim (scritti).
Nel Nuovo Testamento abbiamo i Vangeli e le epistole, dove il centro della cristianità non è
ecclesiologica. Bensì il centro dei Vangeli è il regno dei cieli.
In totale, l’AT e NT formano 5 grandi gruppi, che ci aiutano ad estrapolarne la dogmatica.
2) Testi dogmatici, cioè: la dogmatica si fa attraverso tali libri. Alcuni dogmatici sono:
Calvino, Lutero, Hans Kung, Bruno Forte, Fulvio Ferrario, Karl Barth, Pannemberg, Sallie
Mcfague, Elizabeth Johnson.
3) Letture culturali: come conoscere la situazione ed il contesto, come vivere in mezzo ad una
civiltà senza leggerne la cultura?
Affinchè la dogmatica i sviluppi abbiamo bisogno di porci diverse domande. Oggi però è diventato
imbarazzante introdurre la domanda su:
1. Dio, la propedeuticità della fede però ha bisogno di qualcuno che ponga questa domanda.
2. sull’uomo. (M. Buber – Tu ed io libro sul rapporto tra Dio e l’uomo)
3. la disfunzione, se non ci si chiede che cosa non va, è difficile estrapolarne la dogmatica.
Queste 3 domande sono descrittive, più diagnostiche. Punta dunque ad una prospettiva di
soluzione, di ricomponimento.
Per la disfunzione, una prescrizione è la dimensione del (4) gruppo, il quale rappresenta un
primo passo di risoluzione. Oltre il gruppo un’altra soluzione potrebbe essere (5) l’agire, come
terza, la (6) speranza.
Questi 6 punti riportano esattamente ai 6 gruppi dottrinali
a. Dio=teologico
b. Uomo=cosmologico
c. Disfunzione=soteriologico – il quale si occupa del peccato
d. Gruppo=ecclesiologico – con 7 dottrine, il corpus più grande
e. Agire=etico
f. Speranza=escatologico, da ‘esca’ che vuol dire ultimo, racconta infatti della fine.
I. Teologico: Il fatto che Dio ci benedice nonostante l’idea che abbiamo di lui, non
significa che l’idea che abbiamo di lui sia giusta. La domanda che dobbiamo porci per
fare teologia è prima di tutto, ‘chi è Dio oggi?’. Se si scatta una foto, si rappresenta di
più il fotografo, che il protagonista della foto stessa. Così anche noi se ‘scattiamo’ una
foto di Dio, non è direttamente Dio che rappresentiamo, ma noi prima di tutto. Questa è
la teologia, questionare Dio, se non critichiamo, ne chiediamo riguardo lui, lo stiamo
automaticamente considerando come un idolo. Quest’ultimo non ha vita propria, è un
qualcosa di più piccolo di te, a cui ti aggrappi, vedendolo statico lì sempre nello stesso
punto, con le stesse idee. Invece Dio dice ‘vieni e mettimi alla prova’, lui stesso chiede
pone un dialogo, lui stesso vuole essere conosciuto, non lasciato come un’idea, un idolo.
Esposizione Richard: Calvino si basa su 3 punti per conoscere Dio: coscienza, natura e Bibbia, le
prime due sono relative, la bibbia è assoluta.
Un primo tipo di monoteismo è quello dell’Islam, dove nel corano, nella descrizione di
Allàh, facciamo difficoltà a trovare altri denominativi per questo nome, vi è solo questo.
Possiamo denotare una certa compattezza e coerenza dunque, in questo Dio. ‘Allàh è grande
perché è tutto d’un pezzo’. Mentre il Dio dell’AT sarebbe un Dio differenziato. Nella
cosmogonia si trattano le origini della creazione del cosmo. Di solito nella natura è la donna
che crea la vita, anche negli animali. Invece solo Dio fa a meno del grembo e della natura,
lui ha creato da sé, dalla Parola, con trascendenza, ‘senza sporcarsi le mani’. Un esempio è
Gen 1 dove abbiamo un Dio Elohista (trascendente), mentre in Gen 2 abbiamo un Dio
Yahvista (fisico e carnale). Nel corano tutto viene raccontato da un solo autore, differente
dalla Bibbia, che è raccontata da diversi autori e quindi pone differenti punti di vista. Ecco
cos’è il monoteismo differenziato nelle religioni. Il Dio della Bibbia ha diversi sé, per la
religione ebraica, differenti caratteristiche, anche se lui è uno. Nel Cristianesimo abbiamo un
monoteismo dove abbiamo un unico Dio, in 3 persone, diversamente dalle altre religioni.
Modalismo: riduzione della trinità a dei modi di essere di Dio, che pecca nella riduzione
della persona di Dio.
Triteismo: considerazione della trinità come 3 persone diverse, che pecca nell’eccesso della
persona di Dio.
II. COSMOLOGIA
1. Definizione:
Suddiviso in creato e natura
Una visione cosmologica è una visione più logica, più razionale, mentre una visione
cosmogonica è una visione di tipo mitico, più simbolico. La genesi per esempio è in
chiave simbolica.
La natura nei suoi ritmi ed affidabilità è precisa tanto quanto Dio è, l’uomo dunque usa
la natura per arrivare a Dio. Anche le culture moderne fanno ciò, seguono i ritmi della
natura.
Tommaso D’Aquino per capire chi è Dio dice che si deve guardare il cosmo, solo così si
capisce che esiste. Vedendo che tutto si muove si deduce che c’è un motore dietro che da
vita a tutto ciò.
La cosmologia, in riassunto: l’essere umano non è isolato da un concetto di cosmo. Della
sua definizione si parla pure d’antropologia, l’uomo moderno ha due scelte davanti,
quella del cosmo e quella dell’uomo. Per capire Dio, nel protestantesimo, l’uomo non si
affiderà più della mediazione del cosmo, nè della chiesa, bensì si affida all’individuo.In
senso positivo questo ha causato un’immediata pienezza. Il protestantesimo critica
l’immediatezza, ma ne propone un’altra, quella della coscienza personale. Però qui se io
non mi fondo più sulla natura, allora non c’è più cosmologia nel tempo moderno. La
centralità dell’uomo non fa diminuire la presenza del cosmo, anzi la fa aumentare.
Perché? Perché oggi grazie agli studi ed ai mezzi sa molto di più sulla natura che ai
tempi antichi. Abbiamo una conoscenza maggiore, enorme rispetto al passato, questo
avrebbe dovuto fare emergere il cosmo ancor di più, invece non è così. Si vi è un cosmo,
ma è utilizzato dall’uomo, controllato dalla scienza, c’è dunque un utilitarismo del
cosmo, aumenta dunque un cosmo ipercontrollato, disincantato. La cosmologia moderna
pensa di essere simile a quella della Bibbia, ma la nostra interpretazione non è quella
biblica, noi pensiamo di leggere bene la Bibbia, ma non è così. La conoscenza del cosmo
ha una risposta unica, ovvero che la natura, o il cosmo, è una conoscenza di tipo
quantitativo, ma non necessariamente di tipo qualitativo. Cartesio è ricordato per la
razionalità che collega l’individuo col ‘res extensa’, del cogito ergo sum. La res extensa
è questa dimensione quantitativa, cioè che la natura è misurabile, quindi passibile di
sperimentazione e di controllo. Si parla quindi di un cosmo disincantato. Possiamo
concludere, che noi come pastori o anche semplicemente credenti, dobbiamo capire il
contesto e impartire una vera nozione biblica cosmologica.
2. Bibbia-Salmo 98:
Fa parte del 4to libro dei salmi, più il salmo è basso più è intimo ed individuale, più
alto è il numero più il salmo è anonimo e dedito alla comunità. Esso fa parte della
sezione ‘Maestà di Dio’, ed in quanto tale ha una prospettiva più grande. Lo si può
considerare un salmo cosmologico, questo ce lo fa intendere, non la quantità dei
versi, bensì anche una semplice parola o virgola ci esprime questo concetto, è un
elemento nascosto, imperscrutabile. Il cosmo qui viene menzionato attraverso mari,
fiumi, ecc.. ma anche attraverso l’uomo, c’è dunque un antropomorfismo.
Specismo: è la segregazione di altre specie non umane, a vantaggio dell’uomo stesso.
Il razzismo per esempio è una sorta di antropocentrismo. Qui invece nel salmo
troviamo un antispecismo, ovvero una lode delle altre speci.
E’ un brano liturgico, di lode. Il salmo ha una divisione tripartita:
- Vv. 1-3: Lode – voce, cioè è la lode con lo strumento più immediato, ovvero
il mio corpo, ne uscirà dunque una lode personale ed intima.
- Vv. 4-6: lode – strumenti, oltre alla voce, la musica si amplia con gli
strumenti, divenendo inclusiva. Gli strumenti sono un mezzo per far cantare
il mondo.
- Vv. 7-9: lode – natura, se si presta attenzione attraverso la natura (es. gli
alberi) possiamo notare una musica.
Questo salmo definisce implicitamente l’uomo non come un uomo ‘faver’, ovvero
colui che si considera qualcuno solo se produce qualcosa. L’uomo ‘ludenz’ invece si
sente uomo anche se non produce niente, ma semplicemente gioca. L’essenza della
grazia è il gioco, quindi è l’essenza della salvezza. Ecco la prima proposta di questo
salmo. La seconda proposta antropologica del salmo è il rapporto dello strumento
con l’uomo, il quale fa vibrare ciò che tocca. Ha quindi un rapporto col cosmo donde
fa fiorire la natura con la quale viene a contatto. Questo salmo rappresenta una
finestra per vedere il cosmo il altro modo.
3. P. Crutzen:
‘Antropocene’: la terra ha vissuto diverse ere secondo la scienza
- Neozoico, suddivisa in Olocene e Plustocene
- Cenozoico (5-70)
- Esozoico (150-300)
- Paleozoico (300-600)
L’uomo odierno vive nell’Olocene, una curiosità è quella che queste ere geologiche sono
evidenziate non dalla presenza e dal cambiamento dell’uomo nei diversi stadi, bensì
questa suddivisione viene sottolineata ed evidenziata dallo spostamento tettonico della
terra, dei cambiamenti enormi che la natura ha fatto. L’uomo in confronto nella sua
piccolezza di datazione ha fatto cambiamenti, ma non sono stati così grandi da essere
evidenti. Dunque qui il centrismo è della terra, in quanto l’uomo non è mai riuscito a
lasciare un’impronta nelle varie ere. Se non nell’ultima era, ovvero il Neozoico, dove la
traccia dell’uomo appare per la prima volta sula struttura della terra, allora lo chiamiamo
‘antropocene’.
Questa parola non ha origini bibliche, ma ci aiuta comunque a riflettere su cosa è la
natura oggi. È dunque un termine scientifico, non umanistico, per descrivere l’impatto
dell’uomo sulla natura. Una caratteristica dell’antropocene è l’estensività, cioè che è
ovunque nel mondo, anche l’individualismo. La caratteristica principale
dell’antropocene che differenzia l’influsso dell’uomo sulla terra, in contrasto con Adamo
sulla terra? Che oggi la situazione è peggiore, ma soprattutto la caratteristica è
l’irreversibilità. La produzione dell’uomo d’oggi è quasi totalmente impossibile
distruggerla, quella dell’uomo è dunque una rotta verso la distruzione della terra. Quella
di Adamo lo era eccome, era più che biodegradabile.
Oggi giorno l’uomo non si affida più alla fede coe lo faceva prima. Essa era l’unica
visione di salvezza, protezione e sicurezza. Bensì con l’antropocentrismo la fede si è
trasformata. Essa vi è in virtù di un aiuto concreto nella vita. Per esempio, prima quando
si faceva un viaggio si faceva una preghiera affinchè Dio ci potesse aiutare, ora si, si
prega, ma si fa l’assicurazione per la certezza di avere una sicurezza materiale.
III. SOTERIOLOGIA
Il soggetto di questo gruppo dottrinale è la salvezza al peccato, definendone dunque la
soluzione al problema.
1. Analisi, che è ciò che attua una diagnosi di quale possa essere la causa e come
risolverla. Per Aristotele il problema non è nella conoscenza, è che non sa mettere in
pratica. Ha bisogno dunque, come proposta risolutiva, più esperienza pratica. In
Platone abbiamo una visione più ottimistica, ovvero ‘datti da fare per cogliere la
verità’. È la volontà che quindi ti porta a risolvere il problema.
Dice Donato, è nella persecuzione che tu manifesti la vera fede, non quando sei
felice e beato.
Nella soteriologia vediamo una diversità del male e le diverse possibili soluzioni
2. Lc 15, un capitolo ricco di soteriologia, intravista in 3 diverse dimensioni.
3. Eva Cantarella, amartologia. Il perfezionismo avventista esprime una soteriologia
ottimista, in quanto proclamiamo la salvezza ed aspiriamo a raggiungere la
perfezione, mentre per Lutero non lo è. Per lui la soteriologia ha una visione
pessimista, in quanto anche se l’uomo viene salvato, resta comunque peccatore.
Come avventista io per capire maggiormente la Bibbia, non mi limito a guardare ed
essere focalizzato solo sul libro della Bibbia, bensì guarda al di fuori. Faccio un
confronto con ciò che è fuori da questo contesto. In Lc 15 abbiamo un cap.
soteriologico, si parla di salvezza in chiave narratologica. Qui viene spontaneo
chiedersi, se Dio salverà tutti o alcuni? Ovviamente per tutti, Dio raggiunge tutti. Le
due parabole infatti sottolineano questo. La salvezza ha bisogno di 2 caratteristiche:
a. Deve raggiungere tutti;
b. La salvezza dev’essere personalizzata, a misura di ogni singolo individuo. Anche
se la parabola sembra che tratti tutti allo stesso modo, perché è difficile trattare
tutti diversamente, perché si rischia un pericolo.
Nella pecora c’è il criterio della consapevolezza, comprende che ha un pensiero
sbagliato. Gli manca però il criterio di reazione, in quanto non conosce la strada
di ritorno. Dio comunque la riporta a casa. Per la moneta invece Dio deve dare
sia consapevolezza, che aiuto per ritornare a casa, con la pecora a aiuta solo a
ritornare, fa uno sforzo in meno per la pecora dunque. Queste parabole ci
specificano che Dio tratta in modo differenziato le diverse capacità che si trova
davanti. Dio si trova davanti tagli fatti a misura, quindi per alcuni fa di più, per
altri di meno, a seconda della necessità. Questo capitolo sottolinea la diversità
negli essere umani, ma soprattutto la diversità in Dio. Un ultimo aspetto
soteriologico: dal punto di vista dell’essere umano, creato alla famiglia, chi è
stato quello che ha creato più danno? La moneta, la pecora o il figliol prodigo?
Tutti potrebbero essere criticati.
A volte il problema non è nel sistema, ma nel singolo individuo. Ci sono culture,
che lei chiama della colpa e della vergogna. Nella cultura della colpa il disagio
tende ad essere piu esterno dall’individuo e si trasforma in vergogna. Invece
nella cultura della vergogna nel gruppo è l’individuo che si sento male. Qui tento
dunque di migliorarmi, e dopo quando l’individuo si allinea a ciò che il gruppo
ritiene giusta, si sente appacificato. Se non ci riesce, prova vergogna.
La colpa è quel disagio che non investe gli altri, ma solo l’individuo ne suo foro
interiore, che ti schiaccia, in quanto non riesci a raggiungere quell’ideale. Non ti
senti accettato dagli altri. Cresce dunque il senso dell’interiorizzazione, si fa
dunque difficoltà ad esprimere tale vergogna. Si pone dunque l’individuo al di
sopra del gruppo.
IV ECCLESIOLOGIA
1. La fede è impossibile viverla pienamente senza la chiesa, non c’è salvezza fuori da essa.
2. Non c’è chiesa senza la Bibbia.
3. Non c’è chiesa senza missione, la chiesa dunque è transitoria, perché il traguardo è la
missione.
4. Non c’è chiesa senza escatologia
5. Non è possibile una chiesa senza radici, ovvero la creazione
GRUPPI DOTTRINALI
V. Etica
A. Definizione: L’etica esiste quando c’è azione, essa è la disciplina dell’etica. Solo
quando c’è azione, diventa possibile la soddisfazione, che nasce dal raggiungimento
di un traguardo. La depressione è la causa di un traguardo non raggiunto, di
un’azione non soddisfatta. L’etica è la scienza dell’azione, e quando un pastore
riesce a innestare un’azione ad un membro, gli sta dando un imput, curando le azioni
dei propri membri. Questa è la migliore definizione di pastorale. Rendere possibile la
realizzazione di un membro tramite l’azione.
ARCO ETICO: Ovvero componenti dell’etica.
- Azione: ovvero c’è etica quando c’è azione, in essa si inseriscono valore, norme,
comandamenti, normatività.
- Scopo: in esso c’è l‘etica teleologica e deontologica. La deontologia si focalizza
sullo scopo, si sforza l’azione. Es: Se nascondiamo degli ebrei con lo scopo di
proteggerli, mentre hai lo scopo di salvaguardare la tua vita, e un nazista arriva e ti
chiede se hai un ebreo in casa. Tu con lo scopo di salvaguardare la tua vita, devi
forzare l’azione e dire la verità. Kant dice che la coerenza morale si trova nel non
considerare il contesto. Nella Bibbia troviamo l’etica del compromesso, e l’etica
della rottura. Qui troviamo l’etica della saggezza, ovvero di applicare queste due
etiche al momento giusto.
Una morale teleologica, è l’utilitarismo, un modello etico anti-kantiano.
L’utilitarismo dice che il fine giustifica i mezzi, mentre Kant dice che i mezzi
portano ad un buon fine. Il sistema sanitario italiano è utilitarista, ci sono delle liste
d’attesa per pazienti che intanto si ammalano sempre di più. L’utilitarismo è un’etica
dell’ordine, tipica etica del mondo moderno. La deontologia e la teleologia sono
etica entrambe utilitaristiche.
Un’etica che si contrappone a queste invece è l’etica del carattere. Essa dice che il
risultato è posteriore ad un carattere, un’azione sarà sempre dietro un carattere,
l’azione è un riflesso del carattere. Il mondo moderno si è fregato del carattere, vuole
l’efficienza. Noi invece dobbiamo fondarci alla cura dell’umanità, del soggetto.
Questo lo disse Alasdair Mcintyre, che scrisse After virtue. Egli fa questa legge in
nome di Aristotele, che disse: “nella vita contano di più gli atteggiamenti che le
azioni.”.
C. Paul Ricoeur, filosofo etico, in primis della volontà. Dice che la volontà essenziale
non possiamo cancellarla. La nostra etica avventista è buona, è ben tipificata, con la
credenza che la libertà e la volontà hanno un buon equilibrio. Ha dunque dei tratti
Pelagiani. La credenza nel perfezionismo è necessaria, ma si può generare in un
eccesso estremo di radificazione. L’avventismo è una tipica etica della forte
responsabilità.
VI. Escatologia
a. Definizione:
Un puntare ad uno scopo, uno scopo interno, che gli viene imposto dall’aldifuori. Il fine
dell’escatologia, come completamento non è un agente interno, ma esterno. L’escatologia
dunque è lo studio della fine. Nella Bibbia l’escatologia non è monolitica, bensì ha due rami,
si presenta in due modi. Troviamo:
1. da un lato l’escatologia apocalittica, la quale caratteristica è il giudizio, ovvero
l’apocalisse. Nei libri profetici troviamo delle piccole apocalissi
2. dall’altro lato abbiamo la messianicità, che si concentra sull’elemento di pienezza,
non sul giudizio. Ma sul compimento, realizzazione, riconciliazione. Dal punto di
vista messianico sono i Vangeli quelli che ne hanno maggiore presenza, Nell’At è
Isaia.
Dunque nella Bibbia abbiamo due modi di rappresentare l’escatologia, apocalisse e
messianicità. Un esempio è Isaia 2, che è il modello del pensiero escatologico, perché in
esso c’è sia una metafora messianica che apocalittica. C’è escatologia quando
sopravvivono le due versioni della fine, e questo accade in tutta la Bibbia, accade in
Gesù, che ha una escatologia bilanciata ed equilibrata. E accade questo anche nella
White, anche in essa è bilanciata. La speranza dell’uomo è un perfetto libro escatologico,
perché sta a descrivere la messianicità, mentre Il gran conflitto la parte apocalittica.
Dunque l’escatologia avventista ha un’attenzione al futuro, ogni fede non si orienta mai
al presente, bensì sempre al futuro. Un futuro che prevede una preparazione, nell’etica
umana, orientata allo scopo finale. Dunque la nostra etica, è un’etica escatologica, di un
futuro che avviene (da questa adventus, venuta). L’escatologia avventista è più
apocalittica che messianica, non è dunque un’escatologia molto equilibrata e bilanciata.
Per l’elaborato:
5 testi per l’esame: di Moltmann da usare come biblioteca personale.
Dio nella creazione, del secondo gruppo dottrinale, sul sabato
L’avvento di Dio, sull’avvento
Trinità e regno di Dio, 1mo gruppo dottrinale
Cristologia e dimensioni messianiche, qui si concentra sulla 2da persona di Dio
Pneumatologia, qui ci si concentra sullo spirito santo.
I primi 2 sull’avventismo, gli altri 3 sono sulla trinità.
Scegliere uno di questi libri. 300 pp da leggere, in 15 pagine di analisi, secondo i dati del sillabus.
b. Isaia 2:
Vv. 1-5, qui si descrive il futuro di Gerusalemme, tramite una metafora messianica, che fa
leva sul concetto di pienezza e riconciliazione. Questi versetti ci dicono che il litigio finirà,
gli strumenti di guerra saranno cambiati in strumenti per coltivare. Così anche la nostra
escatologia deve essere piena di parole e azioni riconciliatorie. L’escatologia però non è solo
messianica, ma anche apocalittica, infatti dal v. 6-22 cambia intonazione. La metafora usata,
con il tema del giudizio è prettamente apocalittica. Da questo dunque capiamo che non
bisogna essere troppo escatologici in dogmatica, bensì essere fedeli al modello biblico,
seguendo un equilibrio che non sia ne troppo messianico, ne troppo apocalittico.
L’avventismo nasce profondamente apocalittico, ancora oggi mantiene questo tema.
c. L’autore:
K. Lowith è un pensatore, filosofo tedesco ed ebreo, vissuto nella metà del 900, durante la
2da guerra mondiale. Si è dovuto rifugiare in Giappone. Agli ebrei dobbiamo riconoscere il
dono del concetto di escatologia, hanno dato al mondo il concetto di futuro. Loro hanno
introdotto questo tema, non gli altri popoli.
In un periodo l’occidente si volle allontanare, distaccare da Dio. Riguardo questo K. Lowith
dice: se l’Europa si allontana da Dio, allora dovrebbe smettere di essere escatologica. Invece
il mondo occidentale diventa ancora più escatologica, ancora più secolarizzata. Allora lui
conclude che il mondo moderno ateo è un’escatologia secolarizzata. Un europeo dice di non
volere Dio, a nella propria vita vuole comunque un’escatologia. Perché un europeo è sempre
dinamico, pensa al proprio futuro e di raggiungere un traguardo personale. Dunque è
escatologico, secolarizzato, in modo egoistico e ateo, non religioso.
DOTTRINE:
a. Definizione: non si intende il chiarire, ma il rendere complesso. Ma non sarà una confusione
che fa allontanare, ma che ci farà riflettere di più. Una parola che analizzeremo è
‘paradosso’, ovvero un contrasto.
b. Bibbia: Per riuscire a spiegare tale complessità, seguiremo un percorso biblico. La diversità
dei testi va a rinforzare negli studi biblici, ma nella dogmatica non aiuta. Dunque ci
concentreremo solo su di un testo biblico.
c. Teologia: in questo passaggio, la complessità sarà fatta immergere all’interno di diversi
modelli, non solo uno.
DOTTRINA 1
La Bibbia – la prima dottrina della confessione augustana (del 1530, di lutero) è Dio, non la Bibbia.
I cattolici hanno come canone la Bibbia e un’altra fonte, che è la tradizione, canone che viene fatto
durante il concilio di Jame, nel IV sec. I protestanti hanno messo invece come unico punto di
partenza, la Bibbia, essa diventa centrale. La Bibbia stessa ha messo come prima dottrine la
creazione. La Bibbia è stata messa come prima dottrina proprio per far capire che tutto ha inizio da
Dio e dalla sua parola. Dio parla chiaro e tondo, non solo ti dice cosa è bene o male, ma ti da anche
una data… ti dice quando è successa una cosa. È molto preciso in tutto, sul come adorare, come
mangiare, come ecc… Ma cosa si potrebbe nascondere dietro un Dio che traspare tanta certezza?
Forse si farebbe passare l’idea che sa tutto lui. Allo stesso modo l’avventismo, sembra a volte che
sappiamo tutto noi, possiamo passare come quelli che sanno più degli altri.
Fotocopia (look at it)
1872, qui la chiesa crea una confessione, ed incarica un teologo. Non è un prodotto di una
commissione, parte dal basso, con Ryan Smith, che organizza le dottrine e non sa inizialmente come
organizzarla. Noi oggi ci divaghiamo ancora su due tematiche: la divinità di Gesù, sulla trinità
(perchè non tutti la accettano ancora) e la giustificazione per fede (prima eravamo più legalisti,
facevamo fatica a comprendere la questione delle opere e della grazia).
Il primo credo fu fatto da una persona ed ha 25 dottrine, fatta prima di Minneapolis, con Ryan
Smith. Ciò che nasce dopo la White è la posizione della chiesa avventista in mezzo alle altre chiese.
Dopo minneapolis e la White tentano di dare una posizione, il centenario della Bible work
conference, del 1931, li nasce un primo credo, che ha avuto le sue prime basi durante la Bible Work
Conference. Durante quella conferenza, l’avventismo è caduto, i massimi dirigenti teologi sono
diventi inerrantisti, non solo per la bibbia, ma anche per la White.
Nella confessione di India Napolis, nel 1980, le dottrine passano da 22 a 27. Per la prima volta la
dichiarazione di queste dottrine viene votata da tutta l’assemblea, da tutti gli avventisti. Un'altra
importante caratteristica è la prefazione, che da ritmo alle dottrine.
Il catechismo di Heidelberg viene da un movimento calvinista (fotocopia), esso è un catechismo
fatto a base di domande che sono 129, raggruppate in 52 gruppi, collegati all’anno liturgico, alle
settimane. Praticamente ogni settimana la chiesa si concentra su di un paio di domande, per
rinforzare la chiesa. Noi come avventisti nella sds si cocmpleta un ciclo e facciamo il giro dei temi
ogni 4 anni. Il primo gruppo parla di antropologia, anche il secondo gruppo presenta
un’antropologia che si lega a Dio pure, il terzo gruppo si concentra sulla gratitudine, buone opere,
comandamenti e preghiera. Questo catechismo fu scritto da due giovani, 24 e 26 anni, giovani
pastori. Prima del primo gruppo ci sono due domande che fungono da introduzione.
Confessione Augustana (1530), dedicata a Carlo V. Essa consiste in un grande formalismo, da
un’unione tra chiesa e stato. Si sottolinea una struttura migliore dei vari articoli (ultima pag. della
fotocopia).
Noi siamo più di stampo calvinista che luteranesimo. Abbiamo fatto riferimento alla confessione
augustana. La chiesa luterana ha aggiunto al suo credo tanti altri, facendoli diventare 10, tra cui il
credo di Costantinopoli.
Abbiamo 3 sottolineature del credo di noi avventisti. 3 date importanti da ricordare di 3 credi
importanti della nostra chiesa.
1. 1872, 1mo credo con 25 dottrine, esso si situa come premio al concilio di Minneapolis. Esso
è il prodotto di una mente, come quella di Ryan Smith;
2. 1931, Bible Conference, qui la chiesa, per difendere la Bibbia, prende posizioni troppo
letteraliste.
3. 1980, Indianapolis, è la migliore dichiarazione, fatta da una grande gruppo, votata in
assemblea generale per la 1ma volta, in cui tutti i delegati erano da tutte le parti del mondo.
E’ dunque una chiesa multiculturale...
Fotocopia… 1. Nella scrittura c’è un’unità tra l’At ed il Nt, c’è un rinvio. Ma non solo, c’è anche la
diversità, si sottolineano entrambe. Per questo non è ‘la scrittura’, a ‘le scritture’, questo specifica
una diversità. È dunque una buona formula che accoglie la diversità nell’omogeneità.
2.L’origine della Bibbia, essa non è solo rivelazione, ma anche ispirazione. Questi due meccanismi
non sono equivalenti, anche se hanno un grosso tatto in comune, ovvero, che Dio gli permette, egli
decide, stabilisce. È dunque un meccanismo che ha come soggetto Dio. Quest’ispirazione è stata
data per l’uomo come forma di Bibbia, che è la rivelazione divina di Dio. 3. L’utilizzo della Bibbia,
qui ci sono diversità di scopi, ma quello che predomina è la salvezza, la soteriologia. In essa la
Bibbia trova il suo traguardo finale. 4. Carattere spirituale di Dio. 5. Il tono, che è quasi trionfalista,
c’è molta certezza, perché nasce la convinzione che abbiamo nella Bibbia una fonte infallibile per
gestire la vita. C’è però, nella parola, il pericolo che si costruiscano dichiarazioni sbagliate, dato che
ci sono tanti temi nella bibbia. Pensiamo che sia una parola infallibile, ma è la volontà di Dio che è
infallibile, la Bibbia possiamo interpretarla male. La parola è la rivelazione infallibile della volontà
di Dio.
La dottrina 1: La Bibbia
Fideismo Ciò che io credo deve essere ragionevole, perché non tutto è dimostrabile.
A. Definizione: Cos’è la Bibbia? È l’insieme di libri che fondano la fede. La parola stessa
esprime questa pluralità di scritti fondanti. Lo stesso non si potrebbe dire del Corano, che ha
i ‘surate’, e tutti questi sono riconducibili allo stesso autore. La Bibbia è ricca di diversità, è
un libro rotto, ma noi vediamo un completamento in questa spaccatura. Due parole
contrastanti: a. Parola: b. Scrittura: Con entrambe designiamo cosa la Bibbia è.
1. La bibbia come parola, esprime un senso di vicinanza a noi, esseri umani. La parola di
Dio esprime dunque vicinanza, nel senso che noi percepiamo nella sua parola la
presenza diretta di Dio, le sue intenzioni dirette e calde. Essa ha una caratteristica di
immediatezza, al punto tale da farla diventare mia, penetrano nella mia anima. La parola
di Dio ha come destino il cuore dell’uomo. Dunque la Parola è Dio nella sua
assimilabilità, ovvero assimilabile dall’uomo.
2. La scrittura, è un segno esterno all’individuo, esterno anche a chi comunica
quell’informazione. Perché esso è anche un equilibrio della fede, è come una
salvaguardia di Dio. Questo segno esterno non dipende da come oi lo percepiamo, e
come tale è un segno indipendente da noi, oggettivo. Che ci può apparire anche freddo
(ovvio che un abbraccio è più caldo, rispetto ad un libro), dunque la scrittura implica
un’esperienza di più difficile assimilazione. Anche se essa ha un messaggio devi
lavorare per arrivarci, c’è una difficoltà oggettiva. La scrittura implica un’alterarietà, è
un segno trascendente, che non si può mai assimilare… in quanto ci si deve sempre
confrontare con essa. Bisogna rileggere continuamente per capire cos’altro vuole
davvero dirci. E non leggerlo in rapporto a ciò che è per me parola. Una scrittura non
potrò mai farla diventare parte di me, dovrò sempre faticare. Ciò che Dio dice attraverso
le sue parole, le dice attraverso la sua intimità di parole, in quanto coinvolto in ciò che
dice. Penetrano perché le dice col cuore, si incarna nelle sue parole. Cosa significa
invece per Dio scrittura? Una limitazione, perchè vorrebbe dire tutto ciò che vuole per
spiegarlo meglio, ma non può perché non sarebbe comprensibile a noi. Per Dio scrittura
significa anche fatica, questa però è una garanzia del suo coinvolgimento, perché
s’impegna per fare questo. La teologia della Bibbia implica questi due elementi: parola e
scrittura, dunque una inassimilabilità.
B. Bibbia: Nel AT si parla della parola: Salmo 119, esso ci ricorda che non è un solo termine
utile a dirci cosa è la parola, bensì molti. Nel salmo sono 7 termini in 22 strofa, più sono i
versetti che citano la stessa cosa, meno complesso è da capire. Se è uno o due soli vv.
abbiamo bisogno di capire il contesto attorno, è un lavoro più lungo. Nel NT può essere Gv
1 che approfondisce il termine Parola. O Apocalisse 11, parla di 2 testimoni che vengono
fatti tacere. Un altro è anche Mt 13. Per riflettere bene abbiamo bisogno di prendere un
intero brano. Es: 1 Tim, in questa epistole la parola rappresenta il sottofondo di base, es: il
primo cap. parla delle false dottrine, questo sottintende che all’interno di questo cap. c’ una
verità. In Tim 1:3-11, ci parla delle dottrine false, esse possono essere false in modi diversi,
ovvero con favole e genealogie, in quanto esprimono falsità per eccesso, mettono troppe
cose e aumentando tante cose attorno soffocano la centralità della parola centrale. Le troppe
parole dunque creano l’effetto opposto, ci allontanano dal vero senso. Quello che spiega qui
Paolo è un meccanismo umano, perché anche noi, oggi, se poniamo tante altre storielle a
favore, perderemo la centralità del messaggio. Per esempio leggere solo la White, per
eccesso, anche se ha delle buone intenzioni, arriviamo col decentralizzare il vero messaggio.
A partire dal v. 8 si concentra sulla legge. Qui c’è un meccanismo opposto, non c’è più un
eccesso di pluralità, ma una riduzione che porta anch’essa alla centralizzazione della parola
essenziale. V. 10, una dottrina sana non è la completezza, neanche la verità, bensì una
dottrina sana da la vita, che trasmette cioè sanità. Se una dottrina è sana, è vera, se è vera,
non necessariamente è sana. Per Dio qualcosa è vero se è fedele, cioè qualcuno che promette
qualcosa e mantiene tale promessa, o quando si rivela in un certo modo e lo mantiene nel
tempo. È dunque una realtà relazionale… una parola è vera, se viene mantenuta, non perché
è vera in sé. La Bibbia è un rapporto con qualcuno, la Bibbia non è la descrizione della
realtà, ma della realtà che Dio ha nel cuore.
C. Analisi: Un altro tema, oltre la Bibbia, è il canone. Ci sono diverse reti di temi importanti,
che accorpiamo in poche dottrine. Hanz li ha accorpati in 3 gruppi:
1. Affermazioni dottrinali a monte delle origini, i motivi essenziali si collegano al concetto
di rivelazione ed ispirazione. Non sono uguali, anche se molto collegati. La rivelazione ci
dice che l’origine è divina, la Bibbia dunque non è umana. Parte dal basso (top down), la
Bibbia ha dunque un’origine divina, ma in senso più compiuto, anche umano, ovvero di
uomini che sono stati ispirati. (La scrittura è un segno mirato ad un impegno di
interessamento all’altro, così allo stesso modo Dio ha messo impegno per rendere capibile la
Bibbia. Differenza tra certezza e fedeltà. La prima è una sicurezza assoluta, mentre la fedeltà
una certezza vulnerabile, la verità della Bibbia non afferma la realtà del reale, perché al di
sopra di questa dimensione la Bibbia ci descrive di Dio, ma non come stanno le cose, in
modo oggettivo, ma in modo soggettivo, soggettivo per Dio che sarà fedele nella sua
promessa.)
L’altro concetto è l’ispirazione, che viene utilizzato per capire chi è l’ispirato, che è l’essere
umano. L’ispirato è legittimato di lasciare la sua impronta, di lasciare il messaggio a modo
suo, sul versante della sua cultura e tradizione.
3. Affermazioni di ciò che è a valle, ovvero l’appropriazione, o assimilazione,
comprensione, interiorizzazione, o più semplicemente lettura. La prima assimilazione è
la lettura, ovvero l’interpretazione, che indica due momenti: uno di fedeltà al testo, ed
un'altra di fedeltà al lettore. Questo è il circolo ermeneutico. Quattro dimensioni
dell’ermeneutica:
a. lineare/letterale: cogliere il significato primario del testo (es: non uccidere,
significato primario e diretto ‘non togliere la vita altrui’).
b. Dei principi: se non vediamo i principi, restiamo al significato primo del testo,
mentre il principio va oltre. Il letteralismo non arriva a questo secondo livello.
c. Del paradosso: in un’ermeneutica del paradosso si apre una lotta al pensiero
compatto ed omogeneo. Col paradosso s’incarna la complessità della vita e della
realtà
Queste 3 ermeneutiche rimangono intra-bibliche, ovvero nella Bibbia, mentre la 4ta è il
polo esterno, dato da una sola ermeneutica, che è quella del lettore:
e. la realtà, la bibbia necessita confrontarsi non solo con sè stessa, ma anche con il
principio della realtà fuori dalla Bibbia.
3. Affermazioni della Bibbia, dunque la struttura. La bibbia è una plurivocità, l’opposto è
l’univocità. Le parabole, le metafore, le profezie ecc, non sono univoche, bensì la
plurivocità.
(La scrittura è un segno mirato ad un impegno di interessamento all’altro, così allo stesso modo Dio
ha messo impegno per rendere capibile la Bibbia. Differenza tra certezza e fedeltà. La prima è una
sicurezza assoluta, mentre la fedeltà una certezza vulnerabile, la verità della Bibbia non afferma la
realtà del reale, perché al di sopra di questa dimensione la Bibbia ci descrive di Dio, ma non come
stanno le cose, in modo oggettivo, ma in modo soggettivo, soggettivo per Dio che sarà fedele nella
sua promessa.)
Nel calvinismo, c’è (1) l’esclusivo riferimento alla Bibbia. (2) viene espressa in termini trinitari. (3)
anche quando parla di Dio, ne parla in termini di salvezza.
I salmi sono divisi in 5 parti, il primo di Davide, il 2do di Core, 3zo di Asaf, 4to di Mosè e
anonimi, 5to solo anonimi.
- Domande per l’esame: Gruppo di Dio, poi ne sceglie uno tra ecclesiologia e
cristologia
- L’escatologia e l’avvento, cosmologia e ,
- oggetto d’esame: studio dettagliato ai 6 gruppi dottrinali (con la conoscenza della
lista delle 28 dottrine),
- ci sarà una domanda su ogni gruppo dottrinale (6 domande in totale), considerando
sia la storia che il riferimento biblico ed il collegamento con un autore.
- Le 5 dottrine della prima dottrina (Dio padre, figlio e spirito santo), studiare tutte e 5
(ci saranno 5 domanda, una ciascuna)
Esame con 10 domande: scritto, possiamo usare tutto il materiale che abbiamo! Facendone una
riflessione sui punti richiesti, oltre ciò che abbiamo imparato dagli appunti. Facendone una
redazione lineare e coerente nella risposta.