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Le operazioni di stacco e la conservazione in situ

Chapter · January 2009

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Gabriella Prisco
Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro
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Le operazioni di stacco e la conservazione in situ


Antonio Guglielmi, Gabriella Prisco

Sicura cosa è poi e comprovata da una lacrimevole esperienza,


che i dipinti che si lasciano in Pompei, a malgrado di tutte le diligenze
che vi si usano, prontamente vanno alla loro distruzione, sì per le esalazioni
dell’umidità delle mura, o altre efflorescenze da cui è impossibile di preservarli,
sì per le ingiurie atmosferiche, cui più o meno vanno tutti soggetti,
e sì finalmente pel danno che reca loro sovente la mano barbara degli uomini1

STACCHI nella casa della Caccia9, chiedeva al direttore


I primi stacchi avvennero, a partire dal 1739, Avellino di indicare personalmente le parti da
ad Ercolano, su proposta di Canart. tagliare10; ciò perché «queste operazioni equi-
Trattandosi di un’operazione ‘meccanica’ le varrebbero […] ad una devastazione, e ad una
notizie a riguardo sono scarse e non sempre carneficina», sosteneva l’architetto responsabi-
scevre da fraintendimenti. È tuttavia possi- le degli scavi, in quanto i pezzi asportati non sa-
bile, analizzando le fonti partenopee, ma an- rebbero stati più ricomponibili fra loro, essen-
che il fondamentale testo a stampa di Niccola do necessario rompere tutt’intorno per circa 1
Zabaglia2, operante in ambito romano – palmo – ossia circa 26 cm – onde creare lo spa-
quello da cui provenivano Canart e i suoi zio per la cassetta11.
aiutanti – e confrontandole con quanto è sta- In ogni caso era necessario, prima dello stac-
to possibile osservare sui dipinti a deposito e co, colmare le irregolarità del bordo dell’in-
nei siti di provenienza, ricostruirne le fasi sa- tonaco all’interno della cassetta lignea con
lienti (fig. 6), rimaste abbastanza costanti nel una stuccatura perimetrale12 (fig. 6d); pro-
corso del tempo; eventuali varianti verranno prio grazie alla presenza di tali stuccature, si-
di volta in volta segnalate. curamente eseguite in situ, come dimostra
Una volta prescelta la porzione di intonaco anche anche l’assenza di qualsivoglia pretesa
da prelevare, ne venivano tracciati i contor- di tipo estetico, possiamo asserire che, in al-
ni3 con il carboncino4, e successivamente si cune opere l’attuale cassaforma lignea di con-
praticava un’incisione con uno strumento tenimento è la stessa utilizzata anticamente
(fig. 6a)5. Solo in rari casi le delimitazioni per lo stacco: infatti, nel punto di contatto
delle parti da staccare sono ancora visibili sui tra legno e stuccatura perimetrale in gesso,
dipinti (fig. 7): ciò è avvenuto perché, come quest’ultima ‘gira’ e prosegue sul lato interno
spiega, nel 1847, l’architetto Bonucci, a pro- dei regoli13 (figg. 8; 9). In un altro caso l’i-
posito della presumibile misura di alcuni di- dentità tra cassetta di scavo e la cassaforma
pinti da staccarsi «[…] questa misura dev’es- attualmente in opera è provata, come hanno
sere considerata come approssimativa, poi- dimostrato F. Di Cosimo e C. Longo, dai fo-
ché nel tagliarsi una fabbrica vecchia di tanti ri al centro di un regolo, unica traccia super-
secoli possono risultare delle screpolature, e stite dei vincoli utilizzati per la movimenta-
altre circostanze locali che richieggono nel- zione dopo lo stacco (fig. 85).
l’esecuzione di restringere alquanto o di al- Sulla scorta di un noto passo del Voyage si è
largare la dimensione dell’intonaco»6. spesso affermato che la totalità degli stacchi
Lo scalpello7 serviva poi a creare, intorno al più antichi era eseguita a massello: «[…] on
dipinto, lo spazio necessario per l’inserzione scie la muraille par derrière et on enlève en
di quattro assi di legno a squadra, collegate suite le tableau […]»14. Purtroppo non è
fra loro da staffe di ferro ad ‘L’ (figg. 6 b, c). possibile effettuare alcuna verifica dell’e-
Tali operazioni e i relativi inconvenienti sono sattezza di questa affermazione a partire da-
ben esemplificati da un documento della metà gli intonaci staccati poiché, in laboratorio,
del XIX secolo8, con il quale Carlo Bonucci, in essi venivano, salvo eccezioni15, assottiglia-
relazione al progetto di staccare per settori le ti e fatti aderire ad un supporto. Anche al-
pareti con scene di caccia e con Achille a Sciro, tre fonti, per lo più del XVIII secolo, ac-

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6a 6b 6c

6d 6e 6f

Fig. 6 Ricostruzione della 6g 6h


sequenza operazionale di uno
stacco in età borbonica:
a) incisione sulla parete del
contorno della porzione di
dipinto da staccare;
b) creazione, mediante
scalpellatura, dello spazio per
l’inserzione della cassetta;
c) inserimento della cassetta lignea
rinforzata agli angoli da staffe di
ferro ad ‘L’;
d) stuccatura perimetrale per
colmare le lacune tra la cassetta e
la porzione prescelta per lo stacco;
e) protezione della pellicola
pittorica con fogli di carta
inumiditi;
f ) tavola lignea fissata sullo
spessore della cassaforma;
g) colatura del gesso attraverso i
fori praticati nella tavola;
h) inserzione di una leva tra la
cassetta e la parete dipinta,
percossa per favorire il distacco
dell’intonaco.

16 ANTONIO GUGLIELMI, GABRIELLA PRISCO


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8 9

Fig. 7 MAN inv. n. 8626,


pastiche, particolare di uno degli
elementi: è visibile un riquadro
a carboncino, che indica i limiti
dello stacco, non rispettati in
fase di esecuzione.

Fig. 8 MAN sn-18: sono visibili


la stuccatura perimetrale e le
numerose tracce del gesso
utilizzato per lo stacco.

Fig. 9 MAN sn-18, particolare:


stuccatura perimetrale che gira
sulla faccia interna di un regolo
della cassetta lignea.

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cennano al metodo dello stacco a massello situ, è quello di un’intera parete del tablinum
come quello di uso corrente16. (92) dei praedia di Giulia Felice (figg. 10;
A giudicare da quanto è stato possibile osser- 11), avvenuto nel 175521.
vare in situ, sembrerebbe che, in realtà, fin Fin dagli anni ’30 dell’800 molte voci si le-
dai primi anni questa tecnica sia coesistita varono contro questo metodo, giudicato, a
con l’altra, che prevedeva la separazione de- ragione, molto distruttivo, sottolineando la
gli strati preparatori dalla muratura17, tecni- superiorità dello stacco dei soli strati prepa-
ca questa descritta, più di un secolo dopo gli ratori22. Ciò non significa che, nella prassi
inizi degli scavi, da Carlo Ruspi18: non sono operativa, lo stacco a massello sia, da que-
infatti stacchi a massello, per fare solo qual- st’epoca, scomparso; il processo è, infatti,
che esempio, né quelli nel criptoportico del- tutt’altro che lineare. Stacchi a massello av-
la casa dei Cervi di Ercolano, scavata nel venivano ancora negli anni centrali del XIX
174819, né quelli, degli anni ’60, nel tempio secolo, come si evince dalle seguenti parole
di Iside dove, in corrispondenza degli into- del soprintendente San Giorgio: «La incari-
naci asportati, è visibile la muratura antica20. co di far distaccare dal Sig. Piedimonte la di-
Per contro, uno splendido esempio di stacco pintura a fresco indicante Iside e Mitra, la
a massello, come dimostra l’osservazione in quale si vede sul muro esterno della casa del-
10

11

Fig. 10 MAN inv. n. 8598: parete


sud del tablinum dei praedia di
Giulia Felice.

Fig. 11 Pompei, praedia di Giulia


Felice, tablinum: la parete sud
dopo lo stacco a massello.

18 ANTONIO GUGLIELMI, GABRIELLA PRISCO


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le Sonatrici, e proprio alle spalle del Bacco denti residui di gesso che, a causa di un’im-
bambino trasportato sul carro da Sileno. Mi perfetta pulitura36, sono conservati aderen-
fa meraviglia come ella non siesi neppure ac- ti alla pellicola pittorica di alcuni affreschi
corta che per distaccare quest’ultimo quadro (figg. 8; 12). Queste tracce sono quanto ri-
a fresco era mestieri far prima togliere la mane dello strato utilizzato per la messa in
menzionata dipintura, quante volte non si opera della controforma durante le opera-
avesse voluto distruggerla»23. Inoltre la circo- zioni di stacco; questo era in origine ben più
stanza che un dipinto staccato conservi l’in- alto, tanto da riempire l’intercapedine crea-
tera stratigrafia, compresa parte della strut- ta tra la superficie del dipinto e la tavola li-
tura muraria24, tagliata insieme all’intonaco gnea fissata sul fronte della cassaforma di
nel 185925, costituisce una prova incontro- contenimento (figg. 6 f, g).
vertibile che, alla vigilia dell’Unità, «l’artefi- Tuttavia, anche in questo caso, la prassi po-
ce Piedimonte», sordo alle critiche da tempo trebbe non essere stata univoca, come si può
mossegli per il suo operato26, procedeva an- arguire da una nota spese del 1762 dove, «per
cora secondo le modalità che gli erano più fa- scippare le pitture», vengono adoperati «can-
miliari, ossia quelle dello stacco a massello27. nelle carta e filo»37. La menzione della carta
Tornando ai dettagli tecnici dello stacco, è rimanda all’uso, attestato nel ben più tardo
sempre Saint-Non – come pure Marcello scritto di Carlo Ruspi, di proteggere i dipin-
Venuti28 – a fare cenno alla pietra lavagna, ti con un foglio inumidito (fig. 6e); questa
che avrebbe avuto funzione di irrigidimento notizia trova conferma nell’utilizzo di fogli di
per la porzione di muro oggetto dello stacco ‘carta reale’38, «per coprire dal gesso dette pit-
a massello, cui sarebbe stata fatta aderire, in ture», documentato in una nota spese ine-
situ, «avec un fort mastic». Si tratta forse di rente a stacchi avvenuti a Pompei nel 183639.
un equivoco: infatti la presenza dell’ardesia L’ultima operazione, come prima si è accen-
avrebbe comportato, una volta giunta l’ope- nato, consisteva nell’estrazione vera e pro-
ra in laboratorio, uno spreco di tempo e di pria, attuata resecando l’intero spessore del-
materiali, essendo necessario distruggerla, la muratura, nel caso dello stacco a massello;
per poter poi procedere alla rimozione del nel caso di quello dei soli strati preparatori,
«masso inutile e soverchio»29 costituito dalla ci si serviva di strumenti di percussione e le-
porzione di apparato murario e dagli strati ve funzionali a favorire il distacco dell’into-
preparatori originali. Del resto proprio l’uni- naco (fig. 6h).
co stacco a massello a noi noto a non essere Le operazioni di stacco non erano mai esen-
stato assottigliato in laboratorio non presen- ti da rischi, specie nei primi tempi degli sca-
ta, nel supporto, la lavagna30. vi, tanto che, costantemente, i documenti
È invece acclarato che, fin dai primi stacchi, sottolineano l’abilità degli operatori nell’a-
questa pietra venne utilizzata in fase di re- sportare per intero la porzione di intonaco
Fig. 12 MAN sn-18, particolare:
stauro, dopo l’assottigliamento degli strati prescelta40. residui di gesso a diretto contatto
preparatori31. Le fonti tendono, per contro, a sorvolare con la pellicola pittorica.
Nella sommaria descrizione delle operazio- sulla sorte dei frammenti frutto di stacchi
12
ni di stacco, da parte dell’autore del Voyage, mal riusciti; particolarmente illuminante è,
viene menzionata la cassetta di conteni- a tal proposito, la vicenda di un quadretto
mento dell’intonaco, ma non la colatura del di paesaggio scoperto nel 1852 a Pompei,
gesso sul recto, che serviva da controforma e alla presenza dei Granduchi di Russia.
a rendere il dipinto solidale con essa32, non- Guglielmo Bechi aveva avuto l’accortezza di
ché ad attenuare le traumatiche sollecita- farlo lucidare a colori dal disegnatore
zioni durante il trasporto33; non si fa nep- Antonio Ala prima dello stacco. Avendo poi
pure cenno a qualsivoglia strato interposto constatato «che lo scalpellino Piedimonte
per proteggere la pellicola pittorica e quin- sordo alle istanze di quei Soprastanti essen-
di facilitare la successiva rimozione del ges- do caduto una picciola porzione della parte
so. Poiché sulla superficie dei dipinti del superiore del muro ove doveva distaccare
tempio di Iside di Pompei – scavati e stac- questa pittura preso da panico timore se ne
cati negli anni ’60 del Settecento, ossia in era partito senza darsi la pena ne il pensiero
un periodo assai vicino allo scritto di Saint- di fare il minimo tentativo onde salvare quei
Non – si sono rinvenute consistenti tracce dipinti»41 affermava di nutrire buone spe-
di solfato di calcio, che starebbero ad indi- ranze di ricomporre i frammenti, raccolti
care un contatto diretto tra gesso e dipin- dopo l’inevitabile caduta e posizionati «so-
to34, si è ritenuto che questa fosse la prassi pra una gran tavola», proprio grazie a quel
adottata nella realtà35; quest’ipotesi sembra, disegno; anzi, aveva disposto «che il mede-
almeno in alcuni casi, confermata dagli evi- simo [scil. il disegnatore Ala] assista a tutte

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le commessure dei pezzi; avremo così riuni- scrizione di Venere Pompeiana che «scoverto
te le due specialità meccanica ed artistica da circa venti o trent’anni, e sempre esposto
onde assicurare il buon esito di questa ope- alle intemperie, è quasi cancellato» e afferma
razione, che in questo modo è la prima vol- che un dipinto con Ercole e Iole «[…] sco-
ta che si tenta, e che in molti casi sarà per perto anch’esso da molti anni, è appena di-
riuscire utilissimo espediente, come quello scernibile»47. Inoltre sembra che non fossero
che è applicabile alle pitture di tutti i muri infrequenti, da parte degli scalpellini, esita-
cadenti che prima si lasciavano perdere sup- zioni e incertezze nel procedere alle opera-
ponendosi impossibile il poterla salvare. Ma zioni di stacco, con cui evidentemente non
siccome nil volentibus arduum est così spe- avevano quotidiana dimestichezza, contra-
ro con questo fatto di dimostrare che se si riamente a ciò che accadeva ai tempi di
fosse prima tentato questo metodo, non Canart48.
avremmo a deplorare la perdita di tante bel- Alcuni esperimenti, alternativi allo stacco
le dipinture che si sono nei tempi passati la- tradizionale, furono eseguiti, nel 1861, per
sciati perire»42. Questo racconto conferma impulso del direttore del Museo Borbonico,
la nuova importanza attribuita ai frammen- principe di San Giorgio Spinelli che, anche
ti pittorici in caduta che, tramontato, con il sul versante dei protettivi, aveva promosso
volgere del XVIII secolo, il gusto per il pa- un’ampia ricerca49.
stiche, venivano spesso a perdersi «in guisa Si tratta di una tecnica apparentemente assi-
che gli artisti ed i curiosi di quelle veneran- milabile a quella del trasporto su tela, «come
de pitture hanno fino ad oggi deplorato in- a Roma ed altrove per la pittura ad olio ed a
vano che innumerevoli frammenti ben pre- fresco si va praticando» di cui, si dichiara,
ziosi di quelli intonachi dipinti fossero sta- non vi era esperienza a Napoli; ci si avvalse
ti gettati via fra i calcinacci ed i residui di pertanto di due artefici romani, Giovanni
quegli scavi»43. Virili e Raffaele Ferrari, che attuarono alcu-
Ritornando alle operazioni di stacco, non è ni esperimenti su dipinti murali pom-
irrilevante sottolineare, in relazione allo sta- peiani50.
to di conservazione dei dipinti, come già nel È stato possibile rintracciare solo uno degli
1765 Francesco La Vega, a proposito del pro- oggetti della sperimentazione51, ossia un qua-
getto di una copertura provvisoria per il tem- dro, proveniente dalla casa dei Capitelli
pio di Iside, scrivesse: «ed anche questo ripa- Colorati di Pompei52, raffigurante Perseo e
ro lo stimo proprio non solo in questo caso, Andromeda53 (fig. 163a). Questo, scavato tra
ma sempre che si scoprino pitture, ancorché il novembre 1832 e il dicembre 1833, ma
si devino tagliare»44. staccato, come si è detto, solo nel luglio
A partire dalla metà degli anni ’20 del XIX 186154, presenta evidenti le impronte della te-
secolo, nei documenti si colgono con chia- la incollata sul recto (figg. 13; 164; 165); que-
rezza alcuni sostanziali cambiamenti, legati sto dato è in accordo con alcune voci della no-
all’organizzazione del lavoro: finché le pittu- ta spese contenuta in uno degli incartamen-
re, e con esse le officine di restauro, rimasero ti55, quali «tela», «mussolo» e «colla»; la pre-
a Portici, tra scoperta e stacco intercorreva, in senza di quest’ultima sostanza sembra con-
genere, un lasso di tempo relativamente bre- fermata dall’esito della microfotografia della
ve45; dopo il 1826, per contro, trasferite ope- fluorescenza UV (figg. 166 b, c). Altri mate-
re e maestranze a Napoli, le pitture prescelte riali di più difficile interpretazione, quali «cia-
per il museo cominciarono a rimanere in si- nuro» e «minio», potrebbero indicare rispet-
tu assai più a lungo, a volte anni, in attesa che tivamente l’uso di un veleno usato come bio-
fossero reperiti i fondi per il trasferimento cida all’interno della colla e di un siccativo.
degli operatori sugli scavi46; per i medesimi Non è stato purtroppo possibile ispezionare il
motivi di ordine economico, risultava con- verso, sigillato da una tavola di legno. Il sup-
veniente concentrare gli interventi, per cui si porto del dipinto, contrariamente a quello
assisteva a vere e proprie campagne di stac- delle altre pitture napoletane, è costituito da
chi, distanziate fra loro nel tempo. Tra i nu- una tela incollata a un pannello ligneo.
merosi esempi che sarebbe possibile addurre, Quanto sopra descritto potrebbe, come si è ac-
emblematico ci sembra il caso del dipinto cennato, far pensare ad uno strappo; tuttavia,
con Perseo e Andromeda della casa dei il sia pur minimo spessore dell’intonachino
Capitelli Colorati che, scoperto agli inizi de- conservato, unitamente alle peculiarità della
gli anni ’30, fu staccato solo trent’anni dopo; tecnica esecutiva della pittura romana56, ci ha
inoltre Carlo Bonucci, nel proporre, nel fatto sospettare di non essere di fronte a un ve-
1847, il distacco di alcune pitture, elenca fra ro e proprio strappo, come conferma del resto
gli altri il dipinto di alcuni gladiatori coll’i- l’impronta in situ (fig. 14): gli estrattisti roma-

20 ANTONIO GUGLIELMI, GABRIELLA PRISCO


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Fig. 13 MAN inv. n. 8996: la luce


radente evidenzia le tracce della
tela utilizzata nelle operazioni di
facing.

ni potrebbero quindi aver associato elementi dove, nel lamentarne l’inapplicabilità, per
propri di questa tecnica – incollaggio di uno mancanza di maestranze specializzate, esso
strato di «mussolo» e di uno di tela sul recto e viene così descritto: «Se si volesse poi conser-
creazione di un nuovo supporto, pure costitui- vare per intero ed altrove collocarsi quanto è
to da tela – con quella tradizionale dello stacco stato sinora esistente [scil. l’affresco di Pietro
degli strati preparatori, successivamente estre- Novelli nel Palazzo Sclafani di Palermo] sa-
mamente assottigliati dal verso57; ciò sarebbe in rebbe a farsi una più laboriosa operazione, cioè
linea con quella parte della tradizione romana, staccarlo dal muro attaccandone pria una for-
risalente a Pietro Palmaroli che, fin dai primi te tela dalla faccia dipinta, e poi posti in piano
anni dell’Ottocento, aveva reagito, con accor- orizzontale tutti i pezzi dell’intonaco già at-
gimenti tecnici analoghi, a questa prassi, che taccati alla tela sul piano, e attenuando dalla
causava la perdita di parte del colore58. parte di dietro di detto intonaco, con grossa
Una conferma di questa ipotesi è costituita da raspa pria, e poi con più fine sino a ridurlo d’u-
un analogo procedimento conservatoci da un na leggerissima grossezza, poscia attaccare ad
documento siciliano, di dieci anni più antico, un telare ben forte, grande quanto il dipinto,

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Fig. 14 Pompei, casa dei Capitelli


Colorati: impronta dello stacco
del quadro MAN inv. n. 8996.

una robustissima tela e questa con abbondan- non avevano perso nulla della loro validità:
te colla farla aderire all’intonaco già sottilissi- se da un lato infatti affondavano le radici
mo; poi levato il tutto dal piano, toltavi la te- nella tradizione partenopea, dall’altro si era-
la d’innanzi il dipinto, facendovi i piccoli re- no imposte per evidenti motivi legati alla
stauri resterebbe il dipinto sulla tela […] »59. tecnica esecutiva stessa dell’affresco roma-
Questa tecnica appare dunque estranea alla no: il livello di carbonatazione e coesione
prassi seguita nel Regno delle Due Sicilie, ma della superficie di un intonaco antico ben
è nota e praticata a Roma. Sembra tuttavia conservato è infatti in genere così alto che la
che gli ingegnosi artefici partenopei abbiano forza di trazione della colla utilizzata nello
fatto tesoro di quanto fu loro possibile osser- strappo sarebbe insufficiente al fine di otte-
vare nel 1861, se dobbiamo loro attribuire, nere una asportazione completa della ma-
tramontata la collaborazione con Virili e trice di carbonato di calcio che ingloba il
Ferrari, un analogo trasporto, avvenuto sette pigmento; in altri termini, soprattutto nei
anni più tardi, del quadro con il Teseo libe- fondi, le estese zone di intonaco dipinto e
ratore dalla casa di Gavio Rufo60 (fig. 15): successivamente compresso, levigato e li-
l’osservazione diretta fa ritenere infatti che si sciato (la ben nota politio vitruviana), por-
tratti anche in questo caso di uno stacco as- rebbero dei limiti allo ‘strappo’ proprio a
sottigliato e posizionato su tela. E che questa causa della estrema compattezza e bassa po-
tecnica coesistesse, alla metà degli anni ’60, rosità in queste aree della superficie dipin-
con quella tradizionale, è ulteriormente atte- ta, impedendo alla colla animale impiegata
stato da una nota di Giuseppe Fiorelli61. per l’applicazione delle tele la sufficiente pe-
Il procedimento, così in contrasto con la tradi- netrazione, presa o ‘aggrappaggio’ e conse-
zione, pur caldeggiato da quell’empirico speri- guente trazione sulla pellicola pittorica64.
mentatore che fu il principe di San Giorgio Infine, nel caso dello strappo, in particola-
Spinelli, non sostituì mai, per motivi econo- re di dipinti murali romani, si verificano de-
mici62, quello tradizionale. Per una volta, dob- gli inconvenienti correlati a problemi ottici
biamo essere grati all’oculatezza dell’ammini- – e di conseguenza estetici – quali la perdi-
strazione: l’osservazione ai raggi UV del dipin- ta degli effetti di brillantezza e profondità
to con Perseo e Andromeda ha infatti rivelato dovuta all’esiguo spessore dell’intonachino;
la presenza di moltissime cadute di colore, e di al contrario, lo stacco permette di salva-
altrettante ampie integrazioni mimetiche63 guardare quantomeno queste caratteristiche
(fig. 163b). fisiche. Forse anche per questo motivo il
Inoltre le motivazioni – mai esplicitate – metodo dei «Napolitani»65 non era stato, fi-
che, fin dall’inizio, avevano fatto preferire la no all’isolato episodio da cui abbiamo pre-
tecnica dello stacco a quella dello strappo so spunto, mai messo in discussione.

22 ANTONIO GUGLIELMI, GABRIELLA PRISCO


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LA CONSERVAZIONE IN SITU assicurare i dipinti alle pareti72. Inoltre si fa a


I motivi della tendenza ad una maggiore con- volte menzione di «fodere a calce» e «lacerti»,
servazione in situ, percepibile dagli ultimi de- in corrispondenza dei vuoti lasciati dagli
cenni del XVIII secolo e documentata anche stacchi, per evitare cedimenti degli intonaci
dalle spese erogate in più occasioni per ope- antichi superstiti73.
re provisionali66 aventi un carattere di mag- Un discorso a parte meritano poi due ulterio-
giore stabilità che per il passato67 devono, al- ri tipi di protezione, ossia le lastre di vetro, op-
la luce di quanto sopra esposto, essere vaglia- pure di cristallo, e gli sportellini lignei. L’idea
ti con prudenza: alla necessità di estesi stac- di proteggere porzioni particolarmente pre-
chi, che pure la commissione nominata nel gevoli di dipinti in situ risale probabilmente
1834 dall’Accademia Ercolanese propugna- al periodo francese; in una relazione del 30
va68, si opponeva la continua scarsezza di marzo 1813 della commissione giudicatrice
mezzi cui sopra si è accennato; questa spesso dei restauri eseguiti da Pietro La Vega a
si intrecciava con i cronici problemi di spazio Pompei si legge: «Allorché si trovano in un
del museo, generando un criterio gerarchico edifizio delle pitture ben eseguite, oltre di co-
tra pitture di eccellenza, le sole degne di esse- vrire con tegole i colli de muri, sarebbe desi-
re staccate, e dipinti da lasciare in situ69; que- derabile, che si covrissero tutte intere quelle
sti ultimi venivano protetti, a loro volta, «se- stanze, ove si trovassero le più belle, e fare an-
condo il loro merito»70: troviamo a tal fine cora il tentativo se vi si potessero giudiziosa-
dettagliatamente menzionati tetti, file di te- mente adattare le lastre di vetro in modo, che
gole, tavole, fascine e tele incerate71, che an- l’acqua non penetri tra la pittura, e la lastra»74.
davano ad aggiungersi alle chiodature metal- Non sappiamo se un’analoga proposta di
liche utilizzate, fin dal secolo precedente, per Camuccini75, avanzata nel 1825, si sia ispi-
15

Fig. 15 MAN inv. n. 9043:


quadro con Teseo liberatore.

Le operazioni di stacco e la conservazione in situ 23


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rata a questa precoce proposta di musealiz- Viceversa, quella costituita dagli sportellini li-
zazione in situ76. Questo tipo di protezione, gnei godette di maggior fortuna, si può pen-
proposta in concomitanza con la sperimen- sare a causa della sua duplice valenza: accan-
tazione della vernice di Andrea Celestino, fu to ad uno scopo conservativo79, infatti, si può
realizzata, secondo i voleri del re, per tutte agevolmente individuare la volontà di poten-
le pitture «riputate di singolar merito», in ziare l’effetto delle immagini sulla ristretta
primo luogo su quelle scoperte nell’edificio cerchia cui era permesso disvelare l’opera80;
di Pompei con le nozze di Peleo e Teti, pre- non a caso tali sportelli risultano adoperati,
vio trattamento con la suddetta vernice77. almeno dagli anni ’20 dell’Ottocento81, per
Tuttavia questa protezione meccanica non celare agli occhi del pubblico dipinti giudi-
sembra mai essere stata adottata su larga sca- cati osceni82, nei rari casi in cui non si deci-
la78, forse a causa delle intuibili controindi- desse di procedere, con inusuale celerità, al
cazioni sul piano conservativo; inoltre la ne- loro stacco83.
cessità, a fronte di estese porzioni di into- Spesso alle sopracitate protezioni meccaniche
naco dipinto, di accostare numerose lastre veniva associata, come si è detto, una barrie-
di vetro mediante piombo, faceva sì che la ra chimico-fisica costituita da una vernice, di
lettura delle scene risultasse compromessa. cui si tratterà più avanti.

1
ASSAN, IV E 3, 12, Pompei. Pitture sa dei Dioscuri (VI 9, 6.7), è stata forse Restauro di sculture. Anni 1852, 1853,
pompeiane scoperte e distaccate nell’anno realizzata in epoca moderna in vista di un 1854 (documento pubblicato in SIOTTO
1835 a 1851. Pitture ed iscrizioni furto, come ipotizzato in PPM IV, 1993, 2007, p. 151, doc. 25).
13
Pompeiane, da scovrire, distaccare e dise- p. 924, n. 127, con fig. a p. 926. Per la composizione elementale del ma-
6
gnarsi. Rapporto di Avellino del 10 febbraio teriale utilizzato per le stuccature cfr., in
2
ZABAGLIA 1743. 1847, che riporta una nota di Bonucci del questo stesso volume, P. Bianchetti, G.
3
RUGGIERO 1885, p. 39, relazione del 29 27 gennaio (ASN, MPI, b. 435 I/4 1846- Sidoti, Caratterizzazione dei materiali di
luglio 1739: «[…] pinturas […] las quales 51, Rapporto sull’impossibilità di distacca- intervento per stuccature, integrazioni, sup-
estan señaladas conforme se han de cortar re alcune pitture dalla casa della Caccia e porti, pp. 189-190.
14
[…]». delle Quadrighe; cfr. Documenti, p. 247, DE SAINT-NON 1781-86, II.
15
4
Questa pratica è di lunga durata: in una n. 32). Cfr. infra, nota 24.
7 16
nota del 10 novembre 1846 l’arch. Per l’aspetto degli scalpelli si veda Cfr. ad esempio WINCKELMANN
Bonucci chiede al direttore Avellino «ch’el- ZABAGLIA 1743, Tav. I, n. 12, Scarpello per [2001], p. 48 (Lettera a Pietro Teodorico
la indichi (scil. le porzioni da staccare) con far buche nelle muraglie, e n. 13, Lancetta, Volkmann del 3 marzo 1762) che, a pro-
riquadro a linee nere su le pareti originali» o Scarpello sottile per pulire, e riquadrare le posito del presunto stacco del Giove e
(ASSAN, IV E 3, 12, Pompei. Pitture pom- dette buche. Ganimede di Mengs – in realtà un falso –
8
peiane scoperte e distaccate nell’anno 1835 a Nota dell’arch. Bonucci del 10 novem- scriveva: «Non potendola segare col muro
1851. Pitture ed iscrizioni Pompeiane, da bre 1846 (ASSAN, IV E 3, 12, Pompei. medesimo, come si usa qui e
scovrire, distaccare e disegnarsi); la nota fu Pitture pompeiane scoperte e distaccate nel- nell’Ercolano, si mise a staccare dal muro
trasmessa da F.M. Avellino il 16 novembre l’anno 1835 a 1851. Pitture ed iscrizioni l’intonaco […]»; e, ancora, precisa, par-
1846 (ASN, MPI, b. 435 I/4 1846-51, Pompeiane, da scovrire, distaccare e dise- lando di quattro pitture rinvenute a piè
Rapporto sull’impossibilità di distaccare al- gnarsi) trasmessa da F.M. Avellino il 16 d’opera, perché già tagliate in antico: «non
cune pitture dalla casa della Caccia e delle novembre 1846 (ASN, MPI, b. 435 I/4, furono però levati colla sega». Anche
Quadrighe; cfr. Documenti, pp. 246-247, 1846-51, Rapporto sull’impossibilità di di- Creuzé de Lesser (CREUZÉ DE LESSER
n. 31). staccare alcune pitture dalla casa della 1806, p. 169) afferma che le pitture veni-
5
ASN, CRAntica, f. 1541, inc. 8 (rap- Caccia e delle Quadrighe; cfr. Documenti, vano staccate con parte del muro.
17
porto di Alcubierre a Tanucci del 29 otto- pp. 246-247, n. 31). Per la coesistenza dei due metodi cfr.
9
bre 1763, in parte edito in ALLROGGEN- Si tratta della casa della Caccia Antica PRISCO 2004, pp. 130-131; cfr. anche
BEDEL 1976, pp. 153-4; rapporto del 21 (VII 4, 48), scavata tra 1833 e 1835 (per SIOTTO 2007, p. 123.
18
dicembre 1763 di Canart a Tanucci, pub- la casa cfr. PPM VII, 1997, p. 6 ss.). A die- RUSPI 1864 (il testo, pubblicato postu-
blicato in D’ALCONZO 2002, doc. n. 22, ci anni dalla scoperta, si proponeva il di- mo, è stato scritto dopo il 1857).
19
pp. 109-110). Sottili contorni incisi sono stacco degli intonaci rispettivamente del Come è evidente all’osservazione in si-
visibili, a causa della rimozione della cor- viridarium (13) e dell’ambiente (6); non a tu. Per la casa e le sue pitture si veda TRAN
nice, in molte delle pitture con muse stac- caso la prima scena fu disegnata per la pri- TAM TINH 1988.
20
cate nel 1755 dai praedia di Giulia Felice ma volta, forse in vista dello stacco, da S. Il modello in sughero del tempio (per il
e donati dal re Ferdinando, nel 1802, al- Mastracchio, la cui attività è concentrata quale si veda KOCKEL 1998, p. 72 ss., Tav.
la Francia: cfr. DESCAMPS-LEQUIME, intorno alla metà del secolo (cfr. PPM X, 6:13), eseguito da Giovanni Altieri tra il
DENOYELLE 2008, p. 155 (Calliope); p. 1995, p. 826, fig. 5). 1784 e il 1785, documenta la situazione
10
165 (Talia); p. 167 (Polimnia); p. 169 Cfr. supra, nota 4. dopo gli stacchi, con le integrazioni a li-
11
(Urania). Incisioni più larghe, ma altret- Ibidem. vello e le grappe che fermano gli intonaci
12
tanto regolari sono state rilevate sul dipin- La tecnica era la stessa ancora alla metà pericolanti; nella parte bassa della parete
to con divinità fluviale tra due ninfe, pro- del XIX secolo: «Gli artefici Piedimonte orientale del portico, sotto l’edicola cen-
veniente dalla casa delle Vestali VI 1,7 (cfr. han rivestito il dipinto da staccare […] di trale, è visibile uno stacco, sotto il quale è
PPM IV, 1993, p. 24, n. 37), staccato nel una cassa col mastice che essi praticano indicata la muratura. Questa situazione è
1789; ringraziamo Delphine Burlot, che […]», come afferma l’arch. Gaetano confermata dall’osservazione di quanto ri-
ha restaurato l’opera, oggi al Louvre, per Genovese in una minuta del 24 novembre mane oggi in situ.
21
l’informazione. Per contro l’incisione, vi- 1853, in ASSAN, IV E 3, 13, Distacco, In assenza di una descrizione di questo
sibile in situ, che contorna una figurina di trasporto e messa in mostra dei dipinti stacco, si può avere un’idea della sua com-
cervo della predella dell’oecus (43) della ca- Pompeiani e Spese erogate all’obbietto. plessità leggendo quella dello stacco a

24 ANTONIO GUGLIELMI, GABRIELLA PRISCO


conoscere per conservare ultimo:FONTANA 22-10-2009 16:09 Pagina 25

massello di un enorme dipinto murale Movimentazione e trasporti. Reale Borbonica al Ministro, in ASN,
34
dalla basilica di San Pietro in ZABAGLIA Così in PANCANI, SERACINI, VANNUCCI MPI, b. 358 II, fasc. 73, Metodi per ripu-
1743, Tav. XIX. 1992, p. 130. Va tuttavia osservato che il lire le pareti Pompeiane e connettere i fram-
22
Le testimonianze più tarde, infatti, cita- solfato di calcio rinvenuto sulla pellicola menti. Si veda anche l’affermazione, con-
no il vecchio metodo come superato: pittorica, salvo che sia di apprezzabile spes- tenuta nella nota del 18 maggio 1852 (cit.
«Attualmente si è arrivato ad una gran sore, non indica necessariamente un con- a nota 42), che esalta il metodo, adottato
perfezione nel levare dalle mura di questi tatto diretto tra questa e il gesso, poiché di recente, della ricomposizione dei fram-
quadri, i quali tagliavansi prima con tutto quest’ultimo potrebbe essere andato in so- menti, che prima si lasciavano distrugge-
il muro» (SCHULZ 1838, p 167, nota 8). luzione e essere venuto a contatto con la re, su lavagna.
23 44
Nota del 16 dicembre 1850, in ASN, superficie attraversando la carta interposta. Francesco La Vega a Tanucci, 26 ot-
35
MPI, Commissione di antichità e belle ar- D’ALCONZO 2002, pp. 20-21. tobre 1765 (ASN CRantica, f. 865):
36
ti, b. 435, II/1. Cfr. anche la risentita ri- Probabilmente esso non è stato rimosso cfr. STRAZZULLO 1982b, pp. 266-7.
sposta dell’architetto Settembre del 21 se- completamente per il timore di danneg- Sottolineatura di chi scrive.
45
guente, ivi (cfr. Documenti, pp. 247-248, giare ulteriormente opere che mostravano Le polemiche relative alla mancata
rispettivamente n. 34 e 35). uno stato conservativo già fortemente consegna delle cassette necessarie allo
24
La scoperta è avvenuta nel corso dello compromesso. stacco sembrano circoscritte agli anni
37
smontaggio della struttura di sostegno nei ASN, CRAmministrativa, III 1759/60, in seguito all’introduzione di
laboratori di restauro del museo di Inventario, Conti e cautele, b. 1175, anni alcuni cambiamenti nella procedura de-
Napoli: cfr. MELILLO 2007, pp. 40-41, 1761-1762, 1762 Volume di note settima- gli ordini e delle acquisizioni: cfr. AS-
figg. 6-9; vi accenna E. Siotto (SIOTTO nali delle spese fatte pelle Reali Delizie di SAN, VIII D 2, 4.
46
2007, p. 124). Portici e cavamenti di Antichità, c. 127. Per questo motivo si trovano attestazio-
25
Dello stacco del dipinto (MAN inv. n. Ringraziamo José María Luzón e M. del ni di puntelli e protezioni attuate con ter-
27683) si parla diffusamente nei docu- Carmen Alonso Rodríguez per la cortese ra asciutta e lapillo, in attesa del recupero
menti, datati dal 1 al 12 marzo, contenu- segnalazione. Per ‘cannelle’ si intendono (si veda ad esempio la nota del 15 marzo
ti in ASSAN, XXI A 5, 2, Distacco di di- forse le canne per le impalcature, oppure 1852, in ASSAN, IV E 3, 13 pubblicata
pinti e spese correlative 1854-1859 (cfr. un’incannucciata – peraltro mai attestata in Siotto 2007, doc. 21, p. 149).
47
Documenti, p. 248, n. 37). nelle fonti – per armare il gesso della con- Nota del 27 gennaio 1847, in ASN,
26
«[…] oramai è ovvio non esser necessa- troforma, o ancora le ‘cantinelle’, ossia i re- MPI, b. 435 I/4, 1846-51, Rapporto sul-
rio demolir muri per distaccar dipinti», af- goli della cassetta di stacco. SAMPAOLO l’impossibilità di distaccare alcune pitture
fermava l’arch. Genovese, dissentendo dal 1998, p. 66, ritiene che la carta sia stata in- dalla casa della Caccia e delle Quadrighe
metodo di stacco a massello proposto dai trodotta, dopo molti anni, al posto di teli (cfr. Documenti, p. 247, n. 33). I grandi
Piedimonte (minuta del 24 novembre di stoffa; di questi non è però comprova- quadri con Ercole e Onfale e il trionfo di
1853, in ASSAN, IV E 3, 13, pubblicata to l’uso, fino all’esperimento del 1861 Bacco che, il 29 luglio 1850, l’Accademia
in SIOTTO 2007, doc. 25, p. 151). (per il quale cfr. infra, p. 20 ss.) né dalle Ercolanese aveva consigliato di asportare
27
Il dipinto proviene da Pompei, VII 6, fonti, né dall’osservazione di alcuna trac- dalla casa delle Suonatrici (ossia la casa di
34-35 (cfr. PPM VII, 1997, p. 209, fig. cia di facing sulle opere. Marco Lucrezio Stabio IX 3, 5.24) essen-
38
3). Sarebbe indispensabile verificare se il Il termine ‘reale’ indica un formato di dosi verificata, nonostante le coperture,
pilastro centrale tra le due botteghe che ne carta: ad esempio, nella fabbrica di una «fioritura di nitro» (relazione del 14
costituiva, secondo le fonti, il supporto – Beranger, a Sora, si producevano, nel maggio 1850 in ASN, MPI, b. 358 II, fa-
e che appare, in fotografia, integro – sia, 1817, fra gli altri tipi di carta: «7. detta sc. 73) risultano, da una nota del 15 mar-
almeno in parte, ricostruito: nella foto- Reale grossa bianca; 8. detta Reale fina zo 1852, staccati «da più mesi», ma «an-
grafia ivi pubblicata (p. 208, fig. 1) la par- cerulea» (ASN, MinInt 5057, II inv., cora rimasti sul luogo con gran rischio di
te inferiore è coperta da resti di intonaco, Antichità, Belle Arti e scuole di disegno, f. deteriorarsi» (cfr. rispettivamente la mini-
e non sembra, quindi, essere di restauro. 26, nota del 23 giugno 1817). steriale del 29 luglio 1850 e la nota del 15
28 39
VENUTI 1748, pp. 109-110. Cfr. il documento citato a nota 25. Si marzo 1852 di Guglielmo Bechi al
29
L’espressione, riferita al restauro dell’o- veda anche la nota spese del 30 ottobre Principe di San Giorgio, in ASSAN, IV E
vale con la Vittoria (MAN inv. n. 8940) è 1852 in cui, accanto a gesso e legno, è at- 3, 13, Distacco, trasporto e messa in mostra
contenuta in una minuta del 4 gennaio testata la carta: ASSAN, IV E 3, 13. dei dipinti Pompeiani e Spese erogate all’ob-
40
1813 di Arditi al ministro Zurlo (in AS- «e si spera che salga sana», questa la for- bietto. Restauro di sculture. Anni 1852,
SAN, IV E 3, 6, Ristauro della antica di- mula costante che accompagna i primi 1853, 1854). Ancora, un piccolo dipinto
pintura rappresentante la Pace e la Vittoria stacchi e il loro trasporto dai cunicoli al scoperto il 7 aprile 1859 che «essendo
scoverta a Pompei nell’anno 1813, edita in piano di campagna: cfr. ZEVI 1994, p. esposto alle intemperie sta giornalmente
D’ALCONZO 2002, pp. 72-73, 115-116, 474; anche Canart, nel 1740, spera «con degradandosi» verrà staccato solo alla fine
doc. n. 37). il divino ajiuto» di riuscire a portare fuori di luglio del medesimo anno: ASSAN,
30
Cfr. supra, nota 24; si tratta però di uno intera una fontana a mosaico (ASN, XXI A 5, 2, Distacco di dipinti e spese cor-
stacco della metà del secolo XIX. CRAntica, I inv., Scavi e Musei, b. relative 1854-1859.
31 48
Si veda, ad esempio, il rapporto di 1537/77, relazione del 18 novembre Si veda quanto avvenne nel 1825
Alcubierre del 31 ottobre 1739 pubblica- 1740). Si veda anche l’illuminante rela- quando, avendo Atticciati temporeg-
to in STRAZZULLO 1982a, pp. 133-134 e zione, del 31 luglio 1743, dell’intendente giato di fronte alla richiesta di staccare
in D’ALCONZO 2002, p. 99, Doc. 2. Voschi sui danni causati ad una delle due alcuni affreschi, l’Accademia Ercolanese
32
È questa una costante nelle operazioni pitture, poste una sopra l’altra, all’atto del propose di rivolgersi, a Roma, al
di stacco: come viene riferito in un docu- taglio della prima, in RUGGIERO 1885, pp. Palmaroli, anche perché formasse in lo-
mento del 1836, nello stacco di alcuni di- 98-99. co degli estrattisti (ASN, MinInt, II
41
pinti venne impiegato un considerevole Nota di Guglielmo Bechi al Principe di inv., f. 2070, Distacco delle pitture di
quantitativo di gesso «per la buona gros- San Giorgio del 18 maggio 1852: AS- Pompei ed annessione nel Museo (il do-
sezza data acciò reggessero», (Nota ed im- SAN, IV E 3, 13, Distacco, trasporto e cumento è stato rinvenuto da Francesca
porto delle spese dell’Intraprenditore Sig. messa in mostra dei dipinti Pompeiani e Della Gatta, che ringrazio); si veda inol-
Giuseppe dell’Aquila pe’ lavori eseguiti nel Spese erogate all’obbietto. Restauro di scul- tre, sullo stesso argomento, il processo
distacco di cinquanta pitture a fresco in ture. Anni 1852, 1853, 1854, trasmessa verbale dell’Accademia Ercolanese del-
Pompei, e trasporto delle medesime e nel da San Giorgio il 21 maggio: ASN, MPI, l’8 febbraio e il rapporto del 1 marzo
Real Museo in Napoli, 9 settembre 1836, 317/7, Pompei, lavori relativi agli scavi ed 1825, in ASN, MinInt, II Inv., f. 2034,
in ASSAN, XXI A 5, 1.9, Manutenzione e agli oggetti rinvenuti (cfr. Documenti, p. 1, Processi verbali delle tornate accade-
distacco delle dipinture, de’ musaici delle 248, n. 36). miche del 1824-1825. Per i frequenti at-
42
iscrizioni e de’ graffiti pompeiani. Anno Nota di Guglielmo Bechi al Principe di triti tra la direzione degli scavi e Raffaele
1836, pubblicata in SIOTTO 2007, pp. San Giorgio del 20 maggio 1852: ibidem, e Luigi Piedimonte si veda, oltre la pre-
147-8). pubblicata in SIOTTO 2007, doc. 24, pp. tesa, cui sopra si è accennato, di proce-
33
A tal proposito cfr. in questo stes- 150-1. dere ad uno stacco a massello, contro il
43
so volume, A. Guglielmi, G. Prisco, Lettera del 27 aprile 1849 della Società parere della direzione, l’accusa di aver

Le operazioni di stacco e la conservazione in situ 25


conoscere per conservare ultimo:FONTANA 22-10-2009 16:09 Pagina 26

abbandonato un’operazione di stacco al nota 5. da Avellino al Ministro degli Affari


60
primo segnale di crollo (cfr. supra, p. 19 MAN inv. n. 9043; la casa (VII 2, 16) Interni, del 5 marzo 1847, in ASN, MPI,
e nota 41). fu scavata nel 1868. 328, I/7.
49 61 71
Cfr. PRISCO 2003, p. 133. Nota s.d., ma degli inizi del 1865, attri- Si vedano, a solo titolo di esempio, le
50
ASN, MPI, Real Museo Borbonico, b. buibile a Fiorelli, in ACSR, Dir. Gen. protezioni in situ alla casa delle Suonatrici
752 I/16, 1861 Nuovo metodo per il di- AA.BB.AA., 1860/1890, I vers., b. 244, (1848. Misura ed apprezzo dei lavori di sca-
stacco e trasporto su tela. Cfr. anche AS- 111-75. vo eseguiti da Giuseppe e Salvatore
62
SAN, XXI B 10, 30, Dipinti sopra intona- Come esplicitato nella nota del 10 lu- dell’Aquila nel mese di febbraio, in ASN,
co distaccati e trasferiti nel Museo glio 1861 del direttore del Museo MPI, Real Museo Borbonico, b. 752,
Nazionale. Spese da pagarsi ai Sig. Virili e Nazionale, Principe di San Giorgio II/2).
72
Ferrari. 1861 (cfr. Documenti, rispettiva- Spinelli, al Segretario Generale incaricato L’uso, codificato dal ‘Regolamento pel
mente p. 249, nn. 39-40 e pp. 248-249, del Dicastero dell’Istruzione Pubblica Museo Reale Borbonico’ del 1828, art. 79,
n. 38). Una piccola parte dei documenti (ASN, MPI, Real Museo Borbonico, b. è attestato fin dal 1765, quando Canart
relativi a quest’ultimo fascio è stata pub- 752 I/16, 1861 Nuovo metodo per il di- mise 60 chiodi per «fermare» le pitture (9
blicata in SIOTTO 2007, doc. 31-33, pp. stacco e trasporto su tela; minuta in AS- novembre 1765: cfr. HOFFMANN 1993, p.
153-4; tuttavia, non avendo consultato i SAN, XXI B 10, 30, Dipinti sopra intona- 248; PAGANO 1997, p. 30). Francesco La
fondi dell’Archivio di Stato di Napoli, al- co distaccati e trasferiti nel Museo Vega, in una lettera a Tanucci del 26 otto-
la Siotto sono mancati gli elementi essen- Nazionale. Spese da pagarsi ai Sig. Virili e bre 1765 (ASN, CRAntica, f. 865, pub-
ziali per inquadrare l’esperimento e per in- Ferrari. 1861). Anche nella relazione del blicata in STRAZZULLO 1982b, pp. 266-7)
dividuare le opere. 10 luglio 1850 al direttore del parla di questo metodo come di una no-
51
Gli altri due dipinti, per ora non rin- Dipartimento degli affari interni citata a vità, applicata da Canart solo un’altra vol-
tracciati, sono un festone e un’iscrizione nota 59 si dice chiaramente che il suppor- ta e analogo a quello da lui stesso «veduto
su pietra (ASN, MPI, Real Museo to tradizionale, con lavagna e gesso, è assai pratticare in Roma nelle pitture di
Borbonico, b. 752 I/16, 1861 Nuovo me- meno costoso di quello con tela. Raffaele». Tra i numerosi esempi poste-
63
todo per il distacco e trasporto su tela). Cfr., in questo stesso volume, riori, si veda quanto proposto (chiodi di
52
I documenti di archivio segnalano che M. Cardinali, M.B. De Ruggieri, rame al posto di quelli di ferro) in una re-
da questa casa proviene uno dei dipinti Caratterizzazione dei ravvivanti e pro- lazione del 30 marzo 1813 della commis-
oggetto della sperimentazione: cfr. la no- tettivi: tecniche di imaging multi spettra- sione giudicatrice dei restauri eseguiti da
ta del direttore degli scavi di Pompei le; A. Guglielmi, Tipologie di degrado e Pietro La Vega a Pompei (in ASN,
Gaetano Genovese del 30 luglio 1861 in stato di conservazione degli strati prepa- MinInt, I inv, f. 1007, 4) e i chiodi «di me-
ASN, MPI, Real Museo Borbonico, b. ratori e della pellicola pittorica in rela- tallo ramato» fatti realizzare pochi mesi
752, I/16, 1861 Nuovo metodo per il di- zione ai materiali di intervento. dopo, conformemente ai dettami di
64
stacco e trasporto su tela ( cfr. Documenti, Va inoltre ricordato che, fino a che gli Bellori, da R. Venuti su incarico del mini-
p. 249, n. 39); si vede anche ASSAN, XXI scavi avvennero in galleria, l’umidità stro Zurlo (cfr. note del 12 e del 24 di-
B 10, 30, Dipinti sopra intonaco distaccati avrebbe impedito un adeguata essicazione cembre 1813 in ASN MinInt, II inv.,
e trasferiti nel Museo Nazionale. Spese da della colla impiegata per far aderire la tela; 2273/s.n. pubblicate in ADAMO
pagarsi ai Sig. Virili e Ferrari. 1861. Il la- né sarebbe stato possibile, per evidenti MUSCETTOLA 2004, p. 66); la nota di
voro fu eseguito da Raffaele Ferrari. motivi, accendere dei fuochi per favorirne Bonucci ad Avellino del 22 giugno 1847,
53
MAN inv. n. 8996. Ringraziamo il processo di asciugatura. in ASSAN, IV E 3, 12. Per altri accenni a
65
Angela Luppino, che ci ha segnalato l’a- Così lo definisce C. Ruspi (RUSPI chiodi e grappe cfr. PRISCO ET ALII 2004,
nomalia di questo e del dipinto di cui si 1864). p. 71, nota 19.
66 73
parlerà fra breve, entrambi riportati su te- Previste peraltro dall’art. 82 del Cfr. i lavori nella «Strada della Fortuna.
la; perciò, pur non essendo essi compresi ‘Regolamento pel Museo Reale Seconda Casa dopo il primo [?] Vicoletto
tra i materiali a deposito, se ne è effettua- Borbonico’ del 1828: nell’autunno di in seguito a quella del Fauno», in ASN,
to lo studio. ogni anno era prescritto di coprire pavi- MPI, b. 333 I/4, Misura ed apprezzo dei
54
Cfr. PPM VI, 1996, pp. 1018-1020, menti, mosaici e marmi e di cautelare le Lavori eseguiti dall’Appaltatore Sig. D.
figg. 28-30. pitture. Giuseppe dell’Aquila […] dal primo
55 67
Nota delle spese fatte per togliere un di- Quando le coperture erano realizzate Gennajo a tutto Dicembre 1838.
74
pinto di Pompei da Giovanni Virili e con gambi di lupini: cfr. la minuta non fir- ASN, MinInt, I inv., f. 1007, 4.
75
Raffaele Ferrari del 28 giugno 1861, in mata, ma attribuibile a Francesco La Vega, Già come Ispettore alle Pubbliche
ASSAN, XXI B 10, 30, Dipinti sopra in- indirizzata al marchese Caracciolo, del 22 Pitture di Roma Camuccini si era più
tonaco distaccati e trasferiti nel Museo maggio 1788, in ASSAN, VIII C 4, 3.5. volte espresso a favore della conserva-
68
Nazionale. Spese da pagarsi ai Sig. Virili e Per la posizione dell’Accademia, tenace zione in situ, mettendo in atto adegua-
Ferrari. 1861 (cfr. Documenti, pp. 248- sostenitrice degli stacchi, cfr. ASN, te misure di protezione: cfr. GIACOMINI
249, n. 38). MinInt II, 2070, Distacco delle pitture di 2007, pp. 81-82.
56 76
Cfr. infra, p. 22. Pompei ed annessione nel Museo; per l’isti- Cfr. la lettera di Vincenzo Camuccini
57
A tal punto da aver causato danni alla tuzione della commissione, portatrice del- all’architetto Pietro Bianchi del 26 apri-
pellicola pittorica: cfr., in questo stesso vo- la medesima istanza, cfr. la copia di una re- le 1825 in ASN, MinInt, II inv., f. 2070,
lume, A. Guglielmi, Tipologie di degrado e lazione dell’Accademia, firmata da Distacco delle pitture di Pompei ed annes-
stato di conservazione degli strati preparato- Monsignor Rosini, non datata, (1835?) in sione nel Museo; il dispaccio del 29 set-
ri e della pellicola pittorica in relazione ai ASSAN, IV E 3, 12, Pompei. Pitture pom- tembre 1825 del Ministro G. Ruffo ad
materiali di intervento. Benché nella nota peiane scoperte e distaccate nell’anno 1835 Arditi, in ASSAN, IV E 3, 4, 1811-
spese di Virili e Ferrari siano assenti gli a 1851. Pitture ed iscrizioni Pompeiane, da 1829, Esperimento fatto della vernice in-
strumenti tipici delle operazioni di stacco, scovrire, distaccare e disegnarsi. ventata dal Prof. Celestino. Parere della
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si può supporre che questi, non essendo Si veda ad esempio la minuta del 20 Società Reale Borbonica su detta vernice.
materiali di consumo, facessero parte del- maggio 1876 del Direttore di Pompei al Vantaggi che offre. Preparazione e modo di
l’attrezzatura personale degli estrattisti. Ministero, in ASSAN, II C 4, 7, Carte re- applicarla.
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All’argomento del trasporto dei dipinti lative all’invio a Napoli di bronzi, di un su- ASSAN, IV E 3, 4. L’esperimento av-
murali a Roma ha dedicato un bel saggio ghero e di pitture da Pompei, anno 1876; gli venne il 29 settembre 1825.
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F. Giacomini (GIACOMINI 2007, pp. 71- originali sono in ACSR, Dir. Gen. Per l’adozione delle lastre in determi-
97; in particolare sulle reazioni, all’inter- AA.BB.AA. 1860/1890, I vers., b. nati casi si veda la nota dell’architetto
no del milieu romano, alla tecnica dello 244.112.14, Pompei. Conservazione nel Bonucci del 14 novembre 1829, in AS-
strappo si veda p. 85 ss.; sulla tecnica ‘mi- Museo di pitture pompeiane. SAN, IV E 3, 2; la dettagliata descrizio-
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sta’ dello stacco assottigliato e posizionato Si veda la minuta dell’architetto ne delle lastre a protezione di un dipinto
su tela, p. 91 ss.). Bonucci del 4 novembre 1829 in ASSAN, con ermafrodito nella casa di Adone e di
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Relazione del 10 luglio 1850 al diretto- IV E 3, 2; la minuta di Bonucci ad uno con foglie e frutta nella casa del
re del Dipartimento degli affari interni Avellino del 28 gennaio 1847 in ASSAN, Torello di Bronzo nel 1838, in ASN,
pubblicata in GUTTILLA 2003, p. 241 e IV E 3, 12, e la stessa proposta, trasmessa MPI, b. 333 I/4, Misura ed apprezzo dei

26 ANTONIO GUGLIELMI, GABRIELLA PRISCO


conoscere per conservare ultimo:FONTANA 22-10-2009 16:09 Pagina 27

Lavori eseguiti dall’Appaltatore Sig. D. è sorpreso dal diverso senso del pudore de- del ‘Regolamento e Istruzioni per lo
Giuseppe dell’Aquila […] dal primo gli Inglesi, che chiudono le pitture eroti- Scavo di Pompei del 1819’ (ASSAN, II
Gennajo a tutto Dicembre 1838 (cfr. che con tende, rispetto ai napoletani che, inv., b. 45, f. 4): «Le oscene saranno subi-
Documenti, p. 241, n. 8) la menzione di benché abbiano sottratto alla vista il grup- to tagliate, ed inviate al Museo». Si veda
lastre a protezione del tablino della Casa po scultoreo di Pan con la capra, espon- ad esempio la nota del direttore del
di Apollo in una nota di Bonucci del 5 gono tranquillamente nel museo di Museo Avellino del 5 agosto 1840 in
marzo 1839, in ASSAN, XXI A 5, 1.11, Portici una teoria di falli. ASN, MPI, b. 328, II/42, 1840 -
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Manutenzione e distacco delle dipinture, Per la menzione di pitture oscene si ve- Trasporto al Real Museo di pitture oscene; il
de’ musaici delle iscrizioni e de’ graffiti da, ad esempio, la minuta dell’architetto dispaccio del medesimo del 14 marzo
pompeiani. Anno 1839. Bonucci del 4 novembre 1829, in AS- 1846, in ASN, MPI, Real Museo
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È il caso di un quadretto di Marte e SAN, IV E 3, 2. Anche il famoso dipinto Borbonico, b. 328, I, 35, 1844-46 -
Venere protetto, nel 1820, con una «cas- con il Priapo della casa dei Vettii era stato, Trasporto al Real Museo di alcuni dipinti
setta sulla parte della parete dove esiste, da in una data imprecisata, compresa tra la rinvenuti negli scavi di Pompei. Ancora, il
aprirsi a piacere» (DE CARO 1995). scoperta, del 1895, e gli anni ’40/’50 del 13 marzo 1853, quattro pitture furono
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Così V.I. Stoichita (STOICHITA 1998, p. XX secolo, coperto da uno sportellino li- distaccate «per essere oscene»: cfr. AS-
69) a proposito delle tende che celavano «i gneo, sostituito poi da una lastra di vetro SAN, IV E 3, 13; stessa sorte toccò, nel
capolavori e le rappresentazioni di carat- (cfr. PRISCO ET ALII 2004, p. 74, nota 54). 1859, ad «una dipintura oscena di due
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tere licenzioso». Infatti i dipinti di tal genere venivano animali con una vittoria» (nota di San
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Probabilmente questo atteggiamento staccati, indipendentemente dalle loro Giorgio del 1 marzo 1859, in ASSAN,
censorio non è anteriore alla restaurazio- condizioni di conservazione, assai più sol- XXI A 5, 2, Distacco di dipinti e spese cor-
ne: Lewis Engelbach, in viaggio in Italia lecitamente di altri, in conformità con relative 1854-1859).
nel 1802 (ENGELBACH 1815, p. 114 ss.), quanto esplicitamente prescritto all’art. 8

Le operazioni di stacco e la conservazione in situ 27

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