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Fisica Generale II

Docente: Pietro Oliva


Ingegneria
Dispense del corso a cura del docente
aggiornate al

3 ottobre 2017

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Scopo ultimo del corso: dare senso ai simboli...

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Scopo ultimo del corso: dare senso ai simboli...

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Scopo ultimo del corso: dare senso ai simboli...

int x = 0
while (x < 5)
{
printf ("x = %d\n", x);
x++;
}

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Scopo ultimo del corso: dare senso ai simboli...

⎧ ⃗ ⋅E
⃗= ρ
⎧ Qint ⎪ ∇


⎪ ∯Σ E
⃗ ⋅ dS⃗ =
ε0




ε0
⎪ ⎪
⃗ = − ∂B

⎪ B
⃗ ⎪
⎪ ⃗



⎪ ⃗ ⋅ d⃗l = − dΦΣ
∮∂Σ E




⃗ ×E

⎪ dt ⎪ ∂t
⎨ ⎨
⎪ ⎪ ∇⋅B =0
⃗ ⃗



⎪ ∯Σ B
⃗ ⋅ dS⃗ = 0 ⎪





⎪ ⎪



⎪ E

⃗ ⋅ d⃗l = µ0 ε0 dΦΣ + µ0 iint ⎪
⎪ ∂E


⎩ ∮∂Σ B dt


⎪ ⃗ ×B
∇ ⃗ = µ0 ⃗ + µ0 ε0
⎩ ∂t

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Invarianza spazio-temporale

Per conoscere la Natura (τὰ φυσικά) dal punto di vista scientifico è


necessario assumere che i fenomeni (a parità di condizioni) siano
indipendenti dallo spazio e dal tempo in cui si verificano.

Tale punto di partenza è un postulato detto


d’invarianza spazio-temporale dei fenomeni

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Oggettività

È altresì necessario che la conoscenza della natura sia oggettiva, non


dipenda cioè dalla persona che esegue l’osservazione.

Bisogna disporre d’un metodo operativo:


che va codificato e deve essere riproducibile in ogni laboratorio

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Grandezza Fisica

Una grandezza fisica è una proprietà misurabile di un certo fenomeno;


essa deve essere:
• distinguibile qualitativamente;
• determinabile quantitativamente.

Operazione di misura
la determinazione quantitativa va fatta confrontando la
grandezza in esame con una grandezza omogenea, assunta
come campione.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Misura

Affinché una misura sia sensata è necessario che:


• Il campione di riferimento sia accuratamente definito e
comunemente accettato;
• lo strumento e il metodo di misura usati siano dimostrabili;
• la misura sia seguita dall’unità di misura e dall’incertezza di misura
(altrimenti essa sarebbe priva di valore scientifico).

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Misura

• diretta
il caso in cui è possibile realizzare fisicamente la somma con la
grandezza di riferimento per estrarne il rapporto (es. misure di
lunghezza, massa, tempo);
• indiretta
il caso in cui la misura è ottenuta misurando altre grandezze legate
a quella d’interesse da leggi note (es. la resistività misurando
resistenza e caratteristiche geometriche, etc.).

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Warning!

Una grandezza fisica e le sue dimensioni sono due cose


differenti
es.: la dimensione non ci informa della natura scalare o vettoriale.

Il segno “=” impone che i due membri abbiano le stesse


dimensioni
ovvero sono equivalenti le due operazioni di misura.

L’unico modo di combinare grandezze disomogenee


è tramite moltiplicazione, divisione o elevazione a potenza con esponenti
adimensionali.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Grandezze Fondamentali e Derivate

Normalmente si preferisce definire un certo numero k di grandezze


fondamentali per rendere più agevole l’espressione delle grandezze
derivate. Fissate le grandezze fondamentali, siano esse Fk , ogni derivata
D può esprimersi come
[D] = ∏[Fk ]λk
k

L’accelerazione ad esempio ha dimensioni [a] = [m][s]−2 , essendo metri


e secondi grandezze fondamentali. L’insieme delle grandezze
fondamentali con le loro unità di misura definisce un sistema di
misura.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Arbitrarietà della scelta di base

La scelta delle unità di misura e delle grandezze fisiche fondamentali è


arbitraria. Scelto il sistema Fk ogni altro nuovo sistema Fi (con i e k
qualunque) è esprimibile nella vecchia base: [Fk ] = ∏i [Fi ]αki .
Conseguentemente ogni grandezza derivata sarà nella nuova base
λk
λk αki
[D] = ∏[Fk ] = ∏ [∏[Fi ] ] =
k k i

= ∏ [∏[Fi ]λk αki ] = ∏[Fi ]∑k λk αki


i k i

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Arbitrarietà della scelta di base

Quindi
[D] = ∏[Fi ]∑k λk αki
i

ma ∑k λk αki è il prodotto righe per colonne del vettore riga λk per la


matrice αki , di modo che gli elementi βi = ∑k λk αki siano proprio i
coefficienti di D espresso nel nuovo sistema di grandezze:

[D] = ∏[Fi ]βi


i

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Notazione Scientifica

Un numero α scritto nel seguente modo: α = k ⋅ 10n


dove k ∈ R, 1 ≤ k < 10 ed n ∈ Z, si dice essere in notazione scientifica.

Sono in notazione scientifica:


2.34 ⋅ 103 , 7.3 ⋅ 10−2 , etc.

Sono solo in notazione esponenziale, invece:


0.43 ⋅ 10−2 , 1.86 ⋅ 102.7 , etc.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Ordini di Grandezza
yocto- y 0.000 000 000 000 000 000 000 001 10−24
zepto- z 0.000 000 000 000 000 000 001 10−21
atto- a 0.000 000 000 000 000 001 10−18
femto- f 0.000 000 000 000 001 10−15
pico- p 0.000 000 000 001 10−12
nano- n 0.000 000 001 10−9
micro- μ 0.000 001 10−6
milli- m 0.001 10−3 In fisica sono di
centi- c 0.01 10−2
deci- d 0.1 10−1 fondamentale
- - 1 100 importanza gli
deca- da 10 101
ordini di
etto- h 100 102
kilo- k 1,000 103 grandezza.
mega- M 1,000,000 106
giga- G 1,000,000,000 109
tera- T 1,000,000,000,000 1012
peta- P 1,000,000,000,000,000 1015
exa- E 1,000,000,000,000,000,000 1018
zetta- Z 1,000,000,000,000,000,000,000 1021
yotta- Y 1,000,000,000,000,000,000,000,000 1024

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Sistema Internazionale
Il SI usa sette grandezze fondamentali
alle quali vanno aggiunti radianti e steradianti quali due unità accessorie
prive di dimensioni.

Tabella: Grandezze fondamentali del SI


grandezza nome simbolo
lunghezza metro m
massa kilo kg
tempo secondo s
corrente elettrica ampere A
temperatura kelvin K
quantità di sostanza mole mol
intensità luminosa candela cd

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Sistema Internazionale

Definizione Standard di metro


Il metro è la lunghezza del tragitto compiuto dalla luce nel vuoto in un
intervallo di tempo di 1/299 792 458 di secondo.

Definizione Standard di kilogrammo


Il chilogrammo è la massa del prototipo internazionale di platino-iridio
depositato presso l’Ufficio dei Pesi e delle Misure a Sèvres (Francia).

Definizione Standard di secondo


Il secondo è l’intervallo di tempo che contiene 9 192 631 770 periodi
della radiazioni corrispondente alla transizione tra i due livelli iperfini
dello stato fondamentale dell’atomo di cesio-133 a riposo e a
temperatura di 0 K.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Sistema Internazionale

Definizione Standard di ampere


L’ampere è l’intensità di corrente elettrica che, mantenuta costante in
due conduttori paralleli, di lunghezza infinita, sezione circolare
trascurabile e posti alla distanza di un metro l’uno dall’altro nel vuoto,
produce tra questi la forza di 2 ⋅ 10−7 N/m.

Definizione Standard di kelvin


Il Kelvin è definito come 1/273,16 della temperatura termodinamica del
punto triplo dell’acqua.

Definizione Standard di mole


La mole è la quantità di sostanza d’un sistema contenente tante entità
interagenti quanti sono gli atomi presenti in 12 g di carbonio-12.

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Sistema Internazionale

Definizione Standard di candela


La candela è l’intensità luminosa in una data direzione d’una sorgente
che emette una radiazione monocromatica di frequenza ν = 540 ⋅ 1012 Hz
e la cui intensità radiante in quella direzione è 1/683 W/sr.

Definizione Standard di radiante


Un radiante è quell’angolo tale che l’arco di circonferenza spazzato ha
stessa lunghezza del raggio (∼ 57, 29578○ ).

Definizione Standard di steradiante


Uno steradiante è quell’angolo solido che sottende una calotta sferica di
area pari al quadrato costruito sul raggio.

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Metodo Scientifico
Galileo Galilei

(1564 - 1642) padre della scien-


za moderna, fisico, matematico,
astronomo italiano.
”La filosofia è scritta in questo gran-
dissimo libro che continuamente ci sta
aperto innanzi a gli occhi (io dico l’uni-
verso), ma non si può intendere se pri-
ma non s’impara a intender la lingua, e
conoscer i caratteri, né quali è scritto.
Egli è scritto in lingua matematica, e i
caratteri son triangoli, cerchi, ed altre
figure geometriche, senza i quali mezzi
è impossibile a intenderne umanamen-
te parola; senza questi è un aggirarsi
vanamente per un oscuro laberinto.“

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Metodo Scientifico

Il metodo scientifico, fondato da Galilei, si basa su:


• schematizzazione del fenomeno in studio (modello semplice +
perturbazioni);
• misura delle grandezze fisiche definite con un metodo operativo;
• osservazione sperimentale qualitativa e quantitativa di
correlazioni tra le grandezze fisiche in studio;
• deduzione di leggi fisiche dai dati sperimentali;
• previsione di nuovi risultati usando le leggi trovate sopra;
• verifica sperimentale delle previsioni.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

WARNING!!!!

Noi non procederemo come molti testi fanno, cioè per ordine
“cronologico” di scoperte. Quello è un metodo validissimo ma non
adatto ai nostri scopi: noi vogliamo imparare in fretta come si comporta
la natura dal punto di vista dei fenomeni agnetici e il prezzo da pagare è
perdere un po’ di Storia della Fisica.

Tenteremo tuttavia di dare qualche cenno di come le scoperte


fondamentali furono fatte.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

WARNING!!!!
Scelta arbitraria della base
Per tutto ciò che seguirà in questo corso, se non altrimenti specificato,
sceglieremo sempre un sistema di riferimento ortonormale per
lo spazio vettoriale che farà da palcoscenico.

⎛ ax ⎞
3 ∼
a∈V ⎜ ay ⎟ ∈ R3
⎝ az ⎠

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Status Quo

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Status Quo

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Cose che verranno date per scontate

• Non si può capire come funzionano veramente i fenomeni naturali


senza la Fisica.
• La Fisica parla attraverso il linguaggio della matematica.
• Chi affronta Fisica Generale II deve già avere conoscenze di
Analisi I e II, Geometria, e Fisica Generale I. Non ci sono
eccezioni.
• Dobbiamo dare per scontate alcune conoscenze obbligatoriamente
perché il tempo a nostra disposizione non è infinito.
• Non ci sono altre scorciatoie. La matematica è già la
scorciatoia.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Cose che verranno date per scontate

Se non sapete fare queste cose vi troverete nei guai con questo
corso (statene certi):
• manipolare equazioni e disequazioni (perlomeno lineari e
quadratiche).
• studiare anche solo a vista funzioni di più variabili reali
f (x, y, z, ⋯) = 0 (asintoti, zeri, poli, etc).
• gestire operatori lineari (almeno integrali e derivate).
• fare un minimo di conti con i numeri complessi (perlomeno
rappresentazione polare e cartesiana).
• conoscere vettori e spazi vettoriali (almeno euclidei con prodotto
scalare e vettoriale).
• calcoli con matrici: determinanti, tracce, diagonalizzazioni,
autovalori e autovettori (almeno numeri reali).

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori
Con le vecchie conoscenze di cui alla precedente slide, definiamo tutta
una serie di oggetti senza i quali Fisica Generale II diventerebbe un
raccontino divulgativo.
Nello specifico diamo per scontato che sappiate, dati ad esempio

⎛ Ax ⎞ ⎛ Bx ⎞
A⃗ = ⎜ Ay ⎟ e ⃗ = ⎜ By ⎟
B
⎝ Az ⎠ ⎝ Bz ⎠

il significato delle scritture

A⃗ ⋅ B
⃗ = Ax Bx + Ay By + Az Bz

⎛ Ay Bz − Az By ⎞
⃗ = ⎜ Az Bx − Ax Bz ⎟
A⃗ × B
⎝ Ax By − Ay Bx ⎠

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Nuovi operatori: gradiente

Definiamo il gradiente di un campo scalare f (x, y, z) ∶ R3 ↦ R come

⎛ ∂f ⎞
⎜ ∂x ⎟
⎜ ⎟
⎜ ∂f ⎟
⃗ =⎜
∇f ⎜

⎟ (1)
⎜ ∂y ⎟
⎜ ⎟
⎜ ∂f ⎟
⎜ ⎟
⎝ ∂z ⎠

⃗ ≡( ∂ , ∂ , ∂ )
in modo di poterlo vedere come l’operatore differenziale ∇ ∂x ∂y ∂z
che, agendo su un campo scalare f , genera una funzione vettoriale.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: gradiente

Il gradiente ∇ψ⃗ d’un campo scalare ψ


• misura in ogni punto, col suo modulo, la velocità di cambiamento
del campo scalare ψ;
• col suo versore indica in ogni dato punto il verso di massima
variazione del campo scalare ψ;
• ψ è un campo scalare, ∇ψ
⃗ è un campo vettoriale.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: gradiente

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: divergenza

Possiamo fare di più: una volta definito l’operatore ∇


⃗ si può anche
definire
∂Ax ∂Ay ∂Az
⃗ ⋅ A⃗ =
∇ + + (2)
∂x ∂y ∂z
in modo di poterlo vedere come l’operatore differenziale ∇
⃗ che, agendo
su un vettore A a mo’ di prodotto scalare, genera uno scalare.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: divergenza

La divergenza ∇ ⃗ ⋅ A⃗ d’un vettore A⃗


• rileva la presenza di “pozzi” e “sorgenti” del campo, misura cioè la
tendenza d’un campo vettoriale a convergere o divergere
localmente, nel punto dov’è calcolata;
• se nulla ovunque le linee di flusso non si intersecano mai (non
possono mai scaturire da - o convergere in - un punto);
• la divergenza di un campo vettoriale è un campo scalare.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: divergenza

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: divergenza

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: rotore

Non ci resta che un’ultimo tipo di prodotto da applicare al nuovo


concetto d’operatore ∇:

⎛ ∂Az ∂Ay ⎞


⎜ ∂y ∂z ⎟

⎜ ∂Ax ∂Az ⎟
⃗ ×A=⎜
∇ ⃗ ⎜ −

⎟ (3)

⎜ ∂z ∂x ⎟

⎜ ∂Ay ∂Ax ⎟
⎜ ⎟

⎝ ∂x ∂y ⎠

in modo di poterlo vedere come l’operatore differenziale ∇


⃗ che, agendo
su un vettore A a mo’ di prodotto vettoriale, genera un vettore.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: rotore

Il rotore ∇⃗ × A⃗ d’un vettore A⃗


• misura la tendenza d’un campo vettoriale a ruotare intorno al
punto dov’è calcolato, ovvero il rotore è, punto per punto, multiplo
del vettore velocità angolare;
• se nullo ovunque c’è assenza di vorticosità;
• il rotore di un campo vettoriale è un campo vettoriale.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: rotore

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: due cose utili

Per quanto detto è banale verificare che, così definito, per l’operatore ∇

varranno le seguenti relazioni ∀A,
⃗ f:

⃗ )=0
⃗ × (∇f

(4)
∇ ⋅ (∇ × A)
⃗ ⃗ ⃗ =0

che quindi ci devono far ricordare che, se un dato X ⃗ ha rotore sempre


nullo, allora esisterà un certo campo scalare f tale ∇f
⃗ = X;⃗ inoltre se un
certo X⃗ ha sempre divergenza nulla allora X ⃗ è il rotore di qualche
vettore A: X = ∇ × A.
⃗ ⃗ ⃗ ⃗
Queste osservazioni ci torneranno molto, molto utili nel seguito.
Appuntatevele.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Nuovi operatori: laplaciano


In realtà ci rimane un ultimo operatore da definire per comodità: la
divergenza del gradiente di una funzione

∂2f ∂2f ∂2f


∇ ⃗ (f ) ≡ ∇2 f =
⃗ ⋅∇ + + (5)
∂x2 ∂y 2 ∂z 2
Dato che il laplaciano è pur sempre un operatore possiamo applicarlo
anche ad un vettore intendendo che

⎛ ∂ 2 Ax ⎞
⎜ ∂x2 ⎟
⎜ ⎟
⎜ ⎟
⎜ ∂ 2 Ay ⎟
∇2 A⃗ = ⎜


⎟ (6)

⎜ ∂y 2 ⎟


⎜ ∂ 2 Az ⎟

⎝ ∂z 2 ⎠

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Nuovi operatori: formula utilissima

Terminiamo con questa formula utilissima:

⃗ × A)
⃗ × (∇
∇ ⃗ =∇
⃗ (∇ ⃗ − ∇2 A⃗
⃗ ⋅ A) (7)

Ricordiamo inoltre che data una


qualunque superficie Σ in ogni punto
possiamo definire il vettore dS⃗ come
quel vettore che ha direzione ortogo-
nale al piano tangente la superficie
in quel punto e modulo l’area del-
la porzione elementare di superficie
dS, come da figura.

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Due teoremi fondamentali per questo corso

Avremo a che fare lungo tutto il corso con due teoremi fondamentali che
avete certamente incontrato in Analisi e che ci si aspetta conosciate:
1. Il teorema della divergenza, detto anche di Ostrogradskij
(impropriamente noto come “di Gauß”). Dice che ∀ campo
vettoriale P⃗ ∈ C 1 definito in un intorno di V risulta che

⃗ ⋅ P⃗ dV = ∮
∫ ∇ P⃗ ⋅ dS⃗ (8)
V ∂V

dove V è un sottoinsieme qualunque compatto di Rn e ∂V la sua


frontiera C ∞ . Per le nostre applicazioni n = 3

⃗ ⋅ P⃗ dV = ∯
∭ ∇ P⃗ ⋅ dS⃗
V Σ(V )

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Due teoremi fondamentali per questo corso

2. Il teorema del rotore, detto anche di di Kelvin-Stokes. ∀ campo


vettoriale P⃗ ∈ R3 risulta essere

∮ P⃗ ⋅ d⃗l = ∬ ⃗ × P⃗ ) ⋅ dS⃗
(∇ (9)
Γ Σ(Γ)

dove Γ è una funzione C ∞ di una curva di Jordan in R2 e Σ(Γ) una


qualunque superficie aperta avente frontiera Γ.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Entrambe i teoremi
1. della divergenza, detto anche di Ostrogradskij.
2. del rotore, detto anche di di Kelvin-Stokes.
sono in realtà casi particolari del teorema di Stokes:
“Se Ω è una varietà differenziabile orientata di dimensione n e
∂Ω la sua frontiera, ∀ (n-1)-forma ω a supporto compatto su Ω
varrà che
∫ dω = ∮ ω
Ω ∂Ω
dove dω è una n-forma, essendo la derivata esterna della
(n-1)-forma ω.”

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Se ω è una 0-forma (un campo scalare φ) il teorema di stokes diventa il


teorema del gradiente anche detto (teorema fondamentale del calcolo
per integrali di linea) :
∫ dφ = ∮ φ
Ω ∂Ω
Questo risultato è importantissimo in Fisica e ci assicura che l’integrale
di linea di un campo vettoriale conservativo è calcolabile valutando il
campo scalare il cui gradiente risulta il campo vettoriale dato (che noi
chiamiamo “potenziale”) agli estremi della curva su cui è svolta
l’integrazione:
∫ ⃗ ⋅ d⃗l = φ(B) − φ(A)
∇φ
γA−B

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Se ω è una 1-forma (tipo un campo vettoriale P⃗ ) il teorema di stokes


diventa il teorema del rotore già visto:

⃗ × P⃗ ) ⋅ dS⃗ = ∮ P⃗ ⋅ d⃗l
∫ (∇
Σ Γ

dove la derivata esterna stavolta coincide con il prodotto vettoriale che è


una 2-forma.

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Se infine ω è una 2-forma (tipo un campo tensoriale di secondo ordine


Pij ) il teorema di stokes diventa il teorema della divergenza già visto:

∂Pij 3
∭ d x=∯ Pij ni d2 x ⇒
V ∂xi Σ(V )

⃗ ⋅ P⃗ dV = ∯
⇒ ∭ ∇ P⃗ ⋅ n̂ dS
V Σ(V )

dove la derivata esterna stavolta coincide con la divergenza per i tre


differenziali, che è una 3-forma (identificata con una funzione reale
“divergenza”).

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Riepilogando, finora in Analisi I e II avete usato teorie d’integrazione di


Riemann e di Lebesgue dove il fatto che lo spazio di base1 su cui si
integra una funzione reale è o meno orientato non ha alcun effetto sul
risultato.

Per affrontare Fisica II al meglio, dove si trattano campi vettoriali,


bisognerebbe invece possedere una teoria d’integrazione sensibile
all’orientazione dello spazio base, dove gli integrandi non sono più
funzioni bensì forme differenziali.

1
la famosa varietà generica che poi è quasi sempre Rn con n tipicamente preso nei
casi pratici massimo pari a 3
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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Inutile nascondere infine che la scrittura stessa

∫ f (x) dx

simboleggia una somma (∫ ) sull’oggetto f (x) dx ed è abbastanza inutile


nascondersi dietro la convinzione che è invece l’operatore stravagante
∫ ⋯ dx ad agire su f (x).

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Il teorema fondamentale del calcolo integrale ad esempio dice che se


F (x) è la primitiva di f (x) allora
b

∫ f (x) dx = F (b) − F (a)


a

Non vedete che interpretando f (x) dx come una 1-forma, derivata della
0-forma F (x), tutto si spiega molto più facilmente? La varietà è
semplicemente il segmento [a, b] ed ovviamente la frontiera di tale
segmento sono gli estremi a e b. Possiamo pensare quindi di riscrivere
tutto come
∫ f (x) dx = ∫ F (x)
Ω ∂Ω

dove Ω ≡ [a, b] e ∂Ω ≡ a, b

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

Le forme differenziali sono l’aspetto duale dei campi vettoriali


e delle loro costruzioni tensoriali.
Si continua tuttavia ad insegnare Fisica II in termini di campi vettoriali
poiché un vettore è molto più facile da visualizzare da parte degli
studenti. In definitiva, la visione della Fisica classica è ad esempio
quello di descrivere il moto di un corpo che si muove nello spazio
tridimensionale da un punto A ad un punto B in presenza, per dire, di
un campo di forze con determinate proprietà.
Se il campo è conservativo il lavoro in questione dipende solo dai punti
A e B e non dal percorso intermedio, proprio come avviene per
l’integrale della 0-forma F (x).

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

In Fisica quello che però conta di più è la funzione V = −F (x) che


chiamiamo potenziale di f (x) di modo che f = −∇V . La ricerca della
primitiva F nel nuovo linguaggio delle forme differenziali equivale a
chiedere di trovare la 1-forma

ωf = fx (x, y, z, ⋯) dx + fy (x, y, z, ⋯) dy + fz (x, y, z, ⋯) dz + ⋯

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Approfondimento per i curiosi (fuori programma)

In particolare nello spazio R3 ha interesse considerare sostanzialmente


quattro tipi di forme differenziali:
• 0-forme (funzioni ω = f (x, y, z));
• 1-forme ( dω = df = fx (x, y, z) dx + fy (x, y, z) dy + fz (x, y, z) dz);
• 2-forme
( d dω = d2 f = hx (x, y, z) dy dz + hy (x, y, z) dz dx + fz (x, y, z) dx dy);
• 3-forme ( d d dω = d3 f = g(x, y, z) dx dy dz).
Torniamo alle cose pratiche...

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Lo scopo di questo corso

Il nostro fine ultimo sarà quello di comprendere le leggi naturali che


regolano i fenomeni elettromagnetici:
1.) Legge di Gauß per il campo elettrico
Il flusso del campo elettrico attraverso qualsiasi superficie chiusa è
proporzionale al valore della carica elettrica netta internaa alla
superficie stessa.
a
chiameremo Qint ≡ ∭V (Σ) ρ dV .

∯ E⃗ ⋅ dS⃗ = Qint (10)


Σ ε0

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Lo scopo di questo corso

2.) Legge di Faraday-Neumann-Lenz


La circuitazione del campo elettrico lungo qualsiasi linea chiusa è pari
all’opposto del valore della derivata nel tempo del flusso del campo
magnetico attraverso qualsiasi superficie aperta con frontiera la curva
lungo la quale si è fatta la circuitazione.

∮ ⃗ ⋅ d⃗l = − d ∬ B
E ⃗ ⋅ dS⃗ (11)
∂Σ dt Σ

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Lo scopo di questo corso

3.) Legge di Gauß per il campo magnetico


Il flusso del campo magnetico attraverso qualsiasi superficie chiusa è
sempre zero.

∯ B
⃗ ⋅ dS⃗ = 0 (12)
Σ

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Lo scopo di questo corso

4.) Legge di Ampère-Maxwell


La circuitazione del campo magnetico lungo qualsiasi linea chiusa è
proporzionale alla derivata del flusso del campo elettrico attraverso
qualsiasi superficie con frontiera la curva di circuitazione, più un
addendo proporzionale alla corrente nettaa che attraversa tale superficie.
a
chiamando iint ≡ ∬Σ ⃗j ⋅ dS⃗

∮ ⃗ ⋅ d⃗l = µ0 ε0 d ∬ E
B ⃗ ⋅ dS⃗ + µ0 iint (13)
∂Σ dt Σ

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Concetti Base Generalità e Matematica essenziale

Lo scopo di questo corso

Per applicare queste conoscenze al mondo pratico è necessario


comprendere e imparare ad usare le equazioni di Maxwell:
⎧ ⃗ ⋅E
⃗= ρ
⎧ Qint ⎪ ∇


⎪ ∯Σ E
⃗ ⋅ dS⃗ =
ε0




ε0


⎪ B



⎪ ∂B




⎪ ⃗ ⋅ d⃗l = − dΦΣ
∮∂Σ E




⃗ ×E
∇ ⃗=−
⎪ dt ⎪ ∂t
⎨ ⎨ (14)
⎪ ⎪ ⃗ ⋅B
⃗=0



⎪ ∯Σ B
⃗ ⋅ dS⃗ = 0 ⎪






⎪ ⎪


⃗ = µ0 ⃗ + µ0 ε0 ∂ E
⎪ E

⎪ ⃗


⎩ ⃗ ⋅ d⃗l = µ0 ε0 dΦΣ + µ0 iint
∮∂Σ B


⎪ ⃗ ×B

dt ⎪
⎩ ∂t

dove abbiam posto ΦB


⃗ E

Σ ≡ ∬ B ⋅ dS e ΦΣ ≡ ∬ E ⋅ dS.
⃗ ⃗ ⃗ ⃗
Σ Σ

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Elettromagnetismo

Elettrostatica

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Conosciamo la forza gravitazionale:


Mm
F⃗g = G 2 r̂ (15)
r

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

In generale, tale forza, si può caratterizzare come direttamente


proporzionale al prodotto di due “cariche” ed inversamente
proporzionale al quadrato della distanza tra i due punti materiali
coincidenti coi baricentri delle cariche:
Qq
F⃗ = k 2 r̂ (16)
r

Forza coulombiana
La dipendenza da 1/r2 di una forza si esprime dicendo che tale forza è
coulombiana, dal nome del fisico-ingegnere Charles Augustin de
Coulomb (1736-1806) che espresse tale dipendenza nell’ambito delle sue
ricerche su attriti e torsioni.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Coulomb introdusse il celebre


esperimento della bilancia di tor-
sione attraverso la quale studiò
la relazione funzionale della forza
elettrica:
Qq
F∝
r2

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

In tale strumento l’equazione del


moto è

I θ̈ + C θ̇ + kθ = M

dove I è il momento d’inerzia, C


il coeff.te di smorzamento, k il
coeff.te elastico di torsione e M
il momento torcente.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

In maniera del tutto analoga a quanto fatto per la forza gravitazionale,


per la quale avevamo assunto il punto di vista
M
F⃗g = (G 2 r̂) ⋅ m ≡ g⃗ ⋅ m
r
con
M
g⃗ ≡ G r̂
r2
detta accelerazione del campo gravitazionale di M , cerchiamo di
discutere il campo elettrico.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Data la nostra posizione solita sulla Terra abbiamo spesso preso


M = M⊕ ed r = r⊕ per la forza gravitazionale, sicché avevamo imposto
M⊕
g=G 2
≃ 9, 81 m ⋅ s−2
r⊕

con g detta accelerazione gravitazionale terrestre. Ricordiamo che


G ≃ 6, 67 ⋅ 10−11 N⋅m2 ⋅kg−2 .
Ogni oggetto di massa m sulla Terra ha dunque una forza peso pari a
F⃗ = −m⃗
g.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

In generale possiamo dunque pensarci solidali con la carica Q e scrivere


Q
F⃗ = (k 2 r̂) ⋅ q ≡ E
⃗ ⋅q
r
dove la carica q prende il ruolo di “carica esploratrice” che investiga il
campo E ⃗ in cui entra.
Notate che in questo primo esempio triviale di carica puntiforme ferma
(o che si muove lentamente) conosciamo empiricamente la forma del
campo elettrico generato dalla sorgente:

⃗ = k Q r̂
E
r2
Non sempre saremo così fortunati.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

In particolare sottolineamo che la forma di E ⃗ non sempre è facile da


trovare e spesso è anzi molto complicata. Per quanto seguirà daremo
delle indicazioni di alcune proprietà di E
⃗ valide a prescindere dalla
forma che il campo assumerà: in particolare tra le più importanti
caratteristiche del campo elettrico c’è quello che passa sotto il nome di
“principio di sovrapposizione”: in presenza di più campi E ⃗k il campo
totale sarà semplicemente

E
⃗tot = ∑ E
⃗k
k

Avremo modo di vedere più avanti che tale principio vale anche per il
campo magnetico.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

La legge di Coulomb è però valida solo in statica: se le cariche infatti si


muovono, la descrizione del campo elettrico è più complicata e chiama
in gioco anche il magnetismo che vedremo più avanti. Per dare un’idea
scriviamo l’equazione del campo per una carica puntiforme generica in
moto:
2
⃗ = − Q [ r̂τ + rτ d ( r̂τ ) + 1 d r̂τ ]
E (17)
4πε0 rτ2 c dt rτ2 c2 dt2
dove le rτ si riferiscono alla distanza del punto nel quale calcoliamo il
campo dalla posizione che aveva la carica Q nel passato, quando
l’informazione del campo che adesso arriva nel punto dove stiamo
calcolando E⃗ è partita.
Naturalmente questo tempo nel passato dista da “adesso” un tempo
τ = rτ /c.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Il primo pezzo
Q r̂τ

4πε0 rτ2

è semplicemente la legge di
Coulomb.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Il secondo termine è una correzio-


ne al campo scritto prima:

Q d r̂τ rτ
[− ( 2 )] ⋅
4πε0 dt rτ c

tale modifica è ottenuta moltipli-


cando il tasso di variazione del
campo coulombiano per il tempo
di ritardo.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Per trovare il terzo termine biso-


gna ricordarsi che un versore ha
derivata
dn̂

⃗ × n̂
dt
e dunque derivata seconda pari a

d2 n̂

⃗ × (⃗ ω × n̂) + 2⃗ ω × (⃗ ω × n̂)
dt2 ´¹¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹¸ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¶ ´¹¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¸¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹¶
trascinamento Coriolis

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Come potete apprezzare scrivere il campo elettrico non è cosa banale.


Difatti non sono queste le equazioni che andremo a scrivere per risolvere
i problemi bensì altre che riguardano proprietà del campo stesso a
prescindere dalla sua forma funzionale. Anticipiamo subito che tali
equazioni sono quelle di Maxwell (14).
Le dimensioni della carica elettrica, per quanto contro-intuitivo possa
essere, sono derivate da quella della corrente elettrica per motivi
puramente storici. Un coulomb è la quantità di carica elettrica
trasportata in un secondo da una corrente di un ampere.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Il valore del coulomb è in realtà molto elevato: ci vogliono poco più di


6 ⋅ 1018 elettroni per avere, in valore assoluto, la carica di un coulomb.
Tutti gli oggetti della vita quotidiana possono acquisire carica per
strofinamento e tipicamente tale carica non supera i µC.

È altresì evidente dall’equazione F⃗ = E⃗ ⋅ q che le dimensioni di E


⃗ sono
N/C. Ciò che invece non è evidente è che la forma più semplice per
descrivere gli effetti del campo elettrico su una carica elettrica non si
ottiene passando attraverso la scrittura della forma del campo.

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

Simile discorso per il “campo magnetico” che, vedremo, essere un


tutt’uno con quello elettrico. Rimandiamo il discorso sul campo
magnetico a dopo, anticipando tuttavia che se E⃗ ha forma complicata
anche solo per una carica puntiforme, non sarà certo meglio per B,
⃗ che
si scriverà infatti
B
⃗ = −r̂τ × E/c
⃗ (18)

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Elettromagnetismo Statica

Introduzione alla forza elettrica

La forza elettromagnetica totale, vedremo in seguito, avrà infine la


seguente forma:
F⃗ = q(E⃗ + v⃗ × B)
⃗ (19)
cosicché per conoscere le equazioni del moto di una particella carica che
viaggia in un campoelettromagnetico basterà risolvere l’equazione
p
⃗ = γ d⃗
q(E
⃗ + v⃗ × B) (20)
dt
v e γ = (1 − v 2 /c2 )−1 è detto fattore di Lorenz ed è
dove p⃗ = m⃗
sostanzialmente una correzione relativistica.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Abbiamo già visto le eq. di Maxwell in forma differenziale:


⎧ ⃗ ⋅E
⃗= ρ

⎪ ∇ ε0





⃗ = − ∂B


⎪ ⃗


⎪ ⃗ ×E


⎪ ∂t



⎪ ⃗ ⋅B
⃗=0

⎪ ∇





⃗ = µ0 ⃗ + µ0 ε0 ∂ E

⎪ ⃗


⎪ ⃗ ×B

⎩ ∂t
Queste possono descrivere una fisica molto complessa. Cominciamo
dunque dal caso più semplice, dove nulla dipenderà dal tempo.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Se nulla dipende dal tempo le (14) si semplificano notevolmente:


⎧ ⃗ ⋅E
⃗= ρ


⎪ ∇ ε0
Elettrostatica: ⎨ (21a)


⎪ ⃗ ×E
∇ ⃗=0


⎪ ∇⋅B =0

⎪ ⃗ ⃗
Magnetostatica: ⎨ (21b)

⎩ ∇ × B = µ0 ⃗

⎪ ⃗ ⃗

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Noterete che le (21a) e (21b) descrivono campi disaccoppiati:


in assenza di variazioni temporali di cariche e correnti
l’elettricità ed il magnetismo si presentano come fenomeni
distinti!

È essenziale capire le proprietà dei campi vettoriali per


comprendere l’elettromagnetismo:

• in statica E
⃗ è un ottimo esempio di campo vettoriale
conservativo a divergenza data.
• in statica B
⃗ è un ottimo esempio di campo vettoriale
solenoidale a rotore dato.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Sottolineamo alcune cose:


• Un campo conservativo è necessariamente irrotazionale su tutto il
dominio, ma non è vero il contrario, a meno che il dominio di
definizione del campo sia semplicemente connesso. Se così fosse
infatti varrebbe

irrotazionale ⇔ conservativo

• Un campo solenoidale è necessariamente indivergente su tutto il


dominio, ma non è vero il contrario, a meno che il dominio di
definizione del campo sia semplicemente connesso. Se così fosse
infatti
indivergente ⇔ solenoidale

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Un campo solenoidale ed uno conservativo sono


tra loro ortogonali.
Questa tesi è importantissima e ci servirà in seguito. La dimostrazione
rigorosa non verrà data, però possiamo dare un cenno di tale
dimostrazione. Innanzitutto definiamo un campo vettoriale A⃗ come
“normale all’infinito” se soddisfa la condizione

lim r2 A⃗ < ∞ (22)


r→∞

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Sia adesso s⃗ un campo solenoidale e c⃗ uno conservativo definiti su un


certo volume V . Per semplicità entrambe questi campi sono
differenziabili ovunque.
La nostra tesi si scriverà pertanto

∭ s⃗ ⋅ c⃗ dV = 0 (23)
V

Dato che c⃗ è conservativo sarà il gradiente di un campo scalare ψ; la


(23) si scriverà dunque subito come

∭ s⃗ ⋅ ∇ψ
⃗ dV = 0 (24)
V

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Guardiamo l’argomento della (24) tenendo conto che, in generale

s) = s⃗ ⋅ ∇ψ
⃗ ⋅ (ψ⃗
∇ ⃗ + ψ∇
⃗ ⋅ s⃗

ma s⃗ è solenoidale (∇
⃗ ⋅ s⃗ = 0), quindi

∭ s⃗ ⋅ ∇ψ
⃗ dV = ∭ ∇ s) dV
⃗ ⋅ (ψ⃗ (25)
V V

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico

Applichiamo adesso il teorema della divergenza che ci dice che

s) dV = ∯
⃗ ⋅ (ψ⃗
∭ ∇ ψ⃗
s ⋅ dS⃗ (26)
V ∂V

Se adesso mandiamo la frontiera di (26) all’infinito, sfruttando la


condizione di normalità dei campi (ψ ∝ 1/r e s⃗ ∝ 1/r2 ), otteniamo che

lim ∯ ψ⃗
s ⋅ dS⃗ = 0 (27)
∂V →∞ ∂V

il che dimostra la nostra tesi.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: elettricità

Discusse le generalità della materia che stiamo trattando, focalizziamo la


nostra attenzione sull’elettrostatica. Sperimentalmente sappiamo esserci
due tipi di carica elettrica, nominati carica “positiva” e “negativa”.

Ci sono due tipi di carica elettrica


• cariche dello stesso tipo si respingono;
• cariche di tipo opposto si attraggono.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico

Conoscendo la posizione delle cariche basta dunque applicare la legge di


Coulomb (16) per risolvere i problemi.

Purtroppo normalmente la posizione delle cariche nello spazio non è


nota bensì dipenderà dal particolare materiale, in particolare da com’è
fatto il campo elettrico E
⃗ internamente al materiale e/o nello spazio.

Il campo E
⃗ tuttavia dipende da dove sono le cariche e il problema
sembra essere un circolo vizioso.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico

La realtà è che dobbiamo essere onesti con lo studente e dirgli la verità;


l’approccio classico all’insegnamento di Fisica II prevederebbe adesso di
spiegarvi come calcolare il campo elettrico nei:
• casi in cui c’è una carica puntiforme o più cariche puntiformi fisse
in posizioni note nel piano e nello spazio.
• casi in cui c’è un dipolo fisso in posizione nota nello spazio
(tipicamente solo lungo l’asse del dipolo e lungo l’asse ortogonale
passante per il baricentro del dipolo stesso).

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico

• casi in cui c’è una distribuzione di cariche in geometrie simmetriche


facili da integrare e fisse in posizioni note nello spazio. In
particolare:
• campo lungo l’asse di un anello carico.
• campo ad una certa distanza da un piano carico o una linea carica
infinita.
• campo nel centro di curvatura di un arco carico.
• campo ad una certa distanza da un segmento carico.
• campo lungo l’asse di un disco carico.
• casi misti di quelli visti sopra come esercizi.
Questi però sono tutti casi “accademici” nei quali già conosciamo la
posizione delle cariche, cosa questa che avviene piuttosto di rado nei
problemi reali.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme

Non possiamo però esimerci dallo studiare tali casi banali. Ripartiamo
perciò dalla legge di Coulomb:
1 q1 q2
F⃗12 = r̂21
4πε0 r2

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme


Possiamo vedere la cosa come
F⃗12 1 q2
= r̂21
q1 4πε0 r2
e decidere di definire (con le dovute precauzioni) il campo in posizione
di q1 dovuto a q2 anche qualora q1 non ci fosse:

⃗1 ≡ lim F12

E (28)
q1 →0 q1

Naturalmente il limite in (28) va preso “con le molle” perché noi non


possiamo veramente portare a zero q1 .

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme

1
Per motivi storici k = 4πε0
≃ 9 ⋅ 109 N m2 C−2 . La definizione, vedremo
tra non molto, è k/c2 = 10−7 .

La costante
ε0 = 8.854 187 817 62 ⋅ 10−12 N−1 C2 m−2
è detta costante dielettrica del vuoto oppure permittività elettrica del
vuoto. Adesso non ci interessa particolarmente.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme

In caso di più cariche puntiformi nel punto dove era q1 ci sarà un campo
somma di tutti i campi dovuti al resto delle cariche:
1 qk
E
⃗1 = ∑ 2 r̂k1 (29)
4πε0 k rk

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme

Ciò che ci interessa è sapere che in fondo tutta l’elettrostatica si basa


sostanzialmente sulla legge
1 q1 q2
F⃗12 = r̂21 = −F⃗21
4πε0 r2
e sul fatto che più campi elettrici (in presenza di più di due cariche) si
sovrappongono semplicemente sommandosi. Non c’è altro da sapere
fuorché in natura la carica è quantizzata ed il quanto risulta essere il
modulo della carica dell’elettrone

∣e− ∣ ≡ e ≃ 1.60 ⋅ 10−19 C

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: slide di sintesi

Le cose che a questo punto sono condizione necessaria ricordare per


andare avanti sono:
1.) Ci sono due tipi di carica elettrica
• cariche dello stesso tipo si respingono;
• cariche di tipo opposto si attraggono.

2.) La carica elettrica è quantizzata

e− ≃ −1.60 ⋅ 10−19 C

3.) La carica elettrica si conserva


Non è mai stato osservato un fenomeno dove in un sistema isolato la
carica elettrica non fosse conservata.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: slide di sintesi

4.) Legge di Coulomb (vale per cariche lente)


1 q1 q2
F⃗12 = r̂21 = −F⃗21
4πε0 r2

5.) Principio di sovrapposizione dei campi elettrici


1 qj
E
⃗P = ∑ E
⃗jP = ∑ 2 r̂jP
j 4πε0 j rj

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme

Tutti gli esercizi di elettrostatica con sole cariche puntiformi sono


dunque non solo triviali ma a nostro avviso anche tediosi al limite del
sopportabile.

Per molti altri problemi invece ci conviene considerare la carica come un


qualcosa di continuo di cui possiamo considerare la densità di carica per
unità di lunghezza, area o volume. Possiamo fare questa assunzione
fintanto che non ci si interessi degli effetti su scale troppo piccole
(comparabili con gli spazi tra le singole cariche della “distribuzione”).

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - carica puntiforme

Se ad esempio al posto della carica q2 ci fosse una distribuzione di


densità ρ (carica per unità di volume) scriveremo
1 ρ
E
⃗1 = ∭ 2 r̂21 dV (30)
4πε0 r21

Non è in fondo concettualmente diverso dal caso di carica puntiforme,


caso al quale si deve tornare se la distanza dalla distribuzione diventa
molto grande.
Naturalmente di volta in volta definiremo le densità con dimensioni
opportune: ρ in [C][m]−3 , σ in [C][m]−2 ed infine λ in [C][m]−1 .

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - Esercizio

Mettiamo di avere la seguente situazione: due protoni q1 e q2 sono a


distanza R = 100 nm l’uno dall’altro. Ad un certo punto si pone un
elettrone q3 a 3/4 di distanza da q1 lungo la direzione congiungente i
due protoni.

Quanto vale la forza risultante su q1 ?

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - Esercizio

Come detto basta considerare i due contributi rispetto q1 distintamente


e poi sommarli:
−38
e2 1 42 9 2.56 ⋅ 10 7
Fq1 = 2
(1 − 2
) ≃ 9 ⋅ 10 −14
(− ) ≃ −2.1 ⋅ 10−14 N
4πε0 R 3 10 9

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo


Dipoli elettrici
La configurazione particolare che prevede due cariche in modulo uguali
(sia q) ma di segno opposto e fisse tra loro ad una distanza reciproca d,
dicesi dipolo elettrico.

Momento di dipolo elettrico


⃗ dove d⃗ è il vettore che va dalla carica
La quantità vettoriale p⃗ = q d,
negativa a quella positiva, prende il nome di momento di dipolo.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo

Prendiamo dunque un dipolo, del tipo di figura:

Come definito prima, tale dipolo avrà fissa la distanza d tra le due
cariche che quindi saranno come inchiodate alle estremità d’una
bacchetta. Naturalmente il campo in un punto generico P è facile da
trovare utilizzando il principio di sovrapposizione dei campi.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo

1 ∣q + ∣ ∣q − ∣
E
⃗P = ( + 2 r̂+ − − 2 r̂− )
4πε0 (r ) (r )

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo


Limitiamoci adesso al caso del calcolo del campo sui soli punti dell’asse
del dipolo:

1 ∣q + ∣ ∣q − ∣
E
⃗P = ( + 2 r̂+ − − 2 r̂− ) =
4πε0 (r ) (r )
q 1 1
= ( 2
− ) r̂
4πε0 (r − d/2) (r + d/2)2
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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo

Quando siamo in un punto lungo l’asse del dipolo la direzione del


campo è sempre la stessa perciò possiamo scordarci della parte
vettoriale e scrivere semplicemente:

q ⎛ 1 1 ⎞
EP = 2 d
− d
(31)
4πε0 r ⎝ (1 − 2r )2 (1 + 2r )2 ⎠

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo

facciamo il m.c.m.:

q ⎛ 1 1 ⎞
EP = 2 d
− d
=
4πε0 r ⎝ (1 − 2r ) 2 2
(1 + 2r ) ⎠

d 2 d 2 d 2 d 2
q ⎛ (1 + 2r ) − (1 − 2r ) ⎞ q ⎛ (1 + 2r ) − (1 − 2r ) ⎞
= = =
4πε0 r ⎝ (1 + 2r ) (1 − 2r ) ⎠ 4πε0 r ⎝ [(1 + )(1 − )]2 ⎠
2 d 2 d 2 2 d d
2r 2r
d d2 d d2
q ⎛1 + r + 4r2
−1+ r − 4r2 ⎞
= d2
4πε0 r2 ⎝ (1 − )2 ⎠
4r2

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo

semplifichiamo ciò che si può:

d d2 d d2
q ⎛ 1 + r + 4r2
− 1 + r − 4r2 ⎞
EP = d2
=
4πε0 r2 ⎝ (1 − )2 ⎠
4r2

q ⎛ 2 dr ⎞ qd ⎛ 1 ⎞
= 2 d 2 = 3 d 2 =
4πε0 r ⎝ (1 − 2 ) ⎠ 2πε0 r ⎝ (1 − 2 ) ⎠
2 2
4r 4r

p ⎛ 1 ⎞ r≫d p
= 3 2 ÐÐ→
d
2πε0 r ⎝ (1 − 2 ) ⎠
2 2πε0 r3
4r

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo

Se ci allontaniamo abbastanza dal baricentro del dipolo lungo l’asse,


dunque, siamo autorizzati a scrivere
p
EP = (32)
2πε0 r3
quello che però ci preme sottolineare è che facendo i calcoli risulta per
qualsiasi punto abbastanza distante dal centro del dipolo, un
campo elettrico
EP ∝ 1/r3
ed è questo che bisogna ricordare. Faremo meglio i conti quando
parleremo del potenziale elettrico.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - anello carico

Entriamo adesso in un modo di ragionare un po’


diverso: nel macroscopico come già detto non con-
viene pensare alle singole cariche bensì a pezzetti
piccoli per noi, ma abbastanza grandi da contenere
tantissime cariche elementari. Prendiamo una geo-
metria facile: un anello carico. Prendiamo un pun-
to facile: lungo l’asse dell’anello. Essendo questo
un oggetto 1D (che vive in 3D) ci conviene definire
una densità lineare λ = dq
ds di modo che possiamo va-
lutare il contributo al campo elettrico in un punto
P dato dalla “carica elementare” dq = λ ds.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - anello carico

Risulta facile scrivere il contributo dE coulombiano


della carica dq:
dq
dE =
4πε0 r2
Ma guardiamo la geometria del problema: certa-
mente la componente dE ⃗ sin θ è destinata sempre
ad annullarsi a causa del contributo simmetrico
dell’altra carica dq ′ situata a π rispetto a dq.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - anello carico

L’unica cosa che abbia senso è dunque integrare non


tutto il contributo dE bensì solo la sua proiezione
dE cos θ:
dq
dE cos θ = cos θ
4πε0 r2
la variabile che viene naturale usare per l’integra-
zione è l’angolo φ che faremo variare tra −π e π
oppure tra 0 e 2π indifferentemente per ruotare R.
Ma prima dobbiamo massaggiare l’equazione per
il differenziale del campo poiché dentro dq c’è una
dipendenza nascosta da φ.

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Caso statico: campo elettrico - anello carico

Dato che dq = λ ds = λR dφ sostituiamo


λR dφ
dE cos θ = cos θ
4πε0 r2
solitamente il valore che si misura per il punto P è z
non r. Quindi conviene esprimere tutto in funzione
di soli due (R e z) dei tre parametri R, z ed r:

λR dφ
dE cos θ = cos θ
4πε0 (R2 + z 2 )

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Caso statico: campo elettrico - anello carico

Adesso possiamo facilmente cadere in un tranello:


in questo problema cos θ non varia bensì è costan-
temente pari a z/r. Non bisogna confondersi con
gli angoli. In realtà qui dobbiamo semplicemente
sostituire l’ambigua scrittura “cos θ” con
λR dφ z
dE cos θ = 2 2
=
4πε0 (R + z ) (R + z 2 )1/2
2

λRz
= dφ
4πε0 (R2 + z 2 )3/2

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Caso statico: campo elettrico - anello carico

Adesso sì che siamo autorizzati a procedere con l’integrazione in dφ su


tutto l’angolo giro:
2π λRz
Ez, anello = ∫ (dE cos θ)dφ = ∫ dφ =
2π 0 4πε0 (R2 + z 2 )3/2

2πλRz q z
= 2 2 3/2
=
4πε0 (R + z ) 4πε0 (R + z 2 )3/2
2

donde nell’ultimo passaggio s’è tenuto conto della definizione di densità


lineare di carica.

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Caso statico: campo elettrico - anello carico

Naturalmente, come da prassi, bisogna sempre controllare i casi limite.


Ci si deve chiedere: cosa ci si aspetta al centro dell’anello? Ovviamente
la risposta è un campo nullo. Infatti sostituendo nell’eq.
q z
Ez, anello = (33)
4πε0 (R2 + z 2 )3/2

il valore z = 0 s’otterrà il modulo nullo per E.

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Caso statico: campo elettrico - anello carico

E cosa ci si aspetta molto lontani dell’anello? Ovviamente la risposta è


un campo coulombiano. Infatti sostituendo nell’eq.(33) z ≫ R
q z 1 q
Ez, anello → 3
=
4πε0 z 4πε0 z 2

cioè gli scostamenti di E


⃗ dalla forma radiale di un campo dovuto a
carica puntiforme sono locali ovvero “scompaiono” se ci si allontana
molto dalla distribuzione di carica.

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Caso statico: campo elettrico - disco carico

Vediamo adesso la stessa procedura per un’altra


configurazione particolarmente facile: un disco ca-
rico di densità superficiale σ = q/πR2 . Calcoliamo
come prima il campo lungo l’asse semplicemente ri-
cordandoci che per l’anello infinitesimo (in giallo in
figura) varrà il campo dell’eq.(33):

dq z
Ez, anello infinitesimo =
4πε0 (r2 + z 2 )3/2

Notate che l’unica cosa che è cambiata è che


q → dq = σ dA = σ2π r dr.

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Caso statico: campo elettrico - disco carico

Non ci resta che sostituire


σ

z r dr
Ez, anello infinitesimo = 2
=
4πε0
 (r + z 2 )3/2
2

σz r dr
= = dE
2ε0 (r + z 2 )3/2
2

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Caso statico: campo elettrico - disco carico

Adesso dobbiamo integrare

σz R r
E=∫ dE = ∫ dr
sul disco 2ε0 0 (r + z 2 )3/2
2

ricordando i preziosi insegnamenti di analisi


sostituiamo y = (r2 + z 2 ) quindi dy = 2r dr:

σz (R 2 +z 2 )
1/2
E= ∫2 (2r dr) =
2ε0 z y 3/2 ´¹¹ ¹ ¹ ¹¸ ¹ ¹ ¹ ¹ ¶
dy

σz (R 2 +z 2 )

= ∫2 y −3/2 dy
4ε0 z

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Caso statico: campo elettrico - disco carico

Quest’integrale è banale:

σz (R2 +z 2 )
E= [−y −1/2 ] 2 =
2ε0 z

σ z −1 σ z
= [z − (R2 + z 2 )−1/2 ] = (1 − √ )
2ε0 2ε0 R + z2
2

Come al solito adesso bisogna controllare che alle


condizioni limite tale soluzione abbia senso.

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Caso statico: campo elettrico - disco carico

Cosa succede alla soluzione trovata per il campo in un punto dell’asse


d’un disco carico se z tende a infinito?
σ z
Ez,disco = (1 − √ ) (34)
2ε0 R2 + z 2
ovviamente
z≫R σ
Ez,disco lontano ÐÐ→ (1 − 1) = 0
2ε0
come si vede la (34) tende naturalmente a zero.

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Caso statico: campo elettrico - disco carico

Cosa succede invece alla soluzione trovata per il campo in un punto


dell’asse d’un disco carico se z tende a zero (cioè ci si mette molto
vicino al disco)?
σ z
Ez,disco = (1 − √ ) (35)
2ε0 R + z2
2

da cui
z≪R σ
Ez,disco vicino ÐÐ→
2ε0
come si vede la (35) tende ad un valore costate. Ricordiamoci questo
risultato perché lo incontreremo nuovamente molto presto.

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Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Calcoliamo adesso il campo elettrico dovuto ad un segmento lungo L di


densità lineare di carica λ:
Come già fatto prima calcoliamo i contri-
buti dei singoli pezzi infinitesimi, di cari-
ca dq = λ dx e poi sommiamo. Scegliamo
come da figura il sistema di riferimento e
valutiamo il campo nel punto P .
Naturalmente possiamo scrivere per ogni dx:
1 dq 1 λdx
dE
⃗=
2
r̂ = r̂
4πε0 r 4πε0 r2

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Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Il campo infinitesimo può essere scomposto nelle due dimensioni:


⎧ 1 λdx
⎪ dEx = − 4πε0 r2 cos θ

⎨ 1 λdx
⎩ dEy = 4πε0 r2 sin θ

Naturalmente vogliamo eliminare θ che è scomodo: ricordiamo che


r cos θ = x e r sin θ = y sicché
⎧ 1 λdx x λ xdx
⎪ dEx = − 4πε0 r2 r = − 4πε0 (x2 +y2 )3/2


⎨ 1 λdx y λ ydx


⎪ dEy = 4πε0 r
2 r = 4πε (x2 +y 2 )3/2
0

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Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Il campo infinitesimo va adesso integrato. Calcoliamo il contributo


lungo x:
b λ b xdx
Ex = ∫ dEx = − ∫
a 4πε0 a (x + y 2 )3/2
2

La difficoltà è adesso ridotta alla conoscenza dell’analisi: sostituendo


ξ = x2 + y 2 , dξ = 2xdx

b b
xdx 1 b dξ 1 1 1
∫ 2 2 3/2
= ∫ 3/2
= − [√ ] = √ −√
a (x + y ) 2 a ξ ξ a a2 + y 2 b2 + y 2

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Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Finalmente scriveremo il contributo del campo elettrico lungo x:

λ ⎛ 1 1 ⎞
Ex = √ −√
4πε0 ⎝ b2 + y 2 a2 + y 2 ⎠

Il contributo lungo le y è di gran lunga più difficile. Noi affrontiamo il


calcolo solo per far vedere come le cose si semplifichino con l’uso delle
leggi di Maxwell. Prendete il conto che segue come un esempio che non
verrà certo chiesto in sede d’esame. Quindi tranquilli se vedrete cose che
non vi sarebbero venute in mente.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Calcoliamo
b λy b dx
Ey = ∫ dEy = ∫
a 4πε0 a (x2 + y 2 )3/2
Stavolta non abbiamo il differenziale “servito” a numeratore perciò
dobbiamo inventarci qualcosa che ci liberi del quadrato. Ci viene in
mente di aggrapparci a funzioni trigonometriche perché vorremmo
sfruttare il fatto che cos2 α + sin2 α = 1 (che descrivono la circonferenza
x2 + y 2 = 1), solo che al denominatore abbiamo x2 + k con k > 0 da
sostituire con un y 2 perciò ci serve un tipo di funzioni tali che
f12 (α) − f22 (α) = 1 e ciò dovrebbe subito illuminarci perché l’equazione
dell’iperbole equilatera è appunto x2 − y 2 = 1 e viene descritta dalle
parametriche (cosh t, sinh t) che hanno la proprietà di fare
cosh2 t − sinh2 t = 1.

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Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Adesso ci siamo: abbiamo trovato la sostituzione furba: x = y sinh ξ,


quindi dx = y cosh ξdξ. Risolviamo l’indefinito:
λy dx λy y cosh ξdξ
Ey = ∫ = ∫ 3 =
4πε0 2 2
(x + y ) 3/2 4πε0 y (sinh2 ξ + 1)3/2

λ cosh ξdξ λ dξ
∫ 2
= ∫
4πε0 y (cosh ξ)3/2 4πε0 y cosh2 ξ

L’ultimo è un integrale notevole noto ∫ cosh2 ξ
= tanh ξ + costante.

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Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Basta adesso scrivere


λ λ sinh ξ λ ⎡⎢ sinh ξ ⎤

Ey = [tanh ξ] = [ ]= ⎢√ ⎥=
4πε0 y 4πε0 y cosh ξ 4πε0 y ⎣ sinh ξ 2 + 1 ⎥⎦

⎡ ⎤
λ ⎢⎢ x/y ⎥⎥ λ ⎡⎢ x ⎤b

= ⎢√ 2 ⎥= ⎢√ ⎥ =
4πε0 y ⎢ x + 1 ⎥ 4πε0 y ⎣ x2 + y 2 ⎥⎦
⎢ ⎥ ⎢
⎣ y 2
⎦ a

λ ⎛ b a ⎞
= √ −√
4πε0 y ⎝ b2 + y 2 a2 + y 2 ⎠

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - segmento carico

Il campo elettrico totale nel punto P sarà ovviamente

⎛ √ 1 − √ 1 ⎞
⃗P = λ ⎜
E
b2 +y 2 a2 +y 2
⎟ (36)
b/y a/y
4πε0 ⎝ √ − √ ⎠
b2 +y 2 a2 +y 2

Ricordiamoci a che cosa serve trovare queste espressioni per il campo: il


senso è che mettendo una carica q nel punto P su tale carica ci sarà la
forza F⃗ = q E ⃗. Conosciamo perciò il moto della carica2 .
⃗P = mq a

2
ovviamente siamo in un contesto non relativistico.
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Caso statico: campo elettrico - rappresentazioni

Dev’essere a questo punto chiaro l’effetto che ha un campo elettrico su


una carica in esso immersa: il campo accelera la carica tramite una
forza F⃗ = q E.
⃗ Se la forma di E⃗ fosse facile avremmo già finito di
parlarne. Purtroppo abbiamo visto che le forme dei campi in genere
sono molto complicate che a causa di ciò dobbiamo affrontare
l’elettromagnetismo da un altro punto di vista e specificatamente dal
punto di vista delle proprietà geometrico-gruppali dei campi vettoriali.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - rappresentazioni

Il trucco che stiamo usando per gestire la difficoltà intrinseca dell’uso di


forme funzionali complicate del campo è accorgerci che anche se il
campo è difficile da usare, la relazione che lega il valore che
assumerà in un punto molto vicino ad un altro dato, è molto
facile da scrivere. Inoltre attraverso queste proprietà differenziali,
caratterizzeremo in maniera completa il campo.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - rappresentazioni

Come in tutte le cose la nostra mente abbiso-


gna di appigli grafici per visualizzare il campo.
Meglio sarebbe riuscire a capire il suo compor-
tamento usando solo le formule, però la mag-
gior parte di noi vuole disegnare per capire. Si
può quindi scegliere più o meno a caso dei punti
circa equidistanti e disegnare per ogni punto il
vettore applicato del campo come da figura.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - rappresentazioni

Possiamo fare di più: disegnamo curve che in


ogni punto hanno come tangente le direzioni dei
vettori applicati. In tale modo avremo le linee
di flusso ma perdiamo l’informazione sull’inten-
sità del campo (data prima dalla lunghezza del-
le frecce). Possiamo recuperare l’informazione
semplicemente colorando in scala di colore le li-
nee di flusso oppure decidere che il loro numero
per unità di area è proporzionale all’intensità
del campo.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo immerso


Con la possibilità di rappresentare il campo attraverso linee di flusso
andremo adesso a visualizzare un modello per il comportamento di un
dipolo elettrico immerso in un campo esterno.
Sia il campo uniforme (possiamo sempre scegliere una regione che
approssimi un campo uniforme se il dipolo è abbastanza piccolo).
Vedremo che le uniche cose che ci servono sono E ⃗ e p⃗.

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Elettromagnetismo Statica

Caso statico: campo elettrico - dipolo immerso

Non è difficile vedere come la presenza del braccio lungo d/2 provochi
un momento di torsione τ⃗ = p⃗ × E:

d p
τ = 2 F sin θ → F d sin θ = Eq sin θ = Ep sin θ
2 q

Il dipolo quindi tenderà a ruotare e ad allinearsi al campo (nella figura


in verso orario, quindi il momento torcente è entrante nel foglio).

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Questa parte del programma è essenziale.


Prestate la massima attenzione.
Come già accennato, ci sono due fondamentali proprietà per ogni dato
campo vettoriale:
1 il suo flusso.
2 la sua circuitazione.
Parleremo adesso della prima di questa proprietà.

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Immaginate una qualunque superficie immaginaria chiusa (una sfera va


benissimo). Immaginatela all’interno di un recipiente pieno d’acqua.

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Non serve molto per rendersi conto che il flusso netto di fluido che esce
o che entra in tale superficie è nullo.
Se adesso la stessa sfera la immaginiamo in un fiume il risultato non
cambierà poiché per quanto fluido entrerà da una direzione, tanto ne
uscirà nella direzione opposta.

Come possiamo tradurre in matematica questa informazione?


Innanzitutto stabiliamo di chiamare con dA l’elemento superficiale
infinitesimo.
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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß


A noi però serve un vettore e allora definiremo dA⃗ come il vettore di
modulo pari all’area infinitesima e direzione quella del versore uscente
(perpendicolare al piano tangente in quel punto e fuori dalla superficie).

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Risulta evidente che il flusso netto è dato dal-


la somma aritmetica delle componenti normali
entranti e uscenti del campo secondo la regola

⃗ ⋅ dA⃗ → Φ = ∫ E
dΦ = E ⃗ ⋅ dA⃗
Σ

Se quello che entra è maggiore di ciò che esce


diremo che il flusso è negativo, viceversa il
flusso sarà positivo (questa convenzione viene
dall’aver scelto la normale uscente).

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Quello che finora abbiamo immaginato come lo


scorrere di un fluido è in realtà un flusso di velo-
cità. Col campo elettrico è possibile mantenere
tutti questi risultati a patto che ci si ricordi che
non sta scorrendo in effetti nessuno tipo di flui-
do perché il campo elettrico non è la velocità
di nulla. Tutto sommato però l’analogia è un
buon appiglio mentale se bisogna ricordarsi le
convenzioni.

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Calcoliamo adesso il flusso attraverso una qualunque superficie chiusa


(per adesso scegliamo una sfera) con all’interno una singola carica
puntiforme - sia essa positiva, senza perdita di generalità - posta nel
centro3 .
Ovviamente in questo caso ogni singolo elemento dA⃗ sarà parallelo ad E ⃗
che sarà costante su tutta la superficie della sfera. Conseguentemente il
flusso risulta essere Φ = 4πR2 ⋅ E.
3
vedremo a breve che tale richiesta è pleonastica: non importa dove sia la carica,
basta che sia all’interno.
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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Esplicitando il campo elettrico infine troviamo:


Q Q
Φ = 4πR2 ⋅ E =  2
4πR (37)

2
=
4πε
 R
 0 ε0

Il risultato (37) è importantissimo: innanzitutto ci dice che il flusso non


dipende dal raggio. Avremmo potuto mettere la carica ovunque
all’interno della sfera ottenendo lo stesso risultato. In secondo luogo
avremmo anche potuto scegliere una qualunque superficie chiusa; in
effetti qui ci aiuta vedere la cosa coll’analogo del flusso di fluido: quanto
fluido uscirà dipende solo dalla sorgente indipendentemente da che tipo
di superficie mettiamo intorno.

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Non basta: possiamo dire di più. Cioè che, dato il principio di


sovrapposizione, se ho più cariche interne alla superficie il flusso sarà
semplicemente pari alla carica netta risultante diviso ε0 . Non importa
quanto strana sia la superficie né quanto bizzarra sia la distribuzione di
carica interna.
Questo è il teorema di Gauß per il campo elettrico ed è anche la
I legge di Maxwell

ΦΣ (E)
⃗ =∮ E⃗ ⋅ dA⃗ = ∑i Qi (38)
Σ ε0

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Legge di Gauß

Naturalmente l’uso principale che si fa di tale legge è quello di trovare il


campo E ⃗ una volta calcolato il flusso. questa strada è però percorribile
solo se vi sono determinate forme di simmetria tali da farci risolvere
facilmente l’integrale e permetterci di scrivere il campo in funzione del
resto. Tipicamente le simmetrie che si usano quasi sempre sono
• sferica;
• cilindrica;
• cubica.
In effetti avremmo già potuto ritrovare la legge di Coulomb
semplicemente da quanto visto nella (37), usando simmetria sferica,
dove era 4π r2 E = q/ε0 da cui E = q/4πε0 r2 .

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Piano infinito


Prendiamo adesso un piano “infinito” con densità superficiale di carica
σ. Vogliamo trovare il valore del campo elettrico a distanza z dal piano.
Scegliamo un’opportuna simmetria per la nostra superficie:

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Piano infinito

È evidente che l’unico contributo sarà quello delle basi del cilindro di
area πR2 ciascuna, dato che ne abbiamo due:

2 ⋅ EπR2 = πR2 σ/ε0 →


σ
→ E= (39)
2ε0

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Piano infinito

Il risultato (39) è proprio il limite per z molto piccolo del campo trovato
per il disco carico (v. (35)), e uguale risultato avremo per qualsivoglia
forma intagliata in un piano carico a patto di porsi abbastanza vicini da
non sentire gli effetti di bordo. Allontanandosi da la generica
distribuzione superficiale (necessariamente finita se reale) alla fine
vedremo il campo andare giù come 1/r2 , come fosse solo una carica
puntiforme. Questi due comportamenti devono sempre essere verificati
quando trovate una forma per il campo elettrico vicino e lontano da una
qualsivoglia distribuzione bidimensionale di carica.
r→0 σ r→∞
Emolto vicino ÐÐ→ Emolto lontano ÐÐÐ→ 0
2ε0

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Linea infinita

Forti di aver già trovato il campo elettrico per segmento carico, vediamo
adesso una linea carica infinita di densità lineare λ:

Anche qui il cilindro ci aiuta; l’unico contributo sarà, stavolta, quello


attraverso la superficie laterale:
λ
E2πrL = λL/ε0 → E=
2πrε0

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Elettromagnetismo Statica

Flusso del campo elettrico - Linea infinita

Anche questo risultato è il limite per b → ∞ e a → −∞ della (36) dove r


era stato chiamato però y.
λ
E= (40)
2πrε0

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Abbiamo visto come il fatto che un campo vettoriale sia irrotazionale su


un dominio stellato (cioè un campo conservativo) debba
necessariamente essere il gradiente di un certo campo scalare.
Tenendo bene in mente questo risultato - che è puramente geometrico -
andiamo ad introdurre il potenziale elettrico che, dichiariamo fin d’ora,
sarà in questo corso chiamato con la lettera V maiuscola.

Immaginiamo due cariche q positive a distanza d una dall’altra. È


evidente che per portare le due cariche in questa configurazione,
provenendo da infinito, si debba compiere un certo lavoro.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V
Dato che le due cariche hanno stesso segno tendono a respingersi.
Portare la prima carica in un punto qualunque non richiede alcun
lavoro. La seconda però deve muoversi nel campo della prima e
compiremo lavoro per porla nel punto distante d dalla prima.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V
Tale lavoro può facilmente essere calcolato:
d q2 q2 ∞ dr q2 1
L = −∫ dr = ∫ =
∞ 4πε0 r2 4πε0 d r2 4πε0 d

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Più in generale, qualunque siano le cariche, avremo con lo stesso


ragionamento che per portare da infinito una delle due cariche a
distanza generica r dall’altra compiremo lavoro (positivo o negativo)
q1 q2 1
L=
4πε0 r
Questo risultato non dipende dal particolare cammino che compiremo in
quanto il campo è conservativo. Basta infatti notare che ∀ curva chiusa
S valga ∮S E s = 0.
⃗ ⋅ d⃗

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Adesso fate attenzione perché i nomi di quel che segue sono simili ma i
concetti molto, molto diversi.
La quantità appena trovata viene chiamata energia potenziale
elettrostatica ed indicata con la lettera U :
q1 q2 1
L≡U = (41)
4πε0 r
U è null’altro che il lavoro che devo compiere per portare una delle due
cariche a distanza r dall’altra. Nient’altro. Inoltre, ovviamente, U si
misura in joule.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Possiamo pensare di scrivere il potenziale elettrico dovuto a q1 , ad


esempio, come l’energia potenziale elettrostatica per una unità di carica
che bisogna avvicinare da infinito a r: in pratica dividiamo U per q2 ed
otteniamo il potenziale elettrico
U q1 1
V = = [V ] = J/C = V
q2 4πε0 r
V è null’altro che il campo scalare il cui gradiente è l’opposto del campo
elettrico e si misura in volt. Osservando la (41) si capisce
immediatamente che il lavoro svolto per portare la generica carica q a
distanza r dalla carica che genera il potenziale è L = qV .

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Se muoviamo una carica q dal punto a al puntob all’interno di una


regione dove c’è potenziale elettrico la variazione del lavoro sarà dunque

∆La,b = q∆Va,b = q(Vb − Va ) (42)

e quindi in maniera del tutto analoga per quanto visto in Fisica


Generale I, si può scrivere la conservazione dell’energia meccanica come

Ki + qVi = Kf + qVf → Ki − Kf = q(Vf − Vi ) → q∆V = −∆K (43)

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Perché infastidirci da soli inventandoci un nuovo oggetto da ricordare, il


potenziale elettrico?
• E⃗ è un vettore quindi ha tre componenti su cui lavorare, V uno
scalare cioè una sola equazione;
• è generalmente più facile integrare funzioni che hanno 1/r che 1/r 2
nella loro espressione;
• spesso è più rapido trovare V e successivamente E
⃗ = −∇V

• capendo che esiste V facilmente ottengo la prima equazione di
⃗ ×E
Maxwell in elettrostatica ∇ ⃗ = 0.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V
Per completare la nostra descrizione del campo elettrico a livello
geometrico ci resta da considerare la regione spaziale dove il potenziale è
costante. Questo darà una visione simile a quella che abbiamo quando,
guardando una mappa geografica fisica, notiamo le linee di stesso livello
d’altitudine (le isoipse) e quindi capiamo facilmente dove son i rilievi:

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Segue direttamente dalla (42) che muovendoci lungo una superficie


equipotenziale non compiremo lavoro, conseguentemente la velocità
della carica che si sta muovendo non subirà variazioni, non venendo
accelerata (43). Le superfici equipotenziali devono per quanto detto
essere necessariamente sempre ortogonali alle linee di campo.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Naturalmente tutto quello che avete studiato in Fisica Generale I


continua ad essere vero e deve tornare con quel che abbiamo detto: il
lavoro di una forza è L = ∫ F⃗ ⋅ d⃗
s ma per quanto ci riguarda qui F⃗ = q E

perciò
f f
∆L = ∫ F⃗ ⋅ d⃗ s = q∫ E s →
⃗ ⋅ d⃗
i i
f
→ Vf − Vi = − ∫ E s
⃗ ⋅ d⃗
i
dove il segno meno s’ottiene ricordandoci che ∆L = −q∆V .

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Il potenziale elettrico è sempre definibile come differenza tra i valori che


assume tra due punti, per convenzione si prende il riferimento
all’infinito (punto iniziale) tale che, ad esempio risulti Vi = 0. Fatto ciò
possiamo usare la seguente equazione
P
VP = − ∫ E s
⃗ ⋅ d⃗ (44)

per trovare di volta in volta il potenziale in un punto P dal campo


elettrico.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

La (44) si semplifica notevolmente in un campo uniforme dove la


direzione di E s di modo da
⃗ è sempre parallela allo spostamento d⃗
consentirci la scrittura
b b
Va − Vb = − ∫ E s = −E ∫
⃗ ⋅ d⃗ dx = −E(b − a) ≡ −E∆x (45)
a a

avendo chiamato (b − a) = ∆x. Quindi in un campo uniforme

∆V = −E∆x

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V
Troviamo il potenziale di un dipolo in un punto P abbastanza distante
rispetto le dimensioni del dipolo stesso:

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

1 q q q r(−) − r(+) q d cos θ


VP = ( − )= ≃
4πε0 r(+) r(−) 4πε0 r(−)r(+) 4πε0 r2

166 / 381
Elettromagnetismo Statica

Potenziale elettrico V

Quindi per un dipolo, il potenziale in un punto sufficientemente distante


ha un andamento come 1/r2 conformemente a quanto trovato nella (32)
dove infatti il campo scala come 1/r3 .

1 p cos θ
V = (46)
4πε0 r2

Dato che E = −∇V tutto torna: la derivata di 1/r2 va infatti come 1/r3 .

167 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C

Abbiamo già visto com’è il campo elettrico per un piano infinito carico.
Il campo sarà ortogonale al piano e di valore costante E = σ/2ε0
entrante o uscente dal piano a seconda del segno della densità di carica
σ. Cosa succede se adesso affacciamo due piani infiniti uno davanti
l’altro aventi uno σ l’altro −σ?

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Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C

Abbiamo trovato l’interessante risultato che il campo all’esterno è nullo


mentre tra le armature vale
σ
EC = (47)
ε0
Vedremo tra un secondo che tale situazione si trova nei condensatori che
altro non sono che due piastre conduttrici affacciate.
Prima però dobbiamo dare una definizione per conduttori, isolanti e
semiconduttori.

169 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C

Conduttori
Si dicono conduttori quei materiali nei quali gli elettroni sono liberi di
muoversi se sottoposti a differenza di potenziale (d’ora in avanti d.d.p.).
Essi sono caratterizzati pertanto dalla presenza degli elettroni liberi
nella banda di valenza degli atomi del reticolo cristallino.

È ovvio che all’equilibrio tutte le cariche in eccesso su un conduttore


saranno in superficie (massima distanza) e si disporranno in modo da
annullare il campo elettrico interno.

170 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C

Cose essenziali da sapere dei conduttori:


• In essi gli elettroni possono essere considerati liberi di muoversi.
• La superficie di un conduttore è equipotenziale.
• Il campo elettrico è sempre perpendicolare alla superficie di un
conduttore.
• Il campo interno ad un conduttore all’equilibrio è sempre nullo.

171 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C

Comprenderemo ora che se dispongo di due conduttori e ne carico uno,


solamente ponendo questo vicino all’altro sarà in grado d’indurre una
carica opposta sulla faccia più vicina.
In particolare se affacciamo due piastre di area A ognuna delle quali
capace di ospitare una carica Q, avremo realizzato un condensatore. La
capacità di un condensatore, al pari di quella d’un secchio d’acqua (che
accoglie una certa quantità d’acqua variando di un certo valore il
livello), è quella proprietà che il condensatore ha di accogliere la carica
Q variando la d.d.p. ai sui capi del valore V :
∆Q
C= (48)
∆V

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Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - cond. piano

Se le piastre hanno area A e sono a distanza d troviamo facilmente dalla


(43) il valore del potenziale

σd Qd
V = Ed = =
ε0 Aε0
guardando la (48) immediatamente capiamo che per tale geometria (due
piastre affacciate, il cosiddetto condensatore piano) vale la relazione

Aε0
C= (49)
d

173 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - farad

L’unità per la capacità è il farad F (non dite faraday perché è un’altra


cosa) pari ad un coulomb su un volt.

[C]
[F] =
[V]

Purtroppo per motivi storici si usa il coulomb che è molto grande


(perché è definito come un ampère per secondo, e l’ampère è una
corrente molto alta), il che fa del farad una quantità poco utile per le
normali applicazioni. In effetti è molto più utile usare i microfarad, i
nanofarad o addirittura i picofarad.

174 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - cond. sferico


Giustifichiamo la nostra asserzione: calcoliamoci la capacità di un
condensatore sferico e poi di una singola sfera scrivendo che è Q e chi V
(dipende dalla geometria).

Q
Q = ε0 E(4πr2 ) → E =
4πε0 r2
quindi
dove sono le q− R2
Q Q 1 1
V = ∫ E dr = ∫ 2
dr = ( − )
4πε0 r 4πε0 R1 R2
dove sono le q+ R1

175 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - cond. sferico+sfera

Q R1 R2
Csferico = = 4πε0
V R2 − R1
quindi se mandiamo R2 → ∞

Csfera = 4πε0 R1 (50)

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Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - capacità Terra

Se prendiamo il raggio medio della Terra (6400 km circa) e la trattiamo


come un conduttore

C⊕ = 4π ⋅ 8.8 ⋅ 10−12 6.4 ⋅ 106 ≃ 708 ⋅ 10−6 F

in effetti dalla (50) si capisce che i conduttori da soli hanno sempre una
capacità molto piccola rispetto all’unità di misura.

177 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - cond. cilindrico


La forma funzionale della capacità dipende dalla geometria.
Può anche essere molto complesso calcolarla. Prendiamo un
condensatore cilindrico alto L:

Sia la superficie di Gauß quella indicata dalla freccia. Il campo sarà


dunque
Q Q
E(2πrL) = → E=
ε0 2πε0 Lr

178 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - cond. cilindrico

Adesso bisogna integrare per trovare


b Q dr Q b dr Q b
V =∫ = ∫ = ln ( )
a 2πε0 Lr 2πε0 L a r 2πε0 L a

179 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - cond. cilindrico

dato che C=Q/V ne risulta che per un condensatore cilindrico

L
C = 2πε0 (51)
ln ( ab )

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Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - energia

Ma quanta energia serve per caricare un condensatore? Il lavoro è


L=qV perciò trasferendo una carica infinitesima dQ faremo il lavoro
infinitesimo dL=VdQ=QdQ/C. Integrando
1 q 1 2 1
L= ∫ QdQ = E = q = CV 2 (52)
C 0 2C 2
Queste relazioni sono evidentemente indipendenti dalla geometria del
condensatore.

181 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capacità elettrica C - energia

Terminiamo il breve discorso sul condensatore notando che, ad esempio,


nel caso di condensatore piano, il campo tra le armature è sempre
costante e perciò possiamo ben scrivere che la densità d’energia per
volume è
CV 2
E/Ad ≡ u =
2Ad
ma C = ε0 A/d sicché la densità d’energia per unità di volume sarà
1
u = ε0 E 2 (53)
2
La (53) è stata ricavata sfruttando le relazioni del condensatore piano
ma si può dimostrare essere del tutto generale.

182 / 381
Elettromagnetismo Statica

Magnetostatica

183 / 381
Elettromagnetismo Statica

Forza magnetica

Abbiamo visto che una carica ferma subisce eventualmente una forza
dovuta al campo elettrico in cui è immersa (dovuto ad altre cariche).
Abbiamo visto altresì che tale forza dipende dalla posizione della carica.

Una carica in movimento però subisce un’altro tipo di forza che


chiameremo magnetica. Questa forza dipende non più dalla posizione
ma dalla velocità con cui una carica si muove. Sperimentalmente risulta
che la forza magnetica agente su una carica elettrica in movimento è
sempre perpendicolare alla velocità ed al vettore del campo magnetico
in quel punto. In particolare risulta che

F⃗m = q⃗
v×B
⃗ (54)

184 / 381
Elettromagnetismo Statica

Forza magnetica

La (54) ci informa sulle dimensioni del campo magnetico:

[N] [N]
[B] = [m]
= =T
[C] [s] [A][m]

È bene sapere che è molto usata un’unità non-SI che è il gauß di


simbolo G: per definizione 1 T=104 G.

185 / 381
Elettromagnetismo Statica

Forza magnetica - forza di Lorentz

Possiamo quindi scrivere in generale che la forza totale che subisce una
carica elettrica in movimento in un campo elettromagnetico è

F⃗ = q(E
⃗ + v⃗ × B)
⃗ (55)

Notiamo subito che l’assenza di “carica magnetica”, il famoso mai


osservato monopolo magnetico, rende asimmetrica questa equazione.
Se infatti vi fosse una carica magnetica “qm ” avremmo avuto
probabilmente qualcosa di simile a

F⃗ = q(E
⃗ + v⃗ × B)
⃗ + q m (B
⃗ + v⃗m × E)

ma questo non è mai stato osservato e quindi ad oggi possiamo solo


parlare della forza (55) detta di Lorentz.

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Elettromagnetismo Statica

Forza magnetica - proprietà di campo

Ma come si genera un campo magnetico?


Abbiamo già detto che una carica elettrica in movimento crea un campo
magnetico ma ciò implica che vi sia una corrente elettrica. Per poter solo
introdurre la magnetostatica dobbiamo quindi ammettere movimento di
cariche elettriche. Naturalmente il caso più semplice è che le correnti
siano stazionarie e tutte le distribuizioni di carica siano fisse, ovvero che
ci si trovi in regime stazionario con i campi non dipendenti dal tempo.
In tale caso abbiamo già scritto le equazioni di Maxwell per il campo
magnetico:
∇⃗ ⋅B
⃗=0
⃗ ×B
∇ ⃗ = µ0 ⃗

187 / 381
Elettromagnetismo Statica

Densità di corrente elettrica

Essendo dunque la magnetostatica una situazione fisica esistente solo in


ambito di movimento di cariche elettriche, sarebbe più giusto parlare di
approssimazione statica del fenomeno del magnetismo (o ancora meglio
di ciò che accade in presenza di sole correnti stazionarie).
La ⃗ di ∇
⃗ ×B⃗ = µ0 ⃗ non l’abbiamo ancora introdotta: diciamo di avere
tantissime cariche elementari e che si muovono tutte con deriva comune
v⃗d in un certo verso. La densità di tali cariche è n (tot cariche per m3 ).
Con tali convenzioni
⃗ = ne⃗
vd (56)
dicesi densità di corrente elettrica.

188 / 381
Elettromagnetismo Statica

Proprietà di ⃗

Ad una prima occhiata la densità di corrente elettrica (56) subito deve


avere un’importante proprietà in magnetostatica: dato che la divergenza
di un qualunque rotore dev’essere zero, dalla seconda di (4) applicata
alla (21b), c’informa immediatamente che dev’essere

⃗ ⋅ ⃗ = 0
∇ (57)

che è come dire ∇⃗ ⋅ v⃗d = 0 perciò la velocità di deriva dev’essere un


campo vettoriale sinusoidale (le correnti devono fare dei giri e tornare su
loro stesse in un circuito).

189 / 381
Elettromagnetismo Statica

Conservazione della carica elettrica

La (57) non esprime altro che la conservazione della carica.


La corrente elettrica che scorre attraverso una qualunque superficie Σ
sarà allora definibile come

I = ∬ ⃗ ⋅ dA⃗ (58)
Σ

dove con dA⃗ s’intende naturalmente il vettore normale alla superficie di


lunghezza pari all’area elementare centrata nel punto dove di volta in
volta il vettore densità di corrente buca la superficie.

190 / 381
Elettromagnetismo Statica

Conservazione della carica elettrica

Dato che la carica elettrica non può mai essere creata o distrutta (una
delle leggi empiriche più importanti della fisica) se la superficie che
utilizziamo ai fini dell’integrazione risulta chiusa, una qualunque
superficie chiusa, deve essere che
dQinterna
I = ∯ ⃗ ⋅ dA⃗ = − (59)
Σ dt
ma
Qinterna = ∭ ρ dV
V (Σ)

sicché
d
∯ ⃗ ⋅ dA⃗ = − ∭ ρ dV (60)
Σ dt V (Σ)

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Elettromagnetismo Statica

Conservazione della carica elettrica

Per eguagliare gli integrandi dobbiamo avere lo stesso tipo d’integrale a


destra e sinistra. Ci viene in ausilio il teorema della divergenza che
asserisce essere l’integrale d’un vettore attraverso una superficie chiusa,
eguale all’integrale sul volume racchiuso dalla stessa superficie della
divergenza del vettore stesso:

∯ ⃗ ⋅ dA⃗ = ∭ ⃗ ⋅ ⃗ dV
∇ (61)
Σ V (Σ)

192 / 381
Elettromagnetismo Statica

Conservazione della carica elettrica

Applicando (61) in (59), e tenendo conto di (60), otteniamo (a patto che


la superficie scelta non cambi forma nel tempo)

d ∂ρ
∭ ⃗ ⋅ ⃗ dV = −
∇ ∭ ρ dV = − ∭ dV
V (Σ) dt V (Σ) V (Σ) ∂t

e questo è vero se e solo se


∂ρ
⃗ ⋅ ⃗ = −
∇ (62)
∂t

193 / 381
Elettromagnetismo Statica

Conservazione della carica elettrica

La (62) l’avete già vista: è l’equazione di continuità di Fisica Generale I


riguardante la conservazione della massa per i fluidi; la forma che in
quell’ambito ottenevate era, imponendo che ṁ = 0 dentro un dato
volume,
∂ρ
v) = 0
⃗ ⋅ (ρ⃗
+∇
∂t
Anche nel nostro caso abbiamo infatti che ⃗ = ρcarica v⃗d .

194 / 381
Elettromagnetismo Statica


Forza su un filo percorso da I immerso in B

Adesso ragioniamo più in grande. Se è vero che la forza che agisce su


una carica singola q che attraversa con velocità v⃗ una regione dove è
presente un campo magnetico B ⃗ è la (54), sarà anche vero che se
abbiamo n∆V cariche nel pezzo di cavo sarà

∆F⃗ = n∆V e(⃗


v × B)
⃗ = ∆V (⃗
 × B)
⃗ (63)

Il pezzetto infinitesimo di cavo immaginiamolo cilindrico (cioè


∆V = ∆L ⋅ A con A = πR2 ). Possiamo manipolare la (63) così:

∆F⃗ = ∆L[(A⃗
) × B]
⃗ = ∆L (I⃗ × B)
⃗ (64)

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Elettromagnetismo Statica


Forza su un filo percorso da I immerso in B

La forza per unità di lunghezza del cavo è dunque

∆F⃗ ⃗ ⃗
=I ×B (65)
∆L
Facciamo notare per completezza che molti testi preferiscono accorpare
la (63) scrivendo
F⃗ = I L
⃗ ×B

ovviamente non cambia nulla è solo una scrittura diversa.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Riprendiamo le equazioni che descrivono la fisica in magnetostatica: le


(21b). Notiamo ancora una volta che sono lineari e che quindi ci
informano che anche per il campo magnetico varrà il principio di
sovrapposizione.
Notiamo adesso che in elettrostatica avevamo trovato il modo di
calcolare tutti i possibili campi elettrici semplicemente notando
l’irrotazionalità del campo E ⃗ e quindi il fatto che tale campo doveva
essere per forza il gradiente di un campo scalare V che abbiamo
opportunamente chiamato potenziale elettrico. Per trovare il campo
elettrico basta fare il gradiente del potenziale elettrico.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Intuiamo che le cose non andranno così semplicemente per il campo


magnetico perché ciò che è sempre nullo non è il rotore stavolta, è la
divergenza, perciò il campo magnetico è il rotore di qualche campo
vettoriale. E quindi l’eventuale “potenziale” che definiremo sarà stavolta
un vettore, non uno scalare.

⃗ ⋅B
∇ ⃗=0 sempre ⇒ B ⃗ × A⃗
⃗=∇

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Poco male. Facciamo gli stessi ragionamenti anche se saranno un po’


meno facili. Innanzitutto ci ricordiamo che nel caso del potenziale
elettrico avevamo un’ambiguità di definizione: V è definito a meno di
una costante V ′ . Ciò significa che per ogni campo ci sono infiniti
potenziali V + V ′ , V + V ′′ , V + V ′′′ , etc. il cui gradiente è il medesimo
campo elettrico.

Una possibile scelta, molto conveniente, era quella di assegnare il valore


di zero a V ′ per grandissime distanze rispetto dove volevamo calcolare il
campo elettrico (V ′ = V∞ = 0).

199 / 381
Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Similmente, dobbiamo aspettarci che il potenziale vettore A⃗ sarà


definito a meno di un certo altro vettore, ovvero ci saranno infiniti
⃗ A⃗′ , A⃗′′ , A⃗′′′ , etc. il cui rotore è sempre il medesimo
vettori potenziali A,
campo magnetico.

Vediamo meglio che significa e troviamo la forma matematica che


contraddistingue in che cosa differiscono due vettori potenziali il cui
rotore dia il medesimo campo magnetico.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Se è vero che
B
⃗=∇⃗ × A⃗
{ ⃗ ⃗ ⃗′
B =∇×A
dev’essere anche che ∇⃗ × (A⃗ − A⃗′ ) = 0 cioè che il vettore risultante A⃗ − A⃗′
è in realtà un gradiente di un campo scalare:

A⃗ − A⃗′ = ∇ψ
⃗ ⇒ A⃗ = A⃗′ + ∇ψ
⃗ (66)

dunque due vettori potenziali il cui rotore dia lo stesso campo


magnetico posso differire tra loro solo di un campo vettoriale che è il
gradiente di un certo campo scalare.

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Stavolta però non è lampante il come scegliere ψ tale da renderci la vita


più facile. In realtà non c’è un’unica scelta bensì la forma che
prenderemo per il potenziale vettore dipenderà dal nostro particolare
problema.
In magnetostatica tuttavia è sempre una buona idea, a livello di
semplificazione matematica, scegliere un potenziale vettore la cui
divergenza sia nulla. La nostra scelta quindi sarà in questa parte del
programma
⃗ ⋅ A⃗ = 0
∇ (67)
di modo che caratterizzeremo completamente il potenziale vettore con la
scrittura
⃗ × A⃗ = B
∇ ⃗
{ ⃗ ⃗
∇⋅A=0

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Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Notiamo esplicitamente che possiamo capire meglio il senso di tale


scelta osservando che in elettrostatica abbiamo trovato essere

E
⃗ = −∇V
⃗ → ∇ ⃗ = −∇2 V = ρ/ε0
⃗ ⋅E

perciò è evidente che se

⃗ ⋅ (A⃗ + ∇ψ)
∇ ⃗ ⃗ ⋅ A⃗ + ∇2 ψ
=∇

allora la scelta ∇2 ψ ≡ −∇⃗ ⋅ A⃗ sia la migliore semplificazione: infatti ne


segue che ∇ ⃗ ⋅ (A⃗ + ∇ψ)
⃗ = 0 e che quindi
⃗ = −∇2 A⃗ = µ0 ⃗
⃗ ×B

scrittura che assume un chiaro significato.

203 / 381
Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Matematicamente parlando

−∇2 V = ρ/ε0 e − ∇2 A⃗ = µ0 ⃗

hanno lo stesso procedimento per la soluzione. Natura scalare o


vettoriale a parte, sono di fatto le stesse equazioni.
Dato che conosciamo la soluzione della prima:
1 ρ
Vin P distante r da ρ = ∭ dVvolume che racchiude ρ
4πε0 r
ci viene naturale scrivere la soluzione della seconda come
µ0 ⃗
A⃗in P distante r da ⃗ = ∭ dVvolume che interessa ⃗ (68)
4π r

204 / 381
Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Sia come esercizio sui generis 4 un campo magnetico uniforme B ⃗ che ha


valore costante B0 solo lungo la direzione z di un sistema di riferimento
ortonormale. Troviamo una possibile scrittura del potenziale vettore.
Basta innanzitutto scrivere
∂Az ∂Ay ⎧ ∂Az ∂Ay
⎛ ∂y − ∂z ⎞ ⎪
⎪ ∂y − ∂z =0
⎛ 0 ⎞ ⎜ ⎟



⃗=⎜ 0 ⎟=⎜
B ∂Ax
− ∂Az ⎟ ⇒ ⎪
⎨ ∂Ax
− ∂Az
=0
⎜ ∂z ∂x ⎟ ⎪ ∂z ∂x
⎝ B0 ⎠ ⎜ ∂Ay ∂Ax
⎟ ⎪

⎪ ∂Ay ∂Ax
⎝ − ⎠ ⎪
⎪ − = B0
∂x ∂y ⎩ ∂x ∂y

4
Nella realtà operativa di solito si trova il campo a partire dal potenziale e non
viceversa.
205 / 381
Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Poniamo ad esempio Ax = costante:


⎧ ∂Az ∂A ∂g(y,z) ∂f (y,z)


⎪ ∂y − ∂zy = 0 ⇒ 3.) ∂y = ∂z



⎨ 0 − ∂A z
∂x = 0 ⇒ 1.) Az = g(y, z)




⎪ ∂Ay
⎩ ∂x − 0 = B0 ⇒ 2.) Ay = xB0 + f (y, z)

perciò possiamo scegliere, tra le tante, la soluzione semplice Ax = 0 e


f = g = 0:
⎛ 0 ⎞
A = ⎜ xB0 ⎟

⎝ 0 ⎠

206 / 381
Elettromagnetismo Statica

Potenziale vettore

Naturalmente avremmo potuto scegliere molto diversamente: ad


esempio
⎛ −yB0 ⎞ 1⎛
−yB0 ⎞
A=⎜ 0 ⎟
⃗ oppure A = ⎜ xB0 ⎟

⎝ 0 ⎠ 2⎝
0 ⎠
e infinite altre soluzioni. Ma questo è solo per dare un’idea del tipo di
difficoltà che s’incontrano lavorando a ritroso dal campo al potenziale.

207 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

Abbiamo visto dunque che cari-


che elettriche in movimento pro-
ducono un campo magnetico. Al-
la domanda “data una certa cor-
rente, quale tipo di campo ma-
gnetico viene prodotto?” han-
no tentato di rispondere mol-
ti studiosi, tra quelli che hanno
avuto maggior successo ricordia-
mo André-Marie Ampère (1775 -
1836).

208 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

Abbiamo già detto che non sono mai state osservate cariche magnetiche
libere e che quindi le linee di campo di B
⃗ non “emergono” da alcuna
sorgente né “entrano” in alcun pozzo. Da dove vengono? Il campo
magnetico si palesa in presenza di cariche elettriche in movimento tant’è
vero che il rotore del campo è proporzionale alla densità di carica.
Quindi ha senso chiedersi quale campo magnetico si genera dove scorre
corrente?

209 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo


Finora abbiamo trovato solo le leggi della forza che agisce su una carica
elettrica in moto in un campo magnetico e quella che agisce su un filo
dritto percorso da corrente e immerso in un campo uniforme. Possiamo
generalizzare ad un filo di forma qualunque scrivendo di volta in volta il
campo in un punto esterno al filo dovuto dall’elemento infinitesimo di
quest’ultimo.

210 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

Se il pezzetto di filo d⃗l rappresentasse una distribuzione di carica ρ, noi


sapremmo scrivere il campo elettrico nel punto 2 dovuto alla carica che
c’è nel punto 1:
⃗2 = 1 ∭ ρ1 r̂ dV1
E
4πε0 r2

211 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

In modo del tutto analogo anche se matematicamente più impegnativo,


risulta che il campo magnetico nel punto 2 dovuto alla carica in
movimento che c’è nel punto 1 è:

B ⃗ × A⃗2
⃗2 = ∇

212 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

Il potenziale vettore nel punto 2 si trova così: diciamo che solitamente


la sezione S è molto piccola rispetto le dimensioni lineari. L’elemento di
volume elementare è sempre dV = S dl e noi possiamo ricordarci per
dopo che j dV = jS dl = I dl. Però adesso scriviamo la (68) per il nostro
caso
µ0 ⃗1
A⃗2 = ∭ dV1
4π r

213 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

E troviamo il contributo al campo magnetico nel punto 2 dovuto al


tratto elementare di filo in 1 calcolando la divergenza del potenziale:
µ ⃗
B ⃗ × [ 0 ∭ 1 dV1 ]
⃗ × A⃗2 = ∇
⃗2 = ∇
4π r

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Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

Calcolare ∇⃗ × [ µ0 ∭ ⃗1 dV1 ] non è semplice: innanzitutto l’operatore


4π r
nabla agisce sulle coordinate del punto dove si vuole calcolare il campo
magnetico (nel nostro caso indicato dal pedice “2”) quindi potere
l’operatore nabla all’interno dell’integrale implica ricordarsi di farlo
√solo sulle variabili a pedice 2 (ad es. in r che è
agire
r = (x2 − x1 )2 + (y2 − y1 )2 + (z2 − z1 )2 ). Scriviamo solo la componente
lungo x del campo:

∂Az ∂Ay µ0 y2 − y1 z2 − z1
Bx = − = − ∭ [jz 3
− jy ] dV1
∂y ∂z 4π r r3

215 / 381
Elettromagnetismo Statica

Capire meglio il magnetismo

Con un po’ di immaginazione vedete le altre due componenti (o


calcolatele come esercizio) ed unitele in forma vettoriale e vedrete che il
risultato sarà
B⃗2 = µ0 ∭ ⃗1 × r⃗ dV1 (69)
4π r3
ma, come detto sopra, potremo anche scrivere

⃗2 = µ0 ∭ I dl1 × r̂
B (70)
4π r2

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Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart

Legge di Biot-Savart
Il campo magnetico infinitesimo prodotto in un certo punto “2” dal
passaggio di una corrente I in un pezzo infinitesimo di filo situato nel
punto “1” è dato dunque dalla:

µ0 Id⃗l1 × r̂
dB
⃗2 = (71)
4π r2

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Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart

Usiamo dunque la (71) per trovare il campo magnetico a distanza R da


un filo retto e infinito: scriviamo il contributo al campo del pezzetto
infinitesimo ds a distanza s dalla perpendicolare tirata da P sul filo

µ0 Id⃗
s × r̂ µ0 Ids sin θ
dB
⃗P = = ê
4π r2 4π r2
dove ê è il versore entrante il foglio. Il
modulo totale quindi sarà:
∞ ∞ µ0 I ∞ sin θ ds
BP = ∫ dBP = 2 ∫ dBP = ∫
−∞ 0 2π 0 r2

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Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart

Adesso scriviamo più opportuno l’integrando dato che r, s e θ sono


dipendenti, e in particolare risulta che r sin θ = R sicché
R R
sin θ = =√
r R2 + s2
dunque
µ0 I ∞ sin θ ds µ0 I ∞ R
BP = ∫ 2
= ∫ √ ds =
2π 0 r 2π 0 (R2 + s2 ) R2 + s2

µ0 I ∞ R
= ∫ ds
2π 0 (R + s2 )3/2
2

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Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart
Adesso bisogna ricordarsi quant’è importante aver studiato Analisi I.
Ogni volta che c’è un fattore del tipo (x2 ± a2 )k nell’integrando ci deve
subito venire in mente il teorema di Pitagora e con esso le possibili
sostituzioni
√ trigonometriche. Nel nostro caso vogliamo far scomparire
x2 + a2 che è un’ipotenusa!

√ √ R
s2 + R2 cos θ = R → s2 + R2 = cos θ . Adesso cerchiamo una relazione
che ci faccia scomparire la somma sotto radice: prendiamo la prima
relazione somma di due quadrati che ci viene in mente in trigonometria,
R2
sin2 θ + cos2 θ = 1, e moltiplichiamola per cos2θ.

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Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart

R2 R2
(sin2 θ + cos2 θ) = →
cos2 θ cos2 θ
R2
→ R2 tan2 θ + R2 =
cos2 θ
è evidente che la sostituzione che andavamo cercando è
R
s = R tan θ ; ds = dθ
cos2 θ
i limiti d’integrazione diventano 0 e π/2.

221 / 381
Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart

µ0 I ∞ R µ0 I π/2 R R
BP = ∫ ds = ∫ 2
dθ =
2
2π 0 (R + s )2 3/2 2π 0 (R + R tan θ) cos2 θ
2 2 3/2

µ0 I π/2 1 1
= ∫ 2 3/2 2θ

2πR 0 (1 + tan θ) cos
Tutti adesso ricorderanno che 1 + tan2 θ = 1/ cos2 θ sicché

µ0 I π/2 1 1 µ0 I π/2
BP = ∫ 1 3/2 2
dθ = ∫ cos θ dθ
2πR 0 ( cos2 θ ) cos θ 2πR 0

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Elettromagnetismo Statica

Legge di Biot-Savart

µ0 I π/2 µ0 I
BP = [sin θ]0 =
2πR 2πR
Adesso dopo tutta questa fatica prendiamo la quarta legge di Maxwell
nel caso stazionario (Legge di Ampère):

∮ ⃗ d⃗l = µ0 iint
B⋅ → 2πRB = µ0 I
∂Σ

Speriamo con questo esempio di aver dato chiara dimostrazione dei


vantaggi delle leggi di Maxwell.

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Elettromagnetismo Statica

Piccola cronologia del magnetismo

Storicamente la scoperta (tra le più importanti mai fatte di tutta la


fisica nella storia dell’umanità) che vi fosse un collegamento tra
elettricità e magnetismo fu fatta casualmente, durante i preparativi di
una dimostrazione, nel 1820 dal danese Hans Christian Ørsted5 :

“Le correnti che scorrono in un filo con-


duttore, se sufficientemente intense, alli-
neano gli aghi delle bussole poste vicino
ad esso, in direzione perpendicolare al fi-
lo stesso distogliendole dalla usuale direzione
nord-sud ”

5
anche se per onor del vero il fenomeno era probabilmente stato osservato 18 anni
prima dal noto giurista e filosofo italiano Gian Domenico Romagnosi che però non fu
preso in considerazione dalla comunità scientifica
224 / 381
Elettromagnetismo Statica

Piccola cronologia del magnetismo

Neanche una settimana dopo aver senti-


to l’esperienza di Ørsted, André Marie
Ampère dimostra che tra due condut-
tori percorsi da corrente viene esercita-
ta una forza e mette tutto sotto forma
matematica.

225 / 381
Elettromagnetismo Statica

Piccola cronologia del magnetismo

Nello stesso anno i francesi Jean-Baptiste Biot e Félix Savart scoprono


l’andamento della forza esercitata su di un magnete da un filo
conduttore nel quale scorre corrente e scrivono la forma per il campo
magnetico in statica dovuto ad una corrente elettrica.

226 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di una spira

Un altro caso notevole dove la legge di Ampère è utilissima è per una


geometria particolare e diffusissima in molte realizzazioni: la spira
percorsa da corrente.

227 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di una spira

Naturalmente anche in questo caso ci sono punti dov’è immediato


calcolare B⃗ e punti dove non è semplice affatto. Al centro della spira di
raggio r è evidentemente semplice usare la (71): per ogni pezzo
infinitesimo di spira il campo, diretto lungo l’asse, sarà
µ0 Idl
dB =
4π r2

228 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di una spira

Basterà dunque integrare lungo la circonferenza, forti del fatto che il


campo al centro sarà costante per ogni tratto infinitesimo di filo:
2πr
µ0 I µ0 2πrI µ0 I
B=∫ dB = ∫ dl = =
2πr 4π r2 4π r2 2r
0

Questo risultato è importante e lo useremo a breve di nuovo.

229 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di un solenoide

Un solenoide è un avvolgimento di spire. Possiamo trattarlo come N


spire affiancate. Nell’approssimazione di solenoide infinito dimostriamo
che il campo magnetico esterno dev’essere nullo.

230 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di un solenoide


Per ragioni di simmetria se un campo c’è dev’essere parallelo all’asse.
Sia come da figura. Calcolare allora la circuitazione lungo il percorso
quadrato si riduce al solo calcolo dei lati AB e CD poiché lungo il lati
DA e BC il campo è perpendicolare al percorso e ∫ B ⃗ ⋅ d⃗l = 0.

231 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di un solenoide

B D

∮ B ⃗ ⋅ d⃗l
⃗ ⋅ d⃗l + ∫ B
⃗ ⋅ d⃗l = ∫ B
A C

⃗ ⋅ d⃗l = l[B(r1 ) + B(r2 )].


ma lungo tali lati il campo è costante sicché ∮ B

232 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di un solenoide

La legge di Ampère però ci assicura che se non ci sono correnti


concatenate la circuitazione è nulla. Allora deve sempre essere vero che
B(r1 ) + B(r2 ) = 0 però basta portare ad esempio r2 → ∞ per dover
ammettere che altro non può essere se non B(r2 → ∞) = 0 sicchè anche
B(r1 ) = 0 sempre. Allora il campo esterno è nullo sempre.

233 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di un solenoide

In maniera del tutto simile troviamo il campo sull’asse del solenoide:

contribuisce solo il tratto AB perciò, se n è il numero di spire per unità


di lunghezza,
∮ B⃗ ⋅ d⃗l = Bl = µ0 nlI

B = µ0 nI (72)

234 / 381
Elettromagnetismo Statica

Campo magnetico di un toroide

In maniera analoga troviamo il campo interno ad un toroide:

stavolta però
⃗ ⋅ d⃗l = 2πrB = µ0 N I
∮ B
µ0 N I
B= (73)
2πr

235 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Nella parte di elettrostatica avevamo visto che esistono i dipoli elettrici,


per i quali avevamo definito il momento di dipolo p⃗ = q d⃗ (dove d⃗ è il
vettore che congiunge la carica negativa con quella positiva).
Avevamo anche visto che un dipolo elettrico produceva in un punto P
abbastanza distante rispetto le dimensioni del dipolo stesso un campo
elettrico con andamento ∝ 1/r3 e potenziale (46):

1 p cos θ
V =
4πε0 r2
Dimostreremo adesso che la stessa forma s’ottiene per il campo
magnetico in un punto P distante R da una spira (sia nella nostra
dimostrazione rettangolare di lati a e b entrambe molto più piccoli di R):

236 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Il campo magnetico in un punto P distante R si scriverà infatti


facilmente valutando il vettore potenziale A,
⃗ cominciando subito col
dire che non essendoci correnti lungo l’asse z dovrà essere Az = 0.

237 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Dato poi che lungo x ci sono due tratti lunghi a percorsi da corrente
stazionaria I, il potenziale vettore sarà lo stesso di quello elettrostatico
per il termine di dipolo per una distribuzione fatta da due segmenti
carichi (con carica uguale e opposta) distanti b (ciò naturalmente vale se
R ≫ a, b).
238 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Per trovarlo dobbiamo fare un piccolo sforzo: trovare la forma generica


del potenziale elettrostatico in un punto P dovuto ad una distribuzione
qualunque e poi adattare la formula al nostro caso.

239 / 381
Elettromagnetismo Statica

digressione sui termini di multipolo

Sia ad esempio una certa distribuzione rigida di cariche elettriche


puntiformi qk distanti ognuna r⃗k dall’origine. Se il punto P è descritto
dal vettore R
⃗ allora tutto sta nello scrivere
1 qk 1
V = ∑ ∼ ∑ qk
4πε0 k rk 4πε0 R k

ma se, come nel nostro caso, la ∑ qk = 0 l’approssimazione di considerare


k
ogni rk ∼ R non basta. Bisogna essere più precisi.

240 / 381
Elettromagnetismo Statica

digressione sui termini di multipolo

In particolare dobbiamo sviluppare 1/∣rk − R∣ in serie di Taylor:

1 ⃗ 3(⃗
1 r⃗k ⋅ R ⃗ 2 − r 2 R2
rk ⋅ R) k
≃ + + +⋯
∣R − r∣ R R3 2R5
1
moltiplicando per ogni termine 4πε0 qk s’otterrà

⎡ ⎤
⎢ ⎥
⎢ ⃗ 2 − r 2 R2 ) ⎥
1 ⎢⎢ ∑ k qk ∑k qk r⃗k ⋅ R ⃗ 3 ∑k qk ((⃗ rk ⋅ R) k

V ≃ ⎢ + 3
+ 5
+⋯⎥⎥
4πε0 ⎢ R R 2R ⎥
⎢ ´¹¹ ¹¸ ¹ ¹ ¶ ´¹¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¸¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¶ ´¹¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¸¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹ ¹¶ ⎥
⎢m. di monopolo momento di dipolo momento di ottupolo ⎥
⎣ ⎦

241 / 381
Elettromagnetismo Statica

digressione sui termini di multipolo

Per noi il momento di monopolo è nullo perciò prendiamo solo il


momento di dipolo:

1 ∑ qk r⃗k ⋅ R
⃗ 1 ∑ p⃗k ⋅ R

V ≃ [ k 3 ]= [ k 3 ] (74)
4πε0 R 4πε0 R

Non ci resta che adattarci al nostro caso dove p = λa b.


¯
carica
E ovviamente il coseno tra p⃗ ed R
⃗ è −y/R.

242 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Il nostro potenziale vettore lungo x è dunque


1 yλab µ0 yIab
Ax = − [ ]=− [ 3 ] (75)
4πε0 R3 4π R
ma per la simmetria del sistema allora anche
µ0 xIab
Ay = [ ] (76)
4π R3

243 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Il nostro potenziale vettore è in definitiva

⎛ −y ⎞
µ0 Iab ⎜
⎜ x ⎟

A⃗ = 3 ⎜ ⎟ (77)
4π R ⎜ ⎟
⎝ 0 ⎠

dove posiamo chiamare Iab ≡ µ, momento di dipolo magnetico della


spira. Anzi questo risultato è più generale ancora:

µ
⃗ = I S⃗ (78)

dove S⃗ è il vettore normale alla superficie di modulo l’area della spire,


qualunque sia la curva che la realizza (non solo per un rettangolo).

244 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Per una spira quindi il campo è


µ0 µ
⃗×R ⃗
A⃗ = 3
e B ⃗ × A⃗
⃗=∇ (79)
4π R
Sappiamo adesso tutto. Ovviamente il nome “dipolo magnetico” è
alquanto inappropriato perché non c’è nessuno monopolo magnetico.
Però serve per ricordare che la forma funzionale del campo è identica sia
per il campo elettrico creato da un dipolo elettrico sia per il campo
magnetico creato da un semplice filo chiuso percorso da corrente a patto
di stare sufficientemente distanti rispetto le dimensioni lineari della
spira.

245 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico
Per esercizio calcolate il campo magnetico. Riportiamo la soluzione
dell’esercizio:
3xz
⎛ R5 ⎞
µ µ ⎜ ⎟
⃗= 0 ⎜
B ⎜
3yz ⎟
⎟ (80)
R5
4π ⎜⎜ 2


⎝ 3z5 − 13 ⎠
r r

246 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Lo studente curioso si potrebbe a questo punto chiedere come mai sia


possibile ottenere matematicamente le stesse equazioni per E ⃗ e per B⃗
nei casi di dipolo elettrico e spira percorsa da corrente stazionaria,
sistemi che sono indiscutibilmente diversi e campi che in partenza sono
certamente differenti essendo caratterizzati da proprietà differenziali
praticamente opposte:

∇ ⃗= ρ
⃗ ⋅E ⃗ ⋅B
∇ ⃗=0
ε0
⃗ ×E
∇ ⃗=0 ⃗ ×B
∇ ⃗ = µ0 ⃗

247 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Il fatto è che tali soluzioni sono state trovate in luoghi fisici lontani da
cariche o correnti dove si apprezza solo il momento di dipolo e dove le
equazioni dei campi sono identiche e tutte nulle:

⃗ ⋅E
∇ ⃗=0 ⃗ ⋅B
∇ ⃗=0

⃗ ×E
∇ ⃗=0 ⃗ ×B
∇ ⃗=0

e quindi è ovvio che le soluzioni devono matematicamente essere uguali


per buona parte dello spazio esterno alle configurazioni di cui parliamo.

248 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico
Naturalmente dato che una spira percorsa da corrente genera un campo
magnetico se inseriamo una spira siffatta dentro un campo magnetico
generato da altre correnti, la spira sperimenterà delle forze che
tenderanno ad accelerarla.
In particolare vediamo il caso più semplice: spira immersa in campo
uniforme (sia nel verso dell’asse z).

249 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico
Le forze F1 ed F2 sono uguali e contrarie pari a BIb con braccio
a cos(π/2 − θ) = a sin θ. Perciò il momento torcente è τ = IBab sin θ

250 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipolo magnetico

Il momento torcente perciò può essere scritto come

τ⃗ = µ
⃗×B
⃗ (81)

in modo del tutto simile a quanto trovammo per il dipolo elettrico

τ⃗ = p⃗ × E
⃗ (82)

251 / 381
Elettromagnetismo Statica

Dipoli - Energia

Facciamo notare tra l’altro che, data la definizione di energia meccanica


legata al momento torcente dE = τ dθ, i casi (81) e (82) hanno energia

E
̃spira, virt. = ∫ τ dθ = −µB cos θ = −⃗
µ⋅B
⃗ (83)

per il dipolo magnetico e

Edipolo = ∫ τ dθ = −pE cos θ = −⃗


p⋅E
⃗ (84)

per il dipolo elettrico.

252 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Elettrodinamica

253 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

Bisogna adesso affrontare l’argomento più difficile di tutti: la dinamica


dell’elettromagnetismo. Abbiamo affrontato finora le conseguenze
matematiche delle equazioni di Maxwell nel caso statico che ci hanno
dato risultati validi solo in casi particolarissimi.

È ovvio che conviene sempre cominciare col facile per poi aggiungere
complessità, però se da una parte tale processo ci aiuta facendoci da
palestra per i casi più ardui, dall’altra ci lascia a volte convinti di
possedere nozioni sempre valide quando valide sempre non sono.

254 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

Ci sembra opportuno quindi riportare in un piccolo schema sinottico


quelle che sono verità assolute distinguendole da quelle che sono solo
soluzioni di casi particolari della natura.

Facendo ciò tra l’altro anticiperemo alcuni risultati a cui arriveremo


solo tra un po’ di lavoro ed altri cui non potremo giungere affatto per le
necessarie scelte fatte su questo programma. Manterremo quindi anche
in questa parte l’abitudine di mostrarvi subito le soluzioni per poi
ritrovarle poiché se è importante conoscere una cosa, ancor più
importante è il riconoscerla.

255 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

Legge valida solo nel caso statico Legge valida sempre

Qq r̂
F⃗ = 4πε0 r2 F⃗ = q(E
⃗ + v⃗ × B)

dove ∇⃗ ⋅E
⃗ = ρ/ε0

⃗ ×E
∇ ⃗=0 ⃗ = − ∂ B⃗
⃗ ×E
∇ ∂t


∂A
E
⃗ = −∇V
⃗ E
⃗ = − (∇V
⃗ +
∂t )

in un conduttore E = 0 sempre in un conduttore può esserci


E ≠ 0 che genera correnti

256 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

Legge valida solo nel caso statico Legge valida sempre

⃗ ⋅B
∇ ⃗=0
dove B ⃗ × A⃗
⃗=∇

∇ ⃗ = µ0 ⃗j
⃗ ×B ⃗ = µ0 ⃗j + µ0 ε0 ∂ E⃗
⃗ ×B
∇ ∂t

1 ε0
Ee = 2 ∭ ρ(x, y, z)V (x, y, z) dxdydz Ee = 2 ∭ E
⃗ ⋅E
⃗ dxdydz

1 1
Em = 2 ∭ ⃗j ⋅ A⃗ dxdydz Em = 2µ0 ∭ B
⃗ ⋅B
⃗ dxdydz

257 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

Cominciamo col commentare la cosa più importante che c’è da capire in


queste tabelle.
In particolare gli accoppiamenti dei campi elettrici con i magnetici
descritti dalla seconda e quarta legge di Maxwell, (11) e (13),
specialmente nella loro forma differenziale (invitiamo lo studente a
riguardare tali leggi in (14)).

258 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

La quarta legge di Maxwell, (13), ci dice che il campo magnetico non


viene creato solo da cariche elettriche in movimento bensì anche
dall’eventuale variazione del flusso d’un campo elettrico. Resta però
sempre vero che B ⃗ è sinusoidale perciò sarà comunque il rotore di un
vettore potenziale A.

Questo ci fa capire che ci serve una nuova equazione per A⃗ che deve
⃗ ⋅ A⃗ = 0.
sostituire ∇

259 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

In particolare dato che A⃗ dipenderà anche dal potenziale elettrico V ,


possiamo col senno di poi fare buon uso della libertà di scelta sulla
divergenza di A⃗ e disporre che essa sia proporzionale a qualche funzione
di V che si raccordi alla soluzione del caso statico se V è costante nel
tempo. Ovviamente la prima cosa che ci viene in mente è porre
∂V
⃗ ⋅ A⃗ ∝
∇ (85)
∂t
e quindi arrangiare le cose di modo da riavere zero sommando i due
⃗ ⋅ A⃗ e ∂V .
pezzi ∇ ∂t

260 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

What’s bin did and what’s bin hid

Naturalmente i due oggetti non sono omogenei ( ∂V∂t ha le dimensioni di


[V][s]−1 mentre ∇
⃗ ⋅ A⃗ è ovviamente dimensionato come [T]) perciò
dobbiamo scrivere
∂V
k∇
⃗ ⋅ A⃗ + =0
∂t
con k dimensionato come [V][s]−1 [T]−1 =[V][s]−1 ([V][s]/[m]2 )−1 =[m]2 [s]−2 .
Quindi k ha le dimensioni di una velocità al quadrato. Questa velocità è
naturalmente quella cui il campo si propaga (tra poco mostreremo
essere quella della luce).

261 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Il fatto che cariche elettriche in movimento generino un capo magnetico


è una scoperta epocale fatta come detto da Ørsted nel 1821.
Ancora, forse, di maggiore impatto tecnologico fu quella che il
movimento d’un magnete generi una corrente elettrica. Faraday scoprì
nel 1831 che avvolgendo un filo intorno ad un pezzo di ferro sul quale è
arrotolato un secondo filo, se viene fatta passare corrente nel primo, si
può apprezzare nel secondo una corrente indotta. In particolare
l’esperimento è quello di figura:

262 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Faraday fu in grado di comprendere che la variazione della corrente nel


primo avvolgimento genera un campo magnetico che penetrando nel
secondo solenoide induce una corrente che tenta di opporsi alla
variazione del flusso.
Un secondo esperimento confermò che si poteva quindi avere l’effetto
opposto a quello di Ørsted (cariche in movimento→campo magnetico
indotto) semplicemente muovendo un magnete dentro una spira
(magnete in movimento→campo elettrico indotto).

263 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Faraday in particolare ebbe l’intuizione che ciò che conta è il tasso di


variazione delle linee di campo attraverso la spira. Definiamo dunque il
flusso del campo magnetico attraverso una qualsiasi superficie Σ come
avevamo già fatto nelle (14)

ΦB
Σ ≡ ∬ B ⋅ dS
⃗ ⃗ (86)
Σ

264 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Ebbene Faraday trovò che ad una



variazione di ΦB Σ corrispondeva
una “forza elettro motrice” indot-
ta (d’ora in poi f.e.m., indicato
col simbolo E) nome ormai anti-
quato e potenzialmente pericolo-
so (trattasi di un potenziale non
di una forza).

265 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Faraday era un eccezionale ricercatore,


un genio del laboratorio, ma sapeva po-
chissimo di matematica essendosi prati-
camente fermato alle scuole medie. La
forma matematica della legge è dovuta
al fisico tedesco Franz Ernst Neumann
che pubblicò le leggi che Faraday ave-
va descritto a parole circa quindici anni
prima.
RRR B⃗ RRR

∣Ef.e.m. ∣ = RRRRR Σ RRRRR (87)
RRR dt RRR

266 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Fu però solo grazie al contributo


finale di un fisico russo, mili
Hristianoviq Lenc, che richiese nel
1833 alla (87) di obbedire alla terza leg-
ge della dinamica, che la legge prese
forma definitiva:

dΦB
Ef.e.m. = − Σ (88)
dt
In suo onore la lettera che useremo per
indicare l’induttanza sarà L.

267 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Praticamente la corrente indotta circola nella spira nel verso tale da


generare un campo magnetico indotto che s’oppone alla variazione di
flusso di B
⃗ attraverso la spira stessa.
Dato che Ef.e.m. è un voltaggio ci sarà una corrente che circola nella spira
Ef.e.m.
I= (89)
R
dove R è la resistenza totale del circuito. Vedremo tra un attimo che
questa è la legge di Ohm, per adesso prendiamola per buona.

268 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Il caso più banale: campo uniforme (sia


entrante) e spira rettangolare che estra-
iamo dalla regione immersa in B. ⃗ Le
due forze F2 ed F3 hanno entrambe lo
stesso modulo, ixB ma sono dirette in
versi opposti e s’annullano. Resta solo
la forza
F1 = iLB
che si vuole opporre all’estrazione della
spira dal campo per conservare il flusso
originale. Quanto vale F1 ?

269 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Il flusso sta cambiando: diminuisce.


ΦB = BLx ma x cambia, infatti
dΦB d
= BL x = BLv
dt dt
sicché la corrente sarà
BLv
i=
R
e ruoterà in senso orario per generare
un campo magnetico indotto a suppor-
to del B⃗ entrante che vede l’area della
spira diminuire.

270 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Possiamo quindi trovare il modulo della


forza F1 :

(BL)2 v
F1 =
R
e possiamo anche dire la potenza
dissipata essendo questa
2
(BLv)2 Ef.e.m.
W = F1 v = =
R R

271 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Maxwell aveva già scritto in realtà la


legge di Faraday in forma differenziale.
Riscriviamo quel che abbiamo capito in
seria matematica: la variazione del flus-
so di B attraverso una superficie Σ cam-
biata di segno è pari alla circuitazione
del campo elettrico sulla frontiera di Σ
(generando una corrente elettrica se ∂Σ
è in realtà un filo fisico).

Ef.e.m. = ∮ ⃗ ⋅ d⃗l = − d ∬ B
E ⃗ ⋅ dS⃗
∂Σ dt Σ

272 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione

Adesso per passare all’equazione differenziale bisogna avere gli integrali


che agiscono sullo stesso dominio per poter eguagliare gli integrandi. Ci
viene in ausilio il teorema del rotore (9):

∮ ⃗ ⋅ d⃗l = ∬ (∇
E ⃗ ⋅ dS⃗ = − d ∬ B
⃗ × E) ⃗ ⋅ dS⃗
∂Σ Σ dt Σ

⃗ = − ∂B

⃗ ×E

∂t
a patto di tenere fissa la superficie Σ. Ecco ricavata la seconda eq. di
Maxwell.

273 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Induzione
In generale possiamo dire che il sistema d’equazioni

F⃗ = q(E
⃗ + v⃗ × B)

{ ⃗ = − ∂B⃗
∇⃗ ×E
∂t

descrive sempre la fisica giusta per l’induzione magnetica.

E
⃗ indotto non è conservativo!
B

Notiamo inoltre che la scrittura ∮∂Σ E ⃗ ⋅ d⃗l = − dΦΣ ≠ 0 implica che per
dt
tali campi elettrici indotti il concetto di potenziale del punto qualunque
A definito come
A
⃗ ⋅ d⃗l
VA ≡ ∫ E

non ha senso in quanto il campo non è conservativo.

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Elettromagnetismo Dinamica

Induzione - correnti parassite


Un caso di corrente indotta che interessa gli ingegneri sono le correnti
parassite. Sostituiamo ad esempio la spira del discorso di prima con una
piastra conduttrice. Nell’estrazione della piastra dalla regione immersa
nel campo magnetico vi sarà una corrente parassita nella regione di
transizione come si vede in figura.

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Elettromagnetismo Dinamica

Induzione - correnti parassite

Tali correnti indotte si dissipano sotto for-


ma di calore a seconda della resistività del
materiale. Ciò implica che in tutte le parti
metalliche di motori, freni, trasformatori,
etc. c’è un surriscaldamento dovuto dal-
la dissipazione delle correnti parassite. Il
fenomeno si può limitare tramite lamina-
zione, dato che la perdita per correnti pa-
rassite va come radice quadrata dello spes-
sore del materiale o aumentando la resisti-
vità (es. scegliendo ferro silicio invece che
dolce).

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Elettromagnetismo Dinamica

Induttore

Riprendiamo il caso di un solenoide. Abbiamo visto che il flusso del


campo magnetico attraverso una spira è semplicemente (72)
moltiplicato per l’area delle spire

ΦB = Aµ0 nI

Ma prendendo una lunghezza L del solenoide infinito, possiamo dire che


dentro tale lunghezza troveremo Ln spire. sicché

nLΦB = n2 LAµ0 I

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Elettromagnetismo Dinamica

Induttore

Definiamo allora
nLΦB
=L (90)
I
“induttanza”. Nel nostro caso l’induttanza di un pezzo di solenoide
lungo L risulta essere
L = n2 LAµ0
e, come già visto per la capacità, dipende dalla geometria dell’oggetto in
esame.

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Elettromagnetismo Dinamica

Induttore

Se una certa corrente sta variando in un induttore, lo stesso induttore


(oltre che a generare correnti indotte in altri eventuali solenoidi lì
vicino) si auto-induce una certa corrente derivante dall’apparizione di
una f.e.m. auto-indotta.
Per quanto espresso in (90), un induttore con N spire ha flusso
N ΦB = LI. Perciò la legge di Faraday ci dice che
d dI
Ef.e.m. = − (LI) = −L (91)
dt dt
dove l’ultimo passaggio tiene se non varia la geometria.

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Elettromagnetismo Dinamica

Corrente Elettrica

Abbiamo ormai tutti gli strumenti per parlare di correnti. Abbiamo già
visto che per definizione chiamiamo corrente elettrica
Definizione di corrente elettrica
dQ
I= [Q] = A ⋅ s = C (92)
dt
Quindi la corrente elettrica consta di cariche in movimento. Non è
tuttavia necessariamente vero il contrario: non tutte le cariche
in movimento costituiscono correnti elettriche.

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Elettromagnetismo Dinamica

Corrente Elettrica

• se sto annaffiando il prato nel mio tubo stanno scorrendo parecchi


milioni di coulomb al secondo sotto forma di flusso di protoni delle
molecole d’acqua. Ma non ho corrente elettrica perché nel
medesimo istante scorre una carica uguale e contraria sotto forma
di elettroni.
• In ogni conduttore elettrico gli elettroni, liberi di muoversi sono
termicamente agitati e si muovono casualmente ad altissima
velocità. Ma non ho corrente poiché la media tra tutte le velocità è
nulla e non c’è un drift d’insieme delle cariche.

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Elettromagnetismo Dinamica

Corrente Elettrica

Diciamo adesso di avere effettivamente corrente elettrica I dentro un


conduttore. Quanta carica passa attraverso una qualunque sezione del
conduttore?
t
dato che dQ = I dt ⇒ Q(t) = ∫ I(t′ ) dt′
0

inoltre dato che la carica si conserva se un filo si sdoppia in due la


somma delle correnti nei due fili sarà pari alla corrente entrante
indipendentemente dalle varie geometrie. Vedremo dopo come questa
semplice osservazione ci aiuterà a risolvere molti problemi. Abbiamo
infine già incontrato altre quantità utili nel contesto delle correnti.

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Elettromagnetismo Dinamica

Grandezze elettriche d’interesse viste


Il potenziale elettrico, che dal punto di vista del lavoro si scrive
Potenziale Elettrico (ove presente un campo conservativo).
L J
L = QV ⇒ V = [V] = =V (93)
Q A⋅s

Grazie a questa facile relazione è immediato scrivere cos’è la potenza:


Potenza
dL dQ
W= =V =V ⋅I [W] = V ⋅ A = W
dt dt
ed infine abbiamo incontrato una proprietà dei materiali detta
Capacità
Q C
C= [C] = =F
V V
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Elettromagnetismo Dinamica

Resistività

Abbiamo già incontrato la densità di corrente (56). Dovrebbe ormai


essere ovvio per quanto imparato che il campo elettrico in un punto di
un materiale in cui scorre corrente elettrica è proporzionale alla densità
di corrente in quel punto:
E
⃗ ∝ ⃗

in particolare risulta che per un certo materiale il rapporto E/j è un


numero dipendente solo dalla temperatura. Tenendo il materiale a
temperatura costante risulta infatti che E/j è costante e viene nominata
“resistività” del materiale in questione alla temperatura data.
Resistività
ρ = E/j (94)

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistività

La resistività è in genere un tensore, se tuttavia il materiale è isotropo ρ


è uno scalare e si può scrivere
Resistività in materiali isotropi

E
⃗ = ρ⃗
 ⃗ = σ E
⃗ (95)
dove σ = 1/ρ è detta “conduttività”. Risulta inoltre che [ρ] = Ω⋅m e
[σ] =S/m.

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistività

Resistività nei metalli


La resistività per i metalli aumenta linearmente con la temperatura:

ρ ≃ ρ0 [1 − α(T − T0 )] (96)

dove σ = 1/ρ è detta “conduttività”. Risulta inoltre che [ρ] = Ω⋅m e


[σ] =S/m.

C’è tuttavia una lega particolare di rame (60%) e zinco (40%) che ha
resistività pressoché costante al variare della temperatura ed è per tale
motivo che prende il nome di “costantana”. Tale lega ha
ρ = 4.9 ⋅ 10−7 Ω⋅m ed è ovviamente usatissima in elettronica, specialmente
nella realizzazione dei resistori.

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistività

Resistività nei semiconduttori


La resistività per i semiconduttori si comporta all’opposto dei metalli:
diminuisce con la temperatura secondo delle relazioni empiriche (legge
di Steinhart-Hart) che qui non ci interessano.

Ci sono infine alcuni materiali che, se portati sotto una certa


temperatura critica, presentano resistività nulla. Vengono per questo
chiamati superconduttori, ma qui noi non ci interesseremo di essi.

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistenza

La resistività è una proprietà dei materiali. La resistenza,


dell’oggetto concreto che abbiamo e dipende dunque dalla
geometria. Sia, ad esempio, un cavo elettrico schematizzabile come un
cilindro di lunghezza L, area A ed isotropo (quindi di resistività scalare
ρ costante su tutto il cavo).
Applicando una d.d.p. V ai capi del cavo scorrerà una certa corrente I.
Ma il campo elettrico con la densità di corrente sono in tale caso due
costanti: E = V /L e j = I/A, perciò

E V /L L
ρ= = ⇒ V = I ⋅ (ρ ) ≡ IR (97)
j I/A A

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistenza - Legge di Ohm

Nella (97) dove abbiamo nominato “resistenza” R del cavo cilindrico di


L
sezione A e lunghezza L, la quantità R = ρ A ; ebbene si dimostra (ma
noi non lo faremo) che tale relazione vale per ogni conduttore omogeneo
ed isotropo di sezione costante di forma qualunque (non solo cilindrico).
Esiste tutta una classe di materiali che si comportano secondo la (97) e
vengono detti “materiali ohmici” per i quali quindi vale la
Legge di Ohm

V =I ⋅R (98)

indipendentemente dalla polarizzazione e dal potenziale applicato (o


almeno per una certa regione di valori di potenziale).

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistenza - Legge di Ohm

La (98) è detta legge di Ohm in ono-


re al fisico tedesco George Simon Alfred
Ohm (1789 - 1854) il quale la pubblico
nel suo “Die galvanische Kette mathe-
matisch bearbeitet”; aggiungiamo a mo’
di mota che Ohm apprese praticamente
tutto ciò che poi gli servì nei suoi studi
dal padre a sua volta superbo autodi-
datta e padre modello di educazione in
famiglia.

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Elettromagnetismo Dinamica

Resistenza - Legge di Ohm

Dalla (97) immediatamente si trova la potenza dissipata in funzione


della resistenza:
Potenza dissipata su conduttore ohmmico
dE dqV V2
P= = = IV = I 2 R = (99)
dt dt R
Siamo adesso pronti a parlare di circuiti e dell’analisi di questi.
Introduciamo gli elementi che ci servono.

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Elettromagnetismo Dinamica

Relazioni V − I dei tre elementi passivi visti


Riportiamo in unica slide le relazioni caratteristiche di resistore,
induttore e condensatore, rispettivamente (97), (91) e (48).
Resistore
V
V = IR I=
R

Induttore
t
dI 1
V =L I = ∫ V (t′ ) dt′
dt L
t0

Condensatore
t
1 dV
V = ∫ I(t′ ) dt′ I =C
C dt
t0
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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico
Elementi passivi ideali
Con circuito elettrico s’intende un insieme d’elementi collegati fra loro
in modo da trasferire e/o convertire energia elettrica.
Gli elementi ideali fondamentali sono distinguibili in attivi e passivi: i
primi son quelli che forniscono energia, i secondi quelli che la dissipano
o immagazzinano. Vediamo gli elementi passivi che useremo
maggiormente:

resistenza capacità induttanza

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico

Elementi passivi ideali di grandezza variabile


sono simboleggiati dalla presenza di una freccia

resistenza capacità induttanza

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico

Elementi attivi ideali

gen. id. voltaggio gen. id. corrente batteria


+

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: concetti base

Verso della corrente:


La corrente scorre convenzionalmente dal polo positivo a quello
negativo, cioè da dove c’è maggiore potenziale (rispetto a terra) a dove
ce n’è meno.
In realtà sono gli elettroni che migrano quindi sono cariche negative che
girano dal polo negativo verso il positivo, ma la convenzione vuole che si
veda il fenomeno come cariche positive che si spostano in verso opposto.

Generatori ideali:
Un generatore ideale di tensione è in grado di mantenere una d.d.p.
costante indipendentemente dalla corrente erogata (dal carico
connesso). Un generatore ideale di corrente è in grado di erogare una
certa corrente indipendentemente dal carico connesso.

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: concetti base


Filo:
il filo ideale non oppone alcuna resistenza al passaggio di corrente; può,
nei disegni, essere allungato e deformato a piacere.

Nodo:
un nodo è un punto del circuito dove convergono tre o più conduttori. Il
nodo non può assolutamente accumulare carica elettrica.

Ramo:
un ramo è l’insieme ordinato di tutti gli elementi di un circuito compresi
tra due nodi successivi.

Maglia:
una maglia è l’insieme ordinato di elementi che s’incontrano lungo un
circuito partendo e tornando allo stesso nodo lungo un cammino tale
che ogni ramo venga percorso una sola volta.
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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: concetti base

Rami anello e scheletro:


Si dicono rami scheletro quelli essenziali per connettere i nodi mentre si
dicono rami anello quelli essenziali per formare le maglie. In genere c’è
una certa arbitrarietà nello scegliere i rami scheletro ma in presenza di
n nodi si potranno sempre e solo avere rs = n − 1 rami scheletro e se il
numero totale dei rami è r c’è una relazione con il numero di maglie
indipendenti: m = r − rs = r − n + 1; tale numero è anche uguale ai rami
anello (m ≡ ra ).

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: semplificazione

Semplificazione del circuito: se tra


due (o più) nodi non ci sono elementi
bipolari, ma solo filo ideale, soppri-
mere il filo. Si terrà dunque conto
degli eventuali elementi in serie e in
parallelo.
In questo disegno ci sono solo 3 nodi,
5 rami e 6 maglie delle quali solo 3
sono indipendenti.

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: serie e parallelo

Elementi in serie:
Due o più elementi passivi qualunque si dicono in serie se in essi scorre
la stessa corrente (s’accumula la stessa carica nel caso dei condensatori
in CC).
Due o più generatori di tensione in serie sommano le loro tensioni.
Due o più generatori di corrente in serie o hanno la stessa
corrente o non si possono MAI collegare!!

Elementi in parallelo:
Due o più elementi passivi qualunque si dicono in parallelo se ai loro
capi c’è la stessa tensione.
Due o più generatori di corrente in parallelo sommano le correnti.
Due o più generatori di tensione in parallelo o hanno lo stesso
voltaggio o non si possono MAI collegare!!

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Elettromagnetismo Dinamica

Leggi di Kirchhoff

Kirchhoff ai nodi (conservazione della carica):


La somma delle correnti che interessano un nodo dev’essere nulla.

∑ Ik = 0
k

Kirchhoff alle maglie (conservazione dell’energia):


Percorrendo interamente una maglia con verso arbitrario la somma delle
cadute di potenziale e delle d.d.p. dei generatori eventuali devono
compensarsi.
∑ Vi = ∑ Ik Rk
i k

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Elettromagnetismo Dinamica

Leggi di Kirchhoff

Gustav Robert Georg


Kirchhoff (1824 - 1887).

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: resistori

Resistori in serie:
Se due (o più) resistenze sono in serie e collegate ad un generatore di
tensione V significa che possiamo scrivere V1 = I1 R1 e V2 = I2 R2 quali
leggi di ohm applicate ai capi dei resistori. Ma per definizione i due sono
percorsi da stessa corrente: V1 = IR1 e V2 = IR2 e inoltre sommando le
due equazioni V1 + V2 = V . Perciò necessariamente V = I(R1 + R2 ) sicché
la resistenza equivalente di una serie di resistenze è la somma di esse:

Rs = ∑ Rk
k

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: resistori

Partitore di tensione:

Rs = ∑ Rk = R1 + R2 V = I(R1 + R2 )
k

tale circuito è detto partitore di tensione perché ai capi di ogni Ri in


serie si può ottenere una d.d.p. di valore voluto purché inferiore alla V
del generatore, essendovi ai capi della generica Ri la Vi = V ∑RRi
k
<V.
k

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: resistori

Resistori in parallelo:
Se due (o più) resistenze sono in parallelo e collegate ad un generatore
di tensione V significa che possiamo scrivere V1 = I1 R1 e V2 = I2 R2 quali
leggi di ohm applicate ai capi dei resistori. Ma per definizione ai loro
capi c’è la stessa tensione:
1 1
V = I1 R1 → V = I1 V = I2 R2 → V = I2
R1 R2
e inoltre sommando le due correnti uscenti I1 + I2 = I con I corrente
entrante nel nodo. Perciò necessariamente V ( R11 + R12 ) = I, dunque
l’inverso della resistenza equivalente di un parallelo di resistenze è la
somma degli inversi:
1 1
=∑
Rp k Rk

305 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito Elettrico: resistori


Partitore di corrente:

1 1 1 1 R1 R2
=∑ = + V =I
Rp k Rk R1 R 2 R1 + R2
tale circuito è detto partitore di corrente perché attraverso la Ri del
ramo i-esimo si può ottenere una corrente di valore voluto purché
inferiore alla I entrante nel nodo, scorrendo in Ri la corrente
1/Ri
Ii = I ∑ 1/R k
< I.
k

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Elettromagnetismo Dinamica

Induttanze in serie e parallelo

Dato che ponendo due induttori in parallelo deve sempre valere che ai
loro capi vi sia istante per istante stessa d.d.p. e che sia comunque
soddisfatto Kirchhoff ai nodi (i = i1 + i2 ), deve essere che

di d 1 1 1
= (i1 + i2 ) = V /L1 + V /L2 → = +
dt dt Ltot L1 L2
come avviene per i resistori in parallelo. D’altronde anche in serie le
induttanze si comportano come i resistori perché vi scorre la stessa
corrente quindi
di di
V = (L1 + L2 ) = Ltot → Ltot = L1 + L2
dt dt

307 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Condensatori in serie e parallelo

Portiamo la carica totale Q = I∆t verso un parallelo di due capacità C1


e C2 . Al nodo del parallelo le cariche si partiranno di modo che
Q
Q = Q1 + Q2 . Direttamente dalla definizione C = ∣∆V ∣ si può capire qual
è la capacità equivalente di due in parallelo. Esse infatti avranno, per
definizione di parallelo, ai loro capi la stessa ∆V di modo che
Q1 Q2
C1 = C2 = → Q = Q1 + Q2 = (C1 + C2 )∣∆V ∣
∣∆V ∣ ∣∆V ∣

perciò due o più capacità in parallelo sono equivalenti ad una capacità


somma delle singole capacità del parallelo

Cp = ∑ Ck
k

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Elettromagnetismo Dinamica

Condensatori in serie e parallelo

Portiamo la carica totale Q = I∆t verso una serie di due capacità C1 e


C2 . Le cariche che s’accumulano sulla prima faccia di C1 e sull’ultima di
C2 si caricano tutte di carica uguale e contraria ±Q. Direttamente dalla
Q
definizione C = ∣∆V ∣ si può capire qual è la capacità equivalente di due
in serie. Essi infatti avranno una caduta totale di potenziale ∣∆V ∣ di
modo che
Q Q
∣∆V ∣ = ∣∆V1 ∣ + ∣∆V2 ∣ = +
C1 C2
perciò due o più capacità in serie sono equivalenti ad una capacità il cui
inverso è la somma degli inversi delle singole capacità della serie
−1
1
Cs = (∑ )
k Ck

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Elettromagnetismo Dinamica

Circuito RL

Studiamo il comportamento di induttori e condensatori in transizione.


Studiamo cioè quel che succede quando si accende una corrente
continua in un circuito dove c’è una capacità o un’induttanza.
Prima di tutto cominciamo con il ripassare il concetto di
auto-induzione: ricordiamoci che il flusso magnetico è proporzionale alla
corrente φB ∝ I quindi scriviamo φB = LI e la f.e.m. indotta dalla
presenza di un flusso variabile sarà
dφB dI
f.e.m. = − = −L
dt dt
dove L tiene conto della geometria, non dipende dalla corrente.

310 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito RL

Ad esempio un solenoide, cioè un filo con N


avvolgimenti a spira di raggio r lungo d, ha
al suo interno un campo
NI
B = µ0
d
quindi un flusso

N 2 πr2 µ0
φB = N πr2 B = I
2 2
d
In tale caso allora L = N πrd
µ0
. Tale induttanza può essere molto
piccola e spesso nei circuiti reali viene ignorata, però è sempre presente
poiché anche solo un filo reale chiuso in cui scorre corrente ha sempre
un campo magnetico associato e dunque un flusso.

311 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito RL

Prendendo il circuito di figura vediamo cosa succede alla chiusura dello


switch, a t = 0 quando I = 0. La corrente comincia a scorrere ma
l’induttanza combatte contro la variazione di flusso facendo crescere I
da zero a V /R con una legge esponenziale.
312 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito RL
Risulta evidente che non ha senso parlare
qui di Kirchhoff alla maglia poiché stavol-
→ Ð
Ð →
ta ∮ E ⋅ dl ≠ 0. Piuttosto bisognerà usare
la legge di Faraday per la quale tale cir-
cuitazione vale − dφdtB = −L dI
dt . Ma allora
evidenziamo i versi del campo elettrico e
circuitiamo nel verso della corrente.
Partiamo dall’induttore: ovviamente essendo E = 0 lungo esso, la parte
di circuitazione relativa dà contributo nullo. Nella resistenza l’integrale
fornisce, come sappiamo, RI. Passando infine dentro il generatore dove
il campo ha verso opposto a quello di circuitazione troviamo −V ; la
somma dei tre, 0 + RI − V , dev’essere −L dI
dt , sicché

dI dI
V −L = RI → RI + L −V =0
dt dt

313 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito LR

La soluzione di RI + L dI
dt − V = 0 è

I = Imax (1 − e− L t )
R
dove Imax = V /R

Sostituendo adesso istantaneamente al generatore un corto circuito la


corrente vuole andare a zero ma l’impedenza si oppone imponendo
l’equazione RI + L dI
dt = 0 di soluzione

I = Imax e− L t
R
dove Imax = V /R

314 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito CR
Facendo riferimento al circuito qui a fianco:
quando l’interruttore è aperto il condensa-
tore è scarico (Q=0) e non c’è alcuna cor-
rente che scorre nel circuito. Al tempo t = 0
chiudiamo il circuito e le cariche comincia-
no a depositarsi sulla placca destra del con-
densatore attirando una carica opposta che
fa scorrere in tutto il circuito una corrente
I = V /R. Sia la quantità variabile nel tem-
po q(t) la carica che col passare del tempo
passa da 0 a Q sulla placca di C. Istante
per istante deve sempre valere che:

dq(t) q(t)
V − R− =0
dt C

315 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito CR

In pratica stiamo scrivendo che

dq(t) 1 q(t)
= (V − )
dt R C

che risolviamo separando le variabili

dq(t) 1 dq(t) 1
q(t)
= dt → = dt
(V − R (CV − q(t)) RC
C )

siamo pronti per integrare


Q t
dq(t) 1
∫ =∫ dt′
(CV − q(t)) RC
0 0

316 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito CR

Troviamo che
q(t) − CV t
→ q(t) = CV (1 − e− RC )
t
ln ( )=−
−CV RC

la cui derivata ci informa dell’andamento della corrente:

i(t) = I0 e−t/τ con I0 = V /R

317 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Circuito CR

Adesso a condensatore carico sostituiamo il generatore con un


cortocircuito: la carica sulle armature del condensatore cominceranno a
circolare in senso inverso scaricandolo, e l’equazione sarà

dq(t) q(t) dq(t) 1


− R− =0 → =− dt
dt C q(t) RC

integriamo
q t
dq ′ (t) 1 ′
=− ∫ dt → q(t) = Qe−t/τ
q ′ (t)

RC
Q 0

derivando abbiamo di nuovo la corrente i(t) = −I0 e−t/τ com’era


prevedibile.

318 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”

Dopo tutto quello che abbiamo visto è evidente che produrre un segnale
di tipo sinusoidale è facilissimo: basta far ruotare una spira ove scorre
una corrente continua all’interno di un campo magnetico uniforme come
in figura:

319 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”


Generiamo così nella spira una f.e.m. indotta di tipo sinusoidale
v(t) = V0 sin(ωt). È perciò sempre facile ottenere un segnale elettrico
del tipo
i(t) = I0 sin(ωt − φ)
dove il segno convenzionale negativo per la fase ha motivi solo storici.
Basta connettere un carico ai capi del generatore. Sia la configurazione
più semplice possibile (a parte il corto circuito):

320 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”

Connettendo un resistore solo, ai suoi capi cadrà tutta la d.d.p.

vR = v(t) = V0 sin(ωt)
vR V0
iR = = I0 sin(ωt − φ) → I0 = e φ=0
R R

321 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”

Connettiamo adesso un condensatore solo. Con gli stessi ragionamenti

vC = v(t) = V0 sin(ωt)
Q = CvC = CV0 sin(ωt)

322 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”


La corrente che scorrerà nel circuito sarà dunque la derivata

d
iC = Q = CV0 ω cos(ωt)
dt
volendo unificare la notazione al caso resistivo riscriviamo la corrente
come
V0 π 1 π
iC = sin (ωt + ) → XC = e φ=−
XC 2 ωC 2
323 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”


Nel caso dell’induttore infine

d
vL = L iL = V0 sin(ωt)
dt
quindi troviamo la corrente facendo l’integrale
V0 V0
iL = ∫ sin(ωt) dt = − cos(ωt)
L Lω

324 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Regime di corrente alternata “AC”

Anche qui uniformiamoci e scriviamo come


V0 V0 π π
iL = − cos(ωt) = sin (ωt − ) → XL = ωL e φ =
Lω XL 2 2

325 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Condizioni di lavoro in CA

Una rete è lineare se:


dà luogo a equazioni o sistemi d’equazioni lineari, intendendo linearità
sia algebrica, sia analitica.

Convenzione:
Indicheremo da adesso le grandezze indipendenti dal tempo con lettere
maiuscole come in V = I ⋅ R, quelle dipendenti dal tempo con minuscole,
come in v(t) = i(t) ⋅ R.

Estensione delle leggi in CA:


Le leggi di Ohm e di Kirchhoff possono venire estese al caso di CA nella
stessa forma che avevano in CC a patto di descrivere una rete in regime
stazionario. Inoltre considereremo solo casi in cui tutti i generatori
presenti abbiano ugual frequenza.
326 / 381
Elettromagnetismo Dinamica

Condizioni di lavoro in CA
Una grandezza è periodica se:

a(t) = a (t + nT ) n∈N

T si dice periodo:
ed è il tempo necessario affinché la grandezza compia un’oscillazione
completa e ritorni alle condizioni iniziali. [T ] =s.

ν si dice frequenza:
ν = 1/T ed è il numero di volte che eventi identici si ripetono nell’unità
di tempo. [ν] = [s]−1 =Hz.

ω si dice pulsazione:
ω = 2πν = 2π/T ed è il numero di giri nell’unità di tempo. Può essere
interpretata come la correzione trigonometrica della frequenza:
[ω] = [rad][s]−1 .
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Elettromagnetismo Dinamica

Legge di Ohm generalizzata (approfondimento)


Se i segnali sono sinusoidali si possono scrivere direttamente le seguenti
relazioni
ZR = R ZL = ωL ZC = 1/ωC
φR = 0 φL = π/2 φC = −π/2
quindi usando il metodo simbolico Z = Zejφ , possiamo scrivere che in
regime sinusoidale stazionario vale

V =I ⋅Z (100)

dove nel più generico dei casi possiamo scrivere l’impedenza Z = R + jX.
R è detta resistenza e X reattanza. L’operatore inverso è
Z̄ −1 ↝ Y = G + jS con G conduttanza e S suscettanza:
R X
G= S=−
R2 + X2 R2 + X2
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Elettromagnetismo Dinamica

Trasformatori

Abbiamo visto che è facile generare corrente alternata. Nessuno però è


normalmente interessato ad avere grandissime d.d.p. né chi vende, né
tantomeno l’utente finale. Purtroppo però la trasmissione su lunghe
distanze dell’energia elettrica deve avvenire ad altissimi potenziali per
minimizzare la perdita I 2 R dovuta all’effetto joule6 .

La regola della trasmissione è sempre quella di trasmettere al massimo


voltaggio e alla minima corrente possibili. L’oggetto che ci permette di
passare da alti potenziali/basse correnti (trasferimento) a bassi
potenziali/alte correnti (consumo) e viceversa mantenendo il rapporto
V ⋅ I circa costante è il trasformatore.

6
Solitamente la resistenza dei cavi è ∼ 0, 2 Ω/km.
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Elettromagnetismo Dinamica

Trasformatori

Vediamo come sono collegati V1 e V2 di figura: per la legge d’induzione


ogni volta che varia uno dei due potenziali si deve avere un’unica
reazione, la f.e.m. indotta, che è pari a
V1 V2 N2
f.e.m. = = ⇒ V2 = V1 (101)
N1 N2 N1
ovviamente in un trasformatore ideale l’energia è conservata e dunque
N1
V1 I1 = V2 I2 ⇒ I2 = I1 (102)
N2
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Elettromagnetismo Dinamica

Trasformatori

Naturalmente la corrente I2 scorre perché il consumatore finale mette


un certo carico R, conseguentemente avremo una

N2 N2 V2 N2 2 V 1
I1 = I2 = =( ) (103)
N1 N1 R N1 R

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Elettromagnetismo Dinamica

Trasformatori

Confrontando la (103) con la (98) ci accorgiamo che il generatore (del


circuito primario che è attaccato con le N1 spire all’anello di ferro) che
sta generando V1 sente una resistenza equivalente

N1 2
Req = ( ) R (104)
N2
come carico nel quale scorre la corrente I1 .

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Elettrostatica nella Materia

Dielettrici

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione

Mentre abbiamo visto cosa succede per materiali conduttori in presenza


di campi elettrici esterni, abbiamo solo accennato al fenomeno di
polarizzazione, ovvero come reagiscono le cariche interne di un materiale
isolante immerso in un campo elettrico esterno.
Vediamo adesso nel dettaglio che succede ad un materiale isolante7
qualsiasi in presenza di un campo elettrostatico.

7
considereremo come isolante un materiale che presenti una resistività ≳ 109 Ω⋅m.
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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione

Vediamo prima che succede quando poniamo tra due piastre di un


condensatore piano un sottile strato di materiale isolante e uno
conduttore:

nel caso del conduttore sappiamo che all’equilibrio le cariche libere di


muoversi si saranno disposte sulla superficie in modo da rendere nullo il
campo interno (v. figura centrale).

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione

nel caso dell’isolante invece il campo interno si riassetta in modo


concorde al campo esterno deformandolo in parte (v. figura di destra).

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione singolo atomo o molecola

Polarizzazione per deformazione


La deformazione degli atomi nell’isolante dovuta alla presenza di un
campo esterno produce sostanzialmente un momento di dipolo
proporzionale al campo stesso:

p⃗d = αd E
⃗ (105)

αd prende il nome di coefficiente di polarizzabilità elettronica per


deformazione ed è solitamente piccolissimo (αd ∼ 10−40 C2 m2 V−1 ); lo
spostamento medio della nube d’elettroni è infatti dell’ordine di frazioni
di raggio nucleare (d ∼ 10−15 m).

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione singolo atomo o molecola

Polarizzazione per orientamento


La deformazione degli atomi nell’isolante però, spesso non è il contributo
maggiore alla polarizzazione: molte molecole infatti, particolarmente
quelle asimmetriche, sono dotate di un momento di dipolo intrinseco per
il quale si ottiene un momento di dipolo medio per orientamento pari a

p⟩ = α0 E
⟨⃗ ⃗ (106)
p20
dove α0 = 3kB T , essendo p0 il momento di dipolo intrinseco.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione nei liquidi

Polarizzazione totale per orientamento


Il momento di dipolo totale nei gas coincide sostanzialmente con quello
per orientamento che è null’altro che

P⃗gas = nα0 E
⃗ (107)

dove n è il numero medio di molecole per unità di volume (tipicamente


n ∼ 1025 ÷ 1028 m−3 ).

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione nei liquidi polari

Polarizzazione totale per i liquidi polari


Il momento di dipolo totale nei liquidi polari è

P⃗l.p. = n(α0 + αd )E
⃗ = nαE
⃗ (108)

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione nei cristallini

Polarizzazione totale per i solidi cristallini


Il momento di dipolo totale nei solidi cristallini è

P⃗s.c. = α̂ ⋅ E
⃗ (109)

dove α̂ ha solitamente natura tensoriale.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Polarizzazione macroscopica

Polarizzazione totale
In generale, il vettore polarizzazione totale P⃗ caratterizza il fenomeno
della polarizzabilità di un materiale. La forza che sperimentiamo tra un
materiale polarizzato ed una carica è sempre attrattiva: in modulo ad
esempio un atomo polarizzato da una carica q darà una forza

2qP 2q 2αq 2
F = qEdipolo dell’atomo = = αEcarica q = (110)
4πε0 r3 4πε0 r3 (4πε0 )2 r5

dove il fattore q 2 ci dice che la forza è indipendente dal segno della


carica e r5 ci informa della forte variabilità con la distanza.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato
Sia adesso nostro interesse calcolare il valore del campo elettrostatico
dovuto ad un materiale dielettrico polarizzato in un punto qualunque
esterno al materiale stesso.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Sappiamo scrivere il contributo nel


punto B di un singolo dipolo:

1 dˆ ⋅ p⃗
V (B)singolo dipolo =
4πε0 d2
purtroppo bisognerà scrivere que-
sta relazione dal punto di vista
dell’origine O:

1 (⃗r − r⃗′ ) ⋅ p⃗
V (B)singolo dipolo =
r − r⃗′ ∣3
4πε0 ∣⃗

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Adesso sommiamo su tutti i dipoli


n
V (B) = ∑ V (B)k =
k=1

1 n (⃗ rk − r⃗k′ ) ⋅ p⃗k
= ∑
rk − r⃗k′ ∣3
4πε0 k=1 ∣⃗

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

L’enorme numero di dipoli tipica-


mente presenti rende la somma inu-
tilizzabile ed è quindi necessario
passare agli integrali:

1 r − r⃗′ ) ⋅ P⃗ (⃗
(⃗ r′ ) 3 ′
V (B) = d r⃗
r − r⃗′ ∣3

4πε0 ∣⃗
V

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Facendo adesso un po’ di conti ci si accorge che vale la relazione

r − r⃗′ ) 1
⃗′ (
(⃗

=∇ )
r − r⃗ ∣
∣⃗ 3 r − r⃗′ ∣
∣⃗

dove s’intende che l’operatore ∇ ⃗ ′ agisce sulle coordinate (x′ , y ′ , z ′ ). Non


si fatica a vedere inoltre che possiamo agilmente cambiare le coordinate
sulle quali agisce l’operatore semplicemente grazie a

1 1
⃗′ (
∇ ⃗(
) = −∇ ) (111)
r − r⃗′ ∣
∣⃗ r − r⃗′ ∣
∣⃗

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Sostituiamo l’espressione differenziale nell’integrale per ottenere

1 1
V (B) = r′ ) ⋅ ∇
∭ P⃗ (⃗ ⃗′ ( ) d3 r⃗′ (112)
4πε0 r − r⃗′ ∣
∣⃗
V

Adesso notiamo che il nostro integrando può essere manipolato


attraverso l’ovvia relazione

⃗ ′ ⋅ [f (⃗
∇ r, r⃗′ )⃗ r′ )] = v⃗(⃗
v (⃗ r′ ) ⋅ ∇
⃗ ′ (f (⃗
r, r⃗′ )) + f (⃗
r, r⃗′ )∇
⃗ ′ ⋅ v⃗(⃗
r′ )

ovvero sostituendo

r′ ) ⋅ ∇
v⃗(⃗ ⃗ ′ (f (⃗
r, r⃗′ )) = ∇
⃗ ′ ⋅ [f (⃗
r, r⃗′ )⃗ r′ )] − f (⃗
v (⃗ r, r⃗′ )∇
⃗ ′ ⋅ v⃗(⃗
r′ ) (113)

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

r′ ) ≡ P⃗ (⃗
Sostituendo (113) in (112), dove naturalmente v⃗(⃗ r′ ) e
′ ′ −1
f (⃗
r, r⃗ ) ≡ ∣⃗
r − r⃗ ∣ , otteniamo
⎡ ⎤
1 ⎢
⎢∭ ∇ ′ r′ )
P⃗ (⃗ 3 ′
⃗ ′ ⋅ P⃗ (⃗
∇ r′ ) 3 ′ ⎥⎥
V (B) = ⃗ ⋅[ ] d r⃗ − ∭ d r⃗ ⎥ (114)
4πε0 ⎢
⎢ r − r⃗′ ∣
∣⃗ r − r⃗′ ∣
∣⃗ ⎥
⎣ V V ⎦

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Il primo addendo della somma a membro destro della (114) è un


integrale di volume di una divergenza. Possiamo dunque applicare il
teorema di Stokes:

r′ )
P⃗ (⃗ r′ ) ⋅ dA⃗
P⃗ (⃗
⃗′ ⋅ [
∭ ∇ ] d3 ′
r
⃗ = (115)
r − r⃗′ ∣ r − r⃗′ ∣

∣⃗ ∣⃗
V ∂V

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Teniamo conto della (115) e riscriviamo la (114):

1 r′ ) ⋅ n̂
P⃗ (⃗ 1 ⃗ ′ ⋅ P⃗ (⃗
−∇ r′ ) 3 ′
V (B) = dA + d r⃗ (116)
r − r⃗′ ∣ r − r⃗′ ∣
∯ ∭
4πε0 ∣⃗ 4πε0 ∣⃗
∂V V

Confrontiamo la (116)) con il potenziale dovuto ad una banale


distribuzione di carica:
1 ρ(⃗r′ ) 3 ′
V = d r⃗
r − r⃗′ ∣

4πε0 ∣⃗
V

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Sembra evidente che si debba interpretare −∇ ⃗ ⋅ P⃗ (⃗


r) come una
distribuzione spaziale di carica ovvero identificarla con una densità di
carica secondo l’equazione generale

ρp (⃗
r) ≡ −∇
⃗ ⋅ P⃗ (⃗
r) (117)

Diremo dunque che l’opposto della divergenza del momento di dipolo


indotto è la densità volumetrica delle cariche di polarizzazione.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Non basta: il numeratore dell’integrando nel primo termine della (116),


indica di fatto una densità superficiale di carica

σp (⃗
r) ≡ P⃗ (⃗
r) ⋅ n̂ (118)

Diremo dunque che la componente perpendicolare alla superficie del


materiale dielettrico del momento di dipolo indotto è la densità
superficiale delle cariche di polarizzazione.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Quando andiamo a calcolare il campo elettrico in un punto esterno ad


un volume riempito di dielettrico polarizzato, dunque, ci basta usare il
potenziale che produrrebbe nello stesso punto una distribuzione spaziale
di densità di carica ρp (che è l’opposto della divergenza del vettore di
polarizzazione punto per punto nel volume) ed una superficiale σp (che è
punto per punto la proiezione del vettore di polarizzazione lungo la
normale uscente alla superficie che delimita il materiale dielettrico)
poste rispettivamente nel volume occupato dal materiale dielettrico e
sulla sua superficie.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Si noti che se la divergenza del vettore di polarizzazione punto per


punto nel volume è nullo (es. perché P⃗ è costante o va come 1/r2 ) allora
il potenziale non dipenderà affatto da ciò che c’è nel volume del
dielettrico e conterà solo la densità di carica superficiale.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrico esterno generato da un


dielettrico polarizzato

Non ci resta che eseguire l’opposto del gradiente del potenziale


ricordandoci della (111)):

1 r′ )(⃗
σp (⃗ r − r⃗′ ) ′ 1 r′ )(⃗
ρp (⃗ r − r⃗′ ) 3 ′
E(⃗
⃗ r) = dA + d r⃗ (119)
r − r⃗′ ∣3 r − r⃗′ ∣3
∬ ∭
4πε0 ∣⃗ 4πε0 ∣⃗
∂V V

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Vettore spostamento elettrico

È adesso il caso di notare che per calcolare la (119) bisogna conoscere la


funzione vettoriale P⃗ (⃗
r) che il più delle volte non è a priori nota,
essendo anzi spesso proprio la quantità che siamo interessati a
quantificare. Come fare? Ci viene in ausilio il teorema di Gauss che ci
dice semplicemente che, localmente,

∇ ⃗ = ρ + ρp
⃗ ⋅E → ⃗ ⋅E
ε0 ∇ ⃗ − ρp = ρ
ε0

ma ρp = −∇
⃗ ⋅ P⃗ (⃗
r) perciò

⃗ ⋅ [ε0 E
∇ ⃗ + P⃗ ] = ρ

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Vettore spostamento elettrico

Chiamiamo dunque spostamento elettrico il vettore

ε0 E
⃗ + P⃗ = D
⃗ (120)

e scriviamo la prima legge di Maxwell valida nei mezzi materiali come

⃗ ⋅D
∇ ⃗ =ρ (121)

ovvero il flusso del vettore spostamento elettrico attraverso una


qualunque superficie chiusa è pari alle sole cariche nette libere interne
alla superficie stessa.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

ATTENZIONE!

D ed E allora sono praticamente la stessa cosa?


No! una differenza cruciale distingue il campo E dallo spostamento
elettrico D. Per D non esiste una legge come quella di coulomb! Inoltre,
⃗ ×E
mentre in statica ∇ ⃗ = 0 lo stesso non può sempre dirsi per D essendo
in generale
⃗ ×D
∇ ⃗ =∇⃗ × P⃗ ≠ 0

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Suscettività dielettrica

Dato che, come abbiamo visto, si può assumere che la materia risponda
in prima approssimazione in maniera lineare ad un campo esterno
sufficientemente debole, cioè in modo che il vettore polarizzazione sia
direttamente proporzionale ai campi, possiamo in generale dire che
P⃗ ≃ χe E
⃗ dove χe è detta suscettività dielettrica ed è solitamente
funzione della temperatura.
Sotto tale approssimazione dunque possiamo riprendere la (121) e
riscriverla considerando che

D
⃗ = ε0 E
⃗ + P⃗ ≃ ε0 E
⃗ + χe E
⃗ = (ε0 + χe )E
⃗ ≡ εE
⃗ ⇒

ρ
⃗ ⋅E
⇒ ∇ ⃗= (122)
ε

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Costante dielettrica relativa

La caratteristica tipica del materiale omogeneo isotropo e lineare, va da


sé, sarà il numero costante
ε χe
εr ≡ = (1 + ) (123)
ε0 ε0
numero il quale, nel caso il materiale fosse anisotropo, non lineare e
disomogeneo, prende caratteristiche rispettivamente tensoriali, e
variabili con la posizione e con l’intensità del campo esterno, rendendo
D
⃗ eE ⃗ in genere non più paralleli.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Capacità con dielettrico

Vediamo ora un’importante applicazione di quanto imparato: l’uso di


materiali dielettrici all’interno delle piastre d’un condensatore.
Per semplicità riprendiamo la capacità esistente tra le piastre di un
condensatore piano come in trovato in formula (49). Se poniamo tra le
piastre un materiale dielettrico risulterà, sperimentalmente, che si è
aumentata la capacità ad un valore C ′ > C. Dunque possiamo scrivere
che
A
C ′ = kC = kε0 (124)
d

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Capacità con dielettrico

Dato che Q = CV è evidente che, dovendosi conservare la carica, se C


aumenta, è V a dover diminuire.

C ′ = kC ⇒ V ′ < V (125)

e il potenziale diminuisce solo se c’è una distribuzione di carica opposta


sulla superficie del dielettrico.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Capacità con dielettrico

Confrontando (125) con i risultati in (123)+(122) capiamo subito che,


per materiali isotropi ed omogenei,

k ≡ εr (126)

Il risultato è del tutto generale: se ci si trova in una regione di spazio


completamente riempita di materiale dielettrico omogeneo e isotropo di
costante dielettrica relativa εr , basta modificare le leggi studiate finora
sostituendo ad ε0 la costante εr ε0 ≡ ε.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Capacità con dielettrico

Quindi, se abbiamo una carica puntiforme q fissa in una regione di


spazio riempita di dielettrico, il campo coulombiano in modulo sarà
semplicemente
1 q
E= (127)
4πε r2

In presenza di dielettrico:
• Il campo elettrico (quindi l’eventuale forza su una carica di prova)
diventa più debole di un fattore εr rispetto al vuoto.
• Le capacità aumentano di un fattore εr rispetto al vuoto.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Eq.ni di Maxwell in elettrostatica con dielettrico

In presenza di dielettrico lineare, omogeneo e isotropo


⃗ ⋅D
∇ ⃗ =ρ
{ ⃗ ⃗ (128)
∇×E =0

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Abbiamo visto come trovare il campo elettrico nel vuoto dovuto ad un


dielettrico polarizzato. Ma che succede internamente al materiale
dielettrico? Prendiamo il solito esempio semplice di un condensatore
piano riempito da dielettrico.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Sulle piastre del condensatore ci sarà la normale densità di carica ±σ


mentre sulla superficie del dielettrico si formerà la densità dovuta alla
polarizzazione ±σp . Assumiamo un materiale lineare, isotropo ed
omogeneo tale da permettere l’esatta cancellazione delle cariche nette
nel volume.

368 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Il campo interno secondo questo modello, in modulo, si troverà


applicando il teorema di Gauß ad una superficie che racchiude una delle
due piastre come indicato dalla linea verde:
σ − σp P
E= = E0 − < E0
ε0 ε0

(essendo σp = P⃗ ⋅ n̂) quindi la presenza del dielettrico riduce il campo


interno.
369 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Bisogna adesso stere attenti: se il dielettrico è denso, ad es. solido, ha


poco senso chiedersi cosa succede ad una carica libera di prova posta
dentro esso, poiché in tale situazione la fisica è complicata e non è
descrivibile semplicemente dalle equazioni viste.
Quello che si fa allora è immaginare piccolissime cavità vuote all’interno
del dielettrico dove disporre la famosa carica di prova. Purtroppo i
calcoli dipendono dalla forma della cavità. Possiamo però ancora
ragionare se ci limitiamo a cercare un campo medio “macroscopico”.

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Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico


Se la cavità è un parallelepipedo parallelo al campo E, come da figura,
possiamo sfruttare il fatto che il rotore del campo è nullo comunque.

371 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Portando a zero i cammini minori della circuitazione mi aspetto


pertanto di trovare

⃗ ⋅ d⃗l = 0 ⇒ E
∮ E ⃗in ⋅ d⃗l − E
⃗out ⋅ d⃗l = 0
Γ

372 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Sicché in definitiva
Ein = Eout (129)
Con tale geometria inoltre è evidente che E = Ein = Eout perciò il campo
all’interno della cavità è proprio pari al campo medio cercato interno al
materiale.
Il risultato (129) è generale: la componente tangenziale del campo alla
superficie di confine tra due dielettrici o tra dielettrico e vuoto non
subisce cambiamenti passando da un mezzo all’altro.

373 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

Ciò che invece varia è la componente perpendicolare di E alla regione di


confine: se la cavità è adesso perpendicolare al campo come in figura:

basta applicare il th di Gauß per una superficie Σ come indicato per


trovare che il campo nella cavità è
P
Ein = E +
ε0
ovvero maggiore del campo nel dielettrico che cerchiamo.
374 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Campo elettrostatico interno al dielettrico

In generale comunque (almeno per quanto riguarda gli aspetti pratici


negli esercizi tipici di Fisica II) si può tranquillamente assumere che la
formula (119) sia valida sia esternamente sia internamente ai materiali
dielettrici che prendiamo in considerazione in questo corso.

375 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Condizioni al bordo
Ricapitolando E ⃗eD ⃗ hanno un comportamento duale: il campo
elettrico passa da un dielettrico (1) ad un altro (2) conservando la
componente tangenziale alla regione di confine (E1t = E2t ) e variando
quella normale ad essa (E1n /E2n = ε2 /ε1 ), d’altro canto il vettore
spostamento elettrico mantiene costante quest’ultima (D1n = D2n ) e varia
la componente tangente (D1t /D2t = ε1 /ε2 )

376 / 381
Elettrostatica nella Materia Polarizzazione e spostamento elettrico

Condizioni al bordo

377 / 381
Magnetismo nella Materia

Diamagnetismo

378 / 381
Magnetismo nella Materia Magnetizzazione e campo magnetico

Magnetizzazione

Come già fatto per l’elettricità nella materia, dove al vettore campo
elettrico E
⃗ (che avevamo definito nel vuoto) abbiamo affiancato i vettori
di polarizzazione elettrica P⃗ ed il campo spostamento elettrico D,

similmente considereremo oltre al campo magnetico B (definito nel

vuoto anch’esso), il campo di polarizzazione magnetica M ⃗ (detto
talvolta “magnetizzazione”) ed il campo magnetizzante H (detto però

anche semplicemente ed infelicemente “campo magnetico” ingenerando
confusione con B).

379 / 381
Magnetismo nella Materia Magnetizzazione e campo magnetico

Magnetizzazione

Per fissare le idee stabiliamo fin d’ora il modo in cui procedere:

Tabella: Analogia elettricità-magnetismo nella materia

Campo (nel vuoto) Effetto macroscopico Campo (dentro la materia)


E
⃗ P⃗ D⃗
B
⃗ M⃗ H⃗

380 / 381
Magnetismo nella Materia Magnetizzazione e campo magnetico

Magnetizzazione

Ricordiamoci a cosa è uguale il momento di dipolo magnetico di una


spira elementare (78):
µ
⃗ = I S⃗
dentro un materiale però, ci saranno un gran numero di atomi o
molecole che agiscono come una spira elementare. Sia tale numero per
unità di volume n e sia il singolo momento magnetico µ
⃗. In tutto vi
saranno nel nostro materiale

M
⃗ = n⃗
µ = nI S⃗ (130)

381 / 381

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