Abstract
Poetical and musical journeys between India and Europe
The intuition of the presence of analogies between the literature of India and that of
the poetic and dramatic production of European music during the nineteenth century:
this is here the basis for a reflection and a research on the works of poets and composers
who came deeply in contact with Indian culture because of their formative background,
cultural interests or elective affinities. Among the possible connections between texts
and music representative of this vast field, two selections have been presented on the
stage. Luce dal Gange (Light from the Ganges) is the result of an emotional and
imaginative journey in the boundless land of European chamber music; the product of a
circularity of impressions, generated by the banks of the Ganges, the setting of
Mendelssohn’s Lied, and returning to Tagore’s holy river in the Light that springs forth
and inundates the world. L’India all’Opera (India at the Opera) completes the enquiry
among the works that are currently still performed in musical theatres, seeking special
suggestions generated by the mysterious alliance of «voice-that-plays-music» and
«piano-that-tells-tales», in India as a place that is experienced, imagined, recounted and
stereotyped.
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
La musica è la forma più pura dell’arte e quindi la più diretta espressione della
bellezza; semplice ed unica per struttura e per spirito, e solo in minima parte
impacciata da elementi estranei. La manifestazione dell’infinito nelle forme
finite della creazione, sembra essa stessa una musica silenziosa e visibile. Una
notte stellata, con l’infinito succedersi di costellazioni nel cielo, fa come il
bambino che colpito dal mistero delle sue prime parole, va ripetendole di
continuo, ascoltando rapito il suo stesso balbettio. Quando nelle notti piovose di
luglio, le tenebre fitte gravano sui campi, e la pioggia scrosciante distende i suoi
veli sulla terra sonnolenta, il monotono lamento dell’acqua sembra come
l’oscurità nel suono stesso. La macchia cupa degli alberi allineati, i cespugli
ispidi sparsi per il piano deserto come galleggianti teste di nuotatori dai capelli
fangosi, l’odore dell’erba e della terra bagnate, la guglia del tempio che s’innalza
al di sopra della massa confusa e nereggiante delle casupole del villaggio
aggruppate dintorno, tutto forma come una musica che emana dal cuore della
notte, e si confonde e si perde nel canto della pioggia incessantemente rovesciata
dal cielo.
Perciò i veri poeti, quelli che sono veggenti, cercano d’esprimere l’universo con
accenti musicali.
Raramente essi si servono dei simboli della pittura […]. Infatti chi dipinge deve
servirsi di tela, di pennelli e di colori. Il primo tocco del suo pennello è ben lungi
dalla completa espressione della sua idea. E quando poi l’opera è compiuta,
l’artista non esiste più; […] è cessata l’assidua opera d’amore della mano
creatrice.
Al contrario colui che canta possiede tutto in se stesso; le sue note scaturiscono
dalla stessa sua vita, non sono un materiale raccolto dall’esterno. In lui l’idea e
l’espressione sono sorelle e molto spesso nascono gemelle. Nella musica il cuore
rivela se stesso in modo immediato, non subisce l’impedimento di alcuna
barriera formata da elementi estranei.
Perciò quantunque la musica, come ogni altra arte, debba arrivare gradualmente
alla sua completa espressione, tuttavia essa manifesta ad ogni istante la bellezza
del tutto. La parola stessa, in quanto è mezzo per esprimere l’idea, costituisce un
impedimento, poiché il significato delle parole deve venir ricostruito dal
pensiero. Invece la musica non è mai costretta in un determinato significato; essa
esprime quello che nessuna parola potrebbe mai esprimere.
Ma, quel ch’è più, la musica e il musicista sono inseparabili. Mancando il
cantore, il suo canto muore con lui, poiché esso è in eterna unione con la vita e la
gioia dell’autore.
Il canto dell’universo non è disgiunto un solo istante dal suo cantore; esso non è
formato da alcun elemento esteriore, è la gioia stessa di lui che assume forma
eterna; è il cuore eterno che diffonde il suo palpito per i cieli1.
1
R. Tagore, Sadhana (Reale concezione della vita), trad. it. Carabba, Lanciano 1915,
2
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
2
R. Hahn, Lezioni di canto, trad. it. Marsilio, Venezia 1990, p. 7.
3
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
Sulla terrazza del palazzo lei e dovunque lei, alle spalle lei, davanti lei,
sul letto lei e in ogni strada lei; malato di separazione
da lei, anima mia, non c’è altra forma per me se non lei, lei, lei, lei, lei, lei nel
mondo intero: è questo non essere due?3
3
Poesia classica indiana, a cura di S. Lienhard e G. Boccali, Marsilio, Venezia 2009, p.
102.
4
R. Schumann, C. Wieck, Casa Schumann. Diari 1841-1844, a cura di G. Nauhaus, ed.
it. a cura di E. Restagno, EDT, Torino 1998, p. 140.
4
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
5
Ivi, p. 41.
6
Ivi, p. 63-64.
7
Ivi, p. 64.
5
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
8
«Und nun gar / Kommt im einundzwanzigsten Jahr / Ein Vogelpaar, / Macht erst mir
klar / Daß nicht ein Ton verloren war» (Schumann, Wieck, Casa Schumann, cit., p.
117).
9
S. Lienhard, in Poesia classica indiana, cit., p. 28-29.
6
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
10
R. Hallmark, The Rückert Lieder of Robert and Clara Schumann, in «19th-century
music», XIV, n. 1, 1990, p. 3-30 e, in particolare, p. 9.
11
Poesia classica indiana, cit., p. 123.
12
E.W. Said, Orientalismo, trad. it. Feltrinelli, Milano 1999.
13
G. Dörr, Orientalismo in Friedrich Hölderlin, Stefan George e Hugo von
Hofmannsthal, in «Annali di Ca’ Foscari. Rivista della Facoltà di Lingue e letterature
straniere dell’Università Ca’ Foscari di Venezia», XLIII, n. 1-2, 2004, p. 97-124, e, in
particolare, p. 98.
14
A. Fuchs-Sumiyoshi, Orientalismus in der deutschen Literatur. Untersuchungen zu
Werken del 19. und 20. Jahrhunderts, von Goethes «West-östlichem Divan» bis Thomas
Manns «Joseph»-Tetralogie, Olms, Hildesheim 1984.
15
W.V. Veit, Selbstverwirklichung, Entsagung und der Orient, in Westöstlicher und
Nordsüdlicher Divan. Goethe in interkultureller Perspektive, a cura di O. Gutjahr,
Schöningh, Paderborn 2000, p. 89-108.
7
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
tuttavia, è possibile solo in tale momento storico preciso, in cui non esiste
una concorrenza politica tra Cristianesimo e Islam: un esempio ante
litteram di interculturalità16.
L’Oriente rimane a lungo trascrizione letteraria immaginifica, cronaca
pittoresca e anche pruderie di viaggio, proiezione della sfiducia nei Lumi
europei, culla delle religioni, terra lontana dai confini indefiniti. Come
rileva Jean-Pierre Bartoli, il termine Oriente possiede un significato
ristretto, in riferimento ai paesi islamici del Vicino Oriente e dell’Africa
settentrionale e uno più esteso, che si allarga a comprendere l’Asia
centrale e sudorientale, l’Estremo Oriente e perfino la Spagna, come
nelle Orientales di Victor Hugo17. Anche l’orientalismo artistico che si
sviluppa sulle orme di Schlegel e Goethe partecipa ad una rielaborazione
ideale: «[p]er loro l’Oriente è una scuola di spiritualità e di saggezza, il
luogo originario e mitico del pensiero umano, e non quell’insieme di
terre favolose che fa da sfondo alla poesia epica dei francesi: la
componente filosofica e metafisica dell’Oriente germanico assimila e
supera la mera ricerca esotica di nuovi colori»18.
Questa situazione permane fino a quando l’Oriente non sbarca
realmente in Europa, disgustando Berlioz alla Grande Esposizione di
Londra del 1851 e, per contro, folgorando il giovane Debussy
all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, ma soprattutto finché nei
compositori non sorge l’urgenza di capire e sperimentare il nuovo,
superando il timore della perdita d’identità insita nell’inquieta domanda
profetica posta dallo stesso Schumann nel 1834: «Finora conosciamo
soltanto, come generi, la musica tedesca, la francese e l’italiana. Ma che
cosa succederà quando gli altri popoli si spingeranno fino in
Patagonia?»19.
Olivier Messiaen, studiando la tavola dei deši-tāla, ritmi provinciali
16
Dörr, Orientalismo in Friedrich Hölderlin, Stefan George e Hugo von Hofmannsthal,
cit., p. 97-101.
17
J.-P. Bartoli, Orientalismo ed esotismo sino all’epoca di Debussy, in Enciclopedia
della musica, vol. V, L’unità della musica, Einaudi, Torino 2005, p. 259-284 e, in
particolare, p. 260.
18
Bartoli, Orientalismo ed esotismo sino all’epoca di Debussy, cit., p. 268.
19
R. Schumann, Gli scritti critici, ed. it. a cura di A. Cerocchi Pozzi, Ricordi -
UNICOPLI, Milano 1991, vol. I, p. 157; si veda anche S. Pasticci, L’influenza della
musica non occidentale sulla musica occidentale del XX secolo, in Enciclopedia della
musica, vol. V, cit., p. 285-304 e, in particolare, p. 285.
8
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
20
O. Messiaen, Technique de mon language musical, Leduc, Paris 1944, vol. I, p. 12-
13.
21
V. Keft-Kennedy, Representing the belly-dancing body: feminism, orientalism, and
the grotesque, PhD Thesis, School of English Literatures, Philosophy and Languages,
University of Wollongong, 2005 <http:\\ro.uow.edu.au\theses\843> (4 novembre 2011).
9
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
22
C. Sachs, Storia della danza, trad. it. il Saggiatore, Milano 19942, p. 254-255.
23
Bartoli, Orientalismo ed esotismo sino all’epoca di Debussy, cit., p. 275.
24
T.R. McKinney, Melodic pitch structures in Hugo Wolf’s augmented-triad series, in
«Indiana theory review», XIV, n. 1, 1993, p. 37-94 e, in particolare, p. 42, 59-61.
10
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
[…] l’allievo imparerà a considerare tutti questi accordi vaganti – senza riferirli a
una tonalità o a un grado precisi – per quello che sono in realtà, cioè come
apparizioni erranti, senza patria, tra le sfere d’azione delle diverse tonalità, di
incredibile duttilità e indipendenza, come spie che osservino i punti deboli e li
sfruttino per gettar zizzania, come disertori il cui unico scopo è di rinunciare alla
propria personalità, come mestatori della più bell’acqua, ma soprattutto come
divertentissimi compagni di strada25.
25
A. Schönberg, Manuale di armonia, ed. it. a cura di L. Rognoni, Il Saggiatore, Milano
19972, p. 325.
26
E. Sams, The songs of Hugo Wolf, Eulenburg, London 19832, p. 220.
11
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
27
Id., Hugo Wolf. Introduzione alla vita e alle opere, ed. it. a cura di E. Battaglia,
Analogon, Asti 2008, p. 39.
28
R. Head, Holst and India (I). «Maya» to «Sita», in «Tempo», n.s., n. 158, 1986, p. 2-
7.
12
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
È vero! Gli impetuosi e violenti figli di Rudra perfino in un luogo asciutto come il
deserto riescono a formare nubi piovose senza vento.
[…]
Allora, per il fragore dei Marut, su tutta la sede terrestre, gli uomini si sono messi a
tremare.
O Marut, con i vostri cavalli dai solidi zoccoli, instancabili nella corsa, andate lungo
i fiumi cangianti dalle rive scoscese31.
Tra tutte le figure femminili, cammei nei poemi epici indiani, Holst
rende omaggio a Sītā e Sāvitrī; ma quella che influenza maggiormente le
opere degli stessi poeti indiani, secoli prima di giungere in Occidente, è
Śakuntalā, la cui storia e figura compaiono in numerose opere e periodi
diversi della letteratura indiana: questa eccezionale figura femminile
lascia traccia di sé «in ogni forma di letteratura, dalla narrativa-didattica
alla trattatistica, dalla religiosa alla drammatica»32.
La storia di Śakuntalā, generatrice della stirpe dei Bhārata e dell’India
stessa, compare dapprima in 305 distici, piccolissima frazione del
29
G. Holst, Hymns from the Rig Veda [Vedic hymns] op. 24, Chester, London - Genève
1920.
30
R. Head, Holst and India (II), in «Tempo», n.s., n. 160, 1987, p. 27-36.
31
Poesia classica indiana, cit., p. 63-64.
32
Storia di Śakuntalā (Śakuntalopākhyāna). Mahābhārata, I, 62-69, ed. it. a cura di D.
Sagramoso Rossella, Marsilio, Venezia 1991, p. 11.
13
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
33
Kālidāsa, Il riconoscimento di Śakuntalā (Abhijñānaśakuntala), ed. it. a cura di V.
Mazzarino, Adelphi, Milano 1993.
34
Sulla fortune della Śakuntalā in Europa si veda D.M. Figueira, Translating the
Orient. The reception of Śākuntala in nineteenth-century Europe, State University of
New York Press, Albany NY 1991.
35
«Se voglio i fiori della primavera, i frutti dell’autunno, / quello che attrae e incanta,
quello che sazia e che nutre, / se voglio il cielo, la terra, riassumere in un nome solo, /
faccio il tuo nome, Sakuntala, e così tutto è detto» (J.W. Goethe, Tutte le poesie, a cura
di R. Fertonani, con la collaborazione di E. Ganni, vol. II, Mondadori, Milano 1994, t. I,
p. 805).
14
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
15
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
16
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
40
S. Sablich, L’altro Schubert, EDT, Torino 2002, p. 93 -115.
41
F. Schubert, Notte e sogni. Gli scritti e le lettere tradotti e commentati, a cura di L.
Della Croce, Libreria Musicale Italiana, Lucca 1996, p. 105.
17
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
O dei, come mi sento / scuotere dentro! / Che improvviso dolore! / Che desiderio
che presagisce il futuro! / Che bruciante paura / fa ondeggiare il mio cuore che
trema! // Invano cullo il mio cuore / per dargli pace! / Invano mi faccio
coraggio / consolandomi! / Invano! // Taci mio cuore! Fai silenzio su questo
desiderare! Presto batterai di nuovo / al suo petto. / Asciugati occhio! /
Asciugatevi lacrime! / Presto rivedrai / lui, la tua luce! / Poi ci abbatterà la
gioia! / Poi se ne andrà la sofferenza del distacco! // Vieni, dolcezza che
ritornerai! / Vieni, la più alta delle beatitudini!44
42
Sablich, L’altro Schubert, cit., p. 107, 114, 115.
43
Tale versione, elaborata da Vittoria De Leonardis, è pubblicata nel presente volume.
44
Trad. it. di P. Mura.
18
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
45
Schubert, Notte e sogni, cit., p. 93 (con citazione del testo goethiano del proprio Lied
Gretchen am Spinnrade).
46 G. Bevilacqua, Introduzione al Lied come genere letterario, in Lieder, a cura di V.
Massarotti Piazza, Vallardi, Milano 1982, p. IX-XIV e, in particolare, p. XIII.
47
B. Newbould, Schubert. The music and the man, University of California Press,
Berkeley - Los Angeles 1997, p. 389.
19
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
48
Schubert, Notte e sogni, cit., p. 91; perduto l’originale schubertiano, non rimane che
la trascrizione fattane da Eduard von Bauernfeld, scrittore e amico del musicista, nel
proprio diario, denso peraltro di errori.
49
Sablich, L’altro Schubert, cit., p. 88.
20
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
50
A. Marazzi, Teatro scelto indiano, vol. I, Teatro di Calidasa, Tipografia Editrice
Lombarda, Milano 1871.
51
J.C.G. Waterhouse, Da Risurrezione a La leggenda di Sakùntala. Dal «verismo» degli
esordi allo stile personale della maturità, in Ultimi splendori: Cilea, Giordano, Alfano,
a cura di J. Streicher, Istituto Nazionale per lo Sviluppo Musicale nel Mezzogiorno,
Roma 1999, p. 523-548.
52
M.T. Muttoni, Sakuntala: i percorsi della memoria, in Ultimi splendori, cit., p. 549-
583.
21
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
53
P. Isotta, Il fascino di Sakuntala che sedusse Puccini, in «Corriere della Sera», 22
aprile 2006, p. 33.
54
G. Pannain, La Leggenda di Sakùntala di Franco Alfano. Guida attraverso la
leggenda e la musica, Caddeo, Milano 1923, p. 59-60.
55
Pannain, La Leggenda di Sakùntala, cit., p. 81-82.
22
STEFANIA CERUTTI Itinerari poetici e musicali tra India ed Europa
56
Kālidāsa, Nuvolo messaggero, ed. it. a cura di G. Boccali, Editoriale Nuova, Milano
1980.
57
Pannain, La Leggenda di Sakùntala, cit., p. 81.
58
Poesia classica indiana, cit., p. 78.
23